/rosario-certosino

Page 1

Il Rosario certosino clausole di DOMENICO DI PRUSSIA (1382-1460)

Allegato alla rivista Rosarium n. 4/2010

Poiché si riparla del “rosario certosino” di Domenico di Prussia, è bene fare il punto sulla storia e sulla valutazione di tale rosario. L’ambiente certosino Tra il XIV e il XV secolo i monaci certosini si dedicavano alla vita di preghiera, silenzio e moderato studio. Oltre alla Messa e all’Ufficio divino, praticavano altre forme di preghiera. Alcune erano preghiere “numeriche”, cioè la ripetizione di formule secondo un numero simbolico. Tra queste si distinguevano il “salterio” di 150 formule che rimandava ai 150 Salmi e il “rosario” di 50 formule che rimandava ai 50 anni del giubileo biblico. Se poi le preghiere constavano dell’Ave Maria, questa era priva della attuale seconda parte e terminava con il nome di Gesù. Va ancora notato che all’inizio le preghiere numeriche traevano ispirazione dalla formula stessa e dal numero, senza aggiungere una meditazione alla recitazione delle formule. Ciò premesso, siamo in grado di capire due interventi certosini che plasmarono l’evoluzione del rosario attuale. Enrico di Kalcar e le quindici decine del “Salterio” Al certosino Don Enrico Egher di Kalcar (1328-1408) la tradizione attribuisce la divisione del salterio delle centocinquanta Ave in quindici decadi precedute ognuna da un Pater. Una cronaca dei priori della certosa di Colonia dice che «La stessa Madre di Dio... gli apparve e lo istruì su come egli stesso potesse comporre un salterio, dicendo di dire prima un Pater noster, poi dieci Ave Maria e così di seguito sino a 15 Pater noster e 150 Ave Maria». Sarà una formula vincente.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.