Il santo vangelo la buona novella buona davvero

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La santa Messa: è tutta una predica! (III parte)

Il Santo Vangelo: la Buona Novella, buona davvero! fra Paolo Maria Calaon op

Siamo così giunti, nel percorso di riflessione iniziato negli articoli precedenti, al momento più solenne della Liturgia della Parola: la proclamazione del Vangelo. Mentre si intona il Canto al Vangelo l’assemblea si alza in piedi per ascoltare la proclamazione del Vangelo, dopo aver ascoltato le altre letture tratte dall’Antico e dal Nuovo Testamento, che hanno “preparato l’assemblea radunata all’ascolto del Vangelo” (Ordinamento delle letture della Messa, 13). Il termine “Vangelo” viene dal greco: eu, buono e angelion, che vuol dire messaggio, annuncio, notizia, novella. Uniti assieme hanno come significato: “buona notizia, buona novella”. Con questa espressione si identifica sia la caratteristica del messaggio evangelico, il suo “contenuto”, sia lo stesso libro dei Vangeli. Questo nome non ci viene solo dalla tradizione, ma dallo stesso Vangelo. Un esempio per tutti lo possiamo ricavare dal Vangelo secondo Marco. Infatti, sia all’inizio che alla fine di questo Vangelo abbiamo utilizzato questo termine, che diventerà poi abituale nella Chiesa. Così troviamo all’inizio del Vangelo di Marco questa espressione, quasi il suo “titolo”: “Inizio del Vangelo di Gesù Cristo, figlio di Dio” (Mc 1,1). Espressione stessa usata da Gesù quando, nell’inviare gli apostoli a predicare la Buona Novella del Regno: “Andate per tutto il mondo, predicate il Vangelo a ogni creatura” (Mc 16,15). Dagli inizi così la Chiesa non ha smesso di predicare il Vangelo, annunciandolo, secondo il mandato di Gesù a tutte le genti. Il Vangelo è sempre lo stesso, ma questo “annuncio” è sempre nuovo perché Cristo “nella sua venuta, ha portato con sé ogni novità” (S. IRENEO DI LIONE, Adversus haereses, IV, c. 34, n. 1; citato da PAPA FRANCESCO, Evangelii gaudium, 11). CATECHESI – Dalla storia della liturgia e del rito della Messa possiamo rilevare quanto segue. La lettura del Vangelo nella celebrazione eucaristica è di antica e venerabile tradizione. Tutte le varie famiglie liturgiche in tutti i riti sottolineano la presenza della lettura di un brano tratto dai Santi Vangeli, e questa lettura si presenta circondata di solennità, di preghiere, canti ed onore. Gesti, questi, che confermano ed attestano non solo l’ossequio della Chiesa per questa lettura, obbediente al suo Signore, ma anche la consapevolezza che Gesù stesso parla quando “nella liturgia della Chiesa viene proclamato il suo Vangelo” (cf. SC 7). Non si comprenderebbero altrimenti questi segni di onore e di venerazione che accompagnano la lettura evangelica e non le altre letture. Alcuni di questi segni sono tuttora presenti nella nostra liturgia, altri invece sono passati in disuso. Vediamone alcuni in dettaglio:

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