Caro Padre Mauro, ho vissuto cinquanta anni a Roma dopo il matrimonio. Una vita normale, tre figli, un bravo marito, due figli insegnano nel liceo a Roma, una a Parigi. I miei figli nel periodo dell’università incominciarono a fare politica. Mi facevano il lavaggio del cervello, che la Chiesa era un grande partito, che sostenevano i ricchi, mi parlavano dei poveri che vivevano nelle baracche. Spesso mi sentivo ripetere, tu mamma parli così, perché non ti manca niente… Mi sentivo in colpa. Da ignorante che ero, sia culturalmente e spiritualmente. La mia poca fede vissuta fino allora è venuta a mancare, ho seguito loro, non credevo più. Nel 1988 si ammalò mio marito con due tumori in testa e uno alla prostata. Per me la vita era finita. Incominciarono le visite dai migliori specialisti, la risposta era sempre questa: per lui non c’ era più nulla da fare. Soffriva di attacchi epilettici, il cervello era già compromesso, il tumore di destra era di sei centimetri e mezzo di diametro, gli specialisti mi dicevano che avrebbe avuto circa un mese di vita. Ci fu tanta sofferenza per tutti noi che gli stavamo vicino. La mia consuocera mi parlò di una carismatica, figlia spirituale di padre Pio, che toccando la parte malata e con tanta preghiera aveva guarito delle persone. Faticai a crederci, ma abbiamo voluto provarci. Dopo sei mesi, ripetuta la risonanza magnetica, con grande sorpresa dei medici il tumore più piccolo (a sinistra) era scomparso, quello a destra era bloccato, e così anche il tumore alla prostata. Con tono severo la signora Fernanda mi disse: verrà a ringraziare padre Pio. Io sono andata a ringraziare padre Pio, solo per accontentare lei. E’ stato un viaggio di tre giorni, composto da un gruppo di 52 persone. La signora Fernanda, durante il lungo viaggio, faceva delle catechesi, unite a tanti momenti di preghiera, ma io mi sentivo un pesce fuor d’ acqua, e a padre Pio non ci credevo affatto. Per due giorno non ho provato nessuna emozione, pur facendo tutto ciò che era proposto al gruppo… il terzo giorno, non so perché, solo io non avevo ancora visto la cella di padre Pio. Verso le undici, mio marito e gli altri partecipanti sono andati in albergo, mentre io, insieme a tanta gente che non conoscevo, sono salita per vedere questa camera dove lui aveva vissuto. Come ho messo piede in quel corridoio che porta alla cella, sono stata invasa da un immenso profumo che mi ha sconvolta, anche perché nessun altro lo sentiva… per più volte cessava e riprendeva, mi portava in un'altra dimensione, ripetei più volte: padre Pio Santo, padre Pio Santo, ma allora è vero!