Lo ha detto Benedetto XVI all’ultima Giornata Mondiale della Gioventù
Giovani, non vergognatevi del Signore
L’antidoto ai guai e alle fragilità del mondo d’oggi è la Croce. Da testimoniare. Senza falsi pudori o timori umani. Anzi, desiderando l’Infinito. Il che chiama in causa tutti – famiglia, scuola, Chiesa, società – a far la propria parte, senza scoraggiarsi. Le difficoltà non mancano. Ma si risolvono nell’incontro con Dio. Ecco come e dove...
C
iò che colpisce, nel magistero di Papa Benedetto XVI, è la concretezza della fede proposta, incarnata nella nostra vita quotidiana, innestata nei nostri bisogni, nelle nostre necessità, nei nostri sogni. Del resto, già lo evidenziò il Beato Giovanni Paolo II nell’enciclica Centesimus Annus, al n. 57: “Per la Chiesa il messaggio sociale del Vangelo non deve esser considerato una teoria, ma prima di tutto un fondamento ed una motivazione per l’azione. Oggi più che mai la Chiesa è cosciente che il Suo messaggio sociale troverà credibilità nella testimonianza delle opere, prima che nella sua coerenza e logica interna”. Non bastano quindi le astrazioni, né servono castelli in aria: occorre agire, occorre muoversi, occorrono le opere come momento di testimonianza. Nell’ultimo messaggio rivolto ai giovani in occasione della loro Giornata Mondiale, svoltasi a Madrid nell’agosto dello scorso anno, il Santo Padre ebbe proprio modo di evidenziare loro le sfide, con cui sono chiamati ogni giorno a confrontarsi: quella del laicismo, “che vuole emarginare Dio dalla vita delle persone e della società”, inventandosi paradisi artificiali alternativi, che in realtà divengono poi “un inferno: prevalgono gli egoismi, le divisioni nelle famiglie, l’odio tra le persone e tra i popoli, la mancanza di amore, di gioia e di speranza”. Nei fedeli “contagiati da idee estranee al Vangelo”, sedotti dalla secolarizzazione oppure da correnti religiose, “che allontanano dalla fede in Gesù Cristo”, si notano una fede e una moralità raffreddate e impoverite, quasi disarmate, con gravi limiti di fronte alle grandi, inevitabili domande, che prima o poi si propongono al cuore di ogni uomo. Laddove la presenza di Dio viceversa venga accolta, “si costruisce concretamente la civiltà dell’amore, in cui ciascuno viene rispettato nella sua dignità, cresce la comunione”. Che cosa ha la Chiesa, allora, da proporre quale antidoto a tutto questo? La Croce. Gesù Cristo si è offerto sulla Croce, proprio per donarci il Suo amore, liberarci dalla schiavitù del peccato, farsi carico delle nostre sofferenze ed ottenere per noi il perdono e la riconciliazione col Padre, spalancandoci le porte della vita eterna. Certo, “spesso la Croce ci fa paura – osserva il Sommo Pontefice – perché sembra essere la negazione della vita. In realtà, è il contrario”, è fonte di vita nuova, è il “sì
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