2002 03

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Verso un altro centenario S. Pio V, nella Bolla “Salvatoris Domini” (5 marzo 1572) stabilì che la festa della Madonna del Rosario, che prima si celebrava in date diverse, secondo i luoghi e le diocesi (per es. a Venezia il giorno dell’Annunciazione, in Sicilia la domenica in Albis, in Spagna la seconda domenica di maggio, ecc.) fosse celebrata ogni anno il 7 di ottobre, a perpetuo ricordo della vittoria di Lepanto. Il successore, Gregorio VIII, nella Costituzione “Monet Apostolus”, dell’11 aprile 1573, dichiarò solenne la festa della Madonna del Rosario e la spostò alla prima domenica di ottobre, da celebrarsi in tutte le chiese che avessero l’altare o la cappella del Rosario. E ciò affinché venisse celebrata con maggiore solennità. Del resto quel famoso 7 ottobre 1571, il giorno della vittoria, era di domenica. Nel 1671, una Bolla di Clemente X (“Ex injuncto nobis”, del 26 settembre) estende la solennità del Rosario a tutte le chiese del clero secolare e regolare, anche non aventi la cappella del Rosario, dei territori del Re di Spagna. Negli anni seguenti si estese progressivamente in molte altre regioni e nazioni. Nel 1716 Clemente XI la estese alla Chiesa universale. Leone XIII confermò questa universalità del Rosario (11 settembre 1887), elevandone il rito. L’ingresso del Rosario nella liturgia della Chiesa universale, con speciale festa fissata nel calendario, ebbe grande importanza nella storia di questa devozione. “L’anno 1573 - scrive F. M. Willam (12) - segna una pietra miliare nella storia delRosario. Esso prende il largo verso l’universalità; si avvia a divenire “preghiera della Chiesa” (Paolo VI). La liturgia della festa del Rosario diverrà la più perfetta spiegazione del senso di questa devozione. Ma all’origine di questa espansione del Rosario c’è la vittoria di Lepanto. † P. Enrico M. Rossetti o. p. (dal Bollettino di S. Domenico) Noi vogliamo che in nessun tempo sia dimenticato il ricordo della grande vittoria (victoria, nullo unquam tempore oblivione tradenda), ottenutaci da Dio (divinitus parta) per i meriti e la pia intercessione della gloriosissima Vergine e Madre di Dio Maria, il 7 ottobre 1571”: così Pio V nella Bolla “Salvatoris Domini” del 5 marzo 1572. (2) “Come già tante volte, così anche ora apparve che solo la Santa Sede aveva piena coscienza del pericolo minacciante la cristianità e la civiltà occidentale e perseguiva una politica realmente disinteressata, promovendo col massimo zelo la Lega; mentre coloro, per la cui utilità essa doveva esser conclusa, si lasciavano guidare soltanto dai loro particolari interessi contrastanti e mercanteggiavano sulle condizioni di un impresa comune, come mercanti per una merce”. (PASTOR, Storia dei Papi, vol. VIII, cap. 8, pag. 529). (3) “lo sarei certamente. venuto meno e avrei già rinunciato alla mia dignità (cosa che ho pensato più d’una volta), se non avessi amato meglio rimettermi nelle mani del Maestro che ha detto: “chi vuol seguirmi rinneghi se stesso”. (Da una lettera del 10 settembre 1570 al Gran Maestro di Malta). (4) G. GRENTE, Il Pontefice delle grandi battaglie, pag. 147. (5) PASTOR, op. cit., pag. 540, in nota n. 4. (6) PASTOR, ibid., pag. 561. (7) Da una lettera dei Resquésens al Card. De Granvelo, del 30 agosto 1571. (8) Cfr. PASTOR, ibid., pag. 566, in nota n. 2. (9) Cfr. PASTOR, ibid., pag. 574. (10) 31-5-‘71, n. 5. (11) Pio V emanò cinque documenti sul Rosario, durante il suo pontificato. Il più importante è la Bolla “Consueverunt Romani Pontifices”, del 15 settembre 1569, che è considerata la magna charta del Rosario. (12) F. M. WILLAM, Storia del Rosario, pag. 101. (1)

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