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Del resto, se Dio dà ai Santi doni speciali, normalmente li sottopone anche a prove durissime, che risparmia a molti altri, più deboli e meno dotati di doni celesti. E Giacinta e Francesco non sono sfuggiti a questa legge generale della santità, come sanno bene coloro che hanno letto la storia della loro vita e le sofferenze ed umiliazioni che essi, semplici ed innocenti fanciulli, hanno dovuto sopportare. indubbiamente, il superamento di queste prove conduce i Santi a una maggiore santità: ma siamo sempre lì: Dio s’impegna con sé stesso e davanti a noi ad offrire a tutti la salvezza (che è già opera della sua misericordia), ma non possiamo assolutamente disapprovare -sotto pena di un’intollerabile arroganza- la sua legittima e insindacabile volontà di fare gratuitamente ad alcuni (pensiamo ai doni ricevuti da Maria!) più che ad altri, salva la possibilità per tutti di farsi santi. Rispondere alle altre due obiezioni è più semplice, anche perché la predicazione odierna sulla santità ha dissipato alcuni equivoci del passato, che stavano alla base delle suddette obiezioni. La prima, infatti, associa la santità ai carismi straordinari, ai miracoli, alle apparizioni e a cose di questo genere. Si tratta di un grave errore. Il fatto che molti Santi canonizzati siano stati gratificati di simili favori non c’entra per nulla con la sostanza della santità, la quale consiste semplicemente (ma è già molto) in quella perfezione della carità e dell’osservanza dei divini comandamenti, che -con l’aiuto della grazia- è possibile e doverosa per chiunque. I doni straordinari possono essere concessi da Dio come conferma o segnalazione o garanzia di una superiore santità, quella appunto canonizzabile, ma, ripeto, non entrano affatto nell’essenza sostanziale e nei requisiti necessari e sufficienti per farsi Santi. Su questo punto la prassi recente della Chiesa, proprio nell’intento di sfatare quel pericoloso pregiudizio che ho denunciato, ama beatificare o canonizzare fratelli che in vita non hanno compiuto miracoli né sono stati oggetto di particolari favori mistici o divini, come per esempio è stato per S. Teresa di Gesù Bambino o per S. Massimiliano Kolbe. Quello che si richiede è l’ “eroicità” della carità, ossia la carità esercitata in grado sommo e perfetto. Ma la carità è la legge di vita di ogni cristiano.

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