Il Mosaiko 4-2007

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5 I ragazzi del Mosaiko a scuola di danza

IL CUORE ALLO SPECCHIO

Mouversi con arte Si comincia per curiosità e non si riesce più a smettere

Marta Lamanuzzi

Elisa Setti La seguente intervista vede protagonisti tre ragazzi dodicenni di Castelnuovo Scrivia, Cecilia Crivelli, Laura Mandirola e Andrea Marcone, redattori del Mosaiko, che hanno partecipato al saggio di fine anno organizzato dalla palestra “California Dance School Academy” di Margherita Roda con sede a Voghera. Lo spettacolo, che ha visto protagonisti anche alcuni ragazzi del noto programma televisivo “Amici”, ha avuto luogo giovedì 21 giugno al “Cowboys Guest Ranch” sempre a Voghera.

I

La prima intervistata è Cecilia Crivelli, una ragazza timida e tranquilla ma dotata di un bel sorriso furbo e tanta voglia di raccontare la sua esperienza. Quando è nata la tua passione per la danza? Ho deciso di iniziare a frequentare i corsi tre anni fa dopo aver assistito ad uno spettacolo di Laura, una mia amica che ha partecipato con me a questo saggio di fine anno, ed è stata subito passione. Quando ballo riesco ad esprimere al meglio le mie emozioni. Conservi il ricordo di qualche emozione particolare legata alla danza? L’emozione più bella che ricordo è quella legata al mio primo saggio, un’esperienza unica, che credo non dimenticherò mai. Pensi di continuare a frequentare i corsi? Sicuramente si, siccome la danza per me sta diventando non solo un hobby ma vera e propria passione. Hai qualche sogno nel cassetto? Viaggiare, girare il mondo e magari riuscire ad andare a vivere nel luogo che mi ha colpito di più. Seconda intervistata Laura Mandirola, fisico da ballerina e “veterana” della danza. Quando hai iniziato a praticare questo sport? Frequento corsi di danza da quando avevo tre anni. È stata mia madre ad iscrivermi e ad avvicinarmi a questo sport che ormai, si può dire, fa parte della mia vita. Preferisci la danza classica o moderna? Frequento i corsi di entrambe le specialità ma posso dire di preferire la più complessa ma elegante danza classica. Emozioni particolari legate alla tua esperienza? Mi emoziono sempre in modo diverso ad ogni nuova coreografia e quindi anche una semplice lezione di danza infrasettimanale mi regala sensazioni uniche. Riesci a conciliare lo studio con lo sport? Si, cerco di ottenere buoni risultati a scuola come nella danza e mi impegno ugualmente in entrambe le cose cercando di conciliarle: spero di riuscire a fare lo stesso anche negli anni a venire. Sogni nel cassetto? Mi piacerebbe esibirmi alla scala ed incontrare il famoso Roberto Bolle, e chi non lo vorrebbe? Terzo intervistato Andrea Marcone, uno dei pochi ragazzi appassionatisi a questo sport che, troppo spesso nella nostra realtà, viene considerato prerogativa femminile. Da quando frequenti corsi di danza? Questa esperienza è iniziata due anni fa quando mi sono reso conto di provare un certo interesse per questo sport così ho deciso di provare ad iscrivermi in palestra e ne sono contento visto che mi trovo molto a mio agio. Altri compagni maschi frequentano il tuo stesso corso? Si, al momento ho un solo compagno ma ho comunque legato anche con le ragazze del mio corso. Quest’anno, durante lo spettacolo, sono stati proposti vari musical e tu sei stato protagonista di uno di questi… Quale? In “Sette spose per Sette fratelli” ho interpretato Adamo, il protagonista. E’ stato divertente. Hai un sogno nel cassetto? Vorrei arrivare ad essere bravo quanto Roberto Bolle che ammiro moltissimo.

Dall’alto al basso: Cecilia Crivelli insieme a Cristo Martinez, il noto ballerino della trasmissione televisiva “Amici”.

In basso da sinistra: Cecilia Crivelli, Andrea Marcone e Laura Mandirola alla redazione del Mosaiko.

Foto Elena Pisa

Laura Mandirola in costume pronta a entrare in scena.

l luogo che circonda l’uomo, sia esso d’acqua, di terra o di mattoni, nei suoi innumerevoli volti, è un soggetto letterario molto quotato. Chiaro, fresco e dolce ha accarezzato con le sue acque la Laura di Petrarca; impregnato di vita e luce limpidissima, festante di vendemmia, ha rallegrato Firenze nei Sepolcri di Foscolo; lontano e severo ha straziato il cuore di chi, come Romeo, ne è stato esiliato; infinito ha dissetato il bisogno disperato di immaginazione di Leopardi e materno ha protetto il giovane Pascoli come il nido protegge le tenere ghiandaie. Talvolta i luoghi evocano o alludono, come quello della Sera fiesolana di D’Annunzio che, con il “fruscio che fan le fratte”, evoca il mistero bisbigliato dalla natura all’uomo; altre volte sono correlativi oggettivi, come il rivo strozzato di Montale, che incarna l’arido male di vivere. Il disincantato lettore moderno probabilmente legge straordinaria fantasia e amabile finzione letteraria nella personificazione di un luogo, tuttavia, come scrisse Ungaretti “poesia è il mondo, l’umanità, la propria vita, fioriti dalla poesia” ma soprattutto “la limpida meraviglia di un delirante fermento”. Non siamo tutti poeti e magari non sappiamo comporre limpide meraviglie, ma siamo umani, in carne, ossa e deliranti fermenti. La realtà urbana in cui viviamo senza dubbio non è suggestiva come i loci amoeni dell’antichità, ma è solo a causa del ritmo frenetico che la nostra società ci impone che spesso non ci accorgiamo che l’ambiente che ci circonda è lo specchio della nostra anima. Noi stessi, proiettandovi di continuo le nostre emozioni gli diamo vita. Così la pioggia salterella giocosa e vivace quando siamo allegri, mentre ladra spregevole si trascina via i nostri ricordi in un rigagnolo e dentro il tombino se lui o lei ci hanno lasciati. Il sole ci sorride attraverso il finestrino dell’auto se stiamo partendo per una vacanza, mentre quando siamo in costume sulla spiaggia, ci scruta da ogni parte, spietato, mettendo a nudo i nostri difetti. Della città ascoltiamo la musica della nostra serenità o il frastuono del nostro cieco dolore, ora ci sembra che si diverta di voci e di colori, ora, avendo notato una crepa o un muro scrostato, che si stia sgretolando impotente. Nessun luogo in cui ci troviamo è una scenografia immobile e inespressiva, quando ci sembra tale in realtà esprime il nostro senso di solitudine e mancanza di conforto. Ogni ambiente esterno è in simbiosi con l’interiorità degli uomini, trasfigurato dalle loro emozioni, dai ricordi dai sogni dell’avvenire. È affascinante pensare che persino il più celebre ritorno dalla rocca di Troia, quello di Ulisse, non sia stato altro che il riflesso allucinatorio di un’indole tumultuosa.


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