C come magazine n.19

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concederci una pausa per apprezzare il tempo, i profumi, la vista. Il percorso corre veloce fino a raggiungere il lago di Capo d’Acqua senza particolari difficoltà su fondo compatto ciottoloso misto a terra di montagna. Si procede attraversando la statale 17 che porta all’Aquila, per arrivare nel paesino di Capestrano. Un centro abitato, dove il tempo pare essersi fermato. Qui l’edilizia è un’altra cosa rispetto a quanto siamo abituati a vedere in città. Si vede l’operato dell’uomo realizzato secondo le proprie forze ed esigenze pratiche, ogni muro, parete, finestra, recinto è in pietra della Majella, consumate dal tempo e dalle attività umane. Pare di trovarsi in un presepe, quando passiamo ci sentiamo un po’ fuori luogo come se stessimo approfittando di qualcosa, come se stessimo godendo di un bene senza aver chiesto l’autorizzazione a chi si è sacrificato a portare quelle pietre e sistemarle a dovere. Qui vive gente semplice, fatta di valori che oggi sono un po’ difficili da trovare. Gente abituata a saper contare solo sulle proprie forze e capacità. Già alle dieci del mattino di sentono gli odori di soffritto per la preparazione del pranzo domenicale e le persone ci guardano e ci incitano: braviii, daiii che ce la faiii, f-o-rza, facendo traspirare tutta a la loro semplicità e genuinità. Dal paese si ammira la stupenda vallata dall’alto, si scorge il Gran Sasso e su uno dei cocuzzoli si vede il castello di Rocca Calascio che fece da scenografia al film Lady Hawke. La vallata è famosa anche perchè fu proprio lì che venne ritrovato il Guerriero di Capestrano, oggi custodito nel Museo a Chieti. Ma questo non è l’unico tesoro: lungo la vallata vengono infatti coltivati anche dei vitigni di Montepulciano d’Abruzzo che danno un vino forte e gentile, diverso da quello delle colline che sui affacciano sulla costa. Attraversiamo Capestrano, ci allontaniamo a malincuore per i profumi di cucina dato che a quest’ora la fame già inizia a farsi sentire, per immetterci su di un’altra sterrata che ci porta a Collepietro; ascesa di 6 Km. Questa salita

dura circa un’ora, ma chiaramente dipende dal ritmo che si vuole o si riesce a portare. È un tratto che sale dolcemente attraversando il versante Nord della montagna. Purtroppo si vedono ancora i segni dell’incendio che ha colpito questo versante quettro anni fa, comunque offre scenari e profumi intensi. Salendo si scorgono verso il basso i tratti percorsi finora, per cui vediamo Capestrano e tutto il percorso lungo il fiume, oltre ai panorami bellissimi delle cime innevate circostanti. Qui la vegetazione si fa più rada e bassa, si tratta di macchia mediterranea, ginepro, lavanda, pini, timo, erica, ginestre. I profumi la fanno da padroni, anche perché si respira a pieni polmoni per l’intensità dello sforzo. In prossimità della vetta si scorge la piana di Navelli dove viene coltivato il prezioso zafferano, ma non solo. Infatti, Navelli è famosa anche per la qualità dei suoi legumi, come i ceci. Giunti a Collepietro, sembra un vero centro fantasma, non siamo mai riusciti a vedere un’anima eccetto qualche cane. Forse perché ci siamo sempre limitati ad un rapido passaggio: la cosa a noi più gradita è una fontanella, che offre acqua freschissima. In prossimità di questa ci prepariamo per la discesa. Nel nostro spirito escursionistico si cela anche un’altra passione: quella per la bagarre in discesa. Ci piace correre, saltare, inchiodare e sorpassarci per poi prenderci in giro a vicenda. Da qui inizia un tratto che chiamiamo “lo sherpa”, un divertentissimo e tecnicissimo tracciato, tutto in discesa fino a Bussi che si può affrontare come si vuole, “a manetta”, senza tener conto di nulla, tranne che di guidare e stare attenti oppure in tutta tranquillità godendosi il paesaggio. Il sentiero è fatto per lo più di terra e pietre, parte largo per finire in un single track scavato dalle moto. I panorami sono quelli della Majella montagna madre. Arrivati a Bussi ci si guarda per vedere lo stato delle bici e di noi stessi sfiancati, infangati e con gli occhi ancora pieni di stupore ed ebbrezza.

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