Newsletter Forche Caudine

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FORCHE CAUDINE Associazione dei Romani d’origine molisana

EDITORIALE Vincolante per il futuro del Molise salvaguardare la qualità della vita L’inchiesta d’apertura di questo numero di “Forche Caudine” ha un titolo provocatorio: “Molisaccio”.

Notiziario dell’associazione edito dal 1989 Giampiero Castellotti presidente Donato Iannone vicepresidente Gabriele Di Nucci segretario Gianluigi Ciamarra Giovanni Scacciavillani presidenti onorari Fabio Scacciavillani presidente com. scientifico ----------------------------------Supplemento al sito www.forchecaudine.com testata giornalistica registrata il 30 maggio 2008 (n. 221) presso il Tribunale di Roma (già registrato il 9/1/90, n. 5 come periodico cartaceo). Direttore: Giampiero Castellotti

Quel “saccio”, oltre al carattere dispregiativo che tanta malapolitica sta purtroppo assicurando alla nostra regione d’origine, richiama anche il “saccio” dialettale che riveste un ruolo primario nell’affrontare i problemi di salvaguardia del territorio e quindi di futuro per il Molise: “sapere” equivale a conoscere, ad approfondire, ad indignarsi, a denunciare, ad opporsi a chi vorrebbe profanare anche questo piccolo lembo per lo più incontaminato d’Italia alla stregua di altri territori. Non vogliamo, insomma, che il Molise perda la sua originale identità per somigliare sempre più al pezzo peggiore di Campania.

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info@forchecaudine.it ------------------------------------La Newsletter di Forche Caudine raggiunge 5.928 persone (30% Roma, 30% Molise, 20% resto d’Italia, 20% estero). Inoltre numerose associazioni la inoltrano a loro volta ai propri soci. Per segnalazioni e cancellazioni, anche in riferimento alla legge sulla privacy: info@forchecaudine.it. La collaborazione è gratuita. “Forche Caudine” è realizzato per passione e senza fini di lucro.

Il bivio è proprio questo: da una parte un film già visto, l’arricchimento personale di pochi e spiccioli a molti a danno dell’ambiente e della collettività, cioè barlumi di relativo benessere somministrati attraverso azioni di vero e proprio colonialismo (l’eolico selvaggio, le industriemeteore, i megaprogetti agricoli che calano dal Nord, ecc.); dall’altra c’è la consapevolezza che l’unica carta spendibile per il futuro è la valorizzazione del buono esistente, cioè dei beni paesaggistici e storici, delle produzioni tipiche, della qualità della vita. Il degrado inarrestabile delle città, soprattutto di quelle più vicine al Molise (a cominciare da Roma e da Napoli) offre al nostro territorio d’origine la chance d’incarnare un ideale luogo di riposo e di villeggiatura, ma anche di fornitura di prodotti genuini. Inoltre la prospettiva di estati sempre più caldi e l’immissione nei mercati cittadini di prodotti sempre più scadenti offre opportunità da cogliere al volo, senza perdere ulteriore tempo.

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ARCHIBUGIO

Al via il “renzismo” di GIAMPIERO CASTELLOTTI giornalista

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olti giornali stranieri hanno paragonato Matteo Renzi a Bruto per la “pugnalata” all’esile petto di Enrico Letta, premier sfiduciato dal suo stesso partito. Un atto degno dell’Antica Roma, quando governavano gli imperatori non eletti dal popolo. E lui per le urne non c’è passato. Anche se chissà quanto avrebbe voluto per soddisfare il narcisismo. C’è poi chi lo definisce “carrierista senza scrupoli”. E chi ricorda che al liceo lo chiamavano “il Bomba” perché le sparava grosse. Oggi a Firenze, nel segno dell’aulica tradizione lessicale, sintetizzano con un efficace “il Bischero”. Insomma, chiacchiere, ambizione, energia, ottimismo, fiuto, ma anche un po’ di arroganza – miscela analoga a quella di un ex presidente del Consiglio che ha caratterizzato un ventennio di politica italiana – costituiscono le doti di questo ex democristiano ligio nel servire messa nella rossa Toscana, attivissimo scout per vent’anni (il suo capo d’allora, Roberto Cociancich, è diventato senatore Pd grazie al listino in quota Renzi), laurea in giurisprudenza (voto 109 perché, discutendo la tesi, litigò con il relatore), cinque volte campione alla “Ruota della fortuna” di Mike Bongiorno (ha portato via quarantotto milioni di lire), marito di Agnese Landini, da cui ha avuto tre figli, conosciuta agli esercizi spirituali nell’Agesci. Curriculum più da Novella accademico della Crusca.

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Le cronache raccontano poi che nel 2006, da presidente della Provincia di Firenze, incontrò per la prima volta Berlusconi. Il cavaliere confidò ai suoi uomini: “Quel Matteo è bravo, ma sbaglia a vestirsi di marrone: fa tanto sinistra perdente”. Da allora il marrone è abolito ed il look non è mai casuale tra giubbotti di pelle alla Fonzie e giacche blu elettrico del fiorentino Ermanno Scervino. Di certo Renzi-Fonzie è oggi il più giovane premier dell’Italia unitaria. Discontinuità non di poco conto. Qualcuno ricorda che persino Mussolini aveva qualche anno in più ai tempi della sua Marcia su Roma.

▲ Matteo Renzi Dopo aver messo all’angolo la vecchia nomenkatura del suo partito, il Bischero dovrà però vedersela con altri compagni di cordata non proprio di primo pelo. Gente come Fabrizio Cicchitto, Carlo Giovanardi, Maurizio Lupi, Maurizio Sacconi o Renato Schifani. Si candida, nella sua atipica semplicità, a tentare di normalizzare un Paese allo sbando, stremato dalla disoccupazione e dalle tasse, infettato dalla criminalità organizzata e dalla corruzione, dissanguato dai crescenti viaggi della speranza oltrefrontiera, ingessato dalle lobby, dagli inamovibili privilegi e dalle ingiustizie sociali. Insomma, nel terreno paludoso, alle insidie si sommano le tante aspettative degli italiani. Riuscirà, con sforzi titanici e a furia di colpi di bacchetta magica, ad assalire l’enorme corpo sociale del privilegio e dell’illegalità per provare a ringiovanire, regolarizzare, rilanciare il Paese? O perpetuerà le politiche di macelleria sociale, a furia di tagli dei servizi per i meno abbienti, tasse che colpiscono soprattutto il ceto medio, immobili dei cittadini utilizzati come bancomat pubblici per continuare a garantire privilegi ai ranghi intoccabili, dalle pensioni d’oro ai consigli d’amministrazioni dei tanti enti inutili? Il rischio per l’eterno boy scout (e per noi) è che l’avventura si trasformi in una “vacanza di branco” per i soliti noti.

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GENS

Renzinomics sbatte contro la Costituzione di FABIO SCACCIAVILLANI economista

La

Costituzione italiana, nel giudizio di moltitudini politicizzate e di schiere di sputa sentenze mediatici è la più bella del mondo, ma solo quando i suoi precetti si abbattono sugli avversari. Quando sono i propri interessi o convinzioni ad essere intaccate, gli articoli della Carta diventano carta straccia, interpretabili a comando da costituzionalisti servili o ipso facto obsoleti per diritto di casta. A tale regola di insofferenza alle regole sembra non sfuggire l’ennesima incarnazione del ‘nuovo’ (dopo impetuose folate di novità del calibro di Prodi, Veltroni e Bersani levatesi periodicamente dalle primarie del Pd e dell’Ulivo). Renzi Matteo, travolto da un impeto rottamatorio, attacca il limite del 3% sul deficit pubblico stabilito per gli Stati membri dell’unione monetaria con questa cogente argomentazione: “E’ evidente che si può sforare [il 3%]: si tratta di un vincolo anacronistico che risale a 20 anni fa”. Verbatim. In effetti il vincolo è anacronistico ma per un motivo diametralmente opposto: è troppo blando. A norma di Costituzione italiana, articolo 81, il bilancio dello Stato deve essere in pareggio (a meno di un piccolo margine per tener conto del ciclo). Questo articolo è stato modificato non venti anni fa, bensì lo scorso aprile, con voto plebiscitario del Parlamento, incluso ovviamente quello dei parlamentari Pd. Non abbiamo memoria di obiezioni di sorta provenienti da Piazza della Signoria all’epoca del voto. A voler fare un’immersione nello Stige del pragmatismo (dove il giuramento è inviolabile), una temporanea deviazione dal pareggio di bilancio potrebbe superare il vaglio di costituzionalità e il giudizio della Commissione europea solo se fosse giustificata da ferree future riduzioni della spesa pubblica e soprattutto dello spreco pubblico. Ad esempio se si abolissero le province pagando la cassa integrazione agli impiegati superflui per un anno. O i costi una tantum per accorpare i micro comuni. O per teminare l’ultimo lotto di una qualche infrastruttura che giace incompiuta. Al contrario sforare il vincolo per pagarsi la prossima campagna elettorale, è una violazione della Costituzione ancorché dei Trattati europei.

Se poi Renzi avesse in mente le opere pubbliche care alla mitologia keynesiana per rilanciare la crescita, basterebbe evocare il Tav, la metro C di Roma o la Salerno-Reggio Calabria per sottoporre gli ardenti spiriti ad una salutare doccia scozzese (o artica). In Italia anche per decidere il percorso di una mulattiera si impiegano 10 anni, senza considerare le mazzette. Quindi sarebbe opportuno dedicare l’afflato rottamatorio ai labirinti burocratici, piuttosto che ai vincoli di finanza pubblica. Si narra che il cerchio magico o (data la confusione che vi regna) il circo magico di Renzi si starebbe cimentando in una cosa (di morettiana memoria) definita con provinciale anglicismo Job Act. Inannzitutto nei pesi civili, ad esempio quelli dove si rispettano gli impegni internazionali, prima si presentano i provvedimenti e poi si discutono in pubblico. In Italia sembra normale il contrario, con spunti che, immagino, Crozza o la Litizzetto benedicono ogni sera prima di coricarsi. Ad ogni modo se venissero attuate riforme drastiche (non un altro mulinello di danni in stile Monti-Fornero) che avvicinassero il mercato del lavoro italiano ai modelli in vigore nei suddetti paesi civili e lo Statuto dei Lavoratori potesse essere agevolmente tradotto in inglese, non ci sarebbe bisogno di sforare alcun vincolo. L’economia ripartirebbe senza doverla drogare con elargizioni a pioggia. Persino ipotetici costi una tantum (tipo la riforma della formazione professionale) potrebbero essere considerati come un investimento da spalmare su più esercizi, oppure li si potrebbe finanziare con tagli di spese a regime molto più profondi di quelli timidi su cui sta impegnandosi Carlo Cottarelli. Idem i tagli del cuneo fiscale controbilanciati per esempio da un abbattimento della spesa pensionistica. Per terminare ci sia consentito un appunto di stile per signorini di buona famiglia: sul Monte dei Paschi, bubbone infetto nella sua Toscana, Renzi non può assolutamente cavarsela affermando: “Il mio silenzio da segretario del Pd non è di chi non ha niente da dire, ma di chi anzi ne avrebbe troppo”. Questo elogio dell’omertà è compatibile con aspirazioni ad un ruolo chiave nel mandamento di Brancaccio, non a Palazzo Chigi.

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◄ Fabio Scacciavillani


IL CONTRIBUTO

Non dare la spinta a chi sta in bilico di NICOLETTA PIETRAVALLE fondatrice e presidente Sezione Molise dell’ADSI Associazione Dimore Storiche Italiane

Sempre più spesso mi trovo a dichiarare che è preoccupante la realtà del Molise anche dal punto di vista della sopravvivenza delle case antiche, che siano o no sottoposte a vincolo ministeriale, quelle case che definiamo di famiglia, perché per secoli i componenti delle famiglie titolari le hanno amorevolmente conservate e curate secondo la propria disponibilità. Ed il problema a monte è costituito dal dato incontrovertibile che la maggior parte di coloro che ancora tali case possiedono abitano stabilmente fuori regione e affrontano nei luoghi di residenza le complesse problematiche finanziarie e non finanziarie che il viverci comporta. Essi tuttavia riservano le forze superstiti al posto dove li porta il cuore, per dirla con le parole di Susanna Tamaro, ossia alle case di paese, dove materialmente vanno poco, in genere i quindici/ venti giorni occorrenti per arieggiarle e riordinarle, per provvedere, chi ancora può, alle manutenzioni e riparazioni, per onorare anche così il ricordo di chi li ha preceduti e dorme l’ultimo sonno nella cappella del cimitero del paese. Si vuole insomma tenere fede al piacere estetico e affettivo, al dovere morale della conservazione, al forte impegno e all’orgoglio di tramandare a nostra volta quanto si è ricevuto. Almeno due sono però le spinte che arrivano addosso ai bene intenzionati, anzi per meglio dire gli spintoni che li avvicinano all’orlo del dirupo. Il primo viene dall’interno della famiglia stessa dove le giovani leve o non ci sono o condividono molto debolmente la volontà di conservare, magari sacrificando altro, il nido antico, il nucleo originario; alcuni ne sono dissuasi dal lavoro che manca, dal lavoro che va cercato all’estero. Il secondo colpisce dall’esterno ed è l’incremento delle tassazioni di varia provenienza, incremento ferale, che carica le spalle dei poveri proprietari e soprattutto dei proprietari poveri. L’assalto è ancor più grave per quanto attiene ai fabbricati rurali e ai casini di campagna che fino al primo Novecento accoglievano la famiglia al completo per la villeggiatura. Altri tempi, i tempi della previdente parsimonia.

Oggi insomma succede che essendo sempre più risicati i margini da destinare al mantenimento delle case antiche ubicate a Campobasso, a Isernia, e soprattutto nei tipici centri storici dei paesi del Molise, la conservazione ristagna. Sì, è vero, lo Stato non nuota in buone acque, i Comuni non sanno a quale Santo votarsi, ma è pur necessario valutare il danno presente e futuro che progressivamente produrrà, da un lato il cosiddetto aggiornamento delle rendite catastali degli immobili e con esso il rischio della valutazione a metro quadro, dall’altro l’acuirsi della tassazione per l’asporto dell’immondizia (tornando ai residenti altrove: si pensi almeno a un tariffa forfettaria che ponga rimedio alla palese ingiustizia nei confronti di coloro che anche in paese son costretti a pagare ma quasi senza usufruire del servizio). Ne va della sopravvivenza del patrimonio culturale privato, quel patrimonio privato in molti casi periodicamente aperto alle visite che è comunque fruito pubblicamente proprio nel suo essere elemento insostituibile, insieme con castelli e chiese, del panorama architettonico, della rete di bellezze del luogo. Ripeto. Le case di famiglia in Molise stanno scomparendo l’una dopo l’altra, il mio libro “Molise antichi interni”, pubblicato dalla Eri Edizioni Rai nel lontano 1990, resterà la prova cartacea delle scomparse dimore antiche del Molise. Per concludere un cenno ai fabbricati campestri d’epoca, i pochi salvatisi dall’abbandono: cadono e cadranno, privando irreparabilmente pianure e monti del fascino aggiuntivo che documenta il lavoro e la sana familiarità con la Natura. Cito il caso di qualche anziano residente che, per evitare le spese dell’accatastamento, ha fatto demolire di soppiatto il proprio fabbricato, vendendone ai raccoglitori interessati le bianche pietre cavate a mano localmente nel Sette / Ottocento. L’appello è questo: le Autorità preposte trovino al più presto il modo di porre freno all’incombente cancellazione della valenza architettonica, antropologica, paesaggistica del Molise. E i giovani virgulti di quelle querce poderose che sono state a guardia di ville e casini di campagna resistano alle intemperie, rappresentando, se Dio vuole, la continuità. A chiederlo è il rispetto della civiltà del Molise.

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PRIMO PIANO

MOLISACCIO Un territorio splendido. Ma sempre più infangato da crimine e malapolitica. Per non restare inerti occorre dar voce a chi denuncia da anni tali disastri… di TONY PALLADINO

In

queste

pagine

di

“Forche Caudine” vorremmo parlare all’infinito – del resto lo facciamo da venticinque anni - dello straordinario paesaggio molisano, ingiustamente sconosciuto ai più e, ahimè, sempre più vilipeso. Vorremmo illustrare nel dettaglio il Molise ricco di beni storici e archeologici, dal paleolitico di Isernia al fascino di Pietrabbondante e di Sepino. Delle oasi spirituali di San Vincenzo al Volturno, di Santa Maria del Canneto a Roccavivara, della Madonna della Strada a Matrice. Dei tanti paesi arroccati sulle montagne. Ma anche dei molisani, dagli ultimi straordinari artigiani ai produttori agricoli. E’ il Molise, in sostanza, di cui non s’accorge mai nessuno. Purtroppo. Perché, volenti o nolenti, l’economia ha bisogno di visibilità, di marketing, di numeri. L’alternativa è la morte dei territori. Purtroppo, invece, il Molise che finisce negli organi d’informazione è quello più disonorevole. Sempre meno “oasi felice” e sempre più un pezzo del peggiore Mezzogiorno, tra infiltrazioni della criminalità, inquinamento e indagini giudiziarie che investono i vertici della politica.

(foto Molisetabloid)

Se il Molise delle montagne e della scarsa urbanizzazione e industrializzazione differiva nettamente dai suoi vicini, si pensi al Casertano o al Foggiano, oggi i territori della più piccola regione del Mezzogiorno rischiano di scivolare nelle piaghe storiche che caratterizzano le aree limitrofe. La tradizionale “chiave di casa costantemente alla porta” è purtroppo un ricordo. Lo spiccio clientelismo, zavorra ancestrale, è diventato sistema totale, senza steccati morali, ideologici o geografici. Il soldo facile ha dato alla testa anche all’ultimo dei cafoni. LA CRIMINALITA’ - C’è un bravo giornalista molisano, di quelli che camminano con la schiena dritta, che ha scritto un libro emblematico di quanto è successo nella nostra regione negli ultimi anni. Perché buttare la polvere sotto ai tappeti non serve a nulla. Lui è Paolo De Chiara, il volume s’intitola “Il veleno del Molise”. Racconta, ad esempio, che nel nucleo industriale Pozzilli-Venafro è stata lungamente presente la camorra. Per le forze dell’ordine, scrive De Chiara, quella all’ingresso del Molise era una zona industriale dove “si sono insediati opifici controllati direttamente da esponenti della criminalità campana o molto vicini a tali ambienti”, come si legge in un’informativa del 2007. In realtà se ne parlava da anni di queste infiltrazioni, ma probabilmente più di qualcuno ha preferito non guardare. Un’indagine, partita nel 2005 e chiamata “Campania Felix” (che includeva anche la “piana di Venafro”), ha acceso i riflettori proprio sulla zona industriale in provincia di Isernia, sulle attività, sui movimenti, sulle conversazioni dei sospettati. Trecento pagine piene di nomi e cognomi, di aziende, di azioni criminali, di famiglie legate alla Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo. Gente che solcava in Ferrari le strade molisane, con quegli atteggiamenti di boria un tempo estranei ai nostri territori. Infiltrazioni che hanno trovato omertà sul fronte molisano, se non addirittura correità. ►►

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PRIMOPIANO / MOLISACCIO Non è questione di omertà perché molti cittadini molisani denunciano da anni. E’ spesso l’intreccio tra potere e crimine a “normalizzare” la quotidianità… ►► Per prevenire i gravi danni che questo andazzo sta causando ad un vasto tessuto sociale (ed economico) sarebbe bastato seguire alla lettera ciò che scriveva su queste pagine, con preveggenza, il nostro Fabio Scacciavillani agli inizi degli anni Novanta: consigliava un posto di blocco perenne da parte delle forze dell’ordine nell’unica strada di accesso al Molise, proprio all’ingresso di Venafro. Sicuramente, se si fosse seguito il consiglio del noto economista, si sarebbero evitati i tanti camion che hanno scaricato sostanze nocive anche nel territorio molisano. In alternativa si sarebbe potuto dare retta alle “Mamme per la salute e per l’ambiente” di Venafro, le quali da anni – anche attraverso le colonne di questo giornale denunciano i veleni crescenti che ammorbano l’aria del Molise, la diossina nel latte materno e negli animali, le polveri di cemento, i rifiuti interrati. Racconta ancora De Chiara: “Nella Fonderghisa, per diversi operai, sono stati sciolti i carri armati provenienti dalla ex Jugoslavia, pieni di uranio impoverito. Terreni particolari, riempiti da tonnellate e tonnellate di materiale di scarto dell’altoforno della Fonderghisa”. E aggiunge, rispondendo a chi non sopporta l’allarmismo: “Dopo tanti anni si ricomincia a parlare di queste ferite, coperte e tamponate di volta in volta per non creare allarmismo. Un termine molto utilizzato in questi ultimi anni. Soprattutto dalla fallimentare classe dirigente, che ha fatto finta di non vedere e di non sentire. Per l’ex magistrato Ferdinando Imposimato ‘senza allarme sociale non può esserci la reazione della popolazione”. Emblematico quanto racconta il sindaco di Pozzilli: “Mia madre, parlo di inizi anni 2000, appena dopo l’acquisto della Fonderghisa, aveva un vigneto sotto Pozzilli e mi diceva che in un recipiente con l’acqua la mattina trovava tutto argento sopra. L’ho detto anche in Prefettura. Sono andato lì e mi sono accorto che si trattava di ossido di alluminio”. Non fa bene tutto ciò al Molise, che proprio nel termine “incontaminato” ha riposto le sue speranze di futuro. Le dichiarazioni del pentito di camorra Schiavone mettono i brividi. Anche perché non ci sarebbe ragione per cui proprio un pentito chiami in ballo un territorio ignorato dalla maggior parte degli italiani. E LA POLITICA? Mentre il Molise rischia di vedere compromessa anche la sua immagine di “genuinità” a causa di queste cronache, lo spettacolo offerto da molti amministratori molisani non è dei migliori. Dopo le note vicende legate alla trasmissione “Le Jene” su Italiauno, che ha coperto di fango la classe politica molisana, sono ora i magistrati a far conquistare al piccolo Molise le cronache nazionali. In modo poco “onorevole”.

C’è un altro bravo giornalista, Antonello Caporale, già a Repubblica e ora al Fatto Quotidiano, che racconta senza tanti preamboli cosa sta succedendo nel Molise del dopo-Iorio. Lo fa con un pezzo magistrale nell’edizione dell’8 febbraio scorso del quotidiano di Padellaro. Chi aveva parlato di discontinuità amministrativa nel Molise del dopo-Iorio, forse giocando anche sul cognome “Frattura”, probabilmente si deve ricredere: centrodestra e centrosinistra di fatto stanno governando insieme. Così l’inchiesta penale condotta dal Tribunale di Campobasso e che vede il presidente Paolo Di Laura Frattura tra gli indagati offre l’occasione al giornalista per compiere un moderno affresco del Molise politico. “Non è un’inchiesta penale ma uno scioglilingua familiare, con un’addizione di parenti e cognati, e soci ed ex soci che compongono la più straordinaria rete di interessi in conflitto che l’Italia post berlusconiana in qualche modo ha preparato e benedetto – scrive Caporale. “Con l’accusa di malversazione al governatore del Molise la procura della Repubblica di Campobasso non apre un fascicolo solo su Paolo di Laura Frattura ma illustra la matrioska politica dentro la quale la più piccola delle regioni italiane ha ficcato il suo destino”. E racconta con dovizia di particolari: “L’attuale governatore è un facoltoso pluri-imprenditore: quindici aziende nel curriculum e fatturati diversificati (dall’immobiliare all’energia). Paolo è figlio di Ferdinando, anch’egli naturalmente è stato presidente della Regione e oggi felice pluripensionato (un vitalizio da consigliere regionale, uno da parlamentare). Il cognato di Paolo è il capo dell’ala sinistra della maggioranza, un vendoliano duro e puro, si chiama Nico Ioffredi (assessore alla Cultura ndr). La sorella di Paolo e moglie di Nico si chiama Giuliana, è capo di gabinetto del Questore, anch’egli nel fascicolo giudiziario. Il capo di gabinetto e segretaria generale della giunta di centrosinistra, è invece l’ingegner Mariaolga Mogavero, già socia in affari di Gilda Maria Antonelli, oggi compagna di Paolo”. ►►

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PRIMOPIANO / MOLISACCIO ►► Profondo respiro, e ripartiamo: “La procura accusa l’attuale governatore di malversazione in quanto, ai tempi in cui era solo imprenditore, avrebbe ricevuto dei finanziamenti pubblici (266mila euro) per la costruzione di un impianto di biofuel (trasformazione di biomassa in carburante) a Termoli. Impianto non più costruito ma soldi mai più restituiti. Al punto, ed è qui che la vicenda si fa epica per i suoi tratti indiscutibilmente comici, che la Regione, oggi retta da Paolo ha aperto un contenzioso con la Bio.com, società al tempo del finanziamento posseduta da Paolo. Paolo contro Paolo”. E’ quindi la volta della biografia del neopresidente, che tocca i trascorsi in Forza Italia, la folgorazione democratica, le frequentazioni con l’eurodeputato Aldo Patriciello, “un campione di interessi stratificati, produttore infaticabile di voti e di nuovi clienti (specialmente nell’area napoletana e casertana) re delle cliniche private meridionali (dalla Neuromed di Pozzilli alla Malzoni di Avellino) – come precisa l’informato Caporale. Del resto i mal di pancia si registrano soprattutto nell’elettorato di sinistra, che ha vissuto il cambio di guida alla Regione come un momento storico, prima di ricredersi. Esemplare il caso dell’autostrada che dovrebbe collegare San Vittore a Termoli, passando per il Molise: in campagna elettorale il Frattura ecologista di sinistra disse di no all’opera. Ora sembra ricredersi. Materiali da romanzo di Stevenson. ■

LA SCHEDA

Frattura e Picciano, storia di due indagini Finanziamento di poco meno di 300mila euro per la costruzione di una centrale alimentata da scarti di prodotti agricoli che, secondo l’indagine, non è stata mai realizzata a causa della mancata concessione delle autorizzazioni, ma nonostante ciò i soldi non sarebbero mai stati restituiti alla Regione Molise. Questo, in sostanza, il capo d’accusa per il presidente della Regione Molise, Paolo Di Laura Frattura, indagato dalla Procura della Repubblica di Campobasso per appropriazione indebita e malversazione. Quest’ultimo reato viene contestato a un cittadino che non riveste alcun ruolo nella pubblica amministrazione (e fino al settembre 2011 Frattura non aveva incarichi negli enti pubblici) e che ottenendo un finanziamento pubblico per un’iniziativa ben definita lo utilizza in altro modo rispetto a quello concordato. Insieme a lui, nel registro degli indagati, è finito anche il commercialista Vittorio del Cioppo, (al quale il governatore ha passato le quote nel 2011, quando si è candidato), liquidatore della società Biocom, al centro dell’inchiesta. Il contributo è stato ottenuto dalla Biocom, di cui Frattura era azionista, prima dell'ingresso in politica del presidente della Regione. Secondo gli inquirenti Paolo Di Laura Frattura avrebbe beneficiato di un finanziamento regionale nell’ambito dell’articolo 15 ottenendo nel marzo 2008 dall’allora presidente del Molise, Michele Iorio, circa 220mila euro per fare un impianto biodiesel a Termoli. Una prima tranche di 55mila euro (45 mila euro a marzo 2008, 10mila euro ad aprile 2009) sarebbe dovuta servire per la preparazione dell’impianto e in tal caso sarebbero soldi da non restituire in quanto parte di finanziamento relativa al cosiddetto “sviluppo precompetitivo”, cioè la fase di progettazione e di messa a punto dello stabilimento dove poi sarebbe dovuta iniziare la produzione di biodisel: il sospetto, però, è che tale somma sia stata utilizzata in maniera differente. Da qui, appunto, l’accusa di malversazione. Il resto dei soldi è oggetto di un contenzioso tra la Regione Molise, che ne chiede la restituzione e la Biocom che fa ricadere le responsabilità della mancata realizzazione dello stabilimento al Comune di Termoli (prima sotto la gestione del sindaco Greco, poi sotto quella di Antonio Di Brino). La Regione ha chiesto la restituzione di quei fondi nel giugno 2011. La Bio.Com si oppose alla richiesta rivolgendosi al Tar che in un’udienza del novembre 2011 diede ragione alla società. Attualmente il procedimento è in attesa di un nuovo pronunciamento del Consiglio di Stato a cui la Regione si è rivolta contestando il verdetto del Tar. Il sostituto procuratore Fabio Papa vuole accertare i motivi per cui il finanziamento non sia stato restituito alla Regione, nonostante il progetto della centrale sia abortito. Alcuni giorni fa, nel corso di una conferenza stampa, Frattura aveva spiegato che gli investimenti effettuati dalla società dal 2009 al 2011 erano stati pari a circa 2 milioni, e quindi avevano assorbito tutto il finanziamento regionale. Il presidente della Regione parla di “fuga di notizie e tempistica sospetta”, ma si dice sereno certo di poter fare chiarezza. “Se dovesse esserci un coinvolgimento diretto da parte mia mi dimetterò - ha concluso il presidente in conferenza stampa, confermando quanto detto in Consiglio regionale il 22 gennaio scorso. IL “CASO PICCIANO” - L'ex presidente del Consiglio regionale del Molise, Michele Picciano, è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Campobasso con l’accusa di peculato e abuso d'ufficio per avere “sperperato soldi pubblici per decine di migliaia di euro per pranzi, spese personali e acquisti di ogni genere”, tra cui lampade, tappeti e quadri. Le indagini riguardano il biennio 20092011, periodo in cui Picciano era al vertice di Palazzo Moffa. Tra le spese che la Procura contesta a Picciano vi sono gli acquisti di una lampada da tavolo da 936 euro, di un tappeto da 2.160 euro e di diversi quadri: un'opera di Aldo Falso da 3.240 euro, sei di Goffredo Luciani da 4mila euro e una di Giuseppe Eliseo da mille euro. Gli inquirenti contestano all’ex presidente del Consiglio regionale spese “di quantità smodata e irrazionale” come i 6mila euro utilizzati per l’acquisto di bevande, cialde di caffè, orzo e acqua da offrire in occasione di visite istituzionali. Altro capitolo, quello dei “contributi a pioggia”: Picciano avrebbe “esaudito le richieste” di varie associazioni. “Contributi - si legge nelle carte della procura - per iniziative del tutto prive di significato concreto sia pure solo per l'immagine della Regione”. Tra queste un contributo da 3.500 euro ad un convegno organizzato a Isernia da una compagnia di assicurazioni. Infine la Procura di Campobasso passa in rassegna i presunti "ingiusti vantaggi" che l'indagato avrebbe riservato al suo segretario personale. In particolare si parla di un contributo da 6mila euro ad un'associazione onlus di cui era presidente proprio il segretario. ■

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PRIMOPIANO / MOLISACCIO In Molise uno “sconfinato cimitero di veleni” di EMANUELA FRATE

Quando si pensa al Molise, la prima immagine che viene alla mente è quella di una regione incontaminata, dominata da una natura quasi selvaggia dove il rapporto dell’uomo con l’ambiente circostante è ancora scandito dal susseguirsi costante delle stagioni e dai lavori nei campi degli agricoltori. Riti e tradizioni antiche che affondano le proprie radici in un passato rurale, un certo tipo di enogastronomia che privilegia pietanze povere che rimandano ad un vissuto contadino e pastorale, indurrebbero a pensare a tutto ciò! Ma la terra dei Sanniti non è soltanto quell’immagine bucolica e campestre che molti media continuano a propinarci. O meglio, lo era. Oggi, quel fazzoletto di terra purtroppo sta diventando sempre più una terra violata dall’eolico selvaggio e oggi anche dai rifiuti tossici e radioattivi che sarebbero stati interrati in Molise. Non c’è soltanto la Terra dei Fuochi ad esser stata contaminata ma, secondo le dichiarazioni del pentito di camorra Carmine Schiavone, i rifiuti tossici sarebbero stati interrati anche nel Matese, in un’area che confina con la Campania.

Il Molise, piccolo lembo di terra, subisce le infiltrazioni malavitose delle regioni limitrofe come Puglia e Campania e le confessioni di Schiavone lo confermerebbero. Il business illegale legato alle ecomafie gestite da clan camorristici infiltratisi in Molise risale in realtà a vent’anni fa come pure rivela la giornalista napoletana Rosaria Capacchione, oggi sotto scorta perché più volte minacciata di morte per le sue inchieste e le sue scottanti denunce sui traffici che avvelenano il Molise e l’intero Mezzogiorno. La Capacchione descrivendo il Molise parla di uno “sconfinato cimitero di veleni” e racconta come i boss collegati ai Casalesi operassero in Provincia di Isernia con decine di Tir e allargavano i loro traffici anche alla zona di Campobasso e del Basso Molise. “La grande discarica virtuale, sconfinato cimitero di veleni, ha la forma di un quadrilatero stretto e lungo, compreso tra la Statale Bifernina e la Trignina, e le province di Isernia e Campobasso. Ha la sua appendice a sud-ovest, tra Vairano e Patenora e l’area industriale di Venafro, lì dove insistono gli stabilimenti dismessi della Fonderghisa.

Confina con lo sversatoio di Montagano ed il depuratore di Termoli, con la periferia di Frosolone e Trivento, con boschi attraversati da contrade disabitate. E’ in quel triangolo che finiscono i rifiuti tossici, soprattutto scorie industriali e percolato, dirottati in Molise dalle fabbriche della Lombardia e dai siti di stoccaggio del Consorzio Unico Napoli-Caserta lungo un tracciato scarsamente battuto dalle Forze dell’Ordine”. Sarebbe dunque stato proprio questo “isolamento” di alcune zone del Molise, le sue contrade pressoché disabitate, campagne e boschi quasi abbandonati, a rendere appetibile il Molise per chi ha gestito questi traffici illeciti come rivela, in un’intervista, la stessa giornalista Rosaria Capacchione che dice testualmente che “ci vuole molto tempo prima che qualcuno prenda coscienza del fatto che quella è un’attività criminale e illegale fatta con i soldi della criminalità. Noi (campani) siamo più abituati a riconoscerle queste cose, in un territorio vergine (il Molise) è difficile”. Ma ha contribuito non poco anche la complicità, l’omertà e la collusione di tutti gli organi di controllo, in primis la politica. Nel famoso articolo de’ “Il Mattino” di tre anni fa a firma della Capacchione si leggono altri aspetti inquietanti: “Viaggiano su cisterne e autotreni autorizzati al trasporto dei rifiuti, partono con bolle di accompagnamento apparentemente regolari, fanno sosta in alcune zone di smistamento; lungo i 150 kilometri che separano Caianello da Termoli ve ne sarebbero sei, forse addirittura otto, nelle quali prevalentemente vengono depositati rifiuti illegali che finiscono poi negli stessi automezzi. Buona parte del percolato finisce per strada o viene sversato nelle campagne, l’altra parte viene portata al depuratore di Termoli, gestito dalla Cosib. Il costo pagato dai committenti per il trasporto dalla Campania all’impianto molisano è pari al doppio di quello di mercato. Ma nelle casse della Cosib finirebbe solo una parte del denaro pubblico per la depurazione, avendo disperso lungo il percorso una parte del carico. E’ la frontiera più sicura degli ecomafiosi, il segmento di mercato non ancora intaccato dalle indagini”. Non bastarono le inchieste giornalistiche della cronista de “Il Mattino” , non bastarono le grida di allarme delle associazioni e comitati civici a difesa della salute pubblica. ►►

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PRIMOPIANO / MOLISACCIO ►► Tutto fu sottovalutato fino a quando le dichiarazioni del pentito Schiavone, prima secretate e poi rese pubbliche, riaprirono il caso scoprendo così il vaso di Pandora. Un pool di Procure coordinate dal Procuratore di Isernia Paolo Albano sta portando avanti le indagini e la stessa Procura nazionale antimafia ha definito, in una recente relazione, il Molise permeabile alle mafie, tra cui le ecomafie e che la zona di Venafro (nel Molise occidentale) ed il polo industriale di Termoli sono le più forti attrattive. Anche il giornalista molisano Paolo De Chiara ha trattato questo argomento spinoso in un libro intitolato “Il Veleno del Molise. (Trent’anni di omertà sui rifiuti tossici)” edito dalla Falco. Un libro andato a ruba con la prima edizione esaurita nei primi venti giorni, segno di una popolazione desiderosa di informarsi, di approfondire e conoscere cosa è stato fatto a loro insaputa e con la complicità di chi.

“Servivano le dichiarazioni del pentito di camorra per scoprire i problemi del Molise?” si chiede il giornalista molisano conoscitore delle mafie e già autore del libro “Lea Garofalo. Il Coraggio di dire No”. Si legge ancora nel testo di De Chiara: “Nessuno sapeva degli strani traffici, degli arresti, delle operazioni effettuate? Da quanti anni sono state denunciate situazioni e personaggi particolari? I segnali erano reali. Nessuno ha visto, nessuno ha sentito, nessuno ha parlato. Nemmeno oggi nessuno parla. Hanno dipinto il Molise come un’isola felice, una terra tranquilla, calma. Un Paradiso, un’oasi verde e di brava gente. I problemi sono stati buttati sotto il tappeto. Un grosso tappeto per nascondere i tanti mali. Causati soprattutto dalla malapolitica. Incapace di gestire la cosa pubblica. E le mafie sono arrivate”. E con le mafie non sono tardati ad arrivare i tumori e linfomi. Il termine esatto è ecocidio.

Un ecocidio perpetrato grazie alla cosiddetta operazione “Zero Controlli” da parte di chi doveva esaminare, accertare, divulgare in una regione così piccola dove, nonostante l’elevato numero di morti per cancro, pare si stia attivando, solo ora, dopo le incessanti pressioni da parte delle associazioni e dei comitati dei cittadini, la creazione del Registro dei Tumori della Popolazione, del Registro unico di mortalità e del registro dei Mesoteliomi Intanto, alcuni giorni fa, si è iniziato a scavare, a Venafro, e in altri terreni sospetti grazie a controlli effettuati in passato anche grazie all’uso di droni a rilevamento tecnico. Un’azione congiunta dei Vigili del Fuoco, il Corpo Forestale dello Stato, l’Arpam e gli esperti dell’Istituto Nazionale di geofisica e Vulcanologia, alla ricerca di materiali tossici e nocivi. Per il momento non sarebbero emersi materiali tossici o peggio radioattivi, ma soltanto materiale ferroso, scarti industriali anche se il Prefetto di Isernia, dott. Filippo Piritore, per dovere di informazione verso i cittadini precisa che “le numerose attività di esplorazione tecnica dei siti individuati, finora, non hanno accertato la effettiva presenza di rifiuti tossici interrati in questo ambito provinciale. Peraltro, la natura del materiale rinvenuto e dello stesso terreno, saranno oggetto di analisi e classificazione a cura dei competenti laboratori di analisi. Il Prefetto, nell’informare che nelle prossime settimane continueranno le attività di esplorazione di altri siti del territorio provinciale, assicura che i cittadini saranno, costantemente e tempestivamente, informati in merito a tutta la problematica, pur nel rispetto delle procedure e delle indagini già avviate da tempo e portate avanti anche dalla competente Procura, in tema di rifiuti tossici e di inquinamento ambientale”. I molisani temono che sia solo un’operazione di facciata per gettare acqua sul fuoco a causa del crescente allarme creatosi e c’è anche il timore, non del tutto infondato, che i controllori coincidano con i controllati, che chi oggi effettua le indagini nei terreni, chi sarà incaricato di fare le bonifiche delle discariche, possa avere collegamenti con chi per anni ha inquinato nel più assordante silenzio di tutte le Istituzioni. Questa brutta storia ha comunque un risvolto positivo: quella di aver fatto accrescere una maggiore consapevolezza nei cittadini, un risveglio civico da parte di molti che vogliono sapere, essere informati ( e lo dimostrano i tanti convegni, presentazioni sempre gremite di gente), che costituiscono associazioni, comitati civici a difesa della salute pubblica, che non vogliono fare più le vittime, che non vogliono più che tutto “scivoli addosso” ma che si espongono e si battono in prima persona senza più delegare, a chi per anni, si è dimostrato incompetente, per tutelare un diritto sacrosanto, quello alla salute. ■ (Emanuela Frate, Babelmed.net, 22 gennaio 2014)

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PRIMOPIANO / MOLISACCIO

Il Comitato contro la camorra Parte da Isernia la sfida collettiva contro le infiltrazioni criminali. di EMILIO IZZO

Per iniziativa di cittadini, associazioni, partiti, enti, sindacati, gruppi di discussione, il giorno 21 novembre 2013, presso la sala consiliare del Comune di Isernia, alla presenza di Emilio Izzo (Segreteria Molise Uil Beni Culturali), Feliciantonio Di Schiavi (Segreteria Fiadel Molise), Nicola Frenza (Osservatorio Molisano Legalità), Mariano Bertone (Ass. Bene Collettivo Molise), Lucia Dell’Osso (Comitato Abrogazione Legge Berardo), Rocco Cirino (Ass. Nazionale Insegnanti di Geografia-Molise), Alessandro Barbieri (Ass. Vita al Microscopio), Romano De Luca (Ass. Caponnetto MoliseAbruzzo), Annamaria Tedeschi (già consigliere regionale del Lazio), Francesca Scarabeo (Centro di Senologia Ospedale di Isernia), Pierluigi Petrecca (Minima Comunicazione-Isernia New), Salvatore Borriello (P.R.C. Centro Storico Isernia), Gianluigi Ciamarra (Comitato Nazionale Paesaggio-Molise), Tiziano Di Clemente (Coordinamento Molise PCL), Giovanni Muccio (Movimento Il Guerriero Sannita), Ettore Rispoli (Centro Senologia Ospedale di Isernia), Thomas Scalera (Uil Beni Culturali Segr. Naz.), Franco Novelli (Libera contro le Mafie), Gigino D’Angelo (Comune di Montefalcone del Sannio), Gigi Brasiello (Comune di Isernia), Letizia Di Iorio (Comune di Pizzone), Ferdinando Carmosino (Comune di Rionero Sannitico), Filomena Zeoli (Comune di Sepino), Giacomo Lombardi (Comune di Roccamandolfi), Antonio Rossi (Comune di Pettoranello), Marco Sallusti (Centro Aggregativo Popolare Bojano), Luca Sallusti (Gruppo facebook Contro le barriere architettoniche a Bojano e nel Molise), Isabella Astorri (Società Italiana per la Protezione dei Beni Culturali), Pasquale Auciello (Ass. Casale Infinito), Marcello Pizzi (Molise 24), Lucio Pastore (Responsabile Pronto Soccorso Ospedale di Isernia), Marco Caldoro (Ass. Moliart), Roberto Faccenda (Incas Produzioni Cinematografiche), Michele Mignogna (Blog), Paolo De Chiara (Blog), Italo di Sabato (Osservatorio contro la repressione), Anna Maria Brega (Centro Sabino D’Acunto), Maria Laura Lolli (Centro Documentazione Boulè), Palmina Giannini (Centro contro la Sla e le malattie rare), Branko Obradovic (Ass. Ad Adriaticum), Deputato Laura Venittelli, si è costituito il “Comitato Molise, Abruzzo, Lazio, Campania, contro le camorre”. Se i recenti eventi sulle rivelazioni dei pentiti di camorra rappresentano, per alcuni che hanno volutamente “sottovalutato” il problema delle infiltrazioni mafiose e camorristiche nel territorio molisano, campano e laziale, solo curiosità mediatiche, ciò non vale per i proponenti il Comitato. Infatti, i componenti da anni rappresentano sul territorio un valido e non corrotto punto di riferimento per quei cittadini onesti, vogliosi di una reale giustizia, del rispetto delle loro terre e di un’economia sana.

L’eolico selvaggio, le centrali turbogas, le centrali a biomasse, le fabbriche altamente inquinanti, i centri di smaltimento di rifiuti pericolosi mascherati da depuratori, inceneritori di ogni rifiuto tossico, antenne selvagge, trivellazioni in mare, dismissioni di tratte ferroviarie pregevoli, appalti malati in ogni campo, corruzione di ogni genere, sono solo alcuni dei temi ampiamente e costantemente denunciati e combattuti a costo di ritorsioni e minacce da parte dei soggetti malavitosi (e non solo) e condanne di repressiva e fascista memoria da parte del potere costituito spesso connivente. Il Comitato si prefigge di continuare ad essere quello che i vari soggetti componenti sono stati singolarmente negli anni, cioè sentinella ed organismo libero di protesta e denuncia sociale contro ogni sopruso ed abuso perpetrato ai danni delle collettività molisane, campane e laziali, commesse dalle camorre di ogni genere e provenienza. Ma il Comitato continuerà ad essere, anche con più forza, organismo di denuncia di quei rappresentanti di istituzioni che, ad ogni titolo, si macchiano di delitti di corruzione e connivenze, ai danni della cosa pubblica. Il Comitato non scenderà a compromessi con nessuno e sarà fedele al proprio mandato, quello di difesa strenua dei nostri luoghi, dei beni collettivi e delle sane economie contro ogni camorra e soggetti ad esse collegati. Al Comitato potranno aderire tutti i cittadini, le associazioni, gli enti, le comunità e le istituzioni che credono fortemente nei valori della difesa, dagli attacchi feroci delle lobby e della criminalità organizzata, dei luoghi, della storia, dell’ambiente, del paesaggio, del benessere delle proprie comunità, delle peculiarità, delle identità. L’adesione in primis dei comuni, titolari della sicurezza sul territorio, costituirebbe un forte segnale in questo senso, nella finalità di ergersi a baluardo della propria stessa esistenza, per non essere fagocitati dalle grandi aggregazioni di poteri, di interessi forti e di malaffare. Ugualmente significativa sarebbe l’ulteriore adesione di istituzioni e figure istituzionali, nella convinzione che dall’unità e dalla partecipazione possa giungere l’auspicata difesa dei territori. Il Comitato vigilerà costantemente su tutto ciò che possa compromettere ulteriormente l’integrità e la salubrità dei territori e raccoglierà suggerimenti, istanze, segnalazioni e denunce che spesso i cittadini non comunicano alle autorità preposte per ovvi timori, facendosene esso stesso da tramite e tenendosi costantemente in contatto con Prefetture, Questure e Tribunali per mantenere una regolare comunicazione tra gli aderenti. Durante i lavori sono giunte le comunicazioni di adesione di Micaela Fanelli (sindaco di Riccia), Davide Appollonio (sindaco di Vastogirardi), Domenico Antonio Zampini (sindaco di Matrice), del Senatore Roberto Ruta, del Deputato Danilo Leva, di Pasqualino Piersimoni (Presidente Camera di Commercio di Isernia), Lorenzo Coia (Presidente Anpi Molise). Il Comitato ha sede in Isernia al Vico 3° Landenolfi 1 presso lo “Spazio 68 e dintorni”,

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PRIMOPIANO / MOLISACCIO

No alla megastalla della Granarolo Occorre rispedire al mittente un progetto che potrebbe creare seri danni all’ambiente molisano di PASQUALE DI LENA

Serve

l’unità per salvare il territorio da insediamenti come la grande stalla della Granarolo o la realizzazione di un’autostrada, che non ha senso per il Molise, e altro ancora che è nella mente e nelle mani della politica che rappresenta o governa il Molise. Il problema non è il Vescovo, che pure ha la colpa di non aver capito o riflettuto più di tanto sul significato e il valore strategico del territorio per il futuro del Molise, nel momento in cui ha messo a disposizione della grande stalla della Granarolo i terreni del Seminario di Larino, ma il modo in cui Ruta & Co. hanno ritirato la mano dopo aver lanciato il progetto e verificato che la strada non era così spianata come pensavano. E, c’è di più, pesa la mancanza d’iniziativa del governo regionale, che sa bene che il progetto sta andando avanti e ogni giorno che passa rende più difficile esprimere e far valere la propria contrarietà. Il consiglio regionale, stimolato dalla sola opposizione del Movimento Cinque Stelle, ha mostrato solo un gran silenzio dei suoi componenti, a dimostrazione che c’è un quadro della politica molisana indifferente ai problemi veri, anche quelli più gravi e pesanti qual è quello dell’insediamento di una stalla di dodicimila manze che soffocherà il Molise.

Per noi del Comitato "No Stalla, Si Molise bene comune" la preoccupazione è stata, e resta, quella della realizzazione del progetto della Granarolo per le sue conseguenze negative per il territorio molisano. Sta in questa preoccupazione il nostro appello all’unità, essenziale per far tornare al mittente il progetto e, anche, per rimuovere il silenzio e mettere a nudo il comportamento della politica molisana, che il progetto della “stalla” della Granarolo l’ha importato nel Molise. Il nostro No stalla è sempre più forte, sapendo che il progetto sta andando avanti e troverà la strada spianata se diamo spazio alle divisioni e non all’unità del popolo molisano, essenziale – lo ripetiamo -per contrastare questa operazione, che ruba solo al Molise senza dare nulla in cambio, se non rischi seri per l’ambiente, la salute, l’agricoltura e la zootecnia molisana. Ed e’ questa una verità sostenuta non solo dal buon senso, ma anche da esperti e illustri studiosi che di allevamenti se ne intendono e sanno che da quelli intensivi o, meglio, industriali, si ottengono solo conseguenze negative per il territorio e, nel momento in cui viene a ridursi la qualità del latte, per la salute del consumatore. In questo senso il nostro Si all’unità per un rilancio della zootecnia nel Molise e, con essa, delle produzioni di eccellenza nel campo dei latticini e dei formaggi; la disponibilità della sostanza organica indispensabile per programmare un Molise sostenibile, con tutt’i suoi prodotti contrassegnati dal marchio biologico.

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COMMENTI Non sopporto “farmi” prendere in giro da Ballarò

Per non farci mancare nulla saremo “terra di profughi”?

di NASO ROSSO

di VALERIO MANCINI

Sarebbe ora di istituire una vera e propria task force, come andiamo ripetendo da tempo, per monitorare l’immagine del Molise che viene rilanciata dalle trasmissioni televisive e dagli organi d’informazione in genere. Quando non ci si mettono i molisani, soprattutto quelli ai vertici, a far parlare (male) di loro (giustamente) a causa di attività investigative delle procure, ci pensano i radicati preconcetti verso il territorio molisano a manovrare la mano degli “informatori”. A “Ballarò”, il programma di Raitre che incarna la classica tribuna politica per garantire ai soliti personaggi di ripetere da anni le stesse cose, con un pubblico compiacente pronto a scorticarsi le mani per appoggiare il beniamino di turno, il Molise è stato protagonista di un’inchiesta. Sotto i riflettori è finito Aldo Patriciello, associato al sistema clientelare che vige a livello locale (come se i voti piovessero dal cielo). Ovviamente non siamo gli avvocati dell’onorevole Patriciello, ma includere tutto un territorio in un sistema di potere è un affronto ai tanti molisani liberi e “razionicianti”. Tanto più che in una cittadina di poco più di diecimila abitanti è abbastanza naturale che “tutti conoscano Patriciello” e che il politico si muova “sull’asse Strasburgo, Bruxelles e Venafro”, dal momento che è parlamentare europeo e che il suo “feudo” è in terra molisana, per quanto i voti (e gli interessi) provengano anche dalla limitrofa Campania. Nel servizio si fa accenno alle attività imprenditoriali dell’onorevole molisano, in particolare nel settore della sanità (e non è una novità) e ai tanti familiari che avrebbero le “mani in pasta ovunque” (Aniello, Giuseppe, Nicandro, Stefano). Il servizio s’è poi soffermato sui tanti sperperi della Regione, a cominciare dal numero delle sedi in affitto: il presidente del Consiglio regionale, Vincenzo Niro, intervistato, le quantizza in “meno di dieci” (dovrebbero essere sei, ndr). Costi indubbiamente esagerati per una Regione che negli anni è diventata, soprattutto per l’alto numero delle società “partecipate” (ad esempio la chimica a Termoli, realtà turistiche, l’agroalimentare, l’Ittierre), datore di lavoro di tanti elettori.

Non mi si accusi di razzismo, non c’entra nulla. In vita mia, a scanso di equivoci, ho persone straniere anche come parenti e amici. Ma le notizie che arrivano dal Molise e che vedono i nostri territori diventare improvvisamente importanti solo per accogliere centinaia di rifugiati mi lascia perlomeno perplesso. Spiego il motivo. La nostra terra vive una fase drammatica. Sembra che l’orologio della storia torni indietro di decenni e tante famiglie ripiombino nell’indigenza, specie nei paesi dell’entroterra. Il flagello dell’emigrazione torna ad aleggiare come un avvoltoio. Di fronte alla mancanza di soldi, anche perché i più finiscono negli stipendi di un comparto pubblico gonfiato all’inverosimile negli anni, le amministrazioni s’ingegnano a cercare ogni sorta di opportunità pur di rimpinguare le casse comunali. Quando non si ricorre all’aumento sproporzionato delle tasse – e bene sta facendo “Forche Caudine” a sollevare, solitario, il problema – si tende a sfruttare in modo negativo il territorio, l’ambiente. Così spuntano pali eolici devastanti in cambio di qualche spicciolo per le casse comunali o le dannose antenne delle multinazionali delle telecomunicazioni. Con analoga logica da nuovi colonizzatori, non tenendo conto del territorio e dei suoi valori storici e antropologici, ecco che si ricorre anche al “business dei rifugiati”. Sì, perché senza ipocrisie, va detto che di umano nella loro “ospitalità” c’è davvero poco: da una parte i centri d’accoglienza costituiscono uno scandalo internazionale (Lampedusa docet), Cie e Cara rappresentano spesso realtà non molto dissimili dai luoghi di detenzione; parallelamente il mondo dell’immigrazione rappresenta una miniera d’oro soprattutto per tante realtà del terzo settore che vivono di mediazione culturale, assistenza, formazione, ecc. Per carità, c’è chi lo fa con impegno, dedizione, trasporto totale. Ma, in molti casi, non chiamatelo “volontariato” nel senso più nobile del termine.

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COPERTINA - MOLISANI NEL MONDO

Jazz molisano negli States Tenacia, genialità, costanza. Gli artisti corregionali in giro per il mondo conquistano il pubblico degli appassionati. A cominciare dagli Stati Uniti. C’è sempre un grande riferimento corregionale per i giovani artisti molisani. I giovanissimi attori possono ispirarsi alla musa di un De Niro, con quei bisnonni partiti da Ferrazzano con il cognome “Di Niro” poi storpiato in America. Oppure, per rimanere in casa nostra, hanno un Sergio Castellitto per le generazioni più mature o un Elio Germano per quelle più giovani. Analoghi riferimenti sono presenti in tutte le arti: si pensi ad un Citto Maselli tra i registi o alla sorella Titina Maselli tra i pittori, entrambi originari di Pescolanciano. Insomma, c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Da Eddie Lang a Carletto Loffredo Incredibile a dirsi, ma anche nel jazz c’è un riferimento importante per il Molise: è Carletto Loffredo, che proprio nei prossimi giorni compirà novant’anni. Nato a Roma da una famiglia di origine molisana (Castellino del Biferno), è uno dei più importanti contrabbassisti e direttori d’orchestra. Ha suonato con prestigiosi esponenti del jazz internazionale, quali Louis Armstrong, Chet Baker, Dizzy Gillespie, Stéphane Grappelli, Earl Hines, Oscar Peterson, Django Reinhardt, Joe Venuti e altri. Ed a proposito di Joe Venuti, considerato uno degli strumentisti più innovativi per l’uso del violino nel jazz, ebbe per compagno di scuola (e vicino di casa) un certo Eddie Lang, uno dei più grandi chitarristi della storia, pseudonimo di Salvatore Massaro, nato a Filadelfia nel 1902 da genitori molisani di Monteroduni. Nonostante sia morto a soli 31 anni, Salvatore Massaro è rimasto uno dei miti del jazz.

Insomma, il jazz ha parlato e continua a parlare anche molisano. Perché c’è una nuova generazione di jazzisti che si sta facendo valere a livello internazionale.

Da Campobasso alla Grande Mela Tra i nomi ormai affermati oltreoceano primeggia il molisano Luca Santaniello. La sua, un’esistenza tutta all’insegna delle sette note. Ha infatti cominciato a prendere lezioni di batteria all’età di otto anni a Campobasso, a dodici ha iniziato gli studi classici al conservatorio di musica "Perosi" nel corso di percussioni, quindi, a quattordici anni, l’esordio come batterista in gruppi rock e jazz. Dopo la laurea con lode presso il conservatorio molisano in percussioni classiche, si è trasferito a New York ad appena 22 anni, il 16 agosto 2001. Un anno non proprio trascurabile, specie per gli States: meno di un mese dopo ci sarebbe stato l’attentato alle Torri gemelle. Nella Grande Mela ha iniziato a studiare presso il Brooklyn-Queens College of Music di New York e nel 2009 Santaniello è stato scelto da una giuria di docenti d jazz internazionale composta da Carl Allen, Ron Carter, Kenny Washington e Billy Drummond, per far parte del programma Artist Diploma presso la Juilliard School, l'istituto leader mondiale nella educazione artistica. ►►

In questo programma di post-master altamente selettivo, l’artista molisano ha rappresentato Juilliard School in tutti gli Stati Uniti, nel Sud America ed in Europa condividendo la sua conoscenza musicale attraverso attività educative e di sensibilizzazione al jazz in master class e workshop con studenti universitari provenienti da tutto il mondo. Un’esperienza davvero significativa ed esaltante. Nel 2011 ha condiviso la cerimonia di laurea (detta nella tradizione accademica americana “Commencement Cerimony”) presso la prestigiosa Alice Tully Hall di New York con artisti di fama mondiale come il pianista Herbie Hancock, il compositore John Adams e l’attore Derek Jacobi. Insomma, a grandi passi verso un’affermazione sempre più nitida.

Il primo italiano dell’Artist Diploma Dopo la laurea, Santaniello ha continuato ad onorare la collaborazione instaurata con la Juilliard School essendo stato il primo musicista italiano facente parte dell’Artist Diploma in Jazz Studies, il più prestigioso programma di studi di jazz presso Juilliard School.

In alto: Luca Santaniello Sopra: una foto dell’Eddie Lang Jazz Festival

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COPERTINA - MOLISANI NEL MONDO ►► Dal suo arrivo a New York, rapidamente ha guadagnato una reputazione come batterista freelance, lavorando nel trio del pianista Roland Kirk Ron "Rhan" Burton e registrando con artisti del calibro di Makoto Ozone e Harry Allen. Si è esibito in alcune delle sale da concerto e jazz clubs più importanti di New York come “The Blue Not”, “Harvard Club”, “Paul Hall” “Dizzy Club” presso il “Jazz at Lincoln Center”, “55 Bar”, “Smalls”, “Jazz Standard”, “Sweet Rhythm”, “Lenox Lunge”, “Zinc Bar” e “Smoke Jazz Club”. Nel corso degli anni, Santaniello ha costruito un notevole curriculum concertistico suonando con l'Orchestra Sinfonica di Spoleto, Orchestra del Festival Internazionale di Musica di Spoleto-Italia, e con diversi artisti jazz internazionali, come i vibrafonisti Joe Locke e Mark Sherman; i pianisti Aaron Goldberg, Makoto Ozone, Anthony Wonsey, Eric Lewis (Elou), Dan Nimmer, Jeb Patton, Roberto Tarenzi e Jon Davis; le cantanti Carolyn Leonhart, Lezlie Harrison, Alice Ricciardi; I sassofonisti Joe Lovano, Lee Konitz, Harry Allen, Vincent Herring, Lew Tabackin, John Ellis, Joel Frahm, JD Allen, Wayne Escoffery, Melissa Aldana; I trombettisti Roy Hargrove, Brian Lynch, Terrell Stafford, Joe Magnarelli, Jim Rotondi, Jeremy Pelt, Duane Eubanks; i bassisti Ron Carter, Ben Wolfe, Ray Drummond, David Wong, Jay Leonhart, Ugonna Okegwo, Cameron Brown; I chitarristi Joe Cohn, Jimmy Bruno, Rodney Jones, Paul Bollenback, Jonathan Kreisberg e William Ash. In qualità di percussionista orchestrale e di batterista, ha anche collaborato con orchestre sinfoniche di fama mondiale e gruppi da camera come l’ Orchestra Sinfonica di Spoleto, Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi di Salerno, L'Orchestra Sinfonica Molise, il gruppo da camera Solisti Aquilani, e con dirrettori d’orchestra come Luigi De Bernard, Riccardo Muti, Roy Hragrove per la Roy Hargrove Big Band.

La sua attività di touring internazionale, esibendosi con la Juilliard Jazz Quintet e altri artisti, lo ha portato in Colombia, Brasile, Costa Rica, così come in Francia, Spagna, Regno Unito, Germania ed Italia, ed è apparso su alcuni dei palchi più rinomati del mondo, come Paul Hall di New York City; Pereira Auditorium San Paolo del Brasile: Shakespeare Theatre di Washington, DC: Teatro San Carlo Napoli Italia.

Luca Santaniello (foto salvatorerecorso.net)

La padronanza delle percussioni La sua profonda conoscenza della batteria e delle percussioni e la sua capacità eclettica nel comporre e arrangiare gli ha permesso di essere richiesto anche in altri stili musicali, così ha collaborato nei lavori discografici in studio con il cantantautore, produttore e vinicitore di Grammy Larry Dvoskin, il finalista di Australian Idol Garth Ploog, la cantautrice Anna Dagmar Johnson, la cantante jazz-pop Greta Panettieri (leader della band “Greta’s Bakery” per la casa discografica Decca), la cantautrice Stefanie Seskin e la band R & B “Blue Number 9” per l’etichetta Check Other Records. Ha anche registrato la batteria sul singolo "Sorry Moe" della rock band “Belt”, presente con il video del singolo sul canale musicale Mtv Usa, e per la cantautrice Sistiana nel singolo "The Storyteller" prodotto dalla Sony Italia. Insomma, un’attività frenetica, tutta ai massimi livelli, coronata anche da un’apparizione cinematografica come batterista jazz nel film "The girl in the park", interpretato da Sigourney Weaver, Kate Bonsworth e Kery Russell.

Santaniello ha girato il mondo, ottenendo elogi negli Stati Uniti, in Europa e in Sud America. Per seguire la sua attività c’è anche a disposizione il sito web lucasantaniellojazz.com. Santaniello ha fatto da apripista a un nutrito gruppo di musicisti italiani che hanno coronato il loro sogno: vivere e suonare a New York, capitale mondiale del jazz.

Sempre più italiani nel jazz di New York “I jazzisti italiani a New York sono almeno una ventina – racconta Santaniello – e l’esodo si è intensificato negli ultimi anni. Ci si conosce più o meno tutti, e quando c’e’ l’occasione ci si incontra anche al di fuori del lavoro. Io organizzo regolarmente una cena a casa mia con pasta allo scoglio e spigola atlantica al forno con Riesling bianco a volontà. Quasi tutti insegnano musica per arrotondare gli introiti dei concerti, ma si sono ambientati bene e sono soddisfatti, convinti di stare nel posto giusto. Al contrario dei musicisti che incontro quando torno in Italia: si lamentano di continuo”. Però non sono tutte rose e fiori. “Scegliere di vivere qui – continua Santaniello - non è la cosa più comoda che puoi fare nella tua vita. Visto di permanenza, costo della vita più alto rispetto all’Europa, rapporti umani veloci e fugaci, tutti per la maggior parte legati al business. Se decidi di rimanere devi aver trovato una tua dimensione di comodità, altrimenti impazzisci. Ma siamo tutti in piena attività, non c’e’ tempo per lamentarsi”.

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COPERTINA - MOLISANI NEL MONDO L’altro è l’Italian Jazz Festival, ideato da Enrico Granafei e organizzato dal Trumpets Jazz Club in New Jersey.

Ed ancora: “Una volta che provi New York capisci che, per quanto sia dura, questa città è un libro aperto con possibilità per tutti. Dove non ha importanza la tua affiliazione a un gruppo religioso, politico, ideologico, etnico. Al contrario dell’Italia dove tutto sembra impossibile, irraggiungibile, faticoso, lontano e legato ad una mentalità di ‘sistema’ e di appartenenza. Per assurdo, nonostante l’altissima competizione, le cose sono più facili qui”.

Il molisano Cordisco, la “spalla” di Arbore In questa rapida carrellata di jazzisti molisani non possiamo tralasciare un terzo campobassano, Daniele Cordisco, oggi spalla di Renzo Arbore Lo abbiamo ammirato recentemente durante l’esibizione a “Che tempo che fa” con Fabio Fazio.

Jazz a New York: c’è anche Luca Tozzi Un altro musicista molisano che si sta facendo onore negli Stati Uniti è il campobassano Luca Tozzi. Dopo aver mosso i primi passi musicali nel capoluogo molisano come chitarrista, ha continuato i suoi studi presso Siena Jazz, ha preso parte per quatto volte alle Summer clinics della Berklee a Perugia, dove ha ricevuto riconoscimenti come "outstanding musician" ed è stato selezionato per esibirsi ad Umbia Jazz come in altri festival di altissimo livello. Dopo essere stato a Roma, nel 1999 si è trasferito a Londra, dove ha vissuto per tre anni suonando con varie formazioni con musicisti del calibro di Sebastian Rochford, Renato D'Aiello, Damon Brown, Quentin Collis, Paul Batik, Jim Mullen e la Hot Orange Big Band. Ricorda di aver suonato anche in strada e in metropolitana perché farsi sentire e conoscere è un passaggio obbligato.

Luca Tozzi Girare per locali, ad esempio, è basilare per farsi ascoltare ed apprezzare più possibile dai tanti musicisti che frequentano la vita notturna e sono in cerca di contatti. Tozzi è approdato a New York nel 2002, un anno dopo Santaniello, città dove vive e lavora tuttora come chitarrista, incontrando e continuando ad incontrare i più importanti nomi del panorama musicale jazz a livello mondiale.

Due festival jazz “made in Italy” Del resto nella Grande Mela negli ultimi anni sono nati due festival di jazz italiano. Uno è l’Italian Jazz Days, ideato da Antonio Ciacca, si svolge dal 2007 in vari jazz club di New York e Washington. E’ sostenuto anche dall’Istituto italiano di cultura newyorkese.

Il chitarrista campobassano, dopo aver suonato negli "Swing maniacs", la band composta dallo showman foggiano mettendo insieme alcuni dei più bravi jazzisti italiani, sta accompagnando Arbore nella sua ultima avventura, quella del disco “americano” appena pubblicato (“...my American Way, ma con le classiche canzoni italiane…”). Il cd contiene quindici brani scelti personalmente da Arbore, tra cui “E se domani” (I know it's over), “Anema e core” (How wonderful to know), “Permette signorina” (Cappuccina), e “Non dimenticar” (Don't forget), Cordisco ha suonato anche ad Umbria Jazz con il bassista Dario Deidda e la cantante Esperanza Spalding a Perugia. ■

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MOLISANI A ROMA Flavio Bucci, ritorno “con lode” in Molise: dopo 30 anni visita la “sua” Casacalenda L’attore, reso celebre dal “Ligabue” televisivo di Salvatore Nocita, ha recitato anche nel “Marchese del Grillo” con Alberto Sordi

Dopo

trent’anni è tornato nel “suo” Molise. L’occasione è stata offerta dall’Università di Campobasso che gli ha tributato un riconoscimento per i 45 anni di carriera. Flavio Bucci, poliedrico attore legato soprattutto alla straordinaria interpretazione del pittore Ligabue nell’omonimo sceneggiato del 1978, è tornato nella “sua” Casacalenda, il borgo paterno dove ha trascorsi lunghi periodi quando era bambino (la famiglia materna è invece originaria della provincia di Foggia). Bucci s’è formato professionalmente presso la Scuola del teatro Stabile di Torino, città dov’è nato. Ha esordito come attore cinematografico nel 1971 con un piccolo ruolo nel film “La classe operaia va in paradiso” di Elio Petri, che poi lo volle come protagonista del suo successivo “La proprietà non è più un furto” del 1973. Ricorda, a proposito degli esordi, che dopo il liceo classico, la facoltà di legge e la naja, ha trovato un lavoro a Roma, cominciando subito con il cinema. “Ho avuto la fortuna di conoscere un grande attore, Gian Maria Volonté, mi presentò al regista Elio Petri che mi fece fare una piccola parte nel film ‘La classe operaia va in paradiso’ – ricorda l’attore d’origine molisana.

Il grande successo, però, è del 1978 con lo sceneggiato televisivo “Ligabue” diretto da Salvatore Nocita e trasmesso dalla Rai che così consacrò l’attore presso una vasto pubblico. Ricorda, a proposito di Ligabue: “C’era molta aneddotica ed erano più le cose da togliere che da aggiungere. Lì a Gualtieri venivano tutti i cittadini a raccontare una loro versione di Ligabue, e ne è venuta fuori una storia umana ed incredibile di questo artista naïf. Era il “buon selvaggio” della pittura italiana, un personaggio inquietante, diverso, strano, difficile da interpretare. E’ stata una bellissima esperienza e sono felicissimo di questo”. Sempre per la televisione ha recitato in “Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana” (1984) di Piero Schivazappa, ne “I promessi sposi” (1989) di Salvatore Nocita e nella prima edizione de “La Piovra” (1984). Indimenticabile la sua presenza, nel ruolo di Fra Bastiano, ne “Il marchese del Grillo” di Mario Monicelli a fianco dell’immenso Alberto Sordi, nonché nel film “Il Divo” con la regia di Paolo Sorrentino. Nella sua carriera anche tanto teatro, da Seneca a Shakespeare fino a Pirandello. Il Molise ha giustamente attribuito il proprio riconoscimento a questo carismatico genio del mondo dello spettacolo, uno dei tantissimi attori di origine molisana che occupano i vertici nazionali e internazionali, da Castellitto a De Niro. ■

L’attore Flavio Bucci oggi

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MOLISANI A ROMA Cicloamatori: il trofeo “Centro Italia” con la Granfondo includerà il Molise A luglio 2014 tappa tra Campitello Matese e Colle dell’Orso di Frosolone. Promotore è Nicolangelo Zoppo, nato a Sant’Elena e residente a Roma. Anche quest’anno il Trofeo Centro d’Italia sarà un appuntamento imprescindibile per chi ama andare in bicicletta: la più grande manifestazione cicloamatoriale dell’Italia centro-meridionale, coordinata dall’Asd Largo Sole (il titolare è Nicolangiolo Zoppo, nato a Sant’Elena Sannita ma da anni residente a Roma), giunta alla sua IV edizione, ha confermato la presenza in calendario di sei tappe che si snodano in scenari suggestivi. L’attenzione crescente verso il Trofeo Centro d’Italia è testimoniata anche dall’interesse di un partner importante come Biemme, che sarà il main sponsor della manifestazione: l’azienda di Brogliano (Vi), che produce abbigliamento tecnico per il ciclismo e non solo, si lega sia come sponsor del circuito sia come partner tecnico per quella che è la più importante novità del Trofeo Centro d’Italia 2014, la Gran Fondo New York Italia. Le competizioni inizieranno il 23 marzo con la Granfondo Costa d’Amalfi: la gara, che si svolge in un meraviglioso contesto paesaggistico, è collocata in una data ideale per chi vuole testare la propria gamba in vista degli appuntamenti successivi. Non mancheranno però alcune difficoltà altimetriche, visto che si raggiungerà quota 650 metri slm e che l’altimetria prevede l’arrivo in salita a Ravello. Il Trofeo Centro d’Italia approderà poi in Abruzzo per l’omonima granfondo: la prima edizione di questa gara si correrà il 13 aprile, con partenza e arrivo a Vasto (Chieti). Anche questa sarà una gara molto bella dal punto di vista paesaggistico, in quanto gli amatori affronteranno le colline della Val di Sangro, in un percorso particolarmente idoneo per la prima parte di stagione.

Il molisano Nicolangiolo Zoppo alla presentazione romana del Trofeo “Centro Italia” --------------------------------------------Molto più impegnativa, dal punto di vista altimetrico, sarà la Granfondo Città di Cassino, prevista per l’11 maggio: partenza e arrivo all’ombra dell’abbazia di Montecassino non devono ingannare: i percorsi si snodano tra le montagne circostanti passando per Viticuso, una piccola Capri di montagna, la valle di Comino e le salite di Terelle. La Granfondo Città di Cassino sarà il degno antipasto alla Granfondo del Matese, che dopo il successo dello scorso anno sta diventando un appuntamento importante per tutti gli amatori delle scalate. Lo scenario di Colle dell’Orso a Frosolone (Isernia), la salita di Campitello Matese (Campobasso) e l’altimetria da scalatori puri rendono la gara molisana una sorta di tappa alpina, un modo per misurarsi senza dover necessariamente recarsi nel nord Italia. La Granfondo del Matese si correrà il 27 luglio 2014. Il Trofeo Centro d’Italia vedrà la propria grande novità 2014 a settembre, quando a Terracina (Latina) si correrà la Granfondo New York Italia.

E’ il primo evento targato GFNY nel mondo e nasce dalla collaborazione tra la Granfondo Campagnolo New York e l’Asd Largo Sole. Mission della gara è far sentire in Italia il profumo della manifestazione che Uli e Lidia Fluhme organizzano nella Grande Mela, e far assaggiare i nostri territori e i nostri standard logistici ai ciclisti che, per l’occasione, verranno da ogni parte del mondo. La Asd Largo Sole, per i percorsi, ha scelto di valorizzare i tracciati che fino a qualche anno fa furono di una storica e apprezzatissima manifestazione organizzata dal patron Franco Tallarini: la Granfondo dei Monti Ausoni, Da parte degli appassionati esteri c’è infatti molto interesse sull’evento e già molte persone stanno aderendo all’iniziativa. Il Trofeo Centro d’Italia - Biemme si concluderà con una prova classica del circuito: la Randonèe Il Ritorno dell’Arrotino. Si tratta di una vera e propria passerella per tutti coloro che avranno preso parte al Trofeo ma sarà anche importante per gli amatori che vogliono puntare alla classifica generale, in quanto vengono assegnati punti determinanti. Sono già aperti gli abbonamenti per tutti coloro che vogliono prendere parte a tutte le tappe del Trofeo Centro d’Italia: per partecipare alla competizione amatoriale più importante dell’Italia centromeridionale la quota è fissata a 125 euro, comprensivi della maglia celebrativa della GFNY Italia destinata ai primi 500 iscritti alla gara di Terracina. Per tutte le informazioni e il regolamento è possibile consultare il sito www.centroditalia.it. ■

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MOLISANI A ROMA Google promuove il made in Italy ma il Molise ne approfitta in parte SIAMO SULL’ANSA ! Rinnovata sezione Molise in testo scuola

Editore accoglie correzioni e inserisce nuove schede e prodotti (ANSA) - CAMPOBASSO, 3 FEB - Torna con una sezione sul Molise tutta rinnovata il libro "Nel giardino dei saperi", testo ministeriale per la scuola primaria nel quale il circolo dei molisani a Roma "Forche Caudine" rilevò inesattezze. La Giunti editrice, accolte le segnalazioni, ha invitato l'associazione a collaborare alla nuova stesura. Tra le novità, schede su Pietrabbondante e lo scavo paleolitico di Isernia. Riscritti l'artigianato e l'agroalimentare: entrano le quattro T: Tartufo, Tintilia, Transumanza e Tratturi.

Un nuovo servizio di Google, realizzato nell’ambito del Google Cultural Institute, mira a valorizzare alcune eccellenze del nostro Paese attraverso una grafica semplice ed efficace: una piantina dell’Italia puntellata di riferimenti geografici che corrispondono ad altrettanti “punti di forza” del territorio. Non a caso il servizio si chiama “Made in Italy” ed è stato realizzato in collaborazione con Unioncamere e ministero dell’Agricoltura. Sfruttando le potenzialità tecniche del principale motore di ricerca a livello mondiale, mira a promuovere alcune tipicità, principalmente dell’alimentazione e dell’artigianato, con valore storico e dal carattere prettamente locale. Tra gli esempi, le cartiere di Fabriano del 1250 e il presepe napoletano del Settecento fino al carciofo spinoso della Sardegna. Una sezione del sito (eccellenzeindigitale.it), denominata “Casi di successo”, strizza l’occhio soprattutto al collegamento tra artigianato tradizionale e makers, cioè gli autoproduttori sensibili alle nuove tecnologie. Una filosofia, guarda caso, promossa nella nostra recente kermesse “Molise, un’altra Storia” a novembre in Garbatella a Roma. Google, in collaborazione con Unioncamere, mira in sostanza ad agevolare la conoscenza delle eccellenze dell’artigianato e del design attraverso gli strumenti del web. Non mancherà, però, qualche polemica sulla scelta delle esperienze rappresentative dei territori. Ad esempio, per il Molise sono state scelte “le ceramiche di Isernia del Settecento”. Peccato che la ricerca di tale attività su Google sia particolarmente infruttifera, salvo qualche riferimento al passato (castello di Pescolanciano). Ma c’è di più: lo stesso sito promozionale della Regione Molise, il portale del turismo, alla voce “Le ceramiche artistiche e terracotte”, ne parla al passato (citando, ad esempio, i monaci benedettini) e scrive letteralmente “oggi la produzione è praticamente nulla”. La domanda è lecita: esiste davvero un’azienda che dal Settecento produce ceramiche ad Isernia? E poi perché scegliere un settore che dovrebbe confrontarsi con altre eccellenze italiane note in tutto il mondo, come l’abruzzese Castelli, la laziale Civitacastellana, l’umbra Deruta, l’emiliana Sassuolo o la campana Vietri? Non sarebbe stato più proficuo indicare la fabbrica Marinelli di Agnone, che produce campane sin dall’anno Mille, tra l’altro una delle più antiche fabbriche a carattere familiare del mondo? Oppure l’arte della forgiatura di Frosolone, che risale al medioevo, dove esistono ancora artigiani che producono coltelli tradizionali (come Rocco Petrunti)? Ed ancora l’artigianato delle zampogne di Scapoli o l’arte della pietra di Pescopennataro? E perché, sul fronte alimentare, ignorare i tartufi? Domande che, speriamo, ottengano risposta da qualcuno.

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MOLISANI A ROMA

PROGETTI Tempi maturi per la Casa del Molise? Da anni l’associazione “Forche Caudine” costituisce un credibile punto di riferimento non solo per i tanti Romani d’origine molisana, che trovano nel sodalizio un’occasione di aggregazione e di socializzazione, ma anche per tanti Molisani che vedono la piazza romana come ambiente ideale per promuovere le proprie produzioni artistiche e letterarie. Tra le sollecitazioni raccolte in questi lunghi anni di attività, una particolarmente interessante e costante che viene dal Molise riguarda la promozione dei prodotti tipici alla platea romana. Nelle occasione in cui ciò è stato possibile (ad esempio nelle tre edizioni del “Molisedays” a Villa Lazzaroni o nel recente “Molise, un’altra Storia” a Garbatella), le produzioni molisane hanno incontrato successi straordinari tra i consumatori romani e non solo. Idem in occasione dei cesti natalizi molisani, introdotti anche in un Cral della Rai. E’ insomma sempre più avvertita l’esigenza di creare una sorta di avamposto romano per la promozione commerciale del Molise, che affianchi strettamente l’anima prettamente culturale di “Forche Caudine” e venga avvantaggiato dai contatti già in essere grazie all’associazione. Questa sorta di “Casa del Molise” a Roma potrebbe servire non solo quale volano per le aziende molisane interessate anche al mercato romano, ma anche per la promozione turistica presso tour operators, che viaggia di pari passo. E’ un progetto che ci auguriamo possa prendere presto forma a Roma. Perché alla crisi occorre rispondere con iniziative concrete, ottimizzando le risorse in campo. In tal senso già sono in essere i primi embrionali contatti: l’augurio è che con un lavoro di squadra e garantendo autonomia operativa alla struttura, si possa finalmente creare qualcosa di buono e di duraturo per il Molise.

Due iniziative a marzo Due gli appuntamenti in calendario a marzo per i molisani a Roma. La prima iniziativa si chiama “Sentieri d’Italia” ed è un ciclo di appuntamenti periodici, ideato da Sabine Frantellizzi e Francesco Ventimiglia (giornalista Rai), per scoprire la piccola grande provincia italiana. Quindi non regioni istituzionali, ma aree coese di particolare interesse paesaggistico e produttivo. L’iniziativa omaggia lo storico Gran Tour avviato nel XVIII secolo, quel lungo viaggio che i giovani dell’aristocrazia europea facevano nel Vecchio Continente per perfezionare il loro sapere. E riscoprire le proprie radici. Di durata variabile, aveva come destinazioni la Francia e la Grecia. Ma soprattutto l’Italia e le sue grandi capitali: Venezia, Firenze, Roma, Napoli, Palermo. Durante il Tour, i giovani imparavano a conoscere la cultura, le arti e gli usi dei Paesi attraversati. Da cui traevano modelli di riferimento, stimoli, suggerimenti. Privilegiando le strade meno battute, i territori meno frequentati. Per raggiungere le “mille anime” di un paese che nella sintesi delle diversità trova la sua identità e la sua forza. L’appuntamento mensile che gli organizzatori promuovono toccherà, in collaborazione con l’associazione “Forche Caudine”, anche il Molise, in particolare la provincia di Isernia. Presso un teatro romano, sabato 22 marzo, sarà organizzata una serata dedicata alle risorse materiali e immateriali dello specifico contesto molisano. Per ascoltarne voci, melodie, atmosfere. Per gustarne toni, caratteri, fragranze. All’iniziativa collabora la Camera di Commercio di Isernia. La serata sarà articolata in due parti: una rappresentazione teatrale a più voci del territorio, in cui confluiranno musiche, citazioni letterarie, passi drammaturgici, brani folcloristici, opere pittoriche o visive che ne riproducono storia, cultura, arte; una cena dove verranno esposti e cucinati prodotti enogastronomici dell’Alto Molise. Il Molise costituirà il secondo appuntamento dopo quello con Sibari e la Calabria Citeriore. Maggiori informazioni saranno diffuse dall’associazione “Forche Caudine” con un apposita Newsletter. Il secondo appuntamento dovrebbe avere luogo sempre a marzo in uno splendido locale vicino a piazza Cavour. Anche qui avremo il Molise protagonista, in particolare le cantine molisane. Assoluto protagonista sarà il vitigno Tintilia. Maggiori informazioni saranno diffuse, anche in questo caso, dall’associazione “Forche Caudine” con un apposita Newsletter.

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OPPORTUNITA’

ROMA

Camera di commercio: fondo per avvio imprese ROMA - Chi vuol diventare artigiano, commerciante e piccolo imprenditore a Roma può partire in discesa. C’è a disposizione un “tesoretto” fino a 4.500 euro per l’avvio dell’azienda grazie al bando della Camera di commercio di Roma che garantisce fino a 2.500 euro di contributo per le spese una tantum di avvio di impresa. A queste si sommano duemila euro che mette a disposizione la Cna attraverso un voucher di da utilizzare entro i primi sei mesi per consulenza sul lavoro e contabilità. Tra i servizi che offre la Cna, anche un’assistenza sul credito per conoscere tutte le opportunità che si possono ottenere grazie ai finanziamenti pubblici per le imprese attualmente in corso e la possibilità di partecipare al ciclo di corsi “Dall’idea all’impresa”, organizzato da Cna e Inail, per conoscere tutti gli adempimenti necessari ad aprire un’attività. E ancora: credito, disbrigo pratiche amministrative, sicurezza sul lavoro, innovazione e internazionalizzazione. Cna di Roma, attraverso questa iniziativa, intende semplificare la vita agli aspiranti artigiani, commercianti e piccoli imprenditori che non abbiano già una partita Iva, accompagnandoli proprio nella fase più delicata: quella dell’avvio.

Abbiamo visitato in anteprima la mostra sulla Roma a Testaccio Si chiama “Roma ti amo”, è molto pubblicizzata in tutta la città e non mancherà di sottrarre un po’ di tempo ai tanti tifosi della Roma per trascorrere qualche quarto d’ora totalmente immersi nei colori giallorossi. La mostra ripercorre la storia della As Roma, raccontando quindi anche un consistente pezzo della città vista attraverso il calcio, una delle manifestazioni collettive che suscita più emozioni. “Forche Caudine” ha visitato in anteprima l’esposizione che resterà aperta fino al 20 luglio alla Pelanda (ex mattatoio) a Testaccio. In un percorso di oltre 1.300 metri quadrati si toccano tutte le tappe più importanti della vita del club, con centinaia di pezzi tra documenti originali (in particolare biglietti d’epoca e ritagli di giornale), maglie storiche, tessere, trofei che arrivano dalla società e da collezionisti di cimeli giallorossi. La storia della Roma è ricostruita in sei sale suddivise per epoche. Suggestivi il grande subbuteo con i giocatori, l’esposizione di numerose maglie, ognuna in una teca, la galleria con le prime pagine storiche del Corriere dello Sport. Info: “Roma ti amo”, da martedì a venerdì dalle 16 alle 22, sabato e domenica dalle 10 alle 22. Biglietti a 10 euro, salvo riduzioni. Info: tel. 06-98373340.

Per ulteriori informazioni: http://www.cnapmi.org.

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CULTURA A Larino il fascino del dialetto Una serata di successo promossa dall’Unione nazionale pro loco d’Italia (Unpli) di OSCAR DE LENA

Il 17 gennaio nel Palazzo Ducale di Larino, in occasione della Giornata nazionale del dialetto e delle lingue locali promossa dall’Unione nazionale pro loco d’Italia si è svolta la cerimonia di presentazione della commedia in dialetto guglionesano: “U spusalezie” di Adele Terzano, docente di francese. La commedia ha ricevuto il primo premio alla prima Rassegna teatrale regionale molisana Bovajanom con la seguente motivazione: “Migliore spettacolo per essere riusciti a dare vita a uno spaccato della tradizione del paese, riproponendo le scene salienti di uno sposalizio di altri tempi… Il ricorso all’uso del dialetto, prospettato con estrema disinvoltura e sicurezza espressiva, oltre a valorizzare il patrimonio culturale del luogo, dona alla rappresentazione verve, brio spontaneo e gioioso, tale da renderla piacevolmente godibile, anche per il ricorso all’elemento musicale che la connota e l’accompagna”. La manifestazione si colloca in una serie di eventi: “Il Venerdì in biblioteca” promosso dalla Lions Club di Larino e dal Comune di Larino che hanno luogo presso la biblioteca “Bartolomeo Preziosi” all’interno del Palazzo Ducale di Larino. L’inaugurazione degli eventi 2013-2014, sapientemente organizzati dal presidente della Lions Club Marco Tagliaferri e da Pasquale Gioia, è avvenuta il 25 ottobre 2013 con la presentazione a cura del preside Pardo Spina del libro di poesie “Terre e infiniti” del professor Filippo Salvatore, nato a Guglionesi e docente di lettere italiane presso l’Université de Montréal. Gli eventi che abbracciano vari ambiti culturali si protrarranno fino a venerdì 16 maggio 2014 con la cerimonia di chiusura del ciclo degli eventi con l’intervento del presidente Marco Tagliaferri: “La Mediterraneità come stile di vita”.

La prof.ssa Adele Terzano

Un plauso va agli organizzatori di questi eventi che hanno saputo dare voce e valorizzare vari aspetti culturali e in particolar modo i dialetti molisani. Fissare il 17 gennaio 2014 come data di presentazione della commedia dialettale “U spusalezie” è stato un onore e un vanto per i molisani poiché nello stesso giorno a Roma è stato consegnato il premio letterario “Salva il tuo dialetto”. “Salva il tuo dialetto” prima che scompaia è l’appello pressante che l’Unpli, la Legautonomie Lazio e il Centro di documentazione per la poesia dialettale “Vincenzo Scarpellino” hanno lanciato il 17 gennaio nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta a Roma con la collaborazione di Confcooperative presso la sede di via Torino 146 ed alla quale hanno partecipato il presidente dell’Unpli Claudio Nardocci, il presidente di Legautonomie Bruno Manzi, il professor Vincenzo Luciani del Centro Scarpellino per la salvaguardia dei dialetti. “Nel mondo ogni 14 giorni scompare una lingua locale portando dietro di sé tradizioni, storia, cultura. Le pro loco – ha dichiarato il presidente Unpli, Nardocci – hanno raccolto questo grido d’allarme che si leva da ogni parte del mondo sul fenomeno. Le lingue locali sono il collante che ci unisce alle nostre radici, il tenue filo che ci tiene legati alla cultura popolare e alla storia del territorio”. In tutta Italia si svolgeranno diverse iniziative sul tema della giornata organizzate da pro loco, associazioni culturali, biblioteche, ecc. (visibili al link: http://unpliproloco.it/home/archiviomanifestazioni/387-gli-eventi-della-giornata-nazionaledel-dialetto.html). Un grazie di cuore va a chi ha dato l’opportunità di dar voce ai nostri dialetti molisani che come tutti i dialetti del mondo sono l’espressione delle nostre radici e senza le radici l’albero della vita muore.

Informazioni: giornatadeldialetto@unpli.info

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CULTURA Nuovo film di Lucia Colombo

Fossalto, la croce restaurata FOSSALTO (CB) – Lo scorso 9 febbraio, nella Chiesa di Santa Maria Assunta, in occasione della messa officiata dal Vescovo monsignor Scotti, è stato presentato il restauro della Croce Astile di Fossalto, effettuato a cura dell’orafo Giacomo Fallica di Petacciato (Cb). La Croce astile, arredo sacro in argento di pregevole manifattura del tardo XVII secolo, di ignoto orafo argentiere di scuola napoletana, menzionata da Marco Laurini nella Guida d’Italia Touring Club Abruzzo Molise 1979, fu realizzata nel 1666 come dimostra l’incisione riportata sulla base della stessa croce.

Opera di alta oreficeria con tecniche della microfusione a cera persa, dello sbalzo e cesello e dall’antica e caratteristica arte del bulino, definita da una cornicetta modanata, mostra rifiniture “cartouches” di natura vegetale di tipo barocco. La Croce astile di Fossalto, presentata in anteprima dopo il restauro in occasione della mostra d’arte sacra “In Nativitate Domini” a Termoli, è stata riportata all’attenzione del pubblico nella definitiva collocazione in una teca, nella settecentesca chiesa della Madonna dell’Assunta, che accoglie tra l’altro, interessanti dipinti dell’artista molisano Paolo Gamba, che ha affrescato nel 1758 l’abside con l’enorme tela che ritrae il “Sacrificio di Melchisedec”, il “Caino e Abele”, “Il Sacrificio di Isacco” e “La caduta di Gerico”. L’immagine che pubblichiamo, offerta dall’ufficio stampa, è indicativa del pregio dell’opera.

Battista-Careccia: è “La Caparra” Un monologo teatrale scritto dallo scrittore molisano Adelchi Battista per l’attore Giorgio Careccia. Piccolo spaccato di un secolo fa, basato su documenti di archivio, tradizioni orali, e su lavori fondamentali quali quelli di Alberto Mario Cirese, Gino Massullo, Norberto Lombardi, Joseph D’Andrea, Vincenzo Lombardi e altri. Si tratta della storia di vita di Giovanni Zuccolitti di Ferrazzano, classe 1880, che assiste a diversi eventi accaduti nella sua terra fino al 1901 e poi negli Stati Uniti, dove si sposa con Alfonsina Capecia il 7 gennaio 1912. Grazie alla grande capacità di Careccia di immedesimarsi nel personaggio (e far immedesimare anche il pubblico), riviviamo le gesta di Zuccolitti attraverso aneddoti, storie, documenti che ci mostrano sia l’Italia immediatamente dopo l’Unità, sia gli Stati Uniti alle prese con il rozzo nascere del capitalismo moderno. E’ un racconto bracciantile, in una lingua impreziosita dal dialetto, intriso di credenze contadine, analisi popolari e populiste, rabbia e voglia di riscossa, di sovversione; l’immaginazione di un mondo in crisi ma pieno di possibilità, così lontano da noi ma anche così vicino, con un finale commovente. Eventi che hanno costituito la nostra base esistenziale senza che ce ne accorgessimo e che ancora oggi offrono a noi la possibilità di scoprire e mettere in relazione due culture apparentemente così lontane, quella di fine Ottocento e la nostra più moderna del terzo millennio, scoprendo che sono poi la stessa cosa ovvero il desiderio di realizzare e realizzarsi, senza ‘paura’ e con grande sacrificio.

Bonefro e Montelongo, in provincia di Campobasso, costituiscono parte del set del nuovo film della regista teatina Maria Lucia Colombo, che vede tra i protagonisti Andrea Roncato. La pellicola, in massima parte, è girata in Abruzzo. Il film si chiama “Ieri, oggi, sempre l’Orfana” ed è tratto da una novella di Giovanni Verga, “L’Orfana” appunto, che sua volta si rifà ad una novella di Luigi Capuana intitolata “La mula”. Il tema è quello della condizione femminile che dall’Italia del Verismo di Verga e Capuana, secondo la regista, non è che sia molto migliorata. Anzi, per alcuni aspetti è decisamente peggiorata. “Nonostante il cosiddetto progresso, la donna di oggi, proprio come quella di ieri, è ancora sottoposta alla volontà dell’uomo - spiega l’autrice. “Con l’aggravante che ai nostri tempi c’è stata una escalation di violenza, come dimostrano i tanti casi di femminicidio di cui veniamo a conoscenza dalle pagine dei giornali e nei servizi televisivi. Episodi sempre più frequenti di violenza che alla fine hanno come effetto anche quello di anestetizzare il pubblico, facendolo piombare in una sempre maggiore indifferenza”. Il film si sviluppa in due fasi. La prima, quasi interamente girata a Roccacaramanico, in Abruzzo, è ambientata nel passato e mette in scena le vicende narrate nella novella di Verga. La seconda è invece ambientata ai nostri giorni.

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MOLISE

TRIVENTO

Master di I livello per la riduzione della povertà TRIVENTO (CB) - La Pontificia facoltà di Scienze dell’educazione “Auxilium” di Roma e il Centro studi sociali sull’infanzia e l’adolescenza “don De Annuntiis” di Scerne di Pineto (Teramo) attivano nell’anno accademico 2013/2014 il Master universitario di I livello in “Politiche e servizi per la riduzione della povertà”. La Caritas diocesana di Trivento, nel promuovere il bando, seleziona un partecipante (eventualmente estensibile a due) al Master per un immediato coinvolgimento nei lavori di progettazione di interventi per le famiglie disagiate, per la promozione della Caritas stessa e la conduzione dei Centri di ascolto diocesani. Oltre ai requisiti e alle modalità previste nel bando ( www.diocesitrivento.it), si richiede la residenza in uno dei Comuni della diocesi di Trivento e la disponibilità ad impegnarsi nelle varie attività intraprese (e da intraprendere) a livello diocesano e regionale (Abruzzo-Molise). La Caritas partecipa economicamente a una borsa, ma nel caso in cui non venga raggiunto il numero massimo di 20 partecipanti al master, c’è la possibilità di consentire l’inserimento di un ulteriore partecipante con le stesse condizioni economiche del primo. La domanda e la documentazione dovranno pervenire entro e non oltre il 28 febbraio 2014, pena il rifiuto della richiesta, alla Caritas Diocesana di Trivento, c.so Umberto I, 66040 Castelguidone (Chieti) oppure all’indirizzo email: ascolto.trivento@diocesitrivento.it

Informazioni: dott. Michele Fuscoletti, tel. 0874-873230 (lunedì 10-12 e venerdì 17-19) o tel. 0865-77272 (lunedì 16-18 e venerdì 10-12).

Abruzzo-Molise, competizione a Pescara per creare startup di CHIARA PATITUCCI Un evento in cui sviluppatori, designers, marketers, product manager e startupper si troveranno insieme per condividere idee, formare teams, costruire prodotti e lanciare startups. Startup Week End è pensato specificamente per imprenditori, o aspiranti tali, che desiderano ricevere un feedback sulla propria idea, trovare un cofondatore o acquisirenuove competenze. L’evento avrà luogo il 7, 8 e 9 marzo 2014 nella suggestiva cornice di EuropAurum presso la struttura Aurum di Pescara. Il primo giorno è dedicato alla votazione delle idee più interessanti proposte dai partecipanti, che si costituiscono in team in base agli interessi comuni. Il sabato e la domenica mattina sono dedicati allo studio del business plan e allo sviluppo concreto dell’idea di impresa sotto la guida di coach specializzati di grande esperienza. Il pomeriggio del 9 marzo si conclude con la valutazione dei progetti presentati da parte di una giuria di esperti, imprenditori e investitori. La competizione interessa i giovani in cerca di opportunità lavorative che intendono mettersi in gioco come imprenditori. Startup WeekEnd è uno degli appuntamenti più importanti a livello planetario che permette ai partecipanti di produrre un’idea spendibile e tradurla in una start-up di successo. Il format dell’evento nasce dall’idea della statunitense Kaufmann Foundation, impegnata ad avviare i giovani verso il successo imprenditoriale, e si avvale del supporto di grandi nomi del business mondiale come Google, Coca Cola, Amazon. L’importanza di Startup WeekEnd e l’interesse che suscita sono dimostrati da alcuni numeri: 1.068 eventi già svolti, 478 città ospitanti in diversi Paesi del mondo, 8.190 startup create e 100mila imprenditori coinvolti. Gli organizzatori credono fortemente che attraverso nuovi modelli di creazione di impresa sia possibile generare innovazione e mettere in contatto persone determinate e grintose, che fanno network, integrano conoscenze per far nascere progetti concreti capaci di fare la differenza sul mercato. Startup WeekEnd è un progetto “globale a livello locale” che attira talenti e mette in luce giovani entusiasti e capaci da qualunque parte d’Italia. I vincitori ricevono un premio consistente in 3 mesi di utilizzo degli spazi di coworking nelle sedi di Digital Borgo. L’esperienza fornisce una spinta notevole per l’avvio di impresa, l’apprendimento dei processi necessari per tirare fuori il proprio sogno dal cassetto e tradurlo in realtà concreta. E’ stato calcolato che circa l’80% dei partecipanti pianifica di continuare a lavorare con il proprio team o startup dopo il week end.

Per informazioni: pescara.startupweekend.org cell. 329 13 75 521

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L’ARTICOLO DEL MESE Una quota di impiego pubblico al di fuori di ogni logica Nella nostra Regione per ogni mille abitanti operano ben 69 dipendenti pubblici. Questo mese selezioniamo il pezzo di Claudio De Luca pubblicato nel giornale “Termolionline” lo scorso 31 gennaio 2014. Complimenti all’autore. LARINO. Forse non sono in molti a sapere che, nella Patria di Vincenzo Cuoco, per ogni 1.000 abitanti, operano 69 dipendenti pubblici. Se questo fosse vero (come peraltro confermano i dati Istat), in Molise le varie Amministrazioni dovrebbero funzionare come un orologio svizzero; ma non di quelli prodotti nella parte italiana quanto piuttosto nella porzione tedesca, sicuramente più precisi. Ma chi legge ha mai avuto questa impressione, frequentando i vari regni delle mezze-maniche, presenti qua e là? Rispetto a noi si contano più lavoratori del p.c. e della mente solo nella Valle d’Aosta (83,8), nel Lazio (77), e nel Friuli-Venezia Giulia (69,2), mentre chi ha il fardello più piccolo è la Lombardia (appena 44,3 x 1.000). Per di più la ventesima realtà amministrativa d’Italia supera persino la media nazionale, ponderata dagli esperti su di un valore di 57,7%. Naturalmente non siamo i soli ad “esagerare” col personale, dal momento che, nel Lazio, il neoSindaco di Roma Ignazio Marino sta facendo di tutto per fare lievitare i numeri di questa regione. Cosicché ha già ingaggiato in Comune 97 persone per gli staff (suo e degli assessori), di cui 96 chiamati senza ricorrere alle procedure pubbliche di assunzione. Il loro costo-annuo è stato quantificato in 3 milioni di euro. Ma, per non disperare, a breve questi numeri verranno incrementati dall’acquisizione di altri 11 dirigenti. Pare che solo Rutelli, condannato dalla Corte dei conti per i consulenti quand’era primo cittadino, abbia saputo fare meglio (e di più) di Marino.

Il celebre “Vota Antonio” ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

La cosa curiosa, che va contro ogni idea di “diversità” con cui eravamo stati abituati a valutare certe faccende, è quella per cui – nel Molise – i politici indagati per peculato e truffa (per avere “smaneggiato” danaro pubblico) appartengono un po’ a tutti gli schieramenti. Sono del Pdl come del Pd; dell’Idv e di Sel; dell’Udc, di Progetto Molise, dell’Alleanza di centro, del Grande Sud, di Molise civile, dell’Udeur, dell’Alleanza per l’Italia, del Psi e di Rifondazione comunisti italiani. Chi ha indagato ha contestato a tutti questi Signori la spèndita di 2 milioni di euro di tutti noi tra il 2009 ed il 2011. E buon per loro che, per gli anni precedenti, non siano state effettuate ricerche sugli ammanchi forse perché nessuno ha pensato ancora di occuparsene. Insomma, con immensa mortificazione, dobbiamo prendere atto che, se prima leggevamo di un presunto familismo ioriano, ora conviviamo con quello analogo originato dal Presidente Frattura, almeno stando alle notizie che comincia a fornire la stampa locale quando parla di incarichi conferiti a parenti e di danaro, preso a titolo di contributo, per un’Azienda di sua pertinenza (la “Biocom”).

Nel capoluogo frentano non si lasciano dir male manco i civici della Sinistra, “folgoranti in solio” a Palazzo ducale. Tanto che, su “Facebook” a qualcuno è parso giusto instaurare un paragone. Mentre, negli stessi giorni, il Dittatore della Corea del Nord ordinava di sterminare la famiglia dello zio per non so quale presunto tradimento, a Larino la Giunta comunale conferiva un incarico tecnico per lavori pubblici allo zio di una assessora ed a Termoli si continuava a non deliberare l’assunzione del Comandante della Polizia municipale risultato vincitore di un pubblico concorso alcuni anni or sono e proprio quando si acquisiscono dirigenti dall’esterno in assenza di una procedura di evidenza pubblica, quale che sia.

In sostanza, i dati economici e sociali delineano un’economia stagnante per lo più tenuta a galla dalla spesa pubblica. Quella procapite delle Amministrazioni statali e locali è aumentata in maniera abnorme proprio per soddisfare richiami clientelari, come sottolineato dalla concentrazione della spesa nel settore pubblico. Insomma, il grosso dell’occupazione è operativo nei servizi, come sarebbe normale in un’economia avanzata; ma qui la quota di impiego pubblico è al di fuori di ogni logica. ■ (Claudio De Luca)

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LE IMMAGINI DEL MESE Di chi poteva essere se non dell’architetto Franco Valente di Venafro, uno dei più qualificati conoscitori del nostro Molise, la splendida foto del mese? L’amico Franco è una bandiera della cultura molisana e queste “perle” che ci regala quasi quotidianamente attraverso il suo blog e la sua pagina Facebook rendono orgogliosi tutti i veri molisani della propria terra. Per chi non l’avesse riconosciuta, è la chiesetta di San Luca con Pescopennataro sullo sfondo. Grazie Franco !

L’Alto Molise di Franco Valente

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Se ci siamo imbattuti in questa splendida foto di un cortile molisano lo dobbiamo alla professoressa Nicoletta Pietravalle e alla sua Associazione delle dimore storiche italiane, sezione Molise. L’immagine del cortile accompagna una meritoria iniziativa di dicembre 1996 sulle tavole apparecchiate nelle antiche case del Molise, promossa presso le sale del Podestà in via Ziccardi a Campobasso. Nella fotina in basso, alcune promotrici dell’iniziativa.

L’associazione dimore storiche

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ECCELLENZE

▼ Storia e territorio: il vino d’eccellenza della Cantina Valtappino è la Tintilia ‘Embratur’, nome che omaggia il massimo esponente nell’amministrazione politica dei Sanniti E racconta: “L’areale che circondava il capoluogo regionale, dove è situata la cantina, presentava un’elevata estensione di vigneti, particolarmente concentrati tra i comuni di Toro, San Giovani in Galdo e Campodipietra, mentre dai comuni di Ferrazzano e Mirabello arrivavano le uve di Tintilia.

di MARIA DI SAVERIO

I

vini molisani stanno crescendo. Ormai nel territorio prosperano cantine di livello internazionale e il fiore all’occhiello della produzione regionale, una sorta di icona distintiva, è il vitigno della Tintilia, che anche a Roma ha schiere di appassionati. La Tintilia è il vitigno autoctono del Molise. Per anni è stato quasi abbandonato, soprattutto per quell’uva piccola non certo bella a vedersi. Ma negli ultimi decenni è stato riscoperto e, benché destinato a produzioni limitate, sta contribuendo ad affermare il Molise anche nel settore enologico. Tra le realtà che con tenacia hanno concorso a far affermare questo vitigno va annoverata certamente la Cantina Valtappino, nata nell’ormai lontano 1969, dall’azione degli allora 274 viticoltori, i cui vigneti insistevano principalmente lungo le colline del Molise interno, quelle che fanno da contorno alla valle in cui scorre l’omonimo torrente. Luciano Cirucci, attuale responsabile dello stabilimento, con orgoglio rivendica la paternità delle prime vinificazioni di Tintilia, o Tintiglia, come lui stesso tiene a precisare.

“Un’azienda sempre in salute che, pur contro maldicenze e luoghi comuni che accompagnano le realtà cooperativistiche, ha sempre avuto un forte legame con il territorio e con i produttori, cui offriva un servizio continuo di formazione e informazione dichiara lo stesso Cirucci a Sebastiano Di Maria di Molisewineblog.

L’abbandono della viticoltura delle aree interne - complici le scelte istituzionali, e non, di puntare alla vitivinicoltura di quantità, decretando, di fatto, l’abbandono delle vigne nelle zone marginali, ha rappresentato una svolta per l’azienda, tanto che allo stato attuale la stessa conta solo quattro soci, per un totale di soli quindici ettari di vigneto”. ►►

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ECCELLENZE ►► “La filosofia aziendale, dopo questo sconquasso, non è cambiata, anzi - continua Cirucci - tende a rafforzare il legame con il territorio, dando la possibilità ai giovani di investire nelle qualità di un’areale da sempre vocato alla vitivinicoltura, che aveva in Gambatesa il centro nevralgico, attraverso la valorizzazione dei vitigni delle aree interne, come la Tintilia, su cui l’azienda ha scommesso da sempre, quando si pensò di vinificare e imbottigliare, anche se solo a uso personale, vista l’assenza di una denominazione territoriale in quel momento storico”.

Con decreto ministeriale del 18 maggio 1998, come ricorda Di Maria, è nata la seconda Doc regionale, “Molise” o “del Molise”, dopo la “Biferno”, nata invece nel 1983, che, per via del toponimo utilizzato, tendeva a favorire parte degli areali produttivi, e in particolar modo quelli del basso Molise che facevano riferimento a un'altra importante realtà cooperativistica. La nuova denominazione, riconosceva, nel suo disciplinare, la possibilità di vinificare e imbottigliare vino da uve di Tintilia, dando la possibilità di non vedere vanificati gli sforzi di tanti piccoli produttori delle zone interne che con caparbietà conservavano vecchie vigne, su cui la Cantina Valtappino aveva scommesso. Testimonianza di

tale lungimiranza è stata la prima bottiglia di Tintiglia apparsa sul mercato, proprio nel 1998, per merito della stessa azienda, l’unica che può vantare questo primato.

Del resto il comune di Gambatesa ha rappresentato il vero centro produttivo e storico di tutto l’areale, dove nacque, nel 1975, la Vinicola D’Alessandro, convertita, successivamente, da un gruppo di investitori romani, in Serra Meccaglia, una delle prime aziende totalmente meccanizzate in Europa, che produceva ben un milione di bottiglie di vino, in parte fornito anche dalla cantina Valtappino, di cui il 90% era destinato al mercato internazionale. Serra Meccaglia, che visitammo anche come giornale “Forche Caudine” a fine anni Ottanta, agli inizi della nostra attività, già nel 1985 produceva il primo vino “Le Serre” (Rosso dei Colli del Tappino, imbottigliato da Vi.Ta., viticoltori del Tappino), blend a base Aglianico e Tintilia, il più antico dei vitigni del Sannio, come citato in etichetta. Nel 1975 veniva prodotto il San Barbato (blend di Trebbiano e Malvasia), dalla Vinicola D’Alessandro di Gambatesa, con il simbolo del Castello di Gambatesa sull’etichetta. A questi vini si affiancavano altri, come uno spumante “Blanc de Blancs”, ossia ottenuto da sole uve bianche, chiamato “Domenico”, oltre ad una Vernaccia, il “Rocca del Falco”.

Questo rappresenta la storia produttiva, anche recente, dell’azienda e dell'intero areale che, affiancata a quella artistica presente nel Castello di Gambatesa, come spiegato in maniera magistrale da Franco Valente, è la forza su cui l’azienda vuole puntare per il futuro, attraverso i vigneti situati proprio nello stesso Comune, a ridosso del Lago di Occhito. Lo stesso Di Maria ricostruisce la storia più recente dell’azienda, ancora alle prese con un certo senso di diffidenza da parte di certa critica enologica regionale, come tende a sottolineare non senza un certo disappunto lo stesso responsabile. Oggi sono i premi e i riconoscimenti a garantire il giusto tributo a un impegno e una coerenza che tendono a privilegiare la qualità delle produzioni territoriali, riducendo all’essenziale gli interventi in vigna e in cantina, grazie alle favorevoli condizioni ambientali da una parte, e una tecnologia priva di strutture e tecnicismi da manuale enologico dall’altra. Il vino d’eccellenza dalla Valtappino è la “Tintilia Embratur” (l’Embratur era la massima figura politica nella civiltà dei Sanniti, si tratta quindi di un omaggio storico), prodotta in due tipologie, tra cui la riserva affinata in tonneau di rovere per quattro anni, rappresenta il fiore all’occhiello della produzione, grazie anche ai prestigiosi riconoscimenti che nell’ultimo anno ne hanno accompagnata la consacrazione. Nel corso dell’ultimo Vinitaly, al concorso enologico internazionale, alla Tintilia 2010 è stato assegnato il Diploma di Gran Menzione, anche se la stessa, curiosamente, non era presente nella selezione di vini regionali in degustazione nello stand allestito dalla Camera di Commercio, come fa notare con rammarico lo stesso Cirucci. Lo stesso vino si è aggiudicato, poi, la medaglia d’argento al concorso enologico internazionale “Selezione del Sindaco”, organizzato dall’Associazione nazionale delle Città del Vino. ►►

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ECCELLENZE ►► L’azienda, inoltre, è stata inserita nella guida di Veronelli 2014, con ben 90 punti per la Riserva e 88 punti per la 2010, oltre che nei vini da non perdere nella guida del Touring Club con la tipologia Riserva. Giuseppe Vaccarini, presidente dell'associazione delle sommellerie professionale italiana (Aspi), alla prima edizione del Divinolio, recensì la Tintilia 2010 come il vino che più lo aveva colpito all'interno del panorama enologico molisano, dato confermato con gli ultimi premi.

Un vitigno autoctono a bacca rossa ricco di polifenoli, raro, profondamente territoriale, connotato da scarsa produttività e da un grappolo minimalista, con acini molto piccoli. In un contesto globale vitivinicolo, ove tante varietà di viti emigrano da un posto all’altro del mondo, non sempre supportate da risultati confortanti, la Tintilia rappresenta l’unicità della specie, perché attecchisce solo qui. E’ un patrimonio che appartiene soltanto ed orgogliosamente ai molisani! Ed è per questo che essi ne hanno fatto un oggetto ampelografico da custodire gelosamente e preservare morbosamente”. Ed ancora: “Ho tirato il collo alla bottiglia come una gallina ed ho versato lentamente il liquido rosso nel bicchiere appositamente preparato. Il colore granato all’eccesso emoziona già a prima vista e comunica subito un sentimento selvatico e ruspante. Il profilo aromatico è pervaso da molteplici infiltrazioni umorali: sentori di terra umida e profumata di lavanda; una spiccata vena mentolata, che s’insinua prima suadente tra le narici, ma poi forzatamente come un grimaldello che apre una cassaforte; e poi la frutta rossa e matura che reclama il suo spazio vitale, insieme alla timbrica floreale violeggiante. E ancora ricordi di macchia mediterranea, di tabacco, di spezie orientaleggianti, di cioccolato fondente, di liquirizia e di boisè.

Il vino, sulle prime, ha un ingresso in bocca leggermente ritroso nella sua intrigante rusticità, ma poi si concede sensualmente e languidamente come una baiadera. Si articola poi uno sviluppo ampio ed armonico, con una trama fine, slanciata e profonda. L’impalcatura tannica è saporita, ancorché croccante e pungente. Il portamento è quasi austero e/o polposo, grintoso, dinamico e fruttato. La lunga persistenza finale è connotata da un’originale vitalità espressiva che aggrazia il retrolingua e appaga totalmente la beva. Un vino veramente eccellente e che teme pochi confronti. Da abbinare alla sostanziosa cucina locale e poi anche a cannelloni al forno, carne alla brace e provolone del monaco stagionato due anni, proprio come ho fatto io”. E allora prosit!

INFORMAZIONI Scrive Luciano Pignataro nel suo seguitissimo blog: “Ma quale tesoro possiede una regione così minuscola come il Molise, a parte le bellezze naturali, prelibate chicche gastronomiche, una campagna rigogliosa ed incontaminata, un litorale corto ma splendido, colli e montagne verdeggianti e la generosa ospitalità della sua antica gente? Ebbene sì, il Molise possiede un altro inestimabile tesoro, che ha tenuto nascosto per molto tempo, quasi per paura di vederselo rubare: il Tintilia o Tintiglia!

Cantina Valtappino, tel. 0874-441835 Vitigni: Tintilia, Aglianico, Sangiovese, Montepulciano, Trebbiano, Malvasia e Chardonnay. Ettari vitati: 18 Bottiglie prodotte: 80.000

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ULTIME NOTIZIE Zampogne presto su Raiuno Ancora le zampogne molisane in Rai. Una troupe televisiva è stata in Molise nei giorni scorsi per effettuare le riprese da utilizzare nel corso di una delle puntate della trasmissione "I Giganti".Si tratta di una serie televisiva che andrà in onda su Raiuno, in prima serata, a partire da maggio. Tra le località visitate, e che costituiranno oggetto del programma, c’è Scapoli, dove la troupe ha intervistato Mauro Gioielli, il noto leader del gruppo “Il Tratturo”, con domande sulla storia degli aerofoni a sacco e sull’artigianato delle zampogne molisane. Gioielli, insieme a Lino Miniscalco e Ivana Rufo, si è anche esibito in un canto di brigantaggio che verrà trasmesso durante il programma. La troupe ha anche visitato il Circolo della Zampogna e il Museo di Scapoli (Isernia) dedicato alle cornamuse. Antonietta Caccia, presidente del Circolo, è stata la referente dell’iniziativa ed ha coordinato i contatti tra Rai e musicisti del luogo.

Molise, un’altra Storia

IL DOCU-FILM DELLA FESTA DI ROMA

Regia di Felipe Goycoolea E’ qui www.youtube.com/watch? v=s8V1GEqcSAg&list=UU VjLSeUdRSlli9YOEhs8dK w&fea

Direzione Mibac: chiude in Molise?

La proposta di riorganizzazione territoriale del ministero dei Beni culturali che prefigura l’aggregazione del Molise con la Regione Abruzzo mette a repentaglio il lavoro prezioso svolto dalla Direzione regionale Mibac del Molise anche a supporto delle azioni programmate ed attuate dall’amministrazione regionale, dagli enti locali e dallo Stato che sul patrimonio archeologico, storico, architettonico, artistico, paesaggistico e culturale intendono investire per rilanciare lo sviluppo della nostra Regione. E’ quanto denunciano gli Ecologisti democratici, a proposito dell’ipotesi di accorpamento. «E’ opportuno ricordare i risultati che la Direzione regionale Mibac in questi anni ha conseguito, con il contributo di tutti gli uffici presenti sul territorio, nella razionalizzazione dell’invasiva richiesta di parchi eolici e fotovoltaici, nella valorizzazione dei siti archeologici, nella tutela e recupero dell’edificato storico, nel riallestimento e nella progettazione dei musei e nell’attività di studio e ricerca svolta in collaborazione con l’Università del Molise – aggiunge la nota. La spending review continua a mietere vittime soprattutto nelle realtà più marginali come il Molise.

Bagnoli del Trigno punta all’olio S’è svolta a Bagnoli del Trigno, il paese che conta più cittadini a Roma che in Molise, la terza edizione di “Bagnolio”, manifestazione che mira alla promozione delle eccellenze regionali del settore. L’iniziativa, che si ha avuto luogo presso la Domus Area, è stata promossa dal Cenacolo del Calice Rosso in collaborazione con l’associazione “La chiave della salute” e con il patrocinio dell’Ordine dei dottori agronomi e forestali del Molise, della Provincia di Isernia e della Società italiana di orticoltura. Sabato 15 febbraio si sono ritrovati una ventina di produttori per conquistare una piazza nel concorso “M.Oli.Sani”. A spuntarla, nella categoria “Fruttato intenso”, l’extravergine presentato dall’azienda Mastragostino di Mafalda, che bissa il successo del 2013. Per la categoria “Fruttato medio”, l’azienda M.Oli di Giovanni Passatelli di Mirabello Sannitico. Nella categoria “Fruttato leggero” ha prevalso l’olio prodotto dall’azienda Giorgio Tamaro di Colletorto. Per i vincitori, le targhe offerte dalla Provincia di Isernia e le oliere artistiche realizzate in rame ad Agnone, offerte dalla Camera di Commercio di Isernia. L’iniziativa ha incluso una tavola rotonda con la presenza, tra gli altri, dell’agronomo Mario Stasi, responsabile del Consorzio regionale molisano di difesa, l’agronomo Nicola Listorti, il professor Sebastiano Delfine dell’Università del Molise, il professor Giuseppe Palumbo, docente di Chimica agraria presso Scienze agrarie dell’Università del Molise. L’evento è stato coronato da un appuntamento culinario gestito da uno staff di cuochi capitanati dallo chef del “Calice Rosso” Marx Di Nella.

(copia e incolla…)

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