Vivai i 05 2017

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Muoversi di più è un gioco da ragazzi! Grazie a Pokémon Go i bimbi di colpo preferiscono scarpinare. Se c’è posta in gioco, anche gli adulti si muovono a piedi più spesso e volentieri. Testo: Marc Bodmer

n videogioco che entusiasmi le mamme? Certo che esiste. Grazie a Pokémon Go, anche se piove i bimbi si avventurano a piedi di fuori a caccia di mostriciattoli virtuali. Il giochino è meno popolare che non un anno fa, quando poco dopo il lancio fu scaricato ben 700 milioni di volte su cellulare nel giro di pochissimo tempo. Vale comunque la pena sottolinearne i vantaggi: le ricerche effettuate dimostrano che chi gioca a Pokémon Go si muove del 26 percento in più rispetto a chi non gioca. In tutto il mondo finora sono stati contati 144 miliardi di passi di giocatori. Ciò equivale a ben 100 milioni di chilometri, ovvero 2500 volte la circonferenza della terra. E tutto solo per catturare delle piccole creature virtuali, che spuntano nei luoghi più disparati. Perché mai Pokémon Go riesce a sconfiggere quello spirito da pantofolai che spesso ci frena? La ragione è che questo, come molti altri giochi, stimola il nostro istinto di cacciatori e raccoglitori. Il bisogno di partire alla ricerca di qualcosa e la soddisfazione che ne deriva, sono profondamente ancorati nel nostro

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cervello. Il neuropsicologo Jaak Panksepp definisce il bisogno di cercare, il cosiddetto «seeking», come padrino di ogni sistema che pilota le nostre emozioni. Basti pensare che siamo permanentemente occupati a raccogliere informazioni che ci permettono di sopravvivere. Motivati grazie al feedback

Se si integrano questi principi in un contesto ludico, associandoli al movimento, ne risulta un potente meccanismo di motivazione. Giochi di questo tipo possono svolgersi all’aperto, come Pokémon Go e il Geocaching (vedi riquadro), oppure all’interno, dove sono collegati a sensori del movimento. Per far sì che si resti motivati, occorre che venga dato continuamente feedback. L’essere umano – in particolar modo se pratica sport o si dedica al gioco – vuole infatti continuamente sapere a che punto si trova. Va tutto bene? In caso negativo, cosa si può fare per migliorare? A tale scopo servono dati misurabili come il peso corporeo, la frequenza cardiaca, i passi o i chilometri percorsi. Nessun media è più orientato al feedback dei giochini. Suoni, cifre ma

anche immagini grafiche segnalano continuamente con estrema chiarezza, che cosa sta succedendo sulla schermata. Questi dati stanno alla base di un altro forte incentivo, che fa presa soprattutto sul sesso maschile: la concorrenza. Solo se si forniscono cifre e fatti ci si può mettere a confronto. La concorrenza è stimolante soprattutto se si gioca in gruppo. Tra i giocatori di Pokémon Go è abitudine mostrarsi a vicenda i pocket monster collezionati. Nei giochi in rete, l’abbigliamento e l’attrezzatura nonché il punteggio raggiunto svelano con chi si ha a che fare e se l’eventuale sfida si svolgerebbe ad armi pari. Seduzioni giocomotorie

I meccanismi e le caratteristiche descritti si possono riconoscere in svariati altri ambiti della vita quotidiana. Tutti sfruttano il principio della «gamification». Se si vuole sconfiggere il demone della pigrizia o effettuare movimenti ripetitivi, ad esempio in una terapia di riabilitazione, allora ogni distrazione con componenti ludiche è la benvenuta, perché ci fa rendere al massimo. Le analisi effettuate

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