Spesso il teologo svizzero viene definito ribelle. Tenendo conto delle sue prese di posizione contro un certo modo di essere Chiesa, la definizione può essere accettata. Tuttavia è rimasto un uomo di Chiesa. Un vero ribelle è chi contesta lo stesso diritto di esistere della realtà istituzionale con la quale si scontra, ma Küng questo non l’ha mai fatto. Lui si considera dentro la Chiesa. Per questo la vuole riformare. Confrontandosi con lui da un lato c’è la scossa che si riceve mettendosi a confronto con un teologo che ama sottoporre a prova tutto ciò che comunemente ha i connotati della solidità e dell’intangibilità. Dall’altro c’è la sorpresa nel trovarsi di fronte un contestatore che però non è un rivoluzionario, perché tutto il suo lavoro sta all’interno delle realtà che contesta. Per quanto possa suonare paradossale, Küng è uomo di tradizione, anche sul piano morale. Bene e male per lui esistono, così come il vero e il falso.