MARTEDÌ 20 AGOSTO 2019
Quotidiano MEETING
EDITORIALE
IN PRIMO PIANO
Uomini e popoli diventati amici
11.30 EUROPA: PROBLEMA O OPPORTUNITÀ PER L’ITALIA? Interviene Paolo Savona, presidente Consob
SALONE INTESA SANPAOLO B3
15.00 CONOSCERSI PER CAPIRSI, CAPIRSI PER CONVIVERE
Interviene Muhammad Bin Abdul Karim Al-Issa, segretario generale della Lega musulmana mondiale
AUDITORIUM INTESA SANPAOLO B3
17.00 FAMIGLIE IN AZIONE Introduce Marco Mazzi, presidente Associazione famiglie per l’accoglienza
SALA NERI UNIPOLSAI
19.00 L’ITALIA CE LA FARÀ? NUMERI ALLA PROVA
Interviene Nando Pagnoncelli, Ad Ipsos Italia e sondaggista
ARENA SUSSIDIARIETÀ &LAVORO B1
21.45 FRANCESCO E IL SULTANO
Racconto in parole, musica e canto. Regia di Otello Cenci
ARENA PERCORSI A2
#3•ANNO 40
Rinascere con Zaccheo Il lungo applauso del Meeting a Guadalupe Arbona Abascal di Maurizio Vitali Per una volta giova partire dalla fine. L’applauso lunghissimo, di quelli che comunicano convinzione, calore, affetto. Fate conto: un lungo abbraccio commosso, dopo una buona ora di silenziosa attenzione. E la chairman, Emilia Guarnieri, presidente del Meeting, che provvidamente trasgredendo la consuetudine di prolungare con domande di approfondimento e code di sintesi, ha semplicemente detto: “È bello che qualche volta le domande lascino lo spazio alla commozione, al cuore che è mosso”. Insomma è stato un avvenimento, mica una conferenza. Protagonisti Guadalupe Arbona Abascal, questo
il nome della relatrice, docente di letteratura all’Università di Madrid, che ha messo in gioco se stessa, cuore e anima, con le proprie domande, la propria esperienza, i propri incontri, la propria sensibilità di donna che vive il nostro tempo. L’ha fatto in un continuo dialogo con grandi maestri della poesia (Pedro Salinas), della letteratura (Albert Camus, Giovanni Testori), del cinema (Pedro Almodovar), della riflessione teorica (Harari), del cristianesimo (Luigi Giussani). Non certo alla maniera della classica citazione: ma coinvolgendo quelle voci nel proprio percorso e se stessa nel loro, in un tragitto
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di Emilia Guarnieri Il Meeting nasce quarant’anni fa da un impeto di presenza e di testimonianza, con l’intuizione che l’esperienza cristiana alla quale eravamo educati potesse illuminare, incontrare e valorizzare ogni aspetto e fattore dell’umano. Il Meeting nasce, come disse don Giussani pochi mesi dopo la prima edizione, perché un gruppo di adulti appassionati alla vita e all’esperienza di fede incontrata, ha creato “un luogo dove si incontrava un soggetto. Un soggetto, una persona, una umanità che aveva qualcosa da dire”. “Perché – proseguiva – se non è espressione di un soggetto così, allora siamo finiti”. Credo che possiamo dire che se il Meeting non è finito lo dobbiamo solo alla certezza con la quale, pur in mezzo a tanti errori, non abbiamo mai mollato su questo fattore: l’appartenenza al luogo dal quale siamo stati generati. Non posso non sostenerlo anche oggi, dopo quarant’anni, perché qualunque altra ragione addotta per questa continuità sarebbe meno di ciò che è realmente. Certo, il mondo è cambiato da allora: l’aderire a un ideale e intervenire in nome di esso per incidere nella storia quarant’anni fa era naturale e coincidente. Oggi, l’interesse per la realtà si è affievolito e domina la passività. Allora gli ideali creavano legami, mentre oggi domina la solitudine. In quegli anni c’erano “due europe” da riconciliare e un muro da abbattere, mentre oggi c’è un’Europa da riguadagnare e tanti nuovi muri che si stanno costruendo. In quel contesto nacque l’idea di un Meeting per l’amicizia fra i popoli. Amicizia non era allora la parola più in voga, eppure per noi traduceva un’intuizione che già apparteneva alla nostra vita: che la novità per ogni uomo e per il mondo poteva nascere solo da un’esperienza umana, uomini e popoli che diventassero amici.
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