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Donne antifasciste ricordiamo il sacrificio

A Bari una mostra con immagini e soprattutto parole: memoria spesso dimenticata del ruolo importante di molte durante la guerra

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RESISTENZA Alcune installazioni presenti nella mostra al Museo Civico di Bari (Foto di Antonietta Pasanisi) Donne partigiane, combattenti, patriote. Donne che hanno lottato per la stessa causa degli uomini in guerra, rischiando la vita nello stesso modo. A loro la storia però ha riservato una memoria diversa, dimenticata dai più. Ci ha provato a darne spessore e ricordo la mostra “Donne resistenti. 19361945” fino al 6 febbraio al museo civico di Bari. Finanziata con il progetto “Europe for citizens” a organizzarla l’Associación para la recuperación de la memoria historica, una Ong spagnola che si occupa di cercare e recuperare i resti delle oltre 114 mila persone scomparse durante la dittatura franchista. Ma non solo Spagna, nelle sale anche i racconti al femminile di Italia, Francia e Germania, tutti Paesi vittime di governi autoritari e della violenza al potere. A occuparsi della parte italiana e meridionale l’ANPI, l’associazione nazionale partigiani italiani. Un percorso pensato fatto di tante fotografie e molta scrittura. Come la poesia di Marianne Cohn, che all’inizio della

mostra, su un grande cartellone, sembra prenderti a schiaffi. “ Tradirò domani, non oggi/oggi strappatemi pure le unghie/io non tradirò” e ancora “ Voi non conoscete i confini del mio coraggio/io sì”. Tra le figure emblematiche, quella di Alba de Céspedes, recentemente riscoperta dalla critica. Scrittrice impegnata e non solo, durante la mostra si ricorda in particolare la sua collaborazione con le radio antifasciste dell’allora Regno del Sud durante la Resistenza. L’8 settembre, all’indomani dell’armistizio, nasceva Radio Bari, la prima voce dell’Italia libera, il nuovo punto di riferimento per gli intellettuali resistenti. Alba diede un fondamentale contributo nella celebre trasmissione “Italia combatte”, oltre a informare con messaggi in codice i partigiani che combattevano ancora la guerra contro i repubblichini al Nord in attesa dell’intervento degli americani. Una storia che ricorda il ruolo delle tante donne antifasciste in Italia, scese in strada per liberare Napoli durante le famose “quattro giornate”. Una tra tutte Maddalena Cerasuolo, anima partigiana della città partenopea. Un ruolo importante il suo in quanto collaboratrice dei servizi segreti britannici. Toccante e sconosciuta invece la storia di Madeleine Riffaud, giornalista e poetessa francese, che si unì alla Resistenza per poi essere arrestata e torturata. Una donna che ha lasciato il segno partecipando ai combattimenti per liberare Parigi, ma anche con le sue parole. Nella poesia “Chanson” scrive: “Non uccidete, domani/ chi mi ucciderà./ Stanotte il mio cuore è solo amore/ Sarà come la canzone: occhi bendati/il fazzoletto blu/ Il pugno alzato/ Il grande addio”. E ancora il racconto delle guerrigliere spagnole durante la guerra civile. Un centinaio di donne tra quasi 6 mila uomini che combatterono le truppe franchiste. Donne contadine di umili origini senza nessun precedente nell’azione bellica. Un sacrificio non richiesto, ma necessario. Interessante la storia di Federica Montseny, la prima ministra eletta in un governo dell’Europa occidentale nel 1936. Una donna in una carica per uomini che portò a termine le misure di modernizzazione delle istituzioni dell’assistenza sociale, come le case di riposo, i centri di accoglienza e le mense per le donne in gravidanza. Nell’incontro del primo febbraio si sono ricordate le due partigiane pugliesi Maria Diaferia, di Corato, e Cordelia La Sorsa, di Molfetta. Donne entrate da poco nel patrimonio del centro di ricerche metodologiche dell’Università degli Studi di Bari. I due ricercatori Vincenzo Catalano e Antonio Filicaia che se ne stanno occupando hanno l’obiettivo di rivalutare il peso del Sud nella Resistenza, anche grazie a figure femminili provenienti dalla provincia. Il loro progetto di ricerca, promosso anche dall’Anpi, si chiamerà infatti “ Vite partigiane di Bari e provin-

Storia

cia” e sarà presentato nei prossimi mesi. La mostra si inserisce in un tour che è partito da Tulle, in Francia e che è poi proseguito fino in Spagna, a Rivas-Vaciamadrid. La tappa barese è stata l’unica in Italia e farla nel centro storico di Bari ha un significato molto profondo. Nel capoluogo pugliese, nel Teatro Piccinni, c’è stata infatti il 28 e il 29 gennaio 1944 la riunione dei comitati di liberazione nazionale. Un congresso anch’esso dimenticato che mise le basi per il futuro della Repubblica. (Silvio Detoma)

PARTIGIANE Storie dimenticate sull’antifascismo europeo 1936-1945 (Foto di Antonietta Pasanisi)

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