materiali foucaultiani I,1

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46 Sandro Luce rendendosi al contempo invisibile e anonimo. Si realizza una vera e propria inversione dell’economia della visibilità nell’esercizio del potere: lo sguardo diviene il principio della sua manifestazione con la sua capacità di acquisire dati, notizie, informazioni, che permettono di costituire l’individuo come oggetto descrivibile, analizzabile, comparabile secondo procedure che sono, al tempo stesso, di oggettivazione e di assoggettamento. La centralità dello sguardo, nella sua articolazione con lo spazio, si rivela soprattutto per la ben nota attenzione che Foucault riserva al Panopticon di Bentham. L’architettura dell’utopica visione benthamiana è destinata a garantire ordine e sicurezza attraverso una sorveglianza continua. Il suo principio fondante è quel guardare senza essere visti che, nella sua asimmetricità tra sorveglianti e sorvegliati, costituisce una garanzia per il potere. Questo sguardo fisso e invisibile introietta negli osservati un senso di insicurezza legato alla percezione continua dell’altro che osserva, anche solo potenzialmente. Proprio la insondabilità dello scrutare di uno sguardo, che c’è anche se non è visibile o che paradossalmente può anche non esserci, diviene paradigmatica di un potere fluido, in grado cioè di penetrare tutte le cavità del corpo sociale, a differenza di quanto avveniva con le vecchie tecniche governamentali della sovranità. Foucault sottolinea come «un potere la cui risorsa principale sia l’opinione non potrebbe tollerare delle regioni d’ombra»19; per questa ragione il progetto benthamiano è complementare al sogno rousseauiano di una società trasparente, visibile e leggibile in ogni sua parte, che viene però rovesciato in uno sguardo che domina e sorveglia. Dunque la trasparenza del progetto di universalità della rivoluzione francese si trasforma in tecnica dell’esercizio di un potere in grado di vedere dappertutto. Questa onnipervasività dello sguardo produce nel sorvegliato la consapevolezza della sua potenziale visibilità permanente, inducendolo a forme riflessive di autocontrollo e di virtuosismo. La virtù è qualcosa che può essere costruita senza alcun rapporto con la religione, eppure conserva una teologia dello sguardo, sia pure secolarizzata, che fonda il rapporto sorveglianti-sorvegliati sulla onniscienza della visione di colui che non potrà mai essere guardato. Si comprende l’entusiasmo con cui Bentham descrive con maniacale minuziosità quel modello che «si potrebbe applicare, senza nesM. Foucault, L’œil du pouvoir, in Dits et écrits, cit., t. II, p. 197; trad. it. L’occhio del potere. Conversazione con Michel Foucault, in J. Bentham, Panopticon ovvero la casa d’ispezione, Marsilio, Venezia 1983, p. 16. 19


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