materiali foucaultiani II,4

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92 Laura De Grazia attraverso cui «la subjectivité s’introduit dans l’histoire et lui donne son souffle»118? In altri termini, come può un’etica della non violenza armonizzarsi con la rivendicazione di una politica che si oppone alla distribuzione di precarietà? Rispondere all’appello dell’altro – «dov’è il mondo per salvarci dalla tortura?»119–, implica una critica radicale del potere che crea la suddivisione binaria fra vite degne di essere vissute e vite indegne di lutto: solo questa strategia di lotta può dare avvio alla messa in discussione delle tecnologie storiche che hanno costruito il sé120 e alla sperimentazione di altre forme di soggettività. Le dimensioni della politica – pratiche sociali il cui obiettivo è contestare la violenza dello stato-nazione – e dell’etica, fondata sul riconoscimento di una comune vulnerabilità, non sembrano coincidere. La questione è stata affrontata anche in L’immaginario nazionale imposto a viva forza. Sovranità, confini, vulnerabilità, intervista di Ida Dominijanni a Judith Butler, in cui la filosofa, alla domanda posta da Dominijanni – come può un’etica dell’interdipendenza attuarsi in pratiche sociali capaci di disturbare il campo del politico –, risponde che la decisione di mettere in atto la violenza continua a rimanere etica: Mi sembra che qualunque decisione di mettere in atto la violenza, o di rifiutarla, abbia una dimensione etica, in quanto attiene alla condotta e al modo in cui giustifichiamo la relazione – qualunque relazione – che stabiliamo con la violenza121.

La questione continua a rimanere aperta e problematica perché decidere di scegliere la violenza implica la negazione della vulnerabilità dell’altro – altro che può essere anche il nostro oppressore – e così condurci al rifiuto dell’interdipendenza, presupposto fondamentale dell’etica. Se «il modo in cui rispondiamo a un’offesa può offrirci la possibilità di divenM. Foucault, Inutile de se soulever?, in Dits et écrits II, cit., p. 793. M. Falkoff (a cura di), Poesie da Guantánamo, cit., p. 66. 120 Cfr. M. Foucault, Sull’origine dell’ermeneutica del sé, Edizioni Cronopio, Napoli 2012, p. 92: «Forse il nostro problema, oggi, è scoprire che il sé non è nient’altro che il correlato storico [delle tecnologie] che abbiamo costruito nella nostra storia. Forse il problema, oggi, è cambiare queste tecnologie, [o sbarazzarcene, sbarazzandoci così del sacrificio ad esse connesso]». 121 Per il testo completo dell’intervista cfr. L’immaginario nazionale imposto a viva forza. Sovranità, confini, vulnerabilità , comparsa su Il manifesto il 25 marzo del 2008. 118 119


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