Giornale delle Giudicarie settembre 2020 online

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Arte

SETTEMBRE 2020

Le belle storie dei santi patroni tra arte e leggenda

Sagre d’estate in Giudicarie di Giacomo Bonazza Oltre trenta le parrocchie dedicate al mistero dell’Assunzione nella nostra diocesi, ben quattro in Giudicarie: le pievi di Condino, Banale (Tavodo), Tione e la chiesa di Javrè. È pur vero che la proclamazione del dogma dell’Assunzione è solo del 1950 (Pio XII), e che fino a tutto il Medioevo non troviamo questa specificazione accanto alla dedicazione più generica e classica di Santa Maria, ma fin dagli antichi concili ecumenici di Efeso (431 d.C.) e Calcedonia (451 d.C.), la Madonna è in assoluto la star più gettonata dell’urbe cristiana, anche dalle nostre parti. Quattro le parrocchie (San Lorenzo in Banale, Vigo Lomaso, Pinzolo, Vigo Rendena) intitolate a san Lorenzo (Huesca, 225 - Roma,10 agosto 258), il diacono spagnolo nato sulle falde dei Pirenei, nella regione dell’Aragona, brutalmente martirizzato a Roma durante la persecuzione dell’imperatore Valeriano proprio la notte delle stelle cadenti, chiamate altrimenti “lacrime di san Lorenzo”. È interessante notare che il martire Lorenzo, con le sue quattro intitolazioni, affianca la Vergine Maria in questa singolare leadership agiografica in terra giudicariese, dove insistono 57 ambiti parrocchiali. Dopo di loro, a pari merito con tre patronati: san Martino di Tours, l’“apostolo delle Gallie”del IV secolo, (Zuclo, Cimego, Villa Rendena); san Bartolomeo apostolo (Montagne, Daone, Brione); sant’Antonio Abate, il grande asceta del deserto egiziano del IIIIV secolo (Agrone, Bivedo, Sant’Antonio di Mavignola); una globalizzazione del culto e della santità che anticipa di molto quella economica di oggi, legando Oriente e Occidente in un medesimo afflato spirituale. Un santo estivo, altrettanto caro ai giudicariesi, è da considerarsi Giuliano l’Ospitaliere, festeggiato il 31 agosto come patrono della città di Macerata, mentre a Caderzone Terme è il protagonista della sagra dell’ultima domenica di luglio. La sua storia, o leggenda che sia, pur non trovando riscontro nel Martirologio Romano, che dal Cinquecento costituisce la base per la formulazione dei calendari liturgici della Chiesa Cattolica, è profondamente radicata nell’immaginario collettivo della nostra valle. Ne sono testimonianza la chiesetta a lui

Estate, tempo di sagre paesane, quest’anno ahimè decurtate del loro momento saliente, la tradizionale processione con la statua del patrono, una ritualità antica che merita forse una maggiore riscoperta nei suoi contenuti, a partire dalla conoscenza dello stesso protagonista oggetto di venerazione e di culto. Venuto meno, per ovvi motivi, il contorno folkloristico della festa, rimane l’opportunità di concentrarsi sulla figu-

ra del santo patrono, sulla sua vita, sul suo messaggio spirituale e sulla sua raffigurazione attraverso i secoli. Pure in Giudicarie, come in tutta la diocesi di Trento, la sagra principe è quella dell’Assunta, anche se non sempre la festa del 15 agosto coincide con l’intitolazione della parrocchia, com’è nel caso di Roncone, trattandosi di una ricorrenza particolarmente favorevole per la sua collocazione nell’estate contadina.

la variante agiografica che identifica in una località sopra il paese di Caderzone, presso i laghi di San Giuliano, il luogo dell’espiazione del santo cavaliere, dopo l’orrendo parricidio erroneamente consumato. La vicenda nota, collocabile intorno al IV/VI ? secolo e ambientata in un indefinito ambiente nordico, divulgata a partire dal 1200, in piena cività cavalleresca, è appunto quella del santo di nobili origini che uccide i propri genitori nel suo talamo nunziale, scambiandoli per la moglie adultera ed il suo amante, ignorando la generosa disponibilità che aveva mosso la consorte ad offrire

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e dei viandanti da una sponda all’altra del fiume Potenza, che scorre nelle Marche, nel territorio di Macerata, dopo essere approdato con l’amata moglie in territorio italiano. La leggenda vuole che durante una traversata del fiume un lebbroso stia precipitando nelle acque cadendo dalla sua barca e lui, incurante del pericolo, gli porga la sua mano per salvarlo: quell’ uomo è il Signore che ne certifica l’avvenuto e definitivo ravvedimento. La trasposizione della storia di Giuliano in salsa rendenera e la sua appropriazione agiografica da parte di quelle povere popolazioni montanare, diventando simbolo

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1 - Pieve di Santa Maria Assunta di Condino, ancona Assunzione della Vergine (1538-1576), Maffeo e Andrea Olivieri

dolomitiche più profonde. La tragedia cambia lo scenario ed il movente che non è più l’accecante gelosia: Giuliano è nativo di un villaggio della Rendena, sulle rive della Sarca, e vive con i genitori in una casa ai bordi del bosco. Nella notte scambia gli inermi congiunti che tornano a casa per due briganti, facendone atroce scempio, accorgendosi solo all’indomani del terribile misfatto. Disperato, inizia il suo eremitaggio sui monti impervi all’ombra dei ghiacciai dell’Adamello e Presanella, proprio nella zona oggi identificata dai laghi che portano il suo nome e lassù si prodiga fino alla fine della sua vita nel confortare materialmente, moralmente e spiritualmente tutti coloro che passano di lì. Alla sua morte, in pieno inverno, sulla sua tomba fioriscono le rose; è in quel punto che viene eretta la cappella che ancora oggi possiamo ammirare. Giuliano diventa il protettore contro i pericoli del viaggio, il procacciatore di un buon albergo, a cui rivolgersi con una speciale orazione: il “Paternostro di San Giuliano”. La sua effigie si diffonde in Trentino soprattutto in età gotica, confondendo due tipologie iconografiche, quella del cavaliere con la spada, il nostro, e quella di un altro san Giuliano, quello di Cilicia, venerato a Rimini, martirizzato nell’epoca delle persecuzioni, gettato in mare in un sacco

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2 - Pinzolo, statua di San Lorenzo 3 - Duomo di Trento, Monte da Bologna, Storie di San Giuliano (1350-1360) 4 - Caderzone, Laghi di San Giuliano con l’omonima Cappella

dedicata a Villa del Bleggio, con i lacerti baschenesiani di fine ‘400 (Angelo Baschenis con i nipoti Giovanni e Battista?), che raccontano la

vita del santo, memori degli affreschi più famosi trecenteschi della Cattedrale di San Vigilio attribuiti a tale Monte da Bologna, ma soprattutto

il loro letto ai suoceri. Da qui parte il suo percorso di sincero pentimento dedicato all’accoglienza dei poveri ed al traghettamento dei pellegrini

di protezione e ospitalità in quei luoghi particolarmente ostici e perigliosi, dimostra quanto la devozione del santo era penetrata fin nelle valli

pieno di serpi. Quest’ultimo è raffigurato nella cappella di San Martino nel Castello di Stenico.


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