Giornale delle Giudicarie gennaio 2023

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Un anno nuovo che impone a tutti scelte responsabili

“Anno nuovo, vita nuova” è ciò che si usa dire la notte di Capodanno. Un nuovo anno ci è stato donato e noi dobbiamo riceverlo con gratitudine e aperti a viverlo con disponibilità ed attenti ad accogliere tutto il bene e il bello che ci sarà dato. Siamo pronti a cambiare le nostre vecchie abitudini, vogliamo migliorarci sotto tutti i punti di vista, realizzare i nostri sogni: insomma l’inizio dell’anno è l’occasione per ridefinire le proprie priorità e gli obbiettivi da raggiungere. Cose che facciamo ad ogni inizio d’anno, ma non sempre abbiamo saputo essere coerenti con i nostri propositi. L’anno nuovo che abbiamo lasciato alle spalle, lo ricorderemo per tutto ciò che non è andato bene a livello personale, ma soprattutto per difficoltà che abbiamo condiviso nel nostro Paese e le sofferenze in cui sono coinvolti numerosi Paesi in tante parti del mondo. Il periodo a cavallo tra la fine del vecchio anno e il principio del nuovo è il momento in cui ogni individuo fa un’analisi della vita passata compiendo un breve bilancio della propria vita fin qui vissuta e nel contempo cerca nel futuro quelle giuste speranze capaci di motivarlo a vivere meglio e superare fatiche e progredire con determinazione.

E così può risultare che è forse giunto il momento di regalarsi più tempo per noi e per la famiglia, perché la serenità aiuta a vivere le sfide della vita.

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Credere in valori e principi senza tempo

Il “passaggio di consegne” da un anno all’altro lascia sempre cose buone e meno buone, talvolta anche molto brutte. Accogliamo con soddisfazione l’eredità positiva, cercando di farne tesoro e buon uso, e ci impegniamo ad affrontare i lasciti negativi per metterci sulla via della normalità.

Certo, valutare un fatto positivo o negativo può essere soggettivo; vi sono tuttavia situazioni che ben difficilmente possono consentire opzioni.

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PAG . 1 GENNAIO 2023
L’EDITORIALE di Adelino Amistadi
Un nuovo libro su S. Barnaba Cultura A PAGINA 32 L’economia nel 2023 Focus ALLE PAGG. 4 E 5
PER LA VOSTRA PUBBLICITÀ SUL GIORNALE DELLE GIUDICARIE sponsorgdg@yahoo.it - 3356628973 - 338 9357093 EUROPA di Paolo Magagnotti Alle pagine 12 e 13 Viabilità, nominato il commissario per Ponte Arche. A Pinzolo e Ponte Pià l’affido dei lavori A PAGINA 6 Le C Riforme TRUFFE U A pag. ATTUALITÀ I ba A pag. 14 RUBRICA Coo A pag. 31 Pruti A PAG. 8 Attualità ANNO 21 - GENNAIO 2023- N 1 - MENSILE FONDATO NEL 2002 - Distribuito da www.giornaledellegiudicarie.it il iornale delle iudicarie Mensile di informazione e di approfondimento iudi G www.lacassarurale.it www.prendiilvolo.it Adamello Giudicarie Valsabbia Paganella Le buone azioni... www.lacassarurale.it www.prendiilvolo.it Adamello Giudicarie Valsabbia Paganella ...per la crescita del nostro territorio Buon viaggio Mario Alle pagine 8 e 9

DALLE GIUDICARIE RASSEGNA STAMPA DICEMBRE 2022 DALLA PROVINCIA

Storo, rubano e sfasciano la sua carrozzina. La rabbia del proprietario: “Non credevo si potesse arrivare a tanto”.

Il mezzo è stato sottratto il giorno di Natale ed è stato ritrovato abbandonato lunedì nelle campagne tra Daone e Lodrone. Sui social in tanti hanno condiviso il post sperando di rintracciare i responsabili

Non la possiamo definire una furbata e neppure una ragazzata. È stato molto di più. Un gesto come quello registrato nella bassa valle del Chiese nelle ore in cui si festeggiava il Natale è difficilmente commentabile. La cronaca: siamo nelle campagne che collegano gli abitati di Darzo e Lodrone, nel territorio comunale di Storo. Qualche giovanotto (non si sa ancora il numero preciso), a cui manca sicuramente qualche lezione di buona educazione, ha pensato di rubare una carrozzina elettrica utilizzandola per girovagare nelle stradine di campagna. Non ancora soddisfatto della “gita fuori porta” ha pensato poi di distruggerla, abbandonandola in un prato dopo aver percorso un paio di chilometri. Il furto è stato segnalato direttamente dal proprietario della carrozzina, Valter Mora di Storo.

«Qualche furbone mi ha fatto il regalo di Natale», riporta il post pubblicato su Facebook nella giornata di santo Stefano, corredato dalle fotografie scattate nel momento in cui la carrozzina è stata ritrovata. «Mi hanno rubato - prosegue Mora - la carrozzina elettrica, e dopo averla usata nelle campagne di Darzo e Lodrone l’hanno scaraventata in un prato tutta rotta. Chi ha visto o ha notizie mi contatti, grazie».

Senza patente e con l’assicurazione scaduta da un anno: a 16 anni fermato alla guida di un mezzo spazzaneve La Polizia locale delle Giudicarie ha sequestrato un mezzo spazzaneve guidato da un minorenne durante le recenti operazioni di sgombero delle strade a Tione.

Gli agenti - informa il corpo - hanno notato il giovanissimo conducente durante le operazioni di sgombero e di pulizia strade

dalla neve in due Comuni convenzionati. Il giovane, di 16 anni, risultava sprovvisto di patente e di ogni altro titolo che gli potesse consentire di condurre quel tipo di macchina, mentre l’assicurazione del trattore che guidava era scaduta da oltre un anno ed era di proprietà di una terza azienda estranea agli appalti.

Sono state comminate sanzioni ai genitori del minore, al titolare della ditta e all’aggiudicatario dell’appalto per guida senza patente, incauto affidamento di veicoli e circolazione senza Rca. Contemporaneamente sono stati avviati gli accertamenti per verificare il rispetto della normativa in materia di sicurezza sul lavoro, sull’omologazione delle attrezzature utilizzate e per verificare le eventuali inadempienze rispetto ai contratti stipulati con la pubblica amministrazione.

Lo scomparso Pietro Martini si fa vivo: «Sono in fuga ma sono vivo e sto bene» «Non sono in Ucraina, non ho mai pensato di andare a combattere. Sono ad est, quello sì, ma lontano dalla guerra. E vorrei solo far sapere a mia moglie, ai miei figli che sto bene. Mi dispiace se li ho fatti soffrire perché sono persone che amo, ma quello che volevo e che voglio è togliermi di mezzo per permettere loro di vivere meglio».

Le parole sono di Pietro Martini, 43 anni, tedesco/trentino sparito nel nulla ad inizio giugno da Pinzolo. Per giorni a centinaia tra soccorritori, vigili del fuoco, carabinieri, Finanza e volontari lo hanno cercato in quota, lungo i sentieri del gruppo Adamello Presanella e poi anche in fondovalle senza trovare nessuna traccia dell’uomo.

Le prime indicazioni lo davano disperso in montagna poi alcuni elementi avevano portato ad ipotizzare una sua fuga dalla Rendena con i mezzi pubblici. Ipotesi, possibilità. E poi l’appello della moglie ad una trasmissione tv tedesca e anche il servizio a Chi l’ha visto?.

Una grande mobilitazione ma dell’uomo non si riusciva a trovare nessuna informazione. Fino a pochi giorni fa quando ha de-

ciso di far sapere che è vivo attraverso una mail...

L’ospedale di Tione ospiterà i pazienti sottoposti a cure intermedie e palliative Una deliberazione della Giunta provinciale di Trento istituisce, presso l’ospedale di Tione, un nucleo di cure intermedie con l’attivazione di una progettualità sperimentale di indirizzo palliativo. Cessata la funzione di Residenza sanitaria ospedaliera, la struttura - informa una nota - sarà dotata di un nucleo di 17 posti letto di cure intermedie gestito direttamente dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari. “Con questa decisione, già anticipata negli incontri con gli amministratori delle Giudicarie e con il personale sanitario, vogliamo offrire un servizio ulteriore al territorio - ha spiegato Stefania Segnana, assessora alla salute - la RsaO di Tione, conclusa l’esperienza di struttura Covid, diventerà sede per le cure intermedie con una quindicina di posti, ai quali si aggiungono due ulteriori posti letto destinati alle cure palliative. Questa nuova struttura avrà una dotazione organica maggiore, con otto infermieri, dieci Oss, un coordinatore infermieristico e un medico. Inoltre vi sarà la possibilità, per i lavoratori della cooperativa, di essere assorbiti nella nuova organizzazione, con una garanzia di continuità per il personale che ha già maturato esperienza”.

Pauroso rogo in un fienile a Pinzolo: salve le mucche, danni ai macchinari

Un vasto incendio è divampato in un fienile di un grande allevamento bovino nel comune di Pinzolo.

Le fiamme, secondo quanto emerso finora, sarebbero scaturite proprio dalle balle di fieno all’interno del deposito.

Ancora da chiarire le cause dell’innesco del rogo, che non ha causato feriti.

Sul posto sono accorsi oltre cinquanta vigili del fuoco della zona: al lavoro per ore i corpi dei volontari di Pinzolo, Campiglio, Carisolo e Giustino.

Alle Rsa ulteriori 2,5 milioni di euro Approvato dal Consiglio provinciale l’emendamento alla Legge di stabilità 2023 per consentire il pareggio dei bilanci delle Aziende pubbliche di servizi alla persona che gestiscono le Residenze sanitarie assistenziali. La Provincia, con la Legge 11/2022, ha già previsto la possibilità di concedere per il 2022 contributi per 9,5 milioni di euro a favore degli enti gestori di servizi sociali e sociosanitari, tra i quali le Rsa, colpiti dall’aumento di costi dell’energia. Ora con questo nuovo intervento, per consentire il pareggio dei bilanci delle Apsp che gestiscono Rsa, vengono stanziati ulteriori 2,5 milioni per riconoscere alle stesse un contributo nella misura massima pari alla rivalutazione del TFR del proprio personale dipendente. Questo infatti è direttamente collegato all’aumento del tasso d’inflazione che nel corso del 2022 è passato dal 3% di inizio anno al 11% del mese di novembre. Le risorse ulteriori, ha precisato l’assessore, consentiranno alle Apsp di “non aumentare le rette in particolare in questa fase di difficoltà e considerando le criticità che stanno già affrontando le famiglie”. È stato inoltre ricordato che l’esecutivo provinciale era intervenuto a sostegno degli enti gestori di Rsa con contributi specifici nel 2021 (pro 2020) con 4,9 milioni e nel 2022 (pro 2021) con 9,7 milioni.

Sul Pnrr 1,9 milioni in Trentino per l’inclusione sociale di soggetti fragili Corrispondono a un totale di 1.900.000 euro le proposte progettuali della Provincia autonoma di Trento per l’inclusione sociale di soggetti fragili e vulnerabili a valere sulla Missione 5 del PNRR. Si tratta in particolare di due distinti interventi che prevedono la realizzazione di 9 progetti sul territorio provinciale per il sostegno delle capacità genitoriali e prevenzione della vulnerabilità delle famiglie e dei bambini e per il rafforzamento dei servizi sociali e prevenzione del fenomeno del burn out tra gli operatori sociali. I progetti sono stati ammessi a finanziamento a seguito dell’adesione da parte della Provincia al bando indetto dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali lo scorso marzo. Il primo schema di accordo approvato dall’esecutivo riguarda il sostegno delle capacità genitoriali e la prevenzione della vulnerabilità delle famiglie e dei bambini; nel dettaglio si tratta di 7 progetti nei quali sono coinvolte tutte le Comunità di Valle. Il secondo schema di accordo prevede il rafforzamento dei servizi sociali e la prevenzione del fenomeno del burn out tra gli operatori sociali; nel dettaglio vi sono due progetti che coinvolgono anche in questo caso tutte le Comunità di Valle.

Al via le vaccinazioni Covid per i bimbi tra i 6 mesi e i 4 anni Al via in Trentino, le somministrazioni delle prime dosi del vaccino contro il Covid per i bambini tra i 6 mesi e i 4 anni. Nei magazzini di Apss sono arrivate le dosi pediatriche inviate dal Mi-

nistero alla salute per permettere alle famiglie che lo desiderano di vaccinare i propri figli. A partire da martedì 27 dicembre è possibile prenotare un appuntamento nei centri vaccinali dell’Apss attraverso il Cup-online (https://cup. apss.tn.it) dove sarà disponibile un’apposita card per accedere alla prenotazione.

A Trento fiera per banche e imprese green sulla transizione ecolgica Per quattro giorni Trento sarà la capitale europea della riqualificazione energetica degli edifici ed in particolare degli strumenti che permettono di finanziare gli interventi ad alta efficienza. Dal 13 al 16 febbraio nel capoluogo si terrà la “EEMI Bauhaus Week” dal titolo “Combining smart digital & sustainable solutions to change the market paradigm”. Una settimana ricca di eventi, che vede protagonisti gli istituti di credito nazionali e mondiali, una fiera con startup green da tutta Europa ed esperti internazionali di Rating. L’evento è organizzato all’interno di EEMI - Energy Efficiency Mortgage Initiative e ha come focus il mercato dei mutui “verdi”, ovvero quei prodotti finanziari che, valutando il risultato di una riqualificazione energetica, premiano gli interventi più efficienti e la filiera green, in modo da garantire un efficace sistema che supporti il cliente ad effettuare interventi di efficientamento energetico della propria abitazione. Insomma una finestra sull’Europa che sarà occasione di dialogo sull’attuazione delle politiche di decarbonizzazione, e permetterà di presentare i risultati del progetto EEMMIP, di cui la Provincia autonoma di Trento è partner.

Settimane estive full immersion inglese e tedesco

Ci sarà tempo dalle ore 9.00 di mercoledì 1° febbraio 2023 alle ore 13.00 di martedì 21 febbraio 2023 per fare domanda di partecipazione al programma di mobilità all’estero organizzato dall’Amministrazione provinciale, che prevede la frequenza di corsi full immersion di lingua inglese e tedesca della durata di 3 settimane durante l’estate 2023. L’iniziativa è rivolta agli studenti che stanno frequentando nell’anno scolastico 2022/23 le classi dalla prima alla quarta del secondo ciclo di istruzione e formazione con età compresa tra i 14 anni compiuti ed i 20 non compiuti.

Percorsi di istruzione nei Paesi dell’UE: approvati i criteri per la concessione dei voucher

La Giunta provinciale ha approvato l’avviso rivolto agli studenti del secondo anno dei licei quadriennali trentini o del terzo anno dei percorsi d’istruzione secondaria di secondo grado che intendono frequentare un periodo di studio, annuale o parziale, nei Paesi dell’Unione europea o nel Regno Unito, in corrispondenza dell’anno scolastico 2023/2024. Dal 17 gennaio al 17 febbraio 2023 sono aperte le iscrizioni.

PAG. 2 GENNAIO 2023 A cura della REDAZIONE
Rassegna Stampa
Il Giornale delle Giudicarie viene distribuito dalla Cooperativa sociale Lavoro, con sede in località Copera a Zuclo. Per segnalare critiche, suggerimenti, disguidi nella spedizione è possibile chiamare il numero della cooperativa: 0465-326420 oppure quello del Giornale delle Giudicarie, 0465322934, oppure via mail all’indirizzo: redazionegdg@yahoo.it. Giornale delle Giudicarie, distribuito dalla Cooperativa Lavoro
3 Ribalto Maurizio Fuga ��������� 2023 Indirizzo CONTATTI I nostri SERVIZI LE PROPOSTE IMMOBILIARI DEL MESE MEDIAZIONE IMMOBILIARE AMMINISTRAZIONI CONDOMINIALI CONSULENZE CONDOMINIALI STIME E PERIZIE GESTIONE IMMOBILI PRIVATI LOCAZIONI ANNUALI Tione di Trento Via Circonvallazione, 63 Tel. 0465 32 42 12 Fax 0465 32 89 34 info@bonapacecereghini.it Tutte le offerte su: www.bonapacecereghini.it Tre Ville, Montagne Appartamento all’interno di edificio storico, finemente ristrutturato, con splendida vista. Zona giorno, cucina, due stanze, bagno finestrato, balcone, cantina a piano terra. Cl.En.: in corso. € 139.000,00 Rif. 605F Comano Terme, Ponte Arche Negozio di 50 con magazzino interrato di 62 mq. Adiacente ad altre attività commerciali. Opportunità di investimento, attualmente locato. Cl.En. “F” € 120.000,00 Rif. 299 Storo Appartamento all’interno di edificio
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Rif. 603

“Più attenzione ai lavoratori che sono risorse e non semplici costi”

Il 2022 è stato un anno difficile; è iniziato con la speranza di uscire dal Covid e si è chiuso con la preoccupazione per una guerra che interessa l’Europa ed una crisi energetica che ha portato ad un aumento straordinario dei prezzi. Che bilancio può fare per il settore in cui opera? Direi un anno che arriva dopo un periodo alquanto difficile e complicato di Covid 19 che non ci ha lasciati lavorare sereni, e questo è il vero problema.

L’imprenditore in generale, e anche quello del nostro settore, ha bisogno di avere uno spazio temporale di visione ampio e lungo per poter pianificare investimenti strutturali o aziendali e la serenità è una delle variabili più importanti.

L’anno appena passato non ha permesso di fare riflessioni importanti, anzi, ha portato soprattutto durante il secondo semestre, molte preoccupazioni rivolte alle esigenze energetiche con difficoltà di approvvigionamenti e soprattutto costi di tutti i tipi impossibili da sostenere per lungo tempo.

In particolare gli sproporzionati e ingiustificati rincari di materie prime che

sicuramente hanno poco a che fare con la guerra in Ucraina ma che sanno tanto di speculazione, stanno facendo dei seri danni anche per il nostro comparto che già faceva fatica negli ultimi anni a trovare nei bilanci la giusta soddisfazione e ho il sentore che molte aziende del settore ristorativo/ bar / intrattenimento rischino di chiudere definitivamente.

Veniamo all’anno che è appena iniziato. Quali sono le difficoltà che dovrà affrontare nei prossimi mesi?

Come dicevo prima per poter pianificare le prossime stagioni lavorative, in particolare nel campo turistico e dei pubblici esercizi, è necessario avere una tranquillità che oggi non c’è.

Le problematiche del settore sono soprattutto due: non solo che si possa ritornare ad una situazione economica ante Covid ma anche non avere ancora nessuna certezza che i rincari energetici e di tutte le materie prime siano

terminati o almeno sotto controllo, perciò qualsiasi programmazione è difficile .

L’altra difficoltà è la ricerca di personale qualificato nel nostro campo che sta soffrendo, come e più di altri, la mancanza di figure sopratutto giovani che vogliano mettersi in gioco o che vogliano investire in professionalità e crescita aziendale per garantire il necessario ricambio generazionale .

Qui però è fondamentale anche un cambio nell’atteggiamento di molti colleghi, rimasti fermi a richieste di dipendenti che ormai non sono più la priorità per chi lavora oggi, e ancora lontani dal considerare i collaboratori come una risorsa fondamentale e non come costo.

E quali sono gli aspetti positivi e le opportunità che intravede per il suo settore?

La passata stagione estiva è stata buona e l’inizio della stagione invernale in generale, e dello sci in

particolare, ha confermato che il settore turistico se messo in condizione di operare è sicuramente in salute e la nostra proposta è appetibile e importante .

Questo sicuramente anche perché nella nostra Provincia si sono fatte negli anni molte scelte azzeccate e i vari sostegni anche per il periodo Covid 19 hanno permesso a molti di rimanere sul mercato.

Sento anche da parte di alcuni colleghi la voglia di fare proposte nuove e di utilizzare tutti gli strumenti, finanziari e non, per poter fare una stagione invernale in linea con

le ultime e di preparare la prossima estiva nei migliore dei modi.

Il 2023 sarà l’anno delle elezioni provinciali. Cosa si sente di proporre per il settore in cui opera nei programmi che le forze politiche stanno predisponendo?

La Provincia negli anni passati, così come chi è al governo in questo momento, ha sempre dimostrato grande sensibilità verso il comparto turistico in generale, credo che sia necessario continuare su questa strada nel solco tracciato.

Bisogna trovare delle opportunità e delle propo-

ste economiche e di buon vivere che coinvolgano anche gli operatori. Un esempio semplice: delle card simili a quelle offerte ai turisti anche per i lavoratori, perché possano vivere, e di conseguenza conoscere, il nostro territorio avendo anche dei benefici economici come per i parcheggi.

Dovremmo avere il coraggio di aiutare chi vuole investire in proposte nuove, in particolare quelle che salvaguardano il territorio e quegli imprenditori che provano ad alzare il livello della loro proposta mettendo la qualità come punto imprescindibile della propria offerta.

“Per le opere pubbliche è necessario abbandonare la semplicistica valutazione al massimo ribasso”

Il 2022 è stato un anno difficile; è iniziato con la speranza di uscire dal Covid e si è chiuso con la preoccupazione per una guerra che interessa l’Europa ed una crisi energetica che ha portato ad un aumento straordinario dei prezzi. Che bilancio può fare per il settore in cui opera?

Nella prima parte del 2022 i lavori e le aspettative risultavano altamente positive seppur fossero già entrati nel mercato forti aumenti dei prezzi sulle materie prime. Nella seconda metà invece si è registrato un esponenziale aumento dei prezzi di tutti i prodotti di filiera e conseguente bloc-

co di molti lavori sia pubblici che privati.

Veniamo all’anno che è appena iniziato. Quali sono le difficoltà che dovrà affrontare nei prossimi mesi?

La più grande difficoltà che dovremo affrontare nel 2023 sarà la totale incertezza sull’andamento del settore ancora in sofferenza per le stesse motivazione di fine anno 2022.

E quali sono gli aspetti positivi e le opportunità che intravede per il suo settore?

Al momento non giungono aspetti positivi ed opportunità.

Il 2023 sarà l’anno delle elezioni provinciali. Cosa si sente di proporre per il settore in cui opera nei programmi che le forze politiche stanno predisponendo?

Per quanto riguarda il settore edilizia nelle opere pub-

bliche sarebbe necessario un adeguamento corretto del prezziario provinciale, un sistema di valutazione delle imprese che partecipano ai bandi più in linea con la qualità e natura storica ed abbandonare la troppo semplicistica valutazione del massimo ribasso. In sintesi valorizzare maggiormente le imprese che si sono distinte negli anni nei lavori di qualità, sicurezza sul lavoro, investimenti e sempre in linea con la correttezza dei pagamenti dei fornitori e dipendenti escludendo a priori tutte le aziende che hanno creato problemi in passato nel portare a termine le opere pubbliche aggiudicate.

PAG. 4 GENNAIO 2023 Focus economia 2023
Daniele Bertolini, gestore del ristorante pub La Contea Achille Onorati, titolare di Onorati Scavi

“Vorrei un forte impulso alla promozione dei prodotti agricoli locali, non solo verso l’esterno, ma verso l’interno”

I l 2022 è stato un anno difficile; è iniziato con la speranza di uscire dal Covid e si è chiuso con la preoccupazione per una guerra che interessa l’Europa ed una crisi energetica che ha portato ad un aumento straordinario dei prezzi. Che bilancio può fare per il settore in cui opera? “Anzitutto, chi ha detto che la tempesta del Covid sia finita? Magari si chiama influenza, ma nel momento in cui ne parliamo (metà dicembre) è partita all’assalto di milioni di persone. Poi c’è la guerra, che ci preoccupa soprattutto sul piano morale e psicologico. Infine c’è la crisi energetica, Questa ci dà non pochi grattacapi. Basti un paio di dati. A luglio 2021 il costo della bolletta ammontava a 2.500 euro; nello stesso periodo del 2022 il costo è balzato a 7.000 euro. Chiaro che ci diamo da fare per rendere la Cooperativa sempre più autonoma ed indipendente, ma non sarà facile. Intanto investiremo 200.000 euro per aumentare la produzione di energia attraverso il fotovoltaico. Non vorrei aprire un capitolo doloroso. A Storo, dove ha sede la Cooperativa Agri

Novanta, che mi onoro di presiedere dopo aver partecipato, trentadue anni fa, alla fondazione, l’energia viene erogata dal Consorzio Elettrico. A fine anno una parte degli sconti finisce nel capitale sociale, ma io preferirei che venisse investito in sconti per le imprese, che faticano tanto, ma anche verso i pensionati”.

Veniamo all’anno che è appena iniziato. Quali sono le difficoltà che dovrà affrontare nei prossimi mesi?

“A dire il vero, lo sguardo che lancio verso il futuro è piuttosto ottimistico, almeno per quanto riguarda la vita della Cooperativa. La ragione è semplice: fin dal primo giorno abbiamo puntato sulla qualità dei nostri prodotti, e la qualità paga. Penso alla farina gialla, alla farina bianca, alle gallette. Sono tutti prodotti che si sono fatti un mercato positivo. Certo, per arrivare a questi risultati abbiamo dovuto investire. Negli ultimi dieci anni, fra strutture, impianti e tecnologie abbiamo inve-

stito più di otto milioni di euro. E abbiamo lavorato sulla fiducia dei soci, che hanno sempre accettato le proposte del Consiglio di Amministrazione. Questo per quanto riguarda la Cooperativa. Se devo gettare l’occhio in generale al settore agricolo, direi che è un settore destinato ad andare ad alti e bassi. Penso, giusto per fare un esempio, alle fragole. Il 2021 è stato un anno abbastanza deludente, mentre il 2022 è andato bene. Per fare un altro esempio, gli agricoltori del Chiese conferiscono le patate alla Copag, la Cooperativa dei produttori agricoli delle Giudicarie. Negli ultimi tempi si sono un po’ scoraggiati, perché la patata esige una notevole manodopera”.

Veniamo all’anno che è appena iniziato. Quali sono le difficoltà che dovrà affrontare nei prossimi mesi?

“Partiamo da un presupposto: non bisogna mai fermarsi. Se la salute regge andiamo avanti. Le difficoltà, purtroppo,

saranno quelle dell’anno appena finito e riguarderanno i costi di gestione. Non vedo possibilità di miglioramento, perché i problemi rimarranno quelli di ieri e di oggi: energia e guerra in particolare”.

Il 2023 sarà l’anno delle elezioni provinciali. Cosa si sente di proporre per il settore in cui opera nei programmi che le forze politiche stanno predisponendo?

“Intanto lasciatemi dire che in questa legislatura, come in quelle che l’hanno preceduta, quindi con colori diversi della politica, non abbiamo mai avuto difficoltà ad interloquire con le autorità provinciali, che ci hanno

sempre aiutato nei nostri investimenti. Se devo pensare a cosa mi piacerebbe fosse affrontato dall’Amministrazione provinciale, mi piacerebbe immaginare un forte impulso alla promozione dei prodotti agricoli locali, non solo verso l’esterno, ma verso l’interno. Per capirci, credo (lo credono in tanti, ma poi all’atto pratico non si va oltre le chiacchiere), mi piacerebbe, dicevo, che aumentasse la sinergia fra l ’agricoltura ed il turismo.

In altre parole, insistiamo da tempo sulla necessità che la ristorazione trentina sia orgogliosa dei prodotti trentini (vino, farina, piccoli frutti, mele, miele, pesce), mentre spesso ca-

pita, con un pizzico di malinconia, di vedere polenta o pane con farine provenienti da chissà dove, vini di altre regioni, formaggi francesi. E’ sicuramente un problema culturale, ma il potere politico ha il dovere di salvaguardare il proprio territorio e i prodotti che esso produce. Devo dire che Agri Novanta (lo dico senza fal sa modestia) ha avuto il merito di trainare l’agricoltura in funzione turistica. Il Chiese non ha una grande vocazione turistica, tuttavia oggi Storo è conosciuto in mezza Italia per la farina da polenta. E chi passa per andare nelle stazioni più importanti si ferma a comperare. Siamo orgogliosi”.

“Avvicinare la scuola al mondo produttivo

anni”

Il 2022 è stato un anno difficile; è iniziato con la speranza di uscire dal Covid e si è chiuso con la preoccupazione per una guerra che interessa l’Europa ed una crisi energetica che ha portato ad un aumento straordinario dei prezzi. Che bilancio può fare per il settore in cui opera? Sicuramente è stato un anno non semplice. Tuttavia le aspettative del mercato sono tese ad un rimbalzo ed una normalizzazione dei fattori contingenti con prospettive a medio ter-

mine di una crescita significativa. Veniamo all’anno che è appena iniziato. Quali sono le difficoltà che dovrà affrontare nei prossimi mesi?

Il problema maggiore è strutturale e riguarda la difficoltà di trovare le risorse umane necessarie allo sviluppo dei progetti. Ci auguriamo che i nuovi percorsi di formazione, come quel-

lo di Robotica Industriale promosso da ENAIP Trentino di Tione, riscuotano successo.

E quali sono gli aspetti positivi e le opportunità che intravede per il suo settore?

Tutte le divisioni del nostro gruppo presentano un outlook positivo, in particolare, ovviamente, quella relativa alla costruzione di im-

pianti di produzione di energia da fonte rinnovabile.

Le crisi comportano sempre grosse opportunità di sviluppo.

Il 2023 sarà l’anno delle elezioni provinciali. Cosa si sente di proporre per il settore in cui opera nei programmi che le forze politiche stanno predisponendo?

La Provincia riteniamo abbia fatto molto per le attività economiche. Abbiamo sollecitato ed avuto riscontro sulla necessità di avvicinamento della scuola al mondo produttivo. Riteniamo sia l’obiettivo più sfidante dei prossimi anni.

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Focus economia 2023
Vigilio Giovanelli, l’uomo della farina di Storo, è ottimista per il futuro.
è la sfida dei prossimi
Francesco

La Maroca, per le feste di Natale, s’è vestita a nuovo. S’è conciata come una zingara degli anni Quaranta. Da capo a piedi con “traverse” tutte d’un pezzo da parere una barca più larga che lunga, davvero un bel vedere per gli ospiti mezzi orbi che frequentano da sempre la sua locanda. Non sono cambiati i suoi servizi, le consuete parolacce e le consuete bevande fatte di vino annacquato e grappe distillate dalle vinacce fetide della cantina del Celeste in quel di Mezzocorona. La clientela è sempre la stessa con qualche bell’imbusto nullafacente in più che, date le feste, si è sentito in dovere di aggregarsi alla storica “ghenga”, fedele da secoli, dell’osteria della Maroca. Ed è proprio quello screanzato di Fiorani che sta lamentando la scarsa presenza di donne decenti in quell’osteria :”Ecco perché non vengo quasi mai dalla Maroca, qui si ritorna indietro di cinquantanni...quattro vecchi sbevazzanti che se la raccontano e un’ostessa d’altri tempi che li sta ad ascoltare...” E gli risponde piccato l’Abele: “Ehi...furbetto...se i quattro vecchietti sbevazzanti ti danno fastidio, te ne puoi andare, noi facciamo a meno di boriosi come te...cambia tavolo...o vai a fare qualcosa che è una vita che ti fai mantenere...” L’Isacco s’infuria, ma tace. Prende le sue difese l’Osvaldo: “Forse ha ragione l’Isacco, c’è una donna sola e ce la dobbiamo dividere in dieci, neanche fosse la Brigitte Bardot...” “All’osteria mica si va in cerca di donne, qui si viene per trovare gli amici e parlare del più e del meno, di come vanne le cose, di come gira il mondo...” “Già, ha ragione il Palmiro, senza esagerare perchè quasi tutti voi siete forse arrivati a Trento e non oltre...ma anche le giudicarie fanno parte del mondo, quindi dice bene il Palmiro...” rimette le cose

Loro e noi? No, tutti assieme sulla retta via

a posto l’Arcadio. “Mi avete stufato, se non vi garbo chiudete gli occhi, interviene infuriata la Maroca, e apriteli fra qualche minuto, oggi ho una bella sorpresa natalizia, in questi giorni di calca, ho ingaggiato una donna che vi farà perdere la testa...Paradisa! Paradisa, fatti vedere, vieni fuori...” E la Paradisa apparve alla platea attonita della clientela della Maroca. “Eccola...avete ancora da dire qualcosa? Se non vi piace la Paradisa, non so cosa farci...nel nostro paese non c’è di meglio….” conclude la Maroca. E la Paradisa, alta un paio di metri, con gambe lunghe ed incurvate come le stanghe del carro dell’Abele, e due “tette” degne della razza Frisona, lì per lì fa un certo effetto, ma poi apre la bocca e sfoggia il suo sorriso unico al mondo, fatto a rastrelliera, un dente si e uno no, con due canini laterali pronti ad azzannare chi in qualche modo non l’avesse apprezzata. Orpo, che donna! Ma la Maroca, nel frattempo s’era distratta, era entrato un nuovo cliente, un omone ben fatto e dal sorriso smagliante, nero di pelle, vestito alla buona, che chiese un caffè. La Maroca s’era incantata. Non si muoveva dal banco, era in adorazione, un bel giovanotto così , nella sua osteria non l’aveva mai visto. Sentendosi trascurata ci pensò la Paradisa a servi-

re il caffè, la Maroca era tutta occupata nel misurare l’atletico cliente. Ah..i neri erano la sua passione. Li vedeva passare davanti al suo portone e lei li avrebbe seguiti sino in Africa, tanto le piacevano. Ma quello screanzato, bevuto il caffè, se n’era andato senza salutare. La Maroca c’è rimasta male. Avrebbe voluto chiedergli un sacco di cose, invitarlo in casa, sul canapè... niente se n’era andato. “Non rattristarti, Maroca, ormai l’Italia è piena di migranti neri, già qui da noi ne girano una trentina, prima o poi troverai la tua anima gemella...” prova a consolarla l’Ernesto. E la Maroca delusa, scomparve e buona notte. E così la discussione si fece seria. Come sempre ci pensa il Sindaco (ex) Filippo ad introdurre l’argomento: “Ha ragione l’Ernesto, or-

mai in Italia, nelle fabbriche lavorano un sacco di extracomunitari. Ho letto che ogni anno le imprese, soprattutto quelle del nord, assumono 50.000 migranti per far fronte a tutti quei lavori che gli italiani non vogliono più fare perché considerati faticosi e poco redditizi...” “Hai ragione, interviene il Palmiro, anche in Trentino, così come in gran parte della Padania, non ci sarebbe più latte né formaggio se a mungere le vacche non ci fossero gli indiani, ed ancor meno potremmo mangiare pomodori e la loro conserva se a raccogliere i pomodori non vi fossero gli africani….” “E’ dura la terra, è bassa la terra...” sospira desolato l’Arcadio. “Ma allora come faremo ad andare avanti quando anche gli extracomunitari, o i loro figli,si saranno stancati di

sgobbare in campagna, sudare alle catene di montaggio, fare i vaccari, e lavare piatti nei ristoranti?” “E già ci sono i primi segnali…, dice ancora il sindaco Filippo, fino a qualche anno fa, quando vedevi una macchina con la vecchia targa, eri sicuro che al volante c’era un marocchino o un keniota. Adesso già cominciano a girare con auto modeste, ma nuove di zecca. Se le cose andranno avanti così presto potranno permettersi la casa con i doppi servizi, il frigorifero, la televisione e tutte le cose che noi occidentali siamo abituati ad avere considerandole fonte di benessere e di serenità. Ma...ma… Dopodichè è lecito aspettarsi che anche loro cominceranno a rifiutare i lavori servili, i lavori disonorevoli, quelli che comportano troppa fati-

ca e poca resa….”E allora?”

Fu la domanda unanime. “ E ancora il Sindaco. “Non preoccupatevi, poveri diavoli da importare ce ne saranno sempre. Il problema sarà dove metterli dato che l’Italia è già sovraffollata….” E allora che si farà? Fra qualche decennio potrebbero diventare i padroni dell’Italia...” Domanda all’unisono.

E il Sindaco: “Lì per lì non saprei...secondo me ci sono due strade. O fare come Valletta, presidente della Fiat negli anni Cinquanta, che trovandosi nella necessità di avere operai, li trovò a buon mercato reclutandoli nel sud d’Italia. E quando lo informarono che questi nostri migranti erano in gran parte sotto i ponti, rispose: “Io offro loro un posto di lavoro, dove vanno a dormire non è affar mio!” “Ma allora questi fra vent’anni saranno tutti comunisti...se ne rende conto?” obiettarono alcuni collaboratori. “Certo che me ne rendo conto, rispose, però, vedete, io fra vent’anni non ci sarò più e si arrangeranno quelli che verranno dopo di me... C’è poi una seconda strada che è quella che ogni tanto ne discuto con gli amici. Bisognerebbe tornare ad insegnare ai nostri figli il valore della fatica e, coerentemente, riconoscere agli italiani ancora disposti a sgobbare in campagna, nelle stalle, alla catena di montaggio ecc.ecc, lo stesso stipendio dei giornalisti e dei vari fighetti e soubrette della Tv. Lo so che questo è impensabile. Allora smettiamola di lamentarci delle invasioni dei migranti e prepariamoci a soffrire, ma superiamo il “noi e loro”. Ricordiamoci peraltro che tutti siano esseri umani, con uguale dignità. Prima o poi torneremo sulla retta via. Ne saremo costretti.

PAG. 6 GENNAIO 2023
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Caro Mario, un grazie di cuore da per l’impegno di una vita e per il

Caro Mario, ci hai lasciato alla bella età di 102 anni e già sentiamo un vuoto incolmabile, ma nel contempo rimane con noi indelebile il tuo ricordo di un fulgido esempio di attaccamento alle Giudicarie e al loro futuro.

Da anni dalle pagine del “Giornale delle Giudicarie” nella tua rubrica “Parlando giudicariese” hai trattato da tutti i punti di vista della difficoltà ma anche della bellezza di vivere di queste Valli periferiche ma ricche di storia, cultura, ambiente, comunità. Il tuo motto era “facciamo grop”, ovvero stringiamoci, stiamo insieme, collaboriamo, aiutiamo i giovani a crescere.

Nell’ultimo tuo articolo sul numero di ottobre dal titolo “Giudicarie proiettate in avanti grazie all’impegno dei giovanissimi” parlavi proprio dei giovani e l’ultima frase dell’articolo racchiude il

Caro Mario, te ne sei andato di sorpresa, anche se parlare di sorpresa per qualcuno che aveva superato abbondantemente il secolo di vita può apparire quanto meno curioso. Eppure è così, a tutti noi sembravi eterno per quel tuo sguardo sempre fiduciosamente puntato sul futuro, sui libri da scrivere, sugli articoli di cui occuparti, sulle cose ancora da fare per “far gròp” e far crescere le tue amate Giudicarie. Ogni mese arrivava puntualissimo un contributo storico e di riflessione che i nostri lettori leggevano con grande piacere, e arrivava sempre con in rosso, in alto, scritto “a piacere e discrezione della redazione, tagliate o cestinate liberamente”: il decano dei giornalisti trentini, oltre un secolo di vita ed esperienze alle spalle, che mai ha dato per scontato che il suo pensiero fosse ancora attuale o dovesse essere pubblicato per forza. E sorridevamo, spesso davanti ad un pranzo, dei tanti che invece confondono un giornale con la gratificazione del proprio ego, un pensiero personale con una riflessione che merita di diventare editoriale. Eterno ci sembravi, per quella capacità unica di avere fiducia nel futuro e nei giovani, in tutti i giovani, di costruire un futuro migliore dei loro padri: se

tuo augurio più vero: “Ai giovanissimi ed ai giovani che si danno da fare per farci vivere al meglio possibile le nostre “comunità”, un grazie di cuore a nome di tutti i Giudicariesi”.

Ma alcune righe prima ci hai lasciato un compito importante: “Mi sento di esprimere un sentito auspicio che tutta la gente, adulta e anziana, sia disponibile a dar loro una mano affinché tanto entusiasmo e tanto impegno realizzino davvero un presente

maggiormente consono ed un avvenire migliore”.

Un grazie di cuore da parte nostra e di tutti i Giudicariesi per l’impegno di una vita e per il tuo esempio che ci hai lasciato.

Il “Giornale delle Giudicarie” si impegnerà accanto a tutti i Giudicariesi affinché il tuo auspicio possa portare davvero ad un avvenire migliore per tutti.

c’era critica da fare era agli insegnanti, non agli studenti, alla mancanza di guida dei genitori, non dei figli, all’incapacità di offrire opportunità di un governo o di un’amministrazione, non ai giovani scoraggiati. “Bisogna darghe vergot a sti putei

e putele”. E la tua porta era sempre aperta: per Pro loco, cori, oratori, scout, scuole. Tutti erano i benvenuti, prima nella mansarda e poi a Saone. Un dono raro, il tuo, quello di saper stare con tutti e far sentire tutti i benvenuti - “per quel che i g’ha denter” - senza mai dare importanza alla provenienza, al ceto sociale, al successo riconosciuto pubblicamente. Il valore di una persona, semplicemente, spoglia di quelle categorizzazioni e giudizi che la società attribuisce, a torto o ragione. Una persona e basta, con le opportunità che la vita le ha riservato. E tanto ti bastava per offrire una porta aperta, una chiacchierata franca, consigli, libri e disponibilità a mettere la tua penna al servizio. Mancherà la tenerezza con la quale accoglievi chi veniva a cercarti e la gioia di rimettere piede in una scuola a parlare con gli allievi, fosse anche solo per un paio d’ore di incontro. Mancherà la semplicità

profonda con la quale permettevi a tutti di essere se stessi, ognuno importante nel suo mondo, senza gerarchie, imposizioni, giudizi. Mancherà la gioia di rivederci di persona e di restare in contatto grazie a Facebook e email: sei probabilmente l’unico al mondo a non aver mai ricevuto offese gratuite, insulti inutili, sbeffeggiature online, l’unico a non aver mai vissuto la violenza e l’ignoranza che i social sanno portare con sé elevandole all’ennesima potenza. Perfino in questo, ultranovantenne quando questa novità ti si è presentata e l’hai accolta, sei stato speciale, a piegare al tuo modo di essere qualcosa che nemmeno i giovani nati con la tecnologia in tasca sanno dominare. E anche qui abbiamo visto la grandezza di un intelletto che ha usato la macchina al meglio, senza farsi usare o diventarne vittima patetica, ma tirando fuori il buono che c’era.

Mancheranno i tuoi scritti, le parole, le memorie che si intrecciavano con i fatti storici del Novecento senza darci mai l’impressione che la storia fosse passata senza lasciare segno o vederti impegnato in qualche modo. Buon viaggio Mario, per noi è stato illuminante conoscerti.

PAG. 8 GENNAIO 2023 Personaggi
Caro Mario, ci hai appena lasciato e già sentiamo un vuoto incolmabile, ma nel contempo rimane con noi indelebile il tuo ricordo di un fulgido esempio di attaccamento alle Giudicarie e al loro futuro. di Oreste Bottaro
Buon viaggio Mario Sembravi eterno per quella tua capacità di guardare ogni giorno al futuro. Per noi è stato illuminante conoscerti. di Denise Rocca

parte nostra e di tutti i giudicariesi tuo esempio che ci hai lasciato

Maestro di vita

Mario Antolini Muson, nasce a Tione (Tn) il 19 giugno del 1920, dove risiede, vive e lavora, accompagnato dall’affetto dei 2 figli e delle 4 nipoti. Coniugato con Gina e vedovo dal 2010. In pensione dal 1980.

Formazione scolastica

- dal 1932 al 1935, ha frequentato la Scuola Professionale Salesiana a Milano: divenendo tipografo compositore.

- dal 1936 al 1939 – frequenta per 3 anni il Ginnasio a Ivrea ed 1 a Chieri (To) (aspirandato salesiano non parificato)

- dal 1939 al 1947 - è Missionario religioso salesiano in Giappone, dove, dal 1939 al 1942: frequenta il Liceo allo Studentato salesiano di Tokyo (privato); dal 1943 al 1945, è in missione a Miyakonojò, nel Kyushu, dove subirà 5 mesi di prigionia alle falde del vulcano spento Aso (il vulcano dal cratere più ampio del mondo) fino dopo lo scoppio nel 1945 della seconda bomba atomica a Nagasaki ad 80 chilometri circa, dal campo di concentramento; dal 1945 al 47: sarà a Tokyo per il primo anno di studi teologici.

- nel maggio del 1947 - ritorna in Italia e rientra a casa perché non ritenuto idoneo alla vita religiosa e rientra in famiglia dove è chiamato a fare il tipografo compositore nella tipografia del padre a Tione.

- nel 1949, durante il lavoro di tipografo: come privatista consegue il diploma di maestro elementare all’Istituto Magistrale a Trento.

- dal 1949 al 1953 – si iscrive all’Istituto Orientale di Napoli (frequentato a mesi alterni durante il lavoro di tipografo), conseguendo nel dicembre 1953 la laurea in Lingue, Letterature, Istituzioni Orientali, Gruppo Estremo Oriente, Sezione Giapponese.

Insegnamento

- nel 1954 - Vince il Concorso magistrale con assunzione in ruolo, si dedicherà con grande impegno all’attività di insegnamento fino al 1980.

- È stato membro del Consiglio provinciale dell’Associazione Italiana Maestri Cattolici. Sollecitò e organizzò; conferenze, relazioni, incontri pedagogico-didattici in provincia e fuori.

- Sarà fortemente impegnato nello studio e nell’aggiornamento della “Scuola a tempo pieno”.

- È stato Redattore unico per dieci anni della rivista magistrale trentina dell’Associazione Italiana Maestri Cattolici “Scuola e Vita”

- Sarà poi docente dell’Università della Terza Età e del Tempo Disponibile nelle diverse sedi delle Giudicarie.

- Collaborerà come docente al Centro Professionale dell’Università Popolare Trentina (CFP-UPT ) e presso altri Enti: terrà numerose ore di docenza a diversi corsi serali per lavoratori a Tione nelle discipline: italiano, geografia locale, grafica tipografica, a Rovereto nelle materie: italiano e grafica tipografica. Sarà Diretto-

re e relatore di un corso promosso dall’U.P.T. su: “Storia e geografia delle Giudicarie”. Terrà ancora lezioni di “Editoria” a corsi finanziati dall’U.E. / Lezioni di “Geografia delle Giudicarie”, di “Dialetto”, di “Ambiente storico” e di “universalità”.

Intenso e molto significativo si rivela anche il suo impegno nel sociale

- dal 1947 al 1955, è dirigente per le Giudicarie dei Giovani di Azione Cattolica.

- dal 1953 al ‘55, è segretario del Consorzio dei Comuni Giudicariesi. In quel periodo direttamente coinvolto nella compilazione della Legge istitutiva dei Consorzi Bim e nel loro costituirsi in Giudicarie (Regolamento compreso).

- dal 1954 al ‘55, segretario di zona giudicariese dell’Unione Contadini, impegnato nella prima istituzione della Mutua Contadini (fino ad allora privi di assistenza sanitaria).

- per 8 anni, di cui 4 in minoranza dal 1956 al 1960, è consigliere comunale a Tione e per 4 vicesindaco e assessore alla cultura (1966-70).

- È stato tra i fondatori della sezione tionese del Soc-

corso Alpino.

- Segretario per vari periodi dell’Avis, della Pro Loco e dell’Asilo Infantile di Tione.

- Socio fondatore dell’Associazione culturale “Centro Studi Judicaria” di Tione.

Attività come pubblicista ed editoria

- dal 1948 - Corrispondente dalle Giudicarie per i mass-media regionali.

- tra il 1960 e il 1980Sarà addetto in vari Uffici Stampa: Azienda turistica di Madonna di Campiglio e di Pinzolo. / Mostra del-

l’Artigianato di Rovereto. / Manifestazioni varie (VV.F.V., Consorzi Turistici, ecc.).

- dal 1980 iscritto all’Albo dei Giornalisti come Pubblicista

- corrispondente di prestigiosi mass-media: Popolo Tridentino poi l’Adige. / Alto Adige poi Trentino. / Vita Trentina. / Ansa. / Corriere della Sera - Domenica del Corriere. / Gazzetta dello Sport. / Giornale di Brescia. / RAI-TV. / TVA. / TCA. / RTTR. / Radio Dolomiti. / Radio Studio Sette. / Novaradio. / Radio Manuela.

/ Radio Tg8, / TV Tg8. / TelePace.

- corrispondente e collaboratore per altre ”testate” come il Giornale delle Giudicarie.

- La sua attività editoriale è pari, se non superiore alla sua attività pubblicistica. Infatti molti e prestigiosi volumi che interessano le Giudicarie e non solo portano la sua firma, che compare anche in parecchi testi in qualità di coautore o collaboratore.

Mario Antolini Muson, ha rappresentato un pilastro di storia, per l’esperienza di vita vissuta, ma soprattutto, per la sua intelligenza, la sua sensibilità, la sua cultura, la sua saggezza e la sua eleganza, che hanno fatto di lui un uomo moderno, pronto a raccogliere ed affrontare le nuove sfide che il nostro tempo ci propone quotidianamente.

Un uomo, che nonostante l’attaccamento e l’amore che provava per la sua famiglia ed il suo territorio, in tempi non sospetti, aveva intuito l’importanza e la necessità di confrontarsi con popoli e culture, più o meno lontani.

Un esempio di rettitudine morale e di vita che sono per noi tutti stimolo e forza per continuare la ricerca di un futuro migliore.

PAG . 9 GENNAIO 2023 Personaggi

ragazzo. La scelta degli istituti secondari delle Giudicarie

Gennaio è il mese che apre un anno nuovo e in fieri a tutte le possibilità di svolte e cambiamenti, possibilmente in positivo, nella vita di ognuno. Ciò vale tanto di più per i ragazzi che entro questo mese devono scegliere il nuovo istituto di Istruzione superiore o scuola professionale che dal prossimo autunno intendono frequentare. Una decisione non sempre semplice alla quale vogliamo venire incontro trattando dell’offerta formativa presente sul territorio delle Giudicarie attraverso le informazioni condivise dai docenti dedicati all’orientamento in entrata dei vari istituti. Tione ne ospita tre: L’Istituto di Istruzione “Lorenzo Guetti” e i Centri di Formazione Professionale “Enaip” e “Upt”.

Quali sono gli indirizzi scolastici che questi offrono? “I nostri sono percorsi quinquennali. Si concludono con un diploma che permette di accedere a tutte le facoltà universitarie e corsi postdiploma; gli indirizzi tecnici consentono anche un immediato impiego nei multiformi settori della produzione e dei servizi. Il Guetti completa poi l’offerta formativa con i due Corsi serali per adulti Amministrazione Finanza e Marketing e Informatica e Telecomunicazioni”, risponde la professoressa Giovanna Binelli dall’Istituto di Istruzione “Guetti”.

Le chiediamo: di quali competenze ha bisogno il territorio delle Giudicarie? “Servono giovani appassionati, professionalità diverse - risponde Binelli - quella dell’artigiano e dell’ingegnere green, del cuoco, del meccanico e del manager di piccola-grande azienda, del medico e dell’insegnante, ma accanto ad una competenza specifica nelle cosiddette discipline STEM (le scienze, la tecnologia, la fisica e la matematica) ritengo che le nostre Giudicarie abbiano bisogno anche di “saperi inutili ”, la lettura, lo studio, la bellezza, non immediatamente spendibili ai fini pratici, ma funzionali a formare quella capacità critica che permette di diventare cittadini “buoni”, in gra-

ti formo

do di guidare, valorizzare e tutelare il territorio”.

Le fa eco la professoressa Marzia Salvaterra, dell’UPT di Tione, che specifica come “attualmente le competenze informatiche e linguistiche sono considerate un prerequisito.

Problem solving, capacità di lavorare e gestire un gruppo ovvero competenze trasversali non facilmente trasmissibili con la formazione tradizionale.

Lavorando nei laboratori di Simulimpresa che replica i comparti di una vera azienda, o in quello di visual merchandising, che replica un ambiente commerciale, gli studenti non si limitano a mettere in pratica quanto appreso in teoria, ma si trovano a doverlo fare collaborando con i ‘colleghi’, restando ‘nei tempi’ e trovando compromessi e soluzioni in modo creativo, efficace ed autonomo”.

Salvaterra ricorda ancora come tra le materie caratterizzanti la scuola vi siano il Laboratorio Atteg-

tri (secondo anno) e delle regole e dei valori (terzo anno), che mirano ad una consapevolezza delle proprie capacità relazionali a livello personale, comunitario e professionale. Salendo negli anni i vari indirizzi (ricordati sotto) danno la possibilità di conseguire la maturità,

Per l’Esame di Stato al quinto anno, o seguire il Percorso di Alta Formazione

ac-

Tecnico. Anche la professoressa Alice Nicolini, referente per l’orientamento presso l’Enaip di Tione, ricorda la possibilità di frequentare un quarto anno e di conseguire il diploma professionale di tecnico (i quarti anni sono in alternanza scuola-lavoro). Con il quinto anno CAPES è possibile ancora continuare gli studi per ottenere il Diploma di Stato ad indirizzo “Servizi per l’enogastronomia e Ospitalità Alberghiera” che consente l’accesso all’Università e all’Alta Formazione Professionale (per i diplomati nel settore Industria e Artigianato quinto anno CAPES, presso il CFP di Villazzano e Artigianelli di Trento).

“A partire dai primi mesi di quest’anno ENAIP Trentino attraverso il nostro CFP, in collaborazione con BM Group, Innova Srl e Girardini Srl, attuerà ancora un percorso pilota di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore (IFTS) Robotica

Industriale centrato sui temi della robotica, meccatronica e automazione”, conclude Nicolini (cfr “Il Giornale delle Giudicarie” di dicembre).

Quale augurio vogliamo quindi fare a questi studenti? Se la professoressa Binelli dal Guetti invita i ragazzi a “non scoraggiarsi, mirare all’obiettivo sempre e comunque, non lasciarsi schiacciare dagli ostacoli, trovare un senso ogni giorno al “venire a scuola”, la professoressa Nicolini dalle Enaip li invita a “Seguire le proprie inclinazioni, valorizzare i propri talenti, anche pratici e non farsi condizionare da pregiudizi o preconcetti altrui”. La professoressa Salvaterra per parte propria da Upt li sprona infine con un bel “Pensate a cosa vi piace fare e cercate di partecipare alle scuole aperte per poter scegliere in modo consapevole. A tal proposito…Prenotatevi per sabato 14 gennaio dalle 9.30 alle 12.30. Vi

PAG. 10 GENNAIO 2023 Istruzione
giamenti e Relazioni, che si occupa della conoscenza di sé (primo anno), della relazione con gli al- con il Corso Annuale Professionale in Commercio Internazionale e Marketing cui si può cedere con il diploma di
E’ il mese delle iscrizioni alle scuole superiori, a Tione sono tre le scuole disponibili. Ecco le novità.
aspettiamo!” Come
il
di Mariachiara Rizzonelli

Il 30.09.2022 sì è concluso il termine per la presentazione delle domande di contributo sul Piano Fotovoltaico 2022. Eccezionali i risultati: 703 domande di contributi con una spesa presunta di circa Euro 2.130.000,00= per kw. 2.700,00 di p.n. per impianti fotovoltaici e 4.600,00 SCADENZE DOMANDE: - DAL 01 01 2023 - ENTRO 12 MESI DALLA FATTURA DI SALDO O DA CONVENZIONE GSE SE SUCCESSIVA; - INTERVENTI REALIZZATI DAL 01 10 2022 REQUISITI: - RESIDENZA E IMMOBILE IN UNO DEI COMUNI CONSORZIATI; - NON AVER BENEFICIATO DI CONTRIBUTI SU PIANO FOTOVOLTAICO B.I.M. NEGLI ULTIMI 10 ANNI CUMULABILITA’: - CUMULABILE CON BONUS FISCALI STATALI CON DETRAZIONE NON SUPERIORE AL 70%

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La Variante di Ponte Arche, una di quelle questioni note da anni. Negli ultimi tempi alcuni avvenimenti hanno smosso la situazione, come la nomina del commissario per i lavori. La Provincia Autonoma di Trento ne ha comunicato il nome lo scorso 22 dicembre, quello dell’ingegner Guido Moutier di Lucca. L’opera della S-478, per 67,2 milioni di euro, dovrà essere terminata entro il 2028. “Importi e scadenze - avverte fin da subito il vicepresidente della Provincia Mario Tonina - che potrebbero subire delle variazioni. L’importante è che dall’inizio del nuovo anno si andrà concretamente verso il progetto definitivo e l’appalto dei lavori”. Un’opera strategica, un’opera costosa, un’opera che si inserisce in un piano di sviluppo destinato non solo al centro termale di Ponte Arche, ma all’intero circondario. “La Provincia ha stanziato 24 milioni per la riqualifica delle Terme di Comano, investimento che avrà senso nel momento in cui anche la viabilità in paese verrà migliorata per una maggiore sicurezza e una migliore vivibilità.” A parlare è il vicepresidente della Provincia, assessore all’Ambiente e all’Urbanistica Mario Tonina: “Di rilevanza è l’appalto dei lavori a Ponte Pià, attesi da più di vent’anni, per cui sono stati stanziati 20 milioni di euro ed altri 27 in aggiunta. Sarà la base di partenza per ragionare anche su un collegamento ciclopedonale con la Busa di Tione. Un passo avanti per il turismo legato al ciclismo e la sicurezza stradale anche con il completamento dei lavori sul tratto di ciclabile che

sale da Sarche. Per quanto riguarda i collegamenti con il Ballino ci sono state segnalazioni dall’amministrazione comunale di Fiavé, ma al momento non ci sono le risorse.”

I riflettori sulla questione della Variante di Ponte Arche sono stati riportati alla luce in particolar modo nel corso degli ultimi due anni dall’Associazione Fare Un Paese, che attraverso un percorso condiviso di comunità e consulenti tecnici turistici, è arrivata ad individuare nel traffico e nell’inquinamento dei mezzi pesanti che attraversano quotidianamente Ponte Arche – 10mila mezzi al giorno nei periodi di punta –uno dei principali ostacoli allo sviluppo del paese e di una valle green. Si tratta di un’alternativa al tratto che oggi attraversa il paese e in particolar modo la centralissima via Cesare Battisti dove si trovano negozi ed alberghi, è questo uno dei provvedimenti chiamati a gran voce.

Ecco che a dicembre 2021 la giunta provinciale stanzia 67 milioni per la realizzazione dell’opera e promette di avere il nome del Commissario entro fine 2022. L’ingegner Guido Moutier riceverà un

compenso di 40 mila euro l’anno per un totale di 659 mila euro a fine lavori, IVA ed oneri compresi. La sua figura sarà indispensabile per seguire i lavori con particolare attenzione e soprattutto ridurre le tempistiche di alcuni passaggi burocratici, che in ogni caso comportano e meritano opere di questo calibro. “Speriamo che la popolazione continui ad essere coinvolta nel corso delle varie fasi – il commento

della presidente di Fare un Paese Michela Alimonta – che sia un processo condiviso e che le tempistiche siano rispettate.Penso che oggi si vada nella direzione auspicata negli anni dalle amminstrazioni che si sono susseguite e spese, e da una comunità che ha sempre sostenuto la strategità dell’opera, per la vivibilità e la riqualifica turistica. La comunità sarà sicuramente resa partecipe, in modo particolare attra-

verso l’amministrazione comunale, ma anche in occasioni di confronto con il commissario. Sento che è una soddisfazione condivisa non solo dalla Provincia ma da parte di tutti, comunità e amministratori”.

“Ci diciamo soddisfatti di quest’ulteriore passo - conferma il vicesindaco di Comano Terme Achille Onorati - l’opera avrà un impatto sull’intera vallata.

Verranno ripresi in considerazione le proposte negli

anni fino a definire il progetto definitivo. In linea di massima la variante dovrebbe svilupparsi grosso modo in galleria, partendo da zona ruderi ex Speranza in località Ponte dei Servi, tornando all’aperto centralmente per avere accesso e visibilità sulla valle, di nuovo in galleria nel tratto finale. È un’opera che ha delle sue complessità a livello geomorfologico, sia per la tipologia degli ammassi attraversati con presenza di un paleoalveo in materiale sciolto, che per la presenza di numerosi pozzi e sorgenti di acqua ipotermale. Il passaggio in galleria è quindi particolarmente oneroso, con problematiche infrastrutturali e paesaggistiche non indifferenti, compresi un innesto in entrata e in uscita, l’attraversamento di un fiume. La giunta provinciale dovrebbe essere presto ospite a Comano Terme per ulteriori aggiornamenti”.

PAG. 12 GENNAIO 2023 Viabilità
C’è un commissario per la variante di Ponte Arche Il vicepresidente provinciale Mario Tonina: “Anche se importi e scadenze possono subire variazioni, l’importante è che da oggi si andrà concretamente verso il progetto definitivo e l’appalto dei lavori”.
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di Martina Sebastiani

Casa Sembenotti, la soluzione è ancora solo su carta

Franco Bazzoli, sindaco di Sella Giudicarie, chiede l’allargamento della strettoia di Breguzzo, con l’abbattimento di Casa Sembenotti, da cui va tolto il vincolo storico. La notizia è dell’aprile del 2017, quando a Tione, Parco Saletti, l’allora assessore provinciale Carlo Daldoss aveva inventato il percorso partecipato per la scelta di alcuni progetti da mettere nel Fondo strategico.

“Tenendo conto della direttrice di marcia Tione-Brescia, la statale è caratterizzata da una curva destrorsa a corto raggio con visuale preclusa da Casa Sembenotti. Il valore testimoniale dell’immobile, definito non eccezionale dal punto di vista artistico e architettonico, lo stato di degrado strutturale e la collocazione estremamente pericolosa sia per la pedonabilità che per il transito veicolare, in particolar modo per quello pesante, giustificherebbero, per motivi di sicurezza, la demolizione di tale edificio, la cui presenza determina innumerevoli ingorghi ed incidenti. Ciò consentirebbe la rettifica della carreggiata stradale, evitando altresì che ulteriori urti contro le murature perimetrali possano far crollare anche solo parzialmente l’edificio”. Così scriveva Mario Tonina, allora semplice consigliere provinciale, in un’interrogazione del maggio 2017. “Casa Sembenotti: situazione sbloccata; a breve una soluzione definitiva”. Ottimismo di Franco Bazzoli a metà giugno 2017.

L’Agenzia provinciale per gli appalti e i contratti ha aperto oggi le buste per l’affidamento dell’appalto integrato per la progettazione e realizzazione della variante di Pinzolo (importo a base d’asta di 89.775.188,50 euro), registrando la presenza di un’offerta. Sono invece tre le offerte complessivamente pervenute, sempre nell’ambito delle opere relative al miglioramento della viabilità nel Trentino occidentale, per la rettifica e adeguamento della galleria di “Ponte Pià” sulla SS 237 del Caffaro. L’importo a base di gara è di 34.414.482,49 euro. La circonvallazione di Pinzolo è un intervento determinante per la val Rendena e in generale per l’intero Trentino. Consentirà di migliorare la mobilità in tutta la valle e non solo, un’area di prima-

“Lunedì c’è stato l’ennesimo incidente. Due camion si sono incontrati e uno ha abbattuto le barriere di sicurezza che avevamo installato da appena sette mesi. Installate perché abbattute da un altro camion”. Così si sfogava il primo cittadino di Sella Giudicarie il 24 settembre del 2019 di fronte all’ennesimo incidente nella strettoia di Breguzzo. Giugno 2021. la Giunta provinciale di Trento delibera di cedere dodici milioni di metri cubi d’acqua aggiuntivi del lago d’Idro ai contadini della bassa Bresciana e dell’alto Mantovano nell’ambito di un accordo con la Regione Lombardia, che in cambio elargirà un milione di euro da utilizzare per la sistemazione del tratto di statale del Caffaro nell’abitato di Breguzzo. Ecco alcune testimonianze per dire come vanno le cose. Si parla, si scrive, si chiede, ci si incontra. E poi? Si aspetta. Abbiamo citato questi documenti a partire da cinque anni fa, e ora possiamo raccontare cosa accade attualmente.

Dicembre 2022. Una delegazione autorevole, composta dal vicepresidente della Provincia Mario Tonina, dall’assessore all’istruzione Mirko Bisesti, dal soprintendente ai beni culturali Franco Marzatico e da Franco Bazzoli, sindaco di Sella Giudicarie, è arrivata in sopralluogo davanti all’edificio della sofferenza. Al termine gli ospiti della Provincia avrebbero detto di essere pronti. Non resta che sperare.

Casa Sembenotti L’edificio che sta a lato della statale, così vicino da creare problemi alla circolazione, ha una peculiarità: è portatore di una rilevanza storico-artistica perché conserva degli affreschi (c’è chi dice uno e chi di più, c’è chi dice in buone condizioni e chi lo fa passare fra gli invisibili). La storia dice che quella casa è appartenuta ad un Ciolli, noto irredentista.

Parola d’ordine: salvare l’affresco. Sembra che un accordo si sia trovato per salvare capra e cavoli: salvare l’affresco ed allargare

la strada. Miracoli? No, perché l’affresco è interno alla casa, per cui la parte più vicina alla carreggiata probabilmente si potrà abbattere. Diciamo probabilmente.

Le strade lastricate di buone intenzioni Non c’è dubbio: la viabilità giudicariese è una corda con tanti nodi che non sono mai stati sciolti dalla politica trentina. Sì, ci sono stati interventi, poco più che rattoppi, ma un disegno complessivo manca. E dire che se ci si guarda indietro di una ventina d’anni si ricordano progetti (sia pure informali, diciamo non esecutivi) redatti dagli uffici provinciali per rendere più percorribili sia la Rendena che il Chiese. All’atto pratico abbiamo il Corè a tre corsie, la variante di Pieve di Bono e le gallerie del Limarò. Ma se stai ad ascoltare gli amministratori locali ti diranno che fra il dire e il fare c’è stato di mezzo... altro che mare! In compenso ci hanno riempito di rotatorie, alcune delle quali (vedi l’ultima realizzata all’imbocco di

Cologna, a trecento metri da quella della variante che scavalca Creto, Strada e Agrone) paiono (senza volerla buttare in vacca) degli inni all’inutilità ed allo spreco.

Ora pare che qualche nodo venga sciolto. Sono stati messi sul tavolo i finanziamenti ultra milionari (e pure ultra attesi) per la tangenziale di Pinzolo, per le gallerie di Ponte Pià e (ultima ad aggiungersi) per la variante di Ponte Arche. Sono certamente tre nodi importanti. Ora si tratta solo di capire le tempistiche di realizzazione.

I nodi fuori dal territorio Ci sono un paio di spine che pungono gli automobilisti che vanno e che vengono dalle Giudicarie. Prima: statale del Caffaro in Lombardia. Nel 2008 i presidenti delle Province di Trento e di Brescia firmarono un protocollo d’intesa che prevedeva un investimento grosso (un’ottantina di milioni) per la Ponte Re-Idro) spartito a metà fra Trento e Brescia. Sono passati gli anni e i prezzi sono saliti, mentre i soldi sono

Variante di Pinzolo, è arrivata un’offerta

Anche i lavori alla galleria di Ponte Pià sono andati in gara e sono tre le aziende che hanno mandato la loro proposta per accaparrarsi il cantiere. Ora partono i controlli sulle offerte e il lavoro della commissione giudicatrice per arrivare all’assegnazione dei lavori.

scesi. Risultato: siamo nel 2023 e non è ancora stato smosso un sasso. In compenso il tratto di variante è stato drasticamente ridotto: da Ponte Re (là dove finisce la variante che sale da Brescia) a Vestone nord si passa ancora per i paesi di Nozza e Vestone, mentre il tratto appaltato è da Vestone nord a Idro, scavalcando Lavenone: tre chilometri con gallerie e ponti, per un costo di 60 milioni. Erano 55, ma l’impresa Collini, che dopo un ricorso ha vinto l’appalto, ha chiesto un’aggiunta, visti gli aumenti dei costi.

Seconda spina: SarcheTrento. E’ stretta e trafficata. Potrebbe (anzi, dovrebbe) essere allargata, con qualche raddrizzamento di curva, e lo spazio ci sarebbe, ma non si fa nulla. Se becchi un camion a Sarche te lo porti fino al Bus de Vela, quando la strada diventa a quattro corsie, ma sei già a Trento. Ci sono tratti tortuosi che necessitano di interventi di sistemazione: basti dare un’occhiata al guard-rail in corrispondenza del bar Palloncino Rosso (a noi nostalgici di un tempo andato piace ricordare come lo chiamavano un tempo: bar Mudanda), a Vigolo Baselga, guard-rail accarezzato più volte dai camion.

Chi passa di là si pone spesso una domanda: ma gli assessori e i consiglieri provinciali delle Giudicarie e dell’alto Garda, che transitano quotidianamente da quei posti, non sentiranno il bisogno di sistemare le cose?

ria importanza a livello economico e turistico.

Oggetto della gara è l’Unità funzionale 1 che interessa la tratta compresa dal depuratore in località Martalac fino a monte dell’abitato di Carisolo in prossimità dell’attuale CRZ. Prevista una procedura aperta sopra soglia comunitaria con il criterio di aggiudicazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa.

Analogo criterio per i lavori riguardanti l’opera S-174, ovvero la rettifica e adeguamento della galleria di Ponte Pià, nel tratto compreso tra il km 94,576 e 96,577 della statale 237 del Caffaro, lotto 1. Mentre sono stati invece già aggiudicati i lavori delle opere di difesa - lotto 2, nell’ambito del medesimo intervento dell’opera S-174, galleria di Ponte Pià.

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Dal 2017 viene annunciato l’abbattimento della struttura, per problemi legati a viabilità e sicurezza, ma non è ancora accaduto nulla. L’ultimo sopralluogo provinciale poche settimane fa.

Compie quarant’anni la

Colpi di cannone, fragore di missili e rombo di droni sono le “note musicali” che hanno accompagnato le cerimonie di Natale degli ucraini nella terribile guerra voluta per annientare la loro Nazione. Altre note, di vicinanza, conforto e solidarietà, sono peraltro giunte idealmente ai loro cuori: le note dolci e nobili della musica emesse come messaggio di pace e concordia in tutto il mondo. Musica promossa e insegnata come grande valore universale nelle più svariate realtà della Terra, dalle grandi metropoli ai più contenuti ambiti territoriali, come le nostre meravigliose Giudicarie. Qui, fra le nostre splendide montagne, opera da quarant’anni una prestigiosa scuola per la promozione e la diffusione della musica la quale forma moltissimi giovani che con i più disparati strumenti musicali liberano dal pentagramma melodie che ci accompagnano in vari momenti della nostra vita.

La “Scuola Musicale Giudicarie”, fondata nel 1983 nella forma di associazione culturale da un gruppo di muisicofili con la regia di Lino Salvaterra, Gianni Salvi e Basilio Mosca, nel corso degli anni è cresciuta fino a divenire un grande patrimonio culturale e sociale della comunità giudicariese. L’iniziativa ha pure testimoniato molta sensibilità nel dare risposta al generarsi negli anni Ottanta di un movimento a livello nazionale per rapporto all’educazione musicale che ha interessato anche il nostro Trentino. Un crescendo di interesse e partecipazione ha accompagnato

fin da subito vita e attività della Scuola, della quale nel 1987 la Provincia autonoma di Trento ha riconosciuto il valore formativo iscrivendola nel “Registro delle Scuole Musicali” nell’ambito di una istituzionalizzazione delle scuole di musica avvenuta nello stesso anno. Si è trattato di un riconoscimento con significativa motivazione, che ha portato la Scuola a darsi una più avanzata

struttura organizzativa e avviare un’ organica assumere di personale docente; venne pure deciso l’allargamento dell’offerta di corsi musicali, soprattutto strumentali. Un capitolo particolare è rappresentato dalle bande musicali, di cui le Giudicarie vantano una tradizione unica, con componenti inizialmente entrati nei complessi senza particolare educazione musicale e che vi rimanevano

fino ad età molto avanzata. Con l’inizio della formazione di molti giovani presso la Scuola il livello musicale per questi strumenti a fiato in quella che può essere considerata con orgoglio la “valle delle bande” ha registrato un rimarchevole e vistoso miglioramento; all’inizio del Duemila la Scuola Musicale Giudicarie è riconosciuta referente per la formazione bandistica del territorio sulla base di una convenzione con la “Federazione dei Corpi Bandistici del Trentino”. Considerando il rapporto simbiotico fra musica e coralità vi è pure un’interazione con la “Federazione Cori del Trentino. Ora, la Scuola, punto di eccellenza nel panorama dell’educazione musicale in Trentino, si regge giuridicamente sulla base di una Cooperativa produzione/lavoro avente soci lavoratori e soci sovventori, con i Comuni del territorio che ne costituiscono l’anima. Una serie di progetti specifici, fa cui uno rivolto alle

scuole dell’infanzia e altri coinvolgenti anche realtà europee integrano il quadro formativo di base. Gli ultimi dati sulla frequenza registrano la partecipazione di 635 allievi, di cui 315 seguono lezioni di banda.

Nella ricorrenza, quest’anno, dei quarant’anni di vita della Scuola, un particolare evento unirà tutti coloro che l’hanno frequentata fin dalla sua fondazione.

Vi sarà inoltre la partecipazione ad avvenimenti nell’ambito dell’”Euregio Tirolo-Sudtirolo-Trentino” e l’attivazione di cooperazioni oltre confine.

Recentemente, il venire a conoscenza di un grave fatto di cui si sta ora occupando la Magistratura, ha inferto purtroppo una grave ferita alla Scuola, e con essa all’intera comunità giudicariese. Nelle

Giudicarie, tuttavia, niente potrà far venir meno, a livello sia istituzionale sia sociale, la volontà e la forza per garantire continuità, nel segno di un costante miglioramento in termini di qualità e prestigio, ad una perla comunitaria che si è già iscritta fra le componenti identitarie di questa meravigliosa terra fra i monti. La Scuola Musicale Giudicarie continuerà a intercettare e raccogliere istanze culturali locali per formare persone nell’ ”arte delle muse”; quell’arte che più di ogni altro atto umano è linguaggio e messaggio universale di unità e fratellanza fra i popoli. Una Scuola che è e continuerà ad essere pure prezioso strumento di aggregazione sociale di rilevante valenza per meglio vivere e operare nelle vallate giudicariesi.

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Scuola Musicale
Dall’idea di alcuni musicofili giudicariesi a una realtà di educazione musicale divenuta orgoglio e identità comunitaria ed eccellenza provinciale con proiezione europea. Una scuola che oltre alla formazione nella bella musica è prezioso fattore di aggregazione sociale.
Giudicarie
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di Paolo Magagnotti La Banda musicale di Pieve di Bono

Credere in valori e principi senza tempo

Il “passaggio di consegne” da un anno all’altro lascia sempre cose buone e meno buone, talvolta anche molto brutte. Accogliamo con soddisfazione l’eredità positiva, cercando di farne tesoro e buon uso, e ci impegniamo ad affrontare i lasciti negativi per metterci sulla via della normalità. Certo, valutare un fatto positivo o negativo può essere soggettivo; vi sono tuttavia situazioni che ben difficilmente possono consentire opzioni. Di fronte alla tragedia della guerra in Ucraina solo la Russia di Putin può vedere qualcosa di positivo; solo la guida suprema iraniana Khamenei con il presidente Raise e il mondo che li sostiene può valutare negativamente la rivolta di milioni di ragazze che unitamente a loro coetanei rischiano la vita perché vogliono por fine a disumane norme che le impongono di coprire la bellezza dei loro volti e dei loro capelli; solo chi vuole distruggere il più grande progetto di unità dei popoli europei mai visto nella storia può gioire nel sapere che vi sono parlamentari europei che nelle loro case oltre frigo con alimenti per i bisogni quotidiani conservano valigie di centinaia di migliaia di euro ottenuti per sostenere chi calpesta i diritti umani può gioire. E fermiamoci qui. La guerra in Ucraina - penso che tutti coloro che vogliono capire lo abbiano capito - non è evidentemente “un’operazione speciale” per conquistare alcuni territori; vi è alla base una strategia ben precisa per modificare gli equilibri geopolitici

a livello mondiale nella quale il territorio ucraino doveva essere solamente una base militare per andare oltre i confini ucraini e minare il progetto europeo, nella speranza di avere alleanze orientali per muoversi nel più esteso mondo occidentale. Non possono evidentemente essere estranei alle valutazioni certi limiti verificatisi all’interno del paese occupato, ma nulla avrebbe potuto impedire il sorgere di pretesti per l’invasione. L’Unione europea si è dimostrata significativamente unita, ma debole. Una debolezza che sarebbe ingeneroso imputare solo alle istituzioni europee; semmai l’incapacità di un’azione più incisiva, anche a livello di prevenzione, è da imputarsi agli Stati membri che non hanno sino ad ora voluto cedere all’intero sistema unitario europeo i poteri necessari affinché lo stesso possa esercitare una vera, concreta e incisiva azione sul piano della politica estera e di difesa. Ora, di fronte ai pericoli minacciosi se ne parla; perfino la Francia riconsidera il piano per una comunità europea di difesa voluta con tanto coraggio e molta lungi-

miranza soprattutto da Alcide De Gasperi e che lei stessa ha fatto fallire. Che fare, come proposito impegno per l’anno appena iniziato? Ognuno di noi, credo, deve cercar di conoscere il più possibile storia e attualità del progetto di unità europea e rendersi conto di una crescente interdipendenza che impone un suo robusto rafforzamento affinché, al di là, evidentemente, del soddisfacimento di esigenze interne, possa rapportarsi con maggiore peso e incisività sul piano internazionale per contribuire a garantire stabilità e pace a livello mondiale; pace e stabilità che contribuisce naturalmente ad apportare benefici anche tutti i popoli dell’Unione.

Una maggiore consapevolezza da parte dei cittadini di tale contesto e di questi scenari deve poi portare ad azioni che nel percorrere canali istituzionali portino la politica che deve decidere a scelte di coraggio e responsabilità che superino un’anacronistica concezione e visione nazionale e le miope valutazioni elettorali. Se di ciò siamo convinti, non rassegniamoci, pensando

che “tanto fanno quello che vogliono”.

“Il voto [può] essere più forte di un proiettile” diceva Abraham Lincoln, primo presidente degli Stati Uniti ad essere assassinato. Ognuno deve sapere che chiunque può essere una goccia per un mare grande.

La solidarietà che si manifesta in varie parti del mondo a sostegno degli iraniani che lottano per vivere con la dignità di esseri umani è certamente un fatto meraviglioso; lo si fa e lo si deve continuare a fare per rispetto e omaggio nei confronti di quei giovani brutalmente uccisi e per manifestare vicinanza a tutti coloro che continuano a lottare. Non è indubbiamente facile confrontarsi con reali o presunte convinzioni religiose così radicali come quelle che si verificano nell’Islam iraniano. E’tuttavia certo - o comunque molto probabile – che, al di là del peso degli Stati Uniti, anche un’Unione europea più unita e forte potrebbe

esercitare una maggiore influenza positiva, ben al di là della convocazione di un ambasciatore dell’Iran da parte di un ministro degli esteri di un Paese membro dell’Unione.

La grave ferita inferta, non solo al Parlamento europeo, ma all’intero sistema di unità europea, con le notizie da Bruxelles che hanno scioccato tutti noi che crediamo in un’autentica democrazia che pone fra i suoi pilastri il rispetto della legge e la tutela dei diritti umani, deve evidentemente farci riflettere e sperare che tale fatto non faccia venire meno oltre certi limiti la fiducia dei cittadini nei confronti delle unità europea. Personalmente sono stato colpito in modo particolarmente profondo se penso che le molte volte che mi sono trovato all’interno delle sedi del Parlamento europeo, sia a Bruxelles sia a Strasburgo, mi sono sempre rapportato con il massimo rispetto nei confronti della Casa del-

la democrazia europea.

Non dobbiamo tuttavia scoraggiarci. La forza dei principi e dei valori che nel Secondo dopoguerra hanno portato i padri fondatori ad avviare il meraviglioso processo di integrazione europea potranno essere feriti, ma conserveranno sempre l’energia per riprese verso quegli orizzonti degli stessi padri si erano posti. Siamo certamente in tempi, contesti sociali, politici ed economici diversi ed in continuo mutamento. Tuttavia, se tutti noi ci rendiamo coscienti che è necessario costruire attorno e su valori e principi senza tempo, ogni curva verso una vera unità europea e un mondo migliore potrà essere superata. Questa - ribadisco quanto detto sopra - è la mia ferma convinzione, sulla base della quale continuerò ad alimentare la mia passione europea. Questa è la mia speranza, questo è il mio augurio per l’anno nuovo.

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di Paolo Magagnotti
Costruire unità dei popoli operando sulla base di valori e principi senza tempo che anche se feriti hanno sempre la forza di riprendersi per superare le curve di una via verso la pace nella libertà.

Il nostro destino dipende da molteplici fattori ambientali

“...Scoprire la possibilità di vivere in modo diverso è una possibilità quotidianamente disattesa, ignorata o ritenuta inesistente. Il non vedere, non cercare e dunque sopprimere tale possibilità è parte integrante del vivere umano e causa primaria del perpetuarsi degli errori”. (Z. Bauman)

Finora ogni volta che abbiamo parlato di fattori ambientali potenzialmente evitabili, causa di malattie, ne abbiamo discusso in maniera semplificata facendo sempre riferimento all’enunciato: “una causa un effetto”. Ma da qualche tempo l’approccio alla visione globale è cambiata, perché si è fatto strada il convincimento che i fattori ambientali possono agire e agiscono quasi sempre in maniera sinergica fra di loro e che quindi la situazione clinica di adattamento ambientale, di sviluppo fisiologico o di malattia che viene a crearsi è il risultato di molteplici cause. Fin dall’epoca del concepimento i fattori ambientali influenzano il destino dell’individuo. Il concetto di Esposoma, che fa riferimento a tutti i fattori ambientali e le conseguenti risposte biologiche, è stato per la prima volta coniato da Christopher Wild nel 2005 e vuole esprimere l’insieme delle esposizioni a cui siamo perennemente soggetti nel corso della vita. La promozione della ricerca scientifica nell’ambito dell’Esposoma ha già dato i suoi suggerimenti operativi nel corso del primo congresso mondiale tenutosi ad Atlanta (USA) nel giugno del 2016. E’ chiaro che la lettura del rischio potenziale di ammalarsi emerge in maniera completamente differente con un approccio scientifico di questo tipo e che la sua valutazione ne risulta particolarmente difficile. Bisogna tener conto quindi dell’ambiente “esterno in senso lato”, se si fa riferimento al clima, all’inquinamento, alla temperatura, all’esposizione solare, al tipo di lavoro, etc. L’ambiente “esterno individuale specifico” se si fa riferimento allo stile di vita, al fumo, all’alimentazione, alle ore di sonno, alle relazioni sociali, all’abitazione, etc.

E da ultimo a quello che si definisce “situazione ambientale interna” che fa riferimento al corredo genetico di ognuno, che determina l’espressività funzionale dei nostri organi interni e che può essere compromessa da influenze negative dei primi due sistemi ambientali. Un approccio sistematico di questo tipo cambia completamente la visione di insieme dei problemi della salute degli individui. Non è più possibile con-

di epidemiologia si sono orientati in modo tradizionale dando importanza ai fattori noti di rischio, esempi : fumo associato al tumore polmonare, consumo di carni processate rischio di tumore del colon; d’ora in poi introducendo il concetto di Esposoma la valutazione epidemiologica diventa molto più complessa e difficile. La valutazione si estende per forza a tutta la durata della vita perché di sicuro le traiettorie

centrarsi solo su un singolo fattore come causa di malattia ma emergono associazioni sconosciute che si condizionano fra loro. Esempio : non posso più consigliare di smettere di fumare per il rischio di malattie polmonari, se poi non ho le altre informazioni dovute, relative all’inquinamento atmosferico, all’ambiente di lavoro, all’abitazione, allo stile di vita, all’alimentazione, alle ore di sonno, solo per citare alcune variabili che interagiscono fra loro e che riguardano il mio paziente. L’approccio epidemiologico tradizionale non è più proponibile perché non si possono assolutamente ignorare i fattori che finora sono stati validati sempre singolarmente seguendo l’assioma : una causa un effetto. Se finora tutti gli studi

di rischio individuale non possono essere limitate nel tempo. Ma le opportunità di studio diventano infinite e importanti perché abbiamo a disposizione tecnologie innovative impensabili solo qualche anno fa : l’uso degli smartphone e le applicazioni ad essi collegate per la misurazioni delle variabili dell’ambiente e dei parametri individuali e le tecnologie di laboratorio per la verifica di parametri biologici precedentemente ignoti legati al metabolismo di ognuno. Pensiamo ai gemelli monocoriali dotati dello stesso corredo cromosomico e che quindi dovrebbero avere lo stesso destino di salute e che per effetto degli influssi ambientali sia generici che di prossimità vivono e si ammalano in maniera completamen-

te differente. In un futuro non tanto prossimo, ma già urgente perché ci comunica messaggi chiari e violenti, ogni volta che dovremo valutare e decidere della patologia dei nostri pazienti dovremo tener conto dei nuovi concetti di valutazione generale non potendo più ignorare i messaggi e le conferme scientifiche che ci vengono dall’ambiente e dagli studi conseguenti. Dovremo far riferimento alle esposizioni multiple: leggi agenti atmosferici, alte temperature, rumore

urbano. Agenti inquinanti: leggi chimici, additivi alimentari, microplastica, metalli pesanti. Contesto psico sociale : fattori economici, ambiente urbano, fattori culturali, stile di vita, alimentazione, sport, svaghi. Gli effetti sula salute sono a breve termine, a lungo termine, quali classi sociali o di età sono più vulnerabili ? La maggior parte delle informazioni ci mancano, ma sappiamo che ne abbiamo bisogno.

Le decisioni governative acquisteranno sempre maggiore importanza per supportare gli studi fra l’ambiente e la traiettoria di vita degli individui. In Europa sono già attive diverse iniziative scientifiche che studiano il rapporto fra l’Esposoma e la salute umana a partire dal periodo prenatale. Molte malattie complesse come il diabete, le allergie, l’obesità, alcune malattie neurologiche possono e potranno giovarsi degli studi di relazione fra l’ambiente e i fattori genetici. Gli insulti ambientali portati agli individui sono simultanei e derivano da fonti variabili e

diverse di cui ignoriamo molte volte i meccanismi biologici che ne provocano i danni e danno esito alle malattie. Sono necessari nuovi strumenti di indagine per acquisire dati significativi che ci permettano di decidere di protocolli efficaci di prevenzione, diagnosi e cura. La sfida che ci attende è importante e presuppone un approccio dinamico al problema. Le risposte possono derivare solo dalla valutazione nel tempo, che non può essere breve ma che riguarda tutta la vita di un individuo, fra le interazioni delle molteplici variabili ambientali e la natura mutabile della nostra vita. Ogni comportamento può avere la sua importanza perché può essere motivo di incontro con una causa nociva per la salute. Non abbiamo mai respirato aria così satura di CO2 con tutte le ricadute possibili sulla salute che oggi ignoriamo. Ed è il risultato di tanti comportamenti ambientali scorretti che si sommano giornalmente da tempo.

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La difesa della salute non può prescindere dall’Esposoma, termine coniato nel 2005 che indica tutti i fattori ambientali e le conseguenti risposte biologiche.
Rubrica Salute
di Gianni Ambrosini - oncologo

Porto Franco

Si fa presto ad abbattere un albero, ma per farne crescere uno nuovo ci vogliono anni, magari col rischio che cresca storto e malfatto. Con la Regione Trentino-Alto Adige è la stessa cosa: c’è chi vorrebbe darle il colpo di grazia, inventando non ben chiari Comitati di indirizzo che dovrebbero sostituirla.

Il dibattito sui destini dell’ente Regione si è riacceso in questi giorni post natalizi, dopo alcune dichiarazioni di esponenti politici non certo di secondo rango: il professore universitario e costituzionalista Roberto Toniatti, l’ex Obmann della SVP Siegfried Brugger, Mario Raffaeli ex parlamentare socialista, ora con la casacca di Calenda. Che cosa dicono in sostanza? Siccome la Regione ormai conta poco quanto a ruolo e competenze, diamole un taglio. Teniamo le due Province, che a quel punto acquisirebbero qualche altra competenza in tema di coordinamento, e semmai, per favorire dialogo e rapporti tra tedeschi ed italiani, creiamo un Comitato informale, che su temi d’interesse generale (ambiente, viabilità, trasporti ecc.) dia delle indicazioni e suggerisca soluzioni comuni, senza però avere alcune potestà legislativa. In altre parole: suicidio assistito.

Toniatti, Brugger e Raffaeli scelgono in definitiva la strada più spiccia per risolvere i problemi di una Regione, che obiettivamente ha perso via via autorevolezza e competenze. Ma cui prodest ? Facciamo un breve excursus senza addentrarci nella storia. La Regione nasce nel dopoguerra per intuizione e volere di

Riflettere con serietà e responsabilità sulla Regione

di Ettore Zampiccoli

Alle Regione Trentino-Alto Adige la politica ha fatto perdere competenze, potere, dignità e utili potenzialità per un costruttivo rapporto di collaborazione nell’interesse delle due comunità provinciali.

quel grande che fu Alcide Degasperi. Degasperi capì che, anche per contenere le spinte e rivendicazioni dei cittadini sudtirolesi di lingua tedesca bisogna creare una serie di garanzie entro una cornice territoriale ben chiara. Evidentemente De Gasperi aveva anche una visione europea nei rapporti fra diversi gruppi linguistici di Trentino a Alto-Adige. Le garanzie vennero predisposte nell’accordo Degasperi-Gruber, firmato a Parigi il 5 settembre 1946, nel quale c’è un passaggio essenziale. Parlando di autonomia speciale si affermava: Il quadro nel quale detta autonomia sarà applicata sarà determinato, consultando anche elementi locali rappresentanti la popolazione di lingua tedesca”. Ne risultò, nell’attuazione dell’Accordo, la Regione TrentinoAlto Adige.

delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento Tel: 0465 349020

Presidente: Oreste Bottaro

Direttore responsabile: Paolo Magagnotti Coordinatore di Redazione: Denise Rocca

Comitato di redazione: Elio Collizzolli, Matteo Ciaghi, Denise Rocca

Hanno collaborato: Gianni Ambrosini, Achille Amistadi, Adelino Amistadi, Virginio Amistadi, Matilde Armani, Enzo Ballardini, Giuliano Beltrami, Alberto Carli, Massimo Ceccherini Podio, Chiara Garroni, Marco Maestri, Mariachiara Rizzonelli, Martina Sebastiani, Alessandro Togni, Ettore Zampiccoli, gli studenti dell’Istituto Guetti

Per la pubblicità 3356628973 - 338 9357093 o scrivere a sponsorgdg@yahoo.it Il giornale è aperto a tutti. Per collaborare si può contattare la redazione (3286821545) o scrivere a: redazionegdg@yahoo.it

Direzione, redazione via Circonvallazione, 74 - 38079 - Tione di Trento Stampato il 4 gennaio 2023 da Athesia - Bolzano Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1129

Il Trentino, secondo l’intuizione di Degasperi, veniva pure ad avere un ruolo interlocutore privilegiato dei tedeschi dell’Alto Adige ed essere nel contempo garante degli italiani che vivevano in Alto Adige. Compiti che giustificavano un’autonomia speciale anche per il Trentino, che altrimenti sarebbe stata vacillante non avendo il Trentino quelle caratteristiche mistilingue che potevano determinare – come in Alto Adige – la presenza di una autonomia particolare. Quindi, checché ne dicano quei quattro persi che vanno a cercare le radici dell’autonomia nella storia dei principi vescovi, l’autonomia del Trentino, quella del dopoguerra, è legata a doppio filo ed è giustificata dal ruolo che essa può avere nel dialogo con i tedeschi. In altre parole se il Trentino ha un’autonomia speciale lo deve innanzitutto a Degasperi ma anche ai tedeschi, che alla fine accettarono la soluzione loro prospettata dall’accordo Degasperi-Gruber. Il Trentino per sé stesso, per le sue caratteristiche storiche, linguistiche, etniche e sociali non meriterebbe probabilmente di

avere un trattamento privilegiato rispetto a tante altre province italiane.

Poi la Regione ha avuto il suo percorso, il Trentino con la presidenza Odorizzi ha fatto errori favorendo il rigurgito delle rivendicazioni politicoamministrative dei tedeschi. Di qui lo smantellamento delle competenze, passate alle due Province, il secondo Statuto di autonomia e la situazione attuale, che sembra ormai consolidata ed abbastanza tranquilla. Certo con questo iter la Regione come ente è rimasta in canottiera. Qualche competenza di indirizzo, dei contributi da distribuire e poco più. Di qui l’idea di chiuderla. Noi pensiamo sia sbagliato sopprimerla e comunque non sia nell’interesse del Trentino. Se vien meno la cornice regionale, già prevista da Degasperi, il Trentino perderebbe la ragione principe della sua autonomia. A quel punto qualcuno a Roma o in qualche altra Provincia potrebbe chiedere che giustificazioni ha il Trentino per assommare competenze e quattrini che altre Province si sognano. E magari lo Stato potrebbe riprendersi un po’ di compiti e

soldi ora gestiti dalla Provincia. Non solo: venendo meno collegamento e dialogo con i tedeschi il Trentino verrebbe trascinato nella scia del Veneto e della Lombardia, due Regioni che pur non avendo le competenze del Trentino, hanno idee ed una classe politica in grado di annullare in breve tempo quella trentina. Ma converrebbe ai trentini finire nel “giro” lombardoveneto? No, perché a quel punto i lombardo- veneto non ci penserebbero due volte a pretendere pari dignità ovvero a togliere i motivi della specificità autonomistica trentina. Probabilmente la morte della Regione qualche problema lo porterebbe anche alla provincia di Bolzano. Tolto il sottile collegamento con il Trentino, ovvero la Regione, di fatto la minoranza italiana dell’Alto Adige si sentirebbe ulteriormente “compressa” e potrebbe avviare rivendicazioni e richieste di maggior tutela, proprio come fecero i tedeschi qualche decina di anni fa. Tagliato quindi ogni collegamento istituzionale col Trentino e…. con l’Italia nel Sudtirolo potrebbero svegliarsi sirene pantirolesi,

comunque sempre un po’ rischiose. Dicono i tre politici sopra citati: al posto della Regione creiamo un Comitato di indirizzo. Quindi si chiuderebbe la Regione, anche per risparmiare – diciamolo pure – ma si metterebbe in piedi un altro carrozzone, tipo Euregio, che comunque costerà, reciterà i propri teatrini con raccomandazioni sul che fare per il futuro dei territori, ma che non effetti non avrà alcun potere né di condizionamento, né di guida. Tanto vale farne a meno: di consulenti in questa nostra patria ne abbiamo già abbastanza. In questo dibattito c’è comunque una voce che manca: quella del Trentino e della politica trentina, che ieri come oggi sembra guardare con una certa sufficienza al tema Regione, forse non rendendosi conto delle conseguenze che avrebbe l’assenza della Regione, per i motivi brevemente illustrati sopra. Già in questi anni l’assenza di dialogo e di idee da parte trentina ha portato qualche svantaggio per i trentini: pensiamo alla facoltà di medicina, che poteva essere occasione per avviare un dialogo concreto con Bolzano e Innsbruck, pensiamo all’aeroporto di fatto delegato ai bolzanini, idem per le fiere con un centro fieristico che a Bolzano è cresciuto (oltre 20 fiere all’anno contro le 3/4 di Riva del Garda) e per altre opportunità in campo economico. Del resto basta guardare il Pil delle due Province. Lo sforzo del Trentino in questo momento dovrebbe essere dunque quello di trovare nuove ragioni a sostegno della Regione, salvaguardando la sua specificità e le sue competenze, accentuando il ruolo di “cappello e protezione” che essa può avere anche per il Trentino. Questo sforzo dovrebbe ipotizzare anche nuovi compiti e competenze legislative da far gestire parzialmente o totalmente dalla Regione, magari liberando così la Provincia in alcuni settori da intasamenti e scarsa funzionalità, che sono sotto gli occhi di tutti. E’una sfida da giocare, augurandoci che i partiti, quelli di governo e di opposizioni, possano dedicarci un po’ di pensiero.

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Il Giornale delle Giudicarie mensile di informazione e approfondimento Anno 21Gennaio 2023 Editore: Associazione “Il Giornale

Lo scorso dicembre ci ha lasciato Mario Antolini “Muson”, alla veneranda età di 102 anni. Grazie alla collaborazione con Il Giornale delle Giudicarie era possibile incontrarlo di persona nei momenti di ritrovo conviviali dell’associazione, a cui lui sempre partecipava. Una presenza gentile e garbata, sempre ben disposto ad ascoltare, sorridente, con quell’umiltà di chi si rende conto di avere sempre qualche cosa da imparare e la saggezza di sapere quando è necessario impararlo. Uno degli ultimi contributi di Mario Antolini “Muson” è da riferirsi alla lettera scritta nell’ambito di un progetto della Fondazione Don Lorenzo Guetti, realizzato in occasione di “Coopera”, l’evento sulla cultura cooperativa che si è svolto lo scorso ottobre tra le Giudicarie e l’Alto Garda. Un progetto dal titolo “La comunità che vorrei”, per il quale sono stati raccolti 40 contributi da parte di altrettante persone giudicariesi, che hanno offerto il loro punto di vista, il loro sguardo sul presente e sul futuro del nostro territorio.

Mario Antolini non ha fatto mancare la sua presenza, anzi, ha per quell’occasione dato uno straordinario contributo di riflessione sul e per il futuro del no-

Continua dalla Prima Bisogna fare i passi uno alla volta e non avere fretta, il cambiamento necessità di tempo e di prudenza, per esempio diminuendo le sigarette una la giorno e non nascondendo il pacchetto sotto il divano, oppure, nelle relazioni interpersonali, avvicinandosi un passo alla volta alla persona con la quale vorreste cambiare le cose. La vita è fatta di tante vittorie, più o meno grandi, ma anche di tante cose che non sono andate come speravamo: un esame, una promozione, un amore finito, un divorzio, una rottura con il figlio. Nonostante le aspettative, la vita ci sorprende ogni anno mettendoci alla prova. Ma la forza di tutti noi è quella di impegnarci nel vedere sempre il bicchiere mezzo pieno: invece di lasciarci influenzare dalle esperienze dolorose, bisogna prendere il “buono” delle cose e rimanere fiduciosi in ciò che ci riserverà il futuro. Bisogna trasformare le dure prove della vita in occasioni di rilancio personali ed utili per scoprire i propri limiti, per capire cosa ha funzionato e cosa no. Una persona forte la si vede da quanto è forte la sua determinazione davanti agli ostacoli. “Non ci riesco”, “non ne sono capace” “non è possibile che ce la faccia” sono tutte

Sguardi cooperativi: Mario Antolini “Musón”

stre comunità e della cooperazione. Una lettera con l’obiettivo di interrogare e stimolare la capacità che da sempre i giudicariesi hanno

nel prendersi cura del loro territorio e del loro destino. Scrive “Muson”: “Per quel che ne posso pensare da vecchio giudicariese e

per quel poco che ho studiato e sperimentato, e in particolar modo ricordando emotivamente e storicamente il glorioso ed operativo passato, sono convinto che la Cooperazione abbia enormi capacità, economiche e sociali, da poter attuare a favore di tante persone che ancora presentano sacche di povertà e di esigenze socio-economiche come all’epoca di don Guetti, ma unicamente se riuscirà a vivacizzare le migliaia di “soci” da rendere “operativi e presenti” nella società come linfa vitale in un costante sgorgare di sorgenti di acqua fresca e pura dalle viscere della società. Gli addetti ai lavori - dirigenti e dipendenti - dovrebbero immedesimarsi dello spirito e della mentalità di don Guetti alla base del loro operare nelle istituzioni cooperative che non devono diventare

soltanto sedi di lavoro e di guadagno, come qualsiasi altra banca o bottega od organizzazione di volontariato, bensì un gruppo di persone convinte di operare in aiuto ed a beneficio di chi ne ha reale bisogno. La Cooperazione deve essere fatta da persone alla don Guetti - in senso razionale ed oggettivo (e non solo emotivamente ed a parole)che “sentono e fanno sentire” di vivere l’essenza della cooperazione, che ragionano ed operano in maniera “diversa” da quella dei banchieri, dei bottegai e degli affannati a “far soldi”. In Cooperazione si dovrebbe sentire che si respira “aria buona e salutare” come nelle stazioni termali, dove ci si può sentire meglio in sereno relax … I Soci siano costantemente muniti di materiale informativo ma strettamente formativo

e conoscitivo, aggiornato tempestivamente; siano obbligati a frequentare corsi periodici prefissati di loco in loco di informazione/formazione; non vengano sollecitati con regalie di alcun genere se non da eventuali pubblicazioni; paghino la multa se non si presentano alle assemblee previste dai regolamenti”.

Insomma, un monito ad occuparsi della base sociale per non perdere di vista il lascito dei nostri predecessori e quello che dobbiamo lasciare noi alle nuove generazioni. Il testo integrale del contributo di Mario Antolini “Muson” cosi come quello degli altri 39 contributi, sono disponibili gratuitamente sul sito della Fondazione Don Guetti www.fondazioneguetti.org all’interno della sezione dedicata alle giornate dell’evento “Coopera”.

Un anno nuovo che impone a tutti scelte responsabili

frasi che, spesso, diciamo a noi stessi e che facilitano il nostro fallimento. Al contrario, se invece consideriamo le situazioni come prove dalle quali imparare e soprattutto se riusciamo a guardare sempre il lato positivo di ogni circostanza che ci capita, scopriremo in noi grandi risorse. E’ poi chiaro che ognuno di noi ha a che fare con il resto della società che lo circonda, con la politica, con le vicende internazionali, e non sono pochi i momenti d’ansia che possono condizionare le nostre vita. Buon anno di serenità e di pace! Ma le grandi emergenze che stiamo attraversando non ci permettono sonni tranquilli. Pensiamo alla guerra in Ucraina, ai tanti morti, anche tra i russi, che prigionieri della folle idea che con le armi, e non con il dialogo, si raggiunga una civile convivenza. E’ una guerra senza cuore, all’insegna degli interessi internazionali, mantenuta accesa per conseguire il folle disegno di conquista di territori in cui domina il desiderio di

libertà e di autonomia di un popolo aggredito. L’anno appena iniziato sarà quello giusto per giungere ad un cessate il fuoco e ad una pace definitiva? É quello che auspichiamo. Nel frattempo in Iran il popolo cerca di togliere il velo alla dittatura. Non hanno paura della cruenta repressione in atto. Succede in Iran, succede in Afghanistan e chissà se presto non succederà anche in Russia. Donne che sfidano regimi oppressivi, teocratici in Iran, gestiti da fanatici talebani come in Afghanistan, o assetati di guerre imperialistiche in Russia. A Teheran e a Kabul difendono i loro diritti, portare il velo in malo modo è sufficiente per essere arrestata e fucilata. Ogni giorno arrivano notizie di eroiche donne uccise, dopo esser state violentate e torturate. A Mosca le donne madri non vogliono mandare i loro figli e mariti a morire in guerra. Che brutto mondo! Ma il virus del male sembra aver colpito anche la civilissima Europa. La corruzione è arrivata pur-

troppo anche nel cuore dell’Europa con il compito di condizionare l’orientamento di un Parlamento di 27 Paesi a vantaggio di Stati terzi dove i valori e i principi della civiltà europea sono calpestati, significa che siamo a un passo dal baratro. Il Qatargate è la notte della politica europea. Oltre 50 Parlamentari Europei, e per di più quasi tutti italiani, di marca socialista, sembra si siano venduti per valigie di soldi in contanti ai grandi poteri economici del petrolio che tutto pensano di potersi comprare, compresa la democrazia, la libertà, i diritti. Il grave avvenimento è stato descritto come lo “scandalo più grande della storia del Parlamento europeo”. Secondo le indagini ancora in corso in Belgio, il Qatar, il paese del mondiale di calcio, avrebbe influenzato le decisioni economiche e politiche del Parlamento europeo, versando soldi e regali “importanti” ad alcune figure che ricoprivano ruoli di prestigio all’interno della Comunità Europea. Ma non è finita,

ogni giorno scoprono nuovi personaggi e nuove corruzioni e l’indagine si sta allargando a tutta l’Europa. Non che le cose in Italia vadano meglio. Pensiamo alla sanità malata (?) che obbliga un paziente a fare mesi di attesa per un esame diagnostico, mentre a chi ha soldi occorrono poche ore per risolvere il problema presso una struttura privata. Il pubblico si è arreso, il privato si arricchisce sempre di più. Gli stessi medici a volte corrono verso chi dà di più. Un esempio di malfunzionamento della nostra politica. Essa purtroppo non si preoccupa più dei bisogni della comunità. E’ una politica vecchia, nei metodi e nelle azioni, distante dal cittadini e dai suoi bisogni, alla continua ricerca di identità. Come sono lontani i tempi in cui si ragionava nell’esclusivo interesse del paese. Pensiamo solo alle stagioni dei diritti e dei doveri: oggi esistono solo i diritti, i doveri sono sotto il tappeto di casa. Pensiamo alle disuguaglianze sociali, ai poveri che sono terri-

bilmente in crescita con la loro vita grama che spesso li porta a morire sotto i portici (anche a Trento) con il corpo ricoperto di cartoni. Nei confronti di queste realtà c’è molta indifferenza, disattenzione, né è sufficiente il grande sforzo delle associazioni di volontari, della Chiesa, per affrontare una piaga cosi tragica. In questa giornata d’inizio d’anno, in questa giornata di riflessione è giusto pensare che ci aspetta un anno nuovo in cui vorremo che le nefandezze che abbiamo raccontato scomparissero del tutto, o almeno in parte, o solo alcune, o forse solo poche cose, l’importante è affrontare il nuovo anno con coraggio, con forza, senza illusioni ma fortemente legati alla realtà con l’impegno di cercare di migliorarla sempre, con costanza e convinzione. Da veri eroi. Possiamo essere gli eroi, i protagonisti della nostra vita che ci aspetta oppure sederci sul sofà ed aspettare che passi. A noi la scelta.

PAG. 20 GENNAIO 2023 Cooperando
Uno degli ultimi scritti pubblicati da Mario Antolini nel progetto “La comunità che vorrei”, della Fondazione Lorenzo Guetti
di Alberto Carli
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Storia di un’Autonomia, il principato vescovile di Trento

Nel 2022 ricorrevano cinquant’anni dall’approvazione del secondo Statuto speciale d’autonomia della Regione Trentino AltoAdige e delle Province Autonome di Trento e Bolzano, entrato in vigore nel 1972. È stata l’occasione per rievocare i fondamenti storici, politici e giuridici dell’autonomia che trovò la sua prima attuazione con lo Statuto del 1948, in seguito all’accordo Degasperi-Gruber (1946) ratificato dal trattato di Parigi (1947).

Si sono svolti convegni e sulla stampa numerosi sono stati gli interventi rievocativi e di approfondimento; gran parte si sono incentrati sul fondamentale accordo del 1946.

Non intendo entrare nel merito di questo dibattito, ma più semplicemente evidenziare i presupposti storici dell’autonomia.

Il quesito al quale mi propongo di rispondere è se il Trentino gode di un’autonomia speciale in virtù di un riferimento regionale etnico e linguistico – presenza di minoranze tedescofone e ladine – o se, oltre a questo, vi sono ragioni più propriamente legate al territorio e alla specificità trentina.

Le radici autentiche e le giustificazioni della nostra autonomia stanno nel principato vescovile di Trento, che ebbe lunga vita dal 1027 al 1803: quasi 800 anni di storia che tratteggiano e definiscono un’identità che sarebbe riduttivo riferire solo a questioni etniche e di lingua.

La storia del principato vescovile ebbe inizio nel 1027 quando L’imperatore Corrado II il Salico assegnò in piena proprietà (non come feudo revocabile) al vescovo Udalrico II i comitati di Trento (territori dell’attuale Trentino, escluse Fassa, Bassa Valsugana, Tesino e Primiero), di Bolzano e della Venosta. Nello stesso anno assegnò il Norico (Val d’Isarco e Valle dell’Inn) al vescovo di Bressanone. Furono così di fatto costituiti due principati vescovili che garantivano all’imperatore di tenere aperta e custodita la strada d’accesso dalla Germania all’Italia, per il controllo dei vari i feudatari italiani che periodicamente minacciavano la

sua autorità.

I due principati avevano piena autorità e rivestivano nell’organizzazione medievale un ruolo di primo piano, immediatamente soggetti solo all’imperatore non essendo ereditari, come avveniva invece per il feudi laici.

La storia plurisecolare del principato vescovile di Trento, della sua continuità statuale e territoriale, sta a dimostrare la realtà politica di un ente dotato di poteri amplissimi.

Per la loro natura “religiosa”, rimanevano pur sempre privi di un vero e proprio esercito. Il vescovo quindi nominava un suo feudatario laico come protettore, per le cause militari e anche civili. Dal XII secolo questa funzione di protezione, l’avvocazia, venne attribuita ai conti del Tirolo.

La contea del Tirolo era nata come feudo del principato vescovile; ciononostante I conti del Tirolo approfittarono del loro ruolo di protettori e della loro forza militare, per creare costanti in-

terferenze al principato, dando vita, direttamente o indirettamente, ad azioni destabilizzanti, sia sostenendo ribellioni contro il principe vescovo, sia minando l’integrità territoriale, talvolta con la complicità o la connivenza di altri feudatari. L’obiettivo era evidentemente quello di allargare i loro possedimenti a scapito del principato; in questo modo riuscirono ad ottenere ulteriori diritti feudali con la stipula di vari accordi (secoli XIII e XIV).

Nel 1363 in seguito a successioni dinastiche la contea del Tirolo passò agli Asburgo, duchi d’Austria. Risalgono a questo periodo (1363-1365) le cosiddette “compattate”, accordi sottoscritti e rinnovati nei secoli successivi, che stabilirono una serie di obblighi a carico del principato in cambio della protezione tirolese.

Nel 1508 Massimiliano I d’Asburgo venne nominato imperatore del sacro romano impero germanico. Quindi i titoli di conte del Tirolo e imperatore

furono da quel momento in capo agli Asburgo.

Nel 1511 Massimiliano I, come conte del Tirolo, promulgò il “Landlibell”, con il quale, mentre riconosceva la sovranità dei due principati vescovili, si assumeva la difesa comune e l’intera gestione militare, ma in generale steorale, in cambio di un impegno contributivo regolare e permanente. Nei secoli XVI, XVII si succederanno vertenze tra principato e contea del Tirolo derivanti dagli obblighi, soprattutto fiscali, che le “compattate”, il “Landibell” e altri trattati successivi imponevano al principato vescovile a favore dei conti del Tirolo. Fondamentale è la figura del vescovo Bernardo Cles che agli inizi del XVI secolo avrà cura di garantire l’autorità del principato, l’inoppugnabile esistenza giuridica, quale intesa nella sua configurazione originale, pur in cambio di nuove concessioni, anche territoriali, a favore dei conti del Tirolo o dell’impero. Con lui il principato entrò fortemente nell’orbita asburgica, ma continuò ad essere de iure e de facto un principato. Nel XVIII secolo nel principato furono introdotti molti provvedimenti imperiali, pure positivi e innovativi, ma con conseguente, ulteriore indebolimento della sua autonomia, seppure il vescovo in più occasioni si preoccupasse di salvaguardare la sovranità del principato, tentando di opporsi alle imposizioni imperiali, (gravami fiscali, leva obbligatoria…).

Nel 1803, nel pieno delle guerre napoleoniche, cessò definitivamente il potere temporale dei vescovi e con esso il principato vescovile di Trento e la sua travagliata autonomia pluricentenaria. Il suo territorio venne annesso all’Austria e inglobato nella provincia del Tirolo.

La storia del principato vescovile è stata anche una importante testimonianza di autonomia diffusa nel territorio. Le comunità e la popolazione vissero l’esperienza delle realtà comunali, degli statuti e delle carte di regola votati in libere assemblee che ogni principe vescovo all’insediamento era tenuto a confermare.

In questo contesto vanno menzionate le rivolte, che interessarono le valli del principato, in particolare due in Giudicarie: 1579, “guerra delle noci”; 1768, assalto al dazio di Tempesta. Non sono rivolte contro il principe vescovo, ma testimoniano la ribellione di una popolazione minacciata nei suoi privilegi autonomistici da ordinamenti monetari, tassazioni e dazi imposti con i vari patti al principato vescovile.

Per concludere è opportuno ricordare che nel corso del XIX secolo i deputati trentini eletti alla dieta tirolese di Innsbruck e al parlamento di Vienna inoltrarono in varie occasioni proposte di autonomia e pure di separazione dal Tirolo e analoghe petizioni i comuni trentini rivolsero direttamente all’imperatore. Iniziative e richieste furono sempre respinte. Su queste istan-

aveva ben presente sia la situazione etnica e linguistica dell’intero territorio, sia le specificità storiche e culturali del Trentino, legate ad una storia plurisecolare di autonomia principesca e comunale. Solo la sensibilità di Degasperi, già deputato alla dieta del Tirolo nel periodo dell’impero austriaco e memore delle istanze avanzate dal territorio trentino rispetto al centralismo imperiale austriaco, poteva conoscere e difendere questa eredità storica sconosciuta all’Italia e tanto più maldestramente rinnegata dalla propaganda fascista, che aveva mirato ad evidenziare solo i tratti nazionalistici dell’irredentismo, piuttosto che a riconoscere che anch’esso era ispirato da volontà di autonomia.

Riassumendo e sintetizzando si potrebbe concludere con un’affermazione esasperata, riduttiva e forse provocatoria, ma estremamente significativa.

La storia del Trentino è: -dal 1027 al 1803 una storia di autonomia del principato vescovile di Trento;

-dal 1803 al 1918 una storia austriaca di autonomia negata;

-dal 1918 al 1946 una storia italiana di autonomia negata; -dal 1947 ad oggi una storia di autonomia in (ri)costruzione.

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ze autonomistiche si innestarono anche rivendicazioni irredentistiche. Quando Degasperi affrontò la questione dell’autonomia della regione Trentino-Alto Adige
I cinquant’anni dall’approvazione del secondo Statuto speciale d’Autonomia sono l’occasione per ritrovare le origini storiche e politiche della peculiarità di autogoverno.
Memoria

Esteriori, nasce un Tavolo per confrontarsi sul turismo

A Comano si è riunito a dicembre, per la prima volta, il Tavolo di confronto tra gli operatori turistici guidato dall’Apt. Prossimo incontro e prime strategie condivise da metà gennaio. L’azienda turistica Garda Dolomiti, a un anno di distanza dall’inclusione dei territori di Comano, fa il punto della situazione e riflette sul futuro del turismo locale. Il presidente dell’Apt Silvio Rigatti, lo scorso 15 novembre, ha riunito per questo amministrazioni, enti del territorio e operatori di settore nella Sala consigliare di Stenico. Il principale risvolto concreto è l’istituzione di un tavolo di confronto permanente attorno cui sedersi periodicamente. Il primo incontro del 12 dicembre è andato bene, tutti d’accordo sul creare una task force guidata dall’Apt che cerchi delle soluzioni al problema. Prossimo appuntamento per delle strategie condivise a metà gennaio.

Sì, perchè da un po’ di anni, e riconfermata nel corso dell’ultima stagione turistica, il territorio vive alcune criticità. Il tavolo ha lo scopo di mettere in dialogo i vari protagonisti

del mondo dell’accoglienza. Saper fare sistema, a detta di tutti quella sera in sala, è il primo passo verso la ripresa.

Quali le criticità? Ci sono cali importanti nel settore alberghiero: a settembre 2022 vengono contati circa 29mila arrivi e 132mila presenze, dati positivi rispetto al 2021. Non si può dire altrettanto di un confronto col 2019 pre-pandemia, dove l’alberghiero segna un calo -6,9% negli arrivi e -16% nelle presenze. E’ l’extralberghiero certificato a guadagnare invece campo, rispettivamente +0,9% e +3,7%.

La crisi coinvolge perlopiù gli storici albergatori e imprenditori di Ponte Arche. Si parla negli ultimi anni di Italia, Cervo, Villa Lutti, di recente anche l’Hotel Cattoni. Scompiglio in quello che è il centro turistico principale della valle. Un turismo che si rifà all’attività delle Terme di Comano. Ed è qui che spicca, al contrario, il Grand Hotel delle Terme che di fatto vanta quest’anno fatturati record. Il presidente Roberto Filippi si dice estremamente soddisfatto sia di comparti alberghiero che cosmetico,

e non dichiara particolari difficoltà nemmeno nel comparto termale.

Via di caccia alle streghe: viene accusata l’Amministrazione comunale di Comano Terme per non fornire i servizi che rendono attrattiva la località, accusato l’albergatore e l’imprenditore che nel tempo non hanno saputo investire e reinventare la propria offerta, accusato anche il tipo di turismo legato solamente al termalismo della pelle. In compenso, la riforma delle Apt che ha visto l’arrivo di Garda Dolomiti non sembra vista così di malumore. Flussi turistici dal Ballino, è vero, non se ne sono visti molti, e applicare la tradizionale Garda Guest Card ha creato qualche difficoltà, ma tutto sommato si

ritiene il tutto parte della transizione.

Cosa dice invece l’Apt Garda Dolomiti dopo un primo anno di lavoro? Oltre ai dati relativi a Ponte Arche, ben chiari, fanno notare un aumento delle presenze straniere di +8,6%, che corrisponde grosso modo a una clientela di singoli privati che danno credito all’extralberghiero. Insieme, diminuisce il soggiorno medio del turista italiano a meno di 5 giorni. Cala quindi la clientela termale a fronte di una crescita della componente turistica con soggiorni brevi e prenotazioni last minute. Non solo, l’interesse del turista è rivolto al territorio. E il territorio sotto Garda Dolomiti, da ricordare, comprende i comuni di Comano Terme

ma anche Bleggio Superiore, Fiavé e Stenico. Quale la direzione che propone Rigatti? Quella di uno Slow Tourism, che rispetti l’identità e le tradizioni del territorio, i suoi ritmi lenti tra natura e relax. Il benessere è ancora al centro del turismo di Comano, ma si tratterebbe di un benessere a 360 grandi, che valorizzi sport ed esperienze outdoor. Si punta nel concreto a migliorare da una parte la prima accoglienza, si parla non solo di personale – quest’anno i tassi di occupazione erano preoccupanti – ma di personale qualificato, anche a livello linguistico. Non a caso il turismo sul Garda, si sa, lavora coi flussi del mondo tedesco. Dall’altra sulla valorizzazione del vivere il territorio in modo

la Guest Card - promuove tanto il Parco Archeo Natura di Fiavé che il Bosco Arte Stenico, tanto gli sconti alle Terme che 9 produttori locali.

In questo senso, e se si guarda avanti, si spera, in zona, in risvolti positivi.

La Giunta provinciale si riunirà a breve a Comano Terme, per dare aggiornamenti sulla questione collegamenti ciclopedonali con Ballino, Sarche e Tione, lavori di Ponte Pià, oltre a svelare il nome del Commissario per l’attesa variante di Ponte Arche per traffico e inquinamento.

Papa emerito, il cordoglio del Trentino per la sua scomparsa

“Anche il Trentino si unisce al lutto dei credenti di tutto il mondo per la scomparsa del papa emerito, Benedetto XVI.

Ci piace ricordare il suo interesse per la montagna e per la nostra regione, che ha visitato in diverse occasioni e dove

amava trascorrere le vacanze estive”. È il messaggio del presidente della Regione e della Provincia autonoma di Trento,

“La sua - aggiunge Fugatti - è stata una presenza importante,

seppur breve. Nelle sue origini sta anche un significato per noi ancora più profondo, stimolo per l’impegno ed il dialogo che nei secoli ha scolpito la nostra stessa identità di terra crocevia dell’Europa”.

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salutare: via a biciclette ed e-bike con opportune infrastrutture e segnalettica, manutenzione dei sentieri con la squadra dei Garda Rangers, Una task force per fronteggiare la crisi dell’alberghiero e dare una direzione al futuro turistico di Ponte Arche e dintorni. di Martina Sebastiani Maurizio Fugatti a nome della giunta e della comunità trentina, per la morte di Joseph Ratzinger, le cui condizioni si erano aggravate nei giorni scorsi.

Qualità della vita: come vengono calcolate le classifiche

In questo numero riprendiamo i dati relativi alla seconda edizione di “Qualità della vita: bambini, giovani e anziani”disponibile alla lettura integrale all’indirizzo https://lab24. ilsole24ore.com/qualita-della-vita-generazioni/ - per una lettura più approfondita che ci permetta di comprendere meglio i criteri sottostanti alla formulazione delle diverse classifiche.

L’indagine svolta dal Sole 24 Ore oltre ad essere interessante per l’attenzione posta alle diverse fasi della vita, si presta ad un approfondimento metodologico grazie al fatto di essere basata su un numero limitato di indicatori ben comprensibili. Come accennato nello scorso numero, la classifica delle province italiane di questa indagine viene calcolata ogni anno utilizzando 12 indicatori statistici per ciascuno degli ambititi di analisi (Bambini, Giovani, Anziani). Per ogni singolo indicatore viene assegnato il punteggio 1000 alla città capoluogo che evidenzia l’andamento migliore e il valore 0 a quella che evidenzia il valore peggiore. Nel mezzo, tutte le città ottengono un punteggio proporzionale intermedio tra 0 e 1000. La media dei punteggi ottenuti su tutti gli indicatori determina la posizione assegnata in classifica generale.

Questo semplice meccanismo ci fa comprendere in primo luogo che il concetto di qualità della vita non è un valore assoluto ma dipende dalle diverse scelte metodologiche e dalle diverse prospettive teoriche dei ricercatori nell’individuare gli indicatori ritenuti più significativi e in secondo luogo che gli indicatori utilizzati sono solitamente gli stessi per le grandi aree metropolitane e per le zone meno densamente popolate. Non sempre riescono a rappresentare correttamente le diverse specificità territoriali.

L’individuazione di indicatori statistici stabili e forniti da fonti certificate, oltre alla creazione di classifiche dall’interesse relativo, permette di valutare punti di forza e di debolezza di ciascun territorio rispetto a variabili che seppure parzialmente rappresentative del concetto di qualità della vita permettono di individuare preziose tracce di lavoro mi-

gliorative. Riportiamo di seguito gli indicatori utilizzati dall’indagine del Sole 24 ore con le relative fonti:

Indicatori qualità della vita - Bambini 0-14 anni

1. Tasso di fecondità - Numero medio di figli per donna2021 (dati provvisori) - Istat

2. Giardini scolastici - Mq per bambino 0-14 anni nel comune capoluogo - 2020 - Istat

3. Verde attrezzato - Mq per bambino 0-14 anni nel comune capoluogo - 2020 - Istat

4. Indice sport e bambini“Praticanti sport agonistico 6-14 anni - scuole e risultati” - 2021 - PtsClas

5. Scuole accessibili - In % sul totale - 2020 - Istat

6. Spazio abitativo - Mq medi per unità del settore residenziale - a maggio 2022 - Scenari Immobiliari

7. Delitti denunciati a danno di minori - “Infanticidi - corruzione - atti sessuali e pornografia - Ogni 10mila minori” - 2020 - Elab su dati Dipartimento di pubblica sicurezza del ministero dell’Interno

8. Asili nido - posti autorizzati - per 100 bambini di 0-2 anni - 2019/2020 - Istat

9. Pediatri - Professionisti attivi ogni mille residenti 0-14 anni - a maggio 2022 - Iqvia 10. Edifici scolastici con la palestra - In % sul totale - 2020/2021 - elab. su dati Miur

11. Studenti per classe“Scuola statale primaria - secondaria di primo e secondo grado” - 2020/2021 - elab. su dati Miur

12. Edifici scolastici con la mensa - In % sul totale - 2020/2021 - elab. su dati Miur

Indicatori qualità della vita - Giovani 18-35 anni

1. Quoziente di nuzialità - Matrimoni celebrati ogni mille residenti - 2021 (dati provvisori) - Istat

2. Età media al parto - “Età media al primo parto delle madri - in anni” - 2021 (dati provvisori) - Istat

3. Saldo migratorio totaleDiff. iscritti e cancellati dai registri anagrafici. Ogni mille abitanti - 2021 - Istat

4. Aree sportive - Mq per residente 18-35 anni nel comune capoluogo - 2020 - Istat

5. Amministratori comunali under 40 - In % sul totale2020 - Istat

6. Canone di locazione - Incidenza % sul reddito medio (zona semicentrale) - a maggio 2022 - Scenari immobiliari / statistiche del Mef

7. Gap affitti tra centro e periferia - Differenza per canone medio di un bilocale nel comune capoluogo. In % - a maggio 2022 - Scenari Immobiliari

8. Imprenditorialità giovanileImprese con titolare under 35. In % su imprese registrate - al 31 marzo 2022 - Infocamere

9. Bar e discoteche - Ogni 10mila abitanti tra 18 e 35 anni - al 31 marzo 2022 - Infocamere

10. Imprese che fanno eCommerce - In % su imprese registrate - al 31 marzo 2022 - In-

focamere

11. Laureati - In % su popolazione 25-39 anni - 2020 - Istat

12. Disoccupazione giovanile - In % su popolazione 15-34 anni - 2021 – Istat

Indicatori qualità della vita – Anziani over 65 anni

1. Speranza di vita a 65 anni - Numero medio di anni da vivere - 2021 (dati provvisori) - Istat

2. Orti urbani - Mq per residente di 65 anni e oltre nel comune capoluogo - 2020 - Istat

3. Esposti per inquinamento acustico - “Presentati dai cittadini - ogni 100mila abitanti” - 2020 - Istat

4. Assistenza domiciliareSpesa degli enti pubblici per abitante di 65 anni e più - 2021

- Centro Studi Tagliacarne su dati Siope

5. Trasporto anziani e disabili - Spesa degli enti pubblici per abitante di 65 anni e più - 2021 - Centro Studi Tagliacarne su dati Siope

6. Biblioteche - Ogni 10mila residenti con 65 anni e oltre2020 - Istat

7. Indici di dipendenza degli anziani - Residenti 65 anni e più ogni 100 in età attiva (1564 anni) - 2022 (dati provvisori) - Istat

8. Geriatri - Professionisti attivi ogni 10mila residenti con 65 anni e oltre - a maggio 2022 - Iqvia

9. Consumo farmaci malattie croniche - “Unità minime farmacologiche pro capite

(ipertensione - diabete - asmaBpco)” - 2021 - Iqvia

10. Consumo farmaci depressione - Unità minime farmacologiche pro capite - 2021 - Iqvia

11. Medici specialisti - Professionisti attivi ogni 10mila abitanti - 2020 - Istat

12. Infermieri - Numero ogni 100mila abitanti di 15 anni e oltre - a maggio 2022 - Fnopi/Istat

Per passare ai numeri, riportiamo in versione integrale i risultati ottenuti dalla provincia di Trento non rispetto alla classifica generale ma rispetto alla classifica di ogni indicatore per Bambini, Giovani e Anziani.

Tasso di fecondità Bolzano 1000 1,7 3 623,4 1,4

Giardini scolastici Sud Sardegna 1000 29,6 40 476 14,1

Verde attrezzato Gorizia 1000 314,7 60 56,6 18

Indice sport e bambini Lecco 1000 2,2 2 769,4 1,8 5. Scuole accessibili Aosta 1000 63,2 46 400,9 36 6. Spazio abitativo Nuoro 1000 112,3 26 535,9 83,2 7. Delitti denunciati a danno di minori Siena 1000 0 82 785,3 2,1 8. Asili nido - posti autorizzati Trieste 1000 59,3 13 521,9 33,7 9. Pediatri Cagliari 1000 4,6 81 172,3 1,8 10. Edifici scolastici con la palestra Prato 1000 69,9 51 425,9 35,6 11. Studenti per classe Sud Sardegna 1000 15,3 52 443,1 19,1 12. Edifici scolastici con la mensa Aosta 1000 70,8 45 439,4 34 Fonte: Qualità della vita: bambini, giovani e anziani 2022 – Sole 24 Ore QUALITÀ DELLA VITA: PUNTEGGIO INDICATORI | GIOVANI 18-35 ANNI

PAG. 24 GENNAIO 2023 Giudicarie in numeri
ll concetto di qualità della vita non è un valore assoluto ma dipende dalle diverse scelte metodologiche e dalle diverse prospettive teoriche dei ricercatori.
DELLA VITA: PUNTEGGIO INDICATORI |
Indicatore
1.
2.
3.
4.
1.
2.
3.
4.
14,8 5. Amministratori comunali under 40 Prato 1000 42 6 824,1 36,9 6. Canone di locazione Rieti 1000 9,7 93 607,7 32,4 7. Gap affitti tra centro e periferia Livorno 1000 37,8 11 880,2 95,6 8. Imprenditorialità giovanile Vibo Valentia 1000 0,1 29 528,1 0,1 9. Bar e discoteche Savona 1000 339 62 237,2 145,9 10. Imprese che fanno eCommerce Napoli 1000 0,9 63 412,6 0,5 11. Laureati Ascoli Piceno 1000 42,5 17 687,5 33,5 12. Disoccupazione giovanile Bergamo 1000 4,9 10 909,3 8,3 Fonte: Qualità della vita: bambini, giovani e anziani 2022 – Sole 24 Ore QUALITÀ DELLA VITA: PUNTEGGIO INDICATORI | ANZIANI OVER ANNI Indicatore Prima posizione Provincia di Trento Provincia Punteggio Valore indicatore Posizione Punteggio Valore indicatore 1. Speranza di vita a 65 anni Cagliari 1000 21,7 2 900 21,4 2. Orti urbani Fermo 1000 3,5 17 361,4 1,3 3. Esposti per inquinamento acustico Cremona 1000 0 80 918,7 15 4. Assistenza domiciliare Oristano 1000 144,4 6 485,3 70,1 5. Trasporto anziani e disabili Venezia 1000 36,3 102 0,8 0 6. Biblioteche Bolzano 1000 25,7 5 477,3 12,8 7. Indici di dipendenza degli anziani Caserta 1000 28,2 25 640,2 35,9 8. Geriatri Cremona 1000 8,2 53 312,6 2,9 9. Consumo di farmaci per malattie croniche Bolzano 1000 126,7 3 678,5 162,6 10. Consumo di farmaci per depressione Foggia 1000 11,2 45 784,6 16,9 11. Medici specialisti Cagliari 1000 58,2 72 116,2 23,2 12. Infermieri Foggia 1000 1193,8 47 613 834,3 Fonte: Qualità della vita: bambini, giovani e anziani 2022 – Sole 24 Ore
QUALITÀ
BAMBINI 0-10 ANNI
Prima posizione Provincia di Trento Provincia Punteggio Valore indicatore Posizione Punteggio Valore indicatore
Indicatore Prima posizione Provincia di Trento Provincia Punteggio Valore indicatore Posizione Punteggio Valore indicatore
Quoziente di nuzialità Agrigento 1000 5,4 94 117,6 2,4
Età media al parto Siracusa 1000 30,7 52 346,2 32,4
Saldo migratorio totale Trieste 1000 9,7 36 635 2,4
Aree sportive Ferrara 1000 50,4 32 292,7

Lo storico Hotel Cattoni all’asta

Amaro in bocca a fine anno a Ponte Arche per il duro colpo inferto alla comunità con il fallimento della società proprietaria dei Cattoni. Si parla di una delle attività fondatrici della storia del paese, si parla della storia di una famiglia che da ben quattro generazioni si impegna nell’accoglienza locale. Diversamente da quanto si potrebbe pensare oggi, a soli 150 anni di distanza, Ponte Arche quasi non esisteva proprio. Si è sviluppato a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, a seguito dello stravolgimento nella viabilità portato dalla statale del Caffaro sull’asse Trento-Sarche-Tione-Brescia, e gli investimenti sui Bagni delle Terme di

Comano. Osterie e trattorie sono velocemente iniziate a spuntare come aree di sosta. Con altre attività hanno contribuito a costituire quel centro, attorno al più storico ponte delle Tre Arche collegamento tra Bleggio e Banale, che sarebbe diventato principale fulcro turistico delle Giudicarie Esteriori. Nel corso dell’ultimo secolo la crescita è stata esponenziale. Tra le principali strutture ricettive si ricordano l’albergo Opinione, l’abergo ristorante Italia ex Malacarne, l’albergo Argentino poi Posta, l’osteria Tomasi e anche l’osteria Alla Torre della famiglia Cattoni. Ad oggi però il settore si diciara, come ormai noto, in crisi. Negli ultimi

anni diverse strutture si sono ritrovate a chiudere i battenti. Le problematiche vengono spesso ricondotte alla realtà turistica del termalismo e all’attrattività della località. Dinamiche complesse. I dati relativi all’ultima stagione estiva, in ogni caso, segnano un calo in presenze e arrivi del settore alberghiero – non dell’extralberghiero

che segna al contrario una crescita - la diminuzione della durata dei soggiorni del turista e della propensione alla spesa. In un contesto di difficoltà, l’attività che oggi va in fallimento è quella della società dell’Hotel Cattoni Holiday. La notizia stupisce in particolare anche per la sua storia recente, quella di

una struttura che è stata location per ricevimenti di matrimoni, erogatore in zona di servizi come palestra e piscina, una struttura insomma che ha cercato negli anni di rinnovare la propria offerta. Negli ultimi anni l’attività è finita in una spirale negativa, sino a quando la società non è stata dichiarata fallita. La struttura è ancora

aperta e in affitto tramite una società comunque vicina alla famiglia Cattoni, l’hotel è quindi pienamente operativo. L’immobile andrà all’asta nella mattinata del prossimo 13 febbraio, con base 3,5milioni e rilanci minimi di 5mila euro. Se l’asta dovesse andare deserta, verrà replicata a giugno. (M.S.)

PAG . 25 GENNAIO 2023 Attualità
Pioniere del turismo di valle, è la manifestazione evidente delle difficoltà che stanno investendo il settore e in particolare Ponte Arche. 2 3

Emanuele Mussi Il medium della memoria

La ricerca stilistica ed espressiva di Emanuele Mussi muove fra dinamiche ascrivibili alle diverse discipline del conoscere attraverso la facoltà dello sguardo. Tutto pare riemergere nella sua “imagerie manierista” come se il flusso del tempo, nella sua potenza di trasformazione, non fosse stato in grado di acquietare le scintille percettive della mente, come se la sua progressione risultasse ininfluente alla manifestazione visiva dei momenti della storia passata, per una risultante mnemonica ancora rilucente, precisa e dettagliata. Abitano nella mente di questo artista eclettico, fra letteratura, disegno, pittura e scultura, le stille osservabili di un agire contadino e montanaro che tutti noi suoi conterranei riconosciamo come prossimo alla storia fatta di cultura e tradizione dell’Alpe, intrisa di messaggi sentimentali e di nostalgie, luogo della profondità delle radici che, a dispetto di una contemporaneità in deviazione, ancora sono capaci di alimentare il nostro spirito. Una iconografia ispirata dalla Natura, dove l’artista con spontanea disposizione d’animo accoglie le soluzioni sceniche della montagna e dei suoi abitanti animali, dove come in una visionarietà di realismo, riusciamo a distinguere e conoscere le energie della vita. Uno spazio composto nella naturalezza degli eventi, dentro al quale non di rado incontriamo partecipe la figura umana, anch’essa parte della totalità.

La scultura di Emanuele Mussi è materia importante, esplicata nella tensione più classica della “sottrazione”, nello sforzo di restituire compiutezza estetica attraverso la liberazione dalle eccedenze del legno… Come Michelangelo affermava, “Ogni blocco di pietra ha una statua dentro di sé, ed è compito dello scultore scoprirla”, anche Emanuele Mussi si occupa di togliere parte del legno (la sua materia prediletta) per avvicinarsi allo svelamento di immagini nascoste, in una sorta di indagine “connotativa” che possa verificare gli insiemi storici e affettivi.

Una tecnica ed un trattamento ai quali l’artista sa dedicare qualità d’istinto manuale, ma dove anche si riconoscono le tensioni del sapere per una plastica sviluppata che dipanandosi da un nucleo centrale, è altresì capace di aprire a forme che impegnano lo spazio,

sia definendo parti materiali, ma anche coinvolgendo porzioni di vuoto, in un dialogo evocativo e teatrale di grande espressività. Non di rado troviamo nelle soluzioni di bassorilievo tutte le implicazioni prospettiche della cultura rinascimentale e, in assenza di dissolvenze e degradazioni, ecco la risoluzione degli “in scurto donatelliani”, intesi come strategia compositiva, come lente a grandangolo, capace di espandere le porzioni di spazio osservabile.

EMANUELE MUSSI

Emanuele Mussi, nasce a Roncone il 5 febbraio 1931, si diploma presso l’Istituto Magistrale “Antonio Rosmini” di Trento. Frequenta il corso per Ufficiali di Complemento e presta servizio militare come sottotenente degli alpini. Dopo il congedo insegna nelle scuole elementari della Valle del Chiese fino al pensionamento, avvenuto nel 1983. Svolge attività sociale, per un certo periodo come Presidente del locale Circolo Acli e come capogruppo degli alpini. É Amministratore comunale di Roncone per trentacinque anni con incarichi di assessore dal 1956 al 1975 e di vicesindaco dal 1980 al 1995. Da pensionato si dedica al disegno e alla pittura, particolarmente alla scultura lignea, anche come docente alla Scuola del Legno di Praso e alla ricerca storica locale, disciplina alla quale conferisce valore divulgativo attraverso numerose ed apprezzate pubblicazioni. Con la mostra n°17 di Judicaria Arte, il Centro Studi Judicaria e il Comune di Sella Giudicarie hanno inteso rendere omaggio

all’artista e al documentarista storico Emanuele Mussi, attraverso una doppia esposizione dedicata in particolare alla produzione scultorea, ma anche all’indagine figurativa “inedita”, espressa con la tecnica dell’acquerello. Le due mostre allestite in

contemporanea, l’una presso le Sale Expo del Centro Studi Judicaria, l’altra nella Chiesa della Disciplina di Roncone/Sella Giudicarie, strutturate in forma antologica, con sezioni tematiche, hanno raccolto 90 opere fra pittura e scultura.

La stilistica è severa ed il legno trattato con cere e patine ambrate, ancora di più sembra assumere proprietà dell’antico, disporre per sedimentazioni emozionali prossime ad una magniloquenza morale e silenziosa.

E tuttavia i temi appaiono nel loro carattere semplice, talvolta festoso e popolare… Quadri di un’epoca dove la povertà nulla toglieva alla dignità degli umani, dove tutte le cose venivano considerate nella loro essenza più interiore, nella funzione, nell’intrinseco valore.

Le scene sono variamente attrezzate di intrecci vegetali e animali mentre il respiro della Terra diviene parte integrante di questo mondo invaso di travolgente naturalismo capace di sorprendere il nostro sguardo e gratificare per la splendida sincerità che ci

comunica.

Una scultura dove troviamo scheggiate le superfici dei corpi, priva di leziosità e levigature insistite, evoluta nell’intenzione di trascurare la perfezione, per una più vibrante documentazione dell’essere natura, nella complessità dei segni, nei tratti primitivi di origine romanica, nella percezione che dietro questa pelle elaborata di sapore nordico, si possa avvertire il pulsare della vita. E la pittura? Anch’essa appartiene al metodo della comunicazione sentimentale, pure mantenendosi dentro pratiche documentaristiche, mentre si avviluppa alla maniera di Albrecht Dürer come sopra “appunti di viaggio”, cercando di trascrivere e trattenere atmosfere di una natura invariabilmente pronta a regalare suggestioni e pensieri.

In talune versioni le immagini si aprono come veri e propri “imprinting” dell’esistenza, suggeriscono stati del ricordo attraverso “ritratti di paesaggio”, accadimenti verosimili, storie di umanità quotidiana restituita nella sintassi dell’illustrazione; altre opere (sempre realizzate con tecniche d’acqua e di luce) favoriscono una ulteriore risoluzione emotiva e fantastica inducendo disposizioni super evocative.

L’acquerello su carta, peraltro, muovendo per gesti pittorici veloci, per dilavazioni, atti a manifestare una sostanza dal carattere sospeso e sfuggevole, appare come la tecnica preferita da Emanuele Mussi; è nella sua disposizione all’Impressionismo dove scorgiamo la sua inclinazione non propriamente realista.

Le radure boschive in particolare sono modelli espressivi dentro i quali non troviamo solo aspetti denotativi, ma anche dove si rivelano attraverso le macchie, i significanti meno evidenti, per uno stratagemma che conduce nel territorio di una intima contemplazione.

Si tratta quindi della trasposizione pittorica di uno stato della mente, la sintesi adesso divenuta visibile di una trasognata liricità che l’autore custodisce nell’anima più recondita, l’idillio romantico fatto di “pulviscolo bagnato”, ora assurto ad opera d’arte. Grazie Emanuele Mussi, con l’arte e nell’arte, custode di sentimenti remoti.

PAG. 26 GENNAIO 2023 Arte
Con la mostra n°17 di Judicaria Arte, il Centro Studi Judicaria e il Comune di Sella Giudicarie hanno voluto rendere omaggio all’artista e al documentarista storico Emanuele Mussi, con una doppia esposizione dedicata in particolare alla produzione scultorea, ma anche all’indagine figurativa “inedita”, espressa con la tecnica dell’acquerello.
di Alessandro Togni

PAGINA A CURA DEL CENTRO STUDI JUDICARIA

Care lettrici e cari lettori, nell’augurarvi un anno sereno, questa volta abbiamo pensato di pescare nella memoria i tempi che furono, quando le mezze stagioni esistevano ed esistevano pure le vere stagioni: quando in primavera cominciavano i primi timidi tepori e in autunno le giornate si accorciavano, ma la temperatura scendeva pian piano. E quando l’inverno per i trentini significava neve anche in fondovalle.

Ecco, la neve. Oggi è un patrimonio che riguarda soprattutto le montagne, quando scende dal cielo. Può capitare un inverno come quello fra il 2021 ed il 2022 in cui la neve si dimentica di imbiancare il paesaggio perfino sopra i 1.500 metri di altezza. Allora va bene ugualmente per le piste, perché ci sono i “cannoni della pace”, che sparano neve artificiale. Però il paesaggio è malinconico. Le piste sembrano grandi strade che scendono dal crinale in mezzo al brullo. Malinconia!

Ragazzi, non è più l’atmosfera di una volta!

Oggi lo sci è diventato un’industria fiorente e capace di accogliere ogni giorno sugli impianti migliaia di turisti provenienti da mezzo mondo. E perfino i valligiani se vogliono sciare devono caricarsi in macchina sci, scarponi, guanti e tute per arrivare là dove partono le piste, fare la coda, prendere la seggiovia e finalmente gettarsi lungo il declivio. Ci fu un tempo in cui la neve incanutiva anche le vie e le campagne del fondovalle. Era un tempo in cui lo sci era patrimonio dei “siori” che salivano a Campiglio da Milano. In quel tempo quando nevicava la gioia dei bambini esplodeva incontenibile. Tutti in piazza a giocare a palle di neve, oppure si affrontavano le strade del paese in discesa per picchiate con lo slittino. Diciamo che i più fortunati avevano lo slittino o il bob. Altri si arrangiavano con un carretto improvvisato che aveva sotto due specie di sci. E ci si lanciava in due o in tre sulla stessa slitta, felici come chi poteva finalmente liberarsi dai compiti. A casa si tornava mal volentieri quando si sentiva la mamma chiamare a gran

voce il proprio nome e il cielo si era fatto scuro.

Vuoi non provare nostalgia per i gridolini dei ragazzini spensierati che scendevano sparati lungo le strade del paese? D’altra parte erano tempi in cui di macchine nei nostri villaggi ne viaggiavano poche. La possedevano il maestro, il parroco, il medico, il bottegaio e pochi altri. E non stiamo parlando dell’anteguerra.

Non sulla strada principale, ma in qualche stradina ripida, c’era perfino chi si prendeva la briga di gettare qualche secchio d’acqua alla sera per trovare il ghiaccio al mattino, che ti permetteva di scendere come un siluro.

Oggi non si può più. Per slittare bisogna andare sulle piste appositamente create. E comunque lo sci ha preso il posto delle slitte: sci, snowboard, pelli di foca... La neve è diventata pure un prodotto difficile da trovare, tant’è che ormai ci si ingegna perfino con i cannoni che producono neve anche con una temperatura sopra lo zero. Ragazzi, non è più l’atmosfera di una volta!

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Tione sotto la neve (1909) Brevine sotto la neve (1909) Gruppo di bambini nella neve (Roncone, 1950) Giuliano Beltrami Madonna di Campiglio, la chiesetta sotto la neve (1950) Brevine sotto la neve

Un Natale speciale, senza Covid, e siamo subito in famiglia

Durante il periodo natalizio, pieno di magia e ottimismo, ci vengono regalate tante cose, dall’ultimo modello di telefono ai cioccolatini del calendario dell’avvento, invece a noi studenti del Guetti è stata regalata, dopo tanto tempo, la possibilità di sentirci finalmente come una grande famiglia che, dopo tanti anni, si è finalmente di nuovo riunita.

Il primo Natale nella nostra scuola senza le restrizioni do-

vute al Covid è stato speciale, perché ha riportato negli studenti la voglia di sentirsi a casa anche tra quelle mura. Decorando le pareti delle proprie classi, i corrimano, i corridoi e le finestre, lo spirito natalizio è ritornato dopo anni di assenza per renderci tutti più buoni e speranzosi, con una nuova consapevolezza del significato di questa festività.

I rappresentanti dell’istituto, per ampliare lo spirito nata-

lizio e anche per rendere più divertente lo stare a scuola prima delle vacanze natalizie, hanno lanciato una sfida: un concorso di abbellimento delle nostre aule, con premio un pandoro per le classi vincitrici di biennio e triennio. Tutti si sono impegnati, ma la giuria del concorso è arrivata alla conclusione di premiare le classi 2LA e 5LB, che hanno dato prova di grande impegno ed entusiasmo ad addobbare

La neve al Guetti, i piaceri semplici di una giornata di scuola

La cosa migliore per gli studenti, durante l’inverno, è assistere alla prima nevicata dai banchi di scuola, accompagnati dall’euforia di vedere la neve per la prima volta dopo mesi, unita alla preoccupazione di non riuscire a tornare a casa per via delle strade.

Oltre ad essere ciò che caratterizza gli inverni nelle nostre valli, la neve è anche una grandissima fonte di distrazione, soprattutto durante le lezioni più noiose, durante le quali è facile perdersi ad ammirare i fiocchi che scendono e immaginare di essere già a casa a divertirsi con la neve. Questo aspetto, in particolare al Guetti, è molto sentito. Lo abbiamo notato con la prima nevicata di quest’anno, durante la quale alcuni studenti sono addirittura usciti a giocare a palle di neve durante la ricreazione.

Altri invece si sono dedicati alla cura e alla sicurezza del nostro istituto, spalando le scale e il cortile della scuola, dimostrando anche grande riguardo e attenzione per gli spazi comuni e svolgendo un servizio significativo per tutte le persone che lavorano o studiano al Guetti.

Grande spazio nei nostri cuori occupa poi la tradizione, che risale a molti anni fa, dell’albero nell’atrio, addobbato con delle bellissime palline blu e quest’anno,

che ha segnato il ritorno a tutte le manifestazioni di festa e immagini natalizie nella nostra scuola, avevamo il timore di non vedere… Invece durante un pomeriggio delle scorse settimane il prof Tomasi, momentaneamente assente, è venuto a scuola a fare quello che ha fatto in tutti questi anni e abbiamo trovato il nostro albero luccicante e felice... Grazie prof. Tomasi! Per alcuni di noi questo sarà l’ultimo Natale al Guetti e siamo contenti di aver avuto l’occasione di percepirlo in modo così positivo, dopo quasi tre anni di restrizioni e distanziamenti.

Alba Pellizzari e Emma Da Pra

con tanti segni natalizi le loro aule. Entrambe le classi sono rimaste molto sorprese della vittoria, ma la cosa più bella che hanno avuto come premio è il fatto di aver sentito davvero l’unità di classe e il desiderio di fare finalmente qualcosa insieme per la propria classe, ma anche per il resto della scuola e di sentirsi veramente una classe unita: c’è chi ha portato gli addobbi, chi il panettone e chi ha solo aiutato ad appendere

tutto.

Non solo le classi sono state riempite dalla gioia natalizia, infatti anche gli spazi comuni della scuola come le scale principali, l’aula insegnanti e le bidellerie sono stati adornati a tema natalizio, grazie anche a un‘altra iniziativa in cui ogni classe ha portato un addobbo per allietare gli spazi di tutti su cui doveva essere scritto il nome della classe e un

messaggio per tutta la scuola. Ringraziamo tutti i docenti e studenti per aver reso indimenticabile questo nostro ultimo Natale al Guetti e speriamo che questa gioia e spirito natalizio riesca ad arrivare anche a voi lettori dalle nostre parole e dai nostri racconti.

Eloisa Tisi e Susanna Vaia

Gli auguri da noi sono in video (e ci si diverte!)

Anche quest’anno al Guetti è arrivato il Natale e con sé, oltre alla neve e alle decorazioni, ha portato anche la trasmissione di una tradizione: lo scambio degli auguri attraverso video girati dagli studenti e che manifestano sia il desiderio di far arrivare a tutti il nostro “Buon Natale”, ma anche di farlo con la voglia di ridere e divertirsi. Questa tradizione, nata grazie agli studenti, ha avuto il suo avvio già alcuni anni fa, infatti il video meno recente che abbiamo trovato in rete risale al dicembre del 2013. Sulle note di famose canzoni natalizie, si vedono alcuni studenti intenti a coinvolgere i compagni, i professori e gli altri operatori scolastici nella condivisione degli auguri e

dello spirito natalizio. Avendo visto come questa iniziativa coinvolgesse positivamente tutti quanti, con il passare del tempo è stata sempre più sentita e accolta a braccia aperte, ed è arrivata quindi fino a noi. Sopravvivendo alla più terribile delle prove, il Covid, dall’anno scorso i rappresentanti d’istituto hanno deciso di riproporla e in questi due anni abbiamo potuto osservare come, nonostante i numerosi cambiamenti, questa iniziativa sia sempre piena di spensieratezza e divertimento. Sebbene siano dei video molto semplici, racchiudono al loro interno un messaggio molto importante, ovvero che il desiderio degli auguri porti all’unione e a un senso di fratellanza. Questa sensazione di continuità sta anche nel fatto che, anche se gli anni passano, questi video manifestano sempre un senso di familiarità e appartenenza. Il rivedere insieme gli auguri, spesso cantati, o comunque sempre fatti in un clima di allegria, ci comunica che, così com’ è bello condividere gli auguri con le persone che ci stanno a cuore, è bello condividerli con compagni di scuola, insegnanti e personale Ata, anche perché ci fanno sentire tutti parte di una comunità, ed è appunto per questo che, sebbene in ritardo, auguriamo a tutta la nostra comunità fuori da scuola un buon 2023.

Le parole dell’Europa: accoglienza

Parlando di immigrazione il termine accoglienza è l’atto di ricevere una persona, accettarla e offrire assistenza e asilo ai migranti come, profughi e vittime di catastrofi naturali. Tra i principi fondanti dell’UE sono presenti i concetti di offrire libertà, sicurezza e giustizia senza frontiere interne, adottando al contempo misure adeguate alle frontiere esterne per regolamentare l’asilo e l’immigrazione.

Nella sua storia l’Unione Europea ha cercato di regolare i flussi migrato-

ri per garantire il diritto d’asilo. Il primo trattato in ambito d’accoglienza è quello di Dublino nel 1990, in cui viene stabilito che lo stato di primo approdo del migrante è quello che si occuperà della sua accoglienza e della relativa richiesta d’asilo. Negli anni successivi l’UE ha sempre cercato di migliorare le politiche nell’ambito dell’accoglienza attraverso alcuni aggiornamenti del trattato di Dublino, regolamentando le politiche in materia di immigrazione attraverso il principio di solidarie-

tà e di equa ripartizione della responsabilità tra gli Stati membri, anche sul piano finanziario (articolo 80 TFUE).

Tutto questo è stato fatto per sviluppare una politica comune in materia di asilo, protezione sussidiaria e temporanea con lo scopo di offrire uno status adeguato a qualsiasi cittadino di un paese terzo che necessiti di protezione internazionale e a garantire il rispetto del principio di non respingimento.

Nell’Unione Europea gli stati membri stanno continuando a definire

una politica migratoria europea efficace, umanitaria e sicura, in seguito alla grande crisi migratoria del 2015 durante la quale, sotto la presidenza lussemburghese, ha attivato dei dispositivi integrati, cioè razionalizzare la condivisione di informazioni, agevolare la collaborazione e coordinare la risposta alle crisi a livello politico.

Tuttora l’Europa sta lavorando nell’ambito dell’accoglienza dei rifugiati richiedenti asilo e su una migliore suddivisione negli stati membri. Per il futuro, gli obiettivi

europei in questo ambito sono chiari e condivisi e puntano sostanzialmente ad alleviare la pressione sui sistemi nazionali di asilo e consentire agli sfollati di godere di diritti armonizzati in tutta l’UE. (www.consilium. europa.eu)

Una porzione importante di questi sfollati, nel 2022, sono arrivati dall’Ucraina, stato per la quale l’Europa si è organizzata efficacemente per fornire un’accoglienza immediata (4/3/2022 direttiva sulla protezione temporanea). L’UE mira a instaurare

un approccio equilibrato per gestire la migrazione regolare e contrastare l’immigrazione irregolare.

Nei primi 10 mesi del 2022 in Italia sono sbarcati più di 70 mila migranti. Nonostante ciò, in Europa non è l’Italia a detenere il primato di rifugiati presenti sul territorio; è infatti nelle retrovie della graduatoria, che ha nelle prime posizioni Svezia, Austria, Germania e Norvegia con rispettivamente 23.8, 13.1, 11.7 e 11.2 rifugiati ogni mille abitanti.

La classe 4° LSM

PAG. 28 GENNAIO 2023 Scuola

Da poche settimane sono iniziati i lavori di demolizione e ricostruzione dell’edificio, di proprietà della Comunità delle Giudicarie, ubicato tra via Roma e via del Foro.

L’immobile, realizzato nel 1956 quale sede dell’Ufficio del Libro Fondiario di Tione, ha ospitato nel tempo varie funzioni pubbliche: dopo il trasferimento degli uffici del Catasto nella nuova sede, lo stabile ha accolto, prima i servizi comunali e poi la stazione dei Carabinieri, entrambi per un periodo di tempo limitato al rifacimento delle rispettive sedi; nel 2005 la struttura è stata acquisita dalla Provincia autonoma di Trento, che l’ha ceduta alla Comunità di Valle. Erano i tempi della riforma Dellai – Gilmozzi, quella che, almeno nelle intenzioni, investiva gli enti sovracomunali di un ruolo centrale in riferimento ai rispettivi ambiti. Questa prospettiva faticò però a concretizzarsi, tanto è vero che le medesime comunità furono oggetto di due ulteriori riforme, a firma dell’ex assessore agli Enti locali Carlo Daldoss e, recentemente, dell’Assessore Mattia Gottardi.

Alla luce anche di simili cambiamenti, l’Amministrazione guidata da Giorgio Butterini ha compiuto una scelta molto concreta e ponderata, in considerazione delle oggettive esigenze dell’Ente, deputato alla gestione dei servizi di igiene ambientale, mense scolastiche e attività sociali. Proprio i servizi sociali, che impiegano complessivamente trenta risorse umane, movimentando circa 7 milioni di euro ogni anno, richiedevano spazi idonei alla conduzione di un’attività che sta diventando sempre più intensa e su cui ultimamente è stato incardinato anche Spazio argento,

Una nuova sede per il Servizio sociale della Comunità

un nuovo servizio dedicato agli anziani.

Il progetto, predisposto dal Servizio Tecnico della Comunità, diretto dall’ing. Fabrizio Maffei, con la collaborazione dell’arch. Barbara Dorna, prevede l’integrale demolizione del fabbricato esistente e la ricostruzione sullo stesso sedime, che viene mantenuto considerata l’attuale disposizione del lotto e le distanze dai confini. La progettazione del nuovo edificio, sviluppato su quattro piani (di cui uno interrato), consente dunque la definizione di spazi ottimali, coerenti con le vigenti normative in materia di comfort dei locali di lavoro, per le funzioni che lo stabile è chiamato ad ospitare. Buona parte delle superfici verrà riservata appunto al Servizio sociale, mentre le rimanenti saranno adibite ad archivio.

L’ingresso principale all’edificio da via del Foro sarà sottolineato da una vetrata e da una pensilina, mentre l’accesso al piano terreno, senza barriere architettoniche, sarà garantito sfruttando le naturali pendenze del terreno lungo via del Foro e con semplici rampe di raccordo, che permetteranno anche di compensare le differenze altimetriche tra via del Foro e

via Roma.

L’importo complessivo dell’opera prevede un investimento di 2,5 milioni di Euro oltre ad 1,5 milioni di Euro per somme a disposizione comprensive degli arredi.

L’appalto è stato suddiviso in diversi lotti, a seconda delle prestazioni richieste ed è stato naturalmente istruito in ottemperanze della normativa sugli appalti pubblici.

La demolizione è stata affidata alla ditta Cunaccia Bruno, per un importo di € 167 mila oltre iva; le opere edili, ammontanti a 1.337 mila più iva, verranno eseguite dalla ditta Costruzioni Valentini; quelle elettriche dalla ditta Grisenti per un importo di € 334 mila più iva; gli impianti termoidraulica sono stati aggiudicati alla ditta Termolodolmiti per un importo di € 207 mila più iva; infine, le opere da carpentiere sono state assegnate alla ditta F.lli Ferrari per un importo di € 201 mila più iva.

I lavori dovranno essere terminati per l’estate 2024.

Il Presidente Giorgio Butterini e l’Assessore alla politiche sociali Romina Parolari sottolineano l’importanza dell’investimento, “progettato per aderire in modo funzionale alle esigenze di uno dei princi-

pali servizi dell’Ente, ma pensato anche nell’ottica di offrire ai cittadini le migliori opportunità. I bisogni

di supporto e aiuto manifestati dalle persone sono profondamente mutati nel tempo, evidenziando situa-

zioni sempre più complesse e a cui si cerca di fornire risposte tempestive e concrete. Un’ulteriore aspetto che va sottolineato è l’opportunità di recuperare un immobile, centrale rispetto all’abitato di Tione, divenuto ormai fatiscente: ciò contribuirà ad arricchire il centro giudicariese con una costruzione, realizzata in modo innovativo e che, architettonicamente, tende a conciliare la tradizione con le più moderne concezioni edificatorie ed estetiche”.

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Comunità € € € Idee e strategie per una consapevole ed efficace gestione e pianificazione delle tasse risorse economiche personali e familiari € SALA ASSEMBLEE COMUNITA’ DELLE GIUDICARIE VIA PADRE GNESOTTI, 2 TIONE di TRENTO INFO: formazione@progetto92.net martedì 17 gennaio 2023, ore 20.30 NELLA CRISI LE OPPORTUNITA’ Leggere la crisi per costruire strategie a sostegno di persone e famiglie in difficoltà economiche. con Francesco Terreri (giornalista de l’Adige e presidente dell’associazione martedì 24 gennaio 2023, ore 20.30 UN BILANCIO DA QUADRARE Strumenti e accorgimenti per la gestione sostenibile del budget familiare. con Tania Giovannini Incontro rivolto soprattutto a persone e famiglie. martedì 31 gennaio 2023, ore 20.30 FUTURO INCERTO? La gestione delle risorse economiche nella costruzione dell’autonomia personale. Risparmio e previdenza per dare serenità al domani. con Tania Giovannini Appuntamento destinato al mondo giovanile. con il contributo di: Progetto Dialogo € Avviati i lavori di demolizione e ricostruzione dell’edificio di Via Roma a Tione

Il Bim del Chiese abbraccia il mondo educativo. Il Consorzio ha recentemente stipulato e sottoscritto tre importanti convenzioni con le scuole dell’infanzia della zona, gli Istituti Comprensivi del territorio e la Scuola Musicale delle Giudicarie. Tramite questi atti, di durata triennale (e dunque da intendersi in relazione agli anni scolastici 2022/2023, 2023/2024 e 2024/2025), si concretizza l’impegno a concedere un supporto economico-finanziario finalizzato ad assicurare, sostenere ed incentivare la programmazione di interventi di natura formativo-educativa. Per quanto riguarda le scuole dell’infanzia a ricevere il contributo saranno quelle di Bondone, Lodrone, Storo, Borgo Chiese, Pieve di BonoPrezzo, Valdaone, Roncone, Bondo e Breguzzo. Un intervento che si renderà necessario per realizzare progettualità didattiche, progetti culturali innovativi, investendo in arredi ed attrezzature utili al buon funzionamento didattico e amministrativo della scuola. Complessivamente verranno stanziati €105.000, corrispondenti a €35.000 annui, assegnati alle scuole aderenti secondo il criterio di riparto

individuato nel numero delle sezioni attive nell’anno scolastico 2021/2022.

Per quanto concerne, invece, la Scuola Musicale delle Giudicarie il finanziamento economico del Bim del Chiese sarà mirato al sostegno della politica tariffaria e al conseguente contenimento del costo di frequenza a beneficio degli allievi. Nello specifico, il contributo a sostegno del progetto musicale persegue la finalità di incentivare la realizzazione del progetto di “Musica Giocando” in favore delle scuole dell’infanzia non parificate

del Bim del Chiese

presenti sul territorio consortile. Il progetto si pone la finalità di rendere disponibile a tutti i bambini frequentanti la scuola dell’infanzia un percorso continuativo di educazione al suono, alla musica ed al movimento, attraverso cui esprimersi con versatilità e spontaneità in attività che integrano il canto, il movimento, l’ascolto e la pratica con lo strumentario didattico. In totale la cifra ammonta a €84.000, ossia €28.000 annui. Infine, relativamente agli Istituti Comprensivi del territorio il Consorzio appoggerà l’Istituto

Comprensivo del Chiese don Lorenzo Milani e l’Istituto Comprensivo di Tione garantendo gli adeguati mezzi finanziari per il potenziamento dell’offerta formativa organizzata secondo i criteri dell’efficienza, economicità e del buon andamento. In particolare saranno €90.000 quelli in favore degli alunni frequentanti i plessi della primaria e secondaria, corrispondenti a €30.000 annui. Inoltre,

il Consorzio BIM Chiese riconosce in favore dell’Istituto Comprensivo del Chiese un ulteriore contributo destinato sia al finanziamento integrativo dell’offerta formativa destinata agli studenti del territorio di competenza consortile, sia all’eventuale finanziamento di acquisto di arredi ed attrezzature in nome e per conto dei Comuni di Storo, Bondone, Castel Condino,

in misura di 1,00 Euro/ abitante corrispondenti all’importo di Euro 10.219,00. Mentre in favore dell’Istituto Comprensivo di Tione in nome e per conto del Comune di Sella Giudicarie in misura di 1,00 Euro/abitante corrispondenti all’importo di Euro 2.943. Il valore complessivo del finanziamento è quindi determinato nell’importo complessivo di € 129.486. «Un aspetto che mi preme evidenziare- ha detto il presidente del Bim del Chiese Claudio Cortellaafferisce alla rendicontazione. Abbiamo volutamente semplificato la fase di rendicontazione economica, ma richiesto di presentare a ciascun ente beneficiario della convenzione una rendicontazione qualitativa, fondamentale per noi al fine di riscontrare il gradimento dei destinatari dell’intervento e l’effettività dell’intervento medesimo.».

PAG. 30 GENNAIO 2023 Territorio
Borgo Chiese, Valdaone e Pieve di Bono-Prezzo
Il sostegno
alle scuole Il Consorzio ha recentemente stipulato e sottoscritto tre convenzioni con le scuole dell’infanzia della zona, gli Istituti Comprensivi del territorio e la Scuola Musicale delle Giudicarie.

L’Azienda Agricola Bondaion inizia a farsi strada

L’Azienda agricola Bondaion è situata a Lardaro in località Bondaione, da cui prende il nome. Andrea e Silvia, due giovani ragazzi entrambi autoctoni della nostra valle hanno da poco (precisamente dal 2020) iniziato a produrre vino aggiungendo questi prodotti alle attività di allevamento che già svolgono con vacche e cavalli.

Inizialmente è stato difficile capire quali vitigni sarebbero cresciuti meglio nei diversi appezzamenti dell’azienda (ora anche cantina) sparsi in vari punti del nostro territorio tra Storo, Daone e Lardaro che presentavano tra di loro caratteristiche climatiche e morfologiche molto diverse.

Dopo diversi studi e ricerche la loro scelta è ricaduta su tre diverse varietà Solaris, Souvignier Gris e Termantis. Di recente uno dei loro vini, “El Losc 2020” ha raggiunto

Il vino di Bondaione premiato dalla Fondazione Mach

un grande traguardo ed è stato premiato presso l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige Fondazione Edmund Mach con la menzione d’onore per i vini PIWI nella categoria vini rossi.

Ma cosa sono i vini PIWI? sono vini prodotti con metodologie sostenibili da vitigni con proprietà di resistenza, ad oggi PIWI è significa nuovo, innovativo e si afferma come marchio, questi vitigni sono sostenibili grazie alla loro elevata resistenza alla malattie fungine che permette quindi di utilizzare meno pesticidi e quindi di rispettare maggiormente l’ambiente che si coltiva e chi consuma il vino.

Presso la Fondazione

Mach i vini in gara erano ben 82 divisi in sei categorie (rossi, bianchi, orange, frizzanti, charmat e metodo classico), la giuria era composta da 30 esperti del settore qualificati e dai ragazzi del corso enotecnico dell’Istituto Agrario.

Il vino rosso da loro presentato presso questa competizione, El Losc, prodotto con uve di Tremantis(Teroldego x Merzling) è per i ragazzi motivo di orgoglio in quanto sono stati loro i primi in assoluto a sperimentarlo all’interno del nostro territorio ed i primi nel 2020 a vinificarlo, sfida che all’inizio è sembrata difficile dato che nella nostra valle principalmente si coltivano

uve bianche e non erano quindi disponibili molti studi per aiutare la coppia a capire come muoversi e quali sarebbero state le possibili problematiche. Gli obiettivi di questi giovani ragazzi sono chiari:

vogliono produrre vino dalle ottime caratteristiche organolettiche ma anche rispettare l’ambiente guardando al futuro del nostro pianeta e optare quindi per una gestione più sostenibile sia del-

la vigna che delle varie fasi della fermentazione e produzione del vino in modo da contribuire in prima persona a un domani più green.

PAG . 31 GENNAIO 2023 Attualità

Il titolo di questo profilo dell’apostolo Barnaba, scritto da Delfo Bonenti che lo definisce “un gigante della chiesa primitiva” non è per niente iperbolico, ma perfettamente adatto a definire il personaggio. Del resto si tratta di una definizione che risale nientemeno che al cardinale Carlo Maria Martini che, prima di essere stato arcivescovo di Milano è stato biblista di fama internazionale, con pubblicazioni (tra le tante altre) espressamente dedicate agli Atti degli Apostoli che è il libro del Nuovo Testamento che ci parla di Barnaba. Corretta è anche la definizione di “apostolo”, sebbene egli non sia nel numero dei Dodici, tuttavia di questo rango in realtà è il suo ruolo nelle prime iniziative di missione evangelica nella regione della Palestina, della Siria e dell’Asia minore e, secondo tradizioni più tardive e senz’altro meno affidabili, anche a Roma e in Alta Italia. Del resto anche Paolo di Tarso rivendicava il titolo esplicitamente il titolo di “apostolo” e lo studio di Bonenti mostra chiaramente che sotto molti aspetti grande merito per la genesi della missione di Paolo spetta proprio a Barnaba. La ricerca di Bonenti è mossa dall’interesse dell’autore per il Santo che è titolare della sua chiesa e parrocchia di origine, Bondo, posta nel Trentino occidentale, nella Giudicarie. Questo spiega come la letteratura e le fonti, cui più si riferisce, sono quelle di natu-

Via libera dal Comitato di gestione, nel corso della sua ultima seduta prima delle festività natalizie, al Piano triennale delle attività del Parco Naturale Adamello Brenta per il triennio 20232025, documento che accompagna il bilancio di previsione per lo stesso periodo. Redatto in base a quanto previsto dal regolamento dei parchi provinciali, il documento individua gli obiettivi da realizzare, nei diversi ambiti in cui l’ente opera, nonché le priorità degli interventi.

Vediamo innanzitutto qualche cifra: il totale complessivo delle entrate previste per il 2023 (che ovviamente sarà confermato o corretto in sede di assestamento di bilancio) è di 4.781.980,06 euro. Circa 873.200 euro saranno destinati ad investimenti.

Sul versante delle entrate correnti, 2.900.000 sono di provenienza provinciale (a cui si sommano 536.500 euro come contributo, sempre della Provincia, per investimenti). Circa 940.000 euro sono costituiti da entrate extratributarie genera-

Barnaba, un gigante della chiesa primitiva

ra agiografica, vale a dire quelle che ci tramandano e hanno costruito la figura dell’apostolo dal punto di vista della devozione, delle raffigurazioni artistiche e del folclore, che si riflettono sul calendario delle ricorrenze annuali della comunità. In questo modo lo studio di Delfo Bonenti risulta un contributo anche alla storia civile e sociale del villaggio di Bondo. Lautore rende ai suoi lettori il servizio di riportare con ampie citazioni i testi a cui si rifà, che spaziano dal nuvo Testamento fino all’epoca contemporanea partcolarmente significativi per il lettore moderno i testi del già nominato cardinal Martini e dell’esegeta Bruno Maggioni, ambedue nell’ambito milanese che è quello proprio della tradizione storico-agiografica di Barnaba). Tra questi

due estremi cronologici si collocano gli altri scritti, a partire dal “Passio” di epoca bizantina (V-VI secolo”, passando per la “Leggenda aurea” del medio evo, fino ai numerosi testi di eruditi dell’epoca barocca e ottocentesca. Chi invece preferisce l’approccio strettamente storico-critico a questo personaggio e alla sua tradizione, trova nella letteratura citata da Bonenti quanto cerca, in particolare il testo di Paolo Tomea, storico e agiografo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Cio che collega l’Apostolo Barnaba alla chiesa di Bondo, documentariamente a lui intitolata sin dal XIII secolo, è la tradizione (come detto di origine tardoantica e di provenienza greco-bizantina) di un’azione missionaria e pastorale di Barnaba a

Milano, e precisamente a partire dal 13 marzo del 51 d. C., dato che deve essere ritenuto francamente leggendario e che risulta, ad esempio, del tutto sconosciuto ad Ambrogio. In ogni caso la tradizione

greco-milanese su Barnaba è stata molto intensa e ampia, come provano le numerose intitolazioni di chiese in tutto l’ambito lombardo, con particolare riguardo, attraverso la figura del suo discepolo

e presunto primo vescovo di Milano Anatalone, alla sede vescovile di Brescia, che in tal caso sarebbe chiaramente il punto di partenza di una missione in val del Chiese. A parte tutti questi particolari, il testo dei Delfo Bonenti si segnala per una spiccata empatia con il personaggio che viene studiato. E ciò non unicamente dal punto di vista storico e devozionale, ma anche dal punto di vista della psicologia moderna. Infatti un aspetto del tutto originale dell’ studio di Delfo è l’indagine della personalità di Barnaba dal punto di vista delle scienze psicologiche, che sono la competenza specifica dell’autore, titolare di pubblicazioni scientifiche in materia.

Egli riesce ad applicare, a nostro parere in maniera del tutto pertinente e condivisibile, le categorie della psicologia della personalità della personalità dell’apostolo oggetto del suo studio. E precisamente a tradizioni medievali, ma alle fonto originali e più affidabili - quelle decisive - vale a dire agli Atti degli Apostoli.

no incentivi, sotto il profilo dello sviluppo territoriale, è infatti particolarmente significativo, come già valutato nel corso del 2022.

te

il tanto lavoro fatto nell’ultimo periodo - sottolinea il presi-

“Stiamo

dente del Parco Walter Ferrazza – e lo rilanciamo con convinzione, in particolare per quanto riguarda il nostro contributo alla tutela e allo sviluppo del territorio, anche attraverso l’adozione degli opportuni incentivi finanziari alle attività ecosostenibili. Sul versante del personale, indispensabile per attuare concretamente quanto pianificato, nel 2023, impiegheremo in tutto 153 persone, per una spesa di circa 2.600.000 euro. Accentueremo inoltre l’impegno anche sul versante della ricerca, da cui arriveranno indicazioni fondamentali per orientare le nostre attività. Fondamentali infine le alleanze e le sinergie per rendere il Parco capofila di un movimento di idee trasformative, da tradurre in

azioni concrete e di breve periodo, in grado di salvaguardare l’uomo e la sua inclusività nella natura, i beni naturali del territorio, sostenere l’economia e la qualità della vita locali, dare un contributo sul versante del cambiamento climatico”.

Si prevede inoltre di approvare nel corso del 2023, compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili, anche un nuovo Piano di incentivi finanziari (con relativo Bando Annuale), dedicato al sostegno di interventi ed azioni sul territorio coerenti con le finalità di conservazione e salvaguardia del patrimonio naturalistico, e di sostegno ad attività agrosilvopastorali che rispondano a criteri di sostenibilità ambientale. L’impatto del Pia-

Sul versante della manutenzione del territorio, oltre al completamento degli interventi derivanti da finanziamento sui bandi del PSR 2014-2020, si prevede fra l’altro nel 2023 il rinnovo della convenzione in scadenza, sottoscritta con l’Azienda per il turismo di Madonna di Campiglio e con altri enti proprietari (Comune di Pinzolo, Comune di Bocenago, Comune di Tre Ville, ASUC di Fisto, ASUC di Almazzago, Regole Spinale Manez, Società Funivie di Campiglio, SAT di Trento e Associazione Amici di Campiglio), per la manutenzione ordinaria, da parte del Parco, dei sentieri limitrofi all’abitato di Madonna di Campiglio (in tutto 59 sentieri per uno sviluppo di circa 97 km).

Bilancio e Piano delle attività, approvati all’unanimità dal Comitato di gestione, vengono ora trasmessi alla giunta provinciale per la relativa approvazione.

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Il libro di Delfo Bonenti propone un profilo dell’apostolo partendo dalla definizione del cardinale Carlo Maria Martini di Don Severino Vareschi - storico della Chiesa Tridentina dall’ente, in primo luogo attraverso la gestione dei servizi per la mobilità estiva. mettendo a frutto
Approvati il bilancio e il piano triennale del Parco Dalla Provincia 2,9 milioni di euro, 940 mila e entrate proprie soprattutto dalla mobilità estiva

Casalmaggiore – Breguzzo, 40 anni di amicizia

Siamo dentro tempi duri e di guerra, pieni di difficoltà materiali dove la coscienza sempre più trova difficile esprimere soluzioni positive, siamo stati costretti a fare i conti con virus sconosciuti in navigazione planetaria e, tuttavia, siamo certi che la famiglia umana sia favorevolmente attraversata da sentimenti piccoli e grandi in grado di rinnovare soddisfazioni e armonie.

Nella mente e nel cuore conserviamo certamente la volontà del bene, del dialogo, come la facoltà di indicare strade di amicizia per il presente e per il futuro. Magari con azioni non propriamente eclatanti, eppure, le azioni più semplici, a volte si traducono in gesti forieri di grandi significati.

E’ accaduto anche quest’anno. Sul finire di novembre

‘22 un esemplare di abete bianco, un segno amico, da Breguzzo ha viaggiato fino a Casalmaggiore, in provincia di Cremona, per restituire concretezza al sodalizio avviato 40 anni fa da Bruno Valenti dell’Albergo Trento e diventare “l’albero di Natale” collocato tradizionalmente nella bellissima Piazza Garibaldi in fronte al palazzo comunale della città.

A fare un passo indietro, come ci racconta Bruno Valenti, dobbiamo arrivare al 1950, l’anno che vide a Breguzzo la presenza dei bambini della Parrocchia don Bosco di Casalmaggiore, ospiti per una vacanza “in colonia” per una durata di quindici giorni. Da allora l’amicizia di Bruno per alcuni di loro si manifesta con entusiasmo, e nel tempo si rinsalda, pro-

traendosi fino ai giorni nostri ed affermandosi con un particolare affetto e legame per la città intera. Poi, nel settembre 1982, ecco i primi contatti “istituzionali”, per concretizzare un’idea bella e sincera; Bruno, trovandosi a Casalmaggiore incontra inoltre gli amici di gioventù Pietro Mori e Giovanni Moreschi, con i quali accorda la possibilità di un “gemellaggio” fra la loro comunità e quella di Breguzzo, attraverso un segno che rimarrà indelebile. Già per il Natale del 1982, un abete di 10 metri della Val di Breguzzo, prende la via per Casalmaggiore e da allora ogni anno l’Amministrazione comunale di Breguzzo prima, ora di Sella Giudicarie, riafferma questo gesto di amicizia, che nel tempo si è mantenuto in particolare per il dia-

logo importante con l’amico Licinio Valenti della Pro Loco cittadina.

E quindi anche per questo Natale l’albero è arrivato nella città cremonese, dopo le attenzioni di Teresa, custode forestale locale, che si è occupata anche delle pratiche per il viaggio, attraverso il trasporto gratuito voluto dalla signora Lombardi di Gussola, della omonima ditta Autotrasporti, e le attenzioni della Pro Loco di Casalmaggiore, per diventare simbolo di luce e messaggero di pace e fratellanza.

Per rendere omaggio all’ideatore Bruno una delegazione di Casalmaggiore, con il sindaco Filippo Bongiovanni, l’assessore al turismo Marco Micolo, Giuseppe Boles e Giorgio Bianchi della Pro Loco e la ditta Lombardi, è giunta in terra giudicarie-

se munita di un atto di riconoscenza, una targa voluta dall’amministrazione lombarda ed è stata consegnata allo stesso Bruno Valenti, alla presenza del sindaco di Sella Giudicarie Franco Bazzoli e dell’assessore forestale Luca Mussi.

L’incontro si è tenuto all’Albergo Trento e si è concluso con il pranzo tipico che Bruno ha voluto per tutti, nel ricordo di 40 anni di alberi di Natale, per i suoi 55 anni di matrimonio con Elsa, i 62 anni di apprezzata attività alberghiera, e per i più personali e lusinghieri 82 anni scoccati il 4 dicembre scorso.

Insomma, una bella storia che valeva la pena raccontare. Viva Casalmaggiore e viva Breguzzo!

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Arianna Valenti, 27esima a mondiale negli Stati Uniti

I veri atleti non si arrendono mai. Nemmeno quando qualcosa sembra andare per il verso sbagliato, o come non ci si aspettava. È felice a metà Arianna Valenti, triatleta classe 1992 residente a Bondo, reduce dalla partecipazione transoceanica all’Ironman 70.3 World Championship a St. George, in Utah.

Una competizione molto importante che si è svolta negli Stati Uniti il 28 ottobre e alla quale la giovane Valenti si è qualificata grazie ad un inaspettato terzo posto assoluto ottenuto al suo primo evento marchiato Ironman, il 70.3 di Jesolo. Tecnicamente parlando, la gara composta dalle tre discipline tipiche del triathlon, iniziava con 1900 m di nuoto, nel lago del “Sand Hollow State Park”. Poi si passava al ciclismo: un unico giro di 90km con 1000m circa di dislivello. Ed infine, si concludeva con il tracciato podistico, due giri per un totale di 21 km di saliscendi. È stata una tra le 1824 atlete ad aver concluso la prova, tagliando il traguardo dopo 5 ore e 5 minuti, classificandosi così 27° di categoria e 141° assoluta. Era la sua prima partecipazione in campo internazionale ed ha collezionato un piazzamento di tutto rispetto, eppure mastica amaro: «Non sono per niente soddisfatta dalla gara- ammette l’atleta tesserata con il Doloteam di Predazzo- Il freddo (6 gradi in partenza) ha condizionato la mia prestazione e sono delusa di non poter essermi confrontata con tutte le mie carte scoperte su questo grande palco. Non avevo un obiettivo di risultato preciso, ma solo quello di riuscire ad esprimermi al massimo e vedere cosa ne usciva: sento di non esserci riuscita.». Un’esperienza che non capita tutti i giorni e che rimarrà comunque impressa nel cuore di Arianna: «sicuramente è stato indimenticabile: correre nella stessa competizione dei miei idoli è stata un’emozione unica. Un mondiale attira un indotto immenso e su ogni punto del percorso c’erano persone che incitavano in tutte le lingue i concorrenti, senza distinzione

di nazionalità. È stata un’occasione di crescita enorme: il viaggio in America mi ha scaraventata fuori dalla mia zona di comfort e mi ha fatto capire che è solo affrontando imprevisti e gestendo le cose non calcolate che si può crescere e superare i propri limiti.». E alla domanda, lo rifaresti? La sportiva commenta: «I costi sono stati davvero elevati. Sono stata felice di essere andata, ma non ritenterò la qualifica per la prossima edizione. Tornerei al Mondiale solo se fossi competitiva abbastanza per puntare ad un risultato di rilievo.».

Prima di volare negli USA, gli ottimi risultati non sono mancati: «ho ottenuto la mia prima vittoria assoluta ad

Arona nel mese di luglio e la seconda nel triathlon internazionale di Mergozzo a settembre. Ho partecipato, inoltre, al Challenge di Riccione, dove mi sono qualificata 17° assoluta, preceduta da undici atlete professioniste, e seconda di categoria ottenendo la slot per partecipare al mondiale The Championship di Samorin nel 2023.».

Trent’anni di grinta, determinazione e sacrifici: nello sport, nello studio e nel lavoro. E questo le fa molto onore: «La mia sveglia suona alle 5:45, dopo aver fatto colazione, studio: sono iscritta alla facoltà di scienze dell’alimentazione dell’università San Raffaele. Poi lavoro dalle 8 alle 12 e dalle 14 alle 18.». Bicicletta, nuoto e corsa richiedono un allenamento costante. «Faccio il primo in pausa pranzo, dedicandomi alla corsa e a lavori brevi e di qualità in bici. La sera, invece, è riservata spesso al nuoto in piscina o alle sessioni di palestra. Nel weekend è tutto molto più tranquillo: faccio uscite più lunghe in bici e di corsa e quando la stagione lo permette nuoto nel lago.». Ma il training non basta, fondamentale è per lei anche il team di professionisti che la segue: il preparatore Luca Facchinetti, l’allenatore di nuoto Luca Mariotti, la psicologa sportiva dott.ssa Brunella Valenti e il nutrizionista dott. Francesco Loffredo.

Guardando al futuro i piani non mancano, anzi il cassetto

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è colmo di sogni: «In campo sportivo il mio obiettivo è di riuscire a continuare il mio percorso di crescita superando di volta in volta quelli che credevo fossero i miei limiti: vorrei vedere fino a dove posso spingermi. Il focus insomma è sul processo non su un risultato. A livello personale invece, vorrei riuscire a concludere gli studi universitari.».
L’atleta di Bondo: “E’ stato indimenticabile correre nella stessa competizione dei miei idoli. E’ stata un’emozione unica”.
di Matilde Armani

Le novità de “Lacademy” de La Cassa

Rurale: un percorso formativo per i commercianti e lezioni di inglese online

La Cassa Rurale Adamello Giudicarie Valsabbia Paganella inaugura il 2023 con due nuove proposte de “LaCademy”, la “scuola permanente” che raccoglie tutte le iniziative formative messe a disposizione da La Cassa Rurale per imprenditori e imprese, giovani e adulti.

INBUSINESS.COM è il nome del nuovo percorso formativo promosso da La Cassa Rurale per commercianti (settore abbigliamento, gioielleria, profumeria, negozi al dettaglio…) e professionisti del settore beauty & wellness.

L’obiettivo di questo percorso è quello di supportare la crescita del tessuto imprenditoriale del settore commercio favorendo l’acquisizione di nuove competenze, stimolando l’innovazione nell’approccio al cliente con nuovi servizi e nuove modalità di proposta al mercato e condividendo esperienze imprenditoriali di valore che possano fungere da stimolo. Nel corso dei 7 incontri formativi previsti saranno approfondite le macro-aree tematiche di gestione del business e del cliente, Social Media Marketing e comunicazione strategica e gestione economico-finanziaria. I partecipanti potranno inoltre usufruire di un tutoraggio individuale per approfondire le tematiche trattate nel percorso formativo.

Lunedì 30 gennaio 2023

ore 15:30 – 18:30

Area Gestione del business e del cliente

Lunedì 6 febbraio 2023 ore 15:30 – 18:30

Area Gestione del business e del cliente

Lunedì 20 febbraio 2023

ore 15:30 – 18:30

Area Social Media Marketing

Lunedì 27 febbraio 2023 ore 15:30 – 18:30

Area Social Media Marketing

giovedì dalle 18.00 alle 19.30.

Lunedi 13 marzo 2023

ore 15:30 – 18:30

Area Gestione Economico Finanziaria

Lunedi 20 marzo 2023 ore 15:30 – 18:30

Lunedi 27 marzo 2023 · ore 15:30 – 18:30 – Incontro conclusivo con testimonianze di imprenditori del territorio.

Le iscrizioni dovranno pervenire entro il 25 gennaio compilando il form disponibile sul sito www.lacassarurale.it.

Con INENGLISH La Cassa Rurale propone da gennaio a giugno lezioni di inglese online per ragazzi con più di 16 anni e adulti tenute dai docenti della Bournemouth School of English.

I corsi proposti hanno l’obiettivo di favorire l’apprendimento della lingua più diffusa a livello mondiale e saranno

tenuti da docenti madrelingua accreditati British Council con il programma “General English”, che è adatto a chiunque voglia migliorare il proprio inglese per motivi di lavoro, per la propria formazione personale o per viaggiare.

Ogni mese saranno attivati 3 corsi (un corso livello A2, un corso livello B1 e un corso livello B2C1) che si terranno con il medesimo calendario con lezioni nei giorni di lunedì, mercoledì e

Maggiori informazioni sulle iniziative InBusiness.com e InEnglish e i form per iscriversi sono disponibili sul sito www. lacassarurale.it nella sezione “LaCademy”.

Per maggiori informazioni o chiarimenti è possibile contattare l’Ufficio Relazioni de La Cassa Rurale all’indirizzo relazioni@lacassarurale. it oppure ai numeri 0465 896510 – 0465 896511.

Timetable

Di seguito il calendario dei corsi disponibili:

Business.com Tutti corsi si terranno con il medesimo calendario con lezioni nei giorni di lunedì mercoledì e giovedì dalle 18.00 alle 19.30.

Assemblee 2023: candidature e rinnovo

delle cariche sociali de La Cassa Rurale

arurale.it oppure ai numeri 0465 896502 – 0465 896503.

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Territorio
L’Assemblea Ordinaria dei Soci prevista per la primavera 2023 sarà chiamata all’elezione delle cariche sociali: dal 1 al 31 gennaio 2023 i soci aventi i requisiti potranno presentare la propria candida¬tura alla carica di Amministratore, Presidente del Consiglio di am¬ministrazione, Sindaco secondo le modalità specificate nell’“Avviso sulle modalità e tempistiche del
sul
procedimento elettorale” disponibile
sito internet www. lacassarurale.it nella sezione Assemblee 2023 unitamente alla modulistica ed a tutti i dettagli sul procedimento. Per maggiori informazioni è possibile contattare l’ufficio Affari Generali de La Cassa Rurale all’indirizzo affarigenerali@lacass
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Il Covid, non ce lo siamo dimenticati

Eccomi, provo a raccontarvi un po di questi 540 giorni, circa di covid, oppure quasi 18 mesi o meglio ancora quasi tre anni di prima linea. A inizio 2020 si sente parlare in tv di un virus Covid19, ma cos’è? Boh! Si sa solo che arriva da lontano e sta facendo strage di vite umane ed ecco che a marzo tocca a noi... nella nostra Rsa in poche ore cambia tutto, la comunicazione della direttrice: “ Da oggi porte chiuse, nessun estraneo entra e nessun ospite esce”. I nostri nonni chiusi come in una prigione dove potevano vedere solo noi, non è stato facile fargli capire il motivo di quella chiusura e il perché i propri cari non potevano più venire a trovarli. Bene quindi cosa facciamo? In poche ore bisogna organizzarci per proteggere al massimo gli ospiti, la paura più grande non era portare fuori in virus ma di portarlo in struttura. Bisogna separare il reparto “sporco” da quello “pulito”, come facciamo? Un po di fantasia e l’aiuto dei ragazzi della manutenzione si innalza come in un miracolo un freddo e triste muro di nylon. Che tristezza che fa... allora la mia fantasia si scatena e iniziamo a dipingerlo con il sole i fiori e le nuvole come se fosse una grande finestra sul mondo. Poi si inizia a fare i tamponi a tutti gli ospiti e al personale...aiuto metà personale è positivo... e adesso?? nessun problema ci sono sempre gli ospiti da accudire e proteggere, quindi l unione del gruppo non si demoralizza, ore su ore ,riposi che saltano e via. Bisogna mettere sempre loro al primo posto e cercare di rendergli la “prigionia” meno pesante possibile. Ahimè anche l animatrice è fuori gioco, niente paura le OSS si improvvisano e via con le tombole, i canti e i lavoretti. E’ pesante resta-

re in reparto sette ore senza mangiare ma sopratutto lo è restare senza bere e senza poter fare plin plin. Quando usciamo siamo stravolte distrutte bagnate fino alle mutande con i segni delle visiere degli occhiali e delle doppie mascherine scolpite sulla pelle. A fine aprile sembra che l allarme rientri, liberi dalle tute ma ancora prigionieri in reparto. In estate ce una tregua, sembra tutto passato, invece a novembre riscatta l allarme che dura altri 5 mesi, questa volta è più pericolosa, i nostri nonni sono tutti dimessi nel giro di pochi giorni e collocati in altre strutture per far posto ai più bisognosi. Quindi arriva di tutto, persone con sintomi, a volte difficili da capire la gravità, persone che da un giorno all altro si aggravano e vengono trasferiti d urgenza in terapia intensiva, alcuni non faranno più ritorno a casa.... Ma chi resta avrà solo le nostre mani che gli tengono strette le loro nell ultimo respiro, perché la legge non permette ai parenti di stargli accanto. Alcuni ci chiedono di avere una foto o un video dei loro cari prima di non vederli più e noi mortificati per loro cerchiamo di pettinarli sistemarli e renderli più belli possibili perché possano avere un bel ultimo ricordo, ma la cosa più triste che forse non sanno o non sapranno mai è metterli nel”sacco nero” completamente nudi, spogliati di ogni dignità (ma contro ogni regola con una piccola maglietta noi li coprivamo).

Prima di chiuderli gli chiedevamo scusa per quello che stavamo facendo, ci sentivamo in colpa. Spesso si apriva l ascensore e sotto quei tutoni spaziali cerano i soccorritori stremati quanto noi, scaricavano come in un porto: ciao ragazzi chi ci avete porta-

to?...uomo o donna? Lo scoprivamo al momento e allora si decideva dove sistemarlo. Le stanze da due letti diventavano piccole perché si doveva dividere lo spazio per tre, la stanza n°2 piccolina per una persona l’abbiamo trasformata in stanza matrimoniale, perché gli ultimi due ingressi erano marito e moglie, anziani abituati a stare assieme da tutta la vita, gli si leggeva la paura negli occhi... come si possono separare? Ecco che con il nostro sorriso che si poteva legger nei nostri occhi e la voce dolce che nasconde la commozione abbiamo trasformato quella piccola stanza tutta per loro.... A maggio di nuovo liberi. Si pulisce si sanifica si ripristina il reparto pronti a ripartire... ma è solo un illusione perché a fine anno di nuovo in prima linea. Demoralizzate e ancora con le fatiche addosso si ricomincia.. Questa volta va un po meglio i nuovi ospiti sono meno spaventati e meno gravi, ci sono tanti giovani e la nostra RSA diventa una grande famiglia, nascono nuove amicizie tra di loro e noi, che si mantiene anche fuori da li ....e allora via ai giochi, gare di briscola e scala sembra di stare in una brisca....alle super tombole, era un piacere andare a lavorare, i tutoni ormai ce li sentiamo cuciti addosso anche perché ognuno li personalizzava con nome e disegni vari per dare un po di colore alle lunghe e pesanti giornate e quasi non ci davano neanche più fastidio. Una sera un gruppetto di ospiti i più autonomi desideravano tanto una pizza, dopo giorni di minestrina e patate lesse era capibile il desiderio di un piatto normale, allora facendomi promettere di non farne parola con nessuno, mi attivo e chiamo la pizzeria e faccio arrivare quattro pizza...gliele

offro con tutto il cuore, sembravano bambini a Natale. Arriva una nuova primavera e con immensa gioia richiudiamo “la prigione” evvivaaaaa.....è no, troppo bello, a dicembre 2021si riapre: la rabbia la stanchezza ancora dentro di noi non ci lascia scelta, di nuovo in prima li-

nea e cosi mese dopo mese ne passano 11, si undici lunghissimi mesi, questa volta però è devastante sopratutto moralmente e mentalmente, ci sentiamo abbandonate a noi stesse nessuno che ci conforta sembriamo dei burattini allo sbaraglio bisogna contare solo sulle nostre forze e

capacità. Nei mesi ci lasciano anche alcuni infermieri, se ne sono andati in posti più gratificanti. L’idea questa volta è che si tratti solo di statistiche, bisogna fare numero, si i letti devono essere pieni anche se non per forza bisognosi, ogni giorno bisogna comunicare alla task force il numero dei dimessi, cosi da organizzare magari ancora in giornata i nuovi ingressi. Arrivano anziani over 90, residenti in chissà che parte del trentino, più delle volte affrontano viaggi di tre ore o più per fermarsi spaesati solo pochi giorni. La stanchezza si fa sentire veramente tanto, il nostro non è più lavoro di amore ma diventa una catena di montaggio, l unica cosa che ci consola è leggere tutti i ringraziamenti e apprezzamenti dei nostri ospiti e dei loro famigliari, spesso ci scappa la lacrimuccia, le lunghe video chiamate tra di loro che si concludono sempre con un grazie di cuore a noi. Ma la cosa più triste è che dopo tanti sacrifici tante fatiche e tante lacrime nascoste sotto falsi sorrisi un giorno qualcuno ha deciso che il nostro lavoro non serve più....e cosi la nostra RSA dopo tante false promesse chiude e chiude per sempre. A noi resta la consapevolezza di aver dato il massimo, i ricordi delle belle giornate e delle tante fatiche che solo chi le ha provate le può capire. Per qualcuno i nostri sacrifici non hanno importanza, ma la cosa peggiore è che anche senza di noi quel reparto è chiuso e chissà mai se riaprirà. Questa avventura resterà comunque sempre scolpita nel mio cuore, come le tante persone che ci sono passate e lo splendido gruppo che eravamo. Buona vita a tutti.

Rita

Medicina, togliere il numero chiuso non aumenta il numero di medici

Gentile Amistadi, leggo una sua risposta concorde a chi richiede di togliere il numero chiuso alla Facoltà di Medicina.

La realtà dei fatti però è che togliere il numero chiuso non aumenterebbe il numero dei medici negli ospedali, e probabilmente si, come sostiene l’Università ci sarebbe un calo della qualità di formazione. Il problema reale è che già col

numero chiuso ogni anno migliaia di neo-medici che terminano il primo ciclo di sei anni poi si ritrovano in un imbuto formativo dovuto al fatto che il numero borse di specializzazione è infinitamente inferiore al numero di neolaureati. All’ultimo concorso, nonostante il raddoppio delle borse di studio (prima erano circa 6000), ai 14.500 posti messi a disposizione dal Ministero hanno

partecipato 23.000 laureati in medicina. Ad oggi ci sono circa 15000 medici in attesa di terminare la formazione. è doveroso aumentare le borse di studio per le specializzazioni e non togliere il numero chiuso, quello servirebbe solamente ad aumentare il problema.

PAG . 37 GENNAIO 2023 Lettere

Tendenze e fragranze, misteri e ministeri

Festività passate. Un altro anno è andato.

Niente giri di tombola a ‘sto giro. Mancavano i fagioli da mettere sulle cartelle. Visti i tempi, ci siamo mangiati anche quelli.

In compenso, la solita indigestione di auguri fatti e ricevuti, graditi più o meno, originali sì e anche no. Le consuete tonnellate di messaggini su Whatsapp, filastrocche natalizie, piccoli video, aforismi, gif, meme, bimbi addobbati come alberi di Natale, cani e gatti bardati da Santa Klaus, tutto da inoltrare ad amici, parenti, amanti, comari, gruppi classe e catechesi, gruppi calcetto e gruppi zumba, gruppi colleghi, dopolavoro e anonimi della grappa. Ci si sazia anche di MByte. Bulimia dello sharing compulsivo. Liturgia della condivisione sfrenata. Dacci oggi il nostro tiktok quotidiano.

In fatto di auguri e regali una delle ultime tendenze della rete è acquistare o regalare videomessaggi personalizzati dalle celebrità.

Basta andare su uno dei siti all’uopo creati (ad es. l’italiano ‘Vipresent.it’, l’americano ‘Cameo.com’), visualizzare la lista dei vip disponibili (e sedicenti tali) con le relative tariffe e prenotare un videomessaggio o una videocall. A catalogo ci sono attori e cantanti, comici e personaggi TV, youtubers e tiktokers, atleti e gieffini, ex tronisti e figliolanze più o meno famo-

se. Non mancano mascotte di team sportivi e addirittura animali. Spopola Manueè, la capra più famosa del web con oltre 1 milione di followers. Il costo va dai 10 euro, per un video messaggio di qualche influencer B-series, ai 100 euro per pochi secondi di Valeria Marini. Chi l’avrebbe mai detto? Quattro parole dell’ex star del Bagaglino, la Marilyn de noantri, si piazzano in cima alla classifica dei ‘materiali’ più costosi al mondo, superando per distacco il costo dell’oro, dell’eroina, del corno di rinoceronte, del diamante e dell’antimateria.

Con i saldi di gennaio si prevedono affaroni.

Si dice in giro che sbagliando si impara. Sarà, ma l’Italia dalle sue tragedie non impara mai.

La frana e i morti di Casamicciola, e riparte la stucchevole retorica su abusi edilizi e malagestione del territorio. L’ex campione di ciclismo Rebellin ucciso da un camion pirata. E dacci dentro con l’oratoria sull’inasprimento delle pene.

Il problema è innanzitutto culturale, e non si combatte con la sola repressione. Occorre educazione civica e civile, che parta dalle famiglie e dalle scuole, che passi negli oratori, nelle società sportive, nelle università, che continui negli uffici pubblici, negli studi privati, nelle associazioni, nei consigli comunali. Ammaestramenti fatti non solo di parole ma di comportamenti concreti da emulare.

Le giravolte lessicali si sa, a volte nascondono fuffa. Quelle della politica poi… hanno la dinamica vorticosa di tripli salti carpiati all’indietro. In attesa di vedere provvedimenti e mosse concrete, questi i ministeri che hanno fatto restyling al proprio nome.

Ministero dell’Istruzione e del MERITO. A molti deputati (e a qualche ministro) andrebbe chiesto: per merito di chi occupi quella poltrona? Ministero dell’Agricoltura e della SOVRANITA’ ALIMENTARE. Talmente sovrani che da decenni prendiamo ordini

Tutti giù per terra

demografico, ma non finiremo mica come in epoca fascista quando alle donne che sfornavano figli come fossero baguette (pardòn… ‘francesini’, siamo sovrani) veniva conferita la cosiddetta ‘medaglia della coniglia’?

E poi c’è il Ministero per la Semplificazione Amministrativa. Dura da 16 anni, ma in 16 anni non ha mai semplificato nulla. Più che un Ministero un mistero. L’apologia del nulla mascherata da rivoluzione.

Nuove tendenze. Direttamente dal formativo mondo di TikTok, erede della rottamata Rai Educational, irrompe una nuova moda: il vabbing. Pratica tutta femminile che consiste nello spalmarsi i propri fluidi vaginali dietro le orecchie, sul collo, sui polsi. Come fosse un profumo. Lo scopo è rilasciare feromòni in grado di attrarre irresistibilmente partner sessuali e favorire accoppiamenti, proprio come avviene tra gli animali.

dagli altri su quanto, quando, come e cosa produrre, mangiare, importare, esportare.

Per inciso: il ministro Lollobrigida è il cognato della Meloni. Vedasi domanda del punto precedente. Ministero per la famiglia e la NATALITA’. E vabbè il crollo

L’ultima bottega di Cimego

L’ultima bottega storica dell’abitato di Cimego ha chiuso i battenti il 31 dicembre. Era la bottega di mia prozia Lucia, sorella di mia nonna Giuseppina. Al centro del paese di Cimego dove in un tempo passato prosperavano ben quattro negozi di alimentari. Due nelle contrada della Villa, uno in quella di Quartinago ed uno nella piazza principale. Schiacciata in primis da una politica commerciale che ha modernizzato il settore incentivando il sorgere di medie e grandi strutture di vendita a discapito dei piccoli commercianti. Era un negozio dove si poteva far annotare sul libretto la spesa e pagarla solo una volta al mese o quando si aveva la disponibilità. Nei tempi difficili quando i soldi erano pochi, quando le due guerre mondiali insanguinavano

il mondo, mia prozia Lucia faceva credito senza la benchè minima certezza di poter recuperare il dovuto, sfamando molte bocche. Ora le medie e grandi strutture di vendita dominano il territorio e si stagliano verso il cielo come monumenti al benessere e al consumismo sfrenato. Ce ne sono dappertutto e nella nostra zona, a mio parere, superano di gran lunga il bacino di utenza. Mors tua vita mea, questo è il comandamento.

Una guerra combattuta dietro i banchi del negozio e lungo gli scaffali a suon di offerte, prodotti allodola, pubblicità porta a porta, intercettazione dei gusti. Molti sono i motivi per i quali una piccola bottega storica si arrende. La perdita dei clienti anziani e privi di mezzi di trasporto, il caro bollette, la presenza di discount più

economici, la mancanza di un ricambio generazionale della clientela. Il centro commerciale attira come per un orso il miele o come per un bambino la nutella. E’ irresistibile il fascino delle luci, dei colori, della musica e della folla. Inoltre, in un centro commerciale non ci sono solo alimentari, si va per dare un’occhiata alle scarpe, ai vestiti, per vedere quello che c’è di nuovo, per fare solo una passeggiata come andare in montagna, in inverno per passare alcune ore al caldo. Ma quello che, secondo la mia opinione, abbatte i piccoli negozianti come una palla da bowling stende i birilli, è la scelta. Oggi si sceglie fra il latte di mucca, quello di mandorla, quello di riso, soia, avena, kamut, e chi più ne ha più ne metta. Una vastità di prodotti immensa che fa

diventare il rito dell’acquisto un vero slalom fra le merci, un continuo interrogarsi sulle marche, la qualità, i prezzi. “Prendo questo o quest’altro o quell’altro...?” Per non parlare se il rito si accompagna alla lettura delle indicazioni sulle confezioni. Per una spesa settimanale si può trascorrere tranquillamente nel centro una mezza giornata. Uno sconfinato assortimento con il quale nessuna piccola bottega di paese può misurarsi. Di ciò i miei cugini Flavio e Maria Lucia, ultimi gestori, erano consapevoli. Non pretendevano di fare concorrenza ai giganti. Bastava non considerare la bottega un luogo dove si compra quello che si è dimenticato altrove di acquistare. Rimane fermo il principio della libertà individuale che è sacro e va rispettato ma

E vabbè la crisi economica e che bisogna risparmiare anche sul profumo, ma i maschietti a loro volta che faranno? Già immagino le nuove fragranze delle acque di Colonia sugli scaffali delle profumerie, e le commesse, divise tra civetteria e imbarazzo, chiedere ammiccanti al cliente: ‘Cosa le faccio provare signore? Eau de Pisellìn o un Acqua Pallorum? Due gocce di Penel n° 5?’

dispiacersi e prendere coscienza a serrande chiuse che la perdita di una bottega in centro paese è anche una perdita per la comunità, è un po’ troppo tardi. Ho detto a mia zia Anna, che ha trascorso la sua vita in negozio dove già a dodici anni affiancava mia prozia Lucia, di rassegnarsi, di guardare avanti senza soffrire troppo e di trovare qualche lato positivo in questa mancanza. Lei ringrazia tutti i suoi clienti che le hanno permesso di tenere duro in questi anni difficili ma di fronte al moderno che avanza ed alla volontà dei consumatori si possono solo deporre le armi. A nulla servono gli incentivi messi in campo dalla politica per mantenere attive queste piccole attività. È solo una questione di tempo.

PAG. 38 GENNAIO 2023 Tutti giù per terra

La maleducazione diffusa

Ho assistito in questi giorni a scene piuttosto degradanti. Sono capitato in un bar dove alcuni giovanotti stavano litigando e se ne dicevano di tutti i colori. Ho provato a metter pace, non l’avessi mai fatto, se la sono presa con me in modo maleducato ed incivile.

Ho da tempo l’impressione che viviamo in anni di malacreanza, di ineducazione. Lo sport più praticato, almeno in Italia, sia quello di mandarsi reciprocamente a quel paese. Lo fanno un po’ tutti, nei posti pubblici, ma anche in televisione. La televisione che rispecchia la nostra società, è piena di gente che si comporta così. L’importante è avere un nemico per poterlo insultare. Basti vedere certi programmi che dovrebbero informare e spiegare le cose, invece sono sedi del vaffanculismo continuo. C’è l’anziano giornalista, non

sempre sobrio, che perde il filo, poi c’è il giornalista bullo che insulta tutti e urla come un ossesso, c’è quello che neanche sa quel che dice e parla a vanvera, e molti altri più o meno sfigati in cerca di visibilità. Apparire, sia chiaro, senza saper fare qualcosa e senza aver nulla da dire. Se questo è quanto ci propina la televisione, è facile capire come la mala-educazione sia ormai entrata nel nostro convivere sociale. Dovremmo tornare al buon senso dei nostri genitori, ognuno dovrebbe vivere con serenità e comprensione. Sarebbe

un altro vivere, ma purtroppo credo sia troppo tardi. Il verme della cattiveria reciproca sembra ormai entrato nelle abitudini del modernismo e non sarà facile sradicarlo. Peccato, una vita serena è quanto di meglio ci si possa augurare. Mettiamoci tutti d’impegno e liberiamoci dal “musone” che spesso ci accompagna. Torniamo a sorridere, che oltretutto fa bene anche alla salute, e viviamo in pace col mondo. Teniamolo come impegno per il prossimo anno. Auguri!!! (a.a.)

Aggredita da un cane

Durante una mia passeggiata mattutina, un cane mi ha assalito grintoso più che mai, non ho avuto danni fisici, se l’è presa con la mia giacca a vento strappandola lungo tutta una spalla, ma ho avuto una gran paura.

Marta

Chi è consapevole di avere un cane aggressivo deve adottare ogni precauzione, lo dice la legge, ma anche il buonsenso. Avere degli animali richiede non pochi sacrifici, non solo

perché bisogna mantenerli e occuparsi del loro benessere, ma anche per evitare situazioni spiacevoli al prossimo. Tanto per capirci, i cani, tutti, vanno tenuti al guinzaglio quando si cammina per strada o in luoghi dove ci sono persone che magari dei cani hanno paura. Ci piaccia o no, ma bisogna tenerne conto. Poi non dimentichiamo che il codice penale prevede multe salate oltre al riparo dei danni. I guinzagli costano meno di una causa di risarcimento o di una multa salata. Adeguiamoci. (a.a.)

Anziani così preziosi e così trascurati

Gli anziani sono le persone più preziose di una famiglia, sono fonti di saggezza e di ricordi stupendi, non sempre apprezziamo la loro presenza, e solo quando se ne sono andati ne sentiamo la mancanza.

Bruno

Hai perfettamente ragione. Con la bellezza della loro semplicità, gli anziani regalano a tutti, ma ai giovani in particolare, i loro consigli su come vivere la vita. I pellirossa dicevano che il giovane cammina veloce, ma l’anziano conosce la strada. I nonni, soprattutto sono una grande risorsa per i nipoti. Non solo per la loro saggezza, ma anche dal punto di vista economico, come sostegno alle famiglie dove spesso i genitori sono assenti per lavoro, o sono magari in difficoltà economiche, il contributo del nonno contribuisce non poco a sostenere le spe-

se per la gestione dei figli. Ho letto una interessante ricerca a riguardo. I nonni presenti nelle famiglie italiane sono più di 12 milioni. E sono ancora attivi e decisivi nelle nostre vite. 7 milioni dii nonni pagano conti di figli e nipoti. L’ottanta per cento di loro si occupa dei nipoti fino a quando compiono 13 anni. Circa 1 milione di nonni fa da badante di altre persone bisognose del nucleo familiare altrimenti abbandonate e 3,2 milioni si occupano direttamente dei nipoti, mentre i genitori lavorano. Sicuramente molto meglio dei vari decreti d’aiuto governativi. Essere anziani è anche una bella avventura umana perché c’è la possibilità di dare grandi lezioni di civismo ai ragazzi, cosa non sempre curata come si dovrebbe a scuola. Amate e rispettate gli anziani, senza se e senza ma, c’è tutto da guadagnare.(a.a)

Ai politici il curriculum non si chiede

Caro Adelino, lo sai meglio di me, ma per cercare lavoro si richiedono precisi requisiti. Bisogna sottoporsi a selezioni, corsi, colloqui, esami, concorsi... Ma per essere senatori o deputati basta l’età e un nome e qualche voto. E la capacità, la competenza, la serietà? Anche perché poi hanno in mano le sorti del Paese, il presente, il futuro, la salute, l’istruzione,la giustizia, l’economia. Non capisco, c’è qualcosa che non funziona.

Ezio

Visto come siamo messi sono molte le cose che non funzionano. Ma dare tutta la colpa ai “politici”, come facciamo un po’ tutti, non risolve il problema.

Anche perché poi quei deputati e quai senatori li abbiamo scelti noi, con il voto. Nel passato gli eletti non erano tutti dei fulmini di scienza, ma almeno la competenza era affidata a grandi funzionari dello Stato. Ma negli ultimi anni s’è sostituita la casta dei funzionari con raccomandati di ferro, personaggi al servizio dei partiti, indipendentemente dalla competenza, carrieristi leccaculo che non sarebbero in grado di dirigere neanche una cooperativa di lavativi, e cosi, a parte poche eccezioni, trionfano l’approssimazione e l’improvvisazione. Questa è la situazione e che Dio ce la mandi buona, ma non vedo grande volontà di cambiamento.(a.a.)

PAG . 39 GENNAIO 2023
BOTTA E RISPOSTA
vilgiat@yahoo.it Opinioni a confronto

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