26 gennaio

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Cgilnotizie

a cura di Brunello Livorno responsabile Dipartimento comunicazione della Camera del lavoro di Biella tel 3599262 email cgilnotizie@cgilbi.it

Vuoi intervenire sui temi del sindacato? Scrivi le tue opinioni sul nostro “blog” - http://www.cgilbi.it 26 gennaio 2011

Vogliono il far west contrattuale Il 19 gennaio un comunicato di Federmeccanica, emesso dopo una riunione dell’Associazione, prospetta la possibilità per le imprese di scegliere tra il contratto nazionale e un contratto aziendale, a fronte di condizioni ed esigenze particolari. Marcegaglia, presidente di Confindustria, un po’ difende la proposta e un pò ne minimizza la portata, affermando che l’utilizzo del solo contratto aziendale riguarderebbe una parte minoritaria di imprese. In realtà avviene quello che la Cgil aveva previsto a partire dal primo accordo Fiat a Pomigliano: si apre una falla che minaccia il sistema delle relazioni sindacali e si introducono rapporti da far west, sostituendoli alle regole e alle condizioni del contratto. Si apre la strada ad una situazione in cui si confondono diritti generali e aspetti contrattuali e i lavoratori non hanno più la certezza di riferimenti nazionali in materia di salario, regimi di orario, progressione professionale e quant’altro coperto dal contratto. Si salta a piè pari il confronto su possibili nuovi equilibri tra contratto nazionale e contrattazione di secondo livello e si va addirittura oltre l’ipotesi delle “zone salariali” per disegnare una condizione differenziata fabbrica per fabbrica. Se dovesse passare e prendere piede un sistema di questo tipo il risultato certo sarebbe un imbarbarimento dei rapporti sociali, imposto – tra l’altro – da una visione strategica di breve respiro che punta tutte le sue carte sul ricatto della crisi economica e su vantaggi temporanei per le imprese o, meglio, per una parte delle stesse. Perché la contrattazione

e il sistema di regole pattuite tra le parti sociali ha sempre trovato, nel contratto nazionale, un complesso di garanzie e di vincoli reciproci e gli avanzamenti della condizione di lavoro avvengono in un quadro di compatibilità con le condizioni del mercato e le esigenze delle imprese. Federmeccanica e Confindustria giocano con il fuoco e la Marcegaglia continua a farsi trascinare dai falchi di turno. Questo schema operativo è soccorso da un governo politicamente sempre più debole e socialmente sempre più prepotente. Molti non sembrano prendere in considerazione che una condizione di anarchia contrattuale è destinata a indebolire, insieme, la rappresentanza dei lavoratori e quella degli imprenditori, sollecitando comportamenti corporativi a danno dei soggetti più deboli dei due campi. Lasciando le regole del gioco in mano a grandi multinazionali relativamente interessate alle sorti del sistema industriale italiano. Cisl e Uil sembrano contrarie, almeno per ora. Infine Confindustria dovrebbe convenire con noi che la ripresa e la capacità di penetrazione nei mercati si giocano sull’innovazione tecnologica e di prodotto, sulla valorizzazione professionale della mano d’opera, su una politica fiscale che premi il lavoro e le imprese. La scorciatoia di scaricare la crisi sulle condizioni di lavoro, oltre che ingiusta, non porta lontano. A noi, tanto per non sbagliare, conviene darci da fare per la migliore riuscita dello sciopero e delle manifestazioni dei metalmeccanici del prossimo 28 gennaio.

(se vuoi commenta sul “blog” Cgil Biella)

Sommario:

I SINDACI DIFENDONO IRIS E CISSABO Il territorio chiede alla Regione garanzie sulla sanità

PROGRAMMA SCIOPERO E MANIFESTAZIONE VENERDI’ MADE IN BIELLA: LETTERE DAL CARCERE Chi non gradisce l’invio di “Cgilnotizie” è pregato di comunicarcelo tramite email: provvederemo subito a sospendere le successive spedizioni


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Assemblea dei sindaci con l’assessore Ferrero

Il territorio difende Iris e Cissabo e chiede garanzie sulla sanità La Regione si impegna a un’ampia consultazione sul terreno operativo della riforma Lunedì l’assessore Caterina Ferrero e il nuovo, ennesimo commissario dell’Asl Carla Peona, in missione contemporanea a Biella, si sono incontrati con l’assemblea dei sindaci. Scopo della visita, più che spiegare, chiarire e sciogliere dubbi, è sembrato quello di rassicurare e cospargere di miele le ferite del territorio. Non sappiamo quanti amministratori siano risultati convinti, a parte i fiduciosi per dovere d’ufficio come il sindaco di Biella. A detta dell’assessore: Biella resterà un ospedale strategico, il secondo del quadrante; ottimi i risultati della gestione di Brusori; i consorzi Iris e Cissabo sono superati dalla legge ma come

e da cosa saranno sostituiti è ancora questione “allo stato embrionale”. L’unico dato chiaro riguarda tutto quello che non c’è più. Non c’è più un direttore generale che funzionava benissimo e tutti stimavano. Non c’è più il primato dell’ospedale di Biella perché viene collocato in un quadrante più ampio. Non c’è più una direzione omogenea e coordinata tra sanità e territorio, cura e prevenzione nel momento in cui si stavano raccogliendo positivi risultati. Per tutto il resto si naviga nella nebbia e sulla fiducia nelle parole dell’assessore. Anche per Iris e Cissabo, vittime della riforma centralista della Regione, l’unica e

vera ragione del loro quasi certo scioglimento è data dalla legge nazionale che abolisce i consorzi come forma organizzativa per la gestione dei servizi. Non c’è o non ci è dato conoscere se sia stata fatta un’analisi critica del loro funzionamento territorio per territorio. I metodi, a quanto si può osservare, sono quelli classici del modello statalista centrale: imput nazionali che calano sulla Regione che, a sua volta, li riporta a cascata sulle province e sui territori. Adesso Caterina Ferrero ci dice che il progetto di riforma è abbozzato nelle sue linee principali ma la sua concretizzazione avverrà

coinvolgendo gli Enti locali. Posto che alla promessa seguano i fatti, ci sembra uno strano percorso. Perché non si è fatta una consultazione sui territori, una disamina critica del quadro sanitario e assistenziale della varie realtà per poi definire le direttrici di una riforma qualora ne fosse emersa l’utilità? Adesso, almeno, si utilizzino i prossimi incontri per fare in modo che i Consorzi, verso cui tutti i sindaci hanno manifestato sentimenti di difesa, in un futuro assetto restino in capo ai Comuni. E, insieme, si verifichino gli strumenti atti a garantire l’autonomia decisionale degli ospedali e il raccordo con il socio-assistenziale e il territorio attraverso le Asl.

La rilevazione di dicembre dell’Osservatorio Cgil sulla cig La Cgil nazionale ha reso noti i dati del suo Osservatorio sulla cassa integrazione relativi al mese di dicembre del 2010. Le cifre, nella loro drammatica dimensione, la dicono lunga sugli effetti sociali di una ripresa che si rivela assai

Disoccupazione all’11,4% debole. Per effetto dei trattamenti economici di sostegno al reddito i lavoratori perdono 4,6 miliardi di salario e il tasso di disoccupazione continua a salire fino alla

percentuale dell’11,4%. In realtà le persone senza lavoro sono molte di più poiché la cassa integrazione in deroga, arrivata a percentuali vertiginose, nasconde crisi industriali il cui sbocco più

probabile è rappresentato dal licenziamento dei lavoratori in esubero. I numeri sono chiarissimi e confermano che il Paese è destinato a rimanere al palo, in assenza di misure e politiche industriali del Governo all’altezza dalla crisi,.

28 gennaio 2011

8 ore di sciopero generale nazionale con manifestazioni regionali per la riconquista del contratto nazionale e la difesa dei diritti in fabbrica La manifestazione piemontese si terrà a Torino con concentramento a Porta Susa alle ore 9,30 Per informazioni e adesioni: Fiom Biella tel. 015 3599239 o 335.5965895 partenza in pullman, venerdì mattina, ore 7,45, davanti alla Camera del lavoro di Biella


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MADE IN BIELLA Il romanticismo italiano del primo ottocento si presenta con le “Ultime lettere di Jacopo Ortis”, mentre il novecento ci fa dono dei “Quaderni dal carcere” di Antonio Gramsci. Nel decadente e stolto inizio del terzo millennio dobbiamo accontentarci delle lettere dal carcere di Rachid Boufessas, il giovane di origine marocchina che nella notte tra l’8 e il 9 gennaio ha usato la macchina per travolgere, insieme ad altre persone, un buttafuori del Road Runner colpevole di avergli impedito, a fronte di uno stato evidente di ebbrezza,di accedere al ritrovo lungo la via tra Biella e Tollegno. Nella lettera l’investitore co-

Lettere dal carcere nel terzo millennio struisce il suo teorema difensivo. Il piede ha premuto l’acceleratore ma il cervello non voleva, tant’è che, dopo aver buttato a terra un po’ di birilli umani, ha ordinato al piede di frenare. Tutti possono testimoniare che, sceso dalla macchina, Raschid ha chiarito che: “non ce l’avevo con nessuno di loro e non volevo fare del male

a nessuno”. E invita eventuali testimoni “ a mettersi una mano sulla coscienza e a riferire ciò che sanno (?)”. I metodi comunicativi di Berlusconi fanno scuola in tutti gli strati sociali. Ad una verità scomoda, affianchiamone una virtuale. A fatti concreti colleghiamo sensazioni. Alla cronaca aggiungiamo il racconto di una telenovela. Insistendo quanto basta finiamo per deviare l’attenzione dalla realtà o, perlomeno, la mettiamo sullo stesso piano della fantasia. Purtroppo Rachid possiede solo carta e penna. Se disponesse di qualche salotto televisivo o dell’Alfonso Signorini di turno potrebbe anche farcela.

in breve... notizie in breve... notizie in breve... notizie Riconfermata la proroga degli sfratti Per migliaia di famiglie disagiate è “arrivata finalmente” la proroga degli sfratti per finita locazione. Un provvedimento, quello annunciato nei giorni scorsi dal Governo che, come sottolinea la Cgil, riguarda solo alcune categorie sociali del Paese, non affrontando così il dramma dei tanti cassintegrati e disoccupati coinvolti negli sfratti per morosità. Il Governo, spiega la Cgil, “ha prorogato la sospensione degli sfratti per finita locazione, che si era dimenticato di mantenere nel Milleproroghe, ma ha limitato la misura ad alcune categorie sociali e fino al 31 dicembre 2011”. Il provvedimento riguarda circa 50 mila famiglie di anziani, portatori di handicap e malati terminali. Non si affronta invece il dramma delle decine di migliaia di famiglie con uno sfratto per morosità causato dalla disoccupazione, dalla cassa integrazione e dagli affitti insopportabili. Ciò risulta più grave in una fase in cui peggiora la condizione abitativa del Paese e la crisi sta ulteriormente aggravando la già difficile situazione della casa.

Parte la Si ripristini il campagna “Stop Fondo per i non autosufficienti al caporalato” “Stop al caporalato”: parte la campagna promossa in Cgil dagli edili (Fillea) e dall’agricoltura (Flai), a sostegno della proposta di legge per rendere il caporalato un reato penalmente perseguibile. Le modalità della campagna sono state illustrate lunedì 24 gennaio a Roma, alla presenza del Segretario generale Susanna Camusso, che ha concluso i lavori. La campagna è stata ritenuta necessaria poiché il crimine del caporalato, particolarmente diffuso in agricoltura e in edilizia, coinvolge migliaia di lavoratori, soprattutto migranti, privati di ogni diritto e ridotti in schiavitù. Quella del caporalato è una forma di illegalità feroce, oggi punita con una sanzione amministrativa di 50 euro. Per combattere questo fenomeno, sempre più diffuso e sempre più controllato dalla criminalità organizzata, la Cgil, la Fillea e la Flai propongono al paese e alle forze politiche di inserire nel codice penale il reato di caporalato e di perseguire penalmente chi sottopone i lavoratori allo sfruttamento, riducendoli di fatto in schiavitù.

“Ripristinare il Fondo nazionale per la non autosufficienza come scelta di civiltà”. A chiederlo, in una nota, è il dipartimento Welfare della Cgil che fa sapere di “condividere e sostenere la proposta di emendamento al decreto milleproroghe per il ripristino del Fondo nazionale per la non autosufficienza, votato all’unanimità dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni”. Secondo la Cgil, infatti, “la decisione del Governo di azzerare nel 2011 il Fondo, tagliando 400 milioni di euro di trasferimenti alle regioni a sostegno delle persone non autosufficienti, è una delle scelte più pesanti compiute con l’ultimo Patto di stabilità’’. Tale decisione, sostiene il sindacato, “se venisse confermata, comporterebbe inevitabilmente un aumento dei sacrifici economici e del lavoro di cura per milioni di famiglie che già sostengono la gran parte del carico assistenziale necessario a garantire una vita accettabile a chi non può più essere autonomo”.


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