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4 La forza del dialogo vale anche per noi attualità
6 Occhiale di design: una questione di coraggio
18 DaTE, uno strumento concreto di business
22 Hoya: mettiamo il volto degli ottici accanto al nostro
26 EssilorLuxottica: i cinque pilastri dei Partnership Program
28 Rodenstock: a Klatovy un mix tra automazione e know how
32 Forum, dalla presbiopia a tutta la visione
34 GreenVision: oculisti e ottici insieme per la cogestione dei difetti visivi
36 Lac: le daily disposable fanno ancora da traino in Emea
38 L’Università, una storia collettiva moda
40 L’occhiale sempre più palcoscenico di emozioni
42 l’ottico digitale Formazione: l’AI sostituirà il metodo tradizionale?
44 in store Prezzo o qualità? Quando l’esperienza personale trae in inganno
48 lab Idoneità lavorativa e sorveglianza sanitaria: il ruolo dell’oculista
lenti oftalmiche
52 Zeiss: tecnologia e valore umano per un customer service strategico
lexicon
62 Visione: dalla subordinazione alla capacità di percepire il mondo
Attualità
6
Occhiale di design: una questione di coraggio
Rodenstock: a Klatovy un mix tra automazione e know how
32
Expert Style
40
28 48 Forum, dalla presbiopia a tutta la visione
L’occhiale sempre più palcoscenico di emozioni
44
Prezzo o qualità? Quando l’esperienza personale trae in inganno
Idoneità lavorativa e sorveglianza sanitaria: il ruolo dell’oculista
La forza del dialogo vale anche per noi
di Angelo Magri
Ametà giugno si è tenuta in Sicilia la convention di GreenVision. È un appuntamento tradizionale per il gruppo, giunto alla ventesima edizione. Quest’anno però è successo qualcosa di particolare: due giornate sono state dedicate a incontri, dibattiti e talk tra classe medica e area tecnica, con sessioni su contattologia specialistica, miopia, presbiopia e ipovisione. Una quindicina di oculisti, tra primari di importanti cliniche oftalmologiche e rappresentanti delle principali società scientifiche italiane, si sono confrontati con gli ottici GreenVision presenti e con altri esponenti del settore.
È la prima volta che una realtà della distribuzione ottica associata, peraltro tra le più storiche e affermate sul mercato nazionale, dedica uno spazio e un programma interdisciplinare così strutturati all’interno della propria convention. Con l’intenzione, peraltro, di dare un seguito nei prossimi mesi attraverso attività formative mirate sul territorio. Ma non è certo la prima volta che, nell’ultimo triennio, i due mondi si parlano in sedi prestigiose, attraverso i vertici delle rispettive categorie. Si è partiti a Mido 2023 con un convegno allargato a diverse personalità, per proseguire con le due successive edizioni del Forum Presbiopia, oltre a sim-
posi o eventi all’interno di diversi congressi oculistici.
Le reazioni dei soci GreenVision che hanno seguito queste sessioni congiunte sono state più che positive, a metà tra l’entusiasmo di potersi finalmente confrontare, nel rispetto delle specifiche competenze, sulle problematiche visive che gestiscono ogni giorno e lo stupore che ciò avvenga dopo anni di contrasti e divisioni, spesso sfociate in denunce e percorsi giudiziari da affrontare. All’entusiasmo e allo stupore, quindi, si aggiunge anche un po’ di diffidenza, comprensibile ma che va presto superata.
Con le dovute proporzioni e fatte le debite differenze, è un po’ quello che sta succedendo nei principali scenari di guerra o di crisi a livello internazionale: il desiderio di pace o almeno di sedersi a un tavolo di negoziati appare evidente in tutti, o quasi, gli attori coinvolti, ma spesso prevalgono pregiudizi o interessi di parte. Si parla tanto di ricerca del dialogo, l’unica vera forza che può contrastare quella militare: anche i professionisti della vista e della visione, insieme ai loro rappresentanti istituzionali, devono quindi farla valere. Ne beneficeranno loro e, soprattutto, le persone comuni: quelle che sono poi le più penalizzate in qualsiasi tipo di conflitto.
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Occhiale di design: una questione di coraggio
a cura della redazione
Cosa spinge un centro ottico indipendente a scegliere
questo segmento? E come si è evoluto nel corso degli anni?
Lo raccontano quattro professionisti italiani con altrettante case history, numerosi punti in comune e qualche differenza
Un perfetto equilibrio tra forma, funzione e innovazione. Negli ultimi quindici anni l’evoluzione dell’occhiale di design ha riflettuto i cambiamenti culturali della società, diventando un oggetto carico di significato e di valore. Il valore non solo di chi lo indossa, ma anche del professionista che lo ha ricercato, studiato e scelto per la propria clientela. Abbiamo chiesto ad alcuni di loro, ciascuno un punto di riferimento in Italia per questo segmento, come si è trasformata la loro attività e cosa significa aver fatto questa scelta di business.
“Da offerta d’élite è diventata pop, poi è subentrato il non
convenzionale:
così però si è creata confusione”
NICO CARADONNA OTTICA CARADONNA Modugno
Seconda generazione del centro ottico in provincia di Bari, Nico Caradonna si è trovato oltre un decennio fa a un bivio per mantenere competitiva l’attività di famiglia e riaccendere la passione per il proprio lavoro. Così ha lottato per imprimere al negozio una graduale ma decisa svolta differenziante orientata al design, portandolo a proporre oggi un’offerta nettamente alternativa.
Come è cambiato il concetto di occhiale di design negli ultimi 15 anni?
Ho iniziato esattamente 15 anni fa a scoprire l’occhialeria di ricerca, prima per me esisteva solo la realtà dell’eyewear commerciale. Più che come è cambiato il concetto di occhiale di design, preferisco pensare a come questo ha rivoluzionato me stesso, creando a livello personale maggiore motivazione e coinvolgimento in quella parte del nostro lavoro che in passato mi era meno congeniale rispetto al lato consulenziale e tecnico. Da quando ho compreso che esiste un mondo di valori espresso attraverso la montatura, è migliorata la mia percezione di alcuni aspetti che riguardano la quotidianità della professione: non solo la vendita stessa, ma anche la ricerca e il posizionamento del negozio. Si tratta di aspetti che hanno fatto la differenza.
Potrei dire che l'occhiale di design si è quasi “imposto” nella mia strategia di ottico indipendente e da un certo punto di vista mi ha dettato le regole, perché basandomi su quell’idea ho preso decisioni che hanno mutato fisionomia al mio lavoro.
Certo, è mutato anche il modo di definire che cos'è un occhiale di design: in passato era qualcosa di dedicato a un’élite, una ristretta schiera di persone in grado di capire gli elementi artistici alla base di un progetto eyewear. Poi gradualmente è diventato pop, le aziende produttrici di tale segmento si sono avvicinate di più alla gente, cercando di renderlo maggiormente comprensibile. Allo stesso tempo sono nate altre realtà che non proponevano davvero un prodotto di design, ma più che altro non convenzionale. Se da un lato ciò poteva generare vantaggi per il mercato individuando un nuovo filone rispetto a quello commerciale, dall'altra ha creato molta confusione a causa dell’identificazione fra ciò che appunto è non convenzionale e design. Chi ne ha pagato le spese, oltre agli ottici che hanno sempre investito nell’eyewear di ricerca, sono stati i consumatori, perché hanno avuto informazioni non corrette per capire e fare una scelta.
Al di là della passione personale, quali sono le valutazioni che hai compiuto, da un punto di vista imprenditoriale, prima di abbracciare la scelta di proporre occhiali di ricerca, in via esclusiva o in modalità ibrida con altro tipo di offerta? E cosa comporta nella pratica quotidiana questa scelta?
Per il nostro centro ottico di famiglia l’avvio del passaggio al mondo dell’occhiale di ricerca è stato complicato: partivamo da una realtà già consolidata e professionalmente riconosciuta, che aveva una fisionomia commerciale, ed è stata obbligatoria la scelta ibrida, ma si è rivelata un’idea giusta fare un percorso graduale per poi arrivare a una proposta nettamente alternativa, con una impronta di design ben definita. Oggi teniamo ancora due o tre brand commerciali per soddisfare le richieste di clienti storici, ma non sono parte di ciò che espongo per farmi conoscere: è una scelta ben precisa quella che abbiamo fatto e la coerenza in questo senso non si discute, per una questione di posizionamento sul mercato, su cui dobbiamo essere riconosciuti in maniera univoca.
Il fatto è che eravamo arrivati a un punto in cui la solida professionalità non bastava più per restare competitivi, abbiamo dovuto cercare altri ambiti che potessero aiutarci a lavorare sul posizionamento e sulla differenziazione: uno di questi elementi è stata proprio l'offerta di montature. A quel punto non potevamo più permetterci di avere gli stessi prodotti che avevano gli altri: introdurci pian piano nel mondo del design è risultato vincente. Certo, nella pratica quotidiana questo comporta anche grande studio e approfondimento. Quando un cliente sceglie un modello di ricerca, lo fa perché glielo hanno “raccontato”, non perché questo si impone con la forza di un brand già conosciuto. Tuttavia non basta conoscere la storia dei marchi, occorre un nuovo modo di stare in negozio, di parlare, di coinvolgere, di saper trasmettere i valori. C'è tutto un bellissimo lavoro dietro, molto faticoso ma molto appagante.
“La solida professionalità non basta più, occorre lavorare su posizionamento e differenziazione”
Spesso, per estetica, a un occhio non esperto una montatura di design e una, ad esempio, di un marchio mass market, possono sembrare simili. Quali requisiti servono per proporla al consumatore? Quali sono le argomentazioni che hanno maggiormente presa sul cliente finale e le caratteristiche cui è più sensibile? È chiaro che un occhio non esperto potrebbe confondere qualsiasi cosa: finché il cliente è fuori dal negozio, questo aspetto non lo possiamo gestire. Per avvicinarsi a un occhiale di design il consumatore deve avere in primis interesse nello scoprire qualcosa di diverso e capacità di comprendere determinati argomenti, in secondo luogo fiducia nel centro ottico che ha scelto di frequentare. Quando il potenziale cliente possiede questi tre elementi, possiamo chiederci come fargli capire in che modo si differenzia un prodotto di design da uno che non lo è. Ci sono delle argomentazioni in grado di aiutarci: la principale è quella legata al modo in cui gli occhiali possono farti sentire e non mi riferisco solo all'esperienza visiva, ma a come con-
“Bisogna saper traghettare il cliente verso una scelta giusta e differenziante”
tribuiscono a cambiare la vita. In un mondo che, a dispetto dei proclami, oggi tende all’omologazione, una persona non sempre è pronta a uscire da un negozio di ottica indossando una montatura unica e originale con cui sarà considerata in qualche modo diversa. Spesso la diversità fa paura, è come se ci proiettasse in una condizione di solitudine: la ricerca di unicità di cui molti parlano a volte resta solo teorica, perché non si è capaci di immaginarsela addosso, portata sul proprio viso. Coloro che scelgono un occhiale di design anche estremo, sovente sono individui che fondamentalmente sono liberi dal giudizio.
Quindi a chi è preparato si deve parlare dell’unicità in senso vero e proprio, mentre a un'altra fetta di clienti si riesce a vendere un prodotto di design perché si è riusciti a toccare dei punti che riguardano proprio il loro modo di vivere e come potrebbero farlo meglio. Bisogna essere, con tutti i distinguo del caso, un po’ psicologi, per traghettarli verso una scelta differenziante e giusta per loro.
Materiale, lavorazione, tecnologia, storia del marchio sono pure argomenti validi: l’importante per un ottico è scegliere i brand più affini a lui, non solo in quanto iconici, perché solo così riuscirà a trasferirne meglio i valori a chi non li conosce. La selezione dell'offerta parla di chi l’ha fatta e deve convincere in prima battuta lui, per poter orientare la scelta altrui. Nicoletta Tobia
FABRIZIO RUSSO ASTROLOGO OTTICA
Roma
Con l’inizio del nuovo millennio, nel tridente dello shopping romano, dove proliferano negozi di maison o di brand comuni e massificati, un imprenditore ottico decide di puntare esclusivamente su designer internazionali che fanno realizzare con cura meticolosa montature da vista e da sole da artigiani specializzati, utilizzando materiali e lenti di alta qualità: una scelta visionaria, da cui Astrologo Ottica e il suo titolare, Fabrizio Russo, non sono più tornati indietro.
Come è cambiato il concetto dell'occhiale di design negli ultimi 15 anni?
Il concetto di designer indipendente nel panorama nazionale dell’eyewear è sempre stato di difficile o di non immediata divulgazione, perché noi ottici e noi italiani viviamo nel paese dove, a partire dagli anni 70 dello scorso secolo, hanno avuto strapotere egemonico le multinazionali e i vari gruppi internazionali che si sono alternati e si alternano tuttora nelle royalty dei brand, contendendosi i marchi più prestigiosi: marchi che tutti conoscono e che realizzano anche abbigliamento e accessori, firmano profumi e auto, forse anche i panettoni a Natale… L’italiano medio, così come
“Per uscire dall’ingranaggio dei grandi brand servono dedizione, impegno e conoscenze tecniche”
molti stranieri che non sanno fare a meno del logo, del nome del brand, sono loro stessi piccoli e molteplici ingranaggi del business di questi marchi. Per tale motivo estirpare radici così, appunto, radicate è scelta ardua da praticarsi per l’ottico indipendente: ma nulla è impossibile, volendo. Tuttavia, per riuscirci, occorrono pazienza, dedizione, impegno, perseveranza, conoscenza sia dei materiali sia delle lavorazioni e dei tipi di produzioni, oltre a esperienza lavorativa e passione.
Al di là della passione personale, quali sono le valutazioni che avete compiuto, da un punto di vista imprenditoriale, prima di abbracciare la scelta di proporre occhiali di ricerca, in via esclusiva o in modalità ibrida con altro tipo di offerta? E cosa comporta nella pratica quotidiana questa scelta?
Negli ultimi anni in Italia c’è stato da parte degli ottici un approccio diverso nei confronti degli occhiali non di massa, ma spesso le soluzioni adottate dalla maggior parte dei colleghi si sono rivelate soluzioni ibride: ad esempio, introduco 3 o 4 marchi indipendenti senza lasciare quelli conosciuti per timore di non saper affrontare discorsi differenti e di perdere vendite o clienti. Personalmente non amo le vie di mezzo, che in questo caso sembrano quasi vie di fuga: un negozio di ottica di design, per essere chiamato tale, non deve avere neanche un marchio delle grandi firme e neanche di quelle con store monomarca, che spesso mirano
“Un negozio di ottica di design non dovrebbe avere neanche un marchio delle grandi firme”
alla produzione massiccia con materiali di qualità non adeguata. La mia scelta per Astrologo Ottica, fondato nel 2006, è stata direzionata fin da subito verso designer internazionali che fanno realizzare con cura meticolosa montature da vista e da sole da artigiani e tecnici specializzati, con materiali e lenti di primissima scelta.
La ricerca nel mondo dell’eyewear l’ho intrapresa fin dal primo giorno in cui, nel 1999, ho iniziato questo lavoro, ma già prima la mia famiglia, anche in periodi storici in cui non vi erano né internet né social, avviò la strada della ricerca per offrire alla clientela quel disegno nuovo, particolare, innovativo e, in un certo qual modo, unico. Agli inizi del nuovo millennio la valutazione di aprire un optical store diverso dalla massa fu visionaria e intuitiva: eravamo abituati a vendere prodotti di livello e ricercati, per cui costruire questo punto vendita dal design minimal nel centro storico di Roma, dedicandoci costantemente alla ricerca di eccellenze nel vasto panorama dell’eyewear, fu una scelta coraggiosa e forte, in controtendenza per un’area quale quella del tridente dello shopping romano e internazionale, tra piazza del Popolo, piazza di Spagna e piazza Augusto Imperatore, piena di marchi delle maison, di brand comuni e massificati.
Spesso, per estetica, a un occhio non esperto una montatura di design e una, ad esempio, di un marchio mass market, possono sembrare simili. Quali requisiti servono per proporla al consumatore? Quali sono le argomentazioni che hanno maggiormente presa sul cliente finale e le caratteristiche cui è più sensibile? Per un occhio esperto nessun occhiale esteticamen te può sembrare simile all’altro, soprattutto se il para gone è tra uno di design completamente costruito a mano con eccellenti materiali, come ad esempio l’a cetato Mazzucchelli o Takirol o il titanio giapponese, e uno fabbricato da un brand di massa con plastiche sca denti. Purtroppo però è agli occhi di persone inesperte che un occhiale simile diventa uguale: per proporre al consumatore un modello di design realizzato a mano bisogna dare le giuste informazioni riguardo i materiali e parlare di qualità ed eccellenza artigianale, dei numerosi processi lavorativi
“Esclusività del prodotto, qualità assoluta e comfort della calzata sono le argomentazioni vincenti”
e dei tempi di produzione non certo brevi come nel le montature industriali. Le argomentazioni che fanno più presa sul cliente finale sono l’esclusività del pro dotto, specie se è selettivo e difficilmente reperibile, la qualità assoluta e il comfort della calzata di un occhiale artigianale. Angelo Magri
DOMENICO CONCATO PUNTO OTTICO HUMANEYES
Alte Ceccato
Fondatore di una catena di sei negozi in Italia, due a New York e due di recente apertura in Serbia, ma anche produttore di montature, Domenico Concato ha dato il via alla sua avventura imprenditoriale all’inizio degli anni 90 da Alte Ceccato, in provincia di Vicenza, proponendo sin da subito l’occhiale di ricerca, presto sposato in maniera esclusiva. Una strada che non ha mai abbandonato, portando avanti con convinzione concetti come identità e rispetto dei prodotti che propone, oltre che del suo team e della professione in tutti i suoi aspetti.
Come è cambiato il concetto di occhiale design negli ultimi 15 anni?
Negli ultimi 15 anni è cambiata soprattutto la consapevolezza dell'ottico indipendente, che oggi sente l'esigenza di proporre prodotti meno distribuiti e con margini più alti. Tuttavia, il vero problema è che sono ancora molti i professionisti a non comprendere l'importanza di offrire collezioni non convenzionali, che non siano già richieste dal mercato. Eppure secondo la mia esperienza solo in questo modo è possibile costruire una vera identità per il punto vendita e distinguersi, sia in termini di immagine sia di redditività.
“Solo con prodotti non convenzionali si può costruire la propria identità”
Al di là della passione personale, quali sono le valutazioni che hai compiuto, da un punto di vista imprenditoriale, prima di abbracciare la scelta di proporre occhiali di ricerca, in via esclusiva o in modalità ibrida con altro tipo di offerta? E cosa comporta nella pratica quotidiana questa scelta?
Ho iniziato a proporre i cosiddetti prodotti di ricerca fin dall'inizio della mia attività. Nei primi anni seguiva mo un modello ibrido, ma presto ho capito che, per co struire una vera identità e migliorare la nostra immagi ne, non potevamo scendere a compromessi. Abbiamo quindi scelto di lavorare esclusivamente con prodotti di ricerca, offrendo una selezione ristretta di collezioni, ma con un assortimento profondo.
Da 13 anni abbiamo evoluto ulteriormente il nostro progetto: dopo aver rilevato Jacques Durand, abbia mo puntato su una proposta sempre più orientata al nostro prodotto. Nel gennaio scorso abbiamo ag giunto anche Hapter, che si è integrato perfettamente nella nostra visione. Jacques Durand è una collezione senza tempo, distribuita in molti paesi: il mercato di riferimento è il Giappone, dove collaboriamo con ol tre 100 ottici. A breve lanceremo la nostra collezione Hapter, con l'obiettivo di offrire ai clienti campionari etici, 100% made in Italy, garantendo loro un'esclusivi tà commerciale. Abbiamo infatti deciso, da tempo, di vietare la vendita online ai nostri partner, per proteg gerne il lavoro e il valore del prodotto.
Vendere questo tipo di montature richiede un'or ganizzazione attenta all'esperienza d'acquisto. Per
raggiungere certi livelli di fatturato e fidelizzazione, bisogna curare ogni aspetto del servizio: dall'accoglienza alla sala refrazione, fino alla vendita, al laboratorio, alla consegna e al post-vendita.
“Per raggiungere certi livelli di fidelizzazione bisogna curare ogni aspetto del servizio”
GIUSEPPE PAGLIA OTTICA PAGLIA
Calascibetta
Un inizio simile a quello di altri colleghi: gli studi a Vinci, il business basato sulle linee di occhiali più commerciali. Giuseppe Paglia ha avviato così il proprio centro ottico 35 anni fa in un paese di 3.800 abitanti in provincia di Enna, nel cuore della Sicilia. Poi la svolta, dettata da una nuova grande passione, un rinnovamento del negozio grazie al supporto e ai consigli dell’amico Dante Caretti e un premio assegnato a Mido, il BeStore 2018, prima insegna italiana a vincerlo
Come è cambiato il concetto di occhiale di design negli ultimi 15 anni?
L’occhiale commerciale lo devi soltanto porgere, quello di design lo devi raccontare. E negli anni è stato bello spiegare alla clientela come è stata realizzata una montatura, come è nato il prodotto. Si tratta di un mondo in continua evoluzione: anche l’eyewear d’avanguardia si è evoluto nella tecnologia, in 3D ad esempio, e alcuni modelli sono talmente leggeri da non superare i 4 grammi.
“L’occhiale d’avanguardia lo devi raccontare”
Nicoletta Tobia
Spesso, per estetica, a un occhio non esperto una montatura di design e una, ad esempio, di un marchio mass market, possono sembrare simili. Quali requisiti servono per proporla al consumatore? Quali sono le argomentazioni che hanno maggiormente presa sul cliente finale e le caratteristiche cui è più sensibile? Per rispondere a questa domanda è importante chiarire la differenza tra i diversi sistemi di produzione. Le valutazioni imprenditoriali sono nate proprio da questo confronto. Prendiamo ad esempio ciò che afferma Hermès: un prodotto di lusso deve durare nel tempo ed essere riparabile. Tale principio è fondamentale per distinguere un occhiale di alto livello da uno destinato al mass market. Nel mondo del mass market, o nella produzione affidata completamente a terzisti, spesso manca ciò che noi riteniamo essenziale: l'anima dell'oggetto. Un occhiale realizzato artigianalmente, senza verniciature industriali, lucidato a spazzola a mano, non è solo un prodotto, ma un contenitore di storie, emozioni e unicità. In un oggetto così si incontrano due anime: quella di chi lo ha creato con cura e quella di chi lo indossa, che nel tempo contribuisce a renderlo unico. Tale approccio, nella pratica quotidiana, implica una gestione completamente diversa: dalla scelta dei materiali alla produzione in piccole serie, fino all'interazione diretta con i clienti, che cercano non solo un occhiale, ma qualcosa che li rappresenti. Un occhiale di design non è quindi solo un accessorio, ma un oggetto che aspetta di essere completato dall'anima del suo compagno.
“Nel mass market spesso manca l'anima dell'oggetto”
Al di là della passione personale, quali sono le valutazioni che avete compiuto, da un punto di vista imprenditoriale, prima di abbracciare la scelta di proporre occhiali di ricerca, in via esclusiva o in modalità ibrida con altro tipo di offerta? E cosa comporta nella pratica quotidiana questa scelta? Sono sempre stato interessato agli occhiali un po’ particolari pur lavorando inizialmente con le linee classiche, più commerciali. Dopo una ventina d’anni dall’avvio della mia attività ho iniziato a inserire nell’offerta modelli artigianali di brand conosciuti attraverso ricerche in fiere internazionali. Poi il cambio di passo decisivo, poiché non mi riconoscevo più nelle politiche dei grandi gruppi. Ho così modificato gradualmente la mia proposta commerciale. È un passaggio che molti colleghi vorrebbero fare, ma serve coraggio: alla base occorrono tanto lavoro quotidiano, moltissimo studio e altrettan-
“È un passaggio che molti colleghi vorrebbero fare, ma serve coraggio”
ta ricerca. Non puoi accostare, ad esempio, un occhiale di design a una griffe, devi avere l’audacia di specializzarti per distinguerti dalla concorrenza. E non tutti sono disposti a farlo.
Spesso, per estetica, a un occhio non esperto una montatura di design e una, ad esempio, di un marchio mass market, possono sembrare simili. Quali requisiti servono per proporla al consumatore? Quali sono le argomentazioni che hanno maggiormente presa sul cliente finale e le caratteristiche cui è più sensibile?
Il nostro plus è che quando proponiamo un occhiale possiamo dire subito tranquillamente al cliente che in zona, forse persino in tutta la Sicilia, ce n’è uno solo. Poi puntiamo ai materiali pregiati con cui il modello è stato realizzato e quello che spieghiamo è che alla base si trova un progetto di design unico e originale. Francesca Tirozzi
“Il progetto di design deve essere unico e originale”
Per ridurre in modo funzionale lo sforzo accomodativo dell’occhio quando si passano molte ore a focalizzare le aree di visione più prossimali, Ital-lenti ha sviluppato la famiglia di lenti RELAX, con 4 differenti valori di assistenza accomodativa: 0,40 – 0,60 – 0,90 e 1,25 D.
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DaTE, uno strumento concreto di business
di Nicoletta Tobia
Dal 13 al 15 settembre il salone dedicato all’occhialeria d’avanguardia, divenuto itinerante, farà tappa al Cocoricò di Riccione: con un format rinnovato rispetto alle precedenti edizioni, che avevano avuto luogo prima a Milano e poi a Firenze, presso la Stazione Leopolda, è pensato per rispondere alle nuove sfide e alle evoluzioni di un settore in continua trasformazione
L’obiettivo è chiaro. DaTE punta a confermarsi come evento di riferimento per l’eyewear di ricerca: un segmento difficilmente quantificabile, il quale però individua un movimento che, negli ultimi anni, ha registrato una crescita importante e offre ulteriori prospettive di espansione. E lo fa proponendo un concept ripensato, ma che ne preserva lo spirito e mantiene un deciso focus sul business. Dell’evoluzione della manifestazione e degli sviluppi del settore ci parla il presidente Davide Degl’Incerti Tocci, in carica dallo scorso anno.
Cosa vi aspettate da questa prima edizione itinerante di DaTE e dal nuovo format? Quali saranno le principali novità rispetto all'ultima edizione del 2023 alla Leopolda?
Sarà tutto nuovo. La città, la tipologia di location, il layout, gli allestimenti, il mood, più informale, il team e anche il presidente: questa sarà infatti la mia prima edizione in tale ruolo. Sono pienamente consapevole
Davide Degl’Incerti Tocci, presidente di DaTE
della grande responsabilità che comporta: nei confronti degli espositori, i quali hanno accolto con entusiasmo quasi inaspettato la proposta di una nuova edizione di DaTE, e verso i tanti visitatori che in questi mesi hanno atteso di conoscere il futuro della manifestazione, oggi pienamente accreditata e riconosciuta nel panorama degli eventi dedicati all’occhialeria di ricerca. Abbiamo scelto di osare, perché crediamo fortemente nel potere del cambiamento, senza però mai perdere di vista l’aspetto funzionale di DaTE: essere uno strumento concreto di business, capace di generare reali opportunità e accordi commerciali significativi.
DaTE è nato nel 2013 e negli anni ha cambiato partner, sedi e format: ma come sono cambiate soprattutto l'offerta degli espositori e la tipologia dei visitatori?
DaTE ha sempre rappresentato un punto di rottura rispetto ai canoni tradizionali, distinguendosi per il suo spirito innovativo e anticonvenzionale. Si è affermato come riferimento per l’occhialeria più audace e all’avanguardia. L’edizione attuale non si limita a confermare questa identità distintiva, ma la potenzia, introducendo nuove prospettive che ridefiniscono i limiti del design, della sostenibilità e dell’innovazione. L’identità in continua evoluzione si traduce in un format più dinamico, che valorizza l’esperienza espositiva attraverso una maggiore interazione tra pubblico e aziende. Questo cambiamento evidenzia la vocazione di DaTE a restare all’avanguardia: non solo come palcoscenico per l’occhialeria sperimentale, ma anche come spazio creativo e propulsore di idee e tendenze che guardano al futuro del settore.
Contate di coinvolgere un maggior numero di buyer esteri o rimarrà un evento dedicato quasi esclusivamente agli ottici italiani? E a quale tipo di ottico contate di rivolgervi con il nuovo format?
I visitatori che ci aspettiamo di accogliere saranno soprattutto italiani, dal nord e centro Italia ma, vista la posizione strategica di Riccione, anche dal sud. Stiamo cercando di realizzare, insieme a Ice Agenzia, anche un piccolo incoming dall’Europa: la conferma è in via di definizione. Puntiamo ad accogliere ottici e buyer che vogliano differenziarsi, operatori visionari, curiosi, attenti, sofisticati ed esigenti, in costante ricerca di novità e ispirazione. Il nostro target sono i professionisti che vogliano scoprire le ultime tendenze più innovative per proporre soluzioni non convenzionali, lontane dal mass market, audaci e d’avanguardia.
Come si è evoluto il concetto stesso di occhiale di ricerca in questi ultimi 15 anni?
Ricerca, innovazione e sostenibilità sono diventate le parole chiave centrali per lo sviluppo di nuovi prodotti. Lo studio si è indirizzato principalmente verso l’adozione di soluzioni sostenibili, sia dal punto di vista dei materiali sia dei processi produttivi. Allo stesso tempo la sperimentazione di nuove tecnologie ha portato e sta portando grandi rivoluzioni nel campo del design, della produzione e della distribuzione dell’occhiale. Nel mercato dell’eyewear di ricerca un altro trend è l’artigianalità: in un mondo iper-tecnologico e iper-industrializzato, la produzione artigianale, su misura, personalizzata, la quale realizza pezzi unici, rappresenta un elemento estremamente potente, che risponde anch’esso all’esigenza di distinguersi.
È possibile quantificare il segmento dell'occhialeria di ricerca oggi in Italia, in termini di numero di aziende dedicate, di centri ottici che lo propongono e di percentuale di sell out rispetto al totale dell'eyewear sul mercato interno?
È molto difficile fornire una quantificazione precisa. Attualmente non esistono dati ufficiali che rispondano in modo puntuale a questa domanda, soprattutto perché la definizione di occhialeria di ricerca non è univoca e può essere interpretata in modi molto diversi. Nell’eyewear, infatti, il concetto di ricerca può riferirsi a più aspetti: design innovativo, sperimentazione sui materiali, processi produttivi alternativi, approcci sostenibili, oppure anche a modelli di business o distribuzione fuori dagli schemi tradizionali. In questo senso, potenzialmente quasi tutte le aziende, anche con caratteristiche molto diverse tra loro, potrebbero rientrare, almeno in parte, in tale definizione. Lo stesso vale per i centri ottici: molti possono proporre brand cosiddetti indipendenti o collezioni di nicchia, ma spesso accanto a marchi più commerciali, rendendo difficile segmentare il sell out in modo affidabile. Servirebbe quindi un lavoro di mappatura specifica, basato su criteri condivisi e oggettivi, per poter definire un perimetro chiaro del segmento e avviare un’analisi quantitativa accurata. In ogni caso, possiamo sicuramente parlare di un movimento che, negli ultimi anni, ha registrato una crescita importante e che, a mio avviso, è destinato a divenire sempre più significativo e a conquistare una quota di mercato via via più rilevante.
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Hoya: mettiamo il volto degli ottici accanto al nostro
di Angelo Magri
La società oftalmica lancia “Professionista in vista”, un progetto di comunicazione in cui alla tradizionale campagna sulle progressive affianca l’immagine del partner che partecipa: un ulteriore elemento di personalizzazione per chi punta sui prodotti e sui servizi dell’azienda
La personalizzazione delle campagne di Hoya non è certo una novità per il mercato italiano. «La prima volta è stata nel 2015 con protagonista Serena Autieri e due anni più tardi con Maria Grazia Cucinotta: oggi però vogliamo fare un passo in avanti sulla strada del binomio sempre più stretto tra la nostra realtà e i centri ottici partner». Così Maurizio Veroli, amministratore delegato di Hoya Italia, anticipa i contenuti e le modalità con cui verrà declinata “Professionista in vista”, la nuova attività di comunicazione al via il prossimo autunno e rivolta ai partner Hoya Center sul territorio nazionale. «Sono proprio loro, gli ottici optometristi italiani, che diventeranno i co-protagonisti: il loro nome e il loro volto potrà infatti essere presente al termine del video, nel cosiddetto “codino” dello spot sulle nostre lenti progressive, che ha già riscosso successo grazie al messaggio “così confortevoli, che non ti accorgi di indossarle” - precisa Veroli - Saranno quindi parte attiva del messaggio al consumatore finale».
Si tratta di una campagna integrata, che si appoggerà alla visibilità televisiva nazionale di Hoya, on air a partire da ottobre. Il video personalizzato dell’otti-
Maurizio Veroli, amministratore delegato della filiale italiana del gruppo oftalmico, con sede a Garbagnate Milanese
co prevede un uso multicanale per essere presente sui social, nelle vetrine e all’interno dei centri ottici in maniera personalizzata. Hoya ha già presentato l’iniziativa ai partner, che hanno dato risposte positive: è stata apprezzata l’idea non solo di porre l’immagine del titolare del punto vendita accanto a quella dell’impresa, ma anche i volti di familiari o collaboratori del centro ottico. «Alla fine di maggio abbiamo illustrato l’iniziativa con un webinar che ha coinvolto quasi 600 ottici e lo abbiamo illustrato anche all’ultimo nostro viaggio incentive a New York e Boston, sempre a maggio,spiega Veroli - Il punto focale di questo investimento è tanto semplice quanto chiaro: in un mercato sempre più competitivo e a rischio omologazione Hoya trasforma lo spot nazionale in un’opportunità locale, aumentando la riconoscibilità, il traffico e la fiducia nel Centro Ottico».
L’obiettivo di fondo di Hoya è, quindi, aiutare i propri partner a essere ancora più visibili sul territorio. «Puntiamo al fatto che vengano considerati esperti della visione, in particolare come centri di eccellenza per la gestione della presbiopia: da qui, dunque, la volontà di associare il loro nome e il loro volto alla nostra campagna e ai nostri prodotti e servizi – dice ancora Veroli
– Per raggiungere tale scopo riteniamo ancora più rilevante l’aggiornamento professionale: da settembre daremo perciò vita a un programma di formazione non soltanto tecnica, sotto il cappello di Hoya Faculty. Così, dopo quella di Napoli dei mesi scorsi proporremo cinque tappe in presenza, a partire da metà settembre a Bari, per poi raggiungere Brescia, Milano, Padova e Roma. Tre sono gli ambiti fondamentali che verranno trattati: approfondimento scientifico, approccio psicologico al portatore, sviluppo pratico delle capacità gestionali, relazionali e manageriali. Particolare attenzione sarà rivolta anche all’aspetto manageriale, trattato con una modalità concreta e operativa: verranno forniti consigli per aumentare la vendita di valore, migliorare la relazione con l’utente finale e potenziare il drive to store attraverso attività mirate. E, sempre da metà settembre, sono in programma tre eventi online, nei quali non si parlerà soltanto di prodotto, ma di tutte quelle competenze necessarie a valorizzare le soluzioni per i soggetti presbiti».
Un esempio di vetrofania e di un post social con la nuova campagna “Professionista in vista”
Con VisuPro accompagniamo i primi presbiti già dai 35 anni di età
Secondo Hoya, il valore distintivo delle lenti VisuPro presenti nel suo catalogo 2025 e in distribuzione da maggio sul mercato interno, sta nella libertà consulenziale offerta al professionista. «Grazie a un approccio fondato sull’ascolto attivo l’ottico optometrista può, infatti, intercettare le reali esigenze visive del cliente e non solo i suoi difetti visivi, comprenderne lo stile di vita, le abitudini e gli eventuali timori legati alla presbiopia, come l’adattamento difficile, la perplessità sul costo di una progressiva o la necessità di una soluzione più flessibile, e, infine, proporre il giusto punto di partenza, accompagnando l'ametrope già abituato alla visione correttiva e “avviando” l’emmetrope alla prima esperienza con l’occhiale da vista», spiegano dalla società oftalmica.
Alessandra Parodi, product & education manager di Hoya Italia, conferma che, a un mese dal lancio, i riscontri ricevuti dagli ottici sono positivi. «Poter proporre un’evoluzione del supporto accomodativo, progettata su misura per i neo-presbiti, sta facendo la differenza: cresce infatti il numero di questi soggetti che percepiscono prima i segnali della presbiopia, complice l’uso intensivo della visione da vicino nella quotidianità - afferma Parodi - Le lenti a focus evoluto si stanno dimostrando un’opportunità concreta per rispondere a tale esigenza: il professionista diventa così un vero consulente della visione di fiducia, in grado di costruire un progetto visivo che evolve insieme al portatore, fin dalle prime fasi».
Proprio per adattarsi alle diverse necessità dei neo-presbiti, VisuPro è disponibile in due varianti. «VisuPro All Day è pensata per chi richiede un supporto costante lungo tutto l’arco della giornata, con transizioni fluide tra visione da vicino e da lontano, garantendo un comfort naturale e continuativo in ogni situazione – precisa dalla sede di Garbagnate Milanese - VisuPro Flex, invece, è ideale per chi cerca un supporto visivo più flessibile, da utilizzare in momenti specifici della giornata, ad esempio durante il lavoro al computer, la lettura o l’utilizzo di dispositivi digitali, oppure per chi desidera iniziare il percorso in modo graduale. Entrambe le versioni integrano la tecnologia esclusiva e brevettata Binocular Harmonization Technology, che consente un equilibrio ottimale tra occhio destro e sinistro, anche in caso di anisometropia, maggiore stabilità visiva e percezione spaziale, riduzione dello sforzo accomodativo e correzione dei primi segnali di presbiopia». Con VisuPro, Hoya punta a dare l’opportunità all’ottico optometrista di adottare un approccio proattivo e precoce, «iniziando il percorso di accompagnamento visivo già a partire dai 35 anni, quando i primi cambiamenti fisiologici cominciano ad affacciarsi: in questo modo il professionista può offrire soluzioni che evolvono insieme alle esigenze del portatore, offrendo benessere visivo continuo».
«Le lenti VisuPro vanno proprio nella direzione tracciata da “Professionista in vista”, il progetto di comunicazione che lanceremo il prossimo autunno, poiché rappresentano un supporto in più nella gestione dei primi presbiti per gli ottici optometristi italiani, ai quali dedicheremo un programma di formazione adeguato – sottolinea Maurizio Veroli, amministratore delegato di Hoya Italia – Queste nuove lenti, infatti, sostengono l’obiettivo di valorizzare il ruolo dei centri ottici come esperti della visione e della gestione della presbiopia sul territorio».
Un’immagine di campagna di VisuPro
EssilorLuxottica: i cinque pilastri dei Partnership Program
di Angelo Magri
Da maggio il gruppo propone a oltre tremila centri ottici indipendenti sul territorio italiano una gamma di servizi e attività che coinvolgono i suoi brand oftalmici Essilor, Galileo e Nikon
Fornire una serie di strumenti distinti, ma sotto un cappello comune, per oltre tremila punti vendita indipendenti sul territorio nazionale: è l’obiettivo che si prefigge EssilorLuxottica con l’avvio, dal maggio scorso, dei tre Partnership Program dedicati ai marchi oftalmici del suo portfolio, Essilor, Galileo e Nikon.
È proprio il legame tra azienda e cliente che EssilorLuxottica vuole sottolineare attraverso questa iniziativa, la prima intrapresa dal gruppo sul territorio nazionale con tali caratteristiche. «Alla base c’è la testimonianza del ruolo della filiale nazionale nei confronti del professionista della visione indipendente, la volontà di essere al suo fianco con tutti gli strumenti che possiamo mettergli a disposizione: una dichiarazione d’intenti che ora diventa sempre più concreta con il Partnership Program - spiega Alessandra Barzaghi, marketing director lenses wholesale Italia di EssilorLuxottica - Il programma Essilor Experts affianca gli ottici già da molti anni e oggi si rinnova. Anche Nikon rafforza il suo, attivo da più anni, con nuovi
Alessandra Barzaghi, marketing director lenses wholesale Italia di EssilorLuxottica
servizi, mentre Galileo lo propone per la prima volta, proseguendo il percorso di rilancio del brand, intrapreso già dal 2024: offrono una serie di supporti comuni, pur mantenendo ogni marchio la propria identità e la propria immagine per la comunicazione al cliente e al consumatore finale».
Nel dettaglio, il progetto si fonda su basi solide e chiare. «Primo pilastro: proponiamo un programma di servizi pre e post vendita molto evoluto, che prende spunto da altre industry, ad esempio per quanto riguarda le garanzie, e che vogliamo trasformare in uno standard per l’ottica - dice ancora Barzaghi - Ma non ci limitiamo a fornire dei servizi: il nostro obiettivo è trasmetterne i contenuti e il messaggio al professionista, anche attraverso materiali di comunicazione che gli diano visibilità in store o sui social. Entra così in gioco il secondo pilastro, la riconoscibilità, basato sulle tre campagne, ognuna per i brand oftalmici di riferimento: “I tuoi occhi in mani esperte” per Essilor, “La serenità di affidarsi ai professionisti della visione” per Galileo 1864 e “Affida la tua visione ai professionisti Nikon” per Nikon Lenses. Queste puntano a valorizzare il ruolo dell’ottico e a rassicurare il consumatore su quanto gli viene proposto, traducendosi in materiali di comunicazione dedicati ai partner: tutti e tre i brand permettono di personalizzarle con il nome del centro ottico, per realizzare attività di co-marketing a livello locale». Molto importante per EssilorLuxottica risulta pure il terzo pilastro dei nuovi Partnership Program. «Visibilità, traffico e supporto al business: significa offrire al cliente un pacchetto di servizi che facilitino il drive to
store, anche in forma digitale, ad esempio attraverso campagne di Crm a livello locale, per aiutarlo a condurre l’utente finale nel centro ottico - afferma Barzaghi - Per quanto riguarda, invece, i servizi best in class, quarto pilastro, puntiamo a migliorare costantemente la varietà e la qualità dei servizi che offriamo ai nostri ottici partner. Possiamo parlare, ad esempio, delle iniziative di formazione che vanno dalla fruizione della piattaforma digitale Leonardo a quelle di coaching del team professional di Giorgio Parisotto, per fornire un supporto optometrico o risolvere casi complessi: queste ultime sono on demand e one to one e possono svilupparsi in modalità online, all’interno del negozio o con un mix di presenza fisica e in streaming. Inoltre, all’interno di tale pilastro rientra anche la vasta attività nei confronti dell’area medica da parte del nostro team dedicato, con incontri di networking a livello locale che coinvolgono oculisti e ottici optometristi, realizzabili anche su richiesta del singolo ottico».
L’ultimo pilastro dei Partnership Program per i tre marchi oftalmici del gruppo è denominato eventi premium & piani personalizzati. «Sono quelli che progettiamo a livello aziendale, ad esempio durante Mido o i nostri roadshow, ma anche i cosiddetti progetti custom: questi possono spaziare dal supporto al cliente nella ristrutturazione del punto vendita alla realizzazione di un team building per il suo personale, dalla consulenza su come sviluppare alcune categorie di prodotto al sostegno organizzativo per eventi veri e propri in occasione di anniversari particolari di un centro ottico partner», conclude Barzaghi.
Le immagini delle campagne dedicate ai tre marchi oftalmici del gruppo
Rodenstock: a Klatovy un mix tra automazione e know how
di Angelo Magri
Lo stabilimento nell’ovest della Repubblica Ceca, quasi al confine con la Germania, che per la multinazionale oftalmica copre l’intera domanda europea di ricetta e di stock, punta su un adeguato bilanciamento tra tecnologia e competenze dei lavoratori: l’obiettivo è rispondere alle rinnovate esigenze del retail ottico, alla ricerca di prodotti di qualità con tempi di consegna sempre più rapidi
Tutti i tour all’interno di unità produttive suscitano interesse e curiosità, che si tratti di montature, di lenti oftalmiche o di contattologia. Percorrendo i corridoi che uniscono i vari reparti dello stabilimento Rodenstock a Klatovy, tuttavia, si percepisce subito quello che l’azienda chiama bilanciamento: il giusto mix tra tecnologie all’avanguardia, con macchinari delle principali realtà fornitrici e il know how dei suoi addetti.
«Qui l’automazione stata progressivamente implementata, grazie all’utilizzo, ad esempio, dei bracci meccanici, che consentono di aumentare la velocità di produzione e la precisione di tutti i processi: quest’ultima è stata potenziata anche per quanto riguarda il software del calcolo delle lenti – spiega Valentina Pucci Mossotti, head of product and training di Rodenstock Italia - Rimane comunque fondamentale l’elemento umano: vi lavorano operatori specializzati e in ogni passaggio è prevista una fase di controllo, sia dell’attività della macchina sia di quella dell’operatore, per ottenere il design della lente richiesto. Tale fase è prevista anche per il lato estetico del prodotto finito: vengono infatti impiegati macchinari appositi, tra cui lo spettrofotometro, sempre però con l’integrazione di una persona
che valuta il risultato finale con uno strumento luminoso apposito. Senza dimenticare l’attenzione posta alle colorazioni e all’antiriflesso, con una serie di tecnologie produttive in funzione del lancio di Layr».
A Klatovy, dunque, il bilanciamento tra tecnologia e fattore umano è il filo conduttore. Con un focus particolare sulle esigenze della clientela ottica. «L’impian-
L’esterno dell’unità produttiva di Rodenstock a Klatovy, località a circa 130 chilometri a sud ovest di Praga
Trent’anni di produzione per l’Europa
L’unità produttiva e logistica di Klatovy è stata fondata nel 1994, con il nome di Ocni Optika Klatovy. Da subito sotto il controllo del gruppo tedesco, nel 1998 viene ampliata e si avvia la parte relativa ai trattamenti, mentre nel 2000 prende definitivamente il nome di Rodenstock: da lì e per i cinque lustri successivi è tutto un susseguirsi di integrazioni e innovazioni tecnologiche, che ne fanno ora il punto di riferimento per l’offerta di ricetta da parte della società oftalmica in Europa e di supporto per gli altri siti sparsi nel mondo. Ancora di più da quando Rodenstock ha introdotto il concetto di biometrico e, recentemente, le lenti per la sensibilità visiva individuale.
Per celebrare i trent’anni di attività e per mostrare le sue potenzialità ai partner ottici, la filiale nazionale del gruppo oftalmico sta intensificando le visite dei professionisti del nostro paese alla struttura. L’ultima è stata alla fine del maggio sorso, con una quindicina di imprenditori e relativi collaboratori provenienti da tutta Italia, in rappresentanza di punti vendita indipendenti, già clienti o prospect: ottici di lunga esperienza ed elevata professionalità, che hanno potuto non solo scoprire ancora di più nel dettaglio le caratteristiche delle nuove B.I.G. Exact Sensitive, grazie agli interventi di Marika Martena, training specialist lenses & instruments per il centro sud, e di Roberto Abazia, area manager per il nord ovest, ma anche visitare l’articolato processo produttivo di lenti rx e il magazzino del sito. Anche per la seconda parte dell’anno e per il 2026 Rodenstock Italia ha in programma altri tour a Klatovy, dedicati a selezionati professionisti del nostro paese.
to produttivo di fatto riceve le specifiche che arrivano da un imponente lavoro a monte: la divisione ricerca e sviluppo si occupa della progettazione delle novità, l’ultima delle quali è rappresentata dalle B.I.G. Exact Sensitive, ma è poi il calcolo della lente a fare la differenza – precisa Pucci Mossotti – In tali calcoli si trovano i milioni di dati biometrici e aberrometrici raccolti da Rodenstock: per realizzare le lenti B.I.G. Exact uniche per ogni occhio, l’ottico rileva quelli del portatore direttamente nel proprio negozio con il DNEye Scanner, mentre per le lenti B.I.G. Norm i dati sono quelli presenti nel database del gruppo. Infine, attraverso software precisi e costantemente aggiornati tali informazioni vengono inviate alla produzione e si trasformano nella superficie della lente».
Oggi Klatovy è uno dei tre poli produttivi di Rodenstock nel mondo, insieme a quelli in Cile e in Thailandia. Ma è l’unico che copre la totalità del portfolio rx e stock del gruppo oftalmico, con i suoi 850 dipendenti e una potenzialità di 9 milioni di pezzi all’anno,
Il gruppo di ottici italiani che ha visitato lo stabilimento in Repubblica Ceca alla fine dello scorso maggio
raggiungendo tutta la clientela dell’area Emea, con il supporto di hub locali: nell’impianto ceco vengono realizzate lenti di ricetta che poi l’ottico può sagomare e montare nel proprio laboratorio oppure viene effettuata la telesagomatura sulla base della montatura, la cui forma è inviata dall’ottico con il tracer, o, ancora, le lenti da applicare sull’occhiale spedito dal professionista direttamente a Klatovy o tramite le filiali dei singoli paesi in cui Rodenstock è presente. Uno dei punti di forza del sito è, infatti, la logistica, di grandi dimensioni e organizzata per raggiungere i clienti in ogni angolo d’Europa con le lenti finite e imbustate, qualora non entrino in gioco le strutture di prossimità per il montaggio delle lenti di stock locale.
Secondo quanto riferito dai vertici aziendali, si tratta del più grande stabilimento per la produzione oftalmica rx in Europa: punta soprattutto sulla flessibilità per far fronte ai cambiamenti che possono verificarsi nella domanda in termini di volume e ai tempi di consegna sempre più rapidi richiesti dal mercato di riferimento.
Il loro mondo, più semplice.
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portatori con la tecnologia
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Un’applicazione più semplice e igienica con Smart Touch™.
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l ’80%
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dei portatori dichiara di desiderare una maggiore praticità d’uso1 il 91%
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di coloro che indossano Miru 1day
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Flat Pack concordano che trovare
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le lenti correttamente orientate verso l’alto, sia un vantaggio1
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verso l’alto, sia un vantaggio1
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Prima nel suo genere, l’esclusiva tecnologia Smart Touch™ consente di rimuovere le lenti dal blister sempre nel verso giusto, in modo che possano essere interna.
1 Quando si parla di lenti a contatto, la barriera più grande per i portatori è la
1 Quando si parla di lenti a contatto, la barriera più grande per i portatori è la
Prima nel suo genere, l’esclusiva tecnologia Smart Touch™ consente di rimuovere le lenti dal blister sempre nel verso giusto, in modo che possano essere interna.
Prima nel suo genere, l’esclusiva tecnologia Smart Touch™ consente di rimuovere le lenti dal blister sempre nel verso giusto, in modo che possano essere interna.
1 Quando si parla di lenti a contatto, la barriera più grande per i portatori è la
Forum, dalla presbiopia a tutta la visione
di Angelo Magri
È l’obiettivo degli organizzatori dell’evento per il 2026: nel frattempo stanno lavorando alla settima edizione, in programma il 23 e 24 novembre di quest’anno a Bologna, che proseguirà sulla strada del confronto tra classe medica e area ottico optometrica, aggiungendo una serie di novità
Work in progress: i lavori per il Forum
Presbiopia 2025 sono effettivamente in corso e i mesi estivi saranno determinanti per la buona riuscita dell’edizione numero sette del meeting, nato sette anni fa da un’idea di Ferdinando Fabiano, con il cappello di Progressive Business Forum, e proseguito senza soluzione di continuità, anche in piena pandemia attraverso la modalità digitale, per sfociare nell’ultimo biennio in un appuntamento che a Napoli ha richiamato complessivamente oltre un migliaio di professionisti da tutto il paese. L’intenzione per il 23 e 24 novembre, quando si svolgerà al Grand Tour Italia di Bologna, negli spazi dell’ex-Fico, sempre con la conduzione di Nicola Di Lernia, è non solo confermare questo trend più che positivo, ma ampliare la base sia dei partecipanti sia dei contenuti proposti. Innanzitutto si farà tesoro delle iniziative interdisciplinari promosse nell’ultimo anno: in diverse occasioni, non ultima la Convention di GreenVision in Sicilia, di cui si parla nelle pagine di questa rivista, sono state organizzate sessioni di confronto tra oculisti e ottici optometristi, non solo sulla presbiopia, ma anche su altre tematiche o problematiche visive, come la contattologia specialistica, la miopia e l’ipovisione, in cui la collaborazione tra le due categorie è fondamentale per la salute oculare e il benessere visivo dell’u-
Occhiali per sentire meglio
Da sinistra, la plenaria e il foyer del centro congressi del Grand Tour Italia, alle porte del capoluogo emiliano, che ospiterà il Forum Presbiopia 2025
tente. Al Forum 2025, quindi, si parlerà diffusamente di cogestione e di come renderla sempre più efficace su questi e su altri argomenti di comune interesse per area medica e area tecnica.
L’obiettivo finale degli organizzatori è abbinare, dall’edizione 2026, alla parola Forum il più ampio termine e concetto di Visione: un evento dedicato a tutti gli aspetti riguardanti la vista e appunto la visione, che possano e debbano essere gestiti congiuntamente dalle categorie professionali interessate, sempre nel rispetto delle specifiche competenze. I promotori ricordano, inoltre, che anche lo spostamento della location a Bologna, dopo due edizioni di successo a Napoli, è coerente con il dna del Forum stesso: ogni anno, infatti, vengono proposti temi, attori e relazioni in linea con le necessità del mondo e del mercato della visione, con l'obiettivo di incidere positivamente sulle relazioni di filiera.
Un ruolo importante in tale progetto, avviato nel
«A Bologna si parlerà diffusamente di cogestione tra oculisti e ottici optometristi su alcune delle principali tematiche e problematiche visive»
2019 al Palazzo dei Congressi di Firenze e portato lungo il territorio nazionale nel corso delle varie edizioni, lo ha avuto e lo ha tuttora l’industria, in particolare quella oftalmica. Per venire incontro alle esigenze delle aziende, non soltanto in fatto di nuove idee e contenuti, ma anche nel favorire l’incontro con i partecipanti e i relatori del simposio, per il 2025 è stata scelta una sede tanto funzionale quanto originale. Grand Tour Italia, alle porte di Bologna, città facilmente raggiungibile in treno, aereo o auto, è un vasto parco tematico di impronta enogastronomica, capace di favorire l’incontro tra business, cultura e food, aspetti tipici della terra che lo ospita. La possibilità di fruire di grandi stand che fanno riferimento alle singole regioni del nostro paese garantirà agli ospiti un’esperienza unica. Inoltre i lavori in plenaria verranno facilitati da un centro congressi funzionale e tecnologicamente all’avanguardia, che si trova all’interno della struttura.
Nella pagina a fianco, l'ingresso e, a sinistra, uno degli stand enogastronomici regionali presenti all’interno della struttura bolognese
GreenVision: oculisti e ottici insieme per la cogestione dei difetti visivi
di Angelo Magri
Alla ventesima edizione della Convention annuale del gruppo si sono tenuti incontri, dibattiti e confronti tra le due categorie professionali
Il medico oculista e l'ottico devono lavorare insieme per fornire servizi sempre più vicini alle esigenze visive delle persone. E, per farlo, devono iniziare a ragionare insieme delle nuove tecnologie a disposizione di tutti, in primis l’intelligenza artificiale, valutandone opportunità e rischi. È quanto emerso dal serrato programma che ha animato la ventesima edizione della Convention annuale di GreenVision. A confrontarsi con il mondo ottico presente sono stati
una quindicina di oculisti, tra cui primari di rinomate cliniche oftalmologiche e rappresentanti delle principali società scientifiche in Italia. Sono intervenuti, tra gli altri, Teresio Avitabile, presidente di Siso, Romolo Protti, vicepresidente di Aimo, Roberto Caputo, primario di Oftalmologia Pediatrica, Clinica Oculistica Meyer di Firenze, Roberto Carnevali, responsabile dell'Unità Operativa di Oculistica della Clinica Città di Parma, Filippo Cruciani, referente scientifico di Iapb Italia,
Accordo con Telethon per la ricerca su malattie rare della vista
GreenVision e Telethon hanno siglato un accordo: attraverso Fondazione Telethon il Consorzio Ottico Italiano sosterrà la ricerca sulle malattie genetiche rare che causano il peggioramento e la perdita della vista presso l'Istituto Tigem di Pozzuoli, centro di eccellenza in provincia di Napoli.
L'annuncio è stato dato il primo giorno della Convention 2025 di GreenVision. «A presentare la nuova collaborazione sono stati Alessandro Betti di Fondazione Telethon e Ivana Trapani, ricercatrice dell’Istituto Tigem (nella foto), che ha illustrato una parte delle ricerche sostenute da Fondazione Telethon e GreenVision», spiega un comunicato del gruppo.
Anna D’Ambrosio, presidente di Prisma, Cristiano De Gaetano, oculista dell’Ospedale Fatebenefratelli San Pietro di Roma, Cesare Mariotti, vicepresidente di Givre-Gruppo Italiano di Chirurgia Vitreoretinica, Danilo Mazzacane, segretario di Goal, Marcella Nebbioso, presidente di Low Vision Academy, Paolo Nucci, presidente di Siops, Diego Ponzin, presidente della Fondazione Banca degli Occhi del Veneto, Davide Scollo, responsabile U.O.S. Oculistica del Polo ospedaliero San Marco di Catania, e Massimiliano Serafino, primario di Oftalmologia pediatrica alla Clinica oculistica Gaslini di Genova. Numerosi anche gli esponenti del mondo accademico, universitario e ospedaliero che si sono alternati nelle conferenze e tavole rotonde come Gian-
carlo Montani del corso di Ottica e Optometria dell'Università del Salento. Le sessioni sono state condotte da Nicola Di Lernia e dall’editore di b2eyes e di EyeSee, Ferdinando Fabiano.
Contattologia specialistica, presbiopia, controllo della progressione miopica e ipovisione sono stati gli argomenti affrontati nelle giornate dell’evento siciliano. Sono emerse la necessità e l’importanza di trattare questi difetti visivi attraverso la cogestione, alimentando il dialogo tra le categorie professionali e attivando progetti di collaborazione sul territorio e con il supporto di piattaforme digitali comuni.
La Convention annuale di GreenVision ha avuto come main partner CooperVision, Marcolin e Zeiss, oltre ai partner iGreen, Philosopheyes, Mock Turtle, Lotto Eyewear, Vea-Virtual Eyewear Assistant, Ovvo, Oxibis, Centro Style, Bludata, MedLac, Thema e le nuove collezioni Arena Eyewear, AuraNova ed Elite. Davanti ai circa 850 ospiti di GreenVision, tra ottici, oculisti e manager dell'industria oftalmica, contattologica e dell'occhialeria, non sono mancati momenti dedicati alla cultura e allo spettacolo, con l'esibizione dei The Kolors, di Fiorella Mannoia e di Cristiano Militello e il finale con Cecilia Gayle, oltre alle sfilate di alcune collezioni.
Due degli incontri tra classe medica e area ottico optometrica all’evento che si è tenuto dal 15 al 22 giugno presso l'Hotel Baia Samuele, in provincia di Ragusa
Lac: le daily disposable fanno ancora da traino in Emea
di Francesca Tirozzi
Questo segmento si conferma il business di riferimento nel sell in del canale ottico anche nel 2024, rappresentando quasi il 60% del totale in valore su 32 paesi dell’area presa in considerazione da Euromcontact. In Italia ha registrato una crescita del 7,5% rispetto all’anno precedente
L'associazione europea delle imprese produttrici di lenti a contatto e soluzioni per la manutenzione, guidata da Richard Smith, ha pub blicato la relazione annuale sui dati di mercato per il 2024.
«Il report evidenzia una crescita, rispetto al 2023, pari al 7,14% del mer cato europeo delle lenti a contatto morbide che ha raggiunto un valore di 2,328 miliardi di euro - spiegano da Euromcontact - Un risultato che con ferma la resilienza del settore e la crescente domanda di soluzioni visive moderne e pratiche».
I dati, raccolti in 32 paesi dell’area Emea, riflettono il valore del sell in, os sia le vendite dei produttori ai professionisti della visione, e vogliono offrire una panoramica completa delle dinamiche del comparto. «Le lenti giorna liere monouso, le daily disposable, si confermano il segmento trainante, rappresentando il 59,9% del totale, mentre le settimanali, bisettimanali e mensili coprono il restante 40,1% - proseguono dall’associazione - Il mate riale predominante nel mercato rimane il silicone hydrogel, che costituisce l’83,1% di settimanali, bisettimanali e mensili e il 60,9% nel segmento delle daily disposable». I prodotti per la manutenzione delle lenti a contatto, secondo il report, hanno mostrato una sostanziale stabilità. Sempre secondo il report di Euromcontact, l’uso delle lenti a contatto nella popolazione tra i 15 e i 64 anni varia significativamente nei diversi paesi europei: in Svezia la penetrazione raggiunge il valore più alto con 13,8%, seguita da Paesi Bassi (11,2%) e Danimarca (11,1%). I valori più bassi si registrano in Germania (4,5%), Francia (4,8%) e Spagna (5%). Per quanto riguarda l’Italia, il mercato delle lac ha registrato una crescita del 5,8% nel 2024, raggiungendo i 289,4 milioni di euro, il secondo per valore dopo il Regno Unito. «Questo risultato evidenzia un trend positivo, trainato principalmente dal segmento delle giornaliere monouso, che hanno registrato un incremento del 7,5% rispetto all’anno precedente. - dicono ancora da Euromcontact - Per quanto riguarda i materiali, il silicone hydrogel costituisce l’82,7% del valore nel segmento delle settimanali, bisettimanali e mensili, con una crescita di 0,5% rispetto all’anno precedente. Infine i prodotti per la manutenzione delle lenti a contatto in Italia sono aumentati del 5,1% se confrontati con il 2023»
L'infografica, gentilmente concessa da Assottica Gruppo Contattologia, della relazione annuale sui dati di mercato per il 2024 di Euromcontact
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L’Università, una storia collettiva
di Silvio Maffioletti
A quasi un quarto di secolo dall’avvio del primo corso di laurea in Ottica e Optometria presso l’ateneo di Milano-Bicocca, un lavoro di ricerca ripercorre le vicende che hanno portato la categoria a ottenere l’iter accademico
Un lungo racconto nel quale si narrano gli avvenimenti che hanno consentito l’ingresso dell’optometria nel mondo accademico italiano: è l’obiettivo del recente lavoro che nasce, di fatto, a cavallo tra il 2013 e il 2014, da una serie di articoli all’interno della rubrica Amarcord di questa testata. Ora quella raccolta di fatti e aneddoti è stata integrata e pubblicata sul sito dell'Irsoo nella sezione News, con un’introduzione della direttrice Laura Boccardo.
Si tratta di una ricostruzione storica e, insieme, di un giusto riconoscimento nei confronti di un gruppo di uomini e donne che, pur assai diversi tra loro per cultura e provenienza, si sono impegnati per vedere
l'insegnamento dell'optometria collocato in ambito universitario anche in Italia. Nelle 42 pagine del racconto si ricorda come per più di trent’anni le scuole di optometria di Vinci e di Milano abbiano svolto in Italia un ruolo decisivo: a volte rivali e a volte alleate, ben organizzate, innovative, ricche di insegnanti competenti. Due realtà formative che hanno aperto una strada nuova mediante un approccio scientifico serio, al passo con i tempi, tanto autorevole quanto orgogliosamente autonomo: entrambe ci hanno creduto fino in fondo lavorando senza sosta, nei decenni successivi, insieme alle altre scuole di optometria che erano intanto nate a Roma, a Bologna, a Pieve di Cadore e altrove.
A sinistra, Filippo Hazon, assessore all’Istruzione della Regione Lombardia, nel 1972 visita la neonata scuola di optometria di Milano accompagnato, da sinistra in piedi, da Giuseppe Ricco, Ugo Frescura, Augusto Perini, Vasco Moscardini e Paolo Mazzola. A fianco, la commissione che nel 2004 ha proclamato i primi laureati in un corso di Ottica e Optometria, Luca Giorgetti e Ivan Piacentini, a Milano-Bicocca: da sinistra, Mauro Nocera, Marziale Milani, Adele Sassella, Silvio Maffioletti, Antonio Papagni, Alessandro Borghesi, Massimo Moret e Rossella Fonte
Da sinistra, Ivan Piacentini e Luca Giorgetti, i primi due studenti ad aver ottenuto la laurea in Ottica e Optometria, il 20 dicembre 2004 alla Bicocca
1972: il
Del resto, tra le scommesse di ogni avventura collettiva c'è quella di salvare il senso del proprio operato. Significa custodirlo, alimentarlo, far divenire patrimonio comune ciò che è stato realizzato e ciò di cui si è parte: è stato l’obiettivo di questo lavoro di ricerca della memoria e di attualizzazione delle ra-
sinistra: Silvio
e
gioni profonde di un agire comunitario. Descrivendo la progettualità degli inizi, il susseguirsi degli eventi e i frutti sbocciati, 25 anni fa, dalla volontà generativa di quel gruppo di uomini e donne, si è cercato di mettere a fuoco la conquista collettiva che ha plasmato il modo di essere optometristi in Italia.
Dicembre 2001, Milano, via Soderini 24, aula 1: foto ricordo delle ultime due classi che hanno completato il corso di ottica all’Isso. Con gli studenti, da destra, seduti: Silvia Tavazzi, Lucia Quattrini e Silvio Maffioletti
Vinci,
sindaco Cesarino Allegri (sesto da sinistra) tra Sergio Villani e Vasco Ronchi al 1° Congresso nazionale di Optometria dell’istituto toscano
Da
Maffioletti, Mauro Faini, Sergio Perris
Renato Pocaterra nel 2001 all’Isso di Milano
L’occhiale sempre più palcoscenico di emozioni
di Angelica Pagnelli
Ideatrice del format “Guardaroba Occhiali”, è Eyewear Image Consultant, esperta di tendenze e trainer internazionale per aziende e imprenditori dell’ottica
Quelle che vengono trasmesse attraverso abiti e accessori già si associano al corpo e al volto: anche la forma, lo stile o il colore di una montatura possono essere abbinati all’espressività, rafforzando la personalità o nascondendola, camuffando o arricchendo lo sguardo di chi la indossa
Quante volte durante la vendita il cliente esordisce con espressioni del tipo “la forma a goccia mi rende triste, mi sento piangente” oppure “questo colore è troppo audace per me” o, ancora, “gli occhiali neri e spessi mi induriscono”. Sono soltanto alcune delle frasi che più frequentemente il consulente deve accogliere e non sempre le argomentazioni a supporto riescono a distogliere l’attenzione dalla sensazione che l’utente prova quando viene indossata la montatura proposta nel percorso personalizzato. In altre parole, quante volte si legano agli occhiali gli stati d’animo, quelle espressioni del volto che rivelano l’immagine che si vuole o che non si vuole comunicare?
Nella fase di vendita si dovrebbe puntare di più sulla condivisione di argomentazioni che ispirano il cliente all’acquisto di modelli con cui poter nascondere, camuffare, abbellire, arricchire, incorniciare lo sguardo.
Quando si indossa un paio di occhiali le espressioni del volto vengono di fatto valorizzate e restano visibili,
oltre che interpretabili, perché consentono di leggere in modo chiaro la comunicazione di una persona. Al contrario di quanto si possa immaginare, con il diffondersi dell’uso dell’intelligenza artificiale l’aspetto umano sta vivendo una sorta di rivincita e il viso di una persona con le sue particolarità sta diventando il patrimonio da preservare, anche quando si indossano, ad esempio, gli smart glasses. Oggi l’eyewear non è più, quindi, soltanto un ausilio visivo e un accessorio fashion, ma un vero e proprio computer indossabile. Tuttavia, pur teatro di nuove tecnologie, il volto resta il palcoscenico degli occhiali.
Un tema questo che ha ispirato anche l’ultimo progetto creativo all’ottava edizione della Fashion Week di Forlini Optical, insegna con quattro punti vendita in Emilia Romagna, dedicata alle tendenze primavera estate 2025: lo scorso maggio Spazio A, compagnia teatrale di Ravenna, ha rappresentato con un monologo le emozioni attraverso la mimica facciale alla quale venivano collegati gli occhiali indossati. L’espressività creativa si è così confermata il più forte dei trend del
momento, unitamente alla personalizzazione e all’umanizzazione. Tale tendenza è cavalcata dal mondo eyewear, sempre più incentrato sul percorso di personalizzazione nella vendita che accende un grande focus sul portatore, regalando un viaggio di individualità in cui l’espressività diventa la vera chiave di lettura. Il significato simbolico è fortemente visibile nel mondo della moda: la psicologia applicata a tale ambito associa al corpo e al volto le emozioni che vengono trasmesse attraverso abiti e accessori. Anche l’occhiale segue questa simbologia e viene associato all’espressi-
vità che regala o accentua, rafforzando la personalità o facendo camouflage.
Nella tabella, alcune forme eyewear, stili e colori che vengono più frequentemente messi in relazione alle emozioni e alle espressioni del volto.
Per vendere di più e meglio, cresce dunque la necessità di raccontare emozioni, di crearle e vederle sul viso di chi indossa gli occhiali per attivare un percorso di identificazione. Anche la simbologia e il linguaggio vestono la vendita di quella creatività che motiva il consulente a proporre e il cliente ad acquistare.
Micro curiosità
Oversize individualità
Cat-eye sensualità
Pantos intellettualità
Aviator libertà
A farfalla femminilità
Squadrati determinazione
A mascherina trasgressività
Piatti e spigolosi vendicatività
Forme morbide amorevolezza
Geometrie originali creatività
Decorati vezzosità
Rimless autenticità
Spessi rigore
Linee essenziali semplicità
In metallo eleganza
In titanio leggerezza
Pattern colorato giocosità
Tinte pastello dolcezza
Tinte vivaci audacia
Rosa o con lenti rosa romanticismo
Neri con lenti nere mistero
Eyewear by David Beckham
Bottega Veneta
Silhouette
Arnette
Dolce&Gabbana
Vogue
Zegna
Formazione: l’AI sostituirà il metodo tradizionale?
di Nico Caradonna
È un tipo di apprendimento adattivo e personalizzato, un’evoluzione rispetto alla classica lezione frontale: grazie alla capacità di simulare differenti contesti e scenari, consente al professionista di esercitarsi su competenze specifiche in base alle proprie esigenze, con il vantaggio di essere disponibile su richiesta e ovunque. Attenzione però, anche in questo caso, a non trascurare il fattore umano
Software avanzati, in grado di simulare scenari reali come l’interazione con un cliente presbite, stanno cambiando il modo in cui gli ottici e i loro collaboratori possono perfezionare le proprie competenze. Attraverso piattaforme di formazione basate sull'intelligenza artificiale i professionisti possono affrontare situazioni concrete, testare le proprie abilità e identificare aree di miglioramento, tutto senza muoversi dal proprio negozio o persino da casa. È un approccio innovativo che garantisce, oltre alla qualità dell’apprendimento, una straordinaria flessibilità. Un esempio concreto è stato offerto da Bausch + Lomb, che a fine maggio ha sperimentato a Milano un sistema simile, riscuotendo grande successo tra gli ottici presenti in aula al Politecnico di Milano.
L’AI, dunque, offre un’opportunità unica: il superamento della formazione limitata dal tempo e dallo spazio. Grazie alla sua capacità di simulare differenti contesti e scenari, consente a ognuno di esercitarsi su competenze specifiche in base alle proprie esigenze.
Questo tipo di apprendimento adattivo, personalizzato, rappresenta un’evoluzione rispetto alla classica lezione frontale, con l’enorme vantaggio di essere disponibile su richiesta e ovunque.
Tuttavia, mentre l’intelligenza artificiale promette di superare le limitazioni di tempo e spazio, sorge una questione cruciale: può davvero sostituire il contatto umano e diretto del metodo formativo tradizionale?
La risposta non è semplice. L'ottico moderno si trova di fronte a una sfida: integrare le nuove opportunità offerte dalla digitalizzazione con l'irrinunciabile valore della presenza fisica. In un settore dove l’empatia e l’interazione sono fondamentali, l'equilibrio tra tecnologia e contatto diretto diventa essenziale.
L’AI non è qui per rimpiazzare l'ottico, ma per potenziarlo. Rappresenta un invito a ripensare il suo ruolo nel contesto di un mondo sempre più digitale, senza perdere di vista l'importanza del fattore umano. La vera sfida sarà abbracciare il cambiamento, mantenendo al contempo l'essenza di una professione che, per sua natura, è profondamente legata alle persone.
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Prezzo o qualità? Quando l’esperienza personale trae in inganno
di Marco Brugnola
Sovrastimare l’importanza attribuita dal cliente al costo di una soluzione visiva può generare la convinzione nell’ottico che per vendere si debbano applicare sconti e nell’utente che quel prodotto valga poco: recenti indagini indicano però che i consumatori sono sempre più orientati anche verso il valore percepito, la bontà del servizio e l’experience complessiva
Nel valutare ciò che realmente conta per i clienti di un centro ottico, molti professionisti si affidano alla propria esperienza diretta: “tutti mi chiedono lo sconto” o “la prima cosa che le persone guardano è il prezzo”. Eppure questa percezione spesso non è basata su una visione oggettiva, ma su quello che in psicologia cognitiva si chiama “euristica della disponibilità”. Si tratta di un meccanismo mentale che ci porta a giudicare la frequenza o l’importanza di un fenomeno in base alla facilità con cui lo ricordiamo. In altre parole: quanto più un evento ci viene in mente, tanto più tendiamo a considerarlo comune e rilevante.
Così, se un ottico ha vissuto due o tre episodi in cui un cliente ha insistito per uno sconto, il suo cervello tende a sovrastimare quel comportamento, oscurando tutte le esperienze con consumatori che invece han-
no apprezzato qualità, consulenza e servizio. Il rischio? Fondare le strategie commerciali su percezioni distorte e non sui dati reali. È così che si finisce per inseguire il prezzo e perdere l’occasione di costruire un posizionamento forte, basato sul valore percepito. Come insegna lo psicologo premio Nobel per l’economia Daniel Kahneman, nel suo celebre Pensieri lenti e veloci: “Le
«Un marketing aggressivo può attirare l’attenzione, ma solo un posizionamento autorevole costruisce una clientela fedele, consapevole e disposta a riconoscere il valore»
Formatore ed esperto in comunicazione
Giulia Palma
persone non scelgono sulla base di ciò che sanno, ma sulla base di ciò che ricordano”.
Nel centro ottico contemporaneo ogni giorno si gioca una partita complessa: quella tra posizionamento di valore e leva del prezzo. Ma allora cosa conta di più per il cliente, il prezzo o la qualità? Una delle convinzioni più diffuse tra gli ottici è che per vendere si debbano fare sconti o prezzi bassi. Siamo certi che il cliente scelga sempre in base al costo più basso? Oppure sta cercando qualcosa in più?
Le più recenti indagini condotte da importanti società di analisi dei consumi, come GfK e NielsenIQ, confermano un trend ormai consolidato: i consumatori sono sempre più orientati verso il valore percepito, la qualità del servizio e l’esperienza complessiva. Una larga maggioranza è disposta anche a spendere di più quando riconosce un’offerta realmente utile e distintiva. Questo vale anche per il nostro settore, dove l’acquisto non si deve limitare a un paio d’occhiali, ma riguarda il benessere visivo, la fiducia nel professionista e la personalizzazione del servizio.
Tuttavia la disponibilità a pagare di più non è incondizionata. Il cliente è oggi molto più selettivo e informato rispetto al passato: vuole sapere cosa sta comprando, perché costa di più e, soprattutto, vuole capire che differenza porta nella sua vita. Quando il prezzo è l’unico argomento si perde la battaglia del valore. Troppe volte nel centro ottico si scivola su un terreno rischioso, quello del marketing “da volantino”: sconti, offerte shock, promozioni last minute. Nulla di male se usati con strategia, ma se il costo diventa l’unico messaggio, il significato implicito è chiaro: il mio prodotto vale poco, quindi lo sconto. Questo approccio sminuisce il valore del professionista e, peggio, abitua il cliente a comprare solo con l’offerta sotto il naso.
Non a caso, nei negozi che puntano tutto sulla leva promozionale si registra spesso un basso tasso di fidelizzazione e una forte vulnerabilità rispetto ai concorrenti più aggressivi.
Nel mondo competitivo del retail ottico il marketing viene spesso confuso con la promozione a breve termine. Ma è solo la punta dell’iceberg. Il vero marketing consiste in un lavoro profondo e continuo di posizionamento: farsi riconoscere per ciò che si vale, non per quanto si sconta. Il cliente non sceglie solo “quanto costa”, ma cosa rappresenta per lui quell’acquisto: la qualità della consulenza, l’esperienza in negozio, la fiducia nel professionista. Un centro ottico che comunica competenza, attenzione e coerenza nel tempo costruisce un valore percepito per cui il prezzo diventa secondario. Per questo non si tratta di vendere di più, ma di farsi scegliere meglio.
I centri ottici che oggi registrano performance migliori sono quelli che hanno scelto di investire sul posizionamento, sulla formazione e sulla comunicazione autorevole. Non vendono solo occhiali, ma un’esperienza di acquisto curata, consulenze d’immagine personalizzate, tecnologie d’avanguardia per l’analisi visiva e un dialogo trasparente con il cliente. Il prezzo non sparisce, ma si riposiziona: diventa una delle componenti dell’offerta, non l’unica. E, soprattutto, viene giustificato da elementi reali e percepibili: dalla qualità dei materiali alla durata del prodotto, fino all’assistenza post vendita.
Sebbene non esistano studi specifici sull’ottica indipendente italiana, le evidenze internazionali e trasversali al mondo del retail convergono: il consumatore appare sempre più orientato a premiare l’esperienza e la qualità percepita. Studi NielsenIQ, LinkedIn Learning e Harvard Business Review, ad esempio, mostrano come l’investimento in aggiornamento, competenze, servizio e posizionamento porti a maggiori margini, fidelizzazione e crescita nel tempo. In questo scenario anche il centro ottico indipendente ha un’occasione straordinaria: uscire dalla logica della promozione e posizionarsi come riferimento autorevole e professionale. Questi trend confermano una verità: il cliente, se educato e accompagnato, sceglie la qualità. Ma occorrono tempo, coerenza e una comunicazione capace di raccontare perché quel prodotto vale quel prezzo. Serve un cambio di mentalità. Non basta più “mettere l’occhiale sul naso” e fare un po’ di sconto: bisogna progettare l’identità del centro ottico, capire il proprio target, valorizzare la professionalità del team e costruire una relazione di fiducia con il cliente. Un marketing aggressivo può attirare l’attenzione, ma solo un posizionamento autorevole costruisce una clientela fedele, consapevole e disposta a riconoscere il valore.
Idoneità lavorativa e sorveglianza sanitaria: il ruolo dell’oculista
di Danilo Mazzacane
In ambito ergoftalmologico sono necessarie un’accurata anamnesi del paziente, estesa agli annessi oculari, un’attenta valutazione refrattiva, in sede sia di selezione del personale sia di controllo periodico, ma anche una perfetta correzione ottica e la considerazione dell’incidenza che può avere l’astenopia nella sfera professionale
In tema di sicurezza del lavoro non va dimenticato l’intervento di Papa Francesco. «La vera ricchezza sono le persone: senza di esse non c’è comunità di lavoro, non c’è impresa, non c’è economia - aveva dichiarato il Pontefice scomparso nell’aprile scorso - La sicurezza dei luoghi di lavoro significa custodia delle risorse umane, che hanno valore inestimabile agli occhi di Dio e anche agli occhi del vero imprenditore». Ma qual è, in sintesi, il percorso della sicurezza sul lavoro e, nello specifico, il ruolo che esercitano gli oculisti?
La medicina del lavoro, in ambiente sia pubblico sia privato, ha la base giuridica nel Decreto Legislativo 9/4/2008, n.81, “Testo unico sulla salute e sicurezza del lavoro”, attuazione dell’articolo 1 della Legge
3/8/2007, n.123, in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Il compito di medico competente è svolto secondo i principi della medicina del lavoro e del Codice Etico della Commissione internazionale di salute occupazionale (ICOH): opera in qualità di dipendente o collaboratore di una struttura esterna pubblica o privata, convenzionata con l’imprenditore, di libero professionista, di dipendente del datore di lavoro. Quest’ultimo assicura al medico competente le condizioni necessarie per lo svolgimento del suo compito garantendone l’autonomia. A sua volta il medico competente può avvalersi, per accertamenti diagnostici, della collaborazione di altri specialisti, scelti in accordo con il datore di lavoro che ne sopporta gli oneri: fra questi l’oculista
Segretario Gruppo Oculisti Ambulatoriali Liberi
riveste un ruolo di primaria importanza in particolare per quanto riguarda le attività di ufficio e la protezione dei lavoratori dai rischi di esposizione alle radiazioni ionizzanti e alle radiazioni ottiche artificiali. Il medico competente collabora con il servizio di prevenzione e protezione della valutazione dei rischi, per la programmazione della sorveglianza sanitaria: sulla base delle risultanze delle visite mediche di quest’ultima esprime, inoltre, un giudizio di idoneità relativo alla mansione specifica.
L’ergoftalmologia è la scienza deputata allo studio dell’interazione tra l’apparato visivo umano e le attività lavorative e si avvale del contributo dell’oculista al processo di idoneità al lavoro e nella sorveglianza sanitaria. Secondo il Bureau of Labor Statistics degli Stati Uniti, ogni anno circa 20.000 lesioni agli occhi si verificano sul posto di lavoro. Tali infortuni comporta-
no giorni di mancata operatività: l’Occupational Safety and Health Administration riferisce che le lesioni oculari costano circa 300 milioni di dollari all’anno in perdita di produttività, cure mediche e risarcimento dei lavoratori. E in Italia? Nel 2024 gli incidenti sul lavoro a causa dei disturbi visivi hanno rappresentato il 2,5% degli eventi registrati, arrivando al 4% per alcune categorie professionali, secondo i dati dell’Inail.
Cadute, urti, incidenti alla guida possono essere associati, anche se indirettamente, a problemi di vista. Le lesioni oculari variano dall’affaticamento visivo, cioè l’astenopia, alle congiuntiviti, sino a gravi traumi che possono comportare danni permanenti con cecità. Il ruolo dell’oculista è, in sede di visita preventiva, diagnosticare patologie e vizi di refrazione incompatibili con le mansioni cui è destinato il lavoratore, di suggerire idonei mezzi correttivi, come occhiali o lenti a
contatto, e di evidenziare le patologie professionali, segnalandone al medico competente il livello di gravità e fornendo indicazioni riguardanti la terapia, la prognosi, l’eventuale prevenzione e i relativi dispositivi di correzione.
A tal proposito, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità le problematiche oculari che possono causare disturbi della vista e la cecità, come cataratta, tracoma ed errore refrattivo, sono l'obiettivo principale della prevenzione e di altre strategie per la cura degli occhi. Ma anche quelle che in genere non compromettono la vista, incluse secchezza oculare e congiuntivite, non devono essere trascurate, in quanto sono tra i motivi principali per cui le persone cercano servizi di assistenza oculistica in tutti i paesi. Inoltre la stessa Oms ha lanciato l'iniziativa SPECS 2030 per aiutare i paesi a raggiungere l’obiettivo globale di assistenza oculistica, ossia di aumentare del 40% la percentuale di persone che potranno avere accesso a occhiali adeguati.
Per quanti riguarda nello specifico le malattie professionali, l’ultimo elenco, datato 27 settembre 2014, ha introdotto numerosi agenti chimici e contaminanti organici in grado di determinare congiuntiviti, alterazioni della superficie oculare, cheratiti e cheratocongiuntiviti. Va segnalato, inoltre, che il benessere visivo deve contemplare condizioni ambientali con adeguata illuminazione e l’assenza di sostanze chimiche, fisiche e microbiche nocive per l’apparato visivo.
L’astenopia o stanchezza visiva si manifesta per la prolungata attività a distanza ravvicinata e ha come fattore di rischio le ametropie e, in particolare, l’astigmatismo, l’ipermetropia e la presbiopia. Pertanto, in ambito ergoftalmologico, è necessaria un’accurata valutazione refrattiva del paziente sia in sede di selezione del personale sia in sede di visita per la sorveglianza sanitaria. Se ne deduce, quindi, l’importanza di una perfetta correzione ottica e del ruolo che può giocare l’astenopia in campo occupazionale.
La normativa identifica il lavoratore, da valutare e sorvegliare, in colui che utilizza un apparecchio munito di videoterminale con continuità per almeno venti ore settimanali e con le pause previste (15 minuti ogni 2 ore di applicazione lavorativa). Il datore di lavoro è tenuto a organizzare gli ambienti in conformità ai requisiti previsti dalla normativa.
L’American Optometric Association definisce la Computer Vision Syndrome come un gruppo di problemi oculari e della vista che derivano dall’uso prolungato di strumenti digitali, mentre l’American Academy of Ophtalmology non riconosce ancora tale patologia come una entità nosologica specifica. Tuttavia si ritiene, anche se non è ancora sufficientemente dimostrato
«Secondo i dati dell’Inail, nel 2024 gli incidenti sul lavoro a causa dei disturbi visivi hanno rappresentato il 2,5% degli eventi registrati in Italia, arrivando al 4% per alcune categorie professionali»
sull’essere umano, che la radiazione blu può penetrare profondamente e causare danni alla retina e ad altre strutture oculari. E che l’esposizione a fonti di luce blu non sincronizzata con l’ora solare possa alterare la sinergia dell’orologio biologico con il fuso orario, causando l’alterazione del ritmo circadiano e pattern del sonno normale. Pertanto la visita oculistica deve essere completa di un’accurata anamnesi ed estesa agli annessi oculari.
Anche l’esposizione a radiazioni ionizzanti può causare danni all’apparato visivo, in particolare al cristallino, determinando la formazione della cataratta: suggestivo al riguardo risulta il riscontro di opacizzazione del cristallino anche dopo 20 anni dal contatto con tali radiazioni.
Infine, degna di attenzione e prevista dal Decreto legislativo 81/2008 è anche la sorveglianza sanitaria per gli autisti. I conducenti di veicoli commerciali e autobus devono eseguire una visita oculistica periodica, in genere ogni due anni, con obbligo da parte del datore di lavoro, al fine di garantirne la piena efficienza a svolgere la mansione. Tutto ciò ha l’obiettivo della migliore sicurezza stradale, in quanto le condizioni visive sono indispensabili per percepire il pericolo, reagire prontamente e quindi guidare in sicurezza. Tanto che il Decreto ministeriale 88/1999 definisce le norme concernenti l’accertamento e il controllo dell’idoneità fisica e psicoattitudinale del personale addetto ai pubblici servizi di trasporto.
La visita oftalmologica consente, quindi, di diagnosticare problemi visivi derivanti da ametropie non corrette, patologie oculari che possono essere anche invalidanti, come il glaucoma, la degenerazione maculare senile, la retinopatia diabetica, la cataratta e così via, o che possono comportare una alterata visione dei colori oppure un campo visivo alterato.
Zeiss: tecnologia e valore umano per un customer service strategico
di Nicoletta Tobia
Un unico numero, invece dei due esistenti, che consenta all’ottico di mettersi in contatto con la sede centrale o con una delle sei filiali, a seconda sia della sua posizione geografica sia della problematica che vuole risolvere o dell’informazione di cui necessita: è questa la prima novità che l’azienda oftalmica ha introdotto il 16 giugno e che prelude a un cambiamento più ampio nella connessione con i propri clienti
Sino a pochissimo tempo fa, un professionista italiano che, per ricevere supporto, contattava Zeiss al numero storico 199, in base alla località da cui chiamava veniva automaticamente indirizzato o sull’headquarter di Castiglione Olona o su una delle sedi del territorio di riferimento: Torino, Padova, Roma, Napoli, Bari o Catania. «Questo è sempre stato molto apprezzato perché, anche se il mondo è sempre più digitale, il cliente premia ancora la relazione con qualcuno che sente più vicino a sé - spiega Marco Bertelli, head of customer care per la sede centrale di Castiglione Olona di Zeiss Vision Care Italia - Tenendo però presente che alcune competenze sono gestite solo dalla sede centrale, come ad esempio l'assistenza sugli strumenti o sulle fatture, e che i servizi erogati si sono moltiplicati negli anni, l’ottico spesso si trovava a dover decidere se digitare il numero verde o quello che lo collegava alla filiale. Ciò comportava che potesse non ottenere subito la risposta che cercava: ora invece, componendo il numero verde unico, può selezionare autonomamente dal menù il motivo per cui chiama per essere subito indirizzato al miglior consulente possibile». Un cambiamento apparentemente piccolo, che prelude tuttavia a un progetto più articolato volto a supportare i professionisti partner e di cui il numero unico è la prima espressione. «A partire dal 16 giugno è disponibile il nuovo contact center Zeiss:
Marco Bertelli, head of customer care per la sede centrale di Castiglione Olona di Zeiss Vision Care Italia
non lo abbiamo denominato centralino volutamente, perché l’ambizione è avere un punto in cui andare a raccogliere tutte le interazioni che il cliente ha con l'azienda e possono avvenire tramite il telefono, che è il canale più importante, ma anche via mail e, in prospettiva futura, attraverso altri canali come quelli di messaggistica - prosegue Bertelli - È chiaro che l’aspetto tecnologico in tutto questo si rivela consistente, ma non abbiamo introdotto tale novità unicamente perché oggi ci sono i mezzi per farlo: sviluppiamo innovazione soltanto nel momento in cui abbiamo la certezza che i nostri clienti possano trarne dei concreti benefici».
Se quindi da un lato la tecnologia permette a Zeiss di creare una piattaforma che consente di avere un tracking unificato di tutte le richieste provenienti da uno stesso centro ottico, dall’altro il fattore umano resta fondamentale. «La vera sfida strategica per gli anni a venire è potenziare il servizio, poiché a parità di qualità dei prodotti offerti, è ciò che può orientare la scelta del cliente verso un player piuttosto che un altro - commenta Bertelli - E il concetto di servizio non si limita alla semplice risoluzione di un problema, ma si tratta di far sentire il cliente il benvenuto, capito, accolto e sostenuto. Stiamo dunque lavorando su più fronti, anche da un punto di vista del perfezionamento delle competenze soft o hard di coloro che rispondono al telefono: ascolto, empatia, capacità di consulenza, con uno sguardo che va oltre la banalità. Certo non è qualcosa che si raggiunge dall’oggi al domani. Ogni anno gestiamo dalle 400 alle 500 mila chiamate in entrata e in uscita, grazie a una novantina di persone che lavorano al front office: il cambiamento va fatto, ma è un percorso, non uno switch. Bisogna andare in quella direzione, non dimenticando che contestualmente in molti centri ottici è in atto un cambio generazionale e che le modalità di interazione con noi da parte dei professionisti più giovani stanno mutando in maniera decisa». Pur sostenuti dalle più moderne tecnologie, si tratta dunque di dare un tocco più umano al customer service, improntandolo maggiormente sulla consulenza e sull'ascolto per accogliere preoccupazioni, richieste, dubbi: è quindi questo l’obiettivo di Zeiss, per un approccio più personalizzato e una visione più ampia del concetto di supporto. Per quel che riguarda i benefici concreti legati all’introduzione di tali innovazioni, il principale per l’ottico è ottenere la first call resolution, ovvero la soluzione alla prima chiamata e, dunque, la sicurezza che chi gli risponde sia il referente più adatto, in ambito tecnico ma anche umano, che possa in pochi minuti soddisfare la necessità per cui ha telefonato. Lato azienda, invece, i plus sono diversi: dall’avere una visibilità completa e condivisa sulle diverse tematiche aperte con un dato centro ottico, alla possibilità di raccogliere feedback sul riscontro che sta avendo, ad esempio, un nuovo
Il nuovo numero unico permette all’ottico partner di contattare direttamente la sede centrale Zeiss di Castiglione Olona o una delle filiali sul territorio a seconda della necessità e del tipo di assistenza richiesta
lancio sul mercato sia che si tratti di un prodotto che di un nuovo servizio. «Analisi che ci permettono di comprendere come gli ottici italiani stiano recependo l'innovazione che Zeiss propone, consentendo di migliorare la parte di post vendita e creando una base dati affidabile, precisa e concreta su cui fare valutazi oni future - aggiunge Bertelli - Non da ultimo, il contact center va a unire il mondo delle filiali con quello della sede centrale favorendo uno scambio di conoscenze e permettendo di fare training: gli operatori dell’una e dell’altra struttura possono contattare congiuntamente l'ottico e con lui trovare la soluzione, acquisire competenze e dargli una risposta puntuale, non perdendo informazioni nei passaggi intermedi».
Sullo sfondo di tutto questo cambiamento aleggia naturalmente il tema dell’intelligenza artificiale, ma non nel senso che sarà la tecnologia a fornire risposta agli ottici. «Focalizzandoci ancora molto sul rapporto personale, riteniamo che per ora l’AI sia solo a sostegno della ricerca di informazioni, per supportare gli operatori nel fornire la risposta laddove sia particolarmente articolata – conclude Bertelli - Abbiamo un database enorme in azienda e l'intelligenza artificiale aiuta i nostri esperti del contact center, attraverso una semplice ricerca, ad aggregare tutte le informazioni a disposizione su un dato argomento in modo molto rapido, per riuscire a rispondere alla domanda del cliente in tempo reale. Il beneficio, quindi, è per entrambi».
Essilor®: torna la stagione del sole con l’ampliamento della gamma colori Xperio® e la nuova offerta SunFit™ aperta a tutti
A disposizione una proposta cromatica ricca e completa
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SUNFIT™, 2 DESIGN DEDICATI PER UN MATCH PERFETTO TRA LENTE E MONTATURA
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I due design esclusivi, Varilux® SunFit™ ed Eyezen® SunFit™, sono pensati per chi vive all’aria aperta, migliorando nitidezza e contrasto grazie alla tecnologia W.A.V.E.™ Sun1. Le lenti progressive Varilux® SunFit™ hanno un'ampia zona ad alto contrasto per ottimizzare l'esperienza visiva a tutte le distanze anche con l'occhiale da sole. Le Eyezen™ SunFit™ sono monofocali evolute per una visione nitida ad alto contrasto anche all'aperto. Il trattamento antiriflesso Crizal® Sun XProtect offre una protezione avanzata da UV, riflessi, graffi e agenti esterni.
UN PIANO DI COMUNICAZIONE RINNOVATO
La stagione sole 2025 vede un rafforzamento delle attività di comunicazione, in cui spicca il nuovo Color Book, disponibile anche in download su Myessilor.it. Non si tratta di un semplice catalogo cromatico, ma di un vero e proprio strumento narrativo che esplora nel dettaglio l’universo dei colori della gamma Xperio®, aiutando a trovare l’abbinamento ideale tra montatura e lenti. A completare il quadro, un’intensificazione della comunicazione B2B pensata per valorizzare la ricchezza dell’offerta cromatica e sostenere il lancio della proposta SunFit™.
1. Rispetto ai design delle lenti progressive standard di Essilor® e ai design delle lenti monofocali sferiche.
Tutti i marchi citati sono di proprietà di Essilor International.
Relax di Ital-Lenti, per un maggiore comfort visivo nella vita digitale
Viviamo in un’epoca in cui la visione da vicino è costantemente sollecitata: smartphone, tablet, computer e schermi digitali di ogni tipo occupano gran parte delle nostre giornate. Questa abitudine, ormai radicata, può generare affaticamento visivo, tensioni oculari e persino mal di testa, soprattutto dopo molte ore davanti agli schermi. Per rispondere a tale esigenza contemporanea, Ital-Lenti ha sviluppato Relax, una lente oftalmica pensata per garantire benessere visivo e maggiore comfort nella vita digitale.
Le Relax sono monofocali con supporto accomodativo, ovvero una leggera addizione nella parte inferiore della lente che aiuta l’occhio a rilassarsi durante la visione da vicino. Non si tratta di una progressiva, ma di una soluzione specifica per chi ha una visione perfettamente nitida da lontano, ma desidera un aiuto nella messa a fuoco prolungata da vicino.
Questa tecnologia è indicata sia per giovani adulti, che cominciano a manifestare segni di affaticamento visivo, sia per chi desidera prevenire i fastidi legati all’uso eccessivo dei dispositivi digitali.
Le lenti Relax sono disponibili in diverse versioni di supporto accomodativo, 0.40-0.600.90-1.25, in base alle esigenze individuali e alle ore giornaliere trascorse davanti agli schermi.
L’ottico optometrista può consigliare la soluzione più adatta grazie a una valutazione personalizzata del comfort visivo del portatore.
Il design ottico di Relax è progettato per offrire un passaggio fluido tra la visione da lontano e quella da vicino, con un’area di supporto ampia, stabile e ben posizionata, che accompagna lo sguardo in modo naturale e senza sforzo.
La lente Relax, realizzata con tecnologia free form su materiali ad alta trasparenza, leggeri e resistenti, può essere abbinata al trattamento antiriflesso BluBlock, che riduce i riflessi e attenua la luce blu proveniente da monitor e LED, oppure al polimero UVTech, integrato nella mas-
sa della lente, che filtra selettivamente la luce blu violetta potenzialmente dannosa, proteggendo la retina e migliorando il contrasto visivo.
Relax non è solo una lente oftalmica, ma un vero e proprio strumento di benessere visivo. È consigliata per chi:
• utilizza per molte ore al giorno dispositivi digitali;
• avverte stanchezza oculare, bruciore o sensazione di secchezza;
• inizia a manifestare difficoltà nella messa a fuoco da vicino;
• desidera prevenire l’affaticamento visivo legato allo stile di vita moderno.
Il successo della lente Relax risiede nella sua capacità di adattarsi in modo naturale e discreto alle esigenze quotidiane dell’utilizzatore, migliorando la qualità della visione senza stravolgere le sue abitudini.
Con Relax, Ital-Lenti si conferma ancora una volta attenta alle esigenze reali delle persone, proponendo soluzioni innovative ma accessibili, tecnologiche ma semplici da indossare.
Relax è la lente che aiuta a vedere meglio, lavorare meglio e vivere meglio.
ISTITUTO ZACCAGNINI
Scuole di Ottica ed Optometria a Bologna e Milano
Sono aperte le iscrizioni all’A.S. 2025-2026
L’Istituto è presente nel mondo della visione, in cui opera integrato con il contesto scientifico, economico e civile e partecipa da protagonista alla vita della filiera ottica. Fornisce agli studenti e alle aziende del settore istruzione e formazione di area sanitaria con l’impegno di consegnare al mercato del lavoro professionisti dotati delle conoscenze scientifiche, delle abilità e delle competenze pratiche richieste per inserirsi con successo nella professione e nelle aziende.
Dal 1977 un riferimento per il mondo della visione
Da oltre 45 anni consegniamo agli Ottici e agli Optometristi conoscenze e competenze professionali e - fra i primi in Italia - da 40 anni quelle optometriche, all’interno di un percorso culturale di aggiornamento professionale dei nostri docenti provenienti dalla filiera ottica e dal mondo accademico, utilizzando metodi didattici sempre in linea con l’evoluzione dei profili professionali e dei sistemi di erogazione della didattica.
Gli ambiti istituzionali di attività dell’Istituto Zaccagnini
Scuola per Ottici Corso biennale abilitante alla professione di Ottico Corsi di Specializzazione in Optometria
Master e Corsi Clinici di formazione superiore in Ottica, Optometria, Contattologia ed Economia dell’Impresa Ottica
Congresso Interdisciplinare IBZ , da oltre 30 anni l’unica occasione d’incontro tra le professioni, le discipline e le aziende dell’Eye Care
I Corsi sono erogati in modalità flessibili e personalizzabili grazie alla Didattica
Customizzata Integrata dell’IBZ
Per saperne di più contattaci, visita il sito istitutozaccagnini.it, le sedi, partecipa agli Orientation Event ed agli Orientation Workshop
L’intelligenza artificiale rivoluziona le lenti progressive: un passo avanti verso la visione perfetta
Negli ultimi anni l’intelligenza artificiale ha fatto passi da gigante in molti settori e anche il mondo dell’ottica e delle lenti correttive sta vivendo una vera e propria rivoluzione. In particolare, le progressive stanno beneficiando di innovazioni tecnologiche basate sull’IA, migliorando notevolmente l’esperienza visiva degli utenti.
Come funziona l’IA nelle lenti progressive?
La scelta del tipo di geometria ottimale è fattore fondamentale che spesso induce in un errore di valutazione. Grazie all’ausilio dell’intelligenza artificiale, un sofisticato algoritmo di calcolo prende in considerazione la migliore geometria per ogni portatore, sfruttando la sua capacità di operare tra milioni di calcoli matematici accumulati negli anni, così da arrivare alla soluzione ottimale in funzione:
• del potere refrattivo;
• del valore addizionale;
• dei parametri posturali;
• delle specifiche necessità visive. Questo calcolo evoluto permette di ottimizzare il percorso dei raggi visivi non solo nella parte centrale, ma anche nelle zone periferiche della lente, eliminando quindi distorsioni e aberrazioni soprattutto nel caso di correzioni refrattive più significative e, in particolare, in presenza di astigmatismi, con una speciale attenzione al controllo del gradiente periferico. Attraverso l’a-
nalisi di dati specifici del singolo utente, come la forma del viso, le abitudini di lettura, le attività quotidiane e le preferenze visive, l’IA aiuta a creare un profilo dettagliato. Ciò consente di sviluppare lenti su misura, che si adattano perfettamente alle esigenze di ogni individuo.
L’evoluzione in SEL Optical: i nuovi design creati grazie all’intelligenza artificiale
Grazie a questa nuova tecnologia adottata dai propri centri di produzione, SEL Optical ha presentato nel nuovo catalogo Lenti Oftalmiche un rinnovato range di progressive realizzate con il supporto dell’IA.
MY ULTRA HD PLUS è il top di gamma nella famiglia di lenti progressive SEL OPTICAL: tutti i parametri vengono elaborati e processati da un evoluto algoritmo di calcolo che ottimizza la geometria in funzione dei dati refrattivi, dei parametri individuali, dello stile di vita e delle specifiche esigenze visive e la rende personalizzabile in funzione dei parametri individuali del portatore.
MY BIFREE viene proposta in questa famiglia di lenti con una geometria più “soft” per soddisfare maggiormente le esigenze dei portatori miopi o emmetropi che prediligono una ottimale visione per lontano, con una variazione dell’area di progressione più bilanciata e con un gradiente degli astigmatismi periferici controllato, in modo da favorire la miglior performance
visiva oltre a offrire la possibilità di personalizzazione in funzione dei parametri individuali del portatore.
FREENEW nella nuova evoluzione “EVO” si contraddistingue come lente “universale”: la geometria viene elaborata dall’algoritmo di calcolo, trovando un naturale bilanciamento per tutte le tipologie di portatori senza particolari esigenze o problemi refrattivi.
Vantaggi concreti per gli utenti
Grazie all’uso dell’IA, le nuove generazioni di progressive offrono numerosi benefici:
• maggiore comfort: le lenti sono progettate per ridurre le zone di aberrazione, rendendo più naturale e confortevole la visione;
• visione più nitida: l’ottimizzazione personalizzata garantisce una messa a fuoco più precisa in tutte le direzioni di sguardo;
• adattamento più rapido: grazie a modelli predittivi, gli utenti si abituano più facilmente alle nuove lenti;
• design innovativi: l’IA permette di sviluppare soluzioni più confortevoli senza compromettere le prestazioni visive.
L’importanza dei parametri posturali
Di rilevante importanza, anche se a volte tra-
scurata, l’elaborazione individuale di tutti i parametri posturali (semi distanza interpupillare, distanza apice corneale-lente, angolo pantoscopico, angolo di avvolgimento e boxing della montatura) rilevati sul portatore in funzione della montatura prescelta, in combinazione con il materiale e l’indice di rifrazione necessario, consente la realizzazione di una lente completamente personalizzata, in grado di ridurre drasticamente le possibili difficoltà di adattamento alle progressive.
Il futuro delle lenti progressive con l’IA
L’integrazione dell’intelligenza artificiale nel settore ottico è destinata a continuare a evolversi, portando a soluzioni sempre più avanzate e personalizzate. Si prevede che in futuro le lenti progressive saranno in grado di adattarsi in tempo reale alle condizioni di luce, alle attività svolte e alle esigenze visive momentanee, offrendo un’esperienza visiva senza precedenti.
Lo staff SEL Optical, agenti, filiali e centri servizi, è a disposizione per approfondire tutte le tematiche e fornire maggiori informazioni.
Per eventuali contatti: marketing@seloptical.it
Miru 1day UpSide: una nuova frontiera per le lac giornaliere in silicone hydrogel
Nel contesto attuale della contattologia l’innovazione passa attraverso materiali avanzati, design user-friendly e un’attenzione crescente alla compliance del portatore. Miru 1day UpSide di Menicon rappresenta una delle soluzioni tecnicamente più evolute nel segmento delle lenti giornaliere in silicone hydrogel.
La lente è realizzata in Midafilcon A, un materiale esclusivo che combina un’elevata trasmissibilità all’ossigeno Dk/t 91 a -3.00D con un basso modulo elastico, favorendo il comfort senza compromettere la manipolazione. Questa combinazione permette di mantenere una fisiologia oculare ottimale anche in presenza di utilizzatori con regimi di porto prolungati o con occhi sensibili.
Il design si distingue per il sistema Smart Touch™, una tecnologia che riduce drasticamente la contaminazione manuale durante l’applicazione: la lente è sempre presentata con il lato esterno verso l’alto, evitando il contatto con la superficie interna. Questo migliora non solo l’igiene, ma anche l’esperienza d’uso, soprattutto nei nuovi
portatori o nei casi di scarsa manualità.
Dal punto di vista ottico, Miru 1day UpSide è progettata per offrire una qualità visiva stabile grazie a un disegno asferico che ottimizza l’aberrazione sferica, migliorando la nitidezza in condizioni di bassa luminosità e affaticamento visivo. Inoltre, è disponibile in geometria sferica, torica e multifocale, per rispondere in modo preciso e completo alle esigenze visive di tutti i portatori, inclusi astigmatici e presbiti. La superficie della lente è altamente idrofila e resistente ai depositi, garantendo una bagnabilità duratura e una riduzione dell’attrito palpebrale.
L’approccio integrato di Menicon, dalla progettazione alla produzione, consente un controllo qualità elevato e una tracciabilità completa del prodotto.
Miru 1day UpSide si posiziona quindi come una risposta high-end per i professionisti che cercano performance tecniche avanzate, sicurezza d’uso e comfort prolungato per i propri clienti: una lente che all’interno dello standard delle giornaliere in silicone hydrogel propone un equilibrio sofisticato tra tecnologia e utilizzo.
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Il futuro del mercato dell’Ottica attraverso la lente di una storia (quasi) vera
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Le tribù del consumo tra “Phygital” e Intelligenza Artificiale
Massimo Barberis
Visione: dalla subordinazione alla capacità di percepire il mondo
di Sergio Cappa
Immediato cogliere l’etimo latino da videre, vedere. La visione, corretta-precisa-retta-adeguata, è da sempre il focus dell’esame optometrico e, con orgoglio, si ricorda e si insegna la differenza tra vista e visione. E come quest’ultima sia la complessità d’insieme, sinonimo di percezione. Ma scorrendo le pagine della storia della visio nella cultura medievale, leggiamo che l’atto del guardare e la disciplina dello sguardo, già in precedenza investiti da una notevole complessità simbolica, a partire dal Duecento divengono uno stile comunicativo di primaria importanza personale e sociale: dirigere a terra gli occhi indica e certifica lo stato di subordinazione assunto davanti al sovrano, al maestro, al genitore, alla Chiesa, all’ostia consacrata e in generale davanti al divino, che sempre tutto vede.
A quel tempo perdere la vista, per patologie o traumi, era piuttosto frequente e, nella letteratura religiosa, tale drammatica situazione veniva però considerata un’opportunità di penitenza e di riscatto in quanto poneva la sofferenza in grado di acuire la percezione interiore e l’ascesi spirituale. La letteratura monastica considerava le persone affette da patologie oculari possedute dal maligno perché impudicus oculus impudici cordis et nuncius. Nel Trattato della cura de li occhi
Docente di ottica e optometria, autore di numerose pubblicazioni inerenti alla professione
del medico portoghese Pietro di Giuliano, detto Spano, ossia ispanico e ricordato da Dante nel XII canto del Paradiso, si legge al capitolo 2 la sua personale definizione di “vedere come paradiso de l’anima uscente per gli occhi”. Dall’esame degli occhi e della vista gli esperti, nel tardo Medioevo, traggono informazioni sulle emozioni, gli stati d’animo, le qualità intellettuali e morali, le inclinazioni personali e sessuali, la predisposizione al crimine. Inoltre dall’analisi delle sopracciglia individuavano i traditori, gli invidiosi, gli arroganti o i superstiziosi, ma dispensavano anche corposi consigli su come mantenere gli occhi in “sanitade e di conservare e mantenere la veduta”, ricordando che “l’usar con femina grava sopra tutte la veduta”.
Le parole sono il nostro modo per definire il mondo, il mezzo che abbiamo per definire ciò che ci circonda e quindi per definire noi stessi. Scegliere un lemma corretto è aiutare a dare ordine al caos: riappropriarsi della storia delle parole, delle loro radici e significati, come nel caso della visione, è leggere e capire come oggi stiamo rappresentando e narrando il mondo e chi vorremmo essere. Le parole sono, quanto noi, per natura viaggianti e del movimento e della mescolanza da sempre ne fanno una ragione di sopravvivenza.
Un
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