Magma #16

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Persone e idee

Intolleranza? Nein, danke!

DIRE NO AL RAZZISMO CON UNA T-SHIRT Da oltre vent'anni in Germania, Umberto Mastropietro è diventato celebre per le magliette "buoniste" Radical Chic

di Sandra Ciarcianelli L'avventura in Germania di Umberto Mastropietro, ingegnere informatico che oggi vive e lavora a Postdam, è iniziata oltre venticinque anni fa. All’epoca il futuro ideatore delle t-shirt "Radical Chic" conobbe una ragazza tedesca al mare in Italia e per corteggiarla la inseguì fino a Colonia. Qui si iscrive poi all’università prima di trasferirsi a Berlino. Nella capitale inizia a lavorare come magazziniere in una ditta di software, nella quale fa carriera fino a ricoprire il ruolo di amministratore delegato. Umberto Mastropietro è diventato famoso lo scorso anno, grazie a un’idea al tempo stesso provocatoria e geniale: una serie di t-shirt “buoniste” il cui obiettivo è contrastare il clima di intolleranza e odio che si è diffuso negli ultimi anni, creato ad arte da politici senza scrupoli e alimentato dai cosiddetti “hater” sui social network. Come è nata l’idea delle magliette Radical Chic? Vivendo in Germania ho notato che qui il populismo e tutti i fenomeni di razzismo e xenofobia vengono gestiti in modo rigoroso e tenuti sempre a una certa distanza, ma ero comunque molto stanco di subire delle aggressioni verbali su Facebook con quell’atteggiamento di “superiorità” e di razzismo diffuso che caratterizza l'agire di molti. L'idea delle magliette mi è venuta in Italia nel luglio dello scorso anno. Mi trovavo ad Arezzo e sono stato testimone di un episodio: una signora di una sessantina d’anni si rivolgeva a una giovane studentessa di colore dicendole che era opportuno che se ne tornasse al suo Paese. Al che sono intervenuto, ho contestato la signora sostenendo che il suo era un comportamento offensivo. A sentire le mie parole si sono poi avvicinate altre persone che la condividevano il mio stesso punto di vista, così

ho iniziato a pensare che non fossi l’unico ad avere un parere diverso. Alcuni giorni dopo, mentre ero in aeroporto in attesa dell’imbarco,

>>> Umberto Mastropietro Imprenditore antifascista

riflettevo su questo episodio mentre leggevo su Facebook una serie di altri commenti aggressivi. L'idea di realizzare la stampa di una maglietta per poi postarla come risposta mi è venuta in quel momento. Non sapevo neanche come si stampavano magliette, ma ne feci realizzare una che, una volta pubblicata sui social network, ebbe un enorme successo e molti mi chiesero di poterne avere anche loro una. Ho iniziato così a pensare che quelle parole denigratorie e offensive potessero essere utilizzate diversamente, come un boomerang verso gli odiatori di professione. Autodefinendomi direttamente “buonista” e “radical chic”, toglievo all’interlocutore un paio di classiche “occasioni” di insulto e allo stesso tempo disinnescavo quegli elementi di offesa. Replicare dicendo a chi mi attaccava sui social quanto sono spregevoli non sarebbe servito a molto anche perché, in genere, non sa-

pendo cosa rispondere, procedono in automatico solo con una serie interminabile di insulti. Qual è stato il passo da qui alla creazione di una community? Una volta pubblicata la foto della mia maglietta, ricevevo richieste di acquisto che aumentavano di giorno in giorno. Ho pensato che sarebbe stata una buona occasione per devolvere una parte del ricavato dalla vendita in beneficenza, da vero “buonista”. All’inizio le magliette le facevo stampare ma i costi erano molto alti, così ho iniziato a realizzarle autonomamente, riuscendo così a contenere le spese di produzione e devolvere il 20 per cento del ricavato direttamente a Emergency. Il mio obiettivo è di far indossare queste t-shirt a tutte le persone che non hanno nulla a che fare con il fascismo e il razzismo: condividere questa maglietta vuol dire riconoscersi in questi valori. Radical Chic è diventata adesso una linea di abbigliamento... Sì, uno stile di abbigliamento che intende paradossalmente rivendicare quegli insulti. Inoltre utilizziamo solo t-shirt biologiche e certificate "fair trade", coerentemente con i nostri principi etici e morali. Oltre a una una quarantina di volontari circa che garantiscono la realizzazione delle stampe e delle spedizioni, abbiamo anche inserito due due ragazzi in un progetto di mini-job. Ragazzi che provengono da contesti socio-familiari difficili e hanno abbandonato gruppi neo-nazisti per unirsi a noi. Quante magliette sono state vendute finora? Al momento abbiamo venduto all'incirca 5.000 magliette, soprattutto attraverso le inserzioni sui social che hanno permesso di farmi conoscere. Rispetto all’Italia, in Germania come viene percepito il razzismo? Qui le persone si vergognano quando si fa riferimento al nazismo. In Italia, invece, ho l’impressione che non abbiano più alcun pudore. ●

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