MAGMA #19

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agosto - settembre 2020

No 19

Il nuovo magazine per gli italiani in Germania

>>> SOCIETÀ

Come affrontare il tema del razzismo pag. 3

>>> INCONTRI

Intervista allo scrittore Daniel Speck pag. 4

>>> LIBRI

Il nuovo romanzo di Gianfrancesco Turano pag. 6

>>> PERSONAGGI Addio a Franca Valeri pag. 7

>>> QUI BERLINO La nostra rubrica dalla Capitale pag. 8

EDITORIALE MA CHE ESTATE! L'estate che volge al termine sarà ricordata per gli effetti del Covid: non solo sulle nostre vacanze ma anche per l'impatto sull'economia reale che, soprattutto in Italia, è stato assai pesante. Le misure messe in campo dall'Europa per fronteggiare l'emergenza economica hanno fatto emergere i contrasti tra i paesi membri. Il nuovo numero di Magma parte proprio da qui: dalla crisi della UE, accellerata dalla Brexit. Ne parliamo nell'articolo di copertina. Altro tema caldo è quello del razzismo: il ricercatore Francesco Corniani ci offre il suo punto di vista. L'estate ci ha fatto gioire per i cento anni di Franca Valeri e poi piangere, qualche giorno dopo, per la sua scomparsa. Manuela Carzo ne firma un appassionato ricordo. Mentre Daniela Bacchini intervista lo scrittore tedesco Daniel Speck sul suo lavoro ai tempi del lockdown. Parliamo ancora di libri con il nuovo romanzo dell'inviato de "L'Espresso" Gianfrancesco Turano e raccontiamo cosa succede a Berlino con la rubrica firmata da Marco Gobbetto. Ben ritrovati e buona lettura!

EUROPA SÌ, EUROPA NO L'Unione Europea è a un bivio: riformarsi o implodere. Dopo la Brexit tutto è possibile. Anche un'Italexit? di ROBERTO CALABRÒ

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on ci ha messo molto il terremoto della Brexit a dispiegare i suoi effetti su tutto il continente. Da quel fatidico 23 giugno 2016 gli equilibri in Europa sono cambiati e, nonostante le indecisioni dei governi britannici che si sono succeduti, alla fine il processo di uscita del Regno Unito dall'Unione Europea si è compiuto, anche se restano molte questioni aperte sul tavolo. Al di là dei rapporti tra UK e Europa, il fatto che uno dei membri del progetto di integrazione europea se ne sia andato per conto suo ha messo in discussione tutta la struttura della UE, dimostrando concretamente che il processo di integrazione continentale, con la

conseguente cessione di quote della sovranità nazionale, non è irreversibile. Così, forti del risultato britannico, le spinte centrifughe si sono moltiplicate e le fila degli euroscettici si sono ingrossate, da destra a sinistra. Piovono critiche all'euro, alle politiche di austerità imposte ai popoli del Vecchio continente, al deficit di democrazia delle istituzioni comunitarie. IL DEFICIT DEMOCRATICO DELLA UE Che l'Unione Europea, così per come è strutturata, abbia enormi lacune in fatto di democrazia è evidente. Soprattutto per quanto riguarda l'aspetto decisionale, quello che poi incide sulle vite di 450 milioni di persone. Il Parlamento, l'unica →


istituzione democraticamente eletta dai cittadini europei, ha sì funzioni legislative ma in realtà è la Commissione che decide le leggi e soprattutto le politiche di bilancio, le priorità di spesa, la politica internazionale. In pratica è il governo dell'Unione che, però, a differenza di quanto accade in Italia, non è sottoposto a voto di fiducia da parte dei parlamentari eletti ed è formato da 27 commissari (uno per ogni Stato membro) in rappresentanza dei Governi nazionali. Ov viamente sono i paesi economicamente e politicamente più forti a determinare quali siano i commissari "di peso" e non è possibile per i parlamentari mettere in discussione questo o quel "ministro" o minacciare una "crisi di governo" se gli atti determinati dalla Commissione sono contrari alle proprie convinzioni o alla propria linea politica. La Commissione gode, di fatto, di una sorta di salvacondotto politico che le permette di porsi in una condizione di superiorità rispetto alle altre istituzioni europee. LA CRISI DELL'EUROPA In virtù di questo e del fatto che anni di austerità hanno lasciato il segno sulle società europee, allargando enormemente il divario tra paesi ricchi e paesi poveri, e tra ricchi e poveri all'interno dei singoli paesi, le critiche alla moneta unica e alla stessa Unione continuano a fioccare da molte parti. La novità è che mentre prima il fronte degli euroscettici era composto in prevalenza da partiti di destra o estrema destra che rivendicavano il primato nazionale

su quello europeo (il Front National in Francia, la Lega in Italia, AfD qui in Germania), adesso anche da sinistra si levano voci critiche e si moltiplicano le forze politiche sempre più avverse all'Unione Europea e al suo modello socio-economico. C'È CHI VUOLE L'ITALEXIT La novità più rilevante in Italia è rappresentata da un nuovo partito "personale" guidato dal giornalista e senatore Gianluigi Paragone, fuoriuscito dal Movimento Cinquestelle. In passato vicino alle posizioni della Lega, Paragone ha abbracciato la causa della "Italexit" perché "il Paese reale si è impoverito >>> Gianluigi Paragone e tutto questo è dovuto al fatto che il paradigma macroeconomico della UE è neoliberista e quindi l'impoverimento dei cittadini, e il loro indebitamento con le banche, è funzionale a questo modello". No Europa - Italexit con Paragone è il nuovo partito che il senatore ha lanciato nelle scorse settimane e che, secondo un sondaggio dell'istituto Piepoli, varrebbe già un 5%, se si andasse a votare. Una forza certamente minoritaria, ma significativa del malcontento che inizia a serpeggiare tra i cittadini rispetto all'istituzione comunitaria e alla moneta unica. C'è poi chi ritiene indispensabile che l'Europa debba riformarsi dall'interno e al più presto. Come, in Germania, il partito die Linke che propone una svolta in senso socialdemocratico dell'Unione con l'abbandono dell'austerità. Riformarsi o implodere: è questa la sfida più importante che attende l'Europa nei prossimi anni. ●

Si levano sempre più voci critiche e si moltiplicano le forze politiche avverse alla UE e al suo modello socio-economico

IN BREVE >>> LA BREXIT Il 23 giugno 2016 il Regno Unito vota al referendum per l'uscita dall'Europa. Si impone il "Leave" con una maggioranza risicata (51,9%). Dopo un processo durato anni, il 31 gennaio 2020 l'UK cessa di essere uno Stato membro dell'Unione Europea. >>> IL DEFICIT DEMOCRATICO La struttura stessa della UE, con gran parte dei poteri nelle mani della Commissione, a scapito del Parlamento eletto dai cittadini, pone un serio problema di democrazia.

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>>> LA CRISI DELL'EUROPA Le politiche di austerità, attuate negli ultimi dieci anni, hanno impoverito buona parte dei cittadini europei che adesso iniziano a criticare sempre più apertamente il modello socio-economico della UE. All'orizzonte però non si vedono soluzioni applicabili. >>> ITALEXIT? No Europa - Italexit con Paragone è il nome di un nuovo partito che si propone l'obiettivo dell'uscita dell'Italia dalla UE e dall'euro. I sondaggi lo danno già al 5%.

>>> Unione Europea

La bandiera dell'Europa


Analisi

Razzismo

LEGGERE IL PASSATO, PENSARE AL FUTURO La morte di George Floyd, il movimento Black Lives Matter, la revisione critica del passato e l'impegno verso il futuro

di Francesco Corniani

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a morte, a fine maggio, di George Floyd, deceduto in seguito a un fermo di polizia a Minneapolis, ha scatenato manifestazioni di protesta in molti paesi, manifestazioni mirate a mettere in luce l’ennesimo episodio di razzismo e violenza da parte della polizia americana. Osservare le cifre delle vittime causate da operazioni di polizia ci permette di renderci conto di come questo ultimo episodio sia in realtà la punta dell'iceberg di un fenomeno, quello della violenza poliziesca, che presenta negli Stati Uniti cifre inquietanti. Le proteste, all'insegna dello slogan “Black Lives Matter” (nome di un movimento che esiste già dal 2013) si sono negli ultimi mesi unite a una critica più generale del passato coloniale di Paesi quali la Gran Bretagna, la Francia, l’Italia e la Germania. In Italia eclatante è stato il gesto rivolto contro la statua di Indro Montanelli (ricoperta di vernice rosa e già in passato oggetto di ripetuti attacchi), riconosciuta come un simbolo del colonialismo e del razzismo di stampo fascista. In Germania critiche e attacchi simili sono stati rivolti alla statua di Otto von Bismarck, considerato il fondatore dell’imperialismo tedesco. È poi notizia recente il rifiuto, da parte della Namibia, dell’indennizzo offerto dalla Germania per i massacri avvenuti tra il 1904 e il 1908 che costarono la vita a 75mila persone. Il disaccordo non è solamente di natura economica ma anche di riconoscimento da parte della Germania delle

responsabilità di quanto accaduto. Questi casi ci mostrano come il passato coloniale di questi paesi sia tutto fuorché...passato. Le generazioni più

>>> George Floyd

Un murales alla memoria

giovani dimostrano la necessità di un‘analisi e di una presa di posizione pubblica rispetto a tali questioni.

>>> Indro Montanelli

La statua imbrattata di vernice

La soluzione d‘altro canto non può essere certo trovata nell’abbattimento di monumenti o edifici che richiamano a epoche passate e che caratterizzano in molti casi il tessuto

architettonico delle nostre città: si pensi al quartiere EUR a Roma, i cui edifici furono costruiti in occasione dell'esposizione universale del 1942, in piena epoca e stile fascista, solo per citare l'esempio più eclatante. In Germania ampie parti delle città, in misura maggiore che non in Italia, sono state rase al suolo dai bombardamenti alleati nella Seconda guerra mondiale e di conseguenza sono meno colpite dalla vis distruttiva di chi vorrebbe rimuovere un passato ingombrante e imbarazzante a colpi di vernice o di piccone. Ciò che invece è necessario è un'analisi storica di quanto accaduto, che passi anche attraverso la rilettura dell’eredità, anche materiale, di quel periodo. Penso, ad esempio, a quanto è stato fatto a Berlino con la mostra stabile “Topografia del terrore”, sui luoghi e negli edifici nei quali durante il regime avevano sede gli organi repressivi nazisti come la Gestapo. Ignorare questo passato può invece solamente portare a un acuirsi di tali problematiche, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti, pronte a riemergere alla prima occasione. ●

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Letteratura

Incontri

DANIEL SPECK: IL LOCKDOWN? Intervista esclusiva allo scrittore tedesco innamorato dell'Italia. Per lui la sfida più importante durante la chiusura di Daniela Bacchini

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eipziger Buchmesse cancellata, Little Cologne annullata, fatturato del comparto libro calato del 14,9%, librerie da gennaio ad aprile in perdita del 21,1%. E nonostante gli introiti del settore a fine giugno, grazie alla riapertura degli esercizi commerciali, si siano assestati su un più incoraggiante – 8,3%, i dati del Börserverein des Deutschen Buchhandels non lasciano dubbi: il lockdown ha colpito duramente l’editoria in Germania. Unica mosca bianca, i libri per bambini e ragazzi le cui vendite hanno registrato un +3,6% nel bilancio di metà anno. Il ciclone ha portato con sé conseguenze a cascata: molte case editrici hanno posticipato l’uscita dei nuovi libri, il 36% delle nuove pubblicazioni in programma non arriverà proprio in stampa. Per non parlare degli innumerevoli incontri con gli scrittori spazzati via in un sol colpo. Daniel Speck, autore di “Bella Germania” e di “Piccola Sicilia”, ha vissuto su di sé questo stravolgimento, anche se con un pizzico di fortuna in più rispetto ad altri visto che in questo periodo aveva un solo obiettivo: lavorare al suo nuovo romanzo. A metà marzo, da un giorno all’altro, moltissime persone hanno smesso di lavorare o cambiato radicalmente il modo di farlo a causa del lockdown. «Da scrittore io vivo sempre il lockdown: lavoro a casa e da solo. Siccome mi stavo occupando del mio nuovo romanzo, per me non è cambiato molto. Scrivere, però, è stato molto più duro del solito: se il mondo intorno a te è in crisi, scatta una reazione psicologica istintiva che impedisce di estraniarsi. Per chi scrive, invece, è fondamentale immergersi completamente nel mondo del suo libro, concentrarsi sui personaggi che lo popolano. La sfida più grande è stata perciò non informarsi in continuazione su ciò che stava accadendo. Durante il lockdown i miei personaggi si trovavano negli anni

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La crisi economica causata dal Covid-19 non ha certo risparmiato il mondo del libro. «Con la chiusura delle librerie le vendite sono crollate. I lettori non avevano l’abitudine di acquistare online presso i librai di fiducia, semmai ordinavano i libri su Amazon. La quale però, per fronteggiare l’enorme richiesta di prodotti acquistati sulla sua piattaforma nei mesi di blocco, ha degradato i libri al livello più basso dal punto di vista dei tempi di consegna: le vendite hanno subìto un brusco arresto perché nessuno aveva voglia di aspettare un libro per settimane. Per fortuna poi si è capito che anche le librerie di quartiere non solo vendevano online, ma in alcuni casi e con molta creatività consegnavano addirittura a domicilio, in bicicletta, i libri acquistati». Dopo lo shock iniziale il lockdown ha liberato energie nuove in molti settori. Diversi autori hanno fatto della Rete il luogo di incontro con i propri lettori. «A me francamente le presentazioonline dei libri non piacciono. Mi è stato chiesto di farlo, ma io non mi sento a mio agio perché non ho il contatto diretto con il pubblico: è strano stare seduti a casa e leggere un libro, senza però sentire come reagiscono le persone a quello che leggo o dico. Ho provato a partecipare a dei meeting su Zoom, ma l’at>>> Daniel Speck mosfera era talmente diversa da quella di una libreria che ho prenei prossimi mesi ci sarà una seconda ferito non continuare. Del resto ondata ed è importante che il romanzo la mia casa editrice, la Fischer Verlag, venga pubblicato lontano dal lockha lasciato a ogni autore la libertà di down. Anche perché nessuno si è regolarsi come meglio riteneva. Foraccorto dell'edizione tascabile di tunatamente in questi ultimi mesi, "Piccola Sicilia”, uscita in Germania anche se alcune mie Lesungen sono proprio durante il blocco con il state annullate, non avevo alcun lirisultato che sono state vendute molte bro nuovo da promuovere e così mi meno copie anche della versione sono concentrato sulla scrittura. Al tascabile di “Bella Germania”. Però, contrario, per gli autori i cui romanzi rispetto a chi deve affrontare problesono usciti nel periodo del lockdown, mi di sopravvivenza e fintanto che non la perdita economica è stata grande: finisco in ospedale, non mi lamento». un libro vive infatti di presentazioni al '60, io dovevo vivere con loro in quel tempo per sentire le loro emozioni e poterle così trasfondere sulla carta. Senza contare che amici e conoscenti all’improvviso hanno avuto molto più tempo di me, che invece stavo lavorando: il telefono squillava in continuazione, ognuno mi voleva raccontare della sua situazione». Molte case editrici hanno ritardato l’uscita di nuovi libri. «Anche l’uscita del mio nuovo libro è stata posticipata dal prossimo autunno alla primavera del 2021. Una scelta opportuna, non sappiamo se


Letteratura

NIENTE DI NUOVO PER ME! imposta dal Covid-19 è stata non informarsi in continuazione su ciò che stava accadendo

pubblico, viene comprato nelle librerie delle stazioni e degli aeroporti». Lei parla l’italiano, conosce bene il nostro Paese, nei suoi libri l’Italia ha un ruolo importante. Come ha vissuto gli avvenimenti terribili causati dal Covid-19? «Mi ha veramente rattristato che l’Italia sia stata così colpita, l’ho trovato ingiusto, visto che non ha commesso grandi errori nell’affrontare la pandemia. Avevo programmato di andare in Sicilia ad aprile per fare delle ricerche e per scrivere, ovviamente è stato tutto annullato. Comunque c’è stato un vero scarto temporale tra Italia e Germania: i miei amici in Lombardia hanno avuto la percezione del pericolo decisamente prima, quando la maggior parte dei tedeschi ancora rimuoveva il problema. Un mio caro amico - il carrozziere che ha rimesso a nuovo la mia Iso Rivolta GT del 1969 (la stessa auto di Vincent, uno dei protagonisti di “Bella Germania”, ndr) - vive in uno dei luoghi dichiarati zona rossa. Lui mi raccontava degli amici che si ammalavano, dello zio morto… una vera tragedia! In confronto, nella percezione delle persone, il pericolo rappresentato dal virus in Germania è stato più lontano». “Bella Germania”, il suo romanzo d'esordio, ha avuto un successo enorme: è stato tradotto in otto lingue e trasformato in una serie TV. A metà agosto è uscito in inglese negli Stati Uniti, un Paese ancora lontano dall’aver superato l’emergenza Covid. «Ironia della sorte in tempi di Coronavirus, il libro è stato pubblicato con il titolo “Anywhere

but home” dalla Amazon Crossing, una grossa casa editrice che vende molto negli Stati Uniti e che consente di acquistare il libro online in tutto il mondo. Una potenzialità enorme! Gli Stati Uniti però stanno vivendo una grossa crisi, sono molto curioso di vedere come andranno le vendite, se i lettori americani reagiranno con una voglia di evasione, leggendo cioè un romanzo che li porti virtualmente in Italia non potendoci andare in vacanza, oppure se, stressati dalla situazione che stanno vivendo, non leggeranno affatto. Qui in Germania durante il lockdown la gente ha letto di meno, i libri di letteratura richiedono una tranquillità di fondo che è condizione imprescindibile per farsi trasportare nelle loro storie». Qualche anticipazione sul nuovo romanzo? «Il nuovo libro sarà il seguito di “Piccola Sicilia”, ma non voglio fare grosse rivelazioni, dico solo che la storia comincerà nel mezzo del Mediterraneo e si svolgerà in un lasso di tempo che va dal secondo Dopoguerra ai nostri giorni, un grande epos familiare che si dipanerà attraverso la storia di tre generazioni e di tre famiglie. Per il resto, beh, non voglio pensare troppo a quello che accadrà in autunno o in inverno, anche perché spesso le cose vanno diversamente da come uno se le immagina». ●

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Le presentazioni in Rete non mi piacciono perché non ho il contatto diretto con il pubblico

>>> Magma

La copertina del numero 18

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Libri

LA RIVOLTA DIMENTICATA Nel suo nuovo romanzo Gianfrancesco Turano rievoca una pagina importante, ma rimossa, della storia d'Italia di Roberto Calabrò

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uciano e Nunzio sono due tredicenni di Reggio Calabria. Amici del cuore, si trovano a frequentare la calda estate del 1970 separati. Il primo trascorre la bella stagione in una villetta al mare a pochi chilometri dalla città, il secondo si trova coinvolto sulle barricate. Il 14 luglio di quell'anno a Reggio, infatti, scoppia la rivolta per il capoluogo: alla città più antica e popolosa della Calabria viene preferita Catanzaro, grazie agli accordi sottobanco siglati da pezzi novanta della politica locale e nazionale come Giacomo Mancini, all'epoca segretario del PSI, il potente ministro democristiano Riccardo Misasi e il deputato DC Ernesto Pucci. La conventio ad excludendum prevede per Catanzaro il capoluogo, per Cosenza il polo universitario e per Reggio un fumoso polo industriale che si rivelerà, nel corso degli anni, la classica cattedrale nel deserto. In un moto d'orgoglio e di rabbia la città reagisce in maniera veemente. Lo Stato prova a soffocare sul nascere le proteste con la brutalità delle forze di polizia e già al secondo giorno ci scappa il morto: si chiama Bruno Labate, è un ferroviere di 46 anni. A quel punto i reggini umiliati e feriti, con il lutto nel cuore, si ribellano trasformando la città in un campo di battaglia: ai cortei di protesta si affiancano le barricate e l'insurrezione si radica fortemente nei quartieri popolari. All'iniziale spontaneismo si sostituisce presto una direzione strategica con i

fascisti del MSI, capeggiati dal sindacalista Francesco "Ciccio" Franco, in prima linea. Ma non ci sono solo loro. I Moti di Reggio rappresentano anche l'inizio della saldatura di poteri occulti: ai neofascisti si affiancano, in un patto mortale per la città, le forze emergenti della 'ndrangheta, i servizi segreti e la massoneria. Reggio diventerà un laboratorio della nascente "strategia della tensione" che insanguinerà il Paese per tutto il decennio. Luciano e Nunzio, figli di due esponenti di spicco della criminalità organizzata che punta a prendersi la città e la Regione, fino ad allungare i suoi tentacoli sull'Italia intera, sono spettatori privilegiati di ciò che accade. Nelle loro famiglie e, di conseguenza, negli equilibri politici e criminali che determineranno il futuro di Reggio Calabria. I due sono i protagonisti principali di "Salutiamo, amico" (Giunti), il nuovo romanzo dell'inviato de "L'Espresso", Gianfrancesco Turano. Utilizzando la finzione letteraria, mischiando dunque una trama di fantasia a eventi realmente accaduti, Turano ci racconta una pagina importante, ma rimossa, dalla storiografia ufficiale. La Rivolta di Reggio non fu solo una legittima protesta di campanile, ma uno dei momenti fondanti di quelle relazioni occulte tra forze eversive che hanno inquinato la nostra democrazia. Un romanzo da leggere tutto d'un fiato e un pezzo di storia d'Italia da riscoprire. ●

REFERENDUM COSTITUZIONALE ll 20 e 21 settembre si vota per il Referendum costituzionale per la riduzione del numero dei parlamentari. Votano all’estero per corrispondenza: gli elettori iscritti all’AIRE residenti nei Paesi nei quali le condizioni locali consentono il voto per corrispondenza; gli elettori temporaneamente all’estero per motivi di lavoro, studio o cure mediche che abbiano presentato l’opzione per il voto all’estero entro il 19 agosto 2020, e i loro familiari conviventi, qualora non iscritti all’AIRE. Si vota per corrispondenza. Gli Uffici consolari inviano per posta a ciascun elettore un plico contenente il certificato eletto-

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rale, la scheda elettorale, una busta piccola, una busta di formato più grande, preaffrancata, recante l’indirizzo del competente Ufficio diplomatico/consolare, un foglio informativo. Una volta espresso il voto, l’elettore deve inviare la busta già affrancata in modo che arrivi all’Ufficio consolare entro e non oltre le ore 16:00 di martedì 15 settembre 2020. Il Consolato d’Italia a Colonia è a disposizione per ogni eventuale chiarimento ai numeri 0221.40087-30/32. O per e-mail: colonia.elettorale2@esteri. it; colonia.elettorale1@esteri.it; elettorale. colonia@esteri.it. (red.)

>>> Referendum Si vota per ridurre o confermare il numero di parlamentari


Cultura

I CENT'ANNI DI FRANCA Un ricordo della grande attrice italiana scomparsa il 9 agosto, pochi giorni dopo aver festeggiato il secolo di vita di Manuela Carzo

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a festeggiato i cento anni di vita e qualche giorno dopo se n’è andata. Ci ha lasciati così Franca Valeri, una delle più grandi e poliedriche attrici italiane. Una donna e un'artista che ha attraversato il Novecento con la sua sagace ironia e uno sguardo sempre attento al presente. Teatro, televisione, cinema, opera lirica (di cui è sempre stata una grande appassionata) sono stati i campi di azione di questa protagonista del panorama culturale italiano. Nata a Milano nel 1920 da una famiglia borghese ebrea, durante la dittatura fascista soffre per le leggi razziali volute da Mussolini e riesce a sfuggire ai lager grazie all’aiuto di un impiegato dell’anagrafe che le fornisce una carta d’identità falsa. Della Liberazione dirà: «Il 25 aprile è stato il giorno più bello della mia vita perché era la fine di un incubo e ho capito che da quel giorno sarebbe iniziata la mia giovinezza». La sua carriera di attrice comincia alla fine degli anni Quaranta con la compagnia del Teatro dei Gobbi e si trasferisce a Parigi portando in scena vari spettacoli. Negli anni Cinquanta esordisce nel cinema con Federico Fellini in "Luci del varietà", dove interpreta la parte di una coreografa ungherese. Da lì in poi lavora a una lunga serie di commedie, spesso a fianco di Alberto Sordi o di Totò: "Totò a colori", "Piccola posta", "Il segno di Venere", "Il bigamo", "Arrangiatevi!", "Il vedovo" (dove inserì la storica espressione “Cretinetti” che piacque a Dino Risi, che lasciò nel copione). Anche i suoi personaggi televisivi le hanno dato grande notorietà: la Signorina snob (personaggio dei suoi sketch radiofonici), la Sora Cecioni o Cesira la manicure. Dagli anni Sessanta diventa una presenza costante nel

varietà televisivo e incide cinque dischi con le voci dei suoi personaggi femminili, ormai icone popolari di strepitoso successo. Dagli anni Settanta firma come autrice alcune commedie e lavora ininterrottamente anche come doppiatrice, drammaturga e regista. «Ogni volta che mi illudo di incontrare quel signore che ritengo sia il teatro, mi rendo conto di vivere la più bella illusione della mia vita», ha dichiarato Franca Valeri e in quest'illusione risiede il segreto della sua vitalità e della sua longevità. La sua grandezza si è espressa nella raffinatezza del suo umorismo come della sua satira, capaci di sedurre gli intellettuali e assieme di conquistare il pubblico più popolare. La Valeri amava l’applauso, il teatro, il cinema e anche il successo. «Ero una gigiona, l’applauso mi appagava completamente, una specie di estasi. No, non mi sono mai chiesta le ragioni psicoanalitiche. Si trattava di un dato di fatto. Avevo un’attitudine alla gioia: sapevo cogliere gli attimi (la felicità è latente, sta negli attimi). E sapevo di chi circondarmi, chi mi andava a genio. All’inizio l’amore era al primo posto, poi è stato declassato dopo un anno o due, appena ho iniziato a ottenere riconoscimenti. Mi hanno parecchio distratto». Ricordiamo Franca Valeri anche per i suoi libri: già nel 1951 pubblica per Mondadori "Il Diario della Signorina Snob", nel 2005 "Animali e altri attori" e nel 2010 l’autobiografia "Bugiarda no, reticente" che ben racconta il suo modo di essere. Della sua vita diceva: «A vent’anni era affondare il fascismo, a trenta avere in pugno il teatro, a quaranta tutto, a cinquanta occhiali e quasi tutto, e… eccomi» ●

IN MEMORIA DI FEDERICO Lo scorso 3 giugno ci ha lasciati, all'età di 27 anni, il nostro amico Federico Tonielli, brillante ricercatore presso la Facoltà di Fisica della Università di Colonia. Federico era un membro importante della nostra comunità, a cui tutti noi eravamo profondamente affezionati. Fisico con la passione per il teatro, era un elemento centrale nella compagnia teatrale italiana “Itaka”. Chi non lo ha conosciuto per la sua attività accademica, lo ha probabilmente incrociato nelle vesti di attore, rimanendo colpito, in entrambi i casi, dalla passione che metteva in tutto ciò che faceva.

Un amico per tutti noi, e un sostenitore di "Magma", Federico ha lasciato un vuoto incolmabile nella comunità italiana. In suo onore l'Università di Colonia ha organizzato una toccante e partecipata commemorazione presso l'Aula Magna. Visto che le sue spoglie sono rientrate in Italia, abbiamo piantato un piccolo albero con una targhetta recante il suo nome presso il centro culturale “Mondo Aperto”, in modo che ognuno possa avere un posto dove andarlo a trovare e prendersene cura. Ciao Federico, ci mancherai molto. (Luca Paglia)

>>> Federico Tonielli Il giovane ricercatore nelle vesti di attore teatrale

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Qui Berlino

QUI BERLINO Le differenze tra Italia e Germania sul tema dei club e delle discoteche di Marco Gobbetto Negli ultimi giorni in Italia tiene banco, tra le tante, la polemica riguardante la chiusura delle discoteche in tutto il territorio nazionale, una decisione presa dal Governo subito dopo Ferragosto. Da un lato si è accontentata l’opinione pubblica, bombardata da immagini di folli assembramenti e da notizie di continui focolai nati nei locali della movida notturna. Dall’altro i gestori delle discoteche possono ritenersi soddisfatti di essere riusciti a guadagnare abbastanza denaro sfruttando a pieno quasi tutta la stagione estiva. Un colpo al cerchio e uno alla botte. Ovviamente non sono mancati i siparietti di alcuni politicanti nostrani, che si sono prodigati a lanciare un anatema contro il Governo per questa decisione. Hanno sbraitato che no, gli assembramenti nei locali non portano alcun rischio ma il vero pericolo arriva principalmente da disperati che sbarcano sulle coste italiane, il tutto coadiuvato da surreali vaneggiamenti pseudoscientifici. Ma comprendiamo che la nostalgia canaglia delle serate al Papeete può colpire duramente lo spirito. Perché parliamo della situazione dei locali notturni italiani in una rubrica che dovrebbe diffondere notizie, ben più stimolanti, di eventi culturali organizzati a Berlino? Perché è interessante il parallelismo con la situazione dei club nella capitale tedesca. Qui, dal 14 marzo, nessun locale notturno ha mai riaperto. Ma fin da subito il Senato

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di Berlino, conscio del fatto che i club berlinesi sono e continueranno a essere una risorsa culturale importantissima per la città, aveva predisposto un emolumento di 5.000 euro per ogni locale. Si erano poi aggiunti 81.000 euro da dividersi tra tutti i club, più un aiuto dallo Stato federale di 9.000 euro. Di certo non è una cifra pari agli incassi che i locali notturni farebbero normalmente, ma è sicuramente di più delle cifre stanziate dal Governo italiano (senza contare la velocità con cui è arrivato il denaro nelle tasche dei gestori). Alcuni tra i più importanti locali della città hanno comunque deciso di riaprire le porte ma reinventandosi, un verbo che a volte sembra completamente assente dal vocabolario italiano. Il Club der Visionäre sta sfruttando la sua splendida terrazza sul lago, mentre il Renate è stato trasformato in un Biergarten, mentre in altri vengono organizzati periodicamente mercatini delle pulci. A distinguersi tra tutti è sicuramente il Berghain, che propone sicuramente l’offerta più interessante. A partire da settembre il Tempio della techno verrà riconvertito in una galleria d’arte, in cui verranno esposte le opere di 85 artisti realizzate durante il lockdown. Un’occasione più unica che rara per riuscire a entrare al Berghain senza affrontare code chilometriche e per ammirare uno dei locali notturni più belli di Berlino in una veste completamente diversa.

I club berlinesi sono e continueranno a essere una risorsa culturale importante per la città

IMPRESSUM MAGMA

Il nuovo magazine per gli italiani in Germania Direttore: Roberto Calabrò Redazione: Manuela Carzo Veronica Cesarco Hanno collaborato: Daniela Bacchini Francesco Corniani Marco Gobbetto Luca Paglia Stampa Poster Print Cologne V.i.S.d.P. Roberto Calabrò Balthasarstr. 57 50670 Köln e-mail: redazionemagma@gmail.com Facebook facebook.com/magma2016 Web issuu.com/magmamagazine1


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