MAGMA #18

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aprile - maggio 2020

No 18

Il nuovo magazine per gli italiani in Germania

>>> ANALISI

Le contrapposizioni politiche sul Covid-19 pag. 3

>>> MUSICA E VIRUS

Intervista al musicista e compositore Teho Teardo pagg. 4 /5

>>> INTERNET

Come la Rete ci ha aiutati a superare la quarantena pagg. 6 /7

>>> QUI BERLINO La nostra rubrica dalla Capitale pag. 8

EDITORIALE DISTOPIA O REALTÀ? L'esplodere della pandemia da Covid-19 ci ha fatto piombare in un incubo da futuro distopico. Ci è sembrato di vivere all'interno di un romanzo di J.G. Ballard o in una delle scene del film "Contagion". Eppure era, ed è, tutto vero. La pandemia ha messo in evidenza le differenze esistenti all'interno dell'Europa, tra Italia e Germania, ad esempio. Come ci racconta Tonia Mastrobuoni, la corrispondente da Berlino di "Repubblica" intervistata nell'articolo di copertina. Questo numero di "Magma" è interamente dedicato al virus che ha scosso le fondamenta delle nostre vite e rivoluzionato abitudini e comportamenti. E che continuerà a farlo non si sa ancora per quanto. Abbiamo cercato di capire come e quanto abbia inciso nel mondo della politica, in quello della cultura (con un'intervista esclusiva al compositore Teho Teardo) e come l'arte e la musica ci abbiano aiutato a superare il lockdown. Si prova a tornare lentamente alla normalità, ma il virus è ancora tra noi. Massima cautela, dunque, e coraggio. E un pensiero rivolto a chi non c'è più.

Italia e Germania divise dal Covid-19 L'emergenza coronavirus ha portato morti e cambiato le nostre vite. Come hanno affrontato l'emergenza Italia e Germania? La nostra intervista alla corrispondente di "Repubblica" Tonia Mastrobuoni di DANIELA BACCHINI

I numeri parlano da soli: al momento in cui scriviamo sono 230mila contagiati e più di 32mila morti per Covid-19 in Italia, 179mila contagi e circa 8mila decessi in Germania. La gestione della crisi ha messo a nudo punti di forza e debolezze dei due Paesi, basti pensare ai 28mila posti letto in terapia intensiva della Germania e ai 5.300 dell’Italia all'inizio dell'emergenza. Ne abbiamo parlato con Tonia Mastrobuoni, corrispondente da Berlino del quotidiano "La Repubblica". Che cosa non ha funzionato nel nostro Paese? «Va fatta una distinzione in Italia: c’è stato un buon lavoro in Veneto, e in particolare

a Vo’, citato come caso virtuoso anche dai giornali internazionali; c’è stata una pessima gestione in Lombardia, dove il virus si è diffuso in ospedali e ospizi con effetti letali. In Veneto si è cercato da subito di tracciare le catene dei contagi - elemento centrale della lotta al virus anche in Germania, basti pensare alla Webasto - e si sono fatti tamponi a tappeto, in Lombardia evidentemente no. In Germania poi hanno contribuito anche fattori casuali alla diffusione del virus: i primi focolai sono stati in un’azienda e delle feste di Carnevale; il virus è stato diffuso da scolaresche e famiglie ammalatesi in settimana bianca nel Tirolo e a Ischgl. L’età media dei contagiati →


è stata a lungo molto più bassa - 40 anni contro i 60 di quella italiana – e il tasso di letalità di conseguenza diverso. E poi c’è una differenza di sistema: la gente in Italia è corsa al pronto soccorso - un’abitudine tutta nostra - in Germania invece un sistema sanitario più capillare ha cercato di contenere il virus e di scoraggiare il ricorso all’ospedale. Anche il fattore sociale è stato determinante: in un Paese in cui non esistono ammortizzatori sociali, spessissimo sono i nonni che fanno da babysitter ai nipoti, con una frequentazione molto più alta che in Germania. Inoltre, come hanno detto esplicitamente sia l’Istituto Robert Koch che il ministro della salute Jens Spahn, il ritardo di 8-9 giorni nella curva del contagio rispetto all’Italia ha consentito alla Germania di vedere come evolveva il virus e di agire di conseguenza. Il governo tedesco ha potuto prendere decisioni a mente più fredda, tanto che non ha scelto un lockdown totale ma solo forti misure di contenimento sociale». La cosiddetta Lockerung qui è cominciata prima che in Italia. Ciononostante molti tedeschi protestano contro le restrizioni sociali. Come mai? «Queste manifestazioni raccolgono gente molto diversa: in piazza vanno i negazionisti del virus, noti militanti russi (Angela Merkel ha parlato di una regia russa delle proteste in una riunione a porte chiuse della CDU), neonazisti acclarati. A una manifestazione a Berlino c’era Udo Voigt, ex leader del partito di estrema destra NDP. Poi ci sono elementi di estrema sinistra. Al di là di questo estremismo di destra e di sinistra, che è una fisiologica manifestazione antisistema conosciuta in tutti i Paesi occidentali, la destra, compresa la AfD, sta cercando di approfittare di questa crisi per rimettere in moto il meccanismo del 2015, quando in Germania arrivarono 800mila rifugiati e il governo sembrava aver perso il controllo sulla situazione. Ma ora il governo ha il pieno controllo e non si ripeterà il fenomeno del 2015, quando AfD arrivò al 12%. Sul tema delle restrizioni delle

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libertà personali sin dall’inizio in Germania c’è stata una discussione sana e giusta che in Italia invece è mancata. In un lockdown molto severo, con gli italiani disciplinati come non mai, si sono viste scene di persecuzione vera e propria: droni che rincorrevano poveri runner, elicotteri che cercavano di stanare famiglie a pranzo in terrazza. Forse un minimo di riflessione pubblica sul significato delle restrizioni e sulla loro assoluta eccezionalità nella vita democratica di un Paese avrebbe fatto bene». Gli italiani si sono indignati per la chiusura della Germania ai Coronabond, ma non hanno saputo cogliere la successiva solidarietà tedesca. Perché? «In Italia abbia>>> Tonia Mastrobuoni mo un problema enorme perché il populismo è sia all’opposizione che al governo. All’opposizione la Lega di Matteo Salvini e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni hanno fatto della campagna antitedesca una bandiera. Al governo c’è il Movimento 5 Stelle, altrettanto populista anche se meno aggressivo verso la Germania e spesso euroscettico. In Italia, quando la Germania ha fatto il terribile errore di bloccare le forniture cinesi di mascherine, è rimasta l’impressione di un Paese egoista. Un brutto episodio, per il quale diversi esponenti politici hanno fatto autocritica pubblicamente. Successivamente sono arrivate tantissime mascherine e respiratori tedeschi. E poi c’è stata l’operazione, unica in Europa, con la quale la Germania ha accolto e curato a proprie spese 45 pazienti italiani in condizioni gravissime. Questi gesti di solidarietà tedesca non sono stati però propagandati dai politici italiani con la stessa enfasi riservata agli aiuti provenienti dalla Cina, dall’Albania o dalla Russia. Governo e 5 Stelle sono stati complici di questa narrazione di una Germania ostile, e di Russia e Cina, non esattamente specchiate democrazie, che invece aiutano. Questo ha condizionato molto il dialogo tra Italia e Germania. Per non parlare delle fake news diffuse dall’opposizione. L’ultima è quella messa in giro da Salvini e da alcuni giornali di destra, secondo cui i 500 miliardi di euro del piano di aiuti franco-tedesco sarebbero ancora una volta dei prestiti. Non è così». ●

Oltre a una differenza di sistema anche il fattore sociale è stato determinante


Analisi

Il Covid-19 e noi

"ANDRÀ TUTTO BENE", SOLTANTO UN SLOGAN Come il coronavirus ha alimentato stereotipi, nazionalismi e particolarismi. La pandemia dal punto di vista di uno storico

di Francesco Corniani

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ndrà tutto bene": questo il motto di incoraggiamento che è stato associato al diffondersi del Covid-19. In realtà, nonostante in Europa si torni gradualmente alla normalità (senza però dimenticare che invece sono ora altri Paesi a vivere una situazione di grave emergenza, ad esempio il Brasile), è necessario chiedersi se sia andato davvero tutto bene. Sono molti gli aspetti che, se presi in considerazione, danno a questa domanda un tono inevitabilmente retorico. La malattia ha causato numerosissime morti (tutti abbiamo negli occhi le immagini provenienti da Bergamo, con la fila di mezzi militari incaricati di trasportare le salme in altre città), ed è questa senza dubbio la conseguenza più immediata e più grave, che necessiterebbe un'analisi più approfondita, per valutare quante siano effettivamente le persone decedute a causa della malattia. E questo non solo per fini statistici, ma per allargare le nostre conoscenze sul virus e sulle contromisure necessarie per il suo contenimento. Sono però anche emersi - o piuttosto, riemersi - diversi altri elementi degni di nota. Ancora una volta tra gli stati dell’Unione Europea si è assistito a prese di posizioni caratterizzate da stereotipi mai estinti, con il dibattito sulla concessione degli Eurobond che ha riacceso l’antica equazione Italia=Mafia, con il quotidiano “Die Welt” che - riprendendo peraltro quanto sostenuto da Roberto Saviano, per il quale la pandemia rappresenta un’inevitabile opportunità di guadagno per l’economia criminale - "chiedeva" ad Angela Merkel di non ammorbidire la sua posizione (Frau Merkel, bleiben Sie standhaft!),

sostenendo la necessità di un rigido controllo da parte di Bruxelles sull’utilizzo dei soldi eventualmente dati all’Italia. Fortunatamente dalle pagine della "Bild" si levava un appello

virus: “Li abbiamo visti tutti mangiare i topi vivi”. Anche il presidente Trump ha trovato nel Covid-19 un argomento efficace per coprire anni e anni di tagli alla sanità pubblica negli USA e tentare di compattare il fronte interno in funzione anti-cinese, proiettandosi già alle elezioni presidenziali del prossimo novembre. Un tutti contro tutti che non poteva risparmiare la politica interna italiana. La disomogeneità nella diffusione del virus ha contribuito alla nascita di provvedimenti e reazioni diverse a livello regionale, che hanno alimentato fazioni contrapposte, con le regioni impegnate a esaltare il proprio comportamento virtuoso o la propria capacità di risposta all’emergenza sanitaria. Il governo ha reagito alla situazione con dieci (!) decreti legge, che in>>> Lockdown asprivano ed Colonia ai tempi del Covid-19 espandevano d’amore e di solidarietà nei confrona tutto il territorio nazionale le miti dell’Italia, che si concludeva così: sure di contenimento, ma allo stes“Ciao, Italia. Ci rivedremo presto. A so tempo gettavano l’Italia in una bere un caffé, o un bicchiere di vino profonda crisi economica e sociale. rosso. In vacanza oppure in pizzeria”. Minor fermezza e minor chiarezza D’altra parte ci consola anche sapere, c’è stata però sul sostegno da attuare come ha affermato la presidente della a favore delle persone colpite dalla commissione Ue, Ursula von der Lecrisi economica e sociale che, come yen, che “in Europa siamo tutti italiani”. sempre accade, andrà ancora una volIn Europa, appunto. Legittimo quindi ta a colpire le classi più deboli della che arrivasse dall’Inghilterra, uscita società. Sono quindi troppi gli aspetti ormai dall’Unione Europea, l’infelice che ci convincono a dire che no, non è battuta di Christian Jessen, medico andato tutto bene e che no, non andrà e conduttore televisivo, secondo il tutto bene. A meno che questa panquale il Coronavirus avrebbe offerto demia non ci permetta di capire che una scusa agli italiani per non lavorare l’emergenza sanitaria che si è creae fare una lunga siesta. A difendere ta ha delle evidenti responsabilità, l’orgoglio ferito e a spostare la patente anche politiche, e che proprio alla podi untori dall’Italia alla Cina ci pensalitica, italiana quanto europea, spetva invece Luca Zaia, presidente della ta ora il compito di tracciare la straregione Veneto, che non si stupiva, da per una ripartenza, basata sulla a suo dire, della natura cinese del solidarietà e l’aiuto reciproco. ●

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Arte & Musica

La musica ai tempi del coronavirus

TEHO TEARDO: LA MUSICA CE LA Intervista esclusiva al musicista e compositore, autore di colonne sonore per il cinema e il teatro, che ci racconta di Roberto Calabrò

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eho Teardo non ha bisogno di presentazioni, almeno per i lettori di "Magma". Musicista, compositore, vincitore nel 2008 del David di Donatello per la colonna sonora de "Il Divo" (il film di Paolo Sorrentino su Giulio Andreotti), è un vero vulcano di idee e di progetti. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per sapere come abbia vissuto questi strani mesi di interruzione dell'attività concertistica e quale sia la reale condizione di musicisti e artisti in Italia a causa dell'emergenza Covid-19. Come ha vissuto questi due mesi di lockdown? «Il nostro lavoro si è fermato completamente. Io sto comunque componendo le musiche di un film e di una serie televisiva, quindi personalmente non ho mai smesso di lavorare, però tutta l'attività dei concerti, dei tour, si è fermata e sono molto dispiaciuto per tutti i musicisti, i tecnici, i promoter, perché quella filiera è stata enormemente danneggiata. Questo ci racconta anche della fragilità del mondo in cui viviamo e che forse non abbiamo mai voluto vedere. Cosa sono due mesi di stop, specie in un ambiente come il nostro in cui si lavora a intermittenza? Ci sono dei periodi dell'anno in cui i musicisti si fermano, ma sono bastati due mesi di stop assoluto per vedere quali e quanti siano i danni reali a tutto l'ambiente, a tutta la filiera produttiva del mondo della cultura e dello spettacolo. Ma, secondo me, i danni psicologici sono ancora più grossi di quelli economici. Personalmente ho assistito alla condizione di tante persone che mi sono franate davanti, musicisti che hanno perso il lavoro e che non hanno una prospettiva. Ho cercato di dare loro una sorta di supporto psicologico, del quale forse avrei avuto bisogno anch'io. Ho cercato di fare rete, ho chiamato spesso i miei amici musicisti per sostenerli e a tutti loro ho detto di sentirsi spesso, di non chiudersi, di restare uniti, vicini».

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Tra l'altro a marzo è uscito il suo nuovo album "Ellipses dans l'harmonie" che, immagino, avrebbe poi dovuto presentare dal vivo in tour... «L'album è uscito il 6 marzo, l'8 hanno proclamato il lockdown: il disco mi è

>>> Teho Teardo

praticamente morto nelle braccia. Il tour è saltato, lo abbiamo rinviato ma non sappiamo ancora quando si terrà. Inizialmente avevamo pensato a un mese di ritardo, di riprendere i concerti ad aprile, e questo racconta anche della grande confusione in cui vivevamo in quei giorni in cui non si sapeva assolutamente cosa fare. Ancora oggi è difficile orientarsi tra le notizie, anche in quelle riportate dai grandi quotidiani. Mi sono reso conto che la maggior parte delle notizie sono fasulle, non sono state verificate, sono fake news. Non si sa quando il mondo della musica potrà ripartire con l'attività concertistica. Alcuni miei amici che ho sentito, penso a Blixa Bargeld o all'entourage di Nick Cave, hanno rimandato tutto di un anno. Anche le vendite dei dischi hanno subito un rallentamento

mostruoso. Appena uscito, "Ellipses dans l'harmonie", stava andando benissimo in termini di vendite. Ricevevamo continui ordini, poi a un certo punto si è bloccato tutto perché l'Italia si è fermata e i corrieri non consegnavano più. Ora speriamo che le cose riprendano a funzionare. Ma cosa vuoi che sia un disco, quando ci sono un sacco di morti? Il problema in Italia non riguarda il mondo della musica e della cultura, che pure è stato gravemente danneggiato, ma è più generale». In che senso? «Il vero problema che questo virus ci ha svelato è la sanità. Anche in zone del paese, come il Nord da cui provengo, che credevano di avere un sistema perfettamente funzionante. Anni e anni di tagli indiscriminati alla sanità pubblica, per miliardi di euro, ci hanno lasciati senza difese. Ancora oggi, se dovesse esserci una seconda ondata, saremmo nelle stesse condizioni di prima perché il Governo non ha investito sulle strutture, sulle terapie intensive, non ha assunto medici e infermieri. Noi parliamo di musica, che peraltro in Italia è sempre stata considerata una Cenerentola, ma il problema purtroppo è ben più grosso ed è strutturale». Tornando al mondo della cultura e dello spettacolo, non solo non si sa quando potrete tornare a esibirvi ma neppure se, alla riapertura, esisteranno ancora molti club... «È proprio così. Non solo molti locali deputati alla musica dal vivo, ma anche tanti promoter rischiano di cessare la propria attività. E con loro tutte quelle figure che ruotano attorno all'organizzazione degli eventi culturali, dai roadies agli autisti. Per non dire dell'indotto di alberghi, ristoranti... Ora io credo che il Governo debba istituire al più presto un fondo di sostegno per gli artisti e i lavoratori del mondo della cultura e dello spettacolo, ma per quanto mi riguarda il vero problema è


Arte & Musica

FARÀ SE RIPARTIRÀ L'ITALIA le difficoltà del mondo della musica e delle arti a causa del Covid-19. Ma non soltanto. Un'analisi a 360 gradi

rappresentato dalla sanità. Bisogna che le persone, se si ammalano, possano avere la certezza di essere curate. Le misure approvate dal Governo per una possibile ripartenza sono impraticabili. Faccio un paio di esempi concreti. Il Festival Dedica, una festival di letteratura, ha chiesto a me e Michele Riondino di fare una lettura con accompagnamento musicale. Il teatro "Verdi" di Pordenone, dove si sarebbe dovuto svolgere l'evento, ha una platea di 600 posti. Con le nuove misure di distanziamento sociale introdotte dal Governo si passerebbe automaticamente a 85 posti. Mi spiega come è possibile gestire l'economia di qualsiasi progetto con misure di questo tipo? Oppure si vuole ipotizzare di creare dei divisori di plexiglass in luoghi storici come il teatro "La Fenice" di Venezia? Ci sono luoghi deputati alla musica o al teatro che sono così da secoli perché hanno un senso etico, estetico, culturale, musicale. Per cui, se ci sarà una ripartenza non sarà prima del prossimo anno». Abbiamo assistito in questi mesi a una serie di iniziative: dai concerti in streaming di molti artisti dal chiuso delle loro abitazioni agli appuntamenti organizzati dai cittadini su terrazze e balconi. Considerando che ormai le vendite dei dischi, così come la fruizione della musica sulle piattaforme online, non producono ricavi significativi per la maggior parte dei musicisti, ritiene che una maniera per ovviare alla temporanea chiusura dei club possa essere

rappresentata da eventi in streaming a pagamento? «In questi giorni tutte le iniziative realizzate su Internet sono state utili: quelle belle, quelle brutte, quelle apparentemente inutili. Se sono servite a far sentire qualcuno a casa meno solo credo che abbiano raggiunto il loro scopo. Allargando il discorso in prospettiva futura penso che utilizzare la Rete per sostenere il mondo della musica e ottenere dei ricavi sia problematico perché, purtroppo, la popolazione mondiale è abituata a utilizzare i propri dispositivi come computer, smartphone o tablet per fruire di contenuti musicali gratis o a pochi spiccioli. Secondo me, sarà difficile far pagare un pubblico che è abituato ad avere una quantità incredibile di musica gratis su piattaforme come Youtube o Spotify. Gli unici a poterselo permettere potrebbero essere le megastar che hanno risorse tali da potere investire in contenuti e show di un certo tipo. In ogni caso, per com'è la tecnologia, anche la performance a pagamento finirebbero in Rete gratis un minuto dopo essere andate online. C'era una struttura che funzionava, quella degli spettacoli dal vivo, e va rimessa in moto. Penso davvero che dovremmo sfruttare questa pandemia come una opportunità e utilizzare le nostre energie per imporre ai governi un altro tipo di atteggiamento: nei confronti della sanità, in primo luogo, e poi della cultura. Per rimettere tutto nella giusta prospettiva». ●

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Il problema in Italia non riguarda solo il mondo della musica. È più generale

>>> Magma

La copertina del numero 17

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Internet e cultura

LE NOSTRE VITE AI TEMPI DEL Come Internet ci ha aiutato a superare la quarantena: il boom dei canali in streaming, le visite virtuali nei musei, di Manuela Carzo

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el giro di poco tempo il coronavirus ha cambiato le nostre vite e di conseguenza i luoghi di iniziative culturali come il cinema, il teatro o le sale da concerto hanno dovuto sospendere le loro attività con un danno economico notevole. Soltanto nella prima settimana del lockdown sono stati annullati in Italia ben 7.400 spettacoli e i musei, custodi della nostra memoria storica, hanno dovuto chiudere. A causa dell‘emergenza del Covid-19 la nostra vita si è svolta in casa e sono cambiate radicalmente le nostre abitudini. I luoghi di interesse culturale sono diventati utopici. Per sfruttare in maniera intelligente la quarantena in molti hanno cercato di fare tutto ciò che normalmente si vorrebbe ma per cui non si ha mai tempo. A giudicare dalle ricerche online sembra che tanti italiani abbiano approfittato di questa situazione per provare nuove ricette, per rimettersi in forma o per imparare qualcosa di nuovo. Grazie allo streaming. SEMrush, società esperta in marketing digitale, ha analizzato i trend su Google e scoperto come sta cambiando il tempo libero nell’era dell'#iorestoacasa. Inevitabile il boom delle piattaforme di streaming: +12,7%. Ma se a febbraio quelle che registravano i picchi di maggiore traffico erano sky.it (42.616.109 accessi), raiplay.it (27.238.248) e mediasetplay/mediaset.it (18.518.767), con l’introduzione del lockdown totale si scopre che le preferenze degli utenti sono leggermente cambiate. E se Rai 1 ha perso il 15% di share,

a registrare il più alto tasso di crescita sono state Rakuten Tv (+144%), seguita da Infinity TV (+133%) e Amazon Prime Video (+120%). Sono cresciute naturalmente le maratone di serie tv, ma anche tanti altri contenuti video per passare il tempo libero: dalle visite virtuali alle collezioni d'arte alle app di ginnastica. E se sicuramente molte delle nostre serate sono state dedicate ai film o alle serie, nel weekend si cerca anche di saziare la voglia di cultura con visite virtuali a mostre e collezioni d’arte. Ma non solo. Forse per controbilanciare il successo dei progammi di cucina in streaming e tv, in molti hanno colto l'opportunità del tempo libero per cimentarsi ai fornelli. A salire (virtualmente) in cattedra sono stati i grandi maestri della cucina internazionale sulla piattaforma di e-learning Acadèmia, una sorta di Netflix culinario dai toni didattici, dove si trovano oltre 90 lezioni video dal tono informale e coinvolgente. Tra gli chef protagonisti Iginio e Debora Massari per la pasticceria, Davide Oldani per l’alta cucina italiana, chef Hiro per la millenaria tradizione giapponese e Sergio Dondoli per il gelato a regola d’arte. Tutti i contenuti, anche le ricette, sono stati offerti gratuitamente agli studenti degli istituti alberghieri. La quarantena forzata è diventata anche un'occasione per cimentarsi con l'apprendimento di una nuova lingua: ad esempio con la app Babbel che permette di imparare 14 idiomi con video ed esercizi online o via app, puntando tutto sulla praticità: dalle presentazioni a come ordinare al ristorante fino ai termini commerciali specifici. E, vista la

PHOTO ACTION FOR TORINO Il Covid-19 ha messo in moto un'eccezionale gara di solidarietà a cui hanno contribuito in molti. Il grande fotografo italiano Guido Harari, insieme a Paolo Ranzani e alla galleria Wall Of Sound di Alba (CN), ha organizzato una speciale raccolta fondi per sostenere l’Associazione U.G.I. ONLUS e la Città della Salute e della Scienza di Torino. Come? Invitando i suoi colleghi a donare una foto da vendere online. All'appello hanno risposto alcuni dei più noti fotografi del mondo. Oltre allo stesso Harari, hanno voluto esserci professionisti del calibro di Gered Mankowitz, Frank Stefanko, Eric

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Meola, Norman Seef, Masayoshi Sukita e molti altri nomi prestigiosi. "Photo Action For Torino", questo il nome del progetto, ha ottenuto immediatamente dei risultati incredibili e in poche settimane sono stati raccolti oltre 70mila euro. Per tutta la durata dell'iniziativa il vulcanico e instancabile Harari ha tenuto delle dirette Facebook durate le quali dialogava con i fotografi protagonisti dell'iniziativa che svelavano i "segreti" delle loro foto più celebri. C'è stata anche una maratona di sei ore in stile Mentana: ad alternarsi in collegamento oltre 60 maestri della fotografia.

>>> Guido Harari Il grande fotografo promotore dell'iniziativa


Internet e Cultura

COVID: È LA RETE, BELLEZZA! corsi online di tutti i tipi, incontri con personaggi del mondo del cinema, della musica, dell'arte e della fotografia

chiusura di scuole e università, la piattaforma ha deciso di rendere i propri corsi gratuiti per tutti gli studenti italiani, con un coupon di accesso gratuito della validità di un mese. Ma non ci sono solo i privati ad avere cambiato in qualche modo le loro modalità di interazione con il pubblico. Lo hanno fatto anche moltissime istituzioni pubbliche come musei e centri culturali che, sia in Italia che all'estero, hanno reso disponibili online le proprie opere. Tanto le più importanti quanto quelle meno conosciute. Alcuni direttori dei maggiori poli museali hanno infatti adottato nuove tecnologie che permettono di osservare i quadri ancor più da vicino di quanto non sia concesso normalmente, altri si sono adoperati per realizzare tour virtuali guidati e interviste a curatori ed esperti. Le ricerche sulla rete di “museo virtuale” e “museo online” sono aumentate rispettivamente del 1.275% e del 327%. Come alternativa alla chiusura forzata agli habitué dei musei è stata data la possibilità di “viaggiare” attraverso le epoche: hanno così potuto mantenere vivo il proprio interesse per l'arte, pur restando comodamente sdraiati sul divano. Tra i musei che hanno aderito alle innumerevoli iniziative promosse in Italia si segnalano il Museo e Real Bosco di Capodimonte a Napoli, la Pinacoteca di Brera di Milano, i Musei Reali di Torino, gli Uffizi di Firenze, i Musei Vaticani di Roma, Cappella Sistina inclusa. Anche il Louvre di Parigi e il British Museum di Londra, il Prado di Madrid e il Museo Archeologico di Atene, hanno aperto virtualmente le loro porte. Passando dall'arte alla prosa sono stati molti tra i più bravi attori italiani a portarla direttamente nelle case del pubblico. Stefano Accorsi, Pierfrancesco Favino, Marco D’Amore, Francesco Pannofino, Luca Argentero e tanti altri della Fondazione Teatro della Toscana sono apparsi in dirette quotidiane su FirenzeTV, una piattaforma web

multicanale e multiofferta, con varie letture e performance musicali. Alcuni esempi? Edoardo Leo ha letto un estratto dal "Diario" del tenente colonnello Mervin Willerr Gonin, Matilda De Angelis ha cantato "Make You Feel My Love" di Bob Dylan, Stefano Accorsi ha letto "I Sillabari" di Goffredo Parise, Sergio Rubino "L'idiota" di Dostoevskij, Gabriele Lavia "Pronto? Parla il teatro!", Luca Zingaretti "La voce a te dovuta" di Pedro Salinas: tutti i video sono visionabili su Youtube. Sempre per restare in tema di attori italiani, Milena Mancini e Vinicio Marchioni (foto) con la loro Anton Produzioni hanno promosso con l‘hashtag #Libriacasa, una striscia quotidiana di mezz'ora dedicata ai libri, agli scrittori e all'editoria apparendo in diretta su Instagram e altre piattaforme. Fra gli ospiti ricordiamo l'attore Andrea Pennacchi, il regista Daniele Vicari, lo scrittore Michele Dalai e il giornalista Federico Pontiggia. Per vincere la solitudine e la paura del Covid-19, anche Alessandro Baricco con la sua scuola Holden ha proposto una bellissima iniziativa rilanciando il reading via radio "Fiesta immobile" con la partecipazione di noti scrittori che hanno letto le pagine da loro amate. Il teatro più antico d'Europa, il San Carlo di Napoli, ha lanciato invece #stageathome, un ricco programma per portare su Facebook, Twitter e Instagram opera e balletto. Oltre agli spettacoli, disponibili anche contenuti speciali, come approfondimenti, interviste e curiosità. ●

SOSTIENE PUPI AVATI «Ecco questo tempo che sto vivendo che non somiglia a niente, è un pezzo della mia vita che vivo con gli occhi chiusi, in attesa di poterli riaprire. E quel mondo che si sta allontanando, che non tornerà più ad esserci, che non piaceva a nessuno, del quale tutti si lamentavano, eppure temo che di quel mondo proveremo una crescente nostalgia». Inizia con queste parole la riflessione pubblica che il regista bolognese Pupi Avati ha fatto per invitare "i media e soprattutto la televisione e soprattutto la Rai" a sfruttare l'occasione offerta dal Covid-19 "per sconvolgere totalmente i suoi palinsesti dando al

paese l’opportunità di crescere culturalmente". «Perché non si sconvolgono i palinsesti programmando finalmente i grandi film, i grandi concerti di musica classica, di jazz, di pop, i documentari sulla vita e le opere dei grandi pittori, dei grandi scultori, dei grandi architetti, la lettura dei testi dei grandi scrittori, la prosa, la poesia, la danza, insomma perché non diamo la possibilità a milioni di utenti di scoprire che c’è altro, al di là dello sterile cicaleccio dei salotti frequentati da vip o dai soliti opinionisti?». Un appello rivolto ai dirigenti della TV di Stato affinché la RAI torni a fare servizio pubblico.

>>> Pupi Avati Un'immagine recente del regista bolognese

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Qui Berlino

QUI BERLINO Dal cinema al salotto di casa: l'iniziativa di una nostra connazionale di Marco Gobbetto Anche a Berlino, così come nel resto d’Europa, la pandemia ha costretto a uno stop forzato gran parte delle attività commerciali che hanno potuto riaprire con l'inizio della cosiddetta "fase 2". Rimangono ancora con le serrande abbassate numerosi luoghi di aggregazione come club e discoteche, teatri, sale da concerti e cinema. Per quanto riguarda questi ultimi, un’ottima iniziativa, nata con lo scopo di diffondere i film anche all’esterno delle sale cinematografiche, viene da una nostra connazionale che da diversi anni vive a Berlino. Si tratta di Mara Martinoli, giovane curatrice di rassegne cin e m ato g raf i c h e che, dopo aver organizzato con successo "CineDì Italienisches Kino am Dienstag" e "CineAperitivo" (di cui vi avevamo già parlato sul numero 15) ha lanciato l’iniziativa CineDì Web Italienisches Kino Online. La rassegna è stata possibile grazie al sostegno dell’Istituto Italiano di Cultura di Berlino e Amburgo e da una campagna di crowdfunding che ha reso possibile la realizzazione del progetto. Il format non si discosta dall’idea che era stata alla base della nascita di CineDì, cioè quello di offrire al pubblico italiano (e tedesco) di Berlino alcuni dei migliori film prodotti nel nostro Paese negli ultimi anni. Pellicole che, il più delle volte, non vengono nemmeno distribuite in Germania nonostante la loro qualità. Nelle rassegne

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tenute in precedenza, le proiezioni venivano spesso introdotte da attori, registi e produttori che rispondevano alle domande del pubblico. Un’operazione che era impossibile da riproporre, visti i tempi che stiamo vivendo. I film, dunque, verranno trasmessi via streaming attraverso i siti web dell’Istituto Italiano di Cultura di Berlino e di Amburgo, gratis per un giorno intero. Attraverso la piattaforma Zoom, sarà inoltre possibile assistere alla presentazione di ogni film da parte di attori e registi e partecipare al dibattito ponendo domande. CineDì Web è ufficialmente partito il 19 maggio con "La terra dell’abbastanza", opera prima dei fratelli D’Innocenzo, presentata durante la Berlinale 2018. A seguire la commedia campione d’incassi "Quo Vado?" di Checco Zalone, con la presentazione di una delle protagoniste del film, Sonia Bergamasco. E ancora "Fortàpasc" di Marco Risi, "L’uomo che comprò la Luna" di Paolo Zucca e molte altre pellicole. Per poter vedere tutto il calendario delle proiezioni e degli ospiti basta collegarsi ai siti web degli Istituti Italiani di Berlino e Amburgo o alla pagina Facebook CineDì – Italienisches Kino am Dienstag. In attesa di poter tornare a a sederci in un vero cinema, possiamo così rivivere, almeno in parte, l’atmosfera della sala cinematografica direttamente dal salotto di casa nostra.

Una rassegna di film italiani, ma questa volta online. In attesa di poter tornare finalmente al cinema

IMPRESSUM MAGMA

Il nuovo magazine per gli italiani in Germania

Direttore: Roberto Calabrò Redazione: Manuela Carzo Veronica Cesarco Hanno collaborato: Daniela Bacchini Francesco Corniani Marco Gobbetto Stampa Poster Print Cologne V.i.S.d.P. Roberto Calabrò Balthasarstr. 57 50670 Köln e-mail: redazionemagma@gmail.com Facebook facebook.com/magma2016 Web issuu.com/magmamagazine1


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