Magma #13

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marzo - aprile 2019

No 13

Il nuovo magazine per gli italiani in Germania

>>> POLITICA

La svolta a sinistra della SPD pag. 3

>>> SOCIETÀ

Quale futuro per i Comites? pag. 4

>>> ARTE

Milo Moiré, tra arte e performance pag. 5

>>> TELEVISIONE Arriva "Il nome della rosa" pag. 6

>>> QUI BERLINO La rubrica a cura di Berlino Magazine pag. 8

EDITORIALE PER NON DIMENTICARE La storia ci insegna che il caso Cucchi non è isolato. Il geometra romano ucciso a botte dai carabinieri mentre si trovava in stato di arresto è solo il caso più eclatante di sospensione delle garanzie democratiche e del mancato rispetto dei più elementari diritti umani per chi finisce nelle maglie della giustizia italiana. La memoria recente ci ricorda anche i nomi di Federico Aldrovandi, Giuseppe Uva, Riccardo Magherini, Franco Mastrogiovanni. E si potrebbe continuare a lungo. Ci sono poi casi remoti, come quello di Giuseppe Gulotta, torturato in una caserma dei Carabinieri nel lontano 1976 e poi finito in carcere per 22 lunghissimi anni. Da innocente. In questi tempi veloci in cui le notizie si rincorrono e si accavallanno con ritmo incalzante è bene non perdere il valore della Memoria. Che ci spinge a non dimenticare e a chiedere giustizia. Come fa da anni la compagnia teatrale Mana Chuma che ha messo in scena il caso Gulotta in una intensa opera, "Come un granello di sabbia", che Magma si onora di portare per la prima volta in Germania a fine marzo.

GIUSEPPE GULOTTA

COME UN GRANELLO DI SABBIA

La storia del muratore siciliano, torturato e costretto a confessare un omicidio mai commesso, diventa una pièce teatrale. Che arriva ora in Germania di ROBERTO CALABRÒ

Giuseppe Gulotta è un muratore di 18 anni con tutta la vita davanti. Fino a quando non viene convocato in caserma dai Carabinieri senza sapere perché. In quel preciso istante inizia il suo calvario. Siamo all'inizio del 1976, precisamente il 13 febbraio. Qualche settimana prima, il 27 gennaio, due giovani carabinieri, Carmine Apuzzo e Salvatore Falcetta, vengono trucidati a colpi d'arma da fuoco nella casermetta "Alkamar" di Alcamo Marina, in provincia di Trapani. Una volta in caserma il ragazzo viene torturato e gli viene estorta una falsa

confessione. Assieme a lui vengono arrestati anche tre suoi amici minorenni. Saranno processati anche loro. A farne i nomi pare sia stato Giuseppe Vesco, un carrozziere di Partinico che confessa la strage, ritrattando subito dopo, prima di essere trovato impiccato in carcere. È uno dei tanti misteri che avvolgono questa storia. Condannato all'ergastolo, dopo un lungo iter giudiziario, Gulotta ha trascorso in carcere 22 anni da innocente, mentre la sua vicenda si è trascinata in tribunale per trentasei lunghi anni. →


Fino al 2012 quando è stato scagionato da ogni accusa al termine della revisione del processo, richiesta da suoi legali in seguito alle dichiarazioni dell'ex brigadiere dei Carabinieri, Renato Olino, secondo il quale le confessioni di Giuseppe Vesco e degli altri arrestati sarebbero state estorte con la tortura.

emozionante che adesso arriva in Germania grazie a Magma. Dopo i grandi riconoscimenti di pubblico e critica ottenuti in Italia, la prima in terra tedesca si terrà domenica 31 marzo, alle ore 18, presso il Wohngemeinschaft Theater (Richard-Wagner-Strasse 39) a Colonia, alla presenza dello stesso Gulotta che sarà impersonato sul palco da uno straordinario Salvatore Arena, attore e co-regista dell'opera. «È la storia che è venuta a cercarci», dice il regista Massimo Barilla, «e ci è sembrata perfetta per la quadrilogia che Mana Chuma ha dedicato al Sud. Mentre però gli anarchici di "70Volte Sud" erano completamente consapevoli del loro percorso politico, Giuseppe Gulotta si è ritrovato a essere vittima inconsapevole di una vicenda più grande di lui. Ne è diventato

Giuseppe Gulotta si è ritrovato a essere vittima di una vicenda più grande di lui

>>> Storia di un innocente La locandina dello spettacolo (a sinistra) e Giuseppe Gulotta

Questa è, in sintesi, la storia di Giuseppe Gulotta che è stata raccontata prima in un libro, "Alkamar. La mia vita in carcere da innocente" (Chiarelettere), scritta dallo stesso Gulotta con il giornalista Nicola Biondo, ed è poi diventata una magnifica opera di teatro, intitolata "Come un granello di sabbia" messa in scena dalla compagnia Mana Chuma. Una pièce

IN BREVE

>>> LA STRAGE DI ALCAMO

Il 27 gennaio 1976 due carabinieri vengono crivellati di colpi nella caserma di Alcamo Marina (TP). Del duplice omicidio sono accusati Giuseppe Gulotta, 18 anni, e tre suoi amici minorenni.

>>> I MISTERI

Dopo 33 anni i mandanti e gli esecutori materiali della strage di Alcamo sono ancora sconosciuti, né si è scoperto il movente. Secondo alcuni, tra cui Walter Veltroni, ci sono delle piste che portano a Gladio e Cosa Nostra.

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consapevole via via che passavano gli anni, ostinandosi nella ricerca della verità fino a diventare il granello di sabbia che blocca l'ingranaggio basato sulla tortura e sulle verità fittizie costruite ad arte per "aggiustare" la realtà. Più che un errore giudiziario, la sua vicenda può definirsi una frode giudiziaria». ●

>>> LA LIBERTÀ

Dopo 22 anni in carcere da innocente, Giuseppe Gulotta è stato scagionato da ogni accusa e assolto il 13 febbraio 2012. Esattamente trentasei anni dopo essere stato tratto in arresto.

>>> LO SPETTACOLO

"Come un granello di sabbia" è lo spettacolo teatrale che narra la vicenda kafkiana del muratore siciliano. Messo in scena dalla compagnia Mana Chuma, arriva a Colonia il 31 marzo, per la sua prima assoluta in Germania.

>>> Salvatore Arena

L'attore nelle vesti di Giuseppe Gulotta


Politica

Politica in Germania

LA SPD AL BANCO DI PROVA In Germania i socialdemocratici provano a uscire dalla crisi di consensi degli ultimi anni con nuove proposte di Francesca Polistina

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a SPD ci riprova. Dopo il misero 20% delle elezioni politiche del 2017 e l’ancor più misero 10% delle regionali in Baviera di ottobre, i socialdemocratici tedeschi cercano di uscire dalla crisi in cui versano da anni. Con alcune proposte concrete: l’introduzione di una Grundrente, vale a dire una pensione integrativa statale, la riforma del sussidio sociale Hartz IV, erede scomodo dell’era Schröder, e l’aumento del salario minimo orario a 12 euro. Definirlo un cambio di rotta sarebbe troppo, ma l’intenzione del partito è chiara almeno sulla carta: allontanarsi dal centro e tornare a parlare di giustizia sociale. Basterà per riguadagnare credibilità nell’elettorato? Oppure anche in Germania, come in molti altri paesi paesi europei, il centrosinistra tradizionale è destinato a ricoprire un un ruolo sempre più marginale? La Grundrente del ministro del lavoro Hubertus Heil prevede un’integrazione pensionistica di massimo 447 euro per chi ha lavorato tutta la vita ma, avendo svolto lavori poco retribuiti, riceve oggi una pensione pari o di poco superiore all’assegno sociale. Mettiamo il caso di una parrucchiera, esempio citato più volte da Heil: dopo aver lavorato 40 anni con una retribuzione pari al salario minimo, riceverebbe oggi un assegno di circa 500 euro. Con l’integrazione la pensione salirebbe a circa 950. La misura di Heil, inoltre, non prevedrebbe la cosiddetta Bedürftigkeitsprüfung, cioè la valutazione della condizione

economica complessiva comprendente anche il patrimonio e la situazione familiare: chi ha versato contributi per tutta la vita, dice il ministro, ha diritto a una pensione integrativa al di là del lavoro svolto dal coniuge

>>> Andrea Nahles Segretario della SPD dal 2018

o dagli immobili posseduti. Ad approfittare di questa misura, secondo la SPD, sarebbero circa 4 milioni di persone, il 75% dei quali donne. L’altra grande proposta è la riforma dell’assegno sociale Hartz IV, il fantasma dei socialdemocratici. In sostanza, dall’Hartz IV di oggi si passerebbe al Bürgergeld (il cambio di denominazione è esplicitamente voluto), una sorta di reddito minimo garantito con meno sanzioni e meno ingerenza statale, con più opportunità di formazione e riqualificazione per i disoccupati e soprattutto con il prolungamento dell’indennità di disoccupazione, in particolare per chi ha lavorato a lungo prima di perdere il posto. Tra indennità di disoccupazione e percepimento dell'assegno sociale, inoltre, verrebbe introdotta una fase transitoria di due anni in cui non sono previste decurtazioni o sanzioni nel caso in cui non venga rispettato il regolamento (ad esempio

nel caso in cui non ci si presenti al Jobcenter per gli appuntamenti previsti). Prima di lasciarsi l’Hartz IV alle spalle e introdurre una pensione integrativa, però, è necessario fare i conti con l’oste. E l’oste, in questo caso, sono CDU e CSU, con cui la SPD è al governo da circa un anno. I cristianodemocratici hanno già detto chiaro e tondo che il modello di pensione integrativa proposto da Hubertus Heil non corrisponde a quello approvato nel contratto di governo, e che quindi non si farà. In tema di Hartz IV, invece, le vedute dei due partiti sono diametralmente opposte. Riusciranno i socialdemocratici a imporsi, senza scendere troppo a compromessi? La SPD dice di sì, ma tanto dipenderà dai risultati delle prossime tornate elettorali: le europee a maggio e soprattutto le regionali in autunno in Brandeburgo, Sassonia e Turingia. Al momento, comunque, gli ultimi sondaggi elettorali non rilevano alcun balzo in avanti. Con la presentazione del suo nuovo Konzept, la SPD ha sì recuperato qualche punto percentuale rispetto alla crisi di novembre e dicembre, ma i più importanti istituti come Infratest e Forsa la danno tra il 15 e il 17%, dopo la CDU e i Verdi. Non è un caso: secondo Heribert Prantl, editorialista del quotidiano Süddeutsche Zeitung, la SPD (per la terza volta in coalizione con Merkel) viene ormai considerata dagli elettori l’ala di sinistra della CDU. Per riaccendere l’entusiasmo, scrive Prantl, non bastano pensione integrativa, Bürgergeld e salario minimo­, vale a dire misure tipiche del passato, ma è necessaria una nuova visione del lavoro che sappia far fronte alle nuove sfide imposte da digitalizzazione e automatizzazione dei processi, e una distribuzione più equa di reddito e patrimonio. Servono, insomma, più idee e più coraggio. ●

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Società

Italiani all'estero

QUALE FUTURO PER I COMITES? Il Governo gialloverde taglia il budget alle rappresentanze degli italiani all'estero di Vittoria De Leo

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Comites (acronimo per Comitati degli italiani all’estero) sono organi di rappresentanza degli italiani all’estero nei rapporti con le istituzioni diplomatico-consolari. Sono stati istituiti nel 1985 con l’obiettivo di contribuire a individuare le esigenze di sviluppo sociale, culturale e civile delle comunità italiane all'estero. Promuovono in collaborazione con le autorità consolari, iniziative attinenti alla vita sociale e culturale delle collettività, con particolare riguardo alla partecipazione dei giovani, alle pari opportunità, all’assistenza sociale e scolastica, alla formazione professionale, allo sport, agli ambiti ricreativi e del tempo libero. I Comites hanno anche il compito di cooperare con le autorità consolari nella tutela dei diritti e degli interessi dei cittadini italiani residenti nella circoscrizione consolare di riferimento. Sulla carta, quindi, i Comites sono un importante organo intermedio tra i singoli cittadini e lo Stato che all'estero è rappresentato da Ambasciate e Consolati. Un organo rappresentativo, i cui membri vengono democraticamente eletti ogni cinque anni, con il compito di portare all’attenzione dei Consolati le esigenze della collettività italiana presente in quel dato territorio. Nella Finanziaria 2019 il Governo ha operato un ulteriore taglio ai bilanci dei Comites, già ridotti negli anni precedenti, per un ammontare vicino al 40%. Cifre importanti che mettono in discussione non solo l'operatività, ma l'esistenza stessa di queste rappresentanze degli italiani all'estero. Non a caso le voci di protesta si sono levate da più parti, dall'America all'Europa. I vari Comites presenti sul territorio tedesco hanno espresso

la loro preoccupazione non solo per gli effetti di questi tagli nell'immediato ma anche per il futuro. Giuseppe Bartolotta, neopresidente del Comites di Colonia, mette in evidenza le contraddizioni del governo gialloverde riguardo alla condizione degli italiani all'estero: «Il taglio di quasi il 40 per cento presente nella legge di Bilancio è inconcepibile in un momento storico in cui l'emigrazione italiana è di nuovo in crescita. Basti pensare che la presenza degli italiani in Germania a metà anni Ottanta si attestava sulle 400mila persone e adesso siamo già al doppio, per restare solo agli iscritti Aire, il che significa che i connazionali presenti su tutto il territorio tedesco sono almeno un milione. Cifre di questo tipo imporrebbero risorse maggiori e politiche più attente. Certamente non tagli». Che fare, dunque? «Abbiamo già scritto una nota di protesta perché questi tagli comportano la dismissione delle sedi. Vogliamo capire se per il governo i Comites siano considerati importanti oppure no. Una forma di rappresentanza democratica come questa non può essere fatta morire». ●

I tagli ai bilanci dei Comites sono inconcepibili in un momento storico in cui l'emigrazione italiana è di nuovo in crescita

COMITES WELCHE AUFGABEN HAT ES? Das Comites ist ein Ausschuss der Italiener im Ausland, welcher deren Interessen gegenüber der konsularischen Behörde vertritt. Es wird von den in einem Konsularbezirk lebenden Italiener gewählt und hat die Aufgabe, die sozialen, kulturellen und zivilen Bedürfnisse der italienischen Gemeinschaft zu erkennen. Außerdem beschäftigt es sich mit den Problemen von Schülern, Senioren, Strafgefangenen, Drogenabhängigen und sozial Gefährdeten, indem es zusammen mit dem italienischen Generalkonsulat Initiativen im gesellschaftlichen und kulturellen Bereich sowie in Bezug auf die

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soziale und schulische Fürsorge, die Freizeitgestaltung und die Berufsausbildung fördert. In Zusammenarbeit mit der konsularischen Behörde setzt es sich damit auseinander, dass die Interessen und Recht der Italiener gewahrt werden. Darüber hinaus spricht das Comites Empfehlungen aus und erstellt Stellungnahmen zu Aktivitäten, die das italienische Generalkonsulat zu den oben genannten Bereichen plant. Letztendlich hat es die Funktion, dem Generalkonsulat und der italienischen Botschaft eventuelle Nichteinhaltungen der Verträge und Gesetze zu melden.

>>>COMITES

Il logo dei Comites


Arte

Arte e provocazione

MILO MOIRÉ: IL NUDO E LA PERFORMANCE Per l'affascinante artista, modella e performer di stanza a Düsseldorf non vi è arte senza provocazione. Bluff o genio? di Paolo Cocuzza

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on esiste un luogo ben preciso e determinato dove poter affrontare i nuovi concetti dell’arte odierna, ma una cosa è certa: scandalo e provocazione sono i temi più sviluppati degli ultimi anni e i mezzi a disposizione, così come le materie prime, sono i più svariati. L’eclettica artista Milo Moiré, affascinante modella e controversa performer di origine svizzera che vive e lavora a Düsseldorf, agisce in un mondo dove tutto è castrato e istituzionalizzato da mecenati e da un pubblico-pagante, ormai quasi passivo e restio alle novità, che non vuole vedere oltre le quattro mura del museo. L’artista, nella maggior parte delle sue performance e nei suoi interventi artistici, si presenta totalmente nuda al pubblico, mettendo le sue forme ben curate a servizio dell’arte e riprendendo in tal modo i concetti della body-art, ispirati quasi sicuramente alla regina delle performance Marina Abramović. Ovviamente è difficile accettare l’arte in assenza di manufatti. Il tema del bello viene affrontato con mezzi alternativi, ma alla base non vi è nulla di diverso dal Rinascimento, in cui forma e bellezza del corpo erano messi in primo piano. Tra le sue performance più provocanti è d’obbligo citare Mirror Box in cui l’artista indossava una scatola fatta di specchi o sul seno o sul bacino, invitando le persone a toccarla per 30 secondi, al fine di ribadire che le donne sono libere di farsi toccare quando e come vogliono. Il tutto veniva ripreso con videocamere interne ed esterne. Eseguita in vari paesi d’Europa, come Londra e Amsterdam, a volte la performance veniva interrotta dall’arresto dell’artista, con l’accusa di atti osceni.

Un’altra performance che mette in risalto la sua concezione dell’arte è The Script System, ovvero quando viaggiò in treno con scritte sul corpo al posto degli indumenti. Un'azione basata sulle teorie della psicologia cognitiva secondo cui ognuno di noi compie azioni automatizzate ogni giorno dovute all'esperienza passata. O ancora l’intervento, in cui andò in giro per una mostra alla Kunstakademie di Düsseldorf sempre in completa nudità con la scritta dietro la schiena “ist das Kunst oder kann das weg” ("è arte oppure la si può buttare?"), riprendendo un fatto accaduto all’artista Joseph Beuys, quando per sbaglio il servizio di pulizie gettò una sua opera. Esprimersi davanti a un pubblico disinteressato al riconoscimento e alla scoperta dell’arte non è facile, e ancor di più quando si prova a mettere in discussione il tema del nudo e della donna all'interno di una società cieca e a caccia di morali. Chiedersi o cercare di capire cosa sia l’arte o l’artista oggi può creare molteplici dubbi senza arrivare a una soluzione concreta. Bisogna lasciarsi coinvolgere dal luogo, dimenticando tutto e magari “divorando l’arte”, giusto per ricordare Piero Manzoni. ●

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Nella maggior parte delle sue performance l'artista si presenta nuda in pubblico

>>> Milo Moiré

Un ritratto della performer svizzera

>>> Magma

La copertina del numero 12

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Televisione / Libri

DAL GRANDE AL PICCOLO SCHERMO "Il nome della rosa", il celebre romanzo storico di Umberto Eco, diventa una serie TV prodotta dalla RAI di Manuela Carzo

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l nome della rosa di Umberto Eco è uno dei principali capolavori della letteratura italiana, vincitore del Premio Strega nel 1981 e ancora oggi considerato un classico senza tempo. Si tratta di uno dei gialli più avvincenti e intriganti, una pietra miliare per la cultura italiana. Dal 4 marzo è in onda su Rai1 la serie omonima, una coproduzione italo-tedesca con la regia di Giacomo Battiato: adattamento televisivo dell'omonimo romanzo già portato sul grande schermo nel 1986 da Jean-Jacques Annaud, con Sean Connery, Christian Slater, Michael Lonsdale e Ron Perlman protagonisti. Trasporre la trama di un libro tanto complesso in un film aveva reso necessarie delle modifiche. Il libro infatti descrive accuratamente alcuni ambienti, personaggi e situazioni che nel film sono state necessariamente omesse così da presentarlo più asciutto. La stessa biblioteca era stata pensata da Eco come un labirinto su un unico piano, mentre invece nel film si sviluppa in altezza. Anche i dibattiti politico-religiosi e teologici, centrali nel libro, nel film fanno solo da sfondo alle vicende dei protagonisti. La serie tv è sicuramente una via di mezzo fra il libro e il film: forse sarà meno descrittiva del libro, ma sicuramente permetterà di approfondire i personaggi e le vicende più di quanto sia stato fatto nel film. Sono otto le puntate che consentono al telespettatore di addentrarsi in questo giallo avvincente e intricato nato dalla penna di

Umberto Eco. Le aspettative sono altissime: insieme a I Medici e a L’amica geniale, questa serie rientra tra le produzioni sulle quali la Rai ha voluto maggiormente investire negli ultimi anni: la sceneggiatura è di Andrea Porporati e Nigel Williams, che già firmarono la miniserie su Elisabetta I, eccellente il cast e ricchissima la scenografia. Ambientato nel 1327 in un monastero benedettino del nord Italia, John Turturro interpreta il monaco Guglielmo da Baskerville che, affiancato dal suo apprendista Adso (l’attore tedesco Damien Hardung), cercherà di scoprire il serial killer che si nasconde all’interno del monastero. A mettere loro i bastoni tra le ruote, però, sarà l’inquisitore Bernardo Gui, il principale antagonista di Guglielmo (Rupert Everett). Nel cast internazionale spiccano nomi come Sebastian Koch, James Cosmo e Richard Sammel, e il polacco Piotr Adamczyk che intepreterà Severino. Tanti anche i protagonisti italiani, tra cui Fabrizio Bentivoglio (Remigio), Stefano Fresi (Salvatore), Alessio Boni (l‘eretico Fra Dolcino) e Greta Scarano. “Difficile esprimere l'emozione provocata dal mettere insieme e adattare uno dei più grandi successi della letteratura del 20esimo secolo", ha affermato Giacomo Battiato. E in effetti è grande la responsabilità di adattare per la TV un romanzo complesso e articolato ambientato addirittura nel 1300. Vedremo come sarà nelle prossime puntate. ●

IN LIBRERIA: MARCO PATRONE Di Marco Patrone ci eravamo già occupati in occasione del suo debutto letterario, "Come in una ballata di Tom Petty". Lo scrittore italiano di stanza a Monaco ritorna con il suo secondo romanzo, "Kaiser" (Arkadia), in cui ci racconta la storia di Carlos Henrique Raposo, calciatore brasiliano in grado di farsi ingaggiare da squadre importanti (Botafogo, Flamengo) e meno, senza praticamente mai giocare. Come? Con un'incredibile faccia tosta e la complicità di calciatori, medici e giornalisti a cui dispensa favori (festini a luci rosse, soprattutto) e compagnia nei locali

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più "in". Patrone racconta la vicenda da due prospettive diverse: quella del "Kaiser", a suo modo orgoglioso della truffa messa in atto per vent'anni, e quella di un giornalista di provincia, "Dosto", che vuole fare lo scoop smascherando l'impostore e mettendo in luce una presunta violenza di gruppo su una ragazza. Alla fine quest'ultimo giungerà alla conclusione, che è poi anche una riflessione sui tempi in cui viviamo, che "il calcio e la vita sono uno spettacolo - esattamente come il wrestling - e l'importante è non crederci davvero". Roberto Calabrò

>>> Kaiser La copertina del romanzo


Personaggi / Musica

MARIO ADORF: UNA LEGGENDA L'attore, assai amato dal pubblico italiano, sarà sul palco di lit.COLOGNE per presentare la sua biografia di Manuela Carzo L'ormai affermato Lit.COLOGNE, il più grande festival di letteratura d'Europa, giunge alla sua diciannovesima edizione e anche quest‘anno avrà come ospiti scrittori di eccellenza. Il grande evento, accompagnato non solo da presentazioni di libri ma anche da performance musicali e teatrali, si terrà dal 19 al 30 marzo e in questi tredici giorni vedrà un continuo susseguirsi di eventi letterari, per la precisione 194, che comprenderanno anche presentazioni di libri per bambini e ragazzi e che coinvolgeranno anche le scuole. Nelle edizioni passate non sono mancati autori italiani che si sono distinti nel panorama letterario internazionale: fra gli altri, Alessandro Baricco, Paolo Giordano e Roberto Saviano. Quest'anno sarà sul palco Mario Adorf, classe 1930, che il 25 marzo presenterà la sua biografia Zugabe! in cui il giornalista e autore Tim Pröse ne racconta la vita, vissuta tra Germania, Italia e Francia, tra fortuna e delusioni. Anche se non italiano, pur essendolo in parte (è figlio di un'infermiera tedesca e di un chirurgo calabrese), Adorf è assai conosciuto dal pubblico del Belpaese per i moltissimi ruoli interpretati fra poliziotteschi, western e film d‘autore. A partire dal 1972 diventa un'icona del poliziesco all'italiana, recitando nel film di Stefano Vanzina La polizia ringrazia e con Ferdinando Di Leo in Milano calibro 9 e La mala ordina. Negli anni successivi Adorf si affaccia alle interpretazioni in

numerosi film d'autore con registi del calibro di Dino Risi, Gianni Amelio, Carlo Mazzacurati, Dario Argento, Alberto Lattuada. E ancora: Volker Schloendorff e Billy Wilder, Fassbinder e Straub. Dagli anni 80 ha ottenuto molto successo in televisione partecipando a sceneggiati italiani e tedeschi e intensificando la sua attività teatrale. Si è cimentato anche nei ruoli di cantante, conduttore e scrittore, quest'ultima attività poco conosciuta in Italia. La sua produzione letteraria inizia nel 1999 quando partecipa all'antologia di racconti Bella Italia! Geschichten einer Sehnsucht. Nel 2000 esce Der roemischer Schneeball, nel 2003 Der Dieb von Trastevere, la raccolta di racconti Der Fotograf von San Marco e Der Mäusetöter, ricordi della sua gioventù e del suo approccio alla vita da attore. Del 2004 è Himmel und Erde – Unordentliche Erinnerungen, in cui ripercorre le tappe della sua giovinezza trascorsa nell'Eifel, nella Germania occidentale. Proclamato nel 2006 il secondo più grande attore tedesco di tutti i tempi dal programma televisivo "Unsere Besten", ha ottenuto anche il premio alla carriera alla 69a edizione del Festival di Locarno. Con il suo aspetto possente e lo sguardo da duro, Mario Adorf resta nella memoria degli amanti del genere, con la battuta di Rocco nel film Milano calibro 9: “Tu, quando vedi uno come Ugo Piazza, il cappello ti devi levare! Il cappello ti devi levare! Il cappello ti devi levare!”. ●

DA ASCOLTARE: MASSIMO VOLUME Erano sei anni che i Massimo Volume non pubblicavano un nuovo album. Lo fanno ora con "Il nuotatore" (42 Records), in cui riducono all'essenza la loro formazione: solo il nucleo storico composto da Emidio "Mimì" Clementi, basso e voce, Egle Sommacal, chitarre, Vittoria Burattini, batteria. Il titolo dell'album (e della title track) è tratto da un racconto dello scrittore americano John Cheever, un omaggio di Clementi a uno dei suoi autori preferiti. Negli altri otto brani, invece, troviamo i soliti bozzetti di vite quotidiane raccontati su un tappeto sonoro intimistico, minimale

ipnotico e notturno. Uno stile che ha fatto scuola e che ha reso i Massimo Volume una delle formazioni italiane più originali degli ultimi trent'anni. "Il nuotatore" ci mostra il gruppo bolognese in grandissima forma con un lavoro ispirato e una serie di canzoni intrise di idee originali e di citazioni. Molti i riferimenti autobiografici ("La ditta di acqua minerale"), storici (“Mia madre e la morte del gen. José Sanjurjo”), letterari ("Nostra Signora del caso", "Il nuotatore"). Una prova di grande spessore che si colloca tra le migliori firmate dai Massimo Volume. Roberto Calabrò

>>> Il nuotatore Il nuovo album del gruppo bolognese

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Qui Berlino

QUI BERLINO "Escape and Migration in Europe": a Berlino e Napoli una mostra sulle migrazioni

di Marco Gobbetto Si chiama "Escape and Migration in Europe" la nuova mostra che sarà presentata alla galleria d’arte berlinese Neurotitan dal 16 marzo al 6 aprile 2019. Quattro illustratori da quattro paesi diversi, Lina Itagaki dalla Lituania, Emilie Josso dalla Francia, Julia Kluge dalla Germania e Alice Socal dall’Italia sono stati chiamati a raccontare, attraverso l’arte del fumetto, storie incentrate sui destini delle vittime del nazionalsocialismo. Sono vicende poco conosciute di vittime che sono state costrette a lasciare il loro paese di origine a causa delle violenze da loro subite. "Escape and Migration in Europe" racconta le vicende di chi è riuscito a sopravvivere scappando dalla Germania o dai territori occupati dai nazisti. Nei fumetti vengono, inoltre, analizzate le conseguenze di queste migrazioni, tracciando un interessante parallelismo con la situazione attuale. Le storie raccontate non sono inventate, ma sono il frutto di un attento lavoro di ricerca negli archivi storici da parte degli autori aiutati dallo storico Ole Frahm. La mostra è organizzata dalla Agenzia Federale per l’Educazione Civica tedesca in collaborazione con il Goethe Institut di Napoli, e verrà anche esposta nella città campana dal 25 al 28 aprile. Il coinvolgimento del Goethe Institut comincia tre anni fa quando un gruppo di studenti dell’Università di Salerno, sotto la guida dell’antropologo Stefano De Matteis, realizzò interviste e ricerche

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sui discendenti dei sopravvissuti del Campo d’internamento di Campagna, in provincia di Salerno. Il Goethe Institut, venuto a conoscenza dell’importante lavoro di ricerca, aveva deciso di coinvolgere Elisabeth Desta che, all’epoca, stava progettando "Escape and Migration in Europe". È stato organizzato un workshop in cui sono state invitate quattro disegnatrici italiane. Hanno potuto dialogare con gli studenti e vedere il risultato delle loro ricerche sul Campo di Campagna, così da poter sviluppare un graphic novel su questa storia. Al termine del workshop, è stato scelto il fumetto di Alice Socal, giovane illustratrice di Venezia che ora risiede a Berlino, per prendere parte alla mostra. La sua opera si intitola Pink Donkeys (Asini Rosa). L’illustratrice veneziana ha raccontato per immagini la storia di Heinz Skall, ebreo viennese deportato nel Campo di Campagna, ricostruendone la storia attraverso le lettere che Skall mandava ai propri familiari a Vienna. Sebbene siano ambientate in un contesto storico lontano dai nostri giorni, le storie narrate da questi graphic novel non devono essere viste con distacco o solo come "fumetti", ma considerate come un importante strumento da utilizzare per meglio comprendere i flussi migratori della nostra era, senza chiuderci in un guscio di odio o demonizzandoli a priori come accade molto spesso.

Attraverso quattro graphic novel vengono raccontate le storie di chi è costretto a migrare

IMPRESSUM MAGMA

Il nuovo magazine per gli italiani in Germania Direttore: Roberto Calabrò Redazione: Manuela Carzo Veronica Cesarco Elisa Occhipinti Hanno collaborato: Paolo Cocuzza Vittoria De Leo Marco Gobbetto Francesca Polistina Stampa Poster Print Cologne V.i.S.d.P. Roberto Calabrò Balthasarstr. 57 50670 Köln e-mail: redazionemagma@gmail.com Facebook facebook.com/magma2016 Web issuu.com/magmamagazine1


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