Vivi Consapevole n 29

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ViviConsapevole, Macrolibrarsi, trimestrale, Maggio 2012, n.29, Poste Italiane SPA, Sped. in Abb. Post. DL 353/2003 (Conv. in L. 27/02/04 art.1 Comma 1. DCB ForlĂŹ

Numero 29 - Aprile/Giugno 2012

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che cos’è ViviConsapevole Vivi Consapevole aprile/giugno 2012 Anno IX– numero 29

le quali le persone e le comunità possano sperimentare maggiore benessere e crescita interiore” – trovi un efficace esempio concreto in ViviConsapevole. Per questo abbiamo deciso di rendere gratuita una rivista con contenuti di grande qualità, in maniera che ne possa beneficiare il più alto numero possibile di persone. Sul sito internet viviconsapevole.it potrai Cara lettrice/lettore, scaricare gratuitamente la benvenuto al nuovo rivista in formato pdf. appuntamento con Se invece vuoi essere sicuro ViviConsapevole. di riceverne sempre una copia Anche nel 2012 abbiamo cartacea, puoi abbonarti voluto rinnovare la rivista sempre sul sito internet con cambiamenti importanti e pagare il solo costo di che speriamo possano dare gestione della spedizione. soddisfazioni a noi, a chi ci Ci piacerebbe molto ricevere segue e a chi ci seguirà. suggerimenti da parte tua su ViviConsapevole è il frutto possibili miglioramenti o sugli della passione di Macrolibrarsi argomenti che vorresti leggere nel comunicare informazioni sulla rivista. che pensiamo possano Scrivici a migliorare il mondo in cui info@viviconsapevole.it: ogni viviamo. tuo suggerimento è molto Crediamo che la nostra prezioso! mission – ovvero “diffondere con passione e sensibilità i prodotti naturali e le Buona lettura conoscenze attraverso La Redazione

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Editore Macrolibrarsi Ideatore Giorgio Gustavo Rosso Direttore Responsabile Marianna Gualazzi redazione@viviconsapevole.it Responsabile di Redazione Romina Rossi info@viviconsapevole.it In Redazione Angelo Francesco Rosso f.rosso@viviconsapevole.it Massimiliano Cirielli m.cirielli@viviconsapevole.it Grafica e Uff. Abbonamenti Editing snc Servizi Editoriali - Cesena (FC) abbonamenti@viviconsapevole.it in collaborazione con Grazia Lospennato Ufficio commerciale Enrico Fedrigo commerciale@viviconsapevole.it Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero Sergio Abram Biancarosa Ugo Brollo Grazia Cacciola Giorgia Cozza Giusi De Francesco essereAnimali Luca Fortuna Luigi Foschi Marina Mariani Silvia Strozzi Stefania Testa Teresa Tranfaglia Paola Volpones Immagini http://www.sxc.hu http://www.shutterstock.com http://www.dreamstime.com Stampa Grafica Editoriale Printing S.R.L. Bologna


Editoriale

Un sistema umano globale

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avora con e non contro. Tutto influenza tutto: individua le relazioni funzionali fra i vari elementi. Rifletti prima di agire e fai il minimo cambiamento per ottenere il massimo risultato. Gli errori sono occasioni per imparare. Ogni elemento in un sistema naturale svolge molte funzioni, cerca di sfruttarne tutte le potenzialità. Ogni funzione può essere esercitata da più elementi. Progetta in modo che tutte le funzioni importanti possano essere svolte anche quando qualche elemento non funziona. Il tutto è più della somma delle parti. Ogni problema contiene in sé la soluzione: trasforma i limiti in opportunità. Favorisci la biodiversità: progetta in modo da aumentare le relazioni fra gli elementi piuttosto che il numero di elementi. Minimizza l’apporto di energia esterna, progettando sistemi che sfruttano le risorse presenti in loco, ricicla e riutilizza il più possibile. Pianifica gli sviluppi futuri.

Le linee guida della progettazione in permacultura sono i principi per la costituzione di sistemi umani globali e coerenti. Eppure sono moldo di più. Se sostituiamo alla parola progetta, la parola vivi, si trasformano così facilmente in saggi principi di buon senso per la conduzione delle nostre vite sul piano fisico, mentale e spirituale, da farci capire che la ricchezza della permacultura non risiede soltanto nell’indicarci il modo migliore e più efficiente di progettare un orto per l’autoproduzione familiare, di costruire un pollaio, di addossare una serra alla nostra abitazione. La ricchezza e il fascino della permacultura risiedono nel suo proporsi come un sapere integrato, una filosofia di vita costantemente calata in una pratica, una visione olistica del sapere, un albero dalle profondissime radici i cui rami toccano il cielo con il loro poderoso rigoglio. Sono frasi che danno forza, coraggio e speranza. Che indicano una via etica ben precisa. Che ci guidano nel fare

quotidiano. Possiamo scriverle e appenderle nelle nostre case e ci saranno di aiuto tutti i giorni: nella scelta del cibo da acquistare o da non acquistare (rifletti prima di agire); nella gestione di una crisi esistenzale ed emotiva (gli errori sono occasioni per imparare); nel rapporto con le nostre famiglie (lavora con e non contro); nella pianificazione delle nostre giornate spesso troppo faticose (ogni problema contiene in sé la soluzione), nelle scelte relative alla nostra salute (il tutto è più della somma delle sue parti). Buona lettura e buona estate con ViviConsapevole 29! Marianna Gualazzi

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Indice Natura La permacultura di Sepp Holzer Estratto da Permaculture 18

Bambini e genitori Nati per leggere di Marianna Gualazzi 63

Pipistrelli, amici sconosciuti di Sergio Abram 22

Donna e salute Luna Rossa di Marianna Gualazzi 66

Focus: cosa mangiamo Etichette: come leggerle? Marina Mariani e Stefania Testa 24

Self help PNL per il Benessere – La Redazione 68

Acqua e cibo: i tesori da salvaguardare Angelo Francesco Rosso 28 Autoproduzione alimentare La fabbrica di uova di essereAnimali 30 Autoproduzione non alimentare Pulizie ecologiche Estratto da Guida alla Casa Ecologica 32 Fare da sé Sole sulla pelle di Lucilla Satanassi – Remedia 33 Energia Dimezzare i consumi raddoppiando il comfort con il climatizzatore radiante a soffitto Ugo Brollo – Ecolabio 38 Vivere a basso consumo di Luigi Foschi 42 Comunità consapevole La spesa che fa bene alla Terra – La Redazione 45 Rimedi naturali I metalli tossici di Luca Fortuna 50 Terapie alternative Cellule e amore – La Redazione 53 Il Rolfing per educare il corpo di Paola Volpones 56 Mudra: meditare con le mani Estratto da La meditazione con i “Mudra” 58

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L’arte di leggere il paesaggio Estratto da Permaculture 70

RUBRICHE Parola d’ordine: autosufficienza Angelo Francesco Rosso 6 La cucina delle stagioni Centrifugati a tutto colore di Silvia Strozzi 8 Ricette per la salute Insalate di pasta e riso Giusi De Francesco 10 Un menù senza glutine per l’estate Teresa Tranfaglia 12 Le stagioni nell’orto Estate nell’orto Grazia Cacciola – Erbaviola.com 14 Fiori di Bach Ricomincio da Chicory-Biancarosa 52 Giochi 62 Calendario degli eventi 80


Stufe e dintorni

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Parola d’ordine: autosufficienza! La Fattoria dell’Autosufficienza

Cresce il progetto di ecologia applicata di Macrolibrarsi sulle colline romagnole

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essuna pubblicazione scientifica apparsa nel corso degli ultimi trenta anni, vi dirà qualcosa di diverso: ogni sistema di sopravvivenza è in declino. Oramai non è più necessario ascoltare le parole della scienza per capirlo e il sistema economico dell’abbondanza a basso prezzo sta vacillando ed è prossimo al declino. Il petrolio, la fonte energetica che ci ha permesso di avere l’equivalente di 22 miliardi di schiavi che lavorano 24 ore al giorno, è vicino ad esaurirsi. Cambiamenti climatici e disastri ambientali sono all’ordine del giorno, la biodiversità che permette i cicli naturali fondamentali per la vita sulla terra si riduce ogni minuto e il ciclo dell’azoto è orami compromesso. La quasi totalità degli scienziati è d’accordo: se non ci impegniamo a cambiare il nostro modo di vivere nei prossimi 10-30 anni i danni causati saranno irreversibili, tali da compromettere l’esistenza della nostra specie sulla terra. Possiamo tranquillamente dire con le parole di Bruce Lipton che “stiamo vivendo l’era con le più grandi sfide che siano mai state affrontate negli ultimi 5000 anni di vita umana sulla terra”.

Il progetto di una Fattoria Autosufficiente

È alla luce di queste considerazioni che nel 2009 nasce in Macrolibrarsi

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la volontà di dimostrare che possiamo vincere queste sfide scegliendo di vivere in maniera diversa. Concretamente, il progetto Fattoria dell’Autosufficienza inizia a prendere forma nel 2011 con la realizzazione dei propri orti e delle prime strutture temporanee (Yurta, casette di legno ecc.). Arrivano i primi animali da cortile, sono piantati alberi da frutto e si inizia a far legna. Sul posto sono invitati a tenere corsi insegnanti di permacultura, agricoltura sinergica e naturale, esperti in raccolta di erbe spontanee. L’obiettivo è quello di creare un luogo il più possibile autosufficiente, dove si possa mangiare ciò che può offrire la natura e avere energia autoprodotta. Mentre percorriamo il sentiero verso l’autosufficienza, cerchiamo di condividere il più possibile quello che impariamo. La Fattoria, un tempo allevamento intensivo e poi luogo abbandonato, diventerà il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo. Una volta raggiunto il traguardo ci impegneremo per trasferire l’esperienza.

Perché l’autosufficienza alimentare è una risposta alle sfide che stiamo vivendo? 1. Il cibo autoprodotto senza l’utilizzo di concimi chimici, pesticidi e altri materiali chimici comunemente utilizzati in agricoltura è sano e salvaguarda la salute delle persone. Una persona in salute che produce il

Francesco Rosso

proprio cibo aumenta il BIL (benessere interno lordo) e manda in caduta libera il PIL (prodotto interno lordo). Il PIL che ci viene venduto come un indice di benessere in realtà molto spesso misura l’inefficienza della società. Gli incidenti aumento il PIL, le malattie aumentano il PIL, i problemi in generale aumentano il PIL. 2. Il cibo autoprodotto non richiede packaging quindi diminuisce i rifiuti e i problemi ambientali collegati alla gestione degli stessi. 3. Il cibo autoprodotto riduce l’inquinamento perché, a differenza dell’agricoltura industrializzata, per la sua produzione non si utilizzano grandi quantità di carburanti e non lo si trasporta per migliaia di km. 4. Producendo il nostro cibo riduciamo l’inquinamento del suolo e dell’acqua evitando l’utilizzo di concimi e pesticidi chimici. 5. Acquisiamo potere perché non dipendiamo da altri per mangiare. 6. Risparmiamo denaro. 7. Accorciamo le distanze tra produzione e consumo, sia in termini fisici che umani. 8. Riscopriamo il ciclo delle stagioni e il rapporto con la terra.

Perché l’autosufficienza energetica e la bioedilizia sono una risposta alle sfide che stiamo vivendo? 1. Ci permettono di vivere in un ambiente più sano e salubre. 2. Ci invitano a utilizzare materiali già presenti in natura, senza


La Fattoria dell’Autosufficienza

l’impatto ambientale legato alla produzione e al trasporto. 3. Un edificio a risparmio energetico riduce l’inquinamento grazie alle ridotte emissioni e al minor consumo di energia elettrica e calore della struttura. 4. Quanto detto sopra ci permette di risparmiare denaro sui consumi. 5. Riducendo i consumi di energia, indirettamente calano gli enormi consumi di acqua dovuti all’uso delle centrali termoelettriche e atomiche. 6. Riducendo i consumi si fanno meno interessanti le guerre in Medio Oriente e in altri luoghi per la spartizione delle ultime risorse disponibili sul Pianeta. 7. Se ci autoproduciamo l’energia, compiamo un grande passo avanti nel vivere senza petrolio, cosa che prima o poi dovremo fare. 8. Se ci autoproduciamo l’energia, acquisiamo potere e lo togliamo alle grandi multinazionali che gestiscono il mercato delle risorse planetarie, energetiche e non.

Mentre percorriamo il sentiero verso l’autosufficienza, cerchiamo di condividere il più possibile quello che impariamo

Come partecipare al progetto

Durante l’anno in Fattoria vengono organizzati vari corsi di uno o più giorni, dove è possibile imparare le arti dell’autoproduzione, dell’autocostruzione, della progettazione consapevole. Inoltre sono organizzate giornate “porte aperte” per visitare il posto: nel 2012 sono già state fissate la data del 20 maggio e del 10 giugno. Le persone che oggi lavorano in Fattoria – Francesco, Serafino, Elena e Jerry – sono tutte alla prima esperienza in un progetto di questo tipo, ed escluso Jerry, anche alla prima esperienza in agricoltura. Per questo sono i benvenuti tutti gli esperti di progettazione, di autocostruzione, di autoproduzione, di agricoltura naturale, che vogliano offrire un contributo volontario al progetto.

Cosa leggere Pierre Rabhi Manifesto per la Terra e per l’uomo Add Editore, 2011 «Non molto tempo fa, il bambino del deserto che sono stato, al termine di una giornata infuocata, stendeva la schiena sulla terrazza a cielo aperto e, con il corpo così abbandonato, poteva contemplare una volta celeste disseminata di pepite d’oro» – Pierre Rabhi. Ordina su macrolibrarsi.it o chiama il numero verde 800 974 001

Francesco Angelo Rosso Francesco, 27 anni, divide il proprio tempo fra Macrolibrarsi, azienda che si occupa attraverso i libri e prodotti di trasferire una cultura legata al benessere di corpo, mente e spirito della persona, e La Fattoria dell’Autosufficienza sogno che vive fin da quando aveva 13 anni. «A volte – scrive Francesco – quando sono in Fattoria da solo, mi capita di fermarmi e di guardare verso l’orizzonte: sento i suoni della natura e sento crescere una grande felicità da dentro. La terra ha tanta energia e felicità da darci, basta fermarsi ed ascoltare.»

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Centrifugati a tutto colore Ecco come integrare la dieta con “cocktail di vitamine e minerali” a base di frutta e verdura Silvia Strozzi

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isintossicanti, amici dell’abbronzatura, difensori dei vasi sanguigni e del sistema cardiovascolare, alleati della dieta e del sistema immunitario: i centrifugati di frutta e verdura sono spuntini dai mille colori e dalle mille virtù. Sono freschi e gustosi, facili da preparare in tanti modi diversi soprattutto in estate: usare le verdure e la frutta di stagione è un ottimo modo per fare il pieno di sostanze davvero preziose, che spesso, nella dieta normale, non assumiamo a sufficienza. Vitamine, antiossidanti e sali minerali sono molto importanti sia per la salute che per la prevenzione di numerose malattie (quelle del sistema cardiovascolare in primis) e di alcuni tumori, ma anche per riparare i danni causati dal DNA delle cellule dai radicali liberi (un processo che è alla base di numerose malattie), rafforzare il sistema immunitario, combattere le infezioni e gli stati infiammatori, rafforzare la vista e il buonumore. 
 D’estate sono anche un ottimo metodo per reintegrare i sali minerali che perdiamo con il sudore. Anche abituare i bimbi fin da piccoli a bere centrifugati e succhi naturali di frutta e verdura è un ottimo modo per far loro apprezzare il gusto della frutta e della verdura e fornirgli un pieno di vitamine e sali minerali.

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Come preparare il centrifugato

Innanzitutto è importante dotarsi di uno speciale apparecchio che riesca a separare la parte fibrosa da quella liquida, in questo modo i frutti e gli ortaggi diventano molto digeribili e sono rapidamente assimilati dall’organismo. È importante scegliere prodotti freschissimi di stagione e bere il centrifugato a stomaco vuoto, preferibilmente la mattina, oppure come spuntino, per non arrivare troppo affamati all’ora

dopo la loro preparazione. I minerali e le vitamine contenuti sono facilmente deperibili e vanno incontro a processi di ossidazione a contatto con l’aria.

I colori della frutta

La presenza di vitamine e minerali differenti si evidenzia nel colore intrinseco dell’alimento. Bianco, giallo-arancione, rosso, blu-viola e verde sono indici della presenza di sostanze diverse e utili all’organismo.

Abituare i bimbi fin da piccoli a bere centrifugati e succhi naturali di frutta e verdura è un ottimo modo per far loro apprezzare il gusto della frutta e della verdura e fornirgli un pieno di vitamine e sali minerali del pasto. Ad esempio le carote sono ricchissime di betacarotene, una sostanza antiossidante che combatte l’azione ossidativa dei radicali liberi, che causano invecchiamento e danno cellulare. Nell’organismo il betacarotene si trasforma in vitamina A, importantissima per proteggere la salute degli occhi, migliorare la vista, proteggere la pelle e le mucose dai danni del sole, ma anche per favorire la tintarella! I centrifugati dovrebbero essere consumati immediatamente

Meglio quindi variare i colori della frutta e della verdura per assimilare tutti i preziosi e diversi nutrienti che in essi sono contenuti. Il colore verde è dato dalla presenza di clorofilla, che ha una potente azione antiossidante per il nostro organismo, inoltre luteina e polifenoli rinforzano denti e ossa. Flavonoidi e carotenoidi sono alcuni dei componenti che caratterizzano gli alimenti di colore giallo e arancio. Potenziano la vista, prevengono l’invecchiamento cellulare


La cucina delle stagioni Disintossicanti, amici dell’abbronzatura, difensori dei vasi sanguigni e del sistema cardiovascolare, alleati della dieta e del sistema immunitario: i centrifugati di frutta e verdura sono spuntini dai mille colori e dalle mille virtù e rinforzano le difese immunitarie. Nel gruppo del rosso rientrano frutta e verdura dalle virtù preziose perché ricche di antocianine, licopene e ferro. Queste sostanze sono capaci di ridurre il rischio di sviluppare tumori e patologie cardiovascolari. ll blu-viola è amico della vista, dei capillari sanguigni e di una corretta

funzione urinaria per la presenza di carotenoidi, antocianine e resveretrolo nonché di magnesio e potassio. Nutrirsi di bianco è un vero affare per la nostra salute. Il selenio e i composti solforati contenuti, rinforzano il tessuto osseo e i polmoni, prevengono le patologie cardiovascolari e la formazione di neoplasie.

Ricette per un centrifugato estivo • per favorire l’abbronzatura: un pomodoro, un peperone, una carota e un mango; • per prevenire la fragilità capillare causata dal caldo: more, lamponi, mirtilli, prugne, barbabietola rossa; • per depurare e favorire la regolarità intestinale: cocomero e un po’ di succo di limone, oppure a base di cetriolo mela e carota; • per eliminare le tossine: ananas, mela e qualche fettina di banana, una fettina di zenzero, che ha forti proprietà antibatteriche, favorisce la digestione; • per combattere il caldo estivo: cocomero e 3 carote; • per aumentare le difese immunitarie: albicocche, limone, pesche e acqua frizzante. Guarnire con uno spicchio di limone; • con effetto diuretico: anguria, uva, melone, lattuga e cetriolo; • con effetto leggermente lassativo: prugne, pere, mele e carota; • con effetto antifiammatorio: ananas, zenzero e pera; • per favorire la digestione: papaia e limone; • ricco di ferro: carota, peperone, limone e mela (gli alimenti ricchi di vitamina C favoriscono l’assorbimento del ferro); • alla clorofilla: prezzemolo, spinaci, carote, mela (è una bevanda ricca di acido folico); • drink a base di magnesio: prezzemolo, sedano e carote.

Silvia Strozzi Naturopata ed esperta di cucina naturale, giornalista pubblicista, Silvia Strozzi cura per Macro Edizioni la collana di cucina Cucinare NaturalMente… per la salute. Ha scritto sempre per Macro Edizioni i libri di cucina per bimbi 100 baby pappe e 100 baby ricette. Tiene con continuità conferenze e corsi di cucina naturale per la famiglia.

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Insalate Ricette per la salute

di pasta

e riso Giusi De Francesco - tratto da Guarire con il Cibo (Macro Edizioni)

L’

importanza del cibo è fondamentale. Quando s’intraprende un programma di cambiamento alimentare per motivi di salute, va distinto un primo periodo curativo, che può durare da una sola decina di giorni ad alcune settimane, mesi o addirittura anni, a seconda della gravità del problema che s’intende curare, da una fase successiva che mira a stabilizzare e mantenere un buon grado di salute. Se si tratta, invece, d’intervenire su persone che non presentano patologie particolarmente gravi ma che intendono, in ogni caso, passare a un tipo di alimentazione più equilibrata, ecco che entra in campo quella che viene chiamata dieta di transizione, con la quale si mira ad abbandonare progressivamente il cibo ordinario che costituisce l’alimentazione moderna fatta di grassi, prodotti salati, raffinati, chimici e zuccherati oltre a bevande gasate, alcooliche o superalcooliche, per passare ad altri alimenti che abbiano ingredienti più sani, meno estremi e industriali. Avremo, allora, la sostituzione di cibi artificiali, conservati, surgelati, colorati e additivati con cereali integrali e biologici e verdure fresche. Alla carne rossa si comincerà a preferire quella bianca e un po’ di pesce, dallo zucchero si passerà prima al miele e successivamente al malto di cereali, dal caffè classico a quello d’orzo, dal tè colorato

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ad altri tè privi, o quasi, di teina. Si restringerà l’uso di alcoolici, limitandosi a qualche occasionale bicchiere di buon vino o di birra. Si cercheranno di privilegiare le proteine vegetali come il glutine, i legumi o i derivati della soia alle proteine di origine animale per arrivare ad associarle, nei piatti di tutti i giorni, ai vari cereali. Ci si garantirà, infine, un sufficiente apporto di sali minerali inserendo nel proprio programma alimentare un po’ di alghe marine e, per finire in dolcezza, ecco la possibilità di gustare dessert sani ed equilibrati grazie all’impiego della frutta, sia fresca che secca, a dolcificanti come il malto o ad altri prodotti derivati dalla fermentazione dei cereali come l’amasake. Quando la persona avrà raggiunto, dopo un certo periodo di tempo (che può variare, come detto, da caso a caso) una condizione di salute

sufficientemente consolidata, a quel punto anche eventuali “sgarri” riservati a occasioni particolari non creeranno serie conseguenze. Le ricette che seguono sono di cucina naturale per chi vuole mantenersi in forma.

Cosa leggere Giusi De Francesco Guarire con il Cibo 300 ricette di cucina e rimedi naturali Macro Edizioni, 2004 Ordina su macrolibrarsi.it o chiama il numero verde 800 974 001

Giusi De Francesco Naturopata e terapeuta olistica, allieva di Michio Kushi, approfondisce i propri studi in Inghilterra, Francia e Svizzera, sotto la guida di insegnanti famosi e apprezzati. Co-fondatrice nel 1986 del centro “Il Naviglio” di Milano. Da trent’anni insegna nutrizione e alimentazione naturale in centri e scuole. Dirige insieme al marito il centro olistico “Il Soffione” per l’armonizzazione e il benessere psicofisico, attraverso l’alimentazione naturale e il riequilibrio energetico. Per info e contatti: ilsoffione.com.


Ricette per la salute Insalata di pasta

Ingredienti 250 g di farfalle semintegrali 3-4 pomodorini (qualità ciliegino) tagliati a quarti 5-6 olive nere alcune foglie di basilico aceto di umeboshi olio extravergine d’oliva 1 pezzetto di feta greca (facoltativo)

Procedimento Cuocete la pasta in abbondante acqua salata, scolatela, sciacquatela e versatela in una terrina. Aggiungete alla pasta i pomodorini, le olive snocciolate e tagliate a pezzetti e la feta sminuzzata. Condite con aceto di umeboshi, olio extravergine d’oliva e guarnite l’insalata con alcune foglio line di basilico fresco.

Fusilli con salsa verde

Ingredienti 1 panetto di tofu (250 g circa) 1 cucchiaio di miso d’orzo 1 bustina di pinoli 1 cucchiaino di cipolla grattugiata 1 cucchiaio di tahin (o d’olio d’oliva) prezzemolo, sale 300 g di fusilli integrali o trenette Procedimento Fate bollire il tofu in acqua leggermente salata per 10 minuti. Mettetelo poi in un frullatore con i pinoli, la cipolla, il tahin, il miso e il prezzemolo (o basilico). Frullate il tutto aggiungendo, poco per volta, dell’acqua, fino a ottenere una consistenza cremosa. Cuocete la pasta in abbondante acqua salata, scolatela, versatevi sopra la salsa verde e servite.

Insalata di riso con tonno

Ingredienti 1 tazza di riso semintegrale 200 g di tonno sott’olio sgocciolato 5-6 olive nere 1/2 tazza di mais 1/2 tazza di fagiolini cotti a dadini 1 carota grattugiata 3-4 ravanelli tagliati a rondelle 2 pomodorini tagliati a dadini aceto di riso, aceto di umeboshi olio extravergine d’oliva

Procedimento Lavate il riso e lessatelo in abbondante acqua salata per un quarto d’ora. A fine cottura, sciacquatelo sotto l’acqua fredda corrente e scolatelo ben bene. Versate il riso in un’insalatiera, unite il tonno sbriciolato, le olive snocciolate, le altre verdure tagliate a pezzetti e condite il tutto con l’olio, l’aceto di riso e quello di umeboshi.

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Ricette per intolleranze e allergie

Un menù senza glutine per l’estate Teresa Tranfaglia Antipasto Ortaggi alla griglia in salsa birbante

Ingredienti per 6 persone 9 cucchiai di olio extravergine di oliva 10 foglie di basilico lavato, asciugato e tritato prezzemolo lavato asciugato e tritato ½ cucchiaino di origano 20 nocciole tritate ½ cucchiaino di paprica piccante 2 peperoncini verdi dolci, lavati e tagliati a pezzi 1 spicchio di aglio tritato 1 cucchiaio di aceto di mele sale, quanto basta Procedimento Unite tutti gli ingredienti in una ciotola e mescolateli per bene. Per la grigliata possono essere utilizzati vari ortaggi a vostra scelta: melanzane, peperoni, cipolle, zucchine, zucca, pomodori, patate, radicchio, finocchi, cavolo cappuccio, indivia belga ecc. Mondate e lavate gli ortaggi. Tagliate gli ortaggi a fette dello spessore di 1cm circa. Poneteli sulla griglia e lasciate cuocere da ambo i lati. Sistemateli su un vassoio da portata e cospargeteli con la salsa birbante.

Primo piatto Pizza di miglio con patate e spinaci

Ingredienti per 6 persone 3 tazze di miglio cotto 6 patate medie lessate e schiacciate 1 tazza di spinaci lessati e ben colati ½ cucchiaio di sale 2 cucchiai di margarina vegetale biologica senza glutine

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Le mille qualità del miglio È un cibo da prendere seriamente in considerazione per le sue qualità nutrizionali. È l’unico cereale alcalinizzante, non contiene glutine ed è facile da digerire. Rafforza le difese naturali, lo smalto dei denti, i capelli, le unghie, la pelle. È indicato nei casi di anemia, depressione nervosa, fatica intellettuale, gravidanza, disturbi cardiaci, disfunzioni del fegato, della milza, del pancreas. È ottimo per i diabetici, per le persone che soffrono di acidosi, per chi ha l’alito cattivo ed è benefico per la milza. Il miglio contiene circa il 12% di proteine, quindi, più di quelle contenute nel grano, nel mais e nel riso. Per il suo potere “agglutinante” viene impiegato nella preparazione di sformati e torte, anche, senza l’aggiunta di uova o amidi. In cucina si presta per minestre, tortini, timballi, ripieni, cous-cous di miglio, creme e budini. 1 grattugiata di noce moscata 3 cucchiai di semi di sesamo 3 uova intere e un tuorlo 2 cucchiai di pecorino grattugiato Procedimento Salate le patate, unite gli spinaci tagliuzzati, la margarina, la noce moscata e le uova, mescolatele e aggiungete il miglio. Amalgamate bene gli ingredienti inserendo anche i semi e il pecorino. Oleate una teglia da forno e versate il composto. Infornate a 180-200 °C per circa 40 minuti. Sfornate, fate intiepidire e servite la pizza tagliata a fette.

Secondo piatto Seppie e gamberi con verdure

Ingredienti per 6 persone 1 piatto colmo di cime di rape cotte a vapore 300 g di gamberetti sgusciati e cotti a vapore per 8 minuti 6 seppie piccole lavate, tagliate a strisce e cotte a vapore per 15 minuti 1 spicchio di aglio tritato il succo di un limone 7 cucchiai di olio extravergine d’oliva sale, quanto basta ¼ di cucchiaino di paprica piccante Procedimento Riunite gli ingredienti in un’insalatiera, mescolateli e servite con spicchi di limone decorativi. Il piatto si consuma tiepido.

Contorno Insalata di cuori di carciofi

Ingredienti per 6 persone 24 cuori di carciofi teneri 10 olive nere di Gaeta snocciolate 1 costa di sedano 3 cucchiai di olio extravergine 6 ravanelli tondi di oliva 2 carote sale, quanto basta 1 spicchio di aglio 1 limone, solo il succo 3 acciughe sminuzzate Procedimento Mondate, lavate e tagliate a pezzettini sia i cuori di carciofi che gli altri ortaggi. Marinate i cuori di carciofi in acqua e sale per 15 minuti. Sciacquate e colateli. Poneteli nell’insalatiera, assieme agli altri ortaggi. Aggiungete le olive e le acciughe. Condite, mescolate accuratamente e servite.


Teresa Tranfaglia

È laureata in pedagogia e in vigilanza scolastica. Vive a Salerno. Esperta di alimentazione naturale di tipo macrobiotico, kusminiano, orto molecolare. Promuove l’alimentazione naturale per gli intolleranti al glutine, alla caseina, alle uova ecc. Ha approfondito, assieme al dottor Lorenzo Acerra, i problemi derivanti dai metalli pesanti odontoiatrici. È stata presidente dell’ADOM, una piccola associazione che si occupa delle persone intossicate dai metalli odontoiatrici (amalgama, alluminio, palladio, nichel ecc.). Ha svolto corsi di alimentazione naturale a Milano per la ERREDIEFFE, è stata relatrice per la stessa ERREDIEFFE di conferenze sull’alimentazione naturale. Ha scritto numerosi articoli sull’alimentazione naturale, sulle intolleranze alimentari e sull’autismo. È autrice per Macro Edizioni dei libri Celiachia, intolleranze, allergie alimentari; Golosità senza latticini; Golosità senza glutine.

Dessert Bignè di riso con crema pasticcera alle fragole

Ingredienti per 6 persone ½ litro di acqua 350 g di farina sottile di riso bianco 50 g di margarina vegetale biologica senza glutine ½ cucchiaino di sale 6 uova intere 1 limone, solo la buccia grattugiata Procedimento Versate l’acqua nella pentola, unite la margarina, il sale, il limone e portate a bollore. Aggiungete la farina e mescolate con energia per evitare che si formino grumi. Spegnete il fornello e lasciate che l’impasto intiepidisca. Inserite le uova e lavorate l’impasto molto bene affinché risulti omogeneo. Foderate con carta forno una teglia larga e sistemate sopra delle piccole parti d’impasto prelevato con un cucchiaino da tè. Distanziate i bignè l’uno dall’altro di almeno 2 cm,

perché durante la cottura raddoppieranno il volume. Infornate a 150 °C per circa 50 minuti. Sfornate, fateli raffreddare e tagliateli a metà, in orizzontale, per poterli farcire. Ingredienti per la crema alle fragole 100 g di farina di riso bianco 170 g di zucchero di canna 500 ml di latte di soia alla vaniglia 4 tuorli 1 buccia di limone 200 g di fragole di bosco ben lavate 3 cucchiai di zucchero di canna polverizzato Procedimento Miscelate la farina e lo zucchero, unite i tuorli e lavorateli senza fare grumi. Unite un poco per volta il latte e infine inserite la buccia del limone. Ponete sul fornello e girate il composto fino a quando non raggiunge il bollore e diviene una crema sottile. Togliete la buccia di limone, unite le fragole, mescolate e farcite i bignè. Poneteli in un vassoio e spolverizzate i bignè con zucchero di canna polverizzato.

Cosa leggere Teresa Tranfaglia Golosità senza Glutine. 140 ricette naturali per sorridere alla celiachia Macro Edizioni, 2008 Teresa Tranfaglia Celiachia, Intolleranze, Allergie Alimentari - 800 ricette naturali senza glutine, uova, latte vaccino, lievito Macro Edizioni, 2012 Stephen Wangen Più Sani senza Grano. Nuove prospettive e conoscenze su: allergie ai prodotti derivati dal grano, celiachia e intolleranza al glutine Macro Edizioni, 2012 Ordina su macrolibrarsi.it o chiama il numero verde 800 974 001

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Estate nell’orto Le stagioni nell’orto

Grazia Cacciola – Erbaviola.com

D

a giugno ad agosto è tempo di semine, divisioni e talee. Sono tre mesi molto ricchi sia di raccolti che di lavori nell’orto. Questi mesi sono ideali, oltre che per le semine e i trapianti riportati nella tabella, anche per alcune rotazioni utili a rinvigorire e nutrire il terreno. Per esempio, nelle aiuole in cui avevamo seminato le patate primaverili, ormai raccolte, possiamo seminare dei fagioli borlotti che arriveranno a maturazione per la fine di ottobre. Sempre per l’autunno, possiamo già preparare le insalate che andranno a sostituire quelle primavera-estate ormai durette per i molti tagli. Io seminerò cicorie pan di zucchero, di cui andiamo tutti ghiotti in casa, e che si possono utilizzare sia crude che saltate in padella. Poi le lattughe: ultimamente mi sono affezionata al “Corsaro”, una lattuga romana di cui ho trovato i semi tramite uno scambio. Come sempre, manderò a seme un paio di cespi in modo da avere altri semi da piantare il prossimo anno.

Fare l’orto in vacanza

Chi non ha ancora cominciato a fare l’orto, chi si è fatto prendere dall’idea solo ora, chi vorrebbe approfittare delle vacanze per dedicarcisi... non si disperi e non ascolti chi dice che è troppo tardi. L’orto si può cominciare

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in qualsiasi stagione, salvo che sotto la neve. L’anno scorso per scommessa ho cominciato un orto proprio in agosto e il risultato è stato ottimo: a novembre stavamo ancora mangiando insalatine tenerissime e cominciavano a occhieggiare delle belle palle tonde di cavoli rossi, di broccoli e svettavano i primi cavolini di bruxelles. Dopo la neve invernale, in quell’orto abbiamo ritrovato delle cicorie rispuntate immediatamente dopo il freddo, da sole, e qualche insalata pan di zucchero davvero ben compatta e croccante. E soprattutto, se vogliamo che vengano a farci visita gli utili insetti impollinatori, aggiungiamo qualche fiore profumato ai nostri orti, che ne guadagneranno anche in bellezza.

n GIUGNO Semina in semenzaio: Broccoli, broccoletti, catalogna, cavolfiore, cavolino di bruxelles, cavolo cappuccio tardivo, cavolo verza, cicorie. Semina in vaso / piena terra: Barbabietola rossa, basilico, bietola da coste, carota, cavolo cinese, cetriolo, fagiolini, fagioli bianchi e rossi, indivia, lattughe, porri, prezzemolo, sedano, zucca, zucchina. Trapianti: Cavolfiore, cavolini di bruxelles, cavolo

verza, cicorie, lattughe, melanzane, porri, scarola, sedano. Raccolta: Si raccoglie tutto quello che è pronto, siamo nel mese più produttivo dell’anno. Soprattutto pomodori, zucchine, cetrioli e insalate vanno raccolti quotidianamente. Piccoli lavori del mese: Sfoltire le viti, seminare le digitali, moltiplicare le clematidi, spuntare le dalie, diradare i pomodori, seminare i broccoli, piantare le patate dolci, moltiplicare i garofani e la begonia rex per talea, ritirare i bulbi di crochi, giacinti, anemoni, narcisi e tulipani, seminare le violaciocche.

n LUGLIO Semina in semenzaio: Broccoli, broccoletti, catalogna, cavolfiore, cipolle estive. Semina in vaso / piena terra: Barbabietole, bietole, carote, cavolo cinese, cicoria o radicchio, indivia, fagiolino, fagiolo bianco, finocchi,


Le stagioni nell’orto

lattughe, porri, prezzemolo, rape, zucchine. Trapianti: Broccoli, broccoletti, catalogna, cavolfiore, cavolini di bruxelles, cavolo rosso, cavolo verza, cicorie bionde, cicorie rosse, radicchi, sedano. Raccolta: Angurie, meloni, fagioli rampicanti, melanzane, aglio invernale, tutte le verdure da foglia, pomodori, peperoni. Piccoli lavori del mese: Pulire e sfoltire le piante d’appartamento, dividere i cespi di iris, seminare la portulaca, diradare le dalie, moltiplicare il filodendro per talea, raccogliere e far seccare la lavanda, moltiplicare i geranei per talea, potare le rose non rifiorenti, innestare le rose.

n AGOSTO Semina in semenzaio: Cavolo cappuccio primaverile, cipolle estive, finocchi.

Semina in vaso / piena terra Bietole, cicorie, radicchi, indivia, lattughe, ravanelli, scarola, spinaci. Trapianti: Broccoli, broccoletti, catalogna, cavolfiore, cavolfiore tardivo, cavolini di bruxelles, cavolo cappuccio, cavolo rosso, cavolo verza. Raccolta: Angurie, meloni, fagioli rampicanti, melanzane, aglio invernale, tutte le verdure da foglia, zucchine, pomodori, peperoni, patate, batate, topinambur, primi cavolfiori precoci.

Piccoli lavori del mese: Seminare le violette e le pratoline, insaccare i grappoli d’uva se ci sono molti insetti, lasciandone alcuni a loro disposizione, dividere le peonie, moltiplicare l’edera e l’alloro per talea, moltiplicare il rabarbaro per divisione dei cespi, piantare i bulbilli di giglio, potare le rose rampicanti non rifiorenti, moltiplicare l’agrifoglio per talea, spuntare meli e peri, rinvigorire il prato con areazione, propagare il rododendro per margotta, seminare le bocche di leone, moltiplicare le ortensie per talea.

Grazia Cacciola Esperta di tecniche di coltivazione ecosostenibili, è autrice di diversi volumi sull’autoproduzione e l’agricivismo, tra cui L’orto sul balcone. Coltivare naturale in spazi ristretti e L’orto dei germogli. Manuale di coltivazione e consumo. È consulente botanico per la trasmissione Geo&Geo, Rai3, ed è impegnata da anni nella diffusione dell’autoproduzione e dell’alimentazione consapevole attraverso corsi e seminari.

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La permacultura di Sepp Holzer Estratto da «Permaculture Magazine» n. 67 Traduzione di Romina Rossi

Sepp Holzer è un personaggio straordinario che riesce a coltivare un’incredibile varietà di cibo, compreso quello esotico, su ripidi pendii a 1500 m di altitudine sulle Alpi austriache – un paesaggio dove in genere sono coltivate monoculture di abeti rossi di poco valore. Holzer spiega in che modo usa i principi della permacultura per lavorare con la natura e perché i suoi metodi possono essere usati da tutti noi, nei giardini o nelle fattorie, in città o in campagna

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n paesaggio in permacultura è progettato in modo che tutte le varietà di piante e animali che vivono lì lavorino in armonia l’uno con l’altro. Questo è l’unico modo per amministrare la terra in modo stabile e sostenibile. Tutte le risorse disponibili – che siano sorgenti, laghetti, paludi, promontori, foreste o edifici – vengono impiegate e incluse nel progetto. È importante che le risorse siano usate in modo che sia appropriato per l’ambiente circostante; in pratica ciò significa che le caratteristiche naturali di ogni

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area devono essere rinforzate e aiutate. Ciò ci garantisce i risultati desiderati e il minor spreco di energia. L’acqua è vita e quindi deve essere trattata con grande cura. Ecco perché cerco di trattenere l’acqua (sia che sia piovana, di sorgente o un deflusso delle acque di superficie) sulla mia terra il più a lungo possibile. Quest’acqua può essere usata in molti modi diversi. Ad esempio, se c’è del terreno bagnato costruisco un laghetto, oppure giardini acquatici o delle zone umide in cui pianto delle orchidee. Nei terreni asciutti coltivo erbe che preferiscono condizioni di semiaridità come il timo, il timo strisciante (Thymus serpyllum), la maggiorana e la salvia. Anche il grano amaranto e gli spinaci della Nuova Zelanda sono adatti a un terreno asciutto e danno dei buoni raccolti. Ma questi non sono che pochi esempi di piante che prosperano in queste condizioni. Le terrazze sono una parte molto importante del mio sistema di permacultura. Senza terrazze sarebbe impossibile lavorare l’altrimenti

improduttiva e a volte inaccessibile terra del Kramenterhof. Con l’uso delle terrazze, che possono anche essere usate come sentieri, posso coltivare persino i pendii più ripidi e ricavarne un utile. Le terrazze permettono anche di usare macchinari di media grandezza. Mi permettono di lavorare un pezzo di terra sostanzialmente più ampio; guadagnare della terra extra è molto importante per i piccoli contadini. Le terrazze aiutano anche a fermare la perdita di prezioso humus


Le possibilità del paesaggio sono quasi illimitate quando creiamo secondo i dettami della permacultura che, altrimenti, verrebbe spazzato via. E infine, aiutano a prevenire l’erosione del suolo e forniscono un considerevole contributo alla sua salute e fertilità. Quando si costruisce una terrazza è molto importante ridurre il numero di vicoli ciechi. Se possibile, ogni terrazza dovrebbe formare un’unica cintura di terra, così che le terrazze possano essere lavorate usando meno energie possibili. Mentre costruivo le mie terrazze ho cercato di seguire i principi della natura. Di regola, non dovrebbero esserci linee rette, angoli o pendii ripidi (con l’eccezione dei letti rialzati). È importante anche sciogliere il paesaggio creando numerose forme e caratteristiche. Ciò aiuta a creare

diversi microclimi, che danno alla terra un potenziale di coltivazione ancora maggiore. La creazione di aree umide, siepi, frangivento o letti rialzati in diverse zone permettono di ottenere risultati in condizioni climatiche speciali. In questi posti posso coltivare una gran quantità di piante che altrimenti non sarebbero in grado di sopravvivere. Le possibilità del paesaggio sono quasi illimitate quando creiamo secondo i dettami della permacultura. Tutto è possibile almeno finché le condizioni del terreno e del suolo lo permettono. I letti rialzati sono usati per coltivare le verdure e i raccolti. I terrazzamenti forniscono una grande area per piantare e accedere agli

angoli più nascosti della mia fattoria. Letti e terrazze possono svolgere una moltitudine di funzioni diverse. Per esempio, se la strada o la ferrovia costeggiano la terra, o se c’è una fattoria nelle vicinanze, posso usare i letti rialzati per tenere lontane le emissioni, la polvere, il rumore e i fumi. Posiziono i letti agli angoli della mia fattoria e ci pianto diverse varietà di alberi e arbusti. I letti e la loro rigogliosa vegetazione lavorano con una barriera visiva e proteggono la terra dall’inquinamento. Le piante crescono dentro a una barriera che fornisce anche riparo e un luogo dove vivere a uccelli, ricci e insetti. Le barriere come questa giocano un ruolo fondamentale nell’incoraggiare le

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Con l’uso delle terrazze, che possono anche essere usate come sentieri, posso coltivare persino i pendii più ripidi e ricavarne un utile

colonie di animali e insetti utili. Quando si progettano i letti e i terrazzamenti si dovrebbero rispettare i confini della proprietà e i diritti dei vicini. In questo modo non sorgeranno problemi inutili in seguito. Cerco di seguire le norme il più possibile. Se ciò non viene fatto nella fase di pianificazione o durante la costruzione, successivamente sarà più

Non ho mai visto un pezzo di terra in cui non fosse possibile stabilire e mantenere un sistema di permacultura

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difficile ottenere i permessi necessari dalle autorità. Il bestiame (maiali, polli, oche ecc.) ha un ruolo complementare nel sistema di permacultura e ha avuto la stessa importanza nel corso della storia in molte culture. Un ben pianificato sistema di recinzione mi permette di tenere gli animali sullo stesso pezzo di terra dove si trova il raccolto. Invece di danneggiare la terra con uno sfruttamento eccessivo dei pascoli, gli animali in realtà mi aiutano nel lavoro. Naturalmente, deve essere fatta molta attenzione quando si provocano grossi cambiamenti al territorio. Le condizioni geologiche devono essere prese in considerazione per evitare


Natura frane o erosione dei canali. Come risultato, è sempre una buona idea cominciare piano piano e gradualmente acquistare l’esperienza necessaria. Se volete fare subito qualcosa su una scala più larga cercate un aiuto professionale. Al giorno d’oggi, non ho mai visto un pezzo di terra in cui non fosse possibile stabilire e mantenere un sistema di permacultura. Sia che si tratti del più piccolo dei giardini o della più grande

delle proprietà, in città o in campagna, i principi della permacultura possono essere applicati ovunque.

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Natura

Pipistrelli, amici sconosciuti Perché sono utili e come proteggerli dall’estinzione

I

“pipistrelli” sono tra gli animali più affascinanti e utili, quindi meritevoli di particolare attenzione e rispetto. Della loro vita si conosce ancora poco, ma, nonostante ciò, li si teme e li si perseguita continuamente. I reperti più antichi di questo gruppo di mammiferi risalgono a oltre cinquanta milioni di anni fa (periodo Terziario: Eocene superiore). Allora erano più o meno come ora e, al contrario degli uccelli, non si è ancora rinvenuto l’anello di congiunzione tra i mammiferi non volanti e i “pipistrelli”. Se ne conoscono poco meno di un migliaio di specie, che rappresentano circa un quarto di tutti i mammiferi viventi. L’ordine dei chirotteri, di cui tutti i “pipistrelli” fanno parte, si suddivide in due sottordini: macrochirotteri e microchirotteri. Al primo sono ascritti quelli di grandi dimensioni (volpi volanti e simili, appartenenti alla famiglia degli pteropodidi), meno di 200 specie, al secondo tutti quelli di dimensioni medio-piccole. Questi mammiferi sono presenti ovunque, ad eccezione delle regioni molto aride e steppose e di quelle polari. La maggior

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parte dei chirotteri è minacciata d’estinzione, soprattutto a causa della grande ignoranza e insensibilità umana.

Come sono fatti

Nella loro apparenza esteriore mostrano un’evidente variabilità. Ci sono specie giganti con grandi occhi e con aspetto simile a quello delle volpi, perciò sono chiamate anche volpi volanti. Altre forme, dalle lunghe orecchie, appaiono più simili a una lepre o a un topo, mentre altre ancora sono davvero singolari, con il muso coperto da pieghe o con il naso sormontato da un organo simile a un cornetto. A prima vista possono sembrare buffi e i più originali anche brutti, ma se ci abituiamo a osservarli li possiamo trovare molto interessanti e perfino carini. Gran parte della gente pensa che i comuni chirotteri, che s’osservano svolazzare di sera e di notte attorno ai lampioni, siano parenti stretti dei topi, in quanto sommariamente assomigliano ai comuni roditori, che spesso vengono eliminati con i mezzi più diversi. Si tratta solo di una convergenza evolutiva, che è avvenuta nel corso di una lunga trasformazione, che ha portato non solo i “pipistrelli” e i

Sergio Abram topi, ma anche altri animali (rondini e rondoni ecc.) ad assomigliarsi alquanto, pur non essendo strettamente imparentati. Realmente i chirotteri sembrano avere più affinità genetiche con noi uomini che non con i topi e i ratti. Osservandoli accuratamente si scopre che hanno alcune somiglianze con l’uomo. I loro arti anteriori possono essere paragonati a mani con grandi dita, coperti da una membrana (patagio), che, passando lungo i fianchi, arriva alla coda e la ingloba spesso parzialmente o totalmente. Questa membrana, sottilissima e ricca di nervature e vasi sanguigni, permette loro di volare molto più agilmente di tanti uccelli. I chirotteri, va ricordato, sono gli unici mammiferi a poter attuare un volo attivo. Scoiattoli volanti e altri micromammiferi, ritenuti spesso erroneamente in grado di volare, in realtà possono compiere semplici planate tra gli alberi o dagli alberi al terreno.

Pipistrelli in Europa e in Italia

Le oltre trenta specie, che abitano l’Europa, sono tutte insettivore e cacciano prevalentemente insetti notturni


Natura (moscerini, mosche, zanzare, falene, afidi, maggiolini ecc.), particolarmente molesti o dannosi alle colture agricole e forestali. I chirotteri, assieme al sempre più infrequente succiacapre (Caprimulgus europaeus) e all’ormai rarissimo assiolo (Otus scops), sono i soli animali volatori notturni che cacciano esclusivamente insetti nei nostri territori. La penisola italica, molto estesa in lunghezza e relativamente ampia al nord, con i vari climi e microclimi, sembra possedere tutte le specie europee. Tra loro ci sono rinolofi, vespertili, nottole, serotini, orecchioni (due specie), pipistrelli, un miniottero, un barbastello e un molosso. Alcuni, quelli che possiedono ali larghe, volano lentamente, altri, con ali perlopiù lunghe e strette, hanno un volo veloce.

Scacciati e a rischio estinzione

Per il fatto di condurre vita notturna, per di più silenziosa, appartata e poco conosciuta, quindi strana e misteriosa, sono rifiutati e scacciati quasi ovunque. Se entrano in una stanza o se di sera volano bassi sulle nostre teste, seminano spesso il panico. Sui “pipistrelli” aleggiano svariate credenze: si dice che si attacchino ai capelli e che solamente il taglio possa allontanarli, inoltre, che l’urina, caduta sulla testa dei malcapitati, procuri calvizie. Quasi tutte le specie sono minacciate d’estinzione, mentre alcune (rinolofo maggiore, rinolofo minore e altre) sono già scomparse dalla maggior parte dei territori precedentemente occupati. Le minacce per i chirotteri sono principalmente d’origine antropica e scaturiscono perlopiù dalle molteplici attività umane e dalla moderna società industriale. Tra le più insidiose vanno ricordate: • l’inquinamento ambientale (aereo, acustico, idrico ecc.); • l’avvelenamento e la massiccia riduzione d’insetti nei coltivi (frutteti e vigneti, in particolare), giardini e parchi;

• il traffico stradale e ferroviario, che nottetempo li travolge; • alcuni tipi di fili, tesi soprattutto in ambito agricolo, che, per il loro esiguo spessore, sono talvolta poco avvertibili dai chirotteri; • i disturbi nei siti di svernamento e di riproduzione (visite di grotte ecc., particolarmente impattanti in autunno-inverno); • la ristrutturazione d’edifici e la muratura di cavità negli stessi; • la chiusura di finestre e accessi esterni a soffitte, cantine, gallerie ecc., che li imprigionano senza alcuna possibilità di accedere a fonti trofiche; • i trattamenti chimici su infrastrutture d’edifici (travi, perlinati ecc.); • l’eliminazione di grossi alberi cavi da boschi, parchi, giardini e viali; • la presenza del gatto domestico, che nei pressi degli abitati li insidia in ogni epoca dell’anno.

Cosa leggere Lorenzo Fornasari, Carlo Violani, Bruno Zava I Chirotteri Italiani L’epos, 2011

Gordon Corbet, Denys Ovenden Guida dei Mammiferi d’Europa Atlante illustrato a colori Franco Muzzio Editore, 2012

Sergio Abram Allevare in Fattoria, Naturalmente Animali da Cortile Del Baldo Edizioni, 2010 Ordina su macrolibrarsi.it o chiama il numero verde 800 974 001

Sergio Abram Ricercatore, sperimentatore, fotografo, scrittore e divulgatore naturalistico. È l’ideatore del termine e dell’agricoltura eco-consapevole e del metodo “Aula Abram”, un’aula didattica naturalistica all’aperto. È anche ricercatore e sperimentatore in ambito florofaunistico-ambientale e divulga le proprie esperienze in scritti, conferenze e corsi. È un sostenitore della biodiversità ovunque. Per contatti: sergio.abram@libero.it

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Etichette: Cosa mangiamo

come leggerle? Aromatizzanti, coloranti e stabilizzanti: impariamo a conoscere cosa mettiamo nel nostro piatto

L’

etichetta di un alimento costituisce l’unica possibilità per il consumatore di conoscere cosa sta acquistando. Per questo motivo esiste una normativa che impone che siano riportate le informazioni essenziali per esprimere un giudizio sull’alimento posto in vendita. Pensateci: se non esistessero le etichette non potremmo scegliere. Il punto chiave delle informazioni riportate sulle etichette degli alimenti è costituito dall’elenco degli ingredienti. Grazie a questo elenco possiamo capire di cosa è composto l’alimento che introdurremo nel nostro organismo e che è destinato a diventare parte di noi. Non si sottolinea mai abbastanza il fatto che le sostanze nutritive contenute negli alimenti sono destinate a comporre il nostro organismo, rimpiazzando le inevitabili perdite e le usure a cui va incontro il nostro corpo durante lo svolgimento delle nostre attività quotidiane. Dunque è opportuno fare attenzione, in quanto materiali scadenti non potranno dare origine a un corpo sano.

Com’ è fatta un’ etichetta

Gli ingredienti di un alimento compaiono in un elenco decrescente per quantità, quindi ciò che viene menzionato prima è presente in quantità maggiore rispetto a ciò che viene

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Marina Mariani e Stefania Testa menzionato in fondo all’elenco. Già da qui possiamo fare una valutazione della qualità e dell’effettivo pregio del prodotto. Gli additivi compaiono sempre in fondo all’elenco, in quanto sono contenuti (fortunatamente) in quantità molto ridotte. Su di essi si sente spesso sollevare qualche ragionevole dubbio, forse per via dei codici sibillini con cui, a volte, capita di vederli menzionati: E seguita da un numero compreso tra 100 e oltre 1000. L’Unione Europea ha autorizzato circa 350 sostanze additive divise in 26 categorie. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ne stima 2000 a livello mondiale. Per ogni sostanza viene stabilita la cosiddetta Dose Giornaliera Ammissibile (DGA), la quantità che può essere assunta dalla popolazione adulta nell’arco della giornata in modo sicuro.

Coloranti e aromatizzanti

Coloranti e aromatizzanti sono spesso associati alla chimica nel piatto, sono le sostanze che, di primo acchito, ci piacciono meno. Sono utili perché riportano l’aspetto del prodotto alle sue caratteristiche iniziali di freschezza e di fragranza che il trattamento industriale inevitabilmente altera. Le lavorazioni industriali hanno lo scopo di rendere stabili gli alimenti nel tempo, quindi di prolungarne la vita commerciale, fissandone al contempo le

caratteristiche di sapore, consistenza, colore, odore. Il consumatore si sente rassicurato da caratteristiche sempre uguali di un determinato prodotto e istintivamente preferisce alimenti che gli sembrano appena preparati. I coloranti e gli aromatizzanti, con il loro effetto cosmetico, servono proprio a questo. Come vengono indicati in etichetta? I coloranti hanno numeri dal 100 al 200. Si tratta quasi esclusivamente di molecole di sintesi che assicurano gialli brillanti, rossi vivi, verdi o blu intensi. In pochi casi abbiamo coloranti naturali: il giallo che deriva dalla curcuma (E 100), da millenni usato in India anche per la tintura di stoffe o il rosso carminio che deriva dall’essiccamento di uova e di adulto di un insetto, una cocciniglia. In questo caso un’etichetta corretta dovrebbe indicare (come già avviene negli Stati Uniti) l’origine animale del colorante in modo che il consumatore vegetariano ne sia informato. Per il momento noi possiamo solo memorizzarne il numero (E 120). Ricerche condotte su bambini e sulle loro reazioni al consumo quotidiano di prodotti che contengono coloranti hanno permesso di accertare che alcuni coloranti sono responsabili di provocare reazioni ipercinetiche, difficoltà dell’attenzione e riduzione dei tempi di concentrazione


Cosa mangiamo

L’etichetta di un alimento costituisce l’unica possibilità per il consumatore di conoscere cosa sta acquistando

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Cosa mangiamo negli allievi di scuole elementari. Di fronte all’evidenza scientifica, l’Unione Europea ha rivisto le normative comunitarie che riguardano gli additivi prevedendo che in etichetta compaia la scritta: «Può influire negativamente sull’attività e l’attenzione dei bambini», quando sono implicati alcuni gialli e rossi (E 102 tartrazina, E 104 giallo chinolina, E 110 giallo tramonto, E 122 carmoisina, E 124 rosso cocciniglia di sintesi, E 129 rosso allura). Per questi sei comuni coloranti è stata anche abbassata la dose giornaliera ammissibile. Anche la combinazione blu brillante (E 133), glutammato monosodico (E 621), giallo chinolina (E 104), aspartame (E 951), in base a uno studio condotto da Soil Association, presenta effetti neurotossici che non si evidenziano analizzando singolarmente le quattro molecole. Gli aromatizzanti non compaiono in etichetta contraddistinti da un numero ma da un’indicazione: aromi naturali oppure aromi. Quando troviamo l’indicazione aroma naturale per legge il 95% almeno di quella sostanza è di origine naturale, è ammesso al massimo il 5% di sostanza artificiale. La scritta aromi indica sostanze di tipo sintetico che possono riprodurre più o meno fedelmente sostanze presenti in natura.

Consenvanti e stabilizzanti

L’acido benzoico e i suoi sali (dall’E 210 all’E 219) sono sostanze antimuffa che troviamo in succhi e nettari di frutta, conserve ittiche, caviale, pasta di olive, caglio, maionese e anche nel succo di Aloe non sottoposto a trattamenti termici. L’Aloe, potente

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Non si sottolinea mai abbastanza il fatto che le sostanze nutritive contenute negli alimenti sono destinate a comporre il nostro organismo

disintossicante con un effetto marcato nel rinforzare le difese immunitarie, ha un sapore che non piace a tutti. Se viene bevuto con una spremuta, il sodio benzoato presente nell’Aloe si lega agli acidi della frutta e aumenta la sua tossicità, che altrimenti si ha solo ad alte dosi. Il sodio benzoato (E 211) si può legare ai coloranti e in questo caso si verifica un’amplificazione della sua tossicità. Anche i solfiti (E 221-E 228) vengono aggiunti come antimuffa. Li possiamo trovare in conserve ittiche, frutta secca, fecola e fiocchi di patate, alcune marmellate e confetture, funghi secchi, uve da tavola (come trattamento post raccolta per garantirne la conservabilità fino alla tavola del consumatore) e vini. Possono provocare reazioni allergiche con difficoltà respiratorie, mal di testa, tosse e debolezza. È recente la comparsa, sull’etichetta dei vini, dell’indicazione della presenza di anidride solforosa e di solfiti (quando la loro concentrazione è superiore a 10mg/kg di uva) in quanto facenti parte di un elenco di sostanze dichiarate allergeniche. Possono essere sufficienti tracce di frutta a guscio, sesamo, sedano, senape, crostacei, uovo, lattosio, soia, arachidi per scatenare nel consumatore sensibile reazioni allergiche anche gravi. Per questo motivo in etichetta troviamo diciture come questa: «Possono essere presenti

tracce di frutta a guscio perché lavorate nello stabilimento». I polifosfati (E 452) sono una famiglia di additivi che hanno funzione stabilizzante, vengono aggiunti agli alimenti perché in grado di legare l’acqua dando un aspetto uniforme alla superficie del prodotto e un aspetto omogeneo al taglio. Svolgono anche una funzione antibatterica. Li troviamo nei formaggi fusi, nella fecola di patate, nelle carni in scatola, negli insaccati e spesso nei salumi cotti. Possono essere presenti anche in prodotti ittici surgelati e congelati. L’aggiunta di polifosfati permette di mantenere il turgore del prodotto perché viene trattenuta acqua (e naturalmente si ha un aumento di peso del prodotto). Un recente studio del Servizio Veterinario dell’Alto Adige dimostra che solo il 20% dei produttori di pesce surgelato dichiara l’aggiunta di polifosfati. I polifosfati interferiscono con l’assorbimento e il metabolismo di sali minerali (Calcio e Ferro) con conseguente calcificazione di tessuti molli, i reni soprattutto, inoltre ostacolano la fissazione del calcio, il che li rende sconsigliabili per bambini e per anziani con problemi di osteporosi. Concludiamo con qualche buona notizia: nessun problema se leggiamo in etichetta E 300 (acido ascorbico ossia la vitamina C), E 322 (lecitina di soia, un emulsionante), E 160 (carotene, un colorante arancione), E 200 (acido


Cosa mangiamo sorbico, un antimicrobico presente nelle sorbe), E 406 (agar agar, un’alga con proprietà addensanti). Un consiglio spassionato ai consumatori è quello di preparare personalmente i propri cibi, delegando il meno possibile alle industrie la nutrizione, e quindi la salute, dei propri cari.

Stefania Testa

È laureata in Scienze Agrarie a Piacenza. Si occupa da vent’anni di sicurezza alimentare e formazione nell’ambito dell’igiene degli alimenti. È insegnante di Kundalini Yoga e promuove stili di vita e alimentari rispettosi dell’ambiente.

Marina Mariani È laureata in Scienze Agrarie a Piacenza. Da 28 anni è docente di merceologia e legislazione sanitaria presso il Politecnico del Commercio di Milano. È autrice di testi didattici ed è a capo del progetto “I kaki nostri”, incentrato sulla coltivazione di piante da frutta senza l’uso di veleni e sulla produzione di confetture senza aggiunta di additivi (per informazioni: ikakinostri@libero.it).

Cosa leggere Marina Mariani, Stefania Testa Gli Additivi Alimentari Indagine su conservanti, edulcoranti, coloranti, addensanti e aromatizzanti Macro Edizioni, 2009

Bill Statham Cosa c’è davvero nel Tuo Carrello? Terre di Mezzo Editore, 2009

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Acqua e cibo: i tesori da salvaguardare Vita in fattoria

Angelo Francesco Rosso

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e crisi di varia natura che stiamo affrontando in questo periodo sono vissute male da molte persone. Io credo invece che siano un bene per l’umanità e la Terra perché la crisi economica e finanziaria potrà condurci a un nuovo mondo più equo e giusto, una volta crollato questo sistema, mentre quella energetica ci costringerà a convertirci alle rinnovabili, a dichiarare meno guerre per l’accaparramento dell’energia e a ridurre l’inquinamento. Quando si parla di privatizzare l’acqua o brevettare le sementi sono invece maggiormente preoccupato. Vivere senza soldi è possibile. Vivere senza petrolio è possibile. Vivere senza acqua e senza cibo no, nessuno è ancora in grado di farlo.

Privatizzare l’acqua

L’acqua deve essere un diritto garantito a tutti. Ho la fortuna di vivere in un

Vivere senza soldi è possibile. Vivere senza petrolio è possibile. Vivere senza acqua e senza cibo no, nessuno è ancora in grado di farlo

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posto ricco di acqua: la mia azienda agricola e un’altra decina di aziende e famiglie nei dintorni, avevano acqua da sempre gratis, attinta dalle sorgenti dei nostri terreni. Un giorno il Comune decide di dare l’acqua del territorio in gestione a una nota società privata per vendere quella stessa acqua – che fino a ieri era gratis per tutti – alle aziende, quantificando la fornitura erogata attraverso l’installazione di un contattore. Sembrava che volessero fare di tutto per toglierci questo bene prezioso, ma alla fine, la forza della comunità ha prevalso sugli interessi di pochi privati: grazie alla creazione di un consorzio per la gestione dell’acquedotto, all’installazione di un impianto a norma – costato diverse migliaia di euro – e altri lavori di adeguamento, siamo riusciti a far in modo che l’acqua rimanesse un bene per tutti e non diventasse una merce. Per tanti altri però non è andata allo stesso modo: da un giorno all’altro famiglie e aziende hanno visto spuntare contattori e arrivare bollette molto salate. In Italia, a seguito della privatizzazione della gestione degli acquedotti, a differenza di quello che è stato promesso da più parti, il costo dell’acqua è cresciuto costantemente mentre il servizio non è quasi mai migliorato, anzi in molti casi è addirittura peggiorato. Le stime attuali ci dicono che già oggi più di un miliardo di persone non ha accesso ad acqua potabile sicura, che 5000 persone al giorno muoiono a

causa dell’acqua insalubre e che nel 2030 la carenza di acqua potrebbe colpire 4 miliardi di persone, ossia metà della popolazione mondiale. Le multinazionali conoscono molto bene queste stime e con la complicità dei governi di tutto il mondo stanno cercando di accaparrarsi quanta più acqua possibile per aumentare sempre più i propri utili a scapito della popolazione che dovrebbe godere dell’acqua di diritto.

OGM e perdita di biodiversità

Secondo la scienza, tuttavia, quello che ci deve far più paura oggi non è la perdita di acqua quanto quella della biodiversità. Un mammifero su quattro, un uccello su otto, un anfibio su tre è a rischio estinzione. Le specie stanno scomparendo a un ritmo 1000 volte superiore a quello naturale compromettendo gli ecosistemi che permettono la vita sulla Terra. A causa dell’agricoltura industriale, non solo si estinguono specie selvatiche, ma sono già spariti tre quarti delle varietà di sementi selezionate in millenni di agricoltura. Il simbolo dell’agricoltura industriale di oggi sono gli Organismi Geneticamente Modificati (OGM), pensati per rendere i popoli ancora più dipendenti dalle multinazionali, interessate unicamente al proprio business, che riscuotono il diritto di brevetto a ogni ciclo riproduttivo della pianta, riuscendo in questo modo a controllare il mercato globale del cibo. Per rendersi conto di quello che combinano queste aziende, basta prendere ad esempio la Monsanto, leader mondiale nella produzione di OGM, nonché una delle aziende più controverse della storia industriale. Dalla sua fondazione nel 1901, la multinazionale di Saint Louis ha accumulato diversi processi a proprio carico, a causa della tossicità dei prodotti che impone al mercato. Negli anni è stata accusata di negligenza, frode, attentato a persone e cose, disastro ecologico e


sanitario e utilizzo di false prove. Eppure Monsanto continua inspiegabilmente a vendere i propri semi brevettati in tutto il mondo contribuendo all’impoverimento della biodiversità. Il problema causato dagli OGM è duplice: in prima battuta rendono i contadini dipendenti dalle multinazionali. Infatti, i semi non possono essere riprodotti, ma devono essere acquistati ogni anno pena la denuncia per violazione del brevetto. Va anche detto che normalmente le piante OGM sono volutamente sterili, quindi non sarebbe neanche possibile riprodurle. In più gli OGM acutiscono ancor più il problema della perdita di biodiversità perché sono sempre coltivati in monocultura. Basti pensare al prodotto OGM più diffuso al mondo: la Soia Roundup ready di proprietà sempre della Monsanto. Roundup ready vuol dire letteralmente che la soia è pronta per ricevere il Roundup, un potente erbicida. Dopo aver seminato il contadino distribuisce il Roundup (che gli viene venduto dietro promessa che in questo modo la soia crescerà bella rigogliosa) e ogni altra forma di essere vivente diversa dalla soia muore. Qualsiasi biologo sa benissimo che un tipo di agricoltura di questo tipo renderà ben presto il terreno un deserto, eppure coloro che si dichiarano pro-OGM continuano a sostenere l’innocuità di tale prodotto.

le uniche coltivazioni permesse sono il mais Mon810 e la patata Amflora (al momento queste coltivazioni non sono permesse in Italia) anche se in gran parte dei Paesi europei non si coltivano OGM. Questo però non vuol dire che ne siamo liberi: infatti ne importiamo grandi quantità dai Paesi produttori, soprattutto per l’alimentazione degli animali. Il Paese in Europa che utilizza maggiormente le sementi OGM è la Spagna mentre la Danimarca, così come molti altri stati, è fermamente contraria. Sconcertante è che sull’utilizzo dei prodotti OGM all’interno dell’Unione Europea non ci sia alcun obbligo di riportare l’informazione in etichetta, il che equivale a dire che non sappiamo se anche noi stiamo mangiando prodotti OGM o meno (per onestà devo dire che a volte è riportato nelle etichette. Per esempio pochi giorni fa sono andato al consorzio agrario e su alcuni mangimi era riportato a chiare lettere “contiene ogm”. Ho chiesto un prodotto senza ogm e avevano solo un tipo di mangime misto, molto caro, con riportato in etichetta ogm free). Nel nostro Paese sia le Regioni che le principali associazioni di categoria degli agricoltori (Coldiretti e Cia) si sono dichiarati contrari agli OGM, portando avanti una ferma opposizione nei confronti di queste coltivazioni e una decisa richiesta al governo di opporsi agli Qual è la situazione degli OGM in Italia? I Paesi che fanno maggiore uso di OGM OGM, nel rispetto della clausola di salvaguardia prevista dalla normativa europea. sono USA, Brasile e India. In Europa

La banca dei semi al Polo Nord

Il 26 febbraio del 2008 è stato ufficialmente inaugurato “il deposito sotterraneo globale di semi di Svalbard”, in un remoto arcipelago artico delle isole Svalbard, con la funzione di fornire una rete di sicurezza contro la perdita botanica accidentale del “patrimonio genetico tradizionale” delle sementi. I finanziatori dell’opera sono proprietari di multinazionali, governi e aziende private. L’obiettivo dichiarato dell’iniziativa è di garantire il completo affidamento fiduciario della maggior parte delle 21 colture più importanti della Terra, quali il riso, il mais, il frumento, le patate, le mele, la manioca, il taro e la noce di cocco con le loro varietà, garantendo così la diversità genetica.

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La fabbrica di uova

essere Animali

Il 90% delle galline ovaiole vive in gabbie di batteria, un sistema intensivo che prevede la reclusione di migliaia di galline in uno spazio più piccolo di un foglio di carta. Un’investigazione ne denuncia lo stato di sfruttamento

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egli ultimi mesi si è parlato molto della nuova direttiva europea per le cosiddette galline ovaiole che vieta in tutto il territorio nazionale i tradizionali allevamenti di gabbie in batteria e obbliga le aziende a installare le gabbie “arricchite”, di dimensioni maggiori e con alcuni arricchimenti ambientali. Ovunque si sono letti e sentiti proclami che dichiaravano l’inizio di un nuovo benessere per questi animali. Le galline libere in natura vivono in gruppo secondo precise regole sociali: hanno un forte bisogno di distendere le ali, muoversi e razzolare. Curano le loro penne, fanno regolari bagni di terra, depongono e covano le proprie uova nel nido. Questo è il vero benessere, mentre le gabbie, seppur arricchite, sono una forma di sfruttamento.

Allevamenti come prigioni

Noi di “essereAnimali” ci siamo impegnati in un’investigazione sul mondo degli allevamenti intensivi delle galline, che ormai sono

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considerate solo come una risorsa da mangiare o, come nel caso di tante altre specie, da scuoiare per farne vestiti o da utilizzare per la sperimentazione di farmaci, per mettere in evidenza il metodo di sfruttamento e le condizioni al limite della sopravvivenza di queste bestie. Da quest’investigazione è nato il progetto Fabbriche di uova, che tra dicembre 2011 e febbraio 2012 ci ha portati a fotografare e filmare circa il 10% degli allevamenti di galline ovaiole in Emilia Romagna – rintracciati grazie alla lettura dei codici stampati direttamente sulle uova – la seconda regione in Italia nella produzione di uova con 8 milioni di galline allevate in 213 aziende. Se pensiamo che dietro a questi numeri vi è il dolore e l’angoscia di ogni singolo animale vi è da inorridire a leggere i dati nazionali: 50 milioni di galline rinchiuse in 38000 aziende, molte di queste con capienze inaudite, capaci di contenere migliaia di animali. Abbiamo volutamente visitato ogni metodologia di allevamento, anche

quelli definiti biologici e ritenuti più attenti al rispetto degli animali e ovunque abbiamo trovato esemplari morti, agonizzanti e sofferenti. Le uova vendute al supermercato possono provenire da quattro diverse tipologie di allevamento: in gabbie arricchite (anche se tuttora moltissime strutture non si sono adeguate e ancora utilizzano le vecchie gabbie); a terra, dove le galline sono rinchiuse all’interno dei capannoni; all’aperto, con incluse piccole aree esterne recintate dove però le galline passano pochissimo del loro tempo e biologico, che oltre ad avere questo spazio esterno utilizza mangimi biologici. Gli allevamenti che abbiamo visitato sono illuminati quasi costantemente per stimolare l’appetito, e tutto è automatizzato, dalla somministrazione del cibo alla pulizia; durante la nostra ricerca non abbiamo mai trovato animali in stato di benessere, appagati della loro vita, ma abbiamo trovato esseri snaturati. Ci sembrava di entrare ogni volta in vere e proprie “fabbriche” a servizio dell’essere umano sia che si trattasse di allevamenti in gabbia, dove le grate metalliche causano gravi infezioni e malformazioni alle zampe e il sovraffollamento è indescrivibile, sia che fossero quegli allevamenti che dovrebbero avere più attenzione per gli animali. Nemmeno qui invece cambia la concezione che si ha dell’animale, utilizzato fino all’inevitabile “calo di produzione” che nelle galline avviene dopo uno o al massimo due anni di una vita vissuta senza conoscere la libertà, ma solo imposizioni e sofferenza. Nel momento in cui non producono più, diventano carne da macello, rimpiazzate da altre galline.

Uova a caro prezzo

Sin dalla schiusa delle uova, che avviene artificialmente in incubatoi appositi, la vita dei pulcini è qualcosa di incredibile. Alla nascita


Autoproduzione alimentare

Leggere l’etichetta delle uova L’allevamento di produzione delle galline si riconosce dal codice che per legge deve essere stampato sulle confezioni e sulle uova stesse. Ne esistono di quattro tipi: • uova da agricoltura biologica codice 0 • uova da allevamento all’aperto codice 1 • uova da allevamento a terra codice 2 • uova da allevamento in gabbia codice 3 Sulle confezioni si possono trovare anche le diciture “uova da allevamento in gabbia”, scritto per lo più piccolo, in modo quasi illeggibile, e “uova di fattoria” o “uova di campagna” che non corrispondono a reali spazi di libertà che le galline dovrebbero avere.

Durante la nostra ricerca non abbiamo mai trovato animali in stato di benessere, appagati della loro vita, ma abbiamo trovato esseri snaturati un addetto specializzato seleziona il loro sesso, se maschi verranno subito uccisi, perché inutili da un punto di vista economico, mentre le femmine diventeranno appunto galline ovaiole, da lì a pochi giorni subiranno l’amputazione del becco che comporterà per sempre in questi animali gravi disagi e fastidio costante. Si tratta di una pratica ignobile definita necessaria per prevenire l’aggressività che si manifesterà a causa delle insopportabili condizioni di vita, al limite della sopravvivenza. Quando cominceremo a provare empatia anche per questi animali forse non sarà più necessario distinguere fra i vari metodi di

allevamento, ma metteremo in discussione l’allevamento stesso. Questo è il messaggio che con la nostra investigazione speriamo di aver contribuito a divulgare: non abbiamo voluto puntare il dito contro una singola azienda produttrice di uova in particolare né commentare l’inadempienza di certe strutture alle leggi, quanto gettare un po’ di luce su quello che si nasconde dietro all’industria animale e dietro a una mentalità che vede l’essere umano al di sopra di tutte le altre specie che abitano questo pianeta. Una mentalità che deve essere superata.

essere Animali - diverse specie un solo pianeta Il gruppo essereAnimali si impegna per portare alla luce molti aspetti del nostro mondo che troppo spesso vengono tenuti nascosti: dalle torture a cui sono costrette innumerevoli specie animali per soddisfare i consumi della società, agli abusi sugli ambienti naturali perpetrati dallo stile di vita umano e civilizzato in ogni angolo del pianeta. Nel concreto il gruppo segue e supporta uno stile di vita vegan, rifiutando di consumare e acquistare prodotti che implicano lo sfruttamento, la segregazione e la morte di altri animali. Critica l’industrializzazione e il consumismo contrapponendovi l’autoproduzione e l’autosostentamento. Per informazioni: web: www.essereanimali.org mail: info@essereanimali.org

facebook: www.facebook.com/essereAnimali tel: 342 18 94 500

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Autoproduzione non alimentare

Pulizie ecologiche Ecco alcune semplici ricette per pulire senza usare prodotti chimici

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el 2003, Greenpeace ha dato vita a un database intitolato Chemical Home (Casa chimica). Il suo scopo era di dimostrare come fosse possibile sostituire i prodotti chimici per le pulizie della casa potenzialmente nocivi con alternative naturali più sicure. Dal 2006 in avanti, mol­ te aziende hanno effettivamente sviluppato diversi prodotti alternativi più efficaci e più sicuri; ma rimane comunque ancora molto lavoro da fare in questo senso. La nostra predilezione per le formule anti-batteriche chimiche e il nostro eccesso di pignoleria riguardo l’igiene delle nostre case, a mio avviso, sono le basi dell’attuale inde­bolimento del nostro sistema immunitario. Anche se siete dei maniaci dell’igiene, provate l’approccio “non-chimico” per un breve periodo e godetevi l’assenza di sostanze tossiche per le puli­zie, per le quali tutti quanti noi spendiamo decisamente troppo denaro e che sono assolutamente superflue.

Cosa leggere Cristina Strutt Guida Pratica alla Casa ecologica Arianna Editrice, 2011

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Estratto da Guida alla casa ecologica

Strofinacci imbevuti nel succo di limone Sia che utilizziate strofinacci di cotone – o pezze, tovaglioli o tovagliette per il tè – nuovi o riciclati, con questo metodo potrete pulire i vostri mobili senza ricorrere a prodotti chimici spray. Preparate prima diversi stracci e riponeteli pronti per l’uso. Ricordatevi di lavare o di far bollire gli strofinacci con regolarità, ogni volta che li avrete adoperati e di trattarli nuova­mente con olio e succo di limone. Avete bisogno di: • acqua • aceto bianco distillato • olio di limone o d’oliva • strofinacci

di tessuto • limoni • barattoli a chiusura stagna o con coperchio a vite

Preparare una soluzione di due parti d’acqua, due di aceto e due goccie di olio di limone o di oliva, immergetevi gli strofinacci e strizzateli bene per eliminare l’eccesso di liquido e poi lasciateli inumidire. Tagliate la scorza di diversi limoni, in base a quanti strofinacci volete trattare, e posatene un paio di pezzi su ogni strofinaccio inumidito. Piegate, o arrotolate, ogni strofinaccio e mettetelo in un barattolo per marmellata pulito, con l’aggiunta di un altro pezzo di buccia di limone. Il contenitore deve essere a tenuta stagna e avere un coperchio a vite.

Prova anche queste ricette per pulire: Scarico del water

Per deodorare lo scarico del water, metteteci dentro una tazza d’aceto e lasciatela lì per mezz’ora; dopodiché fatevi passare dell’acqua fredda corrente. Una mistura di aceto e bicarbonato di sodio farà un lavo­ro ancora più approfondito ed efficace. Mettete due cucchiai da tavola di bicarbonato di sodio nel

buco di scarico e poi aggiungete mezza tazza d’aceto, lasciate il tutto per 20 minuti, poi sciacquate con acqua fred­da per un minuto.

Insetti

Se avete problemi con gli insetti (pesciolini d’argen­to, formiche ecc.), passate sulle superfici della cucina dell’aceto non diluito, per scoraggiarne le visite; questa operazione avrà anche funzione di disinfestazione.

Macchie di vino rosso

Pulite le macchie immediatamente con un panno soffice e umido, e poi passateci sopra una spugna im­bevuta di aceto non diluito, finché le macchie non se ne saranno andate.

Cucina e bagno

Quando è unito con l’acqua, il bicarbonato di sodio dà origine a una soluzione alcalina in grado di elimina­re l’unto e lo sporco dalla maggior parte delle superfici della cucina e del bagno. Se utilizzata secca, è molto efficace come polvere abrasiva; mescolata con aceto bianco distillato diventa anche più potente.

Bucato

Per ridurre la quantità di detersivo in polvere per il bucato e renderlo più efficace, sostituite la metà della dose normale dello stesso con bicarbonato di sodio. Il detersivo per bucato in polvere contiene meno della metà degli agenti chimici rispetto alle versioni liquide.

Macchie sui materassi

Per rimuovere le macchie sui materassi, create un impasto fluido di bicarbonato di sodio e acqua e appli­catelo sulla parte sporca. Lasciate asciugare, in modo che la pasta penetri nei tessuti; dopodiché, eliminatela. Il bicarbonato di sodio deodorerà il materasso.


Fare da sé

Sole sulla pelle Preparare e proteggere la pelle dal sole con prodotti vegetali fatti in casa Lucilla Satanassi

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ruciacchiarsi al sole non era un’usanza popolare, anche se negli ultimi 50-60 anni è diventata una esigenza collettiva del popolo di pelle bianca. Non possiamo per questo ricercare in antichi ricettari a base di erbe, o in storiche ricette della nonna tramandate per via orale, perché di fluidi, oli o estratti utili ad accompagnare lunghe esposizioni ai soli cocenti non ce ne sono. Si tratta di modernità, atti un pò bruschi, se non violenti e smisurati a cui sottoponiamo un corpo che tutto l’anno rimane imbavagliato in calze, cinture, abiti attillati, e che oltre a non vedere mai la luce del giorno, non riceve neppure un pò di brezza di aria in movimento. Così come le piante ci raccomandano di riscoprire una naturalità più autentica anche in queste mode collettive nei confronti delle quali semplici preparati vegetali non possono (per fortuna) arginare tutti gli effetti collaterali di atteggiamenti un poco malsani. Quindi è molto importante agire con naturalità e buon senso e anche le piante, con semplici preparazioni, renderanno piacevole l’incontro del

sole con la nostra pelle. Per godere appieno dei benefici della tintarella bisogna affrontare i tre momenti più importanti della cura della pelle: 1) preparare la pelle al sole, 2) proteggere la pelle sotto il sole, 3) coccolare la pelle dopo il sole.

(Erba Medica), sono una via a portata di mano. È proprio con le Carote che si può preparare un ottimo olio da applicare sulla pelle in preparazione all’esposizione purché esse siano bio e fresche.

Preparare la pelle al sole

L’oleolito si prepara con il metodo del sole con le radici della Carota coltivata. Le proprietà della Carota, soprattutto le vitamine A ed E, possono essere trasferite all’oleolito. La radice viene finemente grattugiata e umettata con alcool puro in rapporto 10:1, cioè se abbiamo 50 g di carota mettiamo 5 g di alcool. Quindi si aggiunge olio di oliva o jojoba in rapporto 1:5. Poiché la Carota contiene molta acqua teniamo l’oleolito al sole per 10-15 giorni evitando la formazione di muffe e di irrancidimenti con macerazioni prolungate. A 100 ml di oleolito, una volta filtrato, possiamo aggiungere 50 ml di olio di albicocca e i seguenti oli essenziali puri e bio: 10 gocce Finocchio, 10 gocce di Carota Selvatica semi, 5 gocce di Geranio. Applichiamo una volta al giorno

Preparare la pelle al sole è più importante di quanto si pensi. È necessario rendere la pelle più resistente al dannoso attacco degli UVB, e questo lo possiamo fare principalmente aumentando le sostanze a effetto antiossidante. Ci sono alcune piante che, con il loro funzionale contenuto di antiossidanti, migliorano la pigmentazione della pelle e riducono la secchezza cutanea. Tutti i vegetali con un carico color arancio e giallo oro sono ricchi di beta-carotene a cui possiamo chiedere aiuto per preparare la nostra pelle. In insalate primaverili chiaramente Carote a non finire, arricchite di Tarassaco (foglie e fiori), Cicoria, Rucola selvatica, cime di Finocchio, Calendula fiore, Nasturzio fiori e foglie (Erba Cappuccina) e germogli di Lepidium e Alfa Alfa

Come si prepara un oleolito di Carota

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Fare da sé

Giornata di riconoscimento di erbe spontanee con Lucilla Satanassi alla Fattoria dell’Autosufficienza Corso gratuito per i soci, per gli altri partecipanti è richiesta l’iscrizione all’associazione (10 euro). Info Elena Parmiggiani La Fattoria dell’Autosufficienza S.a.r.l. Località Paganico snc, 47021 Bagno di Romagna (FC) E-mail: elena@autosufficienza.com

15-20 giorni prima dell’ esposizione quest’olio massaggiando ben bene così che venga assorbito in profondità.

Proteggere la pelle sotto il sole

Lo scopo di semplici preparati da utilizzare durante l’esposizione è quello di avere una discreta protezione solare con un’altissima dermo-compatibilità, un’ottima biodegradabilità e un basso impatto ambientale, quando invece la maggioranza dei solari sono puri veleni per l’ambiente. Con semplici preparati vegetali possiamo aumentare la concentrazione di antiossidanti per contrastare e ridurre i radicali generati sotto il sole, favorire le difese immunitarie cutanee per proteggere e rigenerare la pelle dai danni dei raggi UV. Ecco per voi una vera delizia di olio-acqua e fiori di Bach da spruzzare sul corpo durante l’esposizione: migliorerà l’idratazione e la pelle sarà anche

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nutrita e calmata. Dunque, munitevi di una bottiglia da 200 ml con vaporizzatore. In metà bottiglia mettete acqua di Lavanda o di Rosa (100 ml circa) e: 7 gocce di Vervain, 7 gocce di Beech, 7 gocce di Walnut. Agitate bene e poi aggiungete questa composizione che avrete miscelato a parte: 20 ml di Olio di Sesamo, 40 ml di Olio di Cocco (sciolto a bagnomaria), 20 ml di oleolito di Elicriso, 5 gocce di Olio essenziale di Camomilla Blu. Quando avrete miscelato gli oli fra loro aggiungete questa seconda fase nella boccetta. L’effetto sarà bello, avrete nella parte inferiore la fase acquosa ben preservata e sopra la nutriente fase oleosa che galleggerà con grazia. Al momento dell’uso agitate e spruzzate. Si manterrà per almeno 6-10 mesi. La frequenza delle applicazioni determina il grado di protezione.

avvenuta da applicare dopo la doccia: oleolito di Iperico 10 ml, oleolito di Aloe 10 ml, burro di Karité 80 g (sciolto a bagnomaria). Miscelate bene gli oli fra loro e aggiungete subito: OE Lavanda vera 10 gocce OE Citronella 5 gocce, OE Vaniglia 10 gocce. Mescolate e mettete in un vasetto da crema. Se tenete al fresco il liquido si compatterà in un morbido burro. Questa preparazione si preserva in luogo fresco per almeno un anno. La si può applicare dopo la doccia, calmerà eventuali arrossamenti e renderà la pelle luminosa, morbida e aiuterà a mantenere di un bel colore ambrato la vostra tintarella. Godetevi il sole con naturalezza, nutrite la pelle con autenticità e sorridete all’ambiente perché il vostro tocco sarà leggero.

Coccolare la pelle dopo il sole

Buona Estate!!

Per ultimo; una coccola idratante e calmante per il corpo a esposizione


Fare da sé

Lucilla Satanassi

Da sempre votata alla passione e all’incanto per le piante si laurea in scienze agrarie con una tesi sperimentale sull’utilizzo delle erbe in agricoltura. Appassionata ricercatrice, tiene corsi in tutta Italia come esperta di agricoltura biologica, naturopata e floriterapeuta e rappresenta un punto di riferimento autorevole e lungimirante per tutti gli appassionati e operatori nel settore della fitopreparazione ed erboristeria. Dall’incontro di vita e d’amore tra Lucilla a Hubert Bösch nasce alla fine degli anni Ottanta l’azienda Remedia: Hubert e Lucilla realizzano insieme il sogno comune di coltivare, raccogliere e trasformare piante medicinali per il benessere, la salute e la bellezza, lavorando in totale armonia con le leggi della Natura. Oggi Remedia rappresenta una vivace e stimata realtà, che continua a scegliere di restare “a misura d’uomo”.

Remedia Coltivazione biologica e trasformazione di piante officinali Via Laghetti 38, Fraz. Quarto 47027 – Sarsina (FC) Tel. e Fax. 0547-95352 o 0547-698068 www.remediaerbe.it ordini@remediaerbe.it info@remediaerbe.it

Cosa leggere Lucilla Satanassi, Hubert Bösch Erbe Buone - DVD Conoscerle, utilizzarle e trasformarle in ricette per la salute Macrovideo - 2010

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Energia

Dimezzare i consumi

raddoppiando il comfort con il climatizzatore radiante a soffitto Ugo Brollo – Ecolabio

Nel numero precedente di «ViviConsapevole» abbiamo visto come siano diversi i vari sistemi di riscaldamento e raffrescamento (climatizzazione degli ambienti); dagli impianti a termosifoni, ai termoconvettori, fino agli impianti a irraggiamento (radianti) e abbiamo anche visto come un impianto radiante posizionato a soffitto o a parete possa fornire delle prestazioni nettamente superiori rispetto a un impianto a pavimento e a qualunque altro tipo di sistema

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li impianti radianti, però, non sono tutti uguali, ma, anzi, possono avere caratteristiche talmente diverse da produrre risultati molto distanti fra loro. Vediamo più nel dettaglio differenze e caratteristiche.

Com’è fatto un impianto radiante?

Volendo semplificare drasticamente il concetto, possiamo dire che un impianto radiante generalmente è costituito da un sistema di tubazioni in cui circola un fluido vettore (per gli impianti ad acqua, di cui ci occuperemo in questo numero) o da una rete di conduttori elettrici (per gli impianti elettrici, appunto). Queste tubazioni, in genere, sono annegate in un massetto (a pavimento) o nell’intonaco (parete o soffitto). Più raramente sono integrate direttamente

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nella parte strutturale della parete. Queste ultime tipologie sono state ampiamente utilizzate dagli antichi Romani, che facevano passare flussi di aria calda nelle intercapedini dei pavimenti delle stazioni termali e nei pavimenti e nelle pareti delle ville signorili e dei palazzi pubblici. Questo sistema si è sviluppato nel tempo, arrivando a proporre, in tempi più recenti, soluzioni che prevedevano la realizzazione di pareti divisorie o contropareti perimetrali, perlopiù realizzate in mattonelle di argilla cruda o cotta, dotate di tubazioni in rame posizionate a serpentina al loro interno durante la costruzione. Il fluido

circolante riscaldava per conduzione la parete che, a sua volta, emetteva il calore per irraggiamento verso gli ambienti confinanti. Si trattava di un tipo d’impianto piuttosto impegnativo da realizzare (richiedeva l’operatività contemporanea di muratori e idraulici), sicuramente efficace e caratterizzato da una grande inerzia termica (spesso voluta, altre volte subita). L’evoluzione dei sistemi costruttivi e impiantistici ha consentito di spostare l’impianto a fluido vettore dall’ipocausto (usato nel sistema Romano) al massetto di distribuzione del pavimento, come pure dal cuore della parete allo strato d’intonaco.


Energia

Un impianto radiante generalmente è costituito da un sistema di tubazioni in cui circola un fluido vettore (per gli impianti ad acqua) o da una rete di conduttori elettrici (per gli impianti elettrici, appunto)

Si sono cominciate a posare nei pavimenti tubazioni prima in rame e poi in materiale plastico, annegate appunto in un massetto di circa sette centimetri di spessore. Il posizionamento, prima a doppia spirale, poi a settori e infine a pannelli precostruiti, normalmente interessa l’intera superficie disponibile, per compensare la schermatura prodotta da mobili, tappeti e oggetti vari. Allo stesso modo, sulla parete si sono iniziate ad applicare tubazioni in rame o in materiale plastico, prima a tubo continuo e poi a pannello. Anche sulla parete, però, era necessario l’annegamento dell’impianto in uno strato di intonaco da tre-quattro centimetri. Per poter applicare l’impianto a soffitto si è dovuto quindi attendere la disponibilità di impianti con tubazioni di diametro ridotto, massimo 8-10 mm e passo di 100 mm, per non trovarsi nella necessità di dover caricare troppo il solaio con l’intonaco. Ai giorni nostri abbiamo, invece, la possibilità di utilizzare pannelli con tubazioni da 3,35 mm di diametro e passo 15 mm, che consentono di annegare l’impianto negli ultimi 10 mm di intonaco o appena dietro le piastrelle di ceramica.

Vantaggi dell’impianto capillare

Riducendo il diametro dei conduttori e installando un impianto con

un passo 15 mm in uno spessore d’intonaco di 10 mm abbiamo dei vantaggi notevoli. Se poi oltre a questo impostiamo la temperatura di mandata del fluido vettore a 35,5 °C otteniamo un’erogazione di calore verso l’interno del locale pari a 98 W/ m2. Se consideriamo la parete come un materiale omogeneo la cui trasmittenza complessiva (U) sia pari a 0,36 W/ m2K, otteniamo una dispersione verso l’esterno di 14 W/m2. Ciò vuol dire che la capacità di resa dell’ambiente interno sarà estremamente elevata. Se invece utilizziamo un impianto non capillare, con tubazioni aventi passo 100 mm e sezione di 10 mm installati sotto uno strato d’intonaco di 25 mm, a parità di temperatura di mandata otteniamo solo 66 W/m2 di resa verso l’ambiente riscaldato, quindi la resa sarà minore. Per avere 98 W/m2 con questo impianto dobbiamo aumentare la temperatura di mandata a 41,3 °C. Ma ciò comporta una dispersione verso l’esterno di 16 W/m2 e, soprattutto, un notevole aumento

dei consumi e quindi dei costi di riscaldamento. In sostanza, un impianto capillare ha una superficie di scambio molto più ampia di un impianto convenzionale, può essere installato in prossimità della superficie esterna ed ha quindi un rendimento più elevato. Le temperature di mandata in riscaldamento degli impianti più prestanti sono scese notevolmente negli ultimi anni, tanto che si possono realizzare impianti che lavorano a 25-26 °C in riscaldamento e 16-17 °C in raffrescamento. E in effetti, anche l’esperienza maturata in questi ultimi dieci anni conferma che un impianto capillare, lavorando in riscaldamento con temperature di mandata inferiori di 10 °C rispetto agli impianti a pavimento convenzionali, a parità di coibentazione del fabbricato e di superficie riscaldata consuma normalmente il 50% in meno.

Scaldare con il sole

A questo punto, avendo ridotto drasticamente le esigenze energetiche per la climatizzazione dei nostri

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Energia

Energia

Un impianto capillare ha una superficie di scambio molto più ampia di un impianto convenzionale, può essere installato in prossimità della superficie esterna ed ha quindi un rendimento più elevato

ambienti, per produrre l’energia necessaria al funzionamento possiamo ricorrere a tecnologie che utilizzano fonti rinnovabili disponibili in grandi quantità, come, per esempio, il sole. Un collettore solare termico ad alta efficienza (pannello solare a tubi sottovuoto) può portare anche in inverno la temperatura del bollitore a 50 °C, ben oltre quanto necessario per un impianto con una temperatura di mandata di soli 26 °C e può quindi fornire buona parte dell’energia richiesta. Poi, dove non arriva il collettore solare termico, o per utilizzare l’impianto in raffrescamento, una piccola pompa di calore alimentata da un semplice (e contenuto) impianto fotovoltaico (collegato alla rete pubblica con funzione di accumulatore per disporre dell’energia quando necessaria), ci permette veramente di realizzare un edificio energeticamente autonomo e a CO2 = ZERO.

Temperatura operante e area di comfort La temperatura che percepiamo in un locale (temperatura operante) è data da due fattori principali, che condizionano anche la nostra sensazione di benessere: la

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temperatura dell’aria e la media delle temperature radianti delle superfici che ci circondano. Se, per esempio, le pareti della stanza non superassero i 12 °C, dovremmo compensarle con l’aumento della temperatura dell’aria fino a 26 °C per rimanere nella zona di comfort (ma comunque la sensazione che riceveremmo sarebbe di freddo su tutto il corpo e caldo soffocante in faccia). Se portassimo invece la temperatura delle superfici a 20 °C, basterebbe una temperatura dell’aria di 18 °C perché la sensazione di benessere diventi immediatamente elevata. E in effetti, questo è esattamente ciò che fanno gli impianti radianti. Lo stesso principio, poi, viene applicato nella fase di raffrescamento: se d’estate l’aria dei locali raggiunge temperature troppo elevate, abbiamo due soluzioni: raffreddarla attraverso l’utilizzo di getti di aria fredda, o abbassare la temperatura delle superfici, compensandola ed evitando di produrre sgradevoli e fastidiose correnti d’aria. Un impianto radiante a soffitto è in grado di creare esattamente questo effetto, riproducendo quelle piacevoli condizioni che si riscontrano nelle antiche chiese con spesse murature in pietra.

Architetto Ugo Brollo Ecolabio L’architetto Ugo Brollo è il fondatore di Ecolabio, l’azienda in cui la cultura e la pratica dell’abitare naturale sono, da sempre, l’elemento fondamentale dell’attività. La sua struttura, si compone di uno studio di architettura, di un gruppo di formazione e di progettisti d’interni e di tecnici della bioedilizia, che mettono a disposizione la loro professionalità per individuare le soluzioni e i percorsi migliori e rispondere alle esigenze dei propri utenti. Per maggiori informazioni: www.ecolabio.it. Recentemente, da questa esperienza è nato un importante progetto volto a creare un circuito del mondo sostenibile, che mette in contatto operatori, associazioni, aziende e utenti sensibili a questo tema, e che trova visibilità nel portale www.ecolabioworld.org.


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Energia

Vivere

a basso consumo

Una casa in legno sulle colline romagnole e una famiglia all’insegna dell’efficienza energetica

V

i racconto l’esperienza di una giovane famiglia che ha scelto di allontanarsi dai ritmi, dai rumori e dall’inquinamento della vita cittadina e, con il mio aiuto, di costruirsi una casa in legno, ad alta efficienza energetica, immersa nel verde delle colline cesenati. Ciao Paolo, con tua moglie Sandra e la vostra bambina vi siete da poco trasferiti nella vostra nuova casa. Che cosa vi ha spinto a cambiare così radicalmente il vostro modo di vivere, lasciando una città bella e vitale come Ravenna per isolarvi nelle colline di Cesena? Il nostro sogno era davvero quello di cambiare vita, in quanto sia io che mia moglie, venendo da una adolescenza vissuta in campagna, non siamo proprio riusciti ad abituarci alla vita di città, neppure

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nella bellissima Ravenna. Il luogo che abbiamo scelto per la nostra nuova casa ci regala pace e tranquillità, ma non ci sentiamo assolutamente isolati. L’unica scomodità deriva dal fatto che io continuo a lavorare a Ravenna, anche se con un mio collega di Cesena ci alterniamo l’auto e questo mi rende decisamente meno monotona la vita da pendolare. Che cosa vi ha colpito del piccolo paesino di Luzzena, così da decidere di costruirci la vostra casa? Sicuramente il bellissimo panorama: è come se la casa fosse posizionata su un terrazzo naturale dal quale si può ammirare tutta la vallata. Il paesino di Luzzena in sé è costituito da poche case, una chiesa e un ristorante (di ottima qualità), quindi

Luigi Foschi niente di speciale. Quello che ci ha effettivamente attirato è stata la possibilità di costruire una casa indipendente su 3000 metri di terreno con un prezzo accessibile per le nostre possibilità economiche. Avete scelto di costruire la vostra abitazione in modo particolare: è totalmente in legno e con innovativi accorgimenti energetici. Puoi spiegarci quali? Non utilizziamo combustibili né per il riscaldamento né per cucinare, infatti è tutto elettrico. Produciamo l’elettricità che ci serve per l’8090% dai pannelli fotovoltaici e i pannelli solari termici ci riscaldano l’acqua sanitaria. L’impianto di riscaldamento/raffreddamento è sostanzialmente costituito da un condizionatore con pompa di calore che riscalda o raffredda l’aria che


Energia

viene distribuita nei vari ambienti con tubazioni flessibili a parete. L’aria circola grazie ad un elemento ventilante e, attraverso uno scambiatore di calore, l’aria che viene espulsa dall’abitazione cede quasi tutte le calorie (95%) all’aria pulita che viene immessa dall’esterno.

Il luogo che abbiamo scelto per la nostra nuova casa ci regala pace e tranquillità, ma non ci sentiamo assolutamente isolati

Vivete in questa casa da 12 mesi, quali sono le differenze più evidenti fra il vivere in una abitazione costruita in questo modo rispetto alla vostra casa di prima? Sicuramente la sensazione di calore che ci dona il legno e l’umidità praticamente inesistente

Caratteristiche tecniche della casa L’obiettivo iniziale comune era quello pavimentazione in tutta la casa. collegata all’impianto fotovoltaico, di realizzare un fabbricato a basse • Usare la falda del tetto esposta a Sud che permette anche di avere acqua emissioni con massima efficienza come base per il posizionamento di calda e fredda. energetica. Partendo dal presupposto pannelli solari termici e fotovoltaici, • Avere acqua calda sanitaria in quanche dovevamo soddisfare le esigenze per una potenza totale di 6 Kw. tità grazie all’utilizzo di pannelli di una famiglia composta da 3 persone • Prevedere, per il sistema di riscalsolari termici con accumulo di 500 si è deciso di: damento e raffreddamento, una litri d’acqua. • Orientare il fabbricato in modo da serie di bocchette di ventilazione in • Utilizzare anche l’acqua del vecchio non avere nessuna apertura sulla ogni stanza. Le bocchette generano pozzo collegandolo agli impianti facciata Nord, privilegiando inveun ricambio di aria costante negli della casa grazie a un filtro di purice le aperture (con grandi vetrate) ambienti, senza bisogno di aprire le ficazione. nelle facciate esposte a Sud. finestre, azzerando così le disper• Progettare un fabbricato a un piano sioni invernali. Attraverso l’analisi Il fabbricato è stato quindi valutato da (per un totale di m2 150) con strutdi un termostato e l’ausilio di una un tecnico certificatore come CLASSE tura portante in legno, isolato con pompa di calore, l’aria che entra energetica A con un indice termico di 37 materiali ecologici con elevate predalle bocchette viene riscaldata in kWh/m2/anno. Basta pensare che una normale abitazione (a parità di costi di stazioni, quali la fibra di legno, inverno e rinfrescata in estate. usata sia in parete che a soffitto. • Garantire il riscaldamento/raffre- costruzione) in media ha invece queste • Posare una platea in legno, anziché scamento della casa grazie all’in- caratteristiche: CLASSE B o inferiore in cemento armato, che funge da stallazione di una pompa di calore, con indice termico di 60 kWh/m2/anno.

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Energia sono le differenze più evidenti. Poi la comodità di avere una casa a un solo piano, con tetto in legno a vista, rispetto ai tre piani di prima, rende tutto più confortevole! Ci sono stati problemi burocratici nelle richieste di permessi per la costruzione di una casa di questo tipo? Nel nostro caso no, abbiamo presentato in Comune il progetto della casa con le pareti esterne intonacate e non ci sono stati problemi. Questo ci permette anche di evitare la normale manutenzione che le pareti in legno di solito richiedono. Il risultato estetico finale è davvero ottimo, la vostra è la casa che molti sognano: ecologica, autosufficiente e immersa nel verde. Puoi dirci se a livello economico è stata conveniente?

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Direi di si anche se rispetto al preventivo iniziale purtroppo i costi sono aumentati in corso d’opera, ma i preventivi difficilmente tengono conto di tutto e gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo!

I costi della casa al vivo Fabbricato in legno di m2 150: 150.000 € Impiantistica: 18.000 € Elettricista: 3.500 € Pannelli solari e fotovoltaici: 32.000 € (il costo si ammortizza con la produzione in 7/8 anni) Fondazioni: 20.000 € Fogne: 6.000 € Allacciamenti: 1.500 € (acqua + elettricità) Movimentazione terra: 3.000 € Totale € 234.000

Luigi Foschi Geometra e arredatore d’interni, appassionato di bioedilizia e costruzioni a impatto zero, da circa 15 anni lavora nel settore dell’edilizia. Avendo sperimentato diversi sistemi di risparmio energetico e bioedilizia nella propria casa, propone ai suoi attenti clienti soluzioni ideali per il vivere naturale. Recentemente ha completato il corso “Costruire intelligente” di Eco Education in collaborazione con CasaClima (Bolzano), iniziando così il percorso da Consulente CasaClima. Riceve nel suo studio a Cesena (FC). Per informazioni e consulenze: geom.foschi@libero.it Cell. 339 5733261


Comunità consapevole

La spesa che fa bene alla Terra

U

n gruppo d’acquisto solidale, o più familiarmente GAS, è formato da un insieme di persone che decidono di incontrarsi per acquistare all’ingrosso prodotti alimentari o di uso comune, da ridistribuire tra loro. Il valore di fondo è la solidarietà non solo nei confronti degli altri membri del

La redazione gruppo ma anche verso i piccoli produttori da cui acquistano i beni alimentari e non, fino ad abbracciare un concetto più ampio e globale del termine che comprende il rispetto per l’ambiente, per i popoli del sud del mondo e per tutti coloro che subiscono delle ingiustizie a causa di questo modello di sviluppo aggressivo. Dal 1994, anno della nascita del

primo gruppo a Fidenza, i GAS ne hanno fatta di strada, soprattutto se si pensa che oggi in Italia si contano più di 800 gruppi censiti (qui si trova la lista completa censita da retegas http://retegas.org/index. php?module=pagesetter&tid=3). Si tratta di una realtà molto variegata, dato che un gruppo di acquisto nasce spontaneamente e per svariati motivi – anche se alla base molto

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Comunità consapevole spesso c’è la critica profonda verso il modello di consumo e di economia globale – fra conoscenti o amici che decidono di trovare un’alternativa praticabile subito fino ad allargarsi a tutti coloro che ne condividono i valori e la visione. È un mondo che contagia e che è in continua espansione, collegato da una rete che serve ad aiutare i vari gruppi a diffondere questa esperienza attraverso lo scambio di informazioni. Anche le dimensioni dei gruppi variano molto: si stima che un GAS medio comprenda in genere 25 famiglie, corrispondenti a 100 consumatori. Secondo queste stime, il numero di persone che in Italia fa parte di un GAS è circa 160.000, ovvero circa 40.000 famiglie. La spesa media per famiglia è stimata intorno ai 2000 euro l’anno.

Che cosa caratterizza un GAS?

Chi pensa che far parte di un GAS voglia dire solo risparmiare sulla spesa si sbaglia – rischiando di far arrabbiare i gasisti – poiché non nascono per dare una risposta diretta al carovita. Il prezzo è importante per chi deve acquistare, ma fondamentale è la volontà di non voler risparmiare sulla pelle di chi lavora o sui produttori o ai danni dell’ambiente circostante. Ogni GAS quindi ha ferrei metodi di selezione dei propri fornitori, così come ogni gruppo decide autonomamente i criteri di consegna della merce e stabilisce il prezzo con il fornitore. Non esiste un codice universale anche se negli anni si sono individuate delle linee guida sintetizzate in piccolo, locale e solidale. Il biologico è uno dei criteri con cui si sceglie di acquistare, ma non è l’unico: si guarda anche al sostegno delle cooperative sociali, alla quantità di imballaggio impiegata, alla vicinanza territoriale, alla stagionalità e alle dimensioni del produttore. Quella dei Gas non è quindi una

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Dal 1994, anno della nascita del primo gruppo a Fidenza, i GAS ne hanno fatta di strada, soprattutto se si pensa che oggi in Italia si contano più di 800 gruppi censiti

scelta pauperista ma l’insieme di tanti piccoli comportamenti che mirano a costruire una diversa economia basata su nuove forme di solidarietà “all’esterno” con produttori che si pongono su un piano radicalmente diverso rispetto ai meccanismi tradizionali. Trasformando in risorse quelle che altri tendono a giudicare dis-economie: il biologico con i suoi costi e rischi, il recupero di soggetti svantaggiati, il rifiuto delle opacità della grande distribuzione, un prezzo trasparente che garantisca risparmio a chi compra e dignità a chi vende.

Energia, tessile e telefonia

La fornitura di materie alimentari non è l’unica che interessa i GAS: fin da subito una delle questioni più delicate affrontate dai gasisti è quella legata alla fornitura di energia. Molti di loro avrebbero voluto applicare le stesse condizioni – rivolgersi a un fornitore locale ed etico – anche per la fornitura di energia, senza dover ricorrere al servizio erogato da un’azienda nazionale che ha come obiettivo principale solo i propri interessi economici. E poi perché non estendere la stessa ricerca anche ai settori del tessile e della telefonia? Tutto questo potrebbe sembrare un’utopia e invece qualcosa ha cominciato a muoversi, seppur fra difficoltà, ritardi e sconfitte (come la trattativa non conclusasi per la fornitura di energia verde con La220). A oggi il GAS Energia è forse quello più sviluppato e solido, con obiettivi ambiziosi ma non impossibili:

la promozione del risparmio e dell’efficienza come principali fonti rinnovabili, l’acquisto di energia verde certificata, lo sviluppo

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Comunità consapevole

Il numero di persone che in Italia fa parte di un GAS è circa 160.000, ovvero circa 40.000 famiglie.

dell’autoproduzione dei singoli e lo sviluppo di progetti di particolare significato. Il tutto attraverso un prezzo trasparente e un patto fiduciario. Dopo il fallito tentativo di rivolgersi ad aziende nazionali, si preferisce ricevere energia verde tramite consorzi di autoproduttori, di cui sia verificabile la trasparenza e la produzione provenga al 100% da fonti rinnovabili. Anche sul fronte del tessile sono state fatte importanti scelte che hanno cambiato il volto del settore. Lo sanno bene nei dintorni di Novara, dove già da qualche anno, grazie all’interesse dei GAS e della rete FAIR, è attivo il consorzio Made in No: oltre a commercializzare capi in cotone biologico e tessuti naturali, la nascita di questo circuito ha permesso la ripresa di alcune ditte di tessile nel novarese che rischiavano il fallimento. Oggi il circuito è attivo più che mai e i capi sono apprezzati dai gasisti e anche dai singoli consumatori, mentre tante altre piccole realtà sembrano seguire le orme del circuito novarese per la produzione tessile eco sostenibile ed eco compatibile. Più difficile e lento sembra invece il percorso virtuoso per la fornitura di servizi di telefonia etica, anche se l’argomento e la ricerca rimangono di grande importanza per i gasisti.

La terra un bene comune: il GAT

Sulla scia dei Gruppi d’Acquisto, anche se molto più strutturati dal punto di vista legale, nel 2009 nasce il primo GAT, un Gruppo d’Acquisto Terreni, costituitosi nel mantovano per la coltivazione e la vendita al GAS di prodotti biologici. La linea adottata dai GAT è semplice: investire, tramite decine e decine di singole quote, su terreni agricoli creando aziende a responsabilità limitata che coltivano e vendono prodotti biologici, rivalutano l’ambiente, lo salvaguardano dalla cementificazione e condividono sani valori. Dopo Mantova, anche la Maremma si è attivata per creare un proprio gruppo attivo a Scansano, e col passare dei mesi sono stati in molti ad aggiungersi a quella che, all’inizio, era poco più di una scommessa. Oggi sono oltre 120 i soci delle due aziende agricole presenti in Italia, più di 50 quelli che hanno investito nella struttura immersa in oltre 60 ettari di verde sulle colline di Scansano dove vengono utilizzati metodi di produzione naturale per preservare l’ambiente e la qualità dei prodotti. Il mondo GAS insomma è ancora in forte espansione e c’è da augurarsi che contagi quante più persone possibili, nello sforzo comune di un mondo più giusto per tutti.

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Per informazioni e abbonamenti: tel. 0547 347627 48 ViviConsapevole - Estate 2012


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Rimedi naturali

I metalli tossici Insidie e pericoli per la salute

I

metalli tossici sono sostanze inquinanti che penetrano in maniera insidiosa nel nostro organismo attraverso cibi, bevande, aria, acqua, cosmetici, farmaci, vestiti, vernici e oggetti di uso quotidiano. Sono pericolosi perché tendono a bioaccumularsi, cioè aumentano la concentrazione di un prodotto chimico in un organismo biologico. Questo significa che si accumulano lentamente e progressivamente nelle ossa, nel fegato, nei reni, nei tessuti connettivi, nel cervello e in altri organi. Il nostro organismo non riesce, con i normali processi detossinanti, a rimuoverli. Senza l’ausilio di sostanze chelanti, capaci di legarsi al metallo e di trasportarlo all’esterno dell’organismo, permangono per decenni e rappresentano un serio pericolo per la salute.

Luca Fortuna

selenio, zinco) sono essenziali per mantenere il metabolismo del corpo umano, tuttavia, a concentrazioni più alte possono portare ad avvelenamento. La tossicità e la pericolosità dei metalli pesanti non è semplicemente legata alla loro presenza nell’ambiente e al loro possibile contatto con gli organismi viventi, ma soprattutto alla forma chimica in cui essi sono presenti. Nella maggior parte dei casi i metalli non sono tossici quando presenti nel loro stato elementare, a eccezione del mercurio allo stato di vapore (ma non allo stato liquido). I tre metalli pesanti più inquinanti sono piombo, cadmio e mercurio. All’esposizione ai metalli pesanti sono associati molteplici effetti sulla salute, con diversi livelli di gravità e condizioni: problemi ai reni e alle ossa, disordini neurocomportamentali

I metalli tossici sono sostanze inquinanti che penetrano in maniera insidiosa nel nostro organismo attraverso cibi, bevande, aria, acqua, cosmetici, farmaci, vestiti, vernici e oggetti di uso quotidiano Cosa sono i metalli pesanti?

Il termine metallo pesante si riferisce a tutti gli elementi chimici metallici che hanno una densità relativamente alta e sono tossici in basse concentrazioni. Sono componenti naturali della crosta terrestre che non possono essere degradati o distrutti. Come elementi in tracce, alcuni metalli pesanti (per esempio rame,

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e dello sviluppo, ipertensione, diabete, tumore. Nonostante i miglioramenti tecnologici abbiano portato a una diminuzione nell’esposizione ambientale, molti metalli pesanti sono presenti nell’atmosfera. Sono spinti anche a grande distanza dalle loro fonti di emissione dagli agenti atmosferici e possono contaminare luoghi impensabili.

I danni per la salute

L’eccesso di metalli nel nostro corpo blocca l’attività di numerosi complessi enzimatici determinando un danno metabolico. Sono responsabili di una vasta gamma di sintomi spesso di difficile interpretazione. Questi “killer subdoli”, come vengono definiti, si sostituiscono nell’organismo ai minerali necessari per la vita, alterando funzioni e strutture biologiche. L’accumulo dei metalli tossici nel nostro organismo si può spiegare come un processo adattativo che s’innesca nei casi in cui si debba fronteggiare una carenza di elementi vitali. L’organismo che si trova ad affrontare una mancanza di minerali o vitamine indispensabili per la salute, ricorre ai metalli tossici, che li sostituiscono nei siti di legame degli enzimi e dei sistemi enzimatici. Si tratta di un processo subdolo, poiché in qualche modo è il nostro stesso organismo che apre la strada ai suoi nemici e li posiziona proprio nelle componenti più vitali e indispensabili. A esempio il piombo sostituisce il calcio nel cervello, il cadmio sostituisce lo zinco e l’alluminio il magnesio. La sostituzione permette ai sistemi enzimatici, vitali per la nostra salute, di continuare a funzionare, ma non di funzionare esattamente come prima. Il metallo incorporato per ingestione, inalazione o per via cutanea causa infatti una o più alterazioni fisiologiche. Le reazioni non avvengono esattamente come prima, ma trovano una via alternativa, danno vita a una variante che inevitabilmente determina delle conseguenze negative per l’equilibrio generale. L’organismo può rimediare a queste varianti se avvengono per un periodo limitato di tempo, tuttavia se perdurano abbastanza a lungo, non è più possibile porvi rimedio. Per questa ragione è opportuno seguire periodicamente un programma di disintossicazione.


Rimedi naturali

Cosa leggere Luca Fortuna Come difendersi dai metalli pesanti Xenia Edizioni, 2009 Ordina su macrolibrarsi.it o chiama il numero verde 800 974 001

Precauzioni utili

Poiché prevenire è sempre meglio che curare è opportuno prestare attenzione alle possibili fonti di intossicazione, adottando le cautele del caso.

Nell’alimentazione:

• Utilizzare per quanto possibile alimenti provenienti da agricoltura e allevamento biologici certificati e controllati. • Variare spesso fornitori, in modo da consumare alimenti provenienti da diverse zone geografiche, riducendo quindi i rischi statistici d’intossicazione acuta. • Evitare alimenti ricchi di additivi, coloranti, conservanti, aromatizzanti e altre sostanze inutili e dannose.

Per la salute:

• Non abusare di farmaci e

non assumerne mai mediante autoprescrizione. • Almeno due volte l’anno è importante una cura disintossicante a base di piante, integratori e altri prodotti naturali.

Stufe e dintorni

Nella cosmesi:

• Molti cosmetici contengono

metalli tossici: leggere con attenzione le etichette e sostituirli con alternative naturali.

In casa:

• Scegliere detersivi a base

di sostanze naturali innocue per l’ambiente. • Evitare di acquistare e utilizzare oggetti che contengono metalli tossici (come le padelle antiaderenti con PFOA) preferendo le alternative che ne sono prive. • Non utilizzare incensi, fragranze per l’ambiente e candele industriali, che liberano molte tossine nell’aria. Scegliere profumi, incensi, candele a base di oli essenziali. • Non utilizzare prodotti chimici per la pulizia degli ambienti, la cura delle piante o la lotta agli insetti.

Rimedio naturale a base di oli essenziali Preparare un mix con: • • • • •

25 ml di OE Calophylla 30 gocce di OE Arancio amaro 20 gocce di OE Pompelmo 10 gocce di OE Maggiorana 5 gocce di OE Carota

Miscelare e lasciar riposare 24 ore. Frizionare sulle piante dei piedi, tutte le sere per 28 giorni, poche gocce dell’olio aromatico. Leggi l’articolo completo su http://bit.ly/metalli_tossici

Luca Fortuna Esperto di medicine naturali, è una riconosciuta autorità nel campo dell’Aromaterapia. Ama scrivere e ha pubblicato numerosi libri di successo su diverse tematiche legate alle discipline verdi. Creatore di prodotti e trattamenti venduti in oltre trenta nazioni del mondo, collabora con diverse aziende ed è impegnato in più progetti di ricerca e sviluppo. Insegna Aromaterapia a più livelli (corsi di base, specializzazioni, seminari intensivi) ed è impegnato in una fitta attività di divulgazione, per diffondere la cultura aromatica. Riceve su appuntamento per consulti individuali, e consulenze professionali.

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I prodotti

Ricomincio da Chicory Il fiore dell’altruismo e dell’amore

“I

l compito dei genitori consiste fondamentalmente nel privilegio – che in realtà potrebbe essere considerato un privilegio divino – di permettere a un’anima di entrare in contatto con questo mondo al fine di compiere la sua evoluzione. Se compresa nel modo giusto, non c’è probabilmente occasione migliore di questa offerta al genere umano: poter essere lo strumento della nascita fisica di un’anima e prendersi cura della giovane personalità nei primi anni della sua esistenza sulla terra…”: Edward Bach definisce così il ruolo dei genitori. Chicory è la grande Madre celeste che illumina i nostri campi con i suoi stupendi fiori azzurri. Quando attraversi un prato ricoperto di Cicoria in fiore tutto intorno a te è cielo e da ogni direzione un fiore empatico e generoso ti guarda, sei il centro delle sue attenzioni amorevoli e, grazie anche ai sensibili peletti dei suoi steli, sa cosa è meglio per te. Ma da brava mamma, Chicory, dopo averti sollevato lo spirito, verso mezzogiorno chiude i suoi fiori e si ritira benedicendoti e lasciando che il sole illumini il tuo cammino.

Quando usare Chicory

Quando siamo in stato negativo, in cui ci serve Chicory, siamo come il fiore

Biancarosa

che si è chiuso, nulla entra più, ci sentiamo disamati per quelli che sono invece i nostri meriti, non ricompensati e malnutriti e allora chiediamo, con tutte le nostre forze, pretendiamo, manipoliamo, diamo a chi non lo vuole quello che vorremmo invece noi, diventiamo egoisti. La mancanza di amore ci riporta alla perdita di quella primitiva esperienza di unità e sensazione di appartenenza che si ha al seno della madre, genera quasi una sofferenza fisica e Chicory, infatti, soffre spesso, addirittura si può ammalare per avere finalmente attenzione (con Chicory è guarito un gatto che era sempre al centro dell’attenzione a causa delle sue crisi epilettiche). Ma Chicory può anche far ammalare gli altri, soffocando, anche se di premure, togliendo l’aria come avviene poi a chi soffre di asma. Chicory, ben descritta da Adriano Parmigiani nel suo libro La ruota dei fiori, libera dalla necessità di essere amati, accettati, riconosciuti, perché insegna il vero amore, l’amore incondizionato, che trasforma il brutto anatroccolo in cigno, quell’amore di cui siamo portatori ma non sappiamo esprimere. È amando che si è felici, è l’amore che abbiamo dentro che ci fa stare bene, siamo noi innamorati che vediamo meraviglie nelle cose più semplici e ci sentiamo Uno con il resto del mondo. Il sacrificio (da sacrum

Chicory libera dalla necessità di essere amati, accettati, riconosciuti, perché insegna il vero amore, l’amore incondizionato, che trasforma il brutto anatroccolo in cigno, quell’amore di cui siamo portatori ma non sappiamo esprimere

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Fiori di Bach Chicory – Cicoria Prezzo euro 8,00 Confezione 10 ml Biancarosa Essenze Floreali Ordina su macrolibrarsi.it o chiama il numero verde 800 974 001

facere) non è più vissuto come tale e torna al suo significato originario di fare in maniera sacra, ovvero connettendosi con il divino in ogni momento della giornata, riaprendo ogni mattina i nostri occhi al celeste del cielo.

Un aiuto per le donne

“L’uomo, il figlio del Creatore, ha una ragione più profonda per la sua disarmonia che non uno spiffero dalla finestra aperta”, insegna Bach e Chicory aiuta le donne in modo particolare, non solo perché insegna ad amare veramente, ma anche perché le solleva da innumerevoli disturbi fisici a livello ginecologico e in tutto ciò che comporta congestione e ritenzione, come giustamente dice Ricardo Orozco. Ringrazio pubblicamente la mia mamma Chicory per i fumanti gnocchi al pomodoro che mi ha mandato e che mi hanno commosso per l’amore che trasmettevano, mia figlia maggiore Chicory per avermi detto che le mancava il mio savoir-faire (una volta mi diceva: «Sei una mamma Chicory») e la piccola Chicory, che si diverte a farmi da mangiare. Ebbene si, siamo un paese di donne Chicory: teniamone alto il nome!

Biancarosa Produciamo i Fiori di Bach e altre Essenze Floreali da più di vent’anni, raccogliendo con amore e ammirazione i fiori dell’appennino Tosco-Romagnolo. Teniamo corsi di formazione sulla Floriterapia.

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Cellule e Amore Il 90% della nostra salute è influenzato dalla nostra mente: parola di Bruce Lipton

C

osa hanno a che fare le cellule del nostro corpo con l’amore? Secondo Bruce Lipton, biologo cellulare per formazione e autore di best seller internazionali quali La Biologia delle Credenze, si tratta di una relazione perfetta, tanto che Lipton parla di “Effetto Luna di Miele”. Chi di noi non si ricorda di essere stato, almeno una volta nella vita, innamorato? Durante l’innamoramento – sostiene Lipton – la nostra percezione del mondo si espande, i nostri occhi colgono la realtà con meraviglia, stupore, gratitudine. La nostra attitudine positiva non si riflette solo verso il partner: si tratta di un vero e proprio innamoramento nei confronti della vita stessa e delle sue manifestazioni. Siamo più disponibili nei confronti del prossimo e delle novità,

La Redazione

Lo stress, l’alimentazione, le credenze, le tossine e tanti altri fattori attivano in maniera differente la chimica cellulare, che a sua volta regola l’espressione dei geni facciamo più facilmente amicizia, sperimentiamo nuovi cibi, nuove attività ricreative e non. I nostri sensi sono maggiormente in allerta: sentiamo di più, condividiamo di più e concediamo più tempo ai piaceri della vita.

il nostro cuore, i nostri polmoni e le milioni di azioni necessarie affinché la vita possa pulsare. E quando ci sentiamo innamorati, tutte le nostre cellule percepiscono questa vibrazione d’amore: una gran bella notizia a pensarci bene!

Ora, la cosa sorprendente è che, secondo Litpon, ognuna delle cellule del nostro corpo è un essere umano in miniatura. Dentro di noi, cinquanta trilioni di cellule-essere umano lavorano insieme per far funzionare

Tutto comincia con la vita, che viene definita da Lipton come “movimento”. Le proteine, elemento primario della vita si uniscono in catena e si muovono in risposta ai segnali che provengono

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Terapie alternative dall’ambiente. Sulla superficie di ogni cellula, i recettori delle proteine ricevono i segnali dall’ambiente mentre le proteine effettrici trasformano i segnali in vibrazioni e le trasmettono al cervello che le interpreta. Non ci vuole tanta immaginazione per capire che differenza passa per le nostre cellule tra l’essere immersi nelle gioie dell’innamoramento piuttosto che in una vita di stress e continuo nervosismo.

come le nostre strutture proteiche siano più pesantemente attivate da segnali non fisici piuttosto che da segnali chimici. In altre parole, la nostra percezione del mondo ha sulla nostra salute un’influenza molto più profonda e potente di qualsiasi medicina: la scienza di frontiera ci sta dicendo che ognuno di noi possiede innate e straordinarie capacità di autoguarigione. L’eccitazione di Lipton quando alle sue conferenze parla di queste rivoluzionarie scoperte è palpabile: Bruce si rivolge al publico con grande trasporto raccontando quanto straordinario sia il fatto che non siamo più vittime dei nostri geni,

che le interpreta. La mente risponde a questi messaggi vibrazionali creando uno stato di coerenza tra le credenze e la realtà: quando le cellule trasmettono alla mente, la mente lavora diligentemente per creare la medesima realtà chimica presente nel corpo. Se nelle nostre credenze e convinzioni ci percepiamo come malati, il cervello coordina le cellule affinché questo pensiero si realizzi. Al contrario se le cellule trasmettono un segnale di salute e benessere, il cervello lavorerà perché questo accada.

Negli anni Ottanta, quando Lipton scoprì che è la membrana cellulare ad essere il vero cervello della Secondo Lipton ora c’è un grande cellula, le sue ricerche di frontiera lavoro da compiere: quello di far suggerivano che i segnali delle capire alle persone che modificare i emozioni sono la loro pensieri e principale causa le loro credenze nello sviluppo è molto facile della malattia. e ci suggerisce Lipton fu il di insegnare ai precursone nostri bambini La scienza di frontiera ci sta dicendo di una nuova prima dei sei che ognuno di noi possiede innate branca della anni che questo e straordinarie capacità di autoguarigione scienza, è possibile, che l’epigenetica che è facile e che studia il modo cambiando i in cui la chimica nostri pensieri cellulare attiva possiamo e disattiva i nostri geni. Le ricerche guarire i nostri corpi e vivere nella come per lungo tempo abbiamo in questo campo hanno dimostrato gioia, nella vitalità e nell’amore. pensato. Quando ci pensiamo come come lo stress, l’alimentazione, Nei primi sei anni di vita il cervello vittime, automaticamente il nostro le credenze, le tossine e tanti altri umano lavora principalmente margine di azione sulla realtà crolla fattori attivano in maniera differente a picco. Il lavoro da compiere ora utilizando le onde theta che creano la chimica cellulare, che a sua uno stato mentale ipnagogico. è quello di aiutare le persone a volta regola l’espressione dei geni. Aggirandosi tra noi in questa sorta di cambiare le proprie percezioni, in Secondo Lipton questa nuova area stato di trance, i bambini assorbono modo da modificare il proprio stato di studio dimostra come le influenze d’animo e conseguentemente la le convinzioni e le credenze dei ambientali siano molto più potenti genitori direttamente nel proprio propria chimica corporea, generando dei geni nel causare le malattie. Egli per se stessi salute e guarigione. subconscio, senza porsi domande e riferisce che i più recenti studi sul discernere. Ricordarsi che i bambini cancro evidenziano come i fattori sono spugne che assorbono ben oltre Ma in pratica, come possiamo genetici influenzano l’occorrenza i nostri comportamenti esteriori, ma modificare le nostre risposte emotive della malattia solo nel 10% dei si nutrono letteralmente del nostro a ciò che ci accade, come riscrivere casi. In altre parole, l’ambiente è sentire, della nostra predisposizione le nostre credenze? La cellula è responsabile delle nostre malattie nei confronti della vita, del nostro come un chip che contiene dati. Le per il 90% dei casi. sé, può aiutarci ad agire su noi stessi nostre credenze sono immagazzinate Ancora più interessante è il fatto al fine di formare una generazione nella menbrana cellulare e vengono che le correnti ricerche dimostrano nuova per il domani. costantemente trasmette al cervello

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Terapie Alternative

Chi è Bruce Lipton Bruce H. Lipton è un’autorità mondiale per quanto concerne i legami tra scienza e comportamento. Biologo cellulare per formazione, ha insegnato Biologia Cellulare presso la facoltà di Medicina dell’Università del Wisconsin e si è dedicato in seguito a ricerche pionieristiche alla School of Medicine della Stanford University. È stato ospite di decine di programmi radiotelevisivi ed è un conferenziere di primo piano. Le sue rivoluzionarie ricerche sulla membrana cellulare hanno precorso la nuova scienza dell’epigenetica e hanno fatto di Lipton una delle voci più note della nuova biologia.

Cosa leggere Bruce Lipton Supera i tuoi Geni - 3 DVD I veri geni vanno oltre i propri limiti - 7 ore video con intervista esclusiva Macrovideo, 2011 Bruce Lipton, Steve Bhaerman Evoluzione Spontanea Come raggiungere il futuro positivo che ci attende Macro Edizioni, 2010 Bruce Lipton La Biologia delle Credenze Come il pensiero influenza il DNA e ogni cellula Macro Edizioni, 2007 Ordina su macrolibrarsi.it o chiama il numero verde 800 974 001

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Risveglio del corpo

Il Rolfing per educare il corpo Utilizzare la gravità per trovare il perfetto allineamento naturale

R

Paola Volpones

olfing è un nome di fantasia che designa un metodo di lavoro corporeo ideato dalla dottoressa Ida Pauline Rolf, americana nata a New York nel 1896 e morta nel 1979. La dottoressa Rolf frequentò il Barnard College diplomandosi nel 1916, e subito iniziò a lavorare come ricercatrice al Rockefeller Institute of Medical Research conseguendo il dottorato in biochimica al Columbia’s College. Gli studi accademici e dell’omeopatia, la pratica dello yoga e le conoscenze di osteopatia e una buona dose d’intuizione, costituiscono il ricco e vario background da cui nasce il metodo Rolfing. La dottoressa Rolf intuì l’intima relazione che esiste tra la struttura corporea e il campo gravitazionale terrestre che permea l’ambiente in cui viviamo. Allora, quanto più c’è allineamento nel corpo, tanto più la gravità diventa un aiutante e non una forza nemica.

possa fluire attraverso il corpo invece che premere e comprimere. L’allineamento però non significa “stare dritti” mantenendo una postura controllata; il controllo produce facilmente rigidità e la ricerca dell’allineamento dovrà avvenire con il minimo sforzo e con il minor coinvolgimento delle masse muscolari, per favorire sia la stabilità

Gravity is the therapist

Il tessuto connettivo come organo della forma

La dottoressa Rolf considerava il suo metodo come un’“educazione corporea” piuttosto che una terapia. Scopo del Rolfing è educare il corpo a usare la forza di gravità come un’amica, attraverso la ricerca dell’allineamento fra le varie parti del corpo, così che la forza di gravità

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di contenimento, potremmo ancora riconoscere la forma originaria del corpo. La fascia, costituita da vari tipi di tessuto connettivo, collega, riveste, separa ogni parte del corpo e mette in contatto la superficie con la profondità. Per questa caratteristica della fascia, ogni volta che interveniamo in una parte del corpo, avremo un effetto che raggiunge parti

Il Rolfing Movement è un metodo di lavoro corporeo che aiuta a esplorare la qualità dei movimenti che compiamo nella vita quotidiana che la flessibilità. Per ottenere i risultati, il metodo Rolfing utilizza sia un tipo di “manipolazione” specifica e unica, sia l’educazione al movimento, il Rolf Movement.

La rete fasciale è costituita da tessuto connettivo che la dottoressa Rolf definì “l’organo della forma”: se con una magia potessimo estrarre dal corpo tutto ciò che la fascia avvolge (organi, muscoli, ossa, nervi ecc.) lasciando intatta la struttura fasciale

più distanti dalla zona in cui siamo intervenuti, poiché il corpo è una unità senza cuciture. Ci sarà sicuramente capitato di avere un doloretto a un piede a causa di un taglietto o di una vescica e notare che il modo di camminare abituale si modifica: magari con un leggero zoppicamento o sollevando una spalla come per togliere un po’ di peso dal piede dolorante. Il corpo si adatta e modifica la sua forma in seguito agli eventi che ci toccano più o meno intensamente. La capacità di trasformarsi del corpo è data dalla


Risveglio del corpo plasticità del tessuto connettivo e il tocco del Rolfing usa proprio questa qualità per restituirgli un migliore allineamento.

Le sedute di Rolfing e il Rolfing Movement Il ciclo di base di Rolfing si articola nel processo delle dieci sedute, tutte collegate fra loro. Ogni seduta è costruita su quella precedente e prepara quella successiva. Le sedute sono tutte diverse fra loro e ognuna è caratterizzata da un argomento, personalizzato per ogni cliente, in accordo con le necessità e problematiche individuali. Durante le sedute, la persona è invitata ad ascoltare il proprio corpo, scoprirne la geografia, sentire le differenze e i cambiamenti che succedono tra un intervento e l’altro: ciò aiuta a comprendere le trasformazioni e impadronirsi dei mutamenti, fino a farli propri. Il Rolfing Movement invece è un metodo di lavoro corporeo che aiuta a esplorare la qualità dei movimenti che compiamo nella vita quotidiana. Attraverso sessioni individuali o di gruppo, ognuno può riconoscere le caratteristiche del proprio modo di muoversi, scoprire come diminuire lo sforzo, evitare la fatica, e trovare quell’armonia nei movimenti quotidiani che produce benessere. Parliamo proprio dei gesti che compiamo quotidianamente: camminare (da una stanza all’altra,

per strada), alzarsi e sedersi, usare le braccia e le mani (guidare l’auto, lavorare al computer, eseguire lavori domestici e non, trasportare piccoli o grandi pesi), ma anche respirare, mantenersi “dritti” senza sforzo, parlare, cantare, gridare, ascoltare, guardare. Attraverso il corpo manifestiamo e conteniamo i sentimenti e le emozioni. A volte li esprimiamo, a volte li teniamo a distanza; altre volte non li riconosciamo, ma sentiamo un certo disagio, o un certo piacere. Gradualmente e dolcemente, con il Rolfing Movement si ritornerà in contatto con l’intero corpo e la sua capacità espressiva.

Cosa leggere Betsy Sise Il Metodo Rolfing Il miglior equilibrio per il tuo corpo Macro Edizioni, 2010 Ida Rolf Rolfing Ristabilire l’allineamento naturale e l’integrazione strutturale del corpo Edizioni Mediterranee, 1996 Ordina su macrolibrarsi.it o chiama il numero verde 800 974 001

Pierpaola Volpones È membro del Rolf Institute dal 1986; è Advanced Rolfer, Rolf Movement Practitioner e insegnante di Rolfing e Rolf Movement. Tiene corsi di formazione di base e di aggiornamento in Italia e in Germania per il Rolf Institute e pratica regolarmente l’attività di Rolfer, da cui trae spunto per l’insegnamento. Per saperne di più visita il suo sito www.rolfing-movement.org. Per info sui corsi di formazione in Italia www.accademiadelrolfing.it.

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Mudra : meditare con le mani Gli esercizi con le mani aiutano a curare molti disturbi

L

etteralmente mudra significa sigillo o mistero. Nell’ambito dello yoga, con questo termine si intende di solito la posizione o il gesto delle mani. Esercitati con regolarità, per esempio durante la meditazione, i mudra producono determinati stati di coscienza che dovrebbero favorire la nostra armonizzazione globale. L’effetto si basa da un lato sul loro impiego tradizionale in caso di specifici disturbi, ma soprattutto sul cambiamento del flusso energetico nelle mani che avviene unendo, piegando e allungando determinate dita.

I mudra nello yoga Nello yoga vengono formati numerosi mudra con le mani, per esempio il chin mudra o l’apan mudra. Alle posizioni delle mani viene attribuita un’efficacia perfino superiore a quella degli asana, le posizioni del corpo, e a quella del pranayama, la respirazione. Alcuni mudra favoriscono la presa di coscienza di processi corporei involontari, che possono così essere tenuti sotto controllo. Possiamo quindi avere la percezione cosciente del prana, l’energia vitale,

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Estratto da La Meditazione con i Mudra

Non si sa con precisione quale sia l’origine dei mudra, poiché le posizioni e gli esercizi di mani e dita non si trovano solo in Asia, ma in numerose culture di tutto il mondo

in modo da potercene servire per guarire noi stessi e gli altri. Sappiamo dell’esistenza di yogi che si nutrono esclusivamente di acqua e prana: in questi casi si parla di “nutrizione pranica”. Costoro utilizzano determinati mudra per rafforzare il corpo. Pur avendo un’origine spirituale, i mudra esercitano effetti positivi sul nostro corpo e sulla nostra psiche.

I mudra nella vita quotidiana Dato che sono facili da eseguire, i mudra possono essere praticati ovunque: a casa o al lavoro, perfino nel tragitto verso il lavoro, sul tram o in autobus. I mudra possono essere praticati da seduti, da sdraiati, in piedi e mentre si cammina. Cerca tuttavia di essere il più rilassato possibile e di

mantenere il corpo in una posizione simmetrica: non dovresti piegarti da un lato. Fatti mettere nella posizione corretta da un buon amico o da una buona amica, e percepisci la postura a occhi chiusi. Probabilmente in un primo momento avrai l’impressione di essere storto.

I mudra da seduti Se sei seduto, è importante stabilire un buon contatto fra i piedi e il pavimento. Le gambe devono essere parallele e le piante dei piedi devono toccare il pavimento. Non incrociare i piedi e non appoggiare a terra solo le punte. I mudra da sdraiati Lo stesso discorso vale anche per la posizione supina. L’accavallamento delle gambe o dei


Risveglio del corpo

Mediante un delicato massaggio a pressione di determinate parti delle mani è possibile attenuare disturbi come per esempio il mal di testa o il mal di schiena, e stimolare ed equilibrare le funzioni dei vari organi

piedi pregiudicherebbe il flusso delle energie sottili. Mettiti un cuscinetto sotto la testa e un cuscino a rotolo sotto i cavi poplitei: in questo modo alleggerisci la schiena e favorisci il flusso dell’energia.

I mudra mentre si cammina Se pratichi un mudra mentre cammini, cerca di mantenere un’andatura regolare e rilassata. Respira al ritmo dei tuoi passi.

I mudra stando in piedi Se pratichi un mudra stando in piedi, tieni i piedi a una distanza pari alla larghezza del bacino e piega leggermente le ginocchia. Poi abbassa le spalle e lascia ciondolare le braccia prima di partire con il mudra.

Cosa leggere Andrea Christiansen La Meditazione con i Mudra I gesti dell’energia vitale Bis Edizioni, 2011 Ordina su macrolibrarsi.it o chiama il numero verde 800 974 001

Mudra per combattere il mal di testa Kalesvara mudra • Unisci fra loro le punte dei pollici e dei medi. • Tieni queste dita tese, mentre pieghi le altre verso l’interno e premi delicatamente le une contro le altre le seconde falangi. • Apri i gomiti e mantieni il mudra davanti alla fronte, all’altezza del “terzo occhio”, verso il quale sono rivolti i pollici. • Inspira dal naso ed espira dalla bocca. • Intensifica l’esercizio chiudendo gli occhi e dirigendo lo sguardo interiore sul chakra della fronte (terzo occhio). • Esegui l’esercizio per 5-10 minuti. Se ti senti confuso e hai l’impressione di non riuscire a formulare pensieri lucidi, l’esercizio adatto è il pran mudra, qui presentato in una leggera variante. Pran mudra (variante) • Allunga l’indice e il medio. • Con il pollice premi delicatamente sulle unghie dell’anulare e del mignolo. • In questo modo vengono attivati i due emisferi cerebrali e la loro azione viene combinata. Questo esercizio è utile anche per i bambini dislessici.

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Stufe e dintorni

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Tratto da Impara in un lampo – Gioco e Divertimento, Macro Junior 2012

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Bambini e genitori

Nati per

leggere

La lettura sin dai primi mesi di vita: un grande gesto d’amore

A

Intervista a Giorgia Cozza - Marianna Gualazzi

bbiamo mai pensato che un libro potesse essere il migliore amico del nostro bambino, sin dalla tenera età di sei mesi e che trascorrere del tempo con i nostri figli leggendo loro pagine e pagine ad alta voce potesse essere un modo per entrare in relazione profonda, amarli e trascorrere del tempo di qualità, in relax, tutti insieme? Giorgia Cozza, autrice del recentissimo Me lo leggi? (Il leone verde), ci racconta i mille benefici a doppio senso del leggere per e con i nostri bambini.

indica al piccolo. Il libro è divertente e nell’abbraccio materno si sta bene... Quando il bimbo è tanto piccino, la lettura condivisa è soprattutto coccola, vicinanza, affetto. Si parte da qui e, di libro in libro, chissà dove si arriverà!

Perché è importante iniziare a leggere ad alta voce al proprio bambino sin dai primi mesi di vita? Prima di tutto perché... è un gesto d’amore! È un modo molto bello di stare insieme: il bimbo è in braccio alla mamma o al papà, insieme sfogliano le pagine colorate di un libro. La voce del genitore accompagna le immagini, dà un nome agli oggetti raffigurati, li

Cosa può dare al nostro bambino la lettura ad alta volte in termini di apprendimento e sviluppo delle capacità cognitive? Ci sono numerosi studi a questo proposito ed è incredibile quanto bene possa fare un gesto così semplice, come leggere un libro per i nostri bambini. I tempi di attenzione pian piano si allungano, si crea l’abitudine all’ascolto, si sollecitano

I tempi di attenzione pian piano si allungano, si crea l’abitudine all’ascolto, si sollecitano immaginazione e curiosità immaginazione e curiosità. Il linguaggio e la comprensione verbale si ampliano, grazie a nuovi termini che vanno ad arricchire il vocabolario del bambino e la struttura sintattica delle frasi. Si consolida l’intelligenza narrativa, ovvero la capacità innata di organizzare il pensiero in termini narrativi secondo sequenze logico-temporali. È stato inoltre dimostrato un collegamento tra questa consuetudine e, raggiunta l’età scolare, un apprendimento più rapido e meno difficoltoso della lettura. Non solo. La confidenza con il linguaggio letterario, più preciso rispetto al linguaggio parlato, e la

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Bambini e genitori dimestichezza con i ritmi narrativi che caratterizzano le storie lette dai genitori, possono favorire anche la produzione scritta, aiutando il bambino a esprimere pensieri, descrivere e raccontare eventi, sviluppando dei testi ricchi e ben strutturati. Per tutti questi motivi, la consuetudine di leggere ai più piccini viene considerata anche una forma di prevenzione nei confronti dell’insuccesso e quindi dell’abbandono scolastico. Infine, pare che la lettura condivisa sia la premessa ideale per crescere un “futuro lettore”.

Cosa dà al bambino in termini di relazione con i genitori e in generale con chi legge con continuità per lui? Tantissimo. Perché la lettura condivisa non è solo... lettura. È attenzione, tempo che il genitore dedica al suo piccino, è un

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La lettura è attenzione, tempo che il genitore dedica al suo piccino, è un appuntamento speciale, una pausa affettuosa tra i mille impegni quotidiani

appuntamento speciale, una pausa affettuosa tra i mille impegni quotidiani. Sfogliando insieme le pagine di un libro, leggendo una storia, raccontando una fiaba si entra in relazione con il proprio bambino, una relazione fatta di contatto, di sguardi e di voce. Il bimbo assapora la storia narrata e, ancor di più, l’attenzione esclusiva che gli viene riservata. Fiabe e racconti lo aiutano a comprendere meglio la realtà che lo circonda, ma anche i suoi stessi

sentimenti, desideri e paure. E in questo percorso, l’adulto è con lui e la lettura condivisa diventa condivisione di emozioni, riflessioni, conoscenze...

Come si sceglie un libro adatto ad un bambino di 6 mesi, 18 mesi, 3 anni e 6 anni? Un suggerimento valido per ogni età: leggere un po’ di tutto, leggere libri che ci piacciono. Al nostro bambino e a noi. Detto questo, a sei mesi un bimbo è un lettore “multisensoriale”:


Bambini e genitori per conoscere il libro deve manipolarlo, assaggiarlo, scoprire che rumore fa cadendo sul pavimento... Meglio scegliere libri in cartone, resistenti e facili da pulire, realizzati in materiali atossici (dato che il bimbo li porta alla bocca). A diciotto mesi, il bimbo comprende e memorizza con facilità storie brevi, in cui il protagonista (un bimbo o un animale) compie una successione di azioni a lui note (giocare, pranzare, fare una passeggiata). Dal terzo compleanno particolarmente apprezzate sono fiabe e racconti che spiegano il “perché”, l’origine e il funzionamento degli oggetti e dei fenomeni naturali. A molti bimbi piacciono i libri che offrono informazioni sulla natura, gli animali, la terra, i vulcani. Ma in questa fase sono importanti anche i libri che raccontano la realtà interiore, dando voce alle emozioni del bambino (la preoccupazione di fronte a un’esperienza nuova, l’ingresso alla scuola materna, la paura di perdere l’attenzione dei genitori con la nascita di un fratellino). A 6 anni la scelta del libro è guidata dal bambino stesso, dai suoi gusti in fatto di storie e dal suo stile di lettore: il suggerimento è di ascoltare e assecondare le sue preferenze.

Stufe e dintorni

Cosa leggere Giorgia Cozza Me lo Leggi? Racconti, fiabe e filastrocche per un dialogo d’amore con il nostro bambino Il leone verde, 2012 Ordina su macrolibrarsi.it o chiama il numero verde 800 974 001

Una domanda “personale”: qual è il tuo primo ricordo d’infanzia legato alla lettura? Il mio babbo che, seduto accanto al letto, nella penombra dell’abatjour, mi leggeva le favole degli animali. Il librone di fiabe che era appartenuto alla mia mamma da bambina, con storie lette e rilette e oggi “tramandate” ai miei figli. Il volume di Zanna Bianca, dono della mia amatissima nonna, per festeggiare l’ingresso alla scuola elementare. Robinson Crusoe, quante ore trascorse a sognare di vivere su un’isola deserta! E la Zuppa di Bottoni di Paperina che mi torna in mente ogni volta che preparo la minestra... Ok, mi fermo qui!

Abbiamo intervistato

Giorgia Cozza

Giornalista comasca collabora con varie riviste specializzate (Donna&Mamma, Io e il mio Bambino, Dolce Attesa) occupandosi di gravidanza, allattamento, psicologia, salute della mamma e del bambino. È autrice di vari testi legati al settore materno-infantile: E adesso… cresco (Sfera-RCS, 2007), E adesso... regole (Sfera-RCS, 2012), Bebè a costo zero (Il leone verde, 2008 e Mondadori 2012), Quando l’attesa si interrompe (Il leone verde, 2010), Goccia di vita (Editrice AVE, 2010), Me lo leggi? (Il leone verde, 2012), Allattare e lavorare si può (Da mamma a mamma, 2012) e delle Storie di Alice, collana per bimbi da 0 a 6 anni (Il leone verde). È co-autrice di Allattamento al seno (De Agostini, 2011). Per contatti: giorgia.cozza@giornaledisondrio.it

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Donna e salute

Luna Rossa Riscoprire il valore e le potenzialità del ciclo mestruale Marianna Gualazzi

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al di testa. Crampi. Insonnia. Depressione. Sbalzi d’umore. Sono tutti possibili sintomi della tanto temuta simdrome pre-mestruale che colpisce e affligge tantissime donne. Per molte l’arrivo del ciclo mensile coincide con un’immagine di dolore e sofferenza e si traduce in una spiacevole interruzione delle frenetiche attività quotidiane – interruzzione che si cerca di evitare

utilizzando la farmacopea di sintesi e ricacciando indietro il dolore e il malessere, in modo che non venga visto, percepito e, come spesso accade, giudicato. Ma cosa accadrebbe se il ciclo fosse vissuto come un momento positivo nelle nostre vite? Se accettarlo, capirlo e comprenderlo fosse uno step in grado di farci diventare donne e madri migliori? «La società moderna – scrive Miranda Gray nel libro Luna Rossa – considera l’esperienza del ciclo mestruale come un evento passivo, riconosciuto ma spesso ignorato o nascosto. Alle donne viene detto che devono sopportarne i disagi senza attirare l’attenzione perché questo “fa parte dell’essere donna”. Per questo motivo le donne spesso nascondono le loro difficoltà per paura di essere considerate deboli o piagnucolose e questa mancanza di comunicazione e attenzione sociale relega il ciclo mestruale nell’ambito di un evento da nascondere e di cui vergognarsi. Il ciclo è invece un evento dinamico che, se liberato da condizionamenti e restrizioni sociali, può influenzare attivamente la crescita fisica, emozionale, intellettuale e spirituale della donna ma anche della società e dell’ambiente in cui vive».

I doni della natura ciclica

La condizione di soffrire e sopportare in silezio il ciclo accomuna quasi tutte le donne: le mestruazioni sembrano essere uno degli ultimi taboo,


Donna e salute

La società moderna – scrive Miranda Gray nel libro Luna Rossa – considera l’esperienza del ciclo mestruale come un evento passivo, riconosciuto ma spesso ignorato o nascosto dal momento che i cambiamenti emozionali che caratterizzano il ciclo vengono percepiti come manifestazione di debolezza. Per molti secoli il ciclo femminile è stato visto come qualcosa di sporco, di vergognoso, da nascondere e non nominare. Anche se in maniera molto più sottile, questo condizionamento sociale rimane ancora oggi, in un mondo produttivo che non tollera la pause e i rallentamenti del tempo ciclico, e che apiattisce le esigenze degli individui sulla linearità del tempo produttivo orientato verso la crescita continua. Ecco allora che alle donne si offre l’allettante soluzione della pillola anticoncezionale sia come strumento per “alleviare” le sofferenze della sindrome premestruale, sia – se assunta con continuità, senza pause – per far magicamente scomparire il fastidioso sangue mensile. Cancellare il ciclo sembra un’operazione tanto semplice quanto innocua, eppure disconnetteci dal nostro ritmo naturale – così simile a quello delle fasi e dei cicli lunari, così vicino all’alternarsi delle stagioni, così in sintonia con la forza e l’energia della Terra – nasconde il grande pericolo di allontanarci dalla nostra natura femminile. E se perdiamo il contatto con questa natura profonda, con noi stesse, con il nostro essere diversamente donne, perdiamo di vista il nostro sé profondo, i nostri veri e reali desideri, le nostre esigenze e aspirazioni, spesso in contrasto con quelle portare avanti dalla cultura in cui siamo

immerse. Ecco perché riscoprire l’importanza e il valore del ciclo mestruale, riappropriarsene, è non solo un atto di crescita personale, ma anche un gesto di coscienza sociale: e vengono alla mente parole come lentezza, pausa, riposo, armonia, pace, riconciliazione. Parole che farebbero bene agli individui e al mondo.

Il termometro del benessere fisico ed emotivo

Essere consapevoli del proprio ciclo mestruale significa in primo luogo imparare ad ascoltarsi e conoscersi meglio e di più, per capire cosa, a livello corporeo ed emotivo, non va. Nel suo libro La pillola è la scelta giusta per te, la ricercatrice Alexadra Pope sostiene che «il ciclo mestruale è strettamente connesso con la salute fisica e psicologica delle donne: riscontrare problemi e disturbi durante il ciclo è una modalità efficace per ricavare informazioni di vitale importanza su noi stesse e il nostro benessere quando ci sono problemi nel ciclo». Nel concreto che fare? Iniziare a segnare sul calendario o su un’agenda non solo il giorno e la durata del periodo mestruale, ma anche le emozioni provate in quei giorni e gli eventuali disturbi e disagi è un buon modo per mettere nero su bianco e affrontare i nostri sentimenti e i nostri stati d’animo, invece di soffocarli con un’aspirina. I giorni del ciclo sono una perfetta “scusa” per concederci un po’ di tempo per noi stesse, nelle nostre pienissime e indaffaratissime vite di donne, lavoratrici, madri e compagne.

Basta poco per delegare e rallentare: concedersi un pomeriggio per fare qualcosa da sole e per se stesse, un bagno caldo, una sera in cui andare a letto presto in compagnia di una tisana e un buon libro. Certamente sarà difficile passare due o tre giorni a letto o sul divano, ma riprendersi un po’ di lentezza è davvero possibile. Anche se non è socialmente accettato e incoraggiato manifestare con chiarezza – a se stessi e soprattutto agli altri – la necessità di un po’ di riposo è un piccolo grande gesto di decrescita personale e globale, nel segno del ritorno ad una vita più a misura d’uomo, di donna, di bambino.

Cosa leggere Miranda Gray Luna Rossa Capire e usare i doni del ciclo mestruale Macro Edizioni, 2011

Jane Bennett, Alexandra Pope La Pillola È la scelta giusta per te? Macro Edizioni, 2011 Alexandra Pope Mestruazioni La forza di guarigione del ciclo mestruale dal menarca alla menopausa AAM Terra Nuova, 2007

Ordina su macrolibrarsi.it o chiama il numero verde 800 974 001

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Self Help

PNL per il Benessere

Il nuovo libro di Richard Bandler è un’occasione per conoscere più da vicino la Programmazione Neuro-Linguistica e la sua ricetta per vivere meglio

S

embra proprio che tener fede a un programma ci aiuti a raggiungere meglio i nostri obiettivi, a soddisfare più in fretta e in modo più adeguato le nostre esigenze e a farci sentire più sicuri: organizziamo in anticipo la nostra giornata di lavoro, progettiamo le vacanze, facciamo la lista della spesa, seguiamo le indicazioni di una dieta, rispettiamo il calendario della semina o la sequenza di una ricetta. Come per tutte queste cose, anche per vivere felici può essere utile una certa programmazione. Il benessere infatti non è uno stato di grazia che si conquista per caso: è un processo in continuo divenire, di cui siamo quotidianamente responsabili. Quali azioni, pensieri o associazioni soddisfano meglio i nostri bisogni e ci regalano serenità e gratificazione? Quali persone ci fanno sentire più completi, realizzati e parte di qualcosa di importante? Come far sì che la nostra vita ci appartenga davvero? Rispondere a queste domande significa aver raggiunto un alto grado di conoscenza e consapevolezza di noi stessi e dei nostri processi interiori. Significa al tempo stesso aver iniziato a programmare lucidamente la nostra felicità, così come Richard Bandler, padre e genio creativo della Programmazione NeuroLinguistica, suggerisce di fare nel suo nuovo splendido libro PNL per il Benessere, di cui vi regaliamo in anteprima un

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breve estratto, per conoscere più da vicino la Programmazione NeuroLinguistica e la sua ricetta per vivere meglio.

La chiave del sistema

Immaginate per un momento che qualcuno vi faccia entrare in una grande stanza, colma dei ritrovati tecnologici più complessi che abbiate mai visto, e che si offra di insegnarvi a usare questo sistema in modo che possiate cambiare istantaneamente un atteggiamento mentale fatto di dubbi e negatività, trasformandolo in un senso di ottimismo, gioia e speranza. In quale eccezionale misura cambierebbe la vostra vita se poteste passare a vostra discrezione da uno stato di avvilimento al sentirvi sollevati? Cosa sareste in grado di realizzare, se aveste

La Redazione

a disposizione un sistema in grado di migliorare la vostra salute e il vostro benessere, le vostre prospettive e previsioni? La cosa potrebbe interessarvi? Se la risposta è sì, continuate a leggere…

PNL: lo strumento principe

Negli anni Settanta, due giovani ricercatori di nome Richard Bandler e John Grinder rimasero incuriositi e affascinati dal fatto che la maggior parte degli psicologi non fosse in grado di aiutare i propri pazienti a produrre nella loro vita dei cambiamenti concreti. Anziché scavare ancor più in profondità, alla ricerca della possibile causa dei problemi che affliggono l’uomo, questi due giovani ricercatori viaggiarono in lungo e in largo alla ricerca di quei pochi terapeuti che, a differenza dei loro colleghi più ortodossi, riuscivano a produrre risultati sistematici e spesso straordinari. Studiando con grande attenzione lo stile comunicativo di ciascun terapeuta, scoprirono che questi professionisti seguivano schemi precisi, unendo la comunicazione verbale alla comunicazione non verbale: combinazione che sembrava produrre un profondo effetto positivo sui loro clienti. La cosa interessante è che molti degli schemi osservati erano messi in atto (spesso inconsciamente) da tutti questi terapeuti, nonostante gli approcci teorici apparentemente molto diversi. Desiderosi di scoprire se fosse questo il segreto che permetteva a questa élite di terapeuti di facilitare cambiamenti


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Il benessere infatti non è uno stato di grazia che si conquista per caso: è un processo in continuo divenire, di cui siamo quotidianamente responsabili così straordinari, i due giovani ricercatori replicarono questi schemi e modelli comunicativi, perfezionandoli attraverso la loro applicazione su un gran numero di volontari. I risultati furono eccezionali, tanto da stimolare radicali cambiamenti in seno al movimento per il potenziale umano, nato in California in quegli anni. Più questi schemi venivano compresi e applicati, più essi riuscivano a mettere in discussione alcune delle “verità” più care al mondo della psicologia (come il fatto che il cambiamento debba essere lento e difficile). In brevissimo tempo, queste scoperte formarono quello che probabilmente è uno dei più semplici ed efficaci modelli di crescita personale attualmente disponibili. Questa nuova metodologia prese il nome di Programmazione NeuroLinguistica (PNL), a indicare tre processi fondamentali dell’agire e dell’interagire tra esseri umani: la neurologia, la comunicazione e il comportamento. È semplice: il modo in cui comunicate con voi stessi e con gli altri (Linguistica) ha un effetto sul sistema nervoso a tutti i livelli (Neuro). Questa particolarità consente di creare nuovi modelli comportamentali (Programmazione). Più i vostri processi interiori sono efficaci, più gratificante e piacevole può essere la vostra vita. La comprensione dei principi della PNL consente a chiunque voglia studiare l’eccellenza umana in ogni sua sfaccettatura e applicazione di acquisire e sviluppare gli

strumenti necessari a creare nuovi e stimolanti modelli di cambiamento. La PNL può essere definita come l’arte e la scienza dell’eccellenza, o lo studio dell’esperienza soggettiva. Comunque scegliate di descriverla, la PNL è lo strumento principe da cui partire per creare nuovi strumenti con cui realizzare specifici obiettivi. E, cosa ancor più importante, questi strumenti sono alla portata di tutti. Non sono riservati all’uso esclusivo di consulenti, terapeuti, coach o altri agenti del cambiamento: sono pensati anche per ciascuno di voi. La buona notizia è che la stanza piena di meraviglie tecnologiche di cui sopra l’avete già: è il vostro cervello. La PNL, così come è presentata in questo libro, vi fornirà le chiavi per usare il vostro cervello in modo facile ed efficace. Tratto da: Bandler, R., Thomson, G., PNL per il Benessere, Alessio Roberti Editore, Bergamo 2012.

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Marzo e aprile in un laghetto stagionale a Emsworth, Hampshire.

Estratto da Permaculture n. 61 - Traduzione di Romina Rossi

Tutte le foto © John Adams, ad eccezione di Leggere il paesaggio (sopra) e Bruton, Somerset (pag. 36-37) © Penny Rose

L’arte di leggere il paesaggio

A

volte mi chiedo come facciano le persone a sedere su un autobus o su un treno senza mai alzare gli occhi per guardare il paesaggio che corre fuori dal finestrino. Io non riesco a staccare gli occhi. Per me è qualcosa di affascinante al pari di un buon libro o un film. Ho fatto più di un viaggio con il libro chiuso sulle ginocchia mentre leggevo il paesaggio che si svelava poco a poco dall’altra parte del vetro. Ovviamente quello che si vede mentre si sfreccia sul treno non è che una vista superficiale del paesaggio, ma è comunque un’ampia vista. Il contrasto fra i diversi tipi di paesaggio che si attraversano diventa ancora più evidente quando si vedono in successione veloce. Comunque, se ne può vedere molto di più quando

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si decide di abbandonare le ruote in favore dei piedi, prendendosi del tempo e fermandosi per guardare e osservare ogni volta che se ne ha voglia. S’impara molto di più quando con gli anni si arriva a conoscere un determinato luogo, sia questo il luogo dove si abita, o un luogo che si visita regolarmente.

La vita del paesaggio

Il paesaggio cambia nel corso del tempo proprio come lo spazio. Ci sono cambiamenti stagionali, dall’erba brillante e tenera della primavera si passa ai pallidi e soffusi toni dell’inverno. Ma ci sono anche cambiamenti che avvengono anno per anno. Siamo abituati a pensare a noi stessi come a degli agenti di cambiamento, lo siamo quando disboschiamo siepi o ne piantiamo

Patrick Whitefiled spiega perché comprendere il paesaggio non è solo divertente, ma anche un modo vitale di riconnettersi con la Terra delle altre, costruiamo case e larghe strade. Ma la terra non è un recipiente passivo dei nostri progetti. Ha le proprie direzioni di cambiamento. Non appena allentiamo un po’ la presa, magari praticando la pastura su una collina scoscesa meno intensamente di prima o smettendo del tutto gli allevamenti nei campi in prossimità della città, la vegetazione comincia a cambiare. È la successione; il naturale sviluppo della terra, che va dalla giovinezza alla maturità, quasi come una pianta o un animale. Il suo equivalente di nascita è il suolo nudo o persino roccioso, la fanciullezza è la copertura con piccole e giovani piante, la gioventù è uno stadio di vissute perenni, seguito da boscaglia; un bosco di alberi pionieri rappresenta il raggiungimento


Questo paesaggio vicino a Fahan nel nord dell’Irlanda racconta chiaramente di forti acquazzoni, rocce impervie e terreno a base di torba.

dell’età matura e un bosco maturo la vecchiaia. Solo i nostri continui sforzi impediscono alla terra di seguire il proprio corso: questo avviene sia quando ariamo un campo coltivato a granoturco, sia quando falciamo il prato, curiamo un frutteto, o ri-piantiamo dopo aver abbattuto degli alberi. Se allentiamo la presa a uno di questi stadi non passerà molto tempo prima che possiamo vedere comparire i segni dello stadio successivo. Erbacce in un orto, arbusti di biancospini disseminati qua e là in un campo per il pascolo e rovi in mezzo a un frutteto sono tutti segni della successione che avanza. È l’interazione di queste due forze – quella umana e quella naturale – a creare una danza infinita – la storia del paesaggio.

Ascolta e osserva

Sono sempre stato appassionato di paesaggio. Ma quando, circa vent’anni fa, sono diventato un insegnante di permacultura, mi sono reso conto che la mia antica passione era parte delle fondamenta del mio lavoro. Il pezzo veramente importante della progettazione in permacultura non è la parte creativa e decisionale, ma lo stadio iniziale di ascoltare le persone e osservare la terra. Si tratta di qualcosa che scopriamo essere

difficile da imparare, dato che la nostra cultura dà molto più valore ai modi attivi piuttosto che a quelli passivi e ricettivi. Ma le soluzioni sostenibili a ogni domanda sono possibili solo se entriamo in sintonia con la natura unica di ogni luogo e con le persone che la abitano. L’approccio una-misura-va-bene-pertutto manca di resilienza e dipende dall’abbondanza di combustibile fossile per mantenerlo in affari. Quindi la lettura del paesaggio è un’abilità di cui ogni permaculturista ha bisogno. Essere in grado di affermare, osservando le piante selvatiche che ci crescono, se il suolo è sabbioso o argilloso, acido o alcalino, è un linguaggio importante

per la progettazione in permacultura quanto quello usato nelle pagine di questo articolo.

Riconnettersi

Leggere il paesaggio, di fondamentale importanza per il lavoro del permaculturista, è molto più di questo. Significa riconnettersi alla Terra. Se vogliamo avere un futuro sostenibile – e questo è l’unico futuro possibile – deve venire dal nostro cuore. Non si può legiferare per la sostenibilità, o per lo meno lo si può fare solo fino a un certo punto. Alla fine dipende dalle azioni individuali di milioni di persone. Se la Terra non è più di un pugno di programmi sulla natura selvaggia che vediamo

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Sopra: Un clima temperato, suolo ricco e buone condizioni di crescita degli alberi e delle siepi sono chiaramente indicati dalla foto scattata vicino a Bruton nel Somerset. Al centro in alto: Un dettaglio di una foto a volte può rivelare persino di più di una foto panoramica, come in questa foto scattata nella campagna irlandese.

Sotto: Un frutteto di meli abbandonato vicino al fiume Dart in Devon, ritorna lentamente alla natura. A destra: Questi alberi uniti nel Surrey costeggiano un antico viottolo che attraversa il South Downs, che collega Londra a Portsmouth.

A destra in alto: Vecchie betulle e pini stanno trasformando questa brughiera nel Surrey in una nuova foresta – un esempio di processo di successione.

alla televisione, non sentiremo mai la connessione che spinge al cambiamento. Solo una relazione con un posto reale può cominciare a rendere quella connessione reale, e comprendere come funziona il paesaggio locale è una parte importante della relazione. Ma non è nemmeno tutto qui. La lettura del paesaggio è divertente. Aggiunge divertimento extra a tutto, da una breve passeggiata nel bosco a una vacanza nelle Highlands inglesi. Ciò che mi tiene incollato al finestrino del treno non è un qualcosa per tenere occupate le mie mani professionali, né tantomeno il tentativo di connettermi all’intera isola britannica. È semplicemente che mi piace un sacco. Mi piace la pura e semplice sua bellezza, e mi piace vedere come i diversi elementi, che compongono il paesaggio, interagiscono fra di loro. Prima ci sono le rocce, lo scheletro del paesaggio, che determinano dove sono le colline e le vallate e giocano un ruolo importante nella formazione del suolo. Poi c’è il suolo stesso,

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formato da un miscuglio di rocce, clima, forma del terreno e vegetazione. La vegetazione invece è un prodotto del suolo, del clima e degli animali, specialmente di quella specie-di-tuttiimportanti che siamo noi. L’elemento umano nel paesaggio, sia del passato sia del presente, può sembrare sovrabbondante e, in alcuni luoghi, persino arbitrario. Ma più s’impara sul modo in cui lavora il paesaggio, più ci si accorge che si tratta di una danza fra l’umano e il naturale, in cui nessuno dei due ha mai completamente il pieno controllo.

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Patrick Whitefield è insegnante e progettista di permacultura e autore. Nel suo nuovo libro, The Living Landscape: How to Read and Understand It, condivide le conoscenze di una vita sulle miriadi di interazioni che formano l’affascinante e variegato paesaggio che vediamo intorno a noi. In Italia è appena uscito il suo libro Permacultura per Tutti.


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Stufe e dintorni

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Calendario degli Eventi Estate 2012 v Giugno

2 Giugno

Corso – Dolci e Salati con Frutti e Grani Antichi Lastra a Signa (FI) www.vivaibelfiore.it

3 Giugno

Corso – La difesa del frutteto, del vigneto e dell’oliveto familiare con prodotti naturali – Lastra a Signa (FI) www.vivaibelfiore.it

3 Giugno

Festa – Open Day di Remedia Sarsina (FC)) www.remediaerbe.it

2 – 3 giugno

Corso – L’uso sostenibile dell’acqua – San Giuliano Milanese (MI) www.laboa.org

8 – 10 Giugno

Corso – Costruzione di muri in terra cruda – Torri Superiori (IM) www.torri-superiore.org

10 Giugno

Corso – Marmellate di Frutti Antichi – Lastra a Signa (FI)

v Lug./Agosto v Settembre

10 Giugno

Corso – Incontriamoci tra i fiori da Biancarosa Conoscere i fiori di bach nel loro habitat naturale. Fattoria Ca’ di Gianni. Bagno di Romagna (FC) http://www.cadigianni.it

16 giugno

Corso – Gas Armonie. Downshifting, decrescita e consumo critico – Bologna www.erbaviola.it

16-17 Giugno Corso – Laboratori di autoproduzione Sandali – Torino Francesco D’Ingiullo

figliodelnibbio@gmail.com Luglio/ Agosto

16 – 17 giugno

Corso – L’orto del contadino pigro – Bettola (PC) www.laboa.org

30 giugno - 1 luglio

Corso – Lo spirito degli alberi con Hubert e Lucilla Sarsina (FC)) www.remediaerbe.it

www.vivaibelfiore.it

10 Giugno

Open Day – Riconoscimento e raccolta delle Erbe Spontanee Fattori dell’autosufficienza Bagno di Romagna (FC) www.autosufficienza.com

1-7 luglio

Corso – Le spettacolari fioriture alpine – Parco di Paneveggio (TN) www.pimpinella.it

6-8 Luglio

Corso – Laboratorio di autocostruzione/ristrutturazione con balle di paglia. – San Donato (MI)

www.scuoladipratichesostenibili.it

14-15 luglio

Corso – Impariamo a fare il formaggio in casa Pramaggiore (VE) www.laboa.org

16 – 29 Luglio

Corso – Progettazione in Permacultura, modulo 72 ore certificato Badia Calavena (VR) www.laboa.org

3 – 12 Agosto

Corso – Energia, ambiente, lavoro – Springe (Germania) www.paea.it

12 – 25 Agosto

Corso – Progettazione in Permacultura, modulo 72 ore certificato Bagno di Romagna (FC) www.autosufficienza.com

26 Agosto

Fiera – Vivo Vegetariano. Cibo e Cultura Nogaredo – Rovereto Nord (TN) www.vivovegetariano.it

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5-7 settembre ZeroEmission Roma

http://artenergy.it/it_art/fiere.asp

15-16 settembre

Fiera – NaturOlistica. Fiera del Naturale e del Viver Sano San Pietro in Cerro (PC) www.fieradelnaturale.it

8 -11 Settembre

Fiera – Sana – 24 salone internazionale del biologico e del naturale – Fiera di Bologna www.sana.it

21 Settembre

The China Study – Colin Campbell – Vicenza www.diapasonbooking.com

27-30 Settembre

Corso – Costruire con le balle di paglia con Barbara Jones Premaggiore (VE) www.laboa.org

28-30 settembre

Fiera – Fiera – Klimahouse Umbria Bastia – Umbra (PG) http://www.fierabolzano.it/klimahouseumbria/

29-30 Settembre

Corso – Autocostruzione di un forno in terra cruda Bagno di Romagna (FC) www.autosufficienza.com

29-30 Settembre

Corso – Laboratorio di cesteria rurale – Pescara Francesco D’Ingiullo figliodelnibbio@gmail.com


Editoriale

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