Antonio Calderara, exhibition catalogue, MAAB Gallery, Milano, 2019

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ANTONIO CALDERARA

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Questo catalogo è stato pubblicato in occasione della mostra “Antonio Calderara” MAAB Gallery, Milano, 26 settembre - 15 novembre 2019 This catalogue was published on the occasion of the exhibition “Antonio Calderara” MAAB Gallery, Milan, September 26th - November 15th, 2019

IN COPERTINA COVER Senza titolo, 1970 TESTO DI TEXT BY Gianluca Ranzi REDAZIONE E PROGETTO GRAFICO EDITING AND GRAPHIC DESIGN Gloria Franchi TRADUZIONE TRANSLATION Michael Haggerty CREDITI FOTOGRAFICI PHOTO CREDITS Bruno Bani RINGRAZIAMENTI ACKNOWLEDGEMENT Fondazione Antonio e Carmela Calderara, Erika ed Elena Forin Marcello Forin, Vittorio Mongino

ISBN 978-88-99818-12-8

Nessuna parte di questo catalogo può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore. All rights reserved. No parts of this book may be reprinted or reproduced or utilised in any form by any electronic, mechanical or other means, now known or hereafter invented, any information storage or retrieval system, without permission in writting from the publishers. 2


ANTONIO CALDERARA

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Senza titolo, 1977 particolare detail 4


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QUANDO LA LUCE SPINGE PIÙ IN LÀ Gianluca Ranzi

…sotto l’azzurro fitto del cielo qualche uccello di mare se ne va;

né sosta mai: perché tutte le immagini portano scritto:

“più in là”!

Eugenio Montale

Andare oltre il limite, almeno con l’immaginazione

Antonio Calderara

Vorrei dipingere il niente

Antonio Calderara

Se per Eugenio Montale “tutte le immagini portano scritto più in là”, per Antonio Calderara più in là vuole dire spostare continuamene in avanti i paletti di una disposizione morale, congiunta a un’esperienza estetica, che non si ferma al guardare, ma induce un vedere che va oltre la vista. I piccoli formati di Calderara innescano la sensazione di un “subitaneo bagliore”, l’espressione è di Meister Eckhart, che nasce nello spazio e poi si allarga tutt’intorno, come un respiro prolungato che si estende oltre la natura e la realtà fisica delle cose – l’area del quadro - per divenire spazio mentale: contemplazione e illuminazione. Il suo è stato un percorso lungo e rigoroso, dal primo dipinto a olio del 1915, appena dodicenne, fino alle ultime opere del 1978, l’anno della morte, in un viaggio portato avanti attraverso le necessità della vita e l’urgenza dell’arte, con la devozione e la risoluzione di un artista che ha perseguito costantemente e senza compromessi la sua ricerca, come egli stesso ha testimoniato: “Ho una grande forza di volontà, inculcato profondo e chiaro il senso dell’onestà, precisa la certezza di quello che voglio. Non un passo indietro, dunque, ma un continuo sforzo per andare avanti, che per me voleva dire aggiungere alla pittura di ieri l’esperienza di oggi, a quella di oggi quella di domani”. Davvero per Calderara l’estetica è stata la madre dell’etica, vissuta attraverso una parabola esistenziale intensa e a tratti profondamente drammatica, ma sempre illuminata da una fede zenitale nell’arte e una sincera umiltà di fondo. Ciò l’ha portato verso un percorso artistico multiforme e sperimentale volto alle conquiste dello spirito e a una forma/luce in cui l’avventura umana, con le sue miserie, esaltazioni e desolazioni, viene finalmente sublimata e dotata di un senso ultimo. Per questa ragione sarebbe sbagliato vedere salti o fratture nel suo lavoro, laddove invece ogni opera si concatena alla precedente e porta già in sé, come in nuce, quell’espressione più radicale del suo percorso artistico c’egli avrebbe raggiunto negli ultimi due decenni di attività, come da lui stesso ben evidenziato a proposito dell’ultima parte della sua produzione: “La mia pittura di oggi è ancora la mia pittura di ieri, nel senso che, nel suo essere, non ha cambiato niente. Essa è conseguente, legata da un filo conduttore che si chiama luce”. 6


Ad uno degli estremi, quello iniziale, di questo filo conduttore della pittura di Calderara potrebbe stare la piccola tela del 1928. È un paesaggio della sua amata Vacciago, sul lago d’Orta, intriso di una luce fredda e trasparente che sembra attraversare le cose piuttosto che piovere su di esse, “luce senza sorgenti” come egli stesso la definirà parecchi decenni dopo. E’ un chiarore diafano, diffuso e ubiquo che compenetra architetture e natura, alberi e montagne, che già tende a ribaltare tutto in primo piano, a disporre e organizzare lo spazio risolvendolo sul piano. I colori usati sono decisi ma cristallini, mentali ancor prima che fisici; il segno è leggero e intriso di luce, che non conduce alla pittura tonale dei Chiaristi lombardi, di cui qui manca il calore idillico e l’effusione sentimentale, ma a una personale declinazione interiore. Si direbbe un paesaggio in cui già si scopre un disincanto, una distanza dalla forma per la forma, dalla natura per la natura, già proiettato verso una regione più intima e profonda che qui si svela nel rigore dei tracciati geometrici e nei vuoti tra le cose, nei margini e nei confini tendenti allo spirito del vago e al non finito. Qui infatti le cose non si fondono all’ambiente e i colori restano ben serrati dentro i contorni tracciati con un deciso segno grigio che delimita i solidi e accompagna lo svolgersi dello spazio in un fluire concatenato e geometrico di tetti e inferriate, di muri perimetrali e di archi. Con queste premesse il pensiero corre subito a Cézanne, ai suoi villaggi provenzali dai volumi serrati e definiti in cui le cose ribaltano all’esterno il loro interno, cioè la loro struttura, quale essa è intimamente. Per Cézanne la forma non era il punto d’arrivo, ma quello di partenza per sviluppare un più alto discorso mentale, tanto da arrivare ad affermare che “un paesaggio si pensa in me e io sono la sua coscienza”. Come non vedere qui un preciso punto di contatto con Calderara che da par suo affermava di aver “vissuto tutta la vita nello sforzo di dare forma visibile al pensiero”? Non è forse lo stesso processo che prende corpo nella piccola tela del 1928? In essa si percepisce come Calderara metta alla prova la propria capacità di vedere il mondo, ne cominci a sperimentare consistenza e limiti, per imparare attraverso di esso a prendere contatto con la propria interiorità. Per l’artista lombardo non è l’osservazione delle cose, la loro forma, a guidarne il percorso, quanto la loro visione mentale, un’esperienza vitale di esse che illumina il mondo attraverso i sensi e poi il pensiero, che saprà coglierne le sfumature di necessità, la sintesi del senso, l’architettura suprema. Qui è già la luce a infondere a queste prime prove un carattere del tutto particolare, così come l’atmosfera assorta e silenziosa, concatenata nei ritmi delle linee ortogonali, spezzate qui e là da qualche curva. E’ lo stesso nitore compositivo che si riscontra in un nucleo di interni con figure della fine degli anni Trenta, stanze misurate e organizzate dagli incontri delle verticali degli stipiti e delle diagonali dei tappeti o della tastiera di un pianoforte. Qui le figure femminili assise intrattengono un colloquio senza parole, un tacer d’ogni ridondanza, vivono nella moralità e nel decoro dell’etica lombarda che, alle spalle di una lunga tradizione figurativa presente in tal senso fin dal XV Secolo, ricerca verità d’affetti e intimità di rappresentazione. Qui si tocca con mano il silenzio, esaltato da una luce ferma e costruttiva che ricorda i climi novecenteschi di Oppi e Donghi e che rievoca persino certe atmosfere alla Hammershøi, seppur ora meno drammaticamente esasperate. Sono opere ammirevoli e commoventi proprio perché vivono dei vuoti del rumore, dei colori fondi e assorbenti, delle pose misurate e composte “a fuso” delle figure femminili, da una sorta di velato mistero e di trasognamento, se non mistico per lo meno nostalgico, che par comprendere in sé l’immobilità del tempo e uno stato di raccoglimento dello spazio stesso, che quasi implode in se stesso e nel suo ovattato silenzio. Queste opere sono già la profezia di un’arte non rappresentativa, che anela a spingersi più in là della semplice rappresentabilità del reale e che si interroga fin da subito sulla natura dell’im7


magine, che scopre non essere pura esperienza visiva, ma disvelamento, ben oltre la superficie, di valori metaforici e spirituali, di sotterranee connessioni, di soglie che separano ed uniscono, di interferenze tra dentro e fuori, di griglie che si dissolvono nella luce. Questa personale visione del realismo, intima e domestica ma sempre più tesa all’essenzialità, se negli anni Trenta da una parte trova una vaga affinità col Realismo Magico di Massimo Bontempelli, dall’altra se ne distacca per l’attenzione minuziosa agli aspetti matematico-formali dell’armonia della composizione, che tradiscono un’osservazione attenta delle opere di Piero della Francesca e di Georges Seurat (Estate. Pittura n.40, 1954), quasi a voler passare i dati della realtà attraverso un filtro superiore, matematico-geometrico e ottico-luministico. È dal 1942 che Calderara, proseguendo sulla strada della rarefazione delle forme e della preziosità dei colori esaltati dalla luce, appanna e sfuma sempre più le sue figure, come fosse iniziato in modo irrevocabile quel processo verso la loro totale smaterializzazione. Nella prima metà degli anni Cinquanta un ulteriore giro di vite e di accelerazione della sua ricerca pittorica sono dati dalla scoperta dell’opera di Piet Mondrian, gravida di conseguenze per gli sviluppi futuri della pittura di Calderara, che si schiude sempre più alla scoperta del nascosto, alla meditazione sui margini in cui la realtà fenomenica si svolge in una dimensione superiore che profuma d’infinito e di mistero. È ovvio che per perseguire un tale intento anche le forme in cui si esprime il suo linguaggio siano presto destinate ad evolvere verso un ideale superiore di sintesi compositiva e di limpidità cromatica. È la luce, ancora una volta, ad imprimere il segno decisivo a questa nuova svolta, in “pitture fatte con l’aria”, così definite da Agnoldomenico Pica nel 1955, di un chiarore diffuso, vitreo e metafisico, che rende figure e paesaggi come fossero apparizioni, immagini fatte più di sogno e di vapore luminoso che di struttura e volume. Alla fine del decennio Calderara si sente pronto per il salto nel vuoto, laddove il fine sarà proprio quello di dipingere il vuoto col vuoto, il silenzio col silenzio e la luce con la luce, senza più figure, paesaggi, interni di case, nature morte, volti e corpi. Non è un passaggio brusco ma, come sempre avvenuto nel suo percorso, estremamente meditato e mediato, come si vede da una prodigiosa serie di disegni di case e chiese del lago d’Orta eseguiti tra il 1958 e il 1959, che giungono ad interrogarsi su quale possa essere il limite estremo della rappresentabilità e a porsi sul crinale ultimo di tale limite d’essenzialità, astraendo la realtà in termini di orizzontalità e verticalità, passando dalla particolarità dei singoli casi all’universalità della più superiore delle sintesi: “misura organizzata di luce nello spazio di luce”. Dal 1960 non solo le figure, ma la stessa materia pittorica, così come le cromie, si purificano nella luce che si concentra nei suoi piccoli formati, su tela o su carta, che sono irripetibili campi d’energia pura, cavee risonanti di intervalli di silenzio e di ritmo, di tempi lunghi e di battiti improvvisi, di deregulation armonica e di occasioni meditative e pensose, “sommessi colloqui privati” li chiamerebbe Iosif Aleksandrovič Brodskij. Va chiarito che in queste ultime opere, che occupano gli anni Sessanta e i Settanta fino alla morte dell’artista avvenuta nel 1978, il mondo e la realtà, la terra, la materia, l’evento, il tumulto, lo sguardo alla tragedia dell’esistenza, tutto questo non è espunto, ma viene, per cosi dire, filtrato e metabolizzato, sintetizzato e smaterializzato dalla luce. Il risultato è un vortice di opere indimenticabili, ciascuna un mondo a sé stante che mette in scena un ordine supremo di purezza e di assoluto: contemplazione, luce, colloqui senza parole, il sovra-essenziale, la profondità dello spirito sub specie aeternitatis -. Calderara è giunto all’estrema economia dei mezzi e delle forme, purificate dalla luce, per dare voce all’infinito, esprimere la tensione di un punto di sutura tra sensibile e intelligibile che sa tenere insieme volontà e caso, buio e luce, materia e spirito, oscurità e splendore, esperienza 8


mondana e sobrietà spirituale. Questo pulsare della luce imprime dinamismo centrifugo e centripeto a opere che si servono anche dell’asimmetria e dell’irregolarità per accrescere evocazione e trepidazione, come nei casi in cui alcune delle superfici più silenziose vengono repentinamente animate da contrappunti e da brevi ma incisive dissonanze, una ritmica improvvisa di linee o un piccolo quadratino che si accampa sul bordo di uno schermo irradiante energia. Calderara così mette in scena una sorta di “pieno di vuoto” che crea uno spazio di risonanza che non è mai assenza, in quanto è abitato da apparizioni e da emanazioni auratiche ed è “vibrato” dall’instaurarsi delle loro relazioni. L’essenza del mondo si esprime anche attraverso l’asimmetria e lo spirito del vago, che è la capacità dello sguardo di insinuarsi oltre il velo dell’apparenza per ascoltare il creato e il mistero che lo circonda. Questa forma aperta e pulsante dell’opera, che racconta del mistero del vivente e che evoca meraviglia e dramma dell’esistenza, risuona nel lavoro dell’artista, favorisce il dialogo tra finito e non-finito (in-finito) e realizza una sorta di mobilità meditativa dell’opera: quel tipico tremolio di certi aloni luminosi che rivela il fiorire, l’eclissare e il riemergere della luce e delle cromie dall’indistinto, immerse in quello spazio risonante che tutte le contiene e tutte le connette. I confini del quadro, così misteriosi e segreti, delimitano così uno spazio che sembra estendersi oltre la materialità dell’opera e che non pensa ai suoi limiti come a barriere di contenimento, ma come a delle soglie da attraversare avanti e indietro, passaggi tra l’ombra e la luce, tra la coscienza e il nulla, tra l’oblio e la consapevolezza, vibrazioni immobili di un’enunciazione senza spazio e senza tempo che attraverso la luce si fa icona dell’infinità dell’essere. Quelle di Antonio Calderara sono opere da guardare ma anche da ascoltare, nei loro sussulti e nei loro silenzi: colloqui senza parole che esprimono quella falda inespressa, misteriosa e tuttavia essenziale dell’esperienza che lega l’uomo al mondo e agli altri uomini in un comune destino di verità e di speranza.

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WHEN LIGHT PUSHES FURTHER ON Gianluca Ranzi

… beneath the deep blue of the sky a seabird flies away;

nor does it ever pause: because all images bear the words:

“further on”!

Eugenio Montale To go beyond the limits, at least with the imagination Antonio Calderara I would like to paint the void Antonio Calderara

If for Montale all images bear the words: “further on”, for Antonio Calderara further on means to continuously shift forward the limits of a moral disposition, joined together with an aesthetic experience that does not stop with looking but induces a kind of seeing that goes beyond sight. Calderara’s small formats spark off the sensation of a “sudden blaze” – the expression used by Meister Eckhart – that is born in space and then enlarges all around, like a prolonged breath that extends beyond the nature and physical reality of things – the area of the picture – to become a mental space: contemplation and enlightenment. His was a long and rigorous path, from his first oil painting in 1915 when he was only just twelve, until 1978 the year of his death: a journey continued through the needs of life and the urgency of art, with all the devotion and resolution of an artist who constantly and without compromises followed his own art researches, as he himself has testified: “I have great willpower, instilled with a deep and clear sense of honesty and that gives me the certainty of what I want. So not a step backwards but a continuous effort to go ahead, and this for me means adding to the painting of yesterday the experience of today, and to that of today adding that of tomorrow.” For Calderara aesthetics really was the mother of ethics, experienced through an intense and at times deeply dramatic existential parabola, but always illuminated by a zenithal faith in art and a sincere basic humility. This led him towards a multiform and experimental artistic path aimed at the conquest of the spirit, and at a light/form in which the human adventure, with all its miseries, exaltations, and desolations, was finally sublimated and given a final sense. For this reason it would be mistaken to see jumps or breaks in his work; in it, instead, each work is seamlessly joined to the previous one and already contains in itself, as in a nutshell, the radical expression of his career in art that he arrived at in his last two decades of activity, as he himself highlighted with regard to the final part of his output: “My painting today is still my painting of yesterday, in the sense that, in its being, nothing has changed. It all follows on, linked by a thread that is called light.” At one extreme of the thread of his painting, the one at the beginning, we could place a small 10


canvas dating from 1928. It is a landscape of his beloved Vacciago, on Lake Orta, shot through with a chilly and transparent light that seems to run through things rather than pouring over them. A “light without a source”, as he was to define it some decades later. It is a dim, diaphanous and ubiquitous light that already tends to bring everything to the foreground, to lay out and organise space by resolving it on a plane. The colours used are confident but crystalline, mental even more than physical. The marks are agile and full of light, but this does not indicate the kind of tonal painting of the Lombard Chiaristi, the idyllic warmth and sentimental profusion of which is missing, but a personal, interior attitude. We might refer to it as a landscape in which we can already see disenchantment, a distance from form for form’s sake, from nature for nature’s sake, a landscape already projected towards a more intimate and profound region that here is revealed in the rigour of the geometrical lines and the voids between things, in the edges and boundaries tending to the vague and unfinished. Here, in fact, the things do not melt into the setting and the colours remain confined within outlines traced out with a decided grey mark that delimits the solids and accompanies the spatial development into a concatenated and geometrical flow of roofs and grilles, perimetral walls and arches. And these introductory notes at once lead our thoughts to Cézanne, to his Provencal villages with compact and well-defined volumes in which things turn their interiors, their intimate structure in other words, into exteriors. For Cézanne form was not the point of arrival but that of departure in order to develop a higher mental discourse, so much so that he said, “The landscape thinks itself in me, and I am its consciousness”. How can we not see here a precise point of contact with Calderara who said “I have lived all my life in an attempt to give a visible form to thought”? Isn’t this perhaps the same process that comes about in the small canvas from 1928? In it we can see how Calderara tests his own capacity for seeing the world; he has begun to experiment with its consistency and limits in order to learn through it and to make contact with his own interiority. For this artist it was not the observation of things and their form that guided his path, so much as their mental vision, a vital experience of them that illuminated the world through the senses and then through thought, which was able to gather their shades of necessities, their synthesis of sense, their supreme architecture. And here it is already light that imbues these early works with a character that is quite particular, just like their rapt and silent atmosphere, connected by the rhythms of the orthogonal lines broken here and there by some curves. It is the same compositional clarity that is found in a nucleus of interiors with figures from the end of the 1930s, rooms measured and organised by the meetings of the verticals of the jambs with the diagonals of the carpets or the keyboard of a piano. Here the seated female figures hold a conversation without words, in an avoidance of all redundancy, and they live in the morality and propriety of Lombard ethics which, after a long figurative tradition existing in this sense from the 15th century onwards, searches for a truth in affection and the intimacy of representation. Here we see silence at first hand, a silence exalted by the strong and constructive light that is reminiscent of the Novecento movement of Oppi and Donghi, and that even evokes certain of Hammershøi’s atmospheres, though less dramatically exaggerated. They are admirable and moving works precisely because they exist in soundless places, with deep and absorbing colours, in the measured and composed poses of the female figures, and with a kind of veiled mystery and dreaminess which, if not mystic, is at least nostalgic; it seems to include within itself immobile time and a state of meditation of the space itself, which virtually implodes into itself and its padded silence. 11


These works are already the prophesy of a non-representative art, one that yearns and pushes itself further on from the simple representability of reality and that immediately questions itself about the nature of the image, which it discovers not to be pure visual experience but a disclosure, quite beyond the surface, of metaphorical and spiritual values, of underground connections, of thresholds that both separate and unite, of interferences between the inside and the outside, of greys that dissolve in light. If in the 1930s this personal vision of realism, intimate and domestic but always aimed at concision, had on the one hand a vague affinity with Massimo Bontempelli’s Magic Realism, on the other it differed for the minute attention paid to the mathematical-formal aspects of the composition’s harmony that reveal a close observation of Piero della Francesca and Georges Seurat (Estate. Pittura n. 40, 1954), almost as though to pass the data of reality through a higher, mathematicalgeometric, optical-luminous filter. It was from 1942 that Calderara, following along the path of the rarefaction of forms and the preciousness of colours exalted by the light, increasingly dimmed and flattened his figures as though he had begun in an irrevocable manner a process towards their total dematerialisation. In the first half of the 1950s a further boost was given to his art by his discovery of the work of Piet Mondrian which was full of implications for the future development of Calderara’s painting; this was to become increasingly open to the discovery of what is hidden, to a meditation about margins in which phenomenal reality takes place in a higher dimension breathing infinity and mystery. It is obvious that in order to continue with this aim even the forms in which he expressed his language were soon destined to evolve into a superior compositional synthesis and a chromatic limpidity. And yet again light stamped the decisive mark on this new development into “painting made with air”, to use Agnoldomenico Pica’s 1955 definition, a diffused dim light, glassy and metaphysical, that makes the figures and landscapes seem apparitions, images made more by dreams and luminous vapours than by structures and volumes. At the end of the decade Calderara felt ready for a leap forward, the end of which was to be painting emptiness with emptiness, silence with silence, and light with light, without any figures, landscapes, house interiors, still-lifes, faces and bodies. It was not a sharp passage but, as always happened in his development, it was extremely meditated and mediated, as can be seen in a prodigious series of drawings of the houses and churches of Lake Orta made between 1958 and 1959, drawings that arrive at questioning themselves about what might be the extreme limit of representability and to placing themselves on the final edge of such limits of concision, by abstracting reality in terms of horizontality and verticality, passing from individual cases to the universality through the greatest synthesis: “measure organised by light in the space of light.” From 1960 not just the figures but the very material of painting, as well as colour, were purified in the light that was concentrated in small formats, on canvas or paper, that were unrepeatable fields of pure energy, resonant test subjects of the intervals of silence and rhythm, of lengthy times and sudden beats, of harmonic deregulation and of meditative and thoughtful occasions: as Iosif Aleksandrovič Brodskij would call them, “whispered private conversations.” It should be made clear that in these last works, which occupied the 1960s and 1970s until the artist’s death in 1978, the world and reality, the earth, material, events, tumult, and looking at the tragedy of existence – all this was not expunged but was, so to say, filtered and metabolised, synthesised and dematerialised by light. The result is a tornado of unforgettable works, each one a world to itself and that stages a supreme order of purity and the absolute: contemplation, light, conversations without words, the super-essential, the depths of the sub specie aeternitatis spirit. 12


Calderara had arrived at an extreme economy of means and forms, purified by light, in order to give a voice to infinity, to express the tension of a point stitched between sensitivity and the intelligible, one that is able to hold together volition and chance, darkness and light, material and the spirit, obscurity and splendour, worldly experience and spiritual sobriety. This pulsation of light impressed a centrifugal and centripetal dynamism on works that also make use of asymmetry and irregularity for increasing evocation and trepidation, as in those cases where some of the most silent surfaces are abruptly animated by counterpoints and brief but incisive dissonances, a sudden rhythm of lines or a small square that pops up on the edge of a screen radiating energy. In this way Calderara staged a kind of “fullness of emptiness” to create a resonant space that is never one of absence, inasmuch as it is inhabited by apparitions and by auratic emanations, and it is “vibrated” by the creation of the relationships between them. The essence of the world is also expressed through asymmetry and the spirit of ambiguity, which is the capacity of the gaze to go beyond the veil of appearance in order to come near to creation and the mystery that surrounds it. This open and pulsating form of the work, one that recounts the mystery of living and that evokes the marvel and drama of existence, echoes through the work of the artist, favours the dialogue between the finite and the non-finite (the infinite), and creates a kind of meditative mobility for the work: that typical quivering of certain luminous halos that reveal the surfacing, the eclipse, and the re-emergence of the light and colour from the indistinct, immersed in that resonant space that contains everything and connects everything. The boundaries of the painting, so mysterious and secret, in this way delimit a space that seems to extend beyond the materiality of the work and that do not consider their limits a containing barrier, but as thresholds to be crossed back and forth, passages between light and shade, between awareness and the void, between forgetfulness and knowingness, the immobile vibrations of an enunciation without space or time and that, through light, becomes an icon of the infinity of being. The works of Antonio Calderara are to be seen but also listened to with their tremors and silences: conversations without words that express that unexpressed stratum, mysterious yet essential to the experience that ties humanity to the world and to other beings in a common destiny of truth and hope.

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Antonio Calderara exhibition view, MAAB Gallery, Milano, 2019 14


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Senza titolo 1930 olio su tavola oil on board 30 x 25 cm

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Lo sposo. Pittura n. 37 1954-56 olio su tavola oil on board 18 x 14 cm

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La sposa. Pittura n. 38 1954-56 olio su tavola oil on board 18 x 14 cm

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Estate. Pittura n. 40 1954 olio su tavola oil on board 14 x 18 cm

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Ritratto della mamma. Pittura n. 36 1954 olio su tavola oil on board 18 x 14 cm

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Antonio Calderara exhibition view, MAAB Gallery, Milano, 2019 26


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Quadrato giallo in rettangolo bianco 1961-66 olio su tavola oil on board 27 x 36 cm

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Attrazione quadrata nel giallo 1967 olio su tavola oil on board 27 x 27 cm

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Spazio luce 1962 olio su tavola oil on board 22 x 27 cm

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Senza titolo 1959-60 olio su tavola oil on board 27 x 27,3 cm

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2 quadrati 1968 olio su tavola oil on board 27 x 27 cm

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Senza titolo 1970 olio su tavola oil on board 38 x 38 cm

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Senza titolo 1977 olio su tavola oil on board 27 x 27 cm

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Antonio Calderara exhibition view, MAAB Gallery, Milano, 2019 42


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Senza titolo n.d. acquerello e collage su carta watercolor and collage on paper 39 x 39 cm

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Senza titolo 1963 acquerello su carta watercolor on paper 18 x 18 cm

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Senza titolo 1974 acquerello su carta watercolor on paper 15 x 15 cm

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Senza titolo 1975 acquerello su carta watercolor on paper 15,9 x 15,5 cm

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Antonio Calderara exhibition view, MAAB Gallery, Milano, 2019 52


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Senza titolo 1966 acquerello e matita su cartoncino watercolor and pencil on cardboard 18 x 18 cm

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Senza titolo 1970 acquerello su cartone watercolor on cardboard 2 x cm 27 x 18

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Senza titolo 1966 acquerello su cartoncino watercolor on cardboard 18 x 18 cm

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Antonio Calderara exhibition view, MAAB Gallery, Milano, 2019 60


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Il campo 1928 olio su cartone telato oil on canvas board 12 x 18 cm

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Senza titolo (Lago d’Orta) 1959 acquerello su carta watercolor on paper 17,3 x 22,3 cm

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Antonio Calderara exhibition view, MAAB Gallery, Milano, 2019 66


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Attrazione bicroma al margine 1969 olio su tavola oil on board 27 x 27 cm

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49 variazioni cromatiche 1972 acquerello su carta watercolor on paper 15,9 x 15,4 cm

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49 variazioni cromatiche 1972 acquerello su carta watercolor on paper 15,9 x 15,4 cm

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Senza titolo, 1959-1960 particolare detail 74


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La mamma 1939 olio su cartone oil on cardboard 37 x 32,6 cm

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Figura 1943 olio su tavola oil on board 20 x 15 cm 78


Servetta 1943 olio su cartone oil on cardboard 13 x 13 cm 79


Ritratto 1944 olio su cartone oil on cardboard 13 x 8,8 cm 80


Natura morta 1949 olio su tavola oil on board 13 x 16 cm 81


Paesaggio 1955 olio su tavola oil on board 11,4 x 14,5 cm

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Il lago e l’isola 1958 acquerello su carta watercolor on paper 14,5 x 14,5 cm 84


La chiesa bianca 1958 acquerello su carta watercolor on paper 14,5 x 14,5 cm 85


Senza titolo 1959 acquerello su carta watercolor on paper 19 x 7 cm

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Senza titolo 1960 acquerello su carta watercolor on paper 15 x 14,5 cm

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Senza titolo 1960 acquerello su carta watercolor on paper 19 x 19 cm 90


Progressioni parallele in viola 1960 olio su tavola oil on board 24 x 24 cm 91


Senza titolo 1962 collage collage 53 x 62,5 cm

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Senza titolo 1964 acquerello su carta watercolor on paper 10 x 14 cm

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Senza titolo 1966 litografia lithography 24 x 24 cm 96


Azzurro e rosso in quadrato giallo 1967 olio su tavola oil on board 54 x 6 cm 97


Senza titolo 1969 acquerello su carta watercolor on paper 19,5 x 21,5 cm 98


Rosa. Orizzonte 1970 acquerello su carta watercolor on paper 15 x 14,5 cm 99


Senza titolo 1970 collage - serigrafia su carta collage - silk-screen printing on paper 35 x 42 cm

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Senza titolo 1971 acquerello su carta watercolor on paper 15 x 14,5 cm

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Composizione A 1972 acquerello su carta watercolor on paper 16 x 15,5 cm 104


Senza titolo 1972 acquerello su carta watercolor on paper 16 x 15,5 cm 105


Senza titolo 1972 acquerello su carta watercolor on paper 19 x 7 cm 106


Senza titolo 1972 acquerello su carta watercolor on paper 15,8 x 10,7 cm 107


Senza titolo 1972 acquerello su base serigrafica watercolor on silk-screen printing 16,5 x 15,5 cm 108


Senza titolo 1972 acquerello su base serigrafica watercolor on silk-screen printing 15,5 x 15,5 cm 109


Senza titolo 1972 acquerello su carta watercolor on paper 15,3 x 15,3 cm

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Senza titolo 1973 acquerello su carta watercolor on paper 15,9 x 15,4 cm 112


Senza titolo 1973 acquerello su carta watercolor on paper 18 x 18 cm 113


Senza titolo 1973-74 acquerello e matita su cartone watercolor and pencil on cardboard 15,8 x 15,5 cm 114


Quattro stagioni. Estate astratta 1974 acquerello su carta watercolor on paper 21 x 19,4 cm 115


Senza titolo 1974 acquerello su carta watercolor on paper 19,5 x 15,5 cm

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Lettera di un convalescente 1976 olio su tavola oil on board 21 x 27 cm

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Senza titolo n.d. collage - serigrafia su carta collage - silk-screen printing on paper 29 x 34 cm

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A P PA R AT I APPENDIX

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Biografia

Antonio Calderara (Abbiategrasso 1903- Vacciago 1978), figura singolare e appartata del panorama artistico italiano, si avvicina all’arte da autodidatta negli anni Venti. Nel 1923 tiene la sua prima mostra personale e, l’anno successivo, abbandona gli studi in ingegneria al Politecnico di Milano per dedicarsi unicamente alla pittura. Caratterizzata da semplificazioni plastiche e da una luce chiara in cui si avvertono gli echi di Piero della Francesca e di Georges Seurat, dai primi anni Quaranta nelle pitture di Antonio Calderara il colore si raffina nel tono dando origine a superfici levigate e uniformi in cui il colore si decanta in luce. Terminata la guerra, si trasferisce a Milano, dove già aveva trascorso alcuni anni della propria giovinezza. Nel capoluogo lombardo la sua ricerca si apre a nuove esperienze e a nuovi stimoli. Nella seconda metà degli anni ’50 l’attenzione di Calderara si focalizza sempre più sulla luce, una luce che tutto invade, che tutto distruggere per essere l’unica protagonista in pitture ormai al limite del figurativo. A segnare una svolta nella sua pittura è il passaggio, nel 1959, all’astrazione. Un’astrazione che non conosce molti altri esempi in area italiana per la sua radicalità, perfettamente in sintonia con le coeve esperienze europee che tendono al grado zero della pittura. La geometria nel suo caso non ha però mai la rigidità dell’arte concreta ma è dominata da delicate e sottili vibrazioni luministiche ottenute attraverso velature sovrapposte. Nei dipinti degli anni Sessanta e Settanta, quasi sempre di piccolo formato, prende così corpo una luce-colore, che traduce la sua aspirazione a “dipingere il nulla, il vuoto, che è il tutto, il silenzio, la luce, l’ordine, l’armonia. L’infinito.

alla pagina precedente: on previous page: Antonio Calderara nel suo studio di Vacciago Antonio Calderara in his studio in Vacciago 124


Biography

Antonio Calderara (Abbiategrasso 1903 - Vacciago 1978), was a singular and elusive figure on the Italian art scene. He began his career as a self-taught artist in the 1920s. In 1923 he held his first solo show and, in the following year, abandoned his engineering studies at the Milan polytechnic in order to devote himself exclusively to painting. Characterised by a sculptural simplification and by a clear light in which we can feel the echoes of Piero della Francesca and Georges Seurat, by the early 1940s the colour in the painting of Calderara had become even more refined in its tones and to create polished and uniform surfaces where the colour decants into light. Once the war had finished, he moved to Milan where he had already passed some time as a young man. Here his art opened to new experiences and new stimuli. In the second half of the 1950s Calderara’s attention was increasingly focussed on light, a light that invades and destroys everything in order to be the only protagonist in a painting that by now was at the very limits of figuration. What marked a change in his painting was his turn, in 1959, to abstraction. An abstraction that it is difficult to parallel in other Italian artists for its radicalism, one that was perfectly in syntony with contemporary European experiences that tended towards a zero degree of painting. In his case, however, geometry never had the rigidity of Concrete Art but was dominated by delicate and subtle luminous vibrations obtained through superimposed veils of colour. In the paintings of the 1960s and 1970s, almost always on a small scale, there took shape a lightcolour that revealed his aim of “painting nothing, the void, that is everything, silence, light, order, harmony. The infinite�.

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Mostre personali selezionate Selected Solo Exhibitions

2019 – Milano, MAAB Gallery, Antonio Calderara – New York, Lisson Gallery, The double 2018 – Hamburg, Ernst Barlach-Haus, Antonio Calderara. Light-Spaces. Paintings from Fifty Years – London, Lisson Gallery, Painting Infinity 2017 – Winterthur, Kunstmuseum, Antonio Calderara 1903-1978 2016 – Lugano, MASI, Antonio Calderara. Una luce senza ombre 2015 – St. Moritz, Galerie Stefan Hildebrandt, Calderara. Horizonte, abstraktionen und epigrammem – Milano, Studio Gariboldi, Calderara 2013 – Bologna, Galleria P420, Helene Appel, Antonio Calderara, Luce, giorno 2012 – Zurich, Galerie Annemarie Verna, Antonio Calderara 1903 – 1978 2011 – Paris, Galerie Bernard Bouche, L’ambiguité de l’espace – Waldenbuch, Museum Ritter, Antonio Calderara – Milano, Fondazione Zappettini, Antonio Calderara 2008 – Riva del Garda, MAG – Museo dell’Alto Garda, Antonio Calderara e Carlo Vitale. 1947 – 1959, uno sguardo sul Garda – Paris, Galerie Bernard Bouche, Calderara 2007 – Milano, MADRE – Museo Donnaregina, Calderara – Verbania, Museo del Paesaggio, Antonio Calderara. L’opera astratta 2005 – Milano, Museo della Permanente, Antonio Calderara – Paris, Galerie Bernard Bouche, Antonio Calderara

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2004 – Bologna, Museo Morandi, Antonio Calderara. Dipinti dal 1926 al 1971 – Milano, Spazio Oberdan, Calderara 2003 – Milano, Galleria Milano, Antonio Calderara. Luce necessaria – Livorno, Galleria Peccolo, Antonio Calderara. Luce necessaria – München, Staatliche Grafische Sammlung Moderne Pinakothek; Bottrop, Joseph Albers Museum Quadrat, Antonio Calderara. Hommage zum 100. Geburtstag. Acquarelle und oilbilder – Milano, Galleria Arteidea, Antonio Calderara a cent’anni dalla nascita – Milano, Palazzo della Permanente, Calderara – München, Galerie Rupert Walser, Antonio Calderara. Zum 100 Geburtstag – Zurich, Galerie Annemarie Verna, Antonio Calderara. Zum 100 Geburtstag 2000 – München, Galerie Rupert Walser, Antonio Calderara. Bilder – Aarau, Aargauer Kunsthaus, Das Gedachtnis der Malerei 1999 – Milano, Palazzo delle Stelline, Galleria Refettorio, Collezione Calderara 1998 – Verbania, Galleria d’Arte, Antonio Calderara. Omaggio al Maestro 1997 – Arona, Ex Convento della Purificazione, Antonio Calderara. Mostra antologica 1995 – München, Galerie Fred Jahn, Antonio Calderara. Acquarelle und Bilder 1959 – 1977 – Genova, Museo d’Arte Contemporanea Villa Croce, Antonio Calderara: opere della Fondazione Calderara di Vacciago d’Orta 1994 – München, Galerie Rupert Walser, Antonio Calderara 19271978 1993 – Zug, Kunsthaus, Antonio Calderara. Malerei des Dialogs – München, Galerie Rupert Walser, Zum 90. Geburstag 1992 – Milano, Galleria Milano 1991 – Fridrichshafen, Museum Zappelin, Antonio Calderara. 1903


– 1978 1990 – Lugano, Studio d’Arte Contemporanea Dabbeni, Antonio Calderara. Lettere di un convalescente, epigrammi 1988 – Freiburg im Breisgau, Galerie Regio, Werk 1928-1978 – Milano, Galleria Vismara, Antonio Calderara. 1903 – 1978 1987 – Bologna, Studio d’Arte Spazia, Antonio Calderara. Opere grafiche 1936 – 1977 – Glarus, Galerie Tschudi, Antonio Calderara – Lugano, Studio d’Arte Contemporanea Dabbeni, Antonio Calderara – Padova, Galleria Fioretto 1986 – Sanremo, Studio d’Arte Beniamino, Calderara – Berlin, Galerie Bossin, Bilder und aquarelle 1985 – Düsseldorf, Galerie Schoeller, Antonio Calderara. Bilder, aquarelle und graphik 1984 – Zurich, Galerie Annemarie Verna, Antonio Calderara (1903 – 1978) 1982 – Ludwigshafen, Wihelm Hack Museum, Antonio Calderara. Gemälde – Kiel, Kunsthalle, Der Maler Antonio Calderara, Freunde, Einflüsse, Anregungen – Berlin, Galerie Bossin 1981 – Alessandria, Omaggio ad Antonio Calderara – Düsseldorf, Kunstvereins für die Rheinlande und Westfalen, Kunstmuseum, Antonio Calderara: Werke 1915 – 1978 Eine Retrospektiv-Ausstellung – Düsseldorf, Kunstmuseum, Grafik 1936-1978

1977 – Amsterdam, Stedelijk Museum, Olii e acquarelli 1957-1876 – Bottrop, Joseph Albers Museum Quadrat, Antonio Calderara – Amsterdam, Stedelijk Museum, Antonio Calderara – Wien, Modern Art Gallery, Antonio Calderara – Milano, Galleria Annunciata, Antonio Calderara. Lettere del convalescente a se stesso – Milano, Galleria Grossetti, La silenziosa ascesa di Antonio Calderara – Milano, Galleria Duchamp, Antonio Calderara – Gorinchem, Kunstcentrum, Calderara. Bianco Giallo 1976 – London, Annely Juda Gallery, Paintings and watercolors 1959 – 1975 – Freiburg im Breisgau, Kunstverein; Koln, Galerie Reckermann; Braunschweig, Kunstverein; Villingen – Schwenningen, Städtische Galerie, Olii e acquarelli 1957-1976 – Starnberg, Galerie Thomas Keller, Antonio Calderara 1975 – Den Haag, Galerie Nouvelles Images, Antonio Calderara – Caracas, Galería de Arte Contact Centro El Bosque, Antonio Calderara – Como, Centro Serre Ratti, ‘Le quattro stagioni’ omaggio a Vivaldi – Monza, Museo Civico, Arengario, Antonio Calderara. Acquarelli dal 1936 al 1974 – Zurich, Galerie Annemarie Verna, Antonio Calderara 1974 – Ciudad Bolivar, Fundación Museo de Arte Contemporaneo Jesús Soto, Antonio Calderara. Giallo + giallo 1973 – Düsseldorf, Kunstmuseum, Aquarelle und graphic 1936 – 1973 – Antwerpen, Lens Fine Art, Antonio Calderara – Milano, Salone Annunciata, 49 variazioni cromatiche – Milano, Galleria Schettini, Antonio Calderara. 20 pitture datate dal 1943 al 1955 e 17 testi – Roma, Galleria Marlborough, Calderara

1979 – Genova, Galleria La Polena, Omaggio a Calderara

1972 – Frankfurt am Main, Galerie Interior, Antonio Calderara. Aquarelle und serigraphien – Düsseldorf, Kunstmuseum, Grafik – Lörrach, Galerie Regio, Antonio Calderara, Zeihnungen 1954-1957 – München, Galerie Schöttle, Antonio Calderara. Aquarelle 1953 – 1972

1978 – Schiedam, Stedelijk Museum, Akwarellen Antonio Calderara – Torino, Galleria Martano – Columbus, University Gallery of Fine Arts

1971 – Zurich, Galerie Annemarie Verna, Antonio Calderara. Aquarelle 1950-1971 – Bruxelles, Galerie Françoise Mayer, Antonio Calderara

1980 – Milano, Galleria Schettini, I Calderara di Schettini – Düsseldorf, Galerie Schoeller, Oilbilder und aqaurelle 1929 – 1977

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– Starnberg, Galerie Thomas Keller, Antonio Calderara – Innsbruck, Galerie im Taxipalais, Antonio Calderara. Aquarelle 1947-1970 – Düsseldorf, Galerie Denise René Hans Mayer, Antonio Calderara : frühe aquarelle – Paris, Galerie Denise René, Antonio Calderara 1970 – Frankfurt am Main, Studio Berggemeinde, Die bilder von Antonio Calderara – Bochum, Galerie M, Antonio Calderara – Brescia, Centro La Comune, Antonio Calderara. Acquarelli e serigrafie – New York, Kozmopolitan Gallery, Antonio Calderara 1969 – Luzern, Kunstmuseum, Antonio Calderara. Werke von 1927 – 1968 – Wien, Galerie Nächt Sankt Stephan, Antonio Calderara 1968 – Hannover, Kestner-Gesellschaft, Antonio Calderara – Schiedam, Stedelijk Museum, Antonio Calderara 1957-1967 – Rotterdam, Kunstcentrum, Antonio Calderara. Opera grafica 1967 – München, Studio Und, Antonio Calderara 1948-1967 – Torino, Studio di Informazione Estetica, Antonio Calderara 1966 – Hannover, Galerie H, Antonio Calderara – London, Signals, Towards the invisible, II. Paintings by Antonio Calderara – Milano, Galleria Milano, Antonio Calderara. Pitture dal 1957 al 1966 1965 – Rio de Janeiro, Museu de Arte Moderna, Antonio Calderara – Firenze, Feltrinelli Centro Proposte, Calderara – Milano, Galleria Il Cenobio, La posizione isolata del pittore Calderara – Esslingen, Galerie Mayer, Infinito nel finito, finito nell’infinito – München, Studio Und, Antonio Calderara – Esslingen, Galerie 123, Die Kunst des Antonio Calderara. Oelbilder, aquarelle und grafik 1964 – Milano, Galleria Levi, Antonio Calderara – Genova, Galleria La Polena, Calderara 1963 – Legnano, Galleria d’Arte del Grattacielo – Trieste, Galleria La Cavana, Calderara – Novara, Centro Artistico, Calderara – Venezia, Galleria Gritti, Calderara – Biella, Galleria La Meridiana, Spazio – luce

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– Arezzo, Galleria La Pieve, Calderara 1962 – Milano, Galleria Cadario, Calderara – Milano, Galleria Milano, Antonio Calderara 1961 – Zurich, Galerie Charles Lienhard, Antonio Calderara 1960 – Legnano, Galleria d’Arte del Grattacielo, Antonio Calderara – Ulm, Studio F, Olii e acquarelli – Padova, Studio Enne, Antonio Calderara 1959 – Legnano, Galleria d’Arte del Grattacielo, Calderara – Torbole sul Garda, Galleria Kaldor, Calderara Antonio. Disegni e pitture – Venezia, Galleria Santo Stefano, Antonio Calderara. Pitture e disegni 1957 – Milano, Galleria Barbaroux, Disegni e pitture di Antonio Calderara – Venezia, Galleria Santo Stefano, Antonio Calderara 1954 – Milano, Galleria Spotorno, Antonio Calderara. Pitture e disegni – Legnano, Galleria d’Arte del Grattacielo, Pitture 1942 – 1954 1953 – Napoli, Galleria Lauro, Antonio Calderara – Roma, Galleria d’Arte dell’Obelisco, Antonio Calderara 1952 – Milano, Galleria Bolzani, Antonio Calderara 1951 – Milano, Galleria Barbaroux, Antonio Calderara 1950 – Lisboa, Istituto di Cultura Italiana, Antonio Calderara – Legnano, Galleria d’Arte del Grattacielo, Antonio Calderara 1949 – Genova, Galleria Isola, Antonio Calderara – Legnano, Galleria d’Arte del Grattacielo, Antonio Calderara – Milano, Galleria Bolzani, Antonio Calderara – Milano, Galleria Schettini, Antonio Calderara 1948 – Milano, Galleria del Camino, Antonio Calderara 1947 – Milano, Galleria della Spiga, Antonio Calderara


1946 – Pallanza, Galleria La Collezione, Antonio da Vacciago 1944 – Domodossola, Galleria Salimbeni, Antonio da Vacciago 1934 – Milano, Galleria Bolaffi, Antonio Calderara 1933 – Milano, Galleria Vita Nuova, Antonio Calderara 1923 – Vacciago, Albergo Maulini, Antonio Calderara

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Mostre collettive selezionate Selected Group Exhibitions

2019 – Dunkerque, FRAC Grand Large – Hauts de France, Gigantisme – Art et Industrie 2018 – Basel, Galerie Knoel, Konstruktiv. Vantongeloo, Albers, Bill, Loewensberg – São Paulo, XXXIII Bienal de São Paulo, Affective Affinities – Vercelli, ARCA, 100% Italia. 1915- 2015 Cent’anni di capolavori 2017 – Munchen, Lendbachhaus und Kunstbau Munchen; Bonn, Kunstmuseum, Sammlung Kico Collection: Mentales Gelb. Sonnenhochststand – Waldenbuch, Museum Ritter, Rot kommt vor rot – Zurich, Galerie Annemarie Verna, James Bishop, Antonio Calderara, Joseph Egan, Donal Judd, Robert Mangold, Richard Tuttle, Jerry Zeniuk – Milano, Cortesi Gallery, Walter Leblanc e la Neo-avanguardia Europea 2016 – Milano, Galleria Milano, Silenzi 2011 – Gorizia, Museo di Santa Chiara, Dal paesaggio al territorio. L’arte interpreta i luoghi. Opere del Novecento dalle collezioni Intesa San Paolo – Paris, Galerie Bernard Bouche, L’ambiguité de l’éspace 2008 – Milano, Museo della Permanente, Pittura Analitica. I percorsi italiani 1970 – 1980 – Novara, Galleria Sorrenti – Riva del Garda, MAG – Museo Alto Garda, Antonio Calderara e Carlo Vitale. 1947 – 1959, uno sguardo sul Garda 2007 – Pavia, Castello Visconteo, II esposizione collettiva delle Arti del Novecento – Roma, Galleria Erica Ravenna Fiorentini Arte Contemporanea, Alfabeti di luce. Joseph Albers, Antonio Calderara, Ettore Spalletti 2005 – Rovereto, MART – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea

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di Trento e Rovereto, Un secolo di arte italiana. Lo sguardo del collezionista. Opere della Fondazione VAF 2004 Busto Arsizio, Fondazione Bandera per l’Arte, Il disegno – nell’Arte Italiana 2002 – Torino, Palazzo Cavour, Astratta. Dalla collezione Calderara – San Donato Milanese, Galleria d’Arte Contemporanea Cascina Roma, Giorgio Morandi e I morandiani 1997 – Frankfurt am Main, Kunstmuseum, Hommage fur horst Appel 1990 – Parma, Galleria d’Arte Niccoli, I “rossi” dell’arte – Milano, Palazzo Reale, Pittura europea 1986 – Venezia, XLIII Esposizione Internazionale d’Arte. La Biennale di Venezia, Arte & Scienza 1984 – Venezia, XLII Esposizione Internazionale d’Arte. La Biennale di Venezia, Aperto’84 – Milano, PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea, Azimuth e Azimut. 1959: Castiglioni, Manzoni e … 1983 – Milano, Galleria Vismara, Aniconicità europea 1950/60 – Frankfurt am Main, Frankfurter Kunst Museum, Kunst nach 1945 au Frankfurter privatbesitz 1982 – Milano, Galleria Arte Struktura, Costruttivismo, Concretismo e Cinevisualismo internazionale 1981 – Roma, Palazzo delle Esposizioni, Le linee dell’arte italiana 1960 – 1980 1979 – Koln, Galerie Teufel, Prinzip vertical. Europa nach 1945 1977 – Paris, Museo d’Arte Moderna, Aspects historiques du constructivisme et de l’art concret – Lugano, Villa Malpensata, Pittura italiana 1950-70 1976 – Monza, Comune, Grafica delle arti sperimentali 1975 – Vigevano, Studio V, Konzeptionelle Kunst – Roma, L’Arco, Grafiche


– Genova, Unimedia, Psichico e Formale – Milano, Galleria Il Milione, Geplante Malerei – Termoli, Castello Svevo, XX Rassegna Nazionale d’arte contemporanea – Starnberg, Galerie Keller, 5 Jahre Galerie Th. Keller 1974 – Freiburg im Breisgau, Galerie Regio, Konzeptionelle Kunst – Münster, Westfälischer Kunstverein, Geplante Malerei 1973 – Vigevano, Galleria Il Nome, Tendenze dell’arte contemporanea – Cassolnuovo, Circolo ACLI, Proposta per un dialogo – Roma, Palazzo delle Esposizioni, X Quadriennale. Situazione dell’arte non figurativa – Solingen, Kligenmuseum, Albers und Calderara 1972 – Kempfenhausen-Starnberger, Galerie Thomas Keller, Calderara, Christo... Fontana... Morellet... Schuler – Bochum, Galerie M, Neue Konkrete Kunst 1971 – Bochum, Neue Konkrete Kunst, Calderara- Heckmanns, Castellani-Dorfles....Winzer-Imdahl – Aarau, Aargauer Kunsthaus, Karl Pantl skulpturen, Antonio Calderara aquarelle 1970 – Milano, Galleria Milano, Arte concezionale – Milano, Palazzo Reale, Omaggio dell’arte italiana al dolore innocente 1969 – Bern, Galerie Toni Gerber, Krushenik und von Arp bis Vasarely – Hannover, Kunstverein, Moderne Kunst aus Privatbesitz – München, Galerie Stangl, Konzeptionelle kunst. Bilder und plastik – Münster, Westfälischer Kunstverein, Konzeptionelle Bilder – Genova, Galleria La Polena, Apparenza e realtà – Firenze, Palazzo Pucci, Opus Arte Contemporanea, Josef Albers, Antonio Calderara, Gunter Fruhtunk, Raimund Girke, Reimer Jochims, Karl Pantl – Koln, Galerie der Spiegel, Calderara, Fruhtrunk, Girke, Jochims, Prantl – Innsbruck, Tiroler Kunstpavillon, Hommage an das Schweigen – Bern, Kunsthalle, Weiss auf Weiss – Paris, Galerie Denise René, Exposition position – Wien, Galerie Nacht St. Stephan, Konzeptionelle malerei. Calderara, Fruhtunk, Girke, Jochims, Prantl 1968 – Milano, Galleria Milano, Arte Concettuale – Jihlava, Sala Comunale, Klub Konkrétistu – Saint-Paul-de-Vence, Fondation Maeght, L’art vivant 19651968

– Kassel, Documenta 4 – Genova, Galleria La Polena, Panorama tre – København, Charlottenborg, Efterars Udstillingen. Masson, Calderara, Alechinsky, Arlandi 1967 – Modena, Galleria della Sala di Cultura, Nuova tendenza arte programmata italiana – Hannover, Kunstverein, Frühjahrsausstellung – Krefeld, Galerie Denise René Hans Meyer, Vom Konstruktivismus zur Kinetik – Innsbruck, Galerie im Taxipalais, Albers, Calderara, Girke, Jochims : Konzeptionelle Malerei – Ljubljiana, Moderna Galerjia, VII Esposition internazionale de gravure – Francavilla al Mare, XXI Premio Nazionale di pittura Michetti – Montréal, Musée d’Art Contemporain, Art et Mouvement 1966 – Napoli, Libreria Guida, Calderara e Gruppo 1 (Carrino, Frascà, Uncini) – Roma, Galleria l’Obelisco, Bianco + Bianco – Milano, Palazzo Reale, III mostra d’Arte Contemporanea – Münster, Westfälischer Kunstverein, Tendenzen Strukturaler Kunst, Von Albers bis Vasarely – Ancona, Galleria Fanesi, Punto – Bern, Kunsthalle, Weiss auf weiss – Münich, Studio Und, Accrochage – Como, Villa Olmo, II mostra di pittura lombarda contemporanea – Francavilla al Mare, XX Premio Nazionale di Pittura Michetti – Lexington, University of Kentucky Art Gallery, Graphies ’67 – Tokyo, National Museum of Modern Art, The 5th International Biennal Exhibition of prints 1965 – Zurich, Galerie Suzanne Bollag, Gruppe Punto – Roma, Galleria Numero, Punto Mestre, Galleria L’Elefante, Esposizione del gruppo ‘Punto’ – London, Signals Gallery, Soundings Two – Milano, Galleria Il Cenobio, Nuovo realismo a fuoco – Roma, Palazzo delle Esposizioni, IX Quadriennale Nazionale d’arte – Taiwan, The National Taiwan Art Hall, Ton Fan. Painting Exibition Chinese and Italian Painters 1964 – Napoli, Galleria Guida, Calderara - Gruppo 1. Carrino, Frascà, Uncini – Avezzano, Palazzo Torlonia, XV Premio Avezzano. Strutture di visione – Venezia, Galleria Gritti, Azuma, Calderara, Hsiao Chin, Li Yuen-Chia, Pia Pezzo, Peschi, Zoren – Tunisi, Galleria della Biennale di Palermo, Il Piccolo Dipinto in Tunisia – Bologna, Galleria 2000, Punto

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1963 – Taiwan, National Taiwan Arts Hall, Punto. Inter(n)ational Art Movement Exhibition 1962 – Milano, Galleria Cadario, Punto 1 – Barcelona, Palacio de la Virreina, Krit-punto 2 – Albisola, Galleria della Palma, Punto 3 – København, Kunstbiblioteket, Moderne italiensk maleri fra numero-galerierne in Italien – Rotterdam, Galerie ‘t Venster, Anno 62 1960 – Salgau, Konkrete malerei – Zurich, Helmhaus, Konkrete Kunst. 50 jahre entwichklung 1958 – Torino, Palazzo Chiablese, Esposizione Nazionale di Belle Arti – Milano, Palazzo della Permanente, 62° Mostra Annuale. Società per le belle arti ed Esposizione permanente 1957 – Riva del Garda, Museo Civico, Pitture e disegni di Antonio Calderara e Carlo Vitale – Milano, Palazzo della Permanente, XX Biennale Nazionale di Milano 1956 – Como, Villa Olmo, Mostra pittori lombardi contemporanei – Venezia, XXVIII Esposizione Internazionale d’Arte. La Biennale di Venezia 1955 – New York, Schettini Gallery, Calderara e Codagnone 1951 – Legnano, Galleria del Grattacielo, Famiglia Artistica di Milano 1949 – Rovereto, Galleria d’Arte Delfino, Antonio Calderara e Carlo Vitale. 1947 – 1959, uno sguardo sul Garda 1948 – Roma, Galleria d’Arte Moderna Valle Giulia, Rassegna nazionale di arti figurative. Promossa dall’Ente autonomo Esposizione Nazionale Quadriennale d’Arte – Milano, Palazzo Reale, I mostra Nazionale d’Arte Contemporanea – Venezia, XXXIV Esposizione Internazionale d’Arte. La Biennale di Venezia – Milano, Pasticceria Campari, Mostra di pittura dei Premi Gran Zucca 1946 Milano, Galleria Ranzini, Carpi, Lilloni, de Rocchi, Calderara,

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Taccani 1944 – Legnano, Galleria del Grattacielo, Antonio Calderara, Maria Luisa de Romans, Bruno Motta 1943 – Intra, Ridotto del cinema Impero, I Esposizione d’arte. Antonio Calderara, Maria Lupieri, Remo Taccani, Gianfilippo Usellini 1929 – Milano, Palazzo della Permanente, Il Naviglio di Milano


Collezioni pubbliche e museali (selezionate) Public and Museum Collections (selected)

Kunsthaus Aargaruer, Aarau Kunstmuseum, Basel Kunstmuseum, Bonn Fundación Museo de Arte Moderno Jesús Soto, Ciudad Bolivar Villa Croce, Genova Kunsthalle, Kiel Museo d’arte moderna e contemporanea, collezione Berardo, Lisboa MASI, Lugano Kunstmuseum, Luzern Gallerie d’Italia, Collezione Intesa San Paolo, Milano Judd Foundation, Marfa Collezione R.A.M.O. S.p.A, Milano Espace de l’art concret, Mouans-Sartoux KiCo Stiftung, München Leinbachaus, München Staatliche Graphische Sammlung, München Museo dell’Alto Garda, Riva del Garda Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma Museum Ritter, Samlung Marli Hoppe-Ritter, Waldenbuch Winterthur Kunstmuseum, Winterthur

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Milano Via Nerino 3, 20123 Padova Riviera San Benedetto 15, 35139 segreteria@artemaab.com www.artemaab.com Finito di stampare nel mese di settembre 2019 a cura di Graphic & Digital project, Milano Printed in September 2019 Edited by Graphic & Digital Project, Milano 134


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