Ugo La Pietra, Le case parlanti, exhibition catalogue, MAAB Gallery, Milano, 2019

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UGO LA PIETRA L E C A S E PA R L A N T I



UGO LA PIETRA L E C A S E PA R L A N T I

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Questo catalogo è stato pubblicato in occasione della mostra “Ugo La Pietra. Le case parlanti” MAAB Gallery, Milano, 6 giugno - 19 luglio 2019 This catalogue was published on the occasion of the exhibition “Ugo La Pietra. Le case parlanti” MAAB Gallery, Milan, June 6th - July 19th, 2019

IN COPERTINA COVER Interno / Esterno, 1982 TESTI DI TEXTS BY Marco Meneguzzo Gianluca Ranzi REDAZIONE E PROGETTO GRAFICO EDITING AND GRAPHIC DESIGN Gloria Franchi TRADUZIONE TRANSLATION Michael Haggerty CREDITI FOTOGRAFICI PHOTO CREDITS Bruno Bani Max Falsetta Spina Fabio Mantegna IN COLLABORAZIONE CON IN COLLABORATION WITH Archivio Ugo La Pietra, Milano

ISBN 978-88-99818-11-1

Nessuna parte di questo catalogo può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore. All rights reserved. No parts of this book may be reprinted or reproduced or utilised in any form by any electronic, mechanical or other means, now known or hereafter invented, any information storage or retrieval system, without permission in writting from the publishers. 2


UGO LA PIETRA L E C A S E PA R L A N T I

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Ugo La Pietra. Le case parlanti exhibition view, MAAB Gallery, Milano, 2019

La casa comunica ancora! Portiamo sulle facciate le tende, i vasi da fiori, le poltrone, le abat-jour, i tavoli, le credenze, le bottiglie... L’interno che va all’esterno. Si rompre il muro tra spazio privato e spazio pubblico The home still communicates! Let’s adorn the façade with curtains, flower pots, armchairs, table lamps, chairs, tables and sideboards, bottles … The interior that moves towards the exterior. Let’s break the wall between private and public space. U.L.P. 4


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PERDERE LA FACCIATA Marco Meneguzzo

Se “abitare è essere ovunque a casa propria”, secondo il motto più riuscito di Ugo La Pietra, il modello che più vi si avvicinerebbe sarebbe quello conviviale delle città e dei paesi mediterranei, dove ci si siede fuori dell’uscio, nel vicolo, per chiacchierare coi dirimpettai, mentre si svolgono mansioni domestiche automatiche, come filare o sbucciare fagioli. La vocazione antropologica e sociologica del lavoro, che a Ugo La Pietra viene dall’aver partecipato da protagonista agli anni Settanta, si attaglierebbe bene a questi modelli, che ancora oggi – di tanto in tanto – riemergono nei suoi lavori, soprattutto quando l’artista cerca la collaborazione delle maestranze locali e degli artigiani dotati di una “memoria fabrile”. Negli anni Settanta le sue indagini si volgevano ad analisi quasi “statistiche” sui desideri conculcati dalle convenzioni, sui sogni di benessere frustrati da concetti astratti del vivere e dell’abitare (come nei cicli “Il desiderio dell’oggetto” del 1972-73 e le varie “Istruzioni per l’uso della città” del 1976), in una frase sul conflitto tra anarchia individuale che diventa attitudine, e monumentalismo urbanistico; più recentemente, invece, l’indagine si è trasferita sul piano maggiormente realizzativo della collaborazione, dello sfruttamento di memorie antiche di produzione artigianale, a contrastare la globalizzazione unificatrice dei prodotti, e di converso delle idee. Ma in questo percorso coerente dell’azione di La Pietra – che non a caso si definisce un “intellettuale” piuttosto che un artista o un architetto -, gli anni Ottanta occupano un posto a sé, sia nei concetti che nelle realizzazioni, perché non rispondono più alla logica fortemente ideologizzata degli anni Settanta (adottata comunque da La Pietra in maniera critica e, secondo i dettami dell’epoca, “dialettica”…), e non hanno ancora messo a punto quella sorta di “recupero creativo” delle attitudini maieutiche corali della progettazione artistica artigianale e imprenditoriale tipiche della sua produzione nel nuovo millennio. Sono anni di svolta radicale per l’elaborazione di un alfabeto concettuale e di una sintassi formale che in quel territorio sfumato e di confine in cui opera La Pietra – tra arte, design e architettura – sono riassunti sotto il termine di “postmoderno”, che deriva sì dal concetto filosofico onnicomprensivo che porta lo stesso nome, ma che nel territorio linguistico di una generica creatività visuale assume peculiarità proprie e ben identificabili, cui La Pietra ha contribuito in maniera evidente e non secondaria. La prima categoria innovativa, introdotta nella postmodernità formale degli anni Ottanta è sicuramente l’ironia. Essa porta con sé tutte le altre, perché diventa una sorta di “grimaldello ermeneutico” con cui costruire una nuova visione del mondo e attraverso cui interpretare la realtà. L’ironia infatti consente di aggirare il tabù dell’intoccabilità di certi argomenti e di certi concetti: l’intelligenza sollecitata e blandita dall’ironia affronta in questa maniera argomenti che si considerano assodati e perciò inamovibili dalla nostra struttura convenzionale (cioè fatta di convenzioni e convinzioni), instaurando in noi stessi e nelle relazioni con la collettività una nuova forma di dialettica. Con questa premessa va affrontata la visione delle opere in ceramica e dei progetti “Interno/ esterno” dei primissimi anni Ottanta. L’ironia sottesa a queste forme è cosa ben diversa dal “divertissement” cui si rischia di fermarsi nel contemplarle, perché consente di affrontare i medesimi problemi di base dell’abitare – già affrontati in tutto il decennio precedente e ancor 6


LOSING FACADE Marco Meneguzzo

If “living is being at home everywhere”, according to Ugo La Pietra’s striking motto, the model that comes closest is the convivial one between Mediterranean towns and villages, where you sit outside on the doorstep along the alley while you chat with the neighbours and undertake such domestic tasks as spinning or shelling peas. The anthropological and sociological aims behind the work by Ugo La Pietra, the result of his involvement in the 1960s protest movements, were well adapted to these models which even today – from time to time – re-emerge in his works, above all when the artist has the collaboration of local skills and of artisans with a “crafts memory”. In the 1960s his inquiries were aimed at an almost “statistical” analysis of the desires railroaded by conventions, of the dreams of wellbeing frustrated by abstract conceptions of living and inhabiting (as in the series “Il desiderio dell’oggetto”, 1972-73, and the various “Istruzioni per l’uso della città”, 1976): in a phrase, about the conflict between individual anarchy that hardens into an attitude, and urban monumentality. More recently, instead, this inquiry has been transferred onto a plane more concerned with collaboration, with the exploitation of the ancient memories of artisanal production, in contrast to the unifying globalisation of products and, on the contrary, of ideas. But in this coherent path followed by La Pietra – who not by chance defines himself as an “intellectual” rather than an artist or architect – the 1980s have a place all to themselves, with regard both to concepts and to undertakings, because they no longer answered to the strongly ideologised logic of the 1970s (that was anyway adopted by La Pietra in a critical and, according to the dictates of the times, “dialectical” manner …), and they had still not refined that kind of “creative recuperation” of choral maieutic attitudes of artisanal and entrepreneurial artistic planning typical of his production in the new millennium. These were the years of a radical change for the development of a conceptual alphabet and of a formal syntax that, in the vague borderland in which La Pietra operates – between art, design, and architecture -, are summed up by the term “postmodern”, that derives, yes, from the allembracing philosophical concept of the same name, but that in the linguistic territory of generic visual creativity takes on its own, easily identifiable particularity to which La Pietra contributed in an obvious and not secondary way. The first innovative category, introduced in the formal post-modernity of the 1980s, is undoubtedly irony. This brings with it all the others because it becomes a kind of “hermeneutic picklock” with which to construct a new vision of the world and through which to interpret reality. In fact, irony allows the circumvention of the untouchable taboos of certain arguments and certain concepts: in this way the intelligence stimulated and flattered by irony deals in this way with arguments considered indisputable and, therefore, irremovable by our conventional structure (that is, one made up of conventions and convictions), establishing in us and in our relationships with collectivity a new form of dialectic. With this premise in mind, let’s deal with the ceramic works and the “Interno/esterno” projects of the early 1980s. The irony underlying these forms is quite different from the 7


prima – con la leggerezza del pickpocket, dell’abile borsaiolo che esamina tutte le tue tasche senza che tu te ne accorga. Questi piccoli oggetti/scultura, che sono diventati anche contenitori (in una piccola serie del 2000, di dimensione diversa, bella metafora del contenuto/contenente e dell’interno/esterno), nella loro simulazione del mattone da costruzione intenderebbero rendere definitivo quello “scendere in strada” a continuare la propria vita domestica. La facciata dell’abitazione svela infatti alcuni dei momenti che si svolgono all’interno delle case, come lo scostare una tenda, sedersi su una poltrona, bere una tazzina di caffè, accendere una candela, stappare una bottiglia, e lo rende appunto eterno o, per lo meno, molto duraturo, visto che se ne ipotizza la realizzazione in mattone. L’effetto sullo spettatore è vario ed emotivamente scandito: si va dal sorriso alla tenerezza prodotta da uno svelamento che mette a nudo comportamenti solitamente intimi, anche se per nulla riprovevoli … come se esistesse un pudore dei gesti quotidiani che l’artista vuole portare ad esempio di un comportamento che non deve più distinguere esterno ed interno, la “facciata” da ciò che questa nasconde. Del resto, anche la lingua, i proverbi popolari parlano di “facciata” come di “simulazione”, ed ecco che La Pietra preme sul piano dell’ironia per annullare questa divaricazione, e far sì che i comportamenti siano uguali sia dentro che fuori, che è la stessa cosa che dire “davanti” e “dietro”. Questa specie di esortazione morale – mi rendo conto che ci siamo spinti lontano, ma lo faremo ancor di più … - comporta però un certo “decalage”, uno slittamento verso il basso dell’alfabeto architettonico, che “perde la facciata” per acquistare una faccia. Tutto l’apparato simbolico del potere, della potenza, dell’autorità, della ricchezza, della gerarchia, architettonicamente sintetizzato dalla colonna e dal frontone, cede il passo a un simbolismo intimo ma collettivo, individuale ed universale insieme (chi non si beve una tazza di caffè?), fatto di gesti semplici, e di simbologie piccole, proprio come suggeriva la Postmodernità di fronte alla Modernità. Tra i disegni/progetti di questo periodo, riferiti proprio a questi oggetti, uno mette a confronto la foto di una donna del Sud, fuori della propria casa, seduta su quella sedia – anzi, su due – che nel progetto di La Pietra diventa il piccolo pronao di una decorosa casetta in mattoni, e qui ci si accorge che, al contrario di quanto si potrebbe pensare, anche quel modello retorico della sapienza contadina viene rintuzzato, non viene proposto né come vincente, né come auspicabile: non è accompagnato dall’immancabile tragedia, ma semplicemente dalla consapevolezza che vivere “fuori” è come vivere “dentro”.

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“divertissement” we risk when contemplating them because it allows us to deal with the same basic problems of habitation – which he had dealt with in the preceding decade, and even before – with the lightness of a skilful pickpocket who turns out all your pockets before you are even aware of it. In their simulation of building bricks, these small sculptures/ objects, that are also containers (in a small series dating from 2000, of various dimensions, a fine metaphor for content/container and interior/exterior), aim at making ”getting onto the streets” and continuing with one’s own domestic life definitive. In fact, the façade of the house reveals some of the undertakings inside the home - such as opening a curtain, sitting in an armchair, drinking a cup of coffee, lighting a candle, opening a bottle - and makes it eternal or, at least, long-lasting given that there is the suggestion of building it in bricks. The effect on the viewers is various and is emotively articulated: it ranges from the tender smile produced by an unmasking to reveal behaviours that are usually intimate, even if in no way reprehensible it is as though there existed a modesty of everyday gestures that the artist wants to use as an example of a behaviour that no longer distinguishes between inside and out, the “façade” from what it hides. But then in language too, popular proverbs speak of “façade” as “simulation”, and here La Pietra plays with irony in order to annul this split and make behaviours the same, both inside and out, which is the same thing as saying “in front” or “behind”. This kind of moral urging - I am aware that I have pushed things a long way, but I will do so even more... - means, however, a certain shift towards the lower echelons of the architectural alphabet that “loses its façade” or face in order to acquire another kind of face. The whole symbolic apparatus of power, of authority, of richness, and of hierarchy, architecturally summed up by columns and pediments, gives way to an intimate yet collective symbolism, both individual and universal (who doesn’t drink a cup of coffee?), consisting of simple gestures and small symbolisms, just as Postmodernism suggested in the face of Modernity. Among the drawings/projects of this period, referring precisely to these objects, there is one that contrasts a photo of a woman from the South, outside her home and sitting on that chair – or rather on two of them – that in La Pietra’s project becomes the small pronaos of a respectable brick house, and here we become aware that, contrarily to what we might think, even that rhetorical model of agricultural wisdom is rebutted and no longer proposed either as being successful or as desirable: it is not accompanied by inevitable tragedy but simply by an awareness that living “outside” is like living “inside”.

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IL GIOCO DELLE CASE DANZANTI Gianluca Ranzi

Una massima taoista recita all’incirca così: “Lo spazio tra i raggi di una ruota ha la stessa importanza dei raggi stessi”. Lo spazio-tra, da sempre quello dell’arte, è lo stesso campo d’azione in cui abita l’opera di Ugo La Pietra e che designa una sua propria nuova territorialità. Lo “spazio-tra” è quello che separa due superfici a contatto e ne garantisce lo scorrere, il movimento, l’accoppiamento, come avviene ad esempio per lo spazio tra i raggi di una bicicletta o per quello compreso tra il bullone e la sua vite. È in definitiva uno spazio di vita, nel senso che assicura lo scambio vitale tra due elementi, in assenza del quale la cosa non funziona, non gira, non scorre. Senza spazio mediano ci sarebbe solo occlusione, immobilità, indifferenza: il totalitarismo opposto al pluralismo. La mancanza dello spazio-tra nell’essere umano è l’uomo a una dimensione, che designa un universo intollerabile, privo della continuità del dialogo e della malleabilità del confronto. All’estremo opposto sta invece lo spazio-tra di Ugo La Pietra: oggetti, progetti, visioni, idee che abitano uno spazio transizionale, un ponte tra due entità, un’area intermedia di intervento e di esperienza che abbraccia interno ed esterno, un processo creativo che stimola l’immaginario e insinua il calore del sentimento tra le maglie fredde della funzionalità progettuale del lavoro dell’architetto e del designer e ne rompe la tentazione di rispettare la catena del potere. Questo spazio-tra, che ironicamente sovverte esterno ed interno e che garantisce vita e accoppiamento, è uno spazio di gioco, un territorio dai confini incerti e fluttuanti, un sistema disequilibrante che diviene spazio di pensiero, di rigenerazione, di eversione dall’efficienza della norma e dalla rigidità del controllo. A suo modo, con la stessa ironica leggerezza che contraddistingue Ugo La Pietra, è uno spazio di gioco trasgressivo e rivoluzionario, perché sovverte l’abitudine dall’uso “corretto” degli oggetti e dalle aspettative che chiunque si sia formato in proposito. Un umanesimo radicale, eppur cordiale e ironico, pungente più che aggressivo, definisce l’attività di Ugo La Pietra dagli anni Sessanta a oggi, volta a operare sulla nicchia vitale umana a partire dagli spazi privati fino ad arrivare a quelli condivisi, postulando una rottura della barriera tra spazio pubblico e privato e sostituendo all’idea di spazio da usare quella di “spazio da abitare”. In questo spazio ubiquo e flessibile pensato da Ugo La Pietra “abitare diviene essere ovunque a casa propria”, tanto che in una serie di progetti dal 1976 al 1979, non solo gli oggetti ma gli stili abitativi vanno incontro a un processo di ridefinizione e di “Riconversione progettuale” e funzionale. Le barriere di delimitazione, i pali che reggono i segnali stradali, le colonnine-telefono della polizia o dei Radio-Taxi diventavano amache, scrivanie, box per bambini, ombrelloni o orologi a pendolo. In questo modo gli strumenti-simbolo della costrizione territoriale mutano in oggetti domestici, persino decorativi e intimi. Le catene, le barriere, i paletti che delimitano, chiudono, riservano e cingono diventano spazi-tra per il dialogo, l’incontro, lo scambio e perché no, per l’accoppiamento: tavolini, divani, testate di letto, supporti per comò. Se gli oggetti che escludono e bloccano si tramutano all’opposto in soluzioni che favoriscono lo scambio e la socialità, anche sul versante architettonico e urbanistico l’aspetto delle case deve umanizzarsi e portare all’esterno lo spazio interno, proiettando lo spazio privato su quello 10


THE PLAY OF DANCING HOUSES Gianluca Ranzi

A Taoist aphorism states, more or less, “The space between the spokes of a wheel has the same importance as the spokes themselves”. The space-between, which has always been the space of art, is the field of action of the work by Ugo La Pietra, one that designates his own new territoriality. The “space-between” is the one that separates two surfaces in contact and happens, for example, for the space between the spokes of a bicycle or the one compressed between a bolt and its screw. It is, ultimately, a space of life, in the sense that it ensures the vital exchange between two elements, in the absence of which the thing does not function, it does not turn, it does not run. Without the central space there would only be occlusion, immobility, indifference: totalitarianism as opposed to pluralism. The lack of a space-between in human beings is a one-dimensional man and would indicate an intolerable universe, one without a continuous dialogue and the malleability of meeting. At the opposite extreme, instead, is Ugo La Pietra’s space-between: objects, projects, visions, and ideas that inhabit a transitional space, a bridge between two entities, an intermediary area for interventions and experience that includes the interior and the exterior, a creative process that stimulates the imagination and inserts the warmth of feeling between the chilly planned functionality of the work of an architect and designer, and shatters the temptation to respect the chain of power. This space-between, that ironically subverts the exterior and interior and that guarantees life and coupling, is a space for play, a territory with uncertain and fluctuating boundaries, an unbalancing system that becomes a space for thought, regeneration, and evasion from the efficiency of the norm and from the rigidity of controls. In its own way, and with the same ironical lightness that is a distinguishing mark of Ugo La Pietra, it is a space for transgressive and revolutionary play, because it overturns the habit of the “correct” use of objects and the expectations that anyone might have formed. A radical yet cordial and ironic humanism, one that is pungent rather than aggressive, has defined Ugo La Pietra’s activity from the 1960s until today, one that is aimed at the vital niches of humanity, starting from private spaces and arriving at those that are shared, postulating a breakdown of the barrier between public and private spaces and replacing the idea of a space to be used with that of a “space to inhabit”. In this ubiquitous and flexible space conceived of by Ugo La Pietra, “to inhabit becomes being at home everywhere”, so much so that in a series of projects from 1976 to 1979, not only objects but styles of living come up against a process of redefinition and of planning and functional “reconversion”. The delimiting barriers, the posts that hold up the street signs, the police telephone columns or those of taxis, become hammocks, desks, children’s playpens, beach umbrellas, or pendulum clocks. In this way the tools/symbols of territorial constraints become domestic objects, even decorative and intimate ones. The chains, barriers, pickets that delimit, close, reserve or encircle become spaces-between for dialogue, meeting, exchange and, why not, for coupling: tables, divans, headboards, the supports for dressers. If objects that exclude and block are transformed into their opposite through solutions that favour exchange and sociality, on the front of architecture and town planning too the appearance of houses must become humanised and lead the interior space outside, 11


pubblico e superando così una volta per tutte quella barriera, psicologica e architettonica, che esiste tra i due. Le facciate dei palazzi vanno cosi incontro a una metamorfosi che le contamina con le forme di tendaggi, cortine parasole, vasi di piante, ammorbidendo il rigore geometrico e ortogonale delle loro forme col sapore “caldo e familiare” degli oggetti d’uso comune. Il loro rivestimento non chiude alla vista l’interno dell’abitazione ma, rivestendosi di mattoncini come miriadi di pori piliferi, si apre in pieghe, panneggi, tende che si dischiudono, cortine proteggisole, balconi-tazzina, candelabri, serrature, vasi di fiori e dinette. Allo stesso modo gli spazi interni vengono fatti aprire alla strada, diventano vasi comunicanti, alludono a scatole-vaso che chiedono d’essere aperte, com’era già stato nell’installazione presentata alla Triennale di Milano del 1979 e significativamente intitolata “Un pezzo di strada nella stanza, un pezzo di stanza nella strada”. Il tema del rapporto e del rivolgimento interno-esterno è del resto centrale in tutta l’opera di Ugo La Pietra, tanto che, a partire dagli anni Novanta, si estende a una considerazione che trascorre dalla sfera individuale fino alla dimensione trans-nazionale e geo-politica che coinvolge l’idea stessa di Europa. Se lo spazio domestico non ha più limiti la casa è aperta (si veda Casa Aperta, Cersaie, 1988, il progetto Case Aperte a Berlino del 1982 e il Frammento di Architettura per il Padiglione Italia alla Triennale di Milano nel 1996) e confluisce nella città che a sua volta non ha più limiti nei suoi interscambi col mondo, in un dialogo che non è mai livellamento globalizzato ma arricchimento e coesistenza delle differenze. L’abitabilità diventa così una forma di attitudine a vivere più che la definizione ottimale di un contenitore dove si sta e si vive, e la “cellula minima di abitazione” ha senso solo se viene inserita e pensata all’interno di un ben più vasto sistema di vasi comunicanti, di scambi di informazioni e di comunicazioni che vanno e vengono dall’esterno all’interno e dall’individuo alla collettività, e viceversa. Ogni scala di intervento diviene così ipotizzabile e l’attenzione di La Pietra si sofferma allora su territori dove sussistono autonomie culturali minacciate di estinzione, società volte alla definizione positiva della loro identità contro forze ed etnie che tentano di imporre nazionalisticamente la loro soverchiante influenza. Così la cornice generale in cui si inserisce la teoria e l’azione di Ugo La Pietra segna la tensione verso una società dove le differenze mantengono valore autonomo e dinamico e vengono valorizzate grazie alla pluralità di voci che racchiudono. Ne nascono nuovi progetti volti a definire la questione della territorialità, in cui grazie alla sovrapposizione tra sfera pubblica e sfera privata e allo scambio fluido fra interno ed esterno, rientrano coaguli di memorie, colorature sentimentali, souvenir nostalgici e affettivi di esperienze passate in cui brilla sempre la fede in un futuro possibile, come in una sorta di morbida nostalgia blues del futuro. Come ha scritto Ugo La Pietra, si tratta allora di far emergere le “tracce che vanno scomparendo, souvenir di persone passate, pagine di un diario, territori e paesaggi coltivati pazientemente in un vaso”. Tutta questa potente opera di elaborazione teorica, di insight memoriali e di recuperi antiglobal della tradizione manuale e artigianale, trova sbocco in quella famiglia di forme e di media su cui Ugo La Pietra ci ha abituato a trasvolare, territori dell’anima incisi sulle facciate delle case di terracotta, ceramiche come “libri aperti” su textures di sentimenti vivi e affioranti, paesaggi reali e emotivi inscritti sui muri, tracce e presenze di emozioni declinate in costellazioni di mattoncini. Da qui viene anche il richiamo al viaggio come risposta alla tribalizzazione, alla ripresa dei nazionalismi, degli integralismi e dei valori di stanzialità. Il viaggio invece, dalle sponde del Mediterraneo fino all’Oriente, va alla ricerca delle nuove colonne d’Ercole di un’Europa che ci si auspicherebbe essere proiettata ad affrontare le sfide dell’umanità con la consapevolezza che è a partire dall’unità minima di una piccola casa che si costruisce la grande casa comune, aperta alle confluenze e alla coesistenza delle differenze. Il sistema disequilibrante messo a punto da Ugo La Pietra è in definitiva un acceleratore di relazioni e di pensiero per rendere ognuno di noi consapevole della chiusura in cui vive e del rischio di una futura desertificazione delle relazioni. Così facendo sembra raccogliere la sfida gettata da Cornelius Castoriadis in The Imaginary Institution of Society, secondo cui la nostra è una società che ha smesso di mettersi in discussione e che non riconosce più alcuna alternativa 12


projecting private space into the public space and so overcoming once and for all the psychological and architectural barrier that exists between the two. The facades of buildings in this way come up against a metamorphosis that contaminates them with the forms of drapery, curtain walls, plant pots, softening the geometrical and orthogonal rigour of their forms with the “warm and familiar” flavour of everyday objects. Their cladding does not hide the interior of the house but, by covering it in building blocks like myriads of hair follicles, it opens out into folds, draperies, curtains that open, sun blinds, balconies, candelabras, locks, flower pots, and dinettes. In the same way, the interior spaces are opened onto the streets to become communicating vessels and allude to vases/boxes that ask to be opened, as had been the case in the installation presented at the 1979 Milan Triennale and significantly titled “Un pezzo di strada nella stanza, un pezzo di stanza nella strada”, “A piece of street in the room, and a piece of room in the street”. The theme of the interior/exterior relationship and of revolution, though, is central to all the work by Ugo La Pietra, so much so that from the 1990s onwards it was extended to observations ranging from the individual sphere to a transnational and geopolitical dimension involving the very idea of Europe. If domestic space no longer has limits, then the house is opened up (see Casa Aperta, Cersaie, 1988, the project Case Aperte a Berlino,1982, and Frammento di Architettura for the Italian pavilion at the Milan Trienniale in 1996) and flows into the town which, in turn, has no limits on its interchanges with the world, in a dialogue that is never a global levelling down but an enrichment and the coexistence of differences. In this way inhabitability becomes an attitude to life more than an optimal definition of a container where you stay and live, and the “minimum cell for habitation” has a sense only if it is intended for and inserted into a larger system of communicating vessels, of exchanges of information and communications that come and go from the outside to the inside, from the individual to the collective, and vice versa. In this way each scale of intervention can be hypothesised, and so La Pietra’s attention has lingered on those territories where there exist cultural autonomies threatened with extinction, societies aimed at a positive definition of their identity against forces and groups that nationalistically try to impose their bullying influence. In this way the overall framework in which are inserted the theories and actions of Ugo La Pietra mark the impulse towards a society where differences maintain their autonomous and dynamic value thanks to the plurality of voices they enclose. This gives rise to new projects aimed at defining the question of territoriality in which, thanks to the superimposition of the public and private spheres and to the fluid exchange between the inside and out, there return coagulations of memory, sentimental colourings, nostalgic souvenirs, and the emotions of past experiences in which there always shines a possible future, as in a kind of soft nostalgic blues of the future. As Ugo La Pietra has written, this is a question of causing the appearance of the “traces that are disappearing, souvenirs of people from the past, the pages of a diary, territories and landscapes patiently grown in a vase.” All this powerful work of theoretical development, of explicative insights, and of anti-global recuperation of the manual and artisanal tradition has found an outlet in that family of forms and media which Ugo La Pietra has habituated us to hover over, mental territories incised on the facades of terracotta and ceramic houses like “open books” of the textures of living and flowering feelings, real and emotive landscapes written on walls, traces and presences of emotions stated on constellations of bricks. This is also the starting point for the call to journeying as an answer to tribalism, the renewal of nationalisms, fundamentalisms, and sedentary values. A journey, instead, from the beaches of the Mediterranean to the East in search of the new Columns of Hercules, of a Europe that we would hope was able to deal with the challenges of humanity in the knowledge that it is starting from the minimum unity of a small house that leads to the building of a large, common house, one open to confluences and the coexistence of differences. The counterbalancing system refined by Ugo La Pietra is ultimately an accelerator of 13


a se stessa, che va invece ricercata in “una finestra che resti aperta sul caos e una forma creata nel suo flusso amorfo. La sostanza di tutta la vera arte prevede che, dietro ogni forma che essa crea, faccia capolino lo sconfinato caos dell’essere…”. Le case di terracotta di Ugo La Pietra sono anch’esse finestre, restano aperte sul mondo e mostrano la possibilità di un sistema permeabile e fluido in cui una piccola unità di base diventa la fonte di un inesauribile catalogo di manipolazioni, un rizoma di scambi e di comunicazione. Un metodo progettuale per un’architettura sana, felicemente precaria, meticcia e libera che mostra l’unica forma di intolleranza che le è possibile, quella nei confronti di ogni sorta di dogmatismo, di rigidità mentale, di fondamentalismo religioso o politico, di nazionalismo esasperato, di dittatura civile o culturale.

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relationships and thoughts in order to make each of us aware of the closure we are surrounded by and the risk of a future desertification of relationships. In doing so he seems to accept the challenge posed by Cornelius Castoriadis in The Imaginary Institution of Society, according to which ours is a society that has stopped questioning itself and no longer recognises any alternative to itself which, instead, is to be searched for in “a window that remains open on chaos and on a form created in its amorphous flow. The substance of all real art foresees that behind each form it creates there is the endless chaos of being …” The terracotta houses by Ugo La Pietra are also windows; they remain open on the world and show the possibility of a permeable and fluid system in which a small basic unit becomes the source of an inexhaustible catalogue of manipulations, a root of exchanges and communication. A design method for a healthy architecture, successfully precarious, crossbred and free, one that shows the only form of intolerance that is possible for it: its contrast with any kind of dogmatism, mental rigidity, religious fundamentalism, exasperated nationalism, of civil or cultural dictatorship.

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Ugo La Pietra. Le case parlanti exhibition view, MAAB Gallery, Milano, 2019

L’interno verso l’esterno diventa così, oltre che uno slogan a cui rimandare sinteticamente tutte le mie ricerche tese al superamento della barriera, che ancora esiste, tra spazio privato e spazio pubblico, anche un metodo progettuale per la buona salute di un’architettura che sembra cercare con scarsi risultati nuovi modelli cui fare riferimento The interior that moves towards the exterior is also, more than a slogan to which to sum up all my researches into overcoming the barriers still existing between private and public spaces, a method of planning for the health of an architecture that seems in search of new models to which to refer to, with few results. U.L.P., 1980 16


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Interno / Esterno 1982 terracotta 35 x 19,5 x 19 cm ed. 1/4

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Ugo La Pietra. Le case parlanti exhibition view, MAAB Gallery, Milano, 2019

Caricare l’oggetto architettonico di elementi legati alla nostra contemporaneità senza prendere in prestito elementi formali dalla memoria colta (postmoderno) è una pratica progettuale che ho voluto indicare con una semplice operazione: portare elementi formali dall’interno verso l’esterno. La facciata si connota così di luci, decorazioni, oggetti quotidiani in cui ci riconosciamo, elementi ingranditi, ripetuti, realizzati con materiali diversi possono diventare un catalogo inesauribile di manipolazione. Loading the architectonic object with elements linked to our contemporaneity, without borrowing formal elements from the educated memory (post modern) is a design practice that I wanted to indicate with a simple work: take the formal elements from the interior to the exterior. The facade is thus associated with lights, decorations and daily objects in which we recognise ourselves, enlarged, repeated elements made with different materials can become an inexhaustible catalogue of manipulation. U.L.P., 1980 20


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Interno / Esterno 1982 terracotta 28,5 x 19,5 x 28 cm ed. 1/4

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Interno / Esterno 1982 terracotta 30,5 x 20,5 x 22 cm ed. 1/4

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Ugo La Pietra. Le case parlanti exhibition view, MAAB Gallery, Milano, 2019 26


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Interno / Esterno 1982 terracotta 29,5 x 19,5 x 26 cm ed. 1/4

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Interno / Esterno 1982 terracotta 31 x 19,5 x 26 cm ed. 1/4

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Interno / Esterno 1982 terracotta 31 x 19,5 x 24 cm ed. 1/4

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Interno / Esterno 1982 terracotta 32,5 x 19,5 x 27,5 cm ed. 1/4

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Ugo La Pietra. Le case parlanti exhibition view, MAAB Gallery, Milano, 2019 36


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Interno / Esterno 1982 terracotta 31,5 x 19,5 x 22,5 cm ed. 1/4

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Interno / Esterno 1982 terracotta 31 x 19,5 x 29 cm ed. 1/4

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Interno / Esterno 1982 terracotta 28,5 x 19,5 x 24 cm ed. 1/4

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Ugo La Pietra. Le case parlanti exhibition view, MAAB Gallery, Milano, 2019 44


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Rapporto interno esterno. L’architettura comunica ancora 1980 china su carta e collage 90 x 80 cm

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Ugo La Pietra. Le case parlanti exhibition view, MAAB Gallery, Milano, 2019 49


Interno / Esterno 1991 china su carta 22,5 x 16,5 cm 50


Interno / Esterno 1977 china su carta 22,5 x 16,5 cm 51


Interno / Esterno 1977 china su carta 22,5 x 16,5 cm 52


Interno / Esterno 1991 china su carta 22,5 x 16,5 cm 53


Interno / Esterno 1977 china su carta 22,5 x 16,5 cm 54


Interno / Esterno 1977 china su carta 22,5 x 16,5 cm 55


Interno / Esterno 1977 china su carta 22,5 x 16,5 cm 56


Interno / Esterno 1977 china su carta 22,5 x 16,5 cm 57


Ugo La Pietra. Le case parlanti exhibition view, MAAB Gallery, Milano, 2019 58


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Interno / Esterno 2014 china su carta e collage 50 x 35 cm

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Interno / Esterno 1982 china e acqurello su carta 33,5 x 44,5 cm

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Interno / Esterno 1980 china e acquerello su carta 39 x 48 cm

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Interno / Esterno 1979 china su carta e collage 40 x 30 cm

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A P PA R AT I APPENDIX

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Biografia

Nato a Bussi sul Tirino (Pescara) nel 1938, originario di Arpino (Frosinone), vive e lavora a Milano, dove nel 1964 si laurea in Architettura al Politecnico. Architetto di formazione, artista, cineasta, editor, musicista, fumettista, docente, dal 1960 si definisce ricercatore nel sistema della comunicazione e delle arti visive, muovendosi contemporaneamente nei territori dell’arte e del progetto. Instancabile sperimentatore, ha attraversato diverse correnti (dalla Pittura segnica all’arte concettuale, dalla Narrative Art al cinema d’artista) e utilizzato molteplici medium, conducendo ricerche che si sono concretizzate nella teoria del “Sistema disequilibrante” – espressione autonoma all’interno del Radical Design, e in importanti tematiche sociologiche come La casa telematica (MoMA di New York, 1972 – Fiera di Milano, 1983), Rapporto tra Spazio reale e Spazio virtuale (Triennale di Milano, 1979, 1992), La casa neoeclettica (Abitare il tempo, 1990), Cultura Balneare (Centro Culturale Cattolica, 1985/95). Ha comunicato il suo lavoro attraverso molte mostre in Italia e all’estero, e in diverse esposizioni alla Triennale di Milano, Biennale di Venezia, Museo d’Arte Contemporanea di Lione, Museo FRAC di Orléans, Museo delle Ceramiche di Faenza, Fondazione Ragghianti di Lucca, Fondazione Mudima di Milano, Museo MA*GA di Gallarate. Da sempre sostiene in modo critico con opere e oggetti, con l’attività teorica, didattica ed editoriale la componente umanistica, significante e territoriale del design. Nel 1979 ha vinto il Compasso d’Oro per la ricerca e, nel 2016, gli è stato assegnato il Compasso d’Oro alla carriera.

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Biography

Born in Bussi sul Tirino (Pescara) in 1930, a native of Arpino (Frosinone), he lives and works in Milan where he graduated in Architecture at the Politecnico in 1964. An architect by training, he is an artist, filmmaker, editor, musician, cartoonist and teacher. He has been defining himself as a researcher in communication systems and in visual arts since 1960, moving simultaneously in the worlds of art and design. A tireless experimenter, he has crossed different currents (from Informalism and Conceptual Art to Narrative Art and artist’s cinema) and used multiple mediums, conducting research that were embodied in the theory of the “Disequilibrating System” – autonomous expression within Radical Design – and in important sociological themes such as The Telematic Home (MoMA, New York, 1972 – Fiera di Milano, 1983), Real Space /Virtual Space (Triennale di Milano 1979, 1992), The eclectic Home (Abitare il Tempo, 1990), Beach Culture (Centro Culturale Cattolica, 1985/95). He has transmitted his work through numerous exhibitions in Italy and abroad, and he has curated several exhibitions at the Triennale di Milano, the Venice Biennale, the Musée d’Art Contemporain de Lyon, the FRAC Centre in Orléans, the International Museum of Ceramics in Faenza, the Fondazione Ragghianti in Lucca, the Fondazione Mudima in Milano and the Museo MA*GA in Gallarate. He has always critically maintained the humanistic, significant and territorial components of design though his works and objects, as well as his work in teaching, theory and publishing. In 1979 he won the Compasso d’Oro - research prize - and in 2016 he was awarded the Compasso d’Oro - Lifetime Achievement Award.

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Mostre personali selezionate selected solo exhibitions

2019 – Milano, MAAB Gallery, Le case parlanti – Vimercate, Heart Spazio Vivo, Itinerari: Ugo La Pietra 2018 – Milano, Galleria Fatto ad Arte, Mito e materia. L’immaginario fantastico di Ugo La Pietra incontra la Manifattura Rometti – Milano, Galleria Ca’ di Fra, Ugo La Pietra- La città che scorre ai miei piedi – Milano, CIAC – Centro Italiano Arte Contemporanea, Ugo La Pietra. Istruzioni per abitare la città – Milano, Galleria Fatto ad Arte, Ceramiche mediterranee di Ugo La Pietra 2017 – Milano, Galleria Bianconi, Territori – Napoli, Museo Duca di Martina, Cento ceramiche italiane – Lugano, Studio d’Arte Dabbeni, Campo Tissurato. I segni e l’urbano – Milano, Videosoundart / Fonderia Artistica Battaglia, Abitare Milano-Analisi e decodifica dello spazio urbano (installazione) – Roma, Collezione Tullio Leggeri al Palatino, Nuovo tempio capitolino (installazione) – Milano, Officine Saffi, Ugo La Pietra. Una forza interiore 2016 – Museo MA*GA e Aeroporto Malpensa, Gallarate – Milano, Galleria Fatto ad Arte, Alabastro tra forma e sostanza – Milano, Galleria Bianconi, Cinque verdi urbani – Milano, Galleria Ca’ di Fra, Segno randomico – Milano, Dry bar, Extra Dry – Montelupo, Piazza Museo della Ceramica, Materia Prima – Lecce, Museo MUST, Odori e sapori – Milano, Spazio Oberdan, Fondazione Cineteca Italiana, nell’ambito della XXI Triennale, Antologia di corti – Milano, Laura Bulian Gallery, I gradi di libertà – Livorno, Galleria Peccolo, Le strutturazioni tissurali 2015 – Saronno, Galleria Il Chiostro Arte Contemporanea, Il verde risolve! – Brescia, Galleria E3, Strutturazioni tissurali – Milano, Galleria Nuages, Odori e Sapori

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– Milano, Banca Prossima, Associazione Culturale Plana, Ugo La Pietra Inedito 2014 – Milano, Triennale, Ugo La Pietra. Progetto disequilibrante – Milano, Galleria Antonia Jannone, Interno / Esterno – Milano, Galleria Fatto ad Arte, Case aperte 2013 – Milano, Galleria Ca’ di Fra, Itinerari – Mondovì, Museo della Ceramica, Tracce. La mia territorialità – “Le teste simboliche di Ugo La Pietra. Mestieri d’arte e professioni”, Swiss Corner, Milano (personale, Giornate Europee dei mestieri d’Arte). – Palazzolo sull’Oglio, Galleria Minotauro, Architetture in un vaso – Milano, Galleria Fatto ad Arte, Storie di animali – Milano, Galleria Derbylius, Programma Maggio 1972 – Mantova, Galleria Corraini Arte Contemporanea, Attrezzature urbane per la collettività – Brescia, Galleria Rua Confettora, Disegni dall’archivio 2012 – Milano, Galleria Fatto ad Arte, Segni Zodiacali – Milano, Fondazione Mudima, Abitare a Milano – Torino, Galleria Sonia Rosso, Ugo La Pietra. L’immagine decodificata – Bergamo, Palazzo Terzi, Dimore & Design 2011 – Torino, OGR – Officine Grandi Riparazioni, L’Unità nella diversità – Milano, Galleria Fatto ad Arte, L’Unità nella diversità – Milano, Galleria Spazio Temporaneo, La città scorre ai miei piedi – Paris, Galerie Mercier, Radical Works – Torino, MIAAO – Museo Internazionale di Arte Applicata Oggi, Abitare la città. Il futuro di ieri, per una nuova territorialità – Milano, Triennale, Italia. L’Unità nella diversità. Collezione di ceramiche di Caltagirone (opera permanente) 2010 – Caltagirone, Museo Hoffmann, Dall’argilla a La Pietra – Albissola, Spazio Civico Arte Contemporanea, Ceramiche mediterranee – Torino, Galleria Cristiani, Gli oggetti significanti


– Torino, Galleria Terre d’Arte, Mediterranea – Pesaro, Galleria via Passeri 83, Souvenirs 2009 – Orléans, FRAC, Abitare la città – Castellamonte, Palazzo Botton, Terre e territori – Paris, Galerie Scagliola, Arcangeli metropolitani – Milano, Tingo Design Gallery, SuperEgo – Palermo, Design Week, Premio alla carriera – Milano, Galleria Annotazioni d’Arte, Strutturazioni tissurali – Faenza, MIC – Museo Internazionale delle Ceramiche, Ceramiche d’arte. I luoghi della ricerca

2002 – Perugia, CERP – Centro espositivo Rocca Paolina, La nuova territorialità – Milano, Galleria ArteStudio, Ugo La Pietra 2001 – Paris, Musée des Arts Decoratifs, Ugo La Pietra - oggetti in ceramica – Lucca, Fondazione Ragghianti, Terre Mediterranee 2000 – Milano, Museo Minguzzi, Fatto ad Arte – Cantù, Museo CLAC, Il mobile significante

2008 – Milano, Fondazione Mudima, Dal minimo sperimentale simbolico alla nuova territorialità, 1962/2007 – Milano, Galleria Artestudio, Minimi segni – Milano, Orticola, Vasi in ceramica – Torino, Galleria Cristiani, Globo tissurato

1999 – Agrate, Galleria Meridiana

2007 – Milano, Tingo Design Gallery, Opere in metacrilato 1996-2006 – Milano, McSelvini, Uno sull’altro – riedizione Berdondini 1967/2007 – Gibellina, Fondazione Orestiadi, Museo del Mediterraneo, Itinerari. L’unità del Mediterraneo – Torino, Galleria Terre d’Arte, Terre e Territori – Torino, Galleria Cristiani, Vietri

1997 – Monza, Banca Popolare di Milano, Ugo La Pietra – Firenze, Fortezza da Basso, Frammenti di ULP

2006 – Milano, Spazio Nibe, Segni – Frosinone, Villa Comunale, Territori – Milano, Tingo Design Gallery, Ridesign – Palermo, Oratorio di Santa Cita, Territori 2005 – Milano, Spazio Oberdan, Fondazione Cineteca Italiana, Abitare è essere ovunque a casa propria: Ugo La Pietra e il cinema d’artista degli anni Settanta – Monza, Galleria Fatto ad Arte, Ugo La Pietra, arte e arte applicata – Arpino, Fondazione Umberto Mastroianni, Territori

2004 – Milano, Galleria Rossana Orlandi - N.O. Gallery, Ad Arte – Monza, Galleria Fatto ad Arte, Giardino domestico – Milano, Galleria Artestudio, Territori – Giffoni Sei Casali, Palazzina Neoclassica, Ugo La Pietra, ceramiche 2003 – Castel San Pietro Terme, Galleria Comunale d’Arte Contemporanea, I territori di Ariel

1998 – Milano, Galleria Canonica – Milano, Galleria Borgogna, I territori

1996 – Gap, Musée Departemental de Gap, Une culture mediterranéenne: Ugo La Pierta 1995 – Milano, Fondazione Corrente, Abitare la città – Ravenna, Akomena Spazio Mosaico – Milano, Studio d’Ars, Premio alla carriera a Ugo La Pietra 1993 – Stuttgart, Nuova Sede Banca Commerciale, I segni di Ugo La Pietra – Milano, Galleria Borgogna, La nuova territorialità 1992 – S. Stefano di Camastra, Villa Comunale, XVI Mostra Internazionale della Ceramica – Milano, Avida Dollars, Pittura segnica – Verona, Galleria Contemporanea Arts Nouveaux, I segni. La Nuova Territorialità 1991 – Lyon, Musèe d’Art Contemporain, 2 Quadriennale Internazionale de Design 1990 – Milano, Avida Dollars Galleria d’Arte, Percorsi a punta di penna – Chicago, The Chicago Athenaeum, Chicago, The italian bathroom: three models of interpretation – Anaheim, Anaheim Convention Centre - International Tile

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Exposition, Soggiorno bagno – Cattolica, Comune, Monumenti alla balnearità – Bordeaux, Galerie BDX, Espace privé, espace pubblic – Bordeaux, General du Granit, Granito urbano 1989 – Milano, Studio Deramo, Mediterranea – Milano, Galleria Idea Books, Domesticarte – Milano, Oxido, Sopra mobile 1987 – Milano, Galleria Jannone, Paesaggi e territori – Milano, Galleria Mammano, Dalla casa del desiderio 1986 – Milano, Galleria Vismara – Ancona, Galleria Il Falconiere – Milano, Galleria Disegno, Memoria tridimensionale 1985 – Milano, Galleria Focus, Pro-memoria – Bergamo, Galleria 9 Colonne 1984 – Firenze, Alchimia, Memoria bidimensionale / Memoria tridimensionale – Torino, Castello del Valentino, Cinema e architettura – Hannover, Archiv Raum fuer Architektur und Design, Promemoria – Bonn, Institut de Universitaet, Pro-memoria – Milano, L’Archivolto, La casa telematica 1983 – Milano, Nuovo Spazio Metropolitano, Arcangeli metropolitani – Milano, Galleria Il Mercato del Sale – Bari, Galleria Ester Milano Cimarrusti – Bologna, Galleria 9 Colonne 1981 – Milano, Galleria Mercato del Sale, Interno-esterno 1980 – Berlin, Werkbund, Hochschule der Kuenste 1979 – Milano, Galleria Arte/Struktura, Istruzioni per l’uso della città 1978 – Milano, Centro Internazionale di Brera, La riappropriazione dell’ambiente – Torino, Cabaret Voltaire, Extra-media 1977 – Milano, Centro Internazionale di Brera, Abitare è essere ovunque a casa propria

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– Milano, Studio d’Ars, La riappropriazione dell’ ambiente – Bologna, Galleria Palazzo Galvani – Roma, Cooperativa Alzaia 1976 – Varese, Maud Center, Viaggio sul Reno - con with Vaccari – Linz, Galleria Maerz – Milano, Centro Internazionale di Brera, Arte e cinema – Paris, Institut de l’Environment, Films – Milano, Galleria Mercato del Sale, Viaggio sul Reno 1975 – Pescara, Galleria Convergenze – Genova, Galleria Unimedia – Zagreb, Galleria Suvreme Umjetnoosti – Milano, Jabik & Colophon, Libri-opera – Graz, Neue Galerie, Films – Milano, Galleria Il Mercato del Sale, Recupero e reinvenzione – Beograd, Student Cultural Centre, Film e opere 1974 – Milano, Galleria Multipla, Film e opere – Zagreb, Galleria Suvremen e Umietnoosti – Crema, Museo Civico, Films – Ferrara, Palazzo dei Diamanti – Milano, Circolo de Amicis, Processo di sostituzione 1973 – Pescara, Galleria Arte Proposte e Facoltà di Architettura, – Milano, Centro documentazione e ricerche Jabik 1972 – Torino, Galleria LP 220 – Firenze, Galleria Schema – Como, Galleria Il Salotto – Milano, Galleria Blu, Programma – con with V. Ferrari 1971 – Genova, Galleria Bertesca – Genève, Galleria Koning – Roma, Galleria Mana – Milano, Galleria Bertesca – Milano, Galleria Modulo 1970 – Milano, Galleria Toselli – Verona, Galleria Ferrari – Macerata, Galleria Scipione 1969 – Bologna, Galleria La Nuova Loggia – Milano, Galleria Cadario, Milano 2-35 1968 – Brescia, Galleria Sincron, Oggetti in serie a funzione estetica


– Padova, Galleria Adelphi – Torino, Studio di Informazione Estetica – Lugano, International Arts Club – Stuttgart, Galleria Senatore – Milano, XIV Triennale - ambiente environment 1967 – Bergamo, Galleria Studio 2B, La nuova tendenza – Roma, Galleria Cadario, Ugo La Pietra e la fenomenalizzazione dell’esperienza razionale – Palermo, Galleria Il Paladino – Milano, Galleria Il Cenobio, Le strutture tissurali – Venezia, Galleria L’Elefante, La ricerca e le tessiture di Ugo La Pietra 1966 – Locarno, Galleria Flaviana, La fenomenologia delle tessiture – Lecco, Galleria Stefanoni, All’interno della fenomenologia delle tessiture 1965 – Milano, Galleria Il Cenobio, Cinque mostre ad argomento – Parma, Galleria La Steccata 1964 – Milano, Facoltà di Architettura, La ricerca morfologica 1963 – Milano, Galleria Il Cenobio

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Mostre collettive selezionate selected Group exhibitions

2019 – Venezia, Palazzo Cesari Marchesi, Notturno Più – Bologna, Galleria Enrico Astuni, PoliArte (L’Arte delle Arti) 2018 – Verona, Corte Dogana, Chi utopia mangia le mele – Pieve di Cento, MAGI 900, Non solo POP! Opere degli anni Sessanta dalla collazione MAGI ’900 – Luino, Villa Filippi, Lasciare il segno 2018: Collages – Gualdo Tadino, Museo del Somaro – Centro per l’Arte Contemporanea – Jesi, Palazzo Bisaccioni, Dentro il cielo compare un’isola. Le arti povere in Italia fra disegno e fotografia (1963-1980) – Montelupo Fiorentino, Palazzo Podestarile – Museo Contemporaneo, About a vase 2017 – Milano, Glenda Cinquegrana Art Consulting, Time is now! – Milano, ADI / Triennale, Il design che non c’è – Rotterdam, CCA/Het Nieuwe Instituut, The Other Architect – Milano, Hangar Bicocca, Take Me (I’m Yours) – Milano, Galleria Tulenmanie, Piano alto, vista Duomo – Paris, Centre Pompidou, Nouvel accrochage des collections contemporaines – Roma, MAXXI, Le storie del film d’artista in Italia – Sittard, Museum De Domijnen, Ecovention Europe – Faenza, MIC – Museo Internazionale delle Ceramiche, Builders of tomorrow – Milano, Galleria del Credito Valtellinese, Arte ribelle 2016 – Cuneo, Artieri Fantastici – London, Madeinbrataly Gallery, London Craft Week – Milano, Veneranda Biblioteca Ambrosiana, Doppia Firma – Bisceglie, Palazzo Tupputi, Intamoenia Extra Art. Casa Futura Pietra – Graz, Neue Galerie, From the Collection. Bild, Realität und Forschung von 1960 bis 1980 – Paris, Centre George Pompidou, Un art pauvre – Milano, Museo Poldi Pezzoli, Quasi segreti – Milano, FM Centro per l’Arte Contemporanea, L’Inarchiviabile/The Unarchivable – Milano, Galleria Fatto ad Arte, Mosaico di Spilmbergo. Oggetti domestici per Abitare con Arte – Lissone, Museo d’Arte Contemporanea, La parola agli artisti – Milano, Galleria Nuages, Il tè di Alice

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– New York, R&Company Gallery, The objects Biennial 2015 – Torino, PAV Parco Arte Vivente, Earthrise – Milano, Triennale, EXPO, Arts & Food – Milano, Galleria Ca’ di Fra, Cenobio – Bari, Design imperfetto. Tutti i colori di Puglia – Cantù, Biennale del merletto, Merletti e design – Milano, Galleria Care of, Grand domestic revolution – Montreal, CCA – Canadian Centre for architecture, The other architect – Milano, Galleria Consadori, Blu – Milano, Fondazione Corrente, Horizontal city – Milano, Galleria Istituto Francese, Oltre la Cena. Un’ultima scena – Lissone, Museo d’Arte Contemporanea, Beyond Environment – Milano, Galleria Parasite, Positions / Oppositions – Roma, Galleria Bruno Lisi, Nuda terra. Sculture in terracotta – Milano, ex-chiesa San Carpoforo, L’acqua sorgiva mi restò negli occhi – Milano, Triennale, Comunità Italia – Milano, Galleria Tulpenmanie, 02 | 06 (70.45.20) disegni di architettura – Minneapolis, Walker Art Center, Hippie modernism: the struggle for Utopia 2014 – Como, Villa Olmo, Ritratti di città – Milano, Triennale, TDM7. Il design italiano oltre la crisi – Reggio Calabria, Museo Archeologico Nazionale, Nostos. I bronzi di Riace – Civitella del Tronto, Visione territoriale – Milano, Museo della Permanente, Nati nei ’30. Milano e la generazione di Piero Manzoni – Istanbul, Salt Beyoğlu, Global tools 1973-1975: Towards an Ecology of Design – Lausanne, MUDAC, Nirvana – Firenze, Museo Marino Marini, Le statue calde – Milano, Museo Poldi Pezzoli, La casa morbida – Seul, Korea Foundation, Il design italiano incontra il gioiello – Treviglio, Museo Civico, A che gioco giochiamo? 2013 – Milano, Galleria del Credito Valtellinese, Nel segno del segno. Dopo l’Informale. Il Gruppo del Cenobio


– Catanzaro, Fondazione Rocco Guglielmo, Artisti nello spazio – Chicago, Graham Foundation, Environments and Counter Environments. ‘Italy: The New Domestic Landscape’, MoMA, 1972 – Buttrio, Villa di Toppio Florio, Lavoro. Work. Vore – Saronno, Galleria Il Chiostro, Arte e antropologia – Saint-Etienne, Musée d’Art Modern, Historie des formes de demain – Milano, Museo Poldi Pezzoli, Intorno al libro – Bari, Chiesa Santa Teresa dei Maschi, Empatia. Produzione d’autore – Lucca, Palazzo Ducale, Cento ruote d’artista – Lissone, Museo d’Arte Contemporanea, L’occultamento – Parodi Ligure, ex Abbazia di San Remigio, Abbey Contemporary Art 3 2012 – Milano, Palazzo Morando, Capi d’Opera – Milano, Palazzo Reale, Addio Anni Settanta – Torino, Archivio di Stato, Radical City – Catanzaro, Fondazione Rocco Guglielmo, Lo Sguardo Espanso. Cinema d’artista italiano in mostra (1912-2012) – Milano, Triennale, Kama. Sesso e design – Roma, Casa dei teatri, rassegna video d’artista, Singolarità mobili che abitano uno spazio nomade – Milano, Castello Sforzesco, Ultrabody 2011 – Torino, OGR – Officine Grandi Riparazioni, Il Futuro nelle mani, Artieri Domani – Milano, Museo del Novecento, Fuori! Arte e spazio urbano 1968/1976 – Agrigento, Fabbriche Chiaramontane, Sulla parola – Nocciano, Museo di Arte Contemporanea, Corpo. Festival delle Arti Performative – Saronno, Museo Gianetti, Storie di caffè. Servizi da caffé dal ‘700 al ‘900 in Italia – Palermo, Galleria Monteleone, Mare Magnum – Roma, Mercati di Traiano; Torino, Palazzo di Bertalazone di San Fermo, MEET Design – La Spezia, Galleria Il Gabbiano, Gioco di specchi – Ameglia, Hic Sunt Leones – Torino, Palazzo delle Esposizioni, Biennale a Torino – Pisa, Studio Gennai, Artelibro – Verona, Abitare il Tempo, MAAM. Museo delle Arti Applicate nel Mobile – Milano, Palazzo del Ghiaccio, Festival AUDIOVISIVA 2010 – Milano, Galleria Artestudio, Il gruppo del Cenobio – Basel, Swiss Architecture Museum; Barcelona, Disseny Hun; – Stockholm, Arckitektur Museet, Environments and Counter Environments: Italy the New Domestic Landscape MoMA 1972 – Ascoli Piceno, Università, Biennale Internazionale del Design, Radical Memories

– Milano, Rotonda della Besana, Il Grande gioco – Milano, Fuori Salone, DOC Dergano Officina Creativa, Casa e Giardino – Milano, Galleria Fluxia, Solar Skill – Milano, Casa Boschi Di Stefano e and Museo Bagatti Valsecchi, Ospiti inaspettati 2009 – Milano, Regione Lombardia, MACEF primavera, Ceramica lombarda: le eccellenze storiche – Pordenone, Tendenza mosaico – New York, Columbia University, Environments and Counter Environments: Experimental media in Italy – Milano, Triennale, Nuovi progetti per il Campus di via Botticelli – Milano, Villa Necchi Campiglio, La mano dell’architetto – Lucca, Fondazione Ragghianti, Arte nel quotidiano – Milano, Fuorisalone, DOC La Stanza die giochi – Gualdo Tadino, Triennale della ceramica di Gualdo Tadino – Sassari, XIX Biennale dell’artigianato Sardo – Cagliari, THotel, Metalli-ca – Brescia, Galleria Colossi, L’una e l’altra 2008 – Milano, Fondazione Stelline, Cento ceramiche per il paradiso – Milano, Tingo Design Gallery, Murano a go-go – Milano, Galleria Scacchi, Superego edizioni in metacrilato – Milano, Galleria Consadori, L’erba verde, sotto i dolci passi – Milano, Galleria Artestudio, Cromatismi due – Torino, Accademia Albertina, IX rassegna di video d’artista, L’oggetti di design nell’ambiente – Agliè, Castello vducale, Scultura Internazionale ad Aglié – Torino, Centro Congressi Lingotto Fiere, Body and Soul Rooms – Graz, Neue Galerie, Viaggio in Italia. Arte italiana 60-90 – Novate Milanese, Arte nel quotidiano – Saluzzo, Il disegno e il manufatto – Borgo Valsugana, Arte Sella, Spaventapasseri – Avigliana, Terra del Fuoco 2007 – Albissola, Attese. Biennale di ceramica nell’arte contemporanea – Molfetta, Il segno dei designers” – Milano, Galleria Anna Maria Consadori, L’altra arte, la pittura degli architetti – Milano, Fuorisalone, Orecchietta dal gusto al design – Milano, Cowparade – Asti, Superego Gallery, Arte, modernariato, design – Roma, Ex-Cartiera Latina, Creativi frammenti – Palermo, Oratorio di Santa Cita, Artisti nel piatto – Milano, Galleria 6° Montenapoleone, Omeoart – Genova, Museo d’Arte Contemporanea, di Villa Croce, In pubblico, azioni e idee degli anni Settanta in Italia – Roma, Musei di San Salvatore in Lauro, Fatto ad Arte. Territori di ceramica contemporanea

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– Boario, Palazzo dei Congressi, Biennale delle arti applicate – Nanto, Simposio Internazionale, Nantopietra – Ancona, Mole Vanvitelliana, Osservare il pensiero riflesso – Este, A cena con Isabella d’Este”, Este (collettiva). – Milano, Triennale, Anni Settanta 2006 – Albissola, Attese. Biennale di ceramica nell’arte contemporanea – Mantova, Palazzo Te, Fruttiere, Arte è pensiero - Cento artisti per il centenario della CGIL – Torre Pellice, Galleria Civica d’Arte Contemporanea Filippo Scroppo, La scoperta del corpo elettronico - arte e video negli anni ‘70 – Corneliano Bertario di Trucazzano, Castello Borromeo, Neve – Lignano, Giardini delle Terme, Sediamo! – Molfetta, Biennale d’Arte della Ceramica – Spilimbergo, Per mano sull’arcobaleno – Milano, Bel Art Gallery, Anni Settanta – Milano, Spazio Nibe, Incontri ceramici – Milano, Galleria Luisa delle Piane, Non è tutto oro quel che luccica – Torino, Galleria Cristiani, Superego editions 2005 – Darfo Boario Terme, Palazzo dei Congressi, AD ARTE, Biennale delle Arti Applicate – Milano, Accademia di Belle Arti di Brera, Sala Napoleonica, Salonprimo 2005 – Corato, Istituto Statale d’Arte, Il segno dei designers – Cividale del Friuli, Banca di Cividale, Con la pietra piasentina – S. Angelo Lodigiano, Castello Morando Bolognini, Naturarte – Milano, Palazzo della Triennale, Vuoto x pieno – Ravello, Villa Rufolo, Viaggio a Ravello 2004 – Bergamo, Piazzetta Palazzo Zanchi, Gli anni ‘70 allo Studio 2B – Agrate Brianza, Galleria La Meridiana A.C., cARTE – Brescia, Galleria Schreiber, Natura morta? – Barletta, Punto Einaudi, Uomini luce – Milano, Accademia di Belle Arti di Brera, Sala Napoleonica, Salonprimo 2004 – Fiorano Modenese, Museo della Ceramica, Dal focolare al distretto industriale – Milano, Palazzo della Triennale, From sky to SKY – Casale Monferrato, Teatro Municipale, Fontane per il Monferrato – Amantea, Convento Municipale di S. Bernardino, Fuori dall’acqua – Verona, Istituto Veneto Scienze, Lettere e Arti, Terrazzo e design – Genova, Archivio Caterina Gualco, Idem: l’oggetto del desiderio – Genova, Palazzo della Borsa, Medesign, forme del Mediterraneo

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2003 – Erice, Polo Umanistico, Arte e ambiente - Arte in Italia negli anni ‘70 – Bari, Teatro Abeliano, Il segno dei designers – Monza, Galleria Fatto ad Arte, Diverse trasparenze – Milano, Galleria Clio Calvi Rudy Volpi, Fortunelli – Marina di Carrara, Circolo culturale D-Segno, 8 artisti 8 mosaici – Nanto, Centro Sociale, Nantopietra 2003 – Ariano Irpino, Museo Civico, Ariano-Milano... e ritorno – Patti, Chiesa S. Ippolito, Artisti nel piatto – Milano, Galleria Rossana Orlandi, Sabbia – San Giuliano di Puglia, Palasport, 500 artisti nell’arcobaleno degli angeli – Bari, Galleria 3AR, Uomini luce – Parigi, Centre George Pompidou, Architectures non standard – Udine, Palazzo Veneziano di Malborghetto, Nel colore e nel vino – Milano, Galleria Montenapoleone, Omeoart – Vietri sul Mare, Palazzo Baroni Carosino, Viaggio attraverso la ceramica grottesca – Milano, Galleria Rossana Orlandi, Tabula rara – Corneliano Bertario, Castello Borromeo, Notte Santa 2002 – Las Palmas, Centro Atlantico de Arte Moderno, Arquitectura Radical – Muzza di Cornegliano Laudense, Oratorio S.S. Simone e Giuda Taddeo, Naturarte - Natura e ragione, un connubio possibile – Castell’Arquato, Palazzo della Pretura, Il dubbio luogo della ricerca – Codogno, Vecchio Ospedale Soave, Immagini italiane – Milano, Galleria ArteStudio, Il gruppo del Cenobio - Ugo La Pietra – Milano, Spazio Oberdan, Arte in cinema – Verona, Palazzo Mutilati, Vasi comunicanti – Milano, PAC, Utopie quotidiane – Torino, Palazzo Bricherasio, Artigiano Metropolitano – Masterpieces 2001 – Trevi, Trevi Flash Art Museum of Contemporary Art, Artisti suonati – Lamezia Terme, Museo en plein air, Acqua potabile – Monza, Galleria Fatto ad Arte, Bianco e nero – Mialno, Studio D’Ars, Omaggio a M. Petrucciani – Angri, Salone dei Marmi, Una luce per Sarno – Milano, Galleria Artestudio, Art Wave 2001 – Monza, Galleria Fatto ad Arte, Le Giare di Biot – Milano, Palazzo della Ragione, Dai Giornali ai Portali – Napoli, Spazio Agorà, Corni d’autore – Wien, Kunstlerhaus, Global Tools – Gala di Barcellona Pozzo di Gotto, Museo delle mattonelle d’arte, VIII esposizione Nazionale per l’Epicentro


– Milano, Piccolo Teatro, Milano Film festival – Milano, Fondazione D’Ars, Il dubbio luogo della ricerca – Pieve di Cento, Museo Bargellini, Terza giornata dell’artista – Valencia, Muvim, ArquitecturaRadical – Lucca, Fondazione Ragghianti, Terre Mediterranee 2000 – Firenze, Fortezza da Basso, Colori locali – Palermo, Palazzo Ziino, Souvenir siciliano – Caltagirone, Comune, Il Muro delle Meraviglie – Brescia, Galleria Schreiber, Tanto di cappello – Senago, Villa San Carlo Borromeo, E-domani – Milano, Museo della Permanente, Cantico 2000. A misura d’ambiente Abitare il Tempo Regione Sicilia “Prodotti tipici siciliani” (curatore/collettiva). – Koln, Museum Fur Angewandte Kunst; Villeurbanne, Institut d’art contemporain, Architecture radicale 1999 – Agrate, Galleria Meridiana – Fontanabuona, Ecomuseo, Collezioni per il merchandising museale – Milano, Spazio La Posteria, Oggetti fatti ad arte – Milano, La Mia Casa, Territori di mosaico 1998 – Milano, Galleria Sargadelos, Ceramica artistica internazionale – Stresa, Galleria Excalibur, Argenti: dall’antico... al disegno contemporaneo – Milano, Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo Da Vinci, Eurocultura 15.15 – Firenze, Fortezza da Basso, Le diversità – Pesaro, 35° Salone del Mobile, Abitare la costa – Châtillon, Castello di Ussel, La meravigliosa avventura del barone Bich – Firenze, Fortezza da Basso, Le diversità. Odori e sapori 1997 – Milano, Triennale, Moby Art – Milano, Triennale, Museo permanente di design - collezione permanente del design 1945/90 – Fiorano Modenese, Castello di Spezzano, Biennale d’arte ceramica – Udine, Mosaico, nuove contaminazioni - architettura, arte e design – Apricena, Fatti di marmo e di pietra – Sanguinetto, Palazzo Taidelli, I più piccoli – Milano, Castello Sforzesco, Il goto d’autore – Firenze, Fortezza da Basso, Le diversità – Cursi, Territori di pietra. Per il salento: opere in pietra leccese 1996 – Milano, Triennale di Milano, Identità e differenze

– Milano, Triennale, Il design italiano 1964/1972 – Humlebæk, Louisiana Museum of Modern Art, Design and identity - aspect of european design – Cellatica, Sculture d’autore - 12 artisti della biennale internazionale di Venezia – Milano, Banca Commerciale Italiana, Arte italiana - segno e scrittura – Milano, Castello Sforzesco, Glass design – Castell’Arquato, Antico Palazzo della Pretura, Il paese della cuccagna – Corneliano Bertario, Castello, Mostra d’Adda – Sesto Fiorentino, Museo Richard Ginori, Attorno ad un tavolo - architetti e ceramisti – Torino, Galleria Martano, Keramos Design 1995 – Milano, Palazzo della Permanente, 40 anni di Italia mostra per Milano - 100 artisti per la città – Torino, Palazzo Lascaris, La sindrome di Leonardo - artdesign in Italia 1940/75 – Milano, Cinema Palestrina, Effetto notte Cine & città – Siena, Palazzo Pubblico Magazzini del Sale, Memorie: 50 anni dopo, 1945/95 Castello Ruffo di Scilla, “Il gorgo e la rocca - il disegno del mito” (collettiva). – Scafati, Galleria Comunale di Arte Contemporanea, Un segno per il Sarno – Buenos Aires, Museo Nazionale de Bellas Artes, VI Biennale Internazionale di Architettura di Buenos Aires. Oro d’Autore – Milano, Galleria d’Arte Avida Dollars, Ospiti del paesaggio – Modena, Sala Esposizioni, Oggetti dell’abitare – Cagliari, Ex Mattatoio, La città estiva - i casotti in 500 immagini – Milano, Galleria Bianca Pilat, Nel segno dell’angelo – Volterra, Istituto Statale d’Arte, Alabastri di Volterra 1994 – Firenze, Fortezza da Basso, L’oggetto intarsiato e 222 scatole d’autore – Milano, Palazzo Cicogna, La cravatta e l’arte – Milano, XXII Biennale Nazionale d’Arte Città di Milano – Monza, Villa Reale, Isa - passato e futuro: creativi in mostra – Milano, Triennale, Identità e differenze – Cattolica, Centro Culturale Polivalente, Graffiti balneari segni e simboli per la cultura balneare romagnola – Milano, Galleria Bianca Pilat, Campo e controcampo ceramicando in 50 per 50 – Tokyo, A new century in european design – Denver, Masterworks: italian design 1960/94 1993 – Milano, Palazzo La Permanente, XXXII Biennale Internazionale di Milano – Milano, Politecnico, Utopie metropolitane – Milano, Centrodomus, Turris vitrea – Gallarate, XXII Premio Nazionale di Gallarate, Il design degli

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oggetti – Bari, Corso d’Opera, Una certa prospettiva – Milano, Idea Books, Rituali domestici – Milano, Palazzo Bagatti Valsecchi, Argenti italiani del XX secolo: dalle arti decorative al design – Milano, Dilmos, Emblematica – Venezia, Galleria 9 Colonne, Watching the life: è ora – Milano, Ex Chiesa di S. Carpoforo, Rattan: la natura è mobile – Milano, Rotonda della Besana, Il mondo di Snoopy – Milano, Banca Commerciale Italiana, Nuova scrittura 1992 – Milano, Triennale, sezione section “Naturale/Virtuale”, La vita tra cose e natura – Cattolica, Ex Colonia Le Navi, Nuovi oggetti e progetti per una memoria balneare – Arezzo, Museo Statale d’Arte Medioevale e Moderna, Oro d’autore - Omaggio a Piero – Milano, Ex Chiesa di S. Carpoforo, Abitare con l’Arte 1992 – Milano, Ex Chiesa di S. Carpoforo, Oggetti fatti ad arte – Tokyo, Koynagi Gallery, Tomo Hirai and Ugo La Pietra 1991 – Ferrara, Palazzo Muzzarelli Crema, Arte, artigianato e design – Milano, Galleria Colombari, Ceramiche d’autore – Verona, Palazzo Forti, Da Magritte a Magritte – Milano, Galleria Bottega dei Vasai, Terra!...terra!... – Milano, Ex Chiesa di S. Carpoforo, Abitare con l’arte – Erfurt, Galerie am Fischmarket erfurt Haus zum Roten ochsen, Configura 1 Kunst in Europa – Milano, Triennale, Mobili italiani 1961/91 le varie età dei linguaggi – Padova, Palazzo della Ragione, Quindicesima Biennale Internazionale del Bozzetto Piccola Scultura – Roma, Palazzo delle Esposizioni, La capitale a Roma - città e arredo urbano 1970/1990 1990 – Ravenna, Museo d’Arredo Contemporaneo, Artigianato e progetto – Milano, Ex Chiesa di S. Carpoforo, Per abitare con l’arte – Milano, Day Gallery, Mediterranea – Milano, Gallery, L’oggetto notturno – Milano, Galleria Milano, L’inutilizzabile e l’irrealizzabile 1989 – Milano, Studio Deramo, Collectum – Verona, Ex Chiesa - Galleria San Giorgetto, Lettere segrete – Milano, La Bottega dei Vasai, Ceramiche per nuovi rituali domestici – Cattolica, Palazzo del Turismo, Ceramiche mediterranee – Paris, Salone del Mobile, L’art dans les meubles – Milano, Ex Chiesa di San Carpoforo, Abitare il tempo a Milano – Aosta, Chiesa di San Lorenzo, Le piazze di Aosta – Firenze, Fortezza da Basso, Artigianato e design - il vetro

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italiano 1979/1989 1988 – Bari, Corso d’Opera, Abitare con arte – Milano, Palazzo delle Stelline, Gran Prix International du Lin – Arezzo, Museo Archeologico, Oro d’autore – Milano, Centro Internazionale di Brera, Abitare con arte – Milano, Progetto Volpini, La casa del poeta – Milano, XVII Triennale, La città e i racconti dell’immagine – Düsseldorf, Centro dell’Istituto per il Commercio Estero, Das Bad 1987 – Paris, Institut Francaise d’Architecture, Courbu vu par – Milano, Politecnico, Facoltà di Architettura, Attraversamenti – Giulianova, Agorà – Tuglie, Palazzo Ducale, Point de Repére – Reggio Emilia, Palazzo Ruini, Verde disegno – Bari, Santa Scolastica, Archia - l’architettura ai limiti dell’arte – Milano, Triennale, Progetti per la sistemazione della zona di S. Lorenzo – Milano, Progetto Volpini, La morte é viva, viva la morte – Paris, Grand Palais, I Segni dell’Habitat 1986 – Düsseldorf, Kunst Museum, Wohnen von Sinnen – Tokyo, Magazzini Seibu, Tra arte e design – Bergamo, S. Agostino, Un progetto per S. Agostino 1985 – La Spezia, Studio 74, Rassegna arte/video – Milano, Galleria Borgogna, Memorie – Montepulciano, Palazzo Ricci, Cantiere Internazionale d’Arte, Tra concettualità e rappresentazione – Cosenza, In antico – Milano, XVII Triennale, Proposte per il recupero dei beni architettonici in Lombardia – Bologna, Il labirinto – Milano, Centro culturale Ezio Francesco Grisanti, Stylos – Bacoli, Castello Aragonese, Sapere/sapore d’arte in Italia 58/85 – Torino, Castello Rivoli – Milano, Palazzo Dugnani, L’ intelligenza dell’effetto – Torino, Facoltà di Architettura, Arredo urbano e creatività 1984 – Milano, Galleria Borgogna, Messinscena – Firenze, Alchimia, Acciai di famiglia /L’industria decorata – Ferrara, Sala Polivalente, Arte soft-Memoria tridimensionale ‘81 – Milano, Galleria Bonaparte, Neoclassica – Bologna, Galleria d’Arte Moderna, Gabinetto della grafica 1983 – Salerno, Palazzo S. Massimo, Proposte 1983 – Roma, Centro Luigi Sarro, Cinema d’artista


– Reggio Emilia, Parco di Reggio Emilia, rassegna video-arte Soffici notti – Milano, Triennale, Dal cucchiaio alla città – La Spezia, Studio 74, Soft art – Montecalvo, Centro Civico Carlo Montanari, Naturalmente 1982 – Berlin, IDZ, Das AuOenhaus – Regensburg, Staetische, Noi altri - Wir anderen – Kassel, Documenta urbana – New York, Recent European Avant-Garde Cinema, The other side the American Federation of Art Film Program – Prato, L’oggetto naturale – Arts Counsil of Great Britain, Arte italiana 1960/82 – Reggio Emilia, Nuove intenzioni del design – São Paulo, Museu de Arte Contemporânea da Universidade de São Paulo, In-comunicabile/Inter-comunicavel – Salerno, Laboratorio Percorsi, Rassegna Internazionale Artevideo/videoart 1981 – Bordeaux, I Festival International d’Architecture – Roma, Palazzo delle Esposizioni, Linee della ricerca artistica in Italia 1960/1980 – Milano, XVI Triennale, Lo spazio scenografico nella televisione italiana – Milano, Galleria Bonaparte – Milano, Centrodomus, Cappelli e scarpe di 12 designers – Warsaw, Warexpo, 28/78 Cinquant’anni di architettura italiana – Bergamo, Chiesa di S. Agostino, Deserto – Imola, Galleria L’incontro 1980 – Bologna, Galleria D’Arte Moderna, Processo di sostituzione fotografia e immagine dell’architettura – Milano, Palazzo Reale, Camere incantate, espansione dell’immagine Capo d’Orlando “Mixed media” films (collettiva). – Milano, Galleria Mercato del Sale, L’intervento pragmatico nella scrittura Zona Film, Firenze “Documenti del cinema d’artista” films (collettiva). – Sesto San Giovanni, Rondottanta, Scrittura attiva – Torino, Unione Culturale Franco Antonicelli, Filosofia della composizione – Milano, Galleria Mercato del Sale, Progettazione poetica – Venezia, Biennale di Venezia, Cronografie 1979 – Milano, Triennale, Sezione audiovisiva – Milano, Palazzo delle Stelline, 28/78 Cinquant’anni di architettura in Italia – Paris, Centre Georges Pompidou, Cadre de ville – Milano, Rotonda della Besana, Testuale – London, Third International Avantgarde Festival

– Milano, Centro Internazionale di Brera, L’altra cultura – Ferrara, Palazzo dei Diamanti, Extra-media – Firenze, Giornate Internazionali di Cinema d’Artista, Cine qua non – Milano, Centro Internazionale di Brera, Polaroid polavision games – Strasbourg, Ecole d’Architecture, Semaine project conference – Como, 13° Autunno Musicale 1978 – Firenze, Palazzo Strozzi, IV Biennale Internazionale della Grafica d’Arte – Firenze, Salone Brunelleschiano, La mano nell’occhio – Firenze, Galleria De Amicis, Lo specchio fluido – Torino, Galleria d’Arte Moderna, L’occhio dell’immaginario – Volterra, L’altro cinema – Lodi, Museo Civico, Paesaggio cercato – Ravenna, Pinacoteca Comunale, Arte e cinema degli anni ‘70 – Abano Terme, Istruzioni per l’uso delle avanguardie – Milano, Centro Internazionale di Brera, Libro d’ artista – Venezia, Biennale di Venezia, Cinema d’artista – Venezia, Biennale di Venezia, Utopia e crisi dell’antinatura architettura radicale – Firenze, Fortezza da Basso, Formato libro – Bologna, Galleria d’Arte Civica, Assenza/presenza – Milano, Cineteca S. Marco, Pittura fatta con cinema – Lodi, Centro Civico museo civico, L’oggetto: interpretazioni a confronto 1977 – Milano, Galleria Arte Struktura, Analitica ambientale – Matera, Studio Arti Visive, Arte e ambiente – Torino, Museo Civico, Ultimi 15 anni d’arte in Italia – Genova, Il gergo inquieto – Milano, Studio Marconi, Pratica/Milano 1976 – Firenze, Zona/Film, Film d’artista – Milano, Galleria Cenobio Visualità, Menabò – Milano, Rassegna del cinema indipendente, Galleria Multipla, Attrezzi di dinamica artistica – Milano, Galleria Mercato del Sale, Fare arte – Milano, Galleria Arte Struktura 1975 – London, Royal College of Art, Teorie e linguaggio nello spazio – Paris, Espace Cardin, Deuxième rencontre Internazionale ouverte de video – Milano, Rotonda della Besana, Artevideo-Multivision – Bologna, Galleria d’ Arte Moderna, Rapporti tra avanguardia e cultura popolare – Antwerpen, International Cultural Centrum, Films – Milano, Galleria Plura, Il mondo come utensile – Graz, Neue Galerie – Genova, Galleria Rotta, Un modello perseguito

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– Milano, Galleria Blu – Nancy, Premier Festival du Film d’Architecture et de créativité (I premio 1st prize) 1974 – Milano, XXVIII Biennale Nazionale d’Arte – Firenze, Galleria Schema, Returned to sender – Milano, Galleria Luca Palazzoli, Gli abiti dell’imperatore – Beograf, Gallery of Student Cultural Center – Graz, Museum Joanneum – Milano, Galleria Multipla, Flash Art Information – Milano, Galleria Blu, “Utopia rivisitata – Fornaci di Cunardo, Mostra arte sacra – Lecco, Villa Manzoni, ... que bien resisté! – Milano, Centro Internazionale di Brera, Nuovi media – Livorno, Museo Progressivo, In Progress 4 - cinema d’artista – films 1973 – Milano, XV Triennale, – Berlin, Internationales Design Zentrum – Roma, Contemporanea 1972 – New York, MoMA - Museum of Modern Art, Italy: The New domestic landscape – Milano, Museo Poldi-Pezzoli, Milano 70/70 – Genova, Palazzo Reale, L’immagine per la città – Venezia, Galleria Del Cavallino, Faite votre jeux 2 – Milano, Galleria Blu, Programma 1971 – Genova, Galleria Bertesca – Genève, Galerie Koning – Dortmund, Museo Am Ostwal, Elf Italiener heute – Lecco, Immagini oggi in Italia – Graz, Joanneum Museum, Trigon ’71 Intermedia urbana – Firenze, Space Electronic, Vita morte e miracoli dell’architettura 1970 – New York, Museum of Contemporary Craft, Contemplation sculpture – Milano, Galleria La Darsena, Rapporto collettivo 70 – Venezia, Biennale di Venezia, Ricordo di Ugo La Pietra dalla Biennale di Venezia – Sant’Angelo Lodigiano, Fuoco e schiuma –Zafferana Etnea, Intervento degli artisti e architetti nell’ambiente urbano –Vela Luka, Incontro internazionale d’artisti 1969 – Stuttgart, Staatsgalerie – Milano, Galleria Il Parametro, Dalla grafica al multiplo nella visualità strutturata – Koln, Premio Reno Tevere

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– Barcelona, Premio Joan Mirò (II premio 2nd prize) – Milano, Galleria Milano, Colore e forme – Varese, Galleria La Bilancia, Alternative contemporanee – San Benedetto del Tronto, VII Biennale – Sesto Calende, Premio Cesare da Sesto (I premio 1st prize) – Como, Campo urbano – Graz, Joanneum Museum, IV Settimana di Pittura – Caorle, Nuovi materiali, nuove tecniche – Termoli, Premio Termoli (I premio 1st prize) 1968 – Milano, Galleria-laboratorio Il Parametro, Esposizione di grafica contemporanea – Lucca, Galleria Klee, Convergenze – Brescia, Galleria Sincron, Confronto 68 – Torino, Orchitica 1, Eurodomus 2 – Milano, Premio San Fedele – Sesto San Giovanni, Circolo La Nuova Torretta, Acromes – New York, Museum of Contemporary Crafts, Plastics as plastics – Milano, Galleria Milano, I multipli 1967 – Como, Galleria Il Salotto – Sesto Calende, Galleria Cesare da Sesto – Brescia, Galleria Sincron 1966 – Sesto Calende, Galleria museo Cesare da Sesto – Milano, Galleria delle Ore, Premio del disegno 1965 – Locarno, Galleria Flaviana – Como, Galleria Il Salotto – Sesto Calende, Premio Cesare da Sesto (segnalato standed out) – Macerata, Studio Internazionale d’Arte Grafica 1964 – Milano, Galleria L’Indiano – Milano, XII Triennale – Milano, Premio San Fedele – Milano, Galleria delle Ore, Premio del disegno 1963 – Milano, Galleria L’Indice – Firenze, Galleria Il Fiorino – Magenta, Palazzo Giacobbe – Milano, Premio San Fedele (II premio 2nd prize) 1962 – Milano, Galleria Il Cenobio


Ugo La Pietra. Le case parlanti exhibition view, MAAB Gallery, Milano, 2019 83


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Ho sviluppato il progetto Interno / Esterno fin dal 1977 con disegni, tele e ceramiche. Nel 1977 ho realizzato, con l’artigiano Fusella di Imola, i primi due prototipi di casette in ceramica Interno / Esterno (di cui conservo un esemplare nel mio Archivio). Negli anni successivi ho continuato lo sviluppo di questa ricerca, realizzando una ventina di prototipi con il ceramista Sandro Da Boit: oggetti sempre lavorati a mano, alla ricerca di diversi elementi “interni” da portare sulla facciata “esterna”. Ne conservo ancora 13 nel mio Archivio. Nel 1982, con Ceranima, ho realizzato 10 soggetti in edizione di quattro esemplari ciascuno presentati da MAAB Gallery nella mostra Le case parlanti. I developed the Interno / Esterno project from 1977 onwards, with drawings, canvases, and ceramics. In 1977, together with the artisan Fusella from Imola, I realised the first two ceramic prototypes of small houses, Interno / Esterno (of which I keep an example in my archive). In the following years I continued to develop this research and made some twenty prototypes together with the ceramist Sandro Da Boit: objects that were always made by hand and which were a search for the various “internal” elements to be brought onto the “external” façade. I still have thirteen in my archive. In 1982, together with Ceranima, I made 10 subjects in an edition of four examples, each of which was presented by the MAAB Gallery in the show Le case parlanti. U.L.P., 2019

Ugo La Pietra nel suo in his studio, Milano, 2019 85


Milano Via Nerino 3, 20123 Padova Riviera San Benedetto 15, 35139 segreteria@artemaab.com www.artemaab.com Finito di stampare nel mese di giugno 2019 a cura di Graphic & Digital project, Milano Printed in June 2019 Edited by Graphic & Digital Project, Milano 86




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