Aprile 2014
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• L’AGENDA DI APRILE • MIDDLE EAST NOW • PIERO PELÙ • VVV vs WATAIN • MARVIS •
Sommario 4 5 7 8 9 10 12 14 16 20 21 22 23 24 26 29
N° 17 • APRILE 2014
sipario
aprile a teatro
Editoriale
di tommaso chimenti pellicole
il medio oriente all’odeon di caterina liverani arte
questioni di famiglia di elena magini cose nuove
archivio personale di serena becagli miti
marvis
di eleonora ceccarelli mostri sacri
piero pelù
di riccardo morandi vibrazioni #1
vibrazioni #2
profano
sacro
di il sindaco del metal
di emanuele giaconi luoghi
il mercato centrale di maria paternostro
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l’agenda di
aprile
basta stare tranquilli
boxini
aprile da non perdere
cartonati culo magico di simona santelli palati fini
palestra robur
svegliatevi bambine la friggitoria di leandro
di miriam lepore e giulia tibaldi di leandro ferretti un sex symbol al mese the harsh truth of the camera eye
don backy
nuvole
di il moderatore piccole incursioni nel sottobosco locale
di antonio viscido i provinciali
niente è più come prima
la scena
di pratosfera
personaggi
anna meacci
di sara loddo
30
suoni
di lespertone
Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Firenze n. 5892 del 21/09/2012 N. 17 - Anno II - APRILE 2014 - Rivista Mensile - www.lungarnofirenze.it Editore Associazione Culturale Lungarno Via dell’Orto, 20 - 50124 Firenze P.I. 06286260481
Stampa Grafiche Martinelli - Firenze
Direttore Responsabile Marco Mannucci
Hanno collaborato: Tommaso Chimenti, Caterina Liverani, il moderatore, Lespertone, Elena Magini, Simona Santelli, Sara Loddo, Il sindaco del Metal, Antonio Viscido, Leandro Ferretti, Serena Becagli, Andrea Bentivoglio, Maria Paternostro, Eleonora Ceccarelli, Miriam Lepore, Giulia Tibaldi, Riccardo Morandi, Pratosfera, Luca Maggini, Emanuele Giaconi, Alba Parrini, Fonzy Nils.
Direttore Editoriale Matilde Sereni Responsabile di redazione Leonardo Cianfanelli
Qualche giorno fa era il Giorno della Poesia, il perché ci siano giornate mondiali per ogni cosa non lo capirò mai, ma guardiamo il lato positivo. C’è chi meglio degli altri realizza la sua vita. È tutto in ordine dentro e attorno a lui. Per ogni cosa ha metodi e risposte. [...] Pensa quel tanto che serve, non un attimo in più, perché dietro quell’attimo sta in agguato il dubbio. [...] A volte un po’ lo invidio - per fortuna mi passa.
in copertina: “Hello Nils” di Fonzy Nils.
birbe d’oltrarno parole
Un amico mi scrive dal Nepal: “se si fa quanto programmato sarà spettacolare, se non si fa lo sarà almeno il doppio. Se si improvvisa non ci si ferma più.” È stato un po’ come guardarsi allo specchio, ma ad uno specchio gigante che insieme a me racchiude una valanga di persone che mi stanno intorno. Perché sì, c’è la Grisi e i giovani e non ci sono soldi e siamo preoccupati e tutto quello che volete, ma come ben sappiamo (perché lo sappiamo, e lo sappiamo bene) il grosso è nelle nostre mani. E allora capita che siamo stanchi, demotivati o semplicemente annoiati e che però a questo giro si mettano da parte le regole del viver bene e si giochi d’istinto, tanto cosa c’è da perdere? E zac, è lì che spesso si vince. Si risponde ad una mail arrivata per caso, con un’offerta di lavoro che forse ci porta lontano ma alla fine lontano da cosa. Si alza il telefono per una domanda che aspetta da troppo tempo. Si fanno regali, con gli ultimi spiccioli in tasca. Si cammina guardandosi intorno anziché fissarsi le scarpe (ma non se sono nuove perché lì c’è davvero soddisfazione).
[W.S. - C’è chi]
di debora bertozzi chicche di alba parrini
di Matilde Sereni
Distribuzione Ecopony Express - Firenze
Nessuna parte di questo periodico può essere riprodotta senza l’autorizzazione scritta dei proprietari. La direzione non si assume alcuna responsabilità per marchi, foto e slogan usati dagli inserzionisti, né per cambiamenti di date, luoghi e orari degli eventi segnalati. Scopri dove trovare Lungarno su www.lungarnofirenze.it Si ringrazia la Lira Srl e la famiglia Fattori per sostenere e credere in Lungarno.
Fonzy Nils è un disegnatore di sogni, che sceglie di comunicare con un mondo tutto suo. Strani personaggi in situazioni surreali dallo stile pop, descrivono i suoi pensieri, le sue visioni e i suoi sentimenti. Giganti pelosi, palline colorate, creature buone e cattive, parlano per lui e con lui. Dietro le sue illustrazioni si nascondono messaggi profondi, dal tratto minimal e colorato. “Mi piace pensare di poter trasmettere qualcosa a chi guarda i miei disegni, per me disegnare è come sognare ad occhi aperti, lasciare ciò che mi circonda ed entrare nel mio mondo che chiamo NILS per sentirmi libero. Sono un adulto con l’immaginazione di un bambino.” http://www.fonzynils.com
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sipario di tommaso chimenti
Aprile a teatro L
a stagione sta finendo. La primavera consiglia fazzoletti per le allergie, creme solari per il buco dell’ozono e spettacoli all’aperto. Che il godere di parole e storie non conosce clima né periodo giusto. Ultimi fuochi dentro i nostri teatri cittadini. Una bella chiusura di un’annata, difficoltosa per certi versi, ma sicuramente stimolante e carica di spunti. Firenze è viva soprattutto grazie ai tanti teatri dell’intorno che, cocciuti e testardi, continuano a portare sul piatto grande bellezza, piccoli frammenti, aperture e squarci tra le nuvole grigie. Un buon aprile che, teatralmente, è tutt’altro che dolce dormire. Si sta svegli: un mese di contastorie e affabulazione. Storie di tutti i giorni, cantava Riccardo Fogli in un Sanremo vittorioso. Come quelle che Riccardo Goretti (nella foto) ci porta a conoscere con il suo “Annunziata detta Nancy”, primo tentativo in solitario, ben riuscito, (Magma, il 26) conducendoci nelle pieghe della propria autobiografia, che poi è quella provinciale dalla quale tutti veniamo. Goretti, che porta in giro anche l’altro suo monologo “Essere Emanuele Miriati”, diventa la madre, il padre, la nonna, in un albero genealogico carico di quella poesia brutale, di quel violento stupore che è l’esistenza. Uomini soli contro tutti, contro le intemperie del destino in quella missione
chiamata ricerca continua della propria consapevolezza, senza mai piegarsi ad un volere precostituito: tutti vorremmo essere Don Chisciotte, ma è la viltà a farci da zavorra. Francesco Mancini, autore, purtroppo sottovalutato, e attore scuola Barbara Nativi, assapora la polvere e le brughiere ne “El ingenioso Hidalgo” (Teatro della Limonaia, Sesto Fiorentino, il 3), Premio Sipario ‘12, con la sua scrittura concentrica e caracollante, intuitiva e psicologica, dentro e fuori la grande Storia, a brandelli e briciole riconducibile a quella di noi piccoli mortali. Parole rappate e controcorrente quelle di Frankie Hi Nrg che, dopo la parentesi sanremese, prova la scena ed il palco in veste attoriale in un connubio curioso e interessante con l’ex pm Gherardo Colombo (Teatro Aurora, Scandicci, il 4) in quello che sembra un grido di guerra “Freedom!”. La libertà cercata, la libertà da soffrire, quella da far emergere, da raccontare, senza paure, dritto in faccia, con tanto di nomi e cognomi. Ultimi fuochi, dopo una stagioni tra le migliori nel circuito fiorentino, per il Cantiere Florida che con la “Marilyn”, con Mariangela D’Abbraccio (4 e 5), ci dona i pensieri e le poesie di una piccola donna che nella vita privata era tutt’altro rispetto alla bomba sexy che il mondo amava e ammirava, tormentata, divo-
rata dai demoni, dubbi, paure, depressione. A seguire “Il Principe” machiavellico trattato dall’adattamento di Stefano Massini e messo in scena dall’Arca Azzurra (dall’8 al 12) per un duello-gioco continuo tra parola, politica e la metafora gastronomica d’una immensa cucina dove preparare il nuovo condottiero dello Stivale. Si va sul sicuro con il doppio Alessandro Benvenuti al Teatro di Rifredi: prima “L’Atletico Ghiacciaia” (1, 2 e 3) e “Un comico fatto di sangue” (4, 5 e 6), testi che uniscono memoria, fascino attoriale e quella toscanità mai becera difficilmente riscontrabile altrove. Attore di peso anche l’intenso Fulvio Cauteruccio con “Il Supermaschio” (Teatro Studio, Scandicci, 29) da Alfred Jarry, il padre della patafisica e dell’Ubu roi, nell’antica disputa tra sesso e sentimento, così come è apprezzabile, da sempre, è il percorso di Oscar De Summa che al Teatro delle Spiagge porta il suo “Diario di provincia” (il 5) raccontandoci quella Puglia di sole abbacinante, di olivi secolari, di zolle polverose, dove tutto è lontano, attraverso un personaggio, sconfitto ma non abbattuto. Perché il teatro si fa, non si fabbrica.
in alto: Riccardo Goretti, al MAGMA il 26 aprile.
pellicole
di caterina liverani
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il Medio Oriente all’Odeon È il Middle East Now (dal 9 al 14 aprile), giunto al suo quinto anno di programmazione, il secondo appuntamento della Primavera di Cinema Orientale dell’Odeon. Incontri, arte, musica, cucina e come sempre tanto cinema per l’evento che porta a Firenze la contemporaneità del Medio Oriente e del Nord Africa. Ho chiesto a Lisa Chiari e Roberto Ruta direttori artistici del Festival organizzato dall’associazione culturale Map of Creation di parlarmi del progetto e della sua nascita. Lisa: Le ragioni per cui abbiamo deciso di dare vita a questo Festival sono tante, ma alla base c’è sicuramente l’idea di far conoscere dei paesi geograficamente a noi molto vicini che generalmente vengono percepiti come distanti. In questo caso il cinema è un mezzo potentissimo attraverso cui creare connessione e integrazione. Roberto: Le storie raccontate da questi film sono tutte legate dal filo rosso della speranza e del cambiamento, parlano di amicizia, di amore e della strettissima attualità di luoghi dove la quotidianità è complessa. Sono utili per capire che malgrado le difficoltà in Medio Oriente c’è una vita che scorre e delle persone che aspirano ad un futuro migliore. Tra gli appuntamenti più attesi la prima retrospettiva italiana dedicata ad Hany Abu-Assad il regista palestinese due volte candidato all’Oscar che presenterà il suo ultimo film Omar in anteprima italiana in occasione dell’apertura del Festival. “Quest’anno Hany con Omar si è trovato a concorrere con La grande bellezza - racconta Roberto Ruta - La sua prima candidatura risaliva al 2006 con Paradise Now. Po-
chi mesi fa ha rilasciato una dichiarazione che spiegava piuttosto bene il suo stato d’animo per questa seconda nomination, paragonando quest’esperienza alla prima volta che si fa l’amore: se all’inizio non sai esattamente cosa stai facendo e senti una certa responsabilità, la seconda volta sai quello che sta succedendo e inizi a divertirti. Tra i lungometraggi in programma My Sweet Pepperland del regista curdo-iracheno Hiner Saleem interpretato da Golshifteh Farahani (Nessuna verità, Come pietra paziente, About Elly) definita la Liz Taylor dell’Iran, Rock the Casbah commedia su una famiglia marocchina riunita in occasione di un funerale, Rags & Tatters diretto da Ahmad Abdalla sui fatti di Piazza Tahir in Egitto, Darband storia di una studentessa iraniana a Teheran, Fish & cat il film di Shahram Mokri girato in piano sequenza vincitore del premio speciale Orizzonti a Venezia e Youth l’opera prima dal regista israeliano Tom Shoval. Tante anche le storie proposte dai documentari: dall’ultimo Sundance Festival Return to Homs del siriano Talal Derki “uno spaccato davvero potente” spiega Lisa “c’è un momento in cui malgrado il frangente molto pericoloso, all’operatore viene gridato di continuare a riprendere perché il mondo veda la realtà dei rivoluzionari. Il produttore del film e attivista Orwa Nyrabia che ha trascorso un mese in carcere sarà presente in sala.”
Realtà al femminile in Camera Woman di Karima Zoubir dal Marocco e No Burqa Behind the Bars sulle donne afgane del carcere di Takhar, mentre dall’Iraq in Whisper of the City si racconteranno le storie parallele delle città di Baghdad, Ebril e Ramallah. Due Focus: Children of Gold e Not only oil esploreranno attraverso cortometraggi, opere prime e animazione la nuova cinematografia di Iraq e Qatar, “è un’interessante caratteristica dei paesi medio orientali quella di avere una popolazione molto giovane, è questo uno dei fattori che spinge verso il cambiamento” ha concluso Roberto. Tra le altre iniziative il concerto all’Auditorium Flog dei MASHROU’LEILA band indie-rock alla sua prima data italiana, le mostre fotografiche PERSIA MON AMOUR su gli iraniani che hanno scelto di vivere a Firenze, OCCUPIED PLEASURES che esplora i rari momenti di tregua e di piacere nella vita dei palestinesi della West Bank e di Gaza, l’esposizione allo IED delle opere di due creativi libanesi che hanno partecipato alla realizzazione del Middle East Now Magazine dedicato alla Comic life of Beirut, e poi ricerche sui suoni e sui sapori dal Medio Oriente. Per tutti le iniziative giorno per giorno non perdete d’occhio la nostra pagina facebook insieme al sito del Festival. Ci vediamo in sala! http://www.middleastnow.it
arte
di elena magini
Questioni di famiglia
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CCC Strozzina - Palazzo Strozzi Questioni di Famiglia
a cura di Franziska Nori e Riccardo Lami
13 marzo - 20 luglio 2014
U
na frase del testo critico dei curatori della mostra Franziska Nori e Riccardo Lami esemplifica l’obiettivo dell’attuale collettiva presentata al CCC Strozzina: non rappresentare ciò che è la famiglia, quanto ciò che la famiglia fa. Lontana quindi da una volontà esaustiva di definizione e nominazione, la mostra si concentra sull’aspetto plurale della famiglia e sulla sua duplice funzione di specchio della società e di elemento agente su di essa. Da un lato si pone quindi l’accento sull’individualità che l’ambiente familiare struttura - “il modo in cui ci percepiamo, ci autorappresentiamo e ci relazioniamo con il mondo, viviamo i nostri rapporti, i nostri valori e ideali è definito primariamente dall’ambiente familiare” -, dall’altro lato si evidenziano le ricorrenze e i tratti condivisi nei modi in cui la famiglia viene intesa e raccontata, sia grazie ad una prospettiva soggettiva - ciò che noi percepiamo nella relazione familiare - che in una collettiva - ciò che della famiglia unanimemente intendiamo. Il tema della rappresentazione - principalmente espresso in mostra tramite lavori che impiegano la fotografia - costituisce un ulteriore elemento di riflessione: le molteplici modalità di messa in scena costituiscono di per sé modelli interpretativi delle plurali attitudini attraverso le quali la famiglia si offre o può essere descritta. La mostra prende avvio con le immagini della serie Familienleben di Thomas Struth, una serie che sino ad ora conta oltre 50 immagini che ritraggono gruppi familiari di provenienza e contesti socioculturali diversi, scattate dal 1985 sino ad oggi. Ogni fotografia si sofferma in maniera apparentemente casuale sulle specificità degli individui ritratti, sia nella loro individualità che in particolar modo nella loro relazione familiare: ruoli, gerarchie e dinamiche si riferiscono alla singolarità della famiglia rappresentata, ma allo stesso tempo perpetrano atteggiamenti comuni. Se in Struth la fotografia diviene quindi medium di una resa specifica dei tratti particolari di ogni gruppo familiare, fino ad universalizzarne alcuni aspetti ricorrenti, l’operazione condotta ad esempio da Sophie Calle in Les Tombes/ The Graves compie una potente riduzione del
ritratto di famiglia. Calle si concentra sulla rappresentazione di iscrizioni sepolcrali, private di ulteriori elementi descrittivi se non la denominazione del ruolo all’interno del nucleo familiare (padre - madre - figlio): l’immagine fotografica essenzializza la dinamica parentale attraverso l’uso della parola in funzione denotativa - i nomi sottintendono i ruoli delle persone nella loro relazione - la funzione connotativa del linguaggio è invece affidata alla contestualizzazione dell’immagine: la lapide spoglia, la maggiore definizione di messa a fuoco della parola madre, la dimensione immateriale della parola che si scontra con quella materiale della tomba e del corpo, evocato ma contemporaneamente presente, pur nella sua mortalità. All’interno della mostra si trova modo di dare voce alle contraddizioni e alle criticità insite nella relazione familiare, nella sua non univocità o naturalità, ma anche per la varietà di forme che essa assume nella contemporaneità. Ne è esempio lo straniante lavoro di Chrischa Oswald, Mother Tongue, dove la diade madrefiglia è ritratta nel atto di leccarsi la faccia a vicenda: un’azione sinonimo di cura a attenzione nel regno animale, che nella sua trasposizione tra esseri umani diviene inappropriata, disturbante, al limite dell’incestuosità. La centrale installazione di Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini si concentra sul tema del-
la comunicazione all’interno del nucleo familiare, attraverso la costruzione di un “campo partecipativo” dove si dà voce alla narrazione delle dinamiche familiari private, raccolte e reinterpretate attraverso la collaborazione delle persone che lavorano a Palazzo Strozzi, chiamate a condividere la propria personale esperienza. Mocellin-Pellegrini costruiscono uno spazio fittizio che allude ad un soggiorno di una qualsiasi abitazione, gli oggetti a volte reali a volte semplicemente disegnati, simboleggiano rotture e materializzano il contenuto delle narrazioni audio, volto a dare voce a incomprensioni, conflitti e opposizioni proprie di qualsiasi relazione familiare. Le undici opere in mostra, nella loro eterogeneità, condensano l’operato di diverse generazioni di artisti e confermano quanto la famiglia sia fattore attivo a livello societario e individuale, attraverso una sua rappresentazione che passa dall’universale, al relazionale, sino all’autobiografico. Specificità e forza della mostra è quella saper accompagnare lo spettatore in questo percorso multiforme sull’incerto statuto di famiglia, innescando al contempo riflessioni generali e coinvolgimenti singolari. photo: Sophie Calle, “Les Tombes / The Graves”, 1990 Stampe alla gelatina d’argento su alluminio Trittico (180 x 100 cm ognuna) © museum moderner kunst stiftung ludwig wien © Sophie Calle by SIAE 2014
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cose nuove di serena becagli
S
iamo a Firenze con due fiorentine di adozione, Alessandra Foschi e Francesca Pazzagli che hanno scelto questa città per lavorare insieme e dar vita ad Archivio Personale. Ci raccontate come nasce questa collaborazione? Archivio Personale è uno studio di architetti e designer che focalizza la sua attenzione su progetti di Set-Design, Produzione di Eventi, Styling, e Style Consultancy. Lo studio nato nel 2010 ha base a Firenze. Archivio Personale è frutto di esperienze correlate, fatte da persone che lavorano già da anni insieme e che hanno deciso di canalizzare tutte le energie in un progetto in continua evoluzione. Il binomio set-design/moda (arte/design) si combina perfettamente perché si realizza attraverso un ricambio continuo, di idee e proposte. Per questo ci piace, non ci annoia mai! Io (Francesca Pazzagli) e Alessandra Foschi, Co-founders di Archivio Personale, ci conosciamo dai tempi dell’università e abbiamo avuto modo di conoscerci ancora meglio negli anni lavorando insieme prima con l’esperienza in Arabeschi di Latte e successivamente decidendo di portare avanti un progetto più dedito alla nostra formazione di architetti. Trovate l’ambiente fiorentino stimolante? Non vi verrebbe voglia di andare a Milano o all’estero? Troviamo Firenze una città potenzialmente piena di risorse non ancora sfruttate. Sta finalmente venendo fuori una generazione di under 30 promettenti, creativi, culturalmente attenti che vorrebbe emergere e portare la città in una dimensione contemporanea, non più legata soltanto alla storia passata ma viva, attiva, cooperativa. Milano è vicina, abbiamo deciso di non abbandonare Firenze anche perché ci permette di essere altrove in poco tempo. Riusciamo a lavorare dappertutto mantenendo una base qua, per scelta e a volte anche per resistenza! State lavorando molto con la moda, penso alle collaborazioni con Fabio Quaranta e il recente set design per la fortunata sfilata per Superduper hats. Com’è lavorare a fianco degli stilisti? Antropologico direi. Richiede uno sforzo di simbiosi. Un’esperienza impagabile soprattutto con i più giovani, Fabio Quaranta, Emiliano Rinaldi, i SuperDuper hats: il fatto di essere coetanei ci ha aiutato a formare da subito una squadra. La parte più bella è lavorare con loro dall’inizio e scoprirne il lato umano, condividerne gli aspetti più sensibili, sentirsi parte di questo ingranaggio, una macchina potentissima per visibilità, carica emotiva, linguaggi
Archivio personale
espressivi. Per questo siamo molto grati a Pitti Immagine e alla Fondazione Discovery perché da anni sostengono questi giovani designer e con loro stabiliscono un’intesa di umanità e grandi speranze. Dietro lo show c’è sempre un’atmosfera familiare di accoglienza e cooperazione. Che sensazione si prova alla fine di una sfilata quando il lavoro di mesi viene messo in scena solo per qualche decina di minuti? All’inizio un certo stordimento, la parte più cosciente di noi non accettava questo meccanismo mordi e fuggi. Mesi di lavoro serrato, intensissimo risolti in 10 minuti di show. Poi abbiamo capito la forza di quei dieci minuti, adrenalina pura, possibilità, sfida e soprattutto una macchina, quella della moda, che macina e fa lavorare squadre di allestitori, elettricisti,
truccatori, parrucchieri, un giro di walzer che alla fine permette a molte persone di portare a casa un risultato con tanto di gratificazione e rispetto. Quando senti gli applausi e le urla dal backstage speri solo che arrivi presto il prossimo progetto. Potete già annunciarci il prossimo progetto? Stiamo lavorando ad un Set per un progetto che verrà presentato durante il festival MiddleEast now ad aprile qui a Firenze. Una settimana dedicata al cinema medio-orientale che da qualche anno, grazie alla professionalità dei suoi curatori è diventato un appuntamento ricco di eventi off e di ospiti speciali oltre che di film bellissimi. Lo vedi che a Firenze non è vero che non c’è niente da fare? http://www.archiviopersonale.it
miti
Marvis
di eleonora ceccarelli
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L
udovico Martelli, vi dice qualcosa? Vicinissimo a Firenze, precisamente in zona Caldine, c’è questa azienda italiana che produce e distribuisce prodotti che fanno parte del nostro immaginario collettivo. Un esempio è “Proraso” con la sua forte identità e il suo brand riconoscibile a tutti. Un altro è Marvis, dentifricio e collutorio dal packaging allettante. Con orgoglio totalmente made in Italy e totalmente toscano finalmente possiamo parlare di un’azienda a conduzione familiare da ben quattro generazioni, che funziona, fa progetti concreti e accoglie circa ottanta lavoratori. Ho conosciuto Stefania, che fa parte della quarta generazione. Con simpatia e passione mi ha trasmesso i valori che il suo bisnonno aveva considerato prioritari alla nascita del tutto. Nel 1908 la Ludovico Martelli nasce come distributore di prodotti per le profumerie, fino ad arrivare negli anni ‘40 ad avere prodotti propri, primo fra tutti “Proraso”, che ancora oggi rappresenta 1/3 del fatturato totale. Stefania mi spiega che questo prodotto è senza dubbio il DNA aziendale, ma ha veramente molto in comune con “MARVIS”, acquistato invece nel ‘96. Prodotti che seguono la filosofia del made in Italy, legati quindi all’artigianalità ed al piacere dell’utilizzo quotidiano. Come per un italiano ogni pasto è un piacere da gustare, allo stesso tempo le attività quotidiane obbligate, come lavarsi i denti ed aver cura della barba, devono diventare anche esse un piacere. Ed è questo che vuole essere comunicato nel brand, quel quid di divertimento, relax, tradizione e cura di sé. Marvis era nato nel pieno del boom economico e, come dimostra il titolo dell’articolo, si rivolgeva già nel 1961 ad un élite in crescita nel nostro paese, era come rendere accessibile a tutti il piacere del Lusso. Marvis ancora oggi ha una comunicazione divergente dagli altri concorrenti, non parla mai della parte tecnica, ma ci rimanda solo al piacere ed al look del prodotto. Elegante ed unico. Fare un gesto per sé stessi, permettendosi di scegliere varie profumazioni e sapori ricercati. Insomma, se proprio dobbiamo lavarci i denti tre volte al giorno, almeno facciamolo con stile! L’unica vena di amarezza emerge parlando dell’Italia a confronto con in resto dell’Europa. Stefania, occupandosi di export e viaggiando molto ha scoperto che l’antico mestiere del barbiere, quello che ci rimanda ai film di gangster e di mafia, l’artigiano della barba e dei baffi e lo stilista del capello brillantato, quella storia di costume tutta italiana, stava rinascendo in ogni capitale europea, in saloni bellissimi e curatissimi. E con quali prodotti? Ovviamente Proraso. Da lì la nascita della meravigliosa campagna pubblicitaria che ci presenta i veri protagonisti della rasatura, da Londra ad Amsterdam, da New York a Parigi: tutte persone che hanno deciso di riscoprire questo nostro mestiere. Ed è qui che nasce la nuova scommessa e il nuovo progetto della Ludovico Martelli, far riscoprire questa arte splendida attraverso l’Accademia della Rasatura, già attiva su Milano, ed entro breve anche a Firenze. Quello che resta oggi, come di altri mestieri, per chi non ha la fortuna dei ricordi personali, sono i piccoli oggetti che ci raccontano straordinari spaccati di vita, Proraso è uno di quelli. Oggetti capaci di trasmetterci sensazioni, odori e ricordi. Forse è per questo che li amiamo e che nel nostro bagno danno quel sapore in più.
http://www.marvismint.com
10 mostri sacri di riccardo morandi
Piero Pelù C
ome si giudica l’affetto popolare nei riguardi dei personaggi pubblici? Io ho una personale chiave di lettura: quando la persona in questione viene chiamata solo col nome di battesimo. Come un parente o un amico. Per i fiorentini, in special modo gli amanti della musica e coloro che son dentro questo mondo, Piero Pelù è Piero. Inutile presentarlo, la storia del rock a Firenze ha questo nome, in pratica. Ho fatto due chiacchiere con Piero alla luce anche del suo ultimo lavoro, “Identikit”e della sua partecipazione, per alcuni discutibile, alla trasmissione “The voice”. Due chiacchiere rilassate e sincere, come con gli amici o vecchi conoscenti. Anche perché, da bravo 37enne fiorentino, ho consumato anche diversi dischi dei Litfiba. Un pezzettino di Piero lo conosco.
Identikit, nuovo lavoro. Un’istantanea sui lavori personali, un ripescare e riarrangiare brani tuoi e non solo, scelti con criteri che prescindono anche la notorietà delle canzoni stesse. Una scelta veramente personale, che noi apprezziamo molto, anche per la potenza degli arrangiamenti. Paragoniamo questo disco a una foto: le foto le prendiamo sovente dopo tanto tempo e ci troviamo migliorati o peggiorati, ingrassati o dimagriti, invecchiati o paradossalmente più giovani. Tu che tipo di foto hai scattato? Dove ti vedi? Io mi vedo sempre di notte, in centro a Firenze. È il luogo che frequento di più e di cui vado
Piero Pelù Teatro OBIHALL 18 aprile 2014 peraltro orgoglioso, visto che ultimamente sta rinascendo: non più solo pub e birrerie ma anche piccoli club dove si suona dal vivo, dove circola la musica. Sono esempi il Backstage, il Tender, il Volume e via discorrendo. Questo mi riempie di gioia perché fino a due anni fa era un’altra cosa. Mi spiace un po’ per il Viper, che non ho visto molto attivo in quest’ultimo periodo. Continuando su Firenze, dacci due luoghi al volo dove porteresti un tuo carissimo amico. Due posti magari non turistici, ma a cui sei legato. Sicuramente lo porterei in San Frediano a vedere gli artigiani che resistono nonostante la crisi. E sicuramente a San Miniato, sia per il cimitero monumentale che per assistere alla splendida Messa in latino dei frati benedettini. Firenze e la Fiorentina. Da tifoso viola quale sei, a quale calciatore sei più legato? Giancarlo Antognoni rimane in assoluto il numero uno, nonostante anche Rui Costa mi sia sempre molto piaciuto. L’attaccamento di Giancarlo alla maglia è stato esemplare: è un peccato che non sia stato coinvolto nel progetto dei Della Valle. Un calciatore dell’attuale Fiorentina che ti piace? Cuadrado mi fa impazzire. È una macchina, sembra un rocker. Anzi, è un rocker, non si ri-
sparmia nulla. Come me sul palco o come Iggy Pop, insomma. Stai facendo televisione con Carrà e hai lavorato anche con gli Afterhours. Due pezzi da novanta in ambienti con pubblico spesso in contrasto: indipendente per Afterhours, mainstream e televisivo per la Carrà. Quale è stato il motore della tua decisione di fare TV? Vedermi in TV, per giunta su Raiuno, a molti sembra strano: tieni conto però che per me “The Voice” non è un talent show bensì un programma musicale. La mia missione è portare il rock in TV, dove da troppo tempo latita: il fatto di condividere poi questa cosa con la Raffa (che purtroppo è juventina), Noemi e J. Ax è in ogni caso un privilegio. La nostra risposta sono gli ascolti: questa trasmissione al rock fa molto bene. Un mito che ti è scaduto a distanza di anni, ed un artista che trovavi insopportabile o poco dotato ma che ti ha stupito nell’invecchiare. Da ragazzo ero molto punk nell’attitudine e quello spirito non l’ho perso. Con gli anni ho iniziato però ad essere poi più aperto di mente, tendendo a giudicare meno le persone, anche quelle che conosco bene.. Preferisco confrontarmi, ma non giudicare. Venendo alla domanda, questo ribaltamento in sostanza non è avvenuto: al limite potrei rispondere Frank Zappa, che da ragazzo non amavo, ma che adesso mi piace tantissimo.
11 Hai visto Sanremo? Che ne pensi di questa edizione? Io non sono uno snob, ed in manifestazioni del genere seguo soprattutto per i giovani. Quest’anno, nonostante il brutto trattamento a cui sono stati sottoposti (hanno cantato a delle ore assurde) mi sono piaciuti in particolar modo The Niro e Diodato. Per i Big, stimo molto Frankie Hi-Nrg ed ho apprezzato sia Noemi che Gualazzi, autore di un brano molto giovane e moderno. Segnalo anche un pezzettino di Firenze a Sanremo: l’amico Saverio Lanza, con il quale ho spesso lavorato, che accompagnava Arisa. Sei sempre stato un “puro”, contro regimi, dittature, uomini forti, poteri forti e personalismi. Ma in un certo senso tu sei forse l’artista simbolo del rock italiano, l’uomo forte popolare, senza compromessi. Ti sembra un paradosso questa considerazione? Mah, è un po’ una forzatura. Sappiamo bene i danni che fa la politica (specie quella italiana) quando parla il linguaggio dell’”uomo forte”, vedi con Berlusconi. Essere “uomini forti” è diverso da avere “idee forti”. Per il rock avere le idee chiare è essenziale: i ribelli hanno le idee chiare.
Grazie mille, Piero. Grazie a voi, e complimenti per Lungarno che seguo e leggo spesso. A presto!
Questa chiacchierata la dedico volentieri agli amici snob di Firenze (ce ne sono tanti), a coloro che ti vogliono sempre insegnare cosa ascoltare, leggere ed apprezzare. A coloro che sono ebbri di vocazioni internazionaliste di difficile comprensione ed ottime recensioni specializzate. Ma che quando suonano portano il pubblico medio verso il bancone del bar. Signori: questo è Piero Pelù, il Ringhio Gattuso della musica italiana, puro e a volte sgrammaticato. La rockstar che puoi trovare al bar ed televisione. Questo è il rock a Firenze: Piero.
foto: © Paolo De Francesco - moltimedia.it
12 vibrazioni #1 di emanuele giaconi
il Sacro & N
on è certo cosa da tutti ottenere notorietà e riconoscimento occupandosi di più di una sola attività. Riuscire (almeno) in un paio di campi è roba da gente tosta, di talento. Se poi vuoi farlo stando dentro alle due grandi “M” dei tempi nostri - Musica e Moda - devi mescolare un bel po’ di caratteristiche giuste per non rischiare di diventare una meteora tempo zero. Harmony Boucher ce la sta facendo, oltretutto avendo capito di poter/dover far parte del mondo dei suoni e di quello delle passerelle e degli scatti fotografici quasi per caso. Predestinata? Quando incidi i primi pezzi in uno studio di registrazione ma sei capitata lì solo per accompagnare un’amica e quando ti propongono di fare la modella giusto perché ti hanno notato per strada, direi di sì. Abbiamo contattato questa “punk garbata” per farci una chiacchierata. Harmony Boucher: modella australiana, grande voce, leader della band Vuvuvultures. Dritto al punto: posso aggiungere che sei anche un’icona fashion e un sex symbol per quelli che seguono la scena Alternativa? Beh… Grazie! :) Parliamo dei Vuvuvultures. Il vostro album di debutto, “Push/Pull”, uscito per Energy Snakes Records, è stato celebrato come un interessante mix di elementi Future Pop, Post-Punk e di certa Elettronica. Possiamo trovare anche, in alcuni pezzi, criteri dell’Industrial e… Cos’altro? È chiaro che le vostre influenze sono varie-
gate e peculiari… Sicuramente hai citato le nostre maggiori influenze. Ci piace anche ascoltare alcune cose attinenti a territori più “heavy” e credo che l’incontro fra un suono “duro” e la capacità di essere “pop” ed “accessibili” possa essere il nostro biglietto da visita. Siete ora in tour mondiale ma siete già stati in Italia per suonare alcuni show anche con Icona Pop e Is Tropical. Dunque, come vivono la dimensione live i Vuvuvultures? I vostri concerti sono famosi per essere incredibili grazie alla tua grazia sensuale mescolata con la precisione e il vigore dei suoni; come è nata la bravura dei Vuvuvultures nel dominare il palco? Sì, stiamo girando un bel po’... Che dire, è emozionante! In questo momento siamo in tour in Sud Africa (alcuni componenti della band hanno origini Sud Africane - n.d.t.) ed è davvero incredibile avere l’occasione di visitare posti lontani suonando la propria musica. La prima volta che siamo stati in Italia è stato fantastico: abbiamo suonato al Lottarox Summer Festival insieme ad altri ottimi artisti, inclusi Icona Pop e Is Tropical e ciò ci ha permesso di consolidare il nostro nome nel vostro Paese. Non vediamo l’ora di tornare, faremo quattro concerti e siamo davvero eccitati. Riguardo al nostro live set, credo che la vera forza dei VVV sia sicuramente la nostra coesione e determinazione. Lavoriamo molto sui suoni e sulla resa live dei nostri pezzi, così come cerchiamo di mantenere l’immaginario musicale e quello estetico
sugli stessi binari, come siamo convinti che emerga dai nostri videoclip. Ho trovato un interessante progetto che hai creato con i tuoi compagni: sto parlando di The Island. Puoi spiegarci come questa “piattaforma” lavora? (E, gentilmente, puoi invitarmi ai migliori eventi??? Scherzo!) Certo! Prendi un aereo e unisciti a noi! The Island è una piattaforma, o collettivo, se preferisci, che unisce musicisti, designers, creativi, filmakers etc. L’idea è quella di creare eventi partendo da luoghi caduti in disuso che allestiamo usando oggetti abbandonati che troviamo in giro. Nei nostri eventi mettiamo l’arte al centro, qualunque sia la sua forma: dal concerto, al dj-set, all’installazione… Come modella, hai lavorato con (giusto per nominare alcuni nomi) Ford, Elite London, Why Not, ID, Topshop, Nick Knight per Another Magazine. Quale mondo ti dà maggiore soddisfazione, quello della moda o quello della musica? La musica. Assolutamente.
in alto: i Vuvuvultures, prossimamente a Firenze (foto di James Copeman) a fianco: i Watain. Il loro “sabba nero” calerà alla Flog mercoledì 2 aprile: hipster fiorentini tremate. (foto di Ester Segarra)
vibrazioni #2 13
P
er gli amanti del metal estremo e del nero (inteso proprio come “nero”) underground questo è un appuntamento degno di nota, atteso col cuore a 666 battiti al minuto. Sì, perché gli svedesi Watain incarnano la crescita naturale ed artistica del black metal, praticamente la versione “Nuovo Millennio” di tutto quello che è successo negli anni ’90 fra Bergen ed Oslo. Una sorta di step ben riuscito, con un successo (di nicchia s’intende) meritato, grazie ad una serie di uscite discografiche sempre inattaccabili ed ogni volta differenti. I Watain, assieme a Behemoth, portano avanti il messaggio oscuro ed irriverente di Darkthrone, Mayhem ed Emperor, mischiandolo ad un death dal blast-beat moderato senza eccessi di sorta. Avvelenati di rock’n’roll primitivo, i Watain sono una di quelle band che i metallari amano incondizionatamente -attenzione: il metallaro medio è molto esigente e critico!- e godono di un rispetto quasi religioso perché sono fottutamente genuini nel bene e nel male. Soprattutto nel male. È sufficiente ascoltare l’ultimo album “The Wild Hunt”, pubblicato dalla Century Media, colosso discografico del panorama heavy metal, per accorgersi che i Watain osano addirittura prendere le distanze dall’ala più estrema del genere in una -concedeteci l’aggettivoballad intitolata “They Rode On”. Sembra di ascoltare Nick Cave che jam-
di il sindaco del metal
caso? No. Lo conferma lo stesso Daniel Eriksson, il frontman del grupppo, in un’intervista di qualche anno fa dove, in poche ma chiare dichiarazioni, sottolinea un certo tipo di attitudine molto libera ma allo stesso tempo coerente e vincente negli intenti: “Quello che noi Watain vogliamo rappresentare è come il Black Metal dovrebbe essere ora, oggi! La gente è pigra e poco ambiziosa, il Black Metal è musica per persone ambiziose, persone di ampie vedute e di profondo pensiero. Questo genere esige gente che sia spavalda e decisamente figlia di puttana e noi lo siamo decisamente”. I Watain dal vivo esprimono quanto citato qui sopra, il palco sul quale si esibiscono solitamente è addobbato con candelabri, croci rovesciate, fuochi e fiamme: un vero e proprio altare pronto ad accogliere ogni sera un rituale dinamico e maligno. Spesso accade che Daniel Eriksson cosparge il palco di sangue e frattaglie, perché ai Watain piace suonare in mezzo all’odore di morte: da quest’ultima prendono l’energia per spaccare letteralmente le orecchie (e l’olfatto!) ai presenti. È sufficiente dare uno sguardo a “Opus Diaboli”, il DVD uscito nel 2012, che ci porta su schermo l’aspetto live della band, con le sue opinioni e i suoi racconti: puro rock’n’roll. Provare per credere. Per una sera, la Flog, storico locale della città che il 2 aprile ospiterà i Watain, si trasformerà nell’Inferno di Dante. E sarà un gran momento perché, diciamo la verità: a Firenze i concerti metal scarseggiano. Bisogna spesso armarsi di macchina, amici e panini al sacco e spostarsi verso Bologna, Milano o Roma se si vuole scapellare un po’. Fratelli del chiodo: non perdiamo le speranze. La data dei Watain potrebbe essere un ottimo inizio, una fondamentale alternativa alla solita ed apatica birra in centro. Partiamo da qui, dunque, e non dimentichiamo la data del 30 aprile dei Taake (ottima realtà dell’underground black metal norvegese) al Cycle di Calenzano… See you in hell!
il Profano ma coi Pink Floyd. Questa è la naturale evoluzione del genere, la battaglia di chi non si accontenta di far girare un pezzo sempre sui soliti due/tre riffs. La battaglia di chi osa, di chi vuole andare oltre, di chi rompe i muri della routine e degli standard. Aleister Crowley, fondatore dell’occultismo e satanismo moderno, sosteneva la teoria del “fai ciò che vuoi”: sarà un
14 luoghi di maria paternostro
Il mercato centrale F an di Masterchef stay tuned! Nell'agenda appuntatevi questa data: 23 aprile. Non prendete impegni perché ci sarà da andare a scoprire come hanno rinnovato il Mercato Centrale Firenze, con l'ambizioso intento di trasformarlo nel gotha delle eccellenze enogastronomiche toscane. La prima pietra era stata simbolicamente poggiata il 5 dicembre dello scorso anno e il lavori del cantiere sono proceduti con una celerità incredibile, tanto che il progetto visionario di Umberto Montano, Claudio Cardini e Aldo Settembrini ha già preso forma. Il fulcro della sfida è quello di restituire un ruolo focale agli artigiani del gusto in uno degli spazi storici più rappresentativi, eclettici ed amati dalla città anche con lo scopo di riqualificare la zona rendendola vitale fino a mezzanotte.
La struttura in ferro e vetro è opera dell'architetto Giuseppe Mengoni, costruita tra il 1870 e il 1874 per soddisfare le esigenze della popolazione fiorentina che trovava ormai insufficiente gli spazi del Mercato Nuovo sotto la Loggia del Porcellino. Mengoni, già autore della Galleria Vittorio Emanuele II di Milano e successivamente anche del Mercato di Sant'Ambrogio, si ispirò alle Halles parigine integrando i materiali più moderni (ferro, vetro, ghisa) con l'aspetto degli edifici preesistenti e prevedendo due piani come due enormi piazze coperte. Per anni, mentre al piano inferiore è stato possibile acquistare formaggi, carne, pesce e prodotti tipici locali, al piano superiore c'era una vasta scelta di frutta, verdura, piante e fiori.
La nuova sistemazione del Mercato Centrale invece prevede solo al piano terra la collocazione dei commercianti con i loro banchi, mentre al piano superiore è stato realizzato un ambiente adatto al lavoro degli artigiani che animeranno questo nuovo punto d'incontro dei loro sapori, dei loro profumi e dei loro saperi.
La superficie è di grande impatto scenografico e conta più di 3.000 metri quadri occupati da dieci botteghe. Alle quali si aggiunge Eataly, con il suo accattivante universo di prodotti selezionati, un bar con birreria e caffetteria, che propone il caffè torrefatto fresco, il ristorante Tosca con la pizzeria del Caffè Italiano e la libreria Giunti per un’immersione a 360 gradi nella cultura e nel gusto, da provare, leggere, raccontare. Questa immensa piazza coperta per 365 giorni all’anno offre ai visitatori un'esperienza unica di slow tasting per assaporare il meglio del cibo toscano con prodotti accuratamente selezionati, spesso produzioni a km 0, per un'ottica nuova e verace alla scoperta dei sapori autentici, semplici e schietti della tradizione al giusto prezzo. Dal pane realizzato solo con farine tracciabili e con lievito madre, alla frutta e verdura solo di stagione proveniente da produttori di zona che usano il metodo biodinamico. Altra caratteristica del Mercato Centrale Firenze, oltre che creare una casa in cui valo-
rizzare il meglio dell'enogastronomia locale, sarà quella di inventare un luogo deputato allo slow food dove poter sorseggiare un bicchiere di vino del Consorzio Chianti Classico, magari leggendo uno dei libri della libreria, o mangiare qualcosa, con la certezza di poter contare sulla genuinità. Tutti gli operatori infatti, hanno sottoscritto un disciplinare di qualità in cui s'impegnano a proporre piatti cucinati utilizzando solo le materie prime che sono in vendita all'interno dello stesso Mercato. A completare il palinsesto, la scuola di formazione e alta cucina Lorenzo de' Medici, La Fiorentina Casa Viola, una banca, e Green Speedy col suo servizio ecologico di consegne a domicilio. E ancora non è tutto perché gli operatori coinvolti progettano incontri, appuntamenti tematici, serate con laboratori culinari e degustazioni. Il tutto per rendere il Mercato Centrale Firenze il luogo ideale per ogni momento della giornata, dalle dieci di mattina fino a mezzanotte.
Aprile martedì 1 • L ’IMPORTANZA DI CHIAMARSI ERNESTO (01-06/04) - Teatro della Pergola (FI) ing. 30/7 • IL CIGNO NERO Teatro Verdi (FI) ing. 31/19 euro • GIORNO MALEDETTO Spazio Alfieri (FI) ing. 7,50 euro • POP_X Volume (FI) ing. libero • GIOELE DIX e STEFANO MASSINI Circo-lo Teatro del Sale (FI) ing. NP mercoledì 2 • W ATAIN + DEGIAL Auditorium Flog (FI) ing. 20 euro • UNA DONNA SOLA Glue Firenze (FI) ing. libero con tessera • ANVIL! THE STORY OF ANVIL Spazio Alfieri (FI) ing. 7,50 euro • THE CRIMSON PROJEKCT Viper Theatre (FI) ing. 25 euro • STEFANO NOSEI Circo-lo Teatro del Sale (FI) ing. NP • AL FRESTO F_AIR (FI) ing. libero • DAMN! NOF Club (FI) ing. libero giovedì 3 • B UCCE Teatro Puccini (FI) ing. 15 euro • S J ESAU Combo (FI) ing. libero • IL DIALOGO DI ROMA Institut français (FI) ing. libero • BETTY BARSANTINI ALESSANDRO FIORI & MARCO PARENTE Tender Club (FI) ing. NP • MATCH DI IMPROVVISAZIONE TEATRALE Auditorium Flog (FI) ing. 10 euro • ALBERTO SEVERI Circo-lo Teatro del Sale (FI) ing. NP • FINIMONDO Backstage (FI) ing. libero • TAMBOLEMMI NOF Club (FI) ing. libero venerdì 4 • V ALJEAN (04-06/04) Teatro Lumière (FI) ing. 15/13 euro • 7 14 21 28 (04-05/04) Teatro Puccini (FI) ing. 16/20 euro • GIGI D’ALESSIO Teatro Verdi (FI) ing. 57/34 euro • BIG BLACK MAMA NOF Club (FI) ing. libero • L A CITTÀ IDEALE Glue Firenze (FI) ing. libero con tessera
• L A MALATTIA DELLA MORTE Institut français (FI) ing. 8/10 euro • DREG MACHINE Tender Club (FI) ing. NP • NECESSARIAMENTE Auditorium Flog (FI) ing. 10/8/5 euro • GIROTONDO PER IL MEYER Obihall (FI) ing. con offerta • PERFIDIA Backstage (FI) ing. libero • YOKOANO + VINTAGE VIOLENCE Cycle (Calenzano) ing. libero con tessera • PROFUMO DI NAPOLI Circo-lo Teatro del Sale (FI) ing. NP • DREW GRESS 7 BLACK BUTTERFLIES Pinocchio Jazz (FI) ing. 13 euro • MARILYN MONROE FRAGMENTS (0405/04) Teatro Cantiere Florida (FI) Ing. NP sabato 5 • F OXHOUND Glue Firenze (FI) ing. libero con tessera • AUCAN DJSET Auditorium Flog (FI) ing. 10/8 euro • VOCI LONTANE SEMPRE PRESENTI | ITINERARIO CITTADINO Teatro della Pergola (FI) • IL GATTO IN CANTINA (05-06/04) Teatro Le Laudi (FI) ing. 18/12 euro • L A VOCE DA ASSISI Teatro Verdi (FI) ing. NP • THE VICKER Tender Club (FI) ing. NP • LINEA 77 Exenzia Club (Prato) ing. 10 euro • CASSANDRA RAFFAELE Circo-lo Teatro del Sale (FI) ing. NP • ELIO DE LUCA Sala del Basolato (FI) ing. libero • PER FILO E PER SEGNO Santo Ficara (FI) ing. libero • PITTURA SENZA TEMPO Simboli Art Gallery (FI) ing. libero • SBANEBIO NOF Club (FI) ing. libero domenica 6 • I L PIDOCCHIO REALE Teatro Everst (FI) ing. 15/10 euro • MOMENTI MUSICALI Scuola di Musica di Fiesole (FI) ing. 10/7 euro • PEPPA PIG Teatro Verdi (FI) ing. 72/27 euro • HIGHFLOW (06-13/04) Teatro Cantiere Florida (FI) Ing. NP • DEREK & FRIENDS Backstage (FI) ing. libero
lunedì 7
venerdì 11
• I N FONDO A SINISTRA Spazio Alfieri (FI) ing. libero • JAZZ OLD SCHOOL NOF Club (FI) ing. libero • L A MIA CLASSE Spazio Alfieri (FI) ing. 7,50 euro martedì 8 • I L PRINCIPE (08-12/04) Teatro Cantiere Florida (FI) ing. NP • IL GIUOCO DELLE PARTI (08-13/04) Teatro della Pergola (FI) ing. 30/7 euro • STEVELAND Teatro Politeama (Prato) ing. 5 euro • PAOLO CARIGNANI Teatro Verdi (FI) ing. 16/13 euro • L A VERITÀ Spazio Alfieri (FI) ing. 7,50 euro • PRO LOCO Volume (FI) ing. libero • THE MAIN ROAD BAND Circo-lo Teatro del Sale (FI) ing. NP mercoledì 9 • E LOGIO DEL DETTAGLIO Museo Marino Marini (FI) ing. libero • MIDDLE EAST NOW (09-14/04) Varie locations (FI) ing. NP • MUSCLE SHOALS Spazio Alfieri (FI) ing. 7,50 euro • VERDIANA Auditorium al Duomo (FI) ing. 15/25 euro • ALESSANDRA AMOROSO Mandela Forum (FI) Ing. 28/51 euro • FEDERICO SIRIANNI Circolo Teatro del Sale (FI) ing. NP • L A GESTE | TU, ERI ME- Teatro delle Arti Lastra a Signa (FI) ing. NP • ABC DUO Backstage (FI) ing. libero • LIVE NOF Club (FI) ing. libero giovedì 10 • T RE ALLEGRI RAGAZZI MORTI Tender Club (FI) ing. NP • MATTEO ADDABBO Circolo Teatro del Sale (FI) ing. NP • MASKARAD | SATISFACTION Teatro delle Arti Lastra a Signa (FI) ing. NP • QUEI BRAVI RAGAZZI Backstage (FI) ing. libero • COCAINOMADI NOF Club (FI) ing. libero
• M IDDLE EAST NOW | MASHROU’ LEILA Auditorium Flog (FI) ing. 12/10 euro • PAIN & AGAIN Glue Firenze (FI) ing. libero con tessera • L’AMANTE (11-12/04) Teatro Everst (FI) ing. 15/10 euro • FILUMENA (11-13/04) Teatro Lumière (FI) ing. 15/13 euro • BYE BABY SUITE (11-13/04) Hotel Riva Lofts (FI) ing. 20 euro • MATERIA PRIMA (11-13/04) Teatro Cantiere Florida (FI) Ing. NP • I GEMELLI MERAVIGLIA (11-13/04) Spazio Alfieri (FI) ing. 15/10 euro • WEMEN + BLUR DJ SET Tender Club (FI) ing. NP • R AIME Teatro Lumiere (Pisa) ing. 15/10 euro • DESTRAGE Cycle (Calenzano) ing. libero con tessera • METROMORALITÀ Circolo Teatro del Sale (FI) ing. NP • ANGELO DELLA GRAVITÀ | TUTTO SCORRE Teatro delle Arti Lastra a Signa (FI) ing. NP • SISTAH FUNK & RISE ‘N’ SHINE NOF Club (FI) ing. libero sabato 12 • F INALE DI PARTITA (12-13/04) Teatro Le Laudi (FI) ing. 18/12 euro • MODENA CITY RAMBLERS Auditorium Flog (FI) ing. 13/11 euro • MOMENTI MUSICALI Chiesa di Saint James (FI) ing. libero • DJ SET SELECTION Glue Firenze (FI) ing. libero con tessera • NOTHING FOR BREAKFAST NOF Club (FI) ing. libero • JAM THEATRE Teatro del Romito (FI) ing. 8/10 euro • IL VIZIETTO (12-13/04) Teatro Reims (FI) ing. 12/10 euro • CORPUS Palazzo Strozzi (FI) ing. NP • LILITH & THE SINNERSAINTS Tender Club (FI) ing. NP • BEPPE GRILLO Mandela Forum (FI) ing. 20/33 euro • JOAN AS A POLICE WOMAN Viper Theatre (FI) ing. 15 euro • UMA FESTIVAL Cycle (Calenzano) ing. libero con tessera • SPIRITUAL FROTN + DATE AT MIDNIGHT CPA (FI) ing. NP • TRUCUPAS Circo-lo Teatro del Sale (FI) ing. NP
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A A I SIC EATRO RTE INEM VENT U •M •T •A •C •E • P AOLO GRASSINO/CIO’ CHE RESTA Galleria Edoardo Secci (FI) ing. libero • TUTTO SCORRE | LA PARTITA DI MIMÌ Teatro delle Arti Lastra a Signa (FI) ing. NP • Z ARLINGO Backstage (FI) ing. libero • THE VOYAGE 2014 La Corte (FI) ing. libero domenica 13 • I N SUA MOVENZA È FERMO |VISITA SPETTACOLO Teatro della Pergola (FI) • CLASSIC JUKE BOX Teatro Everst (FI) ing. 10/15 euro • CONCERTIAMOBEETHOVEN Scuola Musica di Fiesole (FI) ing. 5 euro • SE LA PARTE MI FUNZIONA Teatro del Romito (FI) ing. 8/10 euro • DINAMITI JAZZ FOLKLORE Spazio Alfieri (FI) ing. NP • ORCHESTRA DA CAMERA FIORENTINA (13-14/04) Auditorium Santo Stefano (FI) ing. NP • CASA D’ALTRI Teatro delle Arti Lastra a Signa (FI) ing. NP • STREET SPIRITS Backstage (FI) ing. libero lunedì 14 • J EREMIE VAUBAILLON Institut français (FI) ing. libero • USCIO E BOTTEGA Spazio Alfieri (FI) ing. 8 euro • FABIO GIACHINO TRIO NOF Club (FI) ing. libero martedì 15 • L A STORIA DEL CINEMA Spazio Alfieri (FI) ing. 7,50 euro • CALCUTTA Volume (FI) ing. libero mercoledì 16 • Q UANDO PARLA GABER Glue Firenze (FI) ing. libero con tessera • RENZO RUBINO Teatro Puccini (FI) ing. 23/18 euro • DANIEL SMITH/CONCERTO DI PASQUA Teatro Verdi (FI) ing. 16/13 euro • ATTENTE AL LUPO (16-26/04) Circo-lo Teatro del Sale (FI) ing. NP • RICCARDO MORI DU0 Backstage (FI) ing. libero • LIVE NOF Club (FI) ing. libero
giovedì 17 • C ONCERTO DI MUSICA DA CAMERA Teatro Verdi (FI) ing. 27/17 euro • ALLA RICERCA DI VIVIAN MAYER (17-23/04) Spazio Alfieri (FI) ing. 7,50 euro • TUNNG Tender Club (FI) ing. NP • MATCH DI IMPROVVISAZIONE TEATRALE Auditorium Flog (FI) ing. 10 euro • ESTRA Viper Theatre (FI) ing. 10 euro • THE WET TABLE Backstage (FI) ing. libero • JASSE JAMES KING NOF Club (FI) ing. libero venerdì 18 • A LFIERI STORYTELLERS MASSIMILIANO LAROCCA Spazio Alfieri (FI) ing. 15 euro • THE EAST Glue Firenze (FI) ing. libero con tessera • L A TRAVIATA Auditorium al Duomo (FI) ing. 15/25 euro • CLEO T. Tender Club (FI) ing. NP • PIERO PELÙ Obihall (FI) ing. NP • BOBO RONDELLI E L’ORCHESTRINO Auditorium Flog (FI) ing. 15 euro • L AST MINUTE DIRTY BAND Backstage (FI) ing. libero • ’50-’60 APPLE PARTY NOF Club (FI) ing. libero sabato 19 • B E FOREST + LMALL Glue Firenze (FI) ing. libero con tessera • PLATONICK DIVE Tender Club (FI) ing. NP • NOONE BAND/MAGICAL MISTERY TRIP+CRAZY MAMA Auditorium Flog (FI) ing. 7/5 euro • BRUNORI SAS The Cage Theatre (Livorno) ing. 12 euro • GHIACCIOLI & BRANZINI + ALBERTO BECUCCI Backstage (FI) ing. libero • MUTHZI MAMBO NOF Club (FI) ing. libero • GULP! Dolcevita (FI) ing. libero domenica 20 • C YCLE & FACTORY FESTIVAL Cycle (Calenzano) ing. libero con tessera • PASQUA CON I RAGAZZI SCIMMIA Backstage (FI) ing. libero
PERCHÉ A FIRENZE NON C’È MAI NIENTE DA FARE... lunedì 21 • L UZ - POLEMONTA NOF Club (FI) ing. libero martedì 22 • G ABRIELE D’ANNUNZIO, TRA AMORI E BATTAGLIE (22-24/04) Teatro Goldoni (FI) ing. NP • FLORENCE DESIGN WEEK (22/04-01/05) Varie locations (FI) ing. NP • ROCKY HORROR LIVE Obihall (FI) ing. 12/22 euro • GIACCHINO TURU e V.V: Volume (FI) ing. libero • LES NUIT DU MANOUCHE NOF Club (FI) ing. libero mercoledì 23 • M ERCATO CENTRALE San Lorenzo (FI) ing. libero • CUT AND BLADE Backstage (FI) ing. libero • JAM BLUES NOF Club (FI) ing. libero giovedì 24 • I MPROBUS E IOMIESPONGO Teatro del Romito (FI) ing. NP • PIPERS Tender Club (FI) ing. NP • FIGLI DELLE STELLE NOF Club (FI) ing. libero • ALLA BUA+ALESSIA TONDO Auditorium Flog (FI) ing. 10 euro • MOSTRA INTERNAZIONALE ARTIGIANATO (24/04-01/05) Fortezza da Basso (FI) ing. 5 euro • POPULARIA Backstage (FI) ing. libero venerdì 25 • P RISONERS Glue Firenze (FI) ing. libero con tessera • GIOCONDO ZAPPATERRA (25-27/04) Teatro di Cestello (FI) ing. 13/15 euro • TELESTAR Tender Club (FI) ing. NP • CALAFOSCOPA PARTY Auditorium Flog (FI) ing. 5 euro • FIRENZE TANGO FESTIVAL (24-26/04) Obihall (FI) ing. NP • BUD SPENCER BLUES EXPLOSION Viper Theatre (FI) ing. 10 euro • DIANA WINTER BAND Backstage (FI) ing. libero sabato 26 • Z EN CIRCUS Auditorium Flog (FI) ing. 12/10 euro
• D J SET SELECTION Glue Firenze (FI) ing. libero con tessera • CORPUS (26-27/04) Cango (FI) ing. • MASSIMO RANIERI Teatro Verdi (FI) ing.63/23 euro • HANG-ON NITE Tender Club (FI) ing. NP • FREEDOM CALL+DRAGONHAMMER Cycle (Calenzano) ing. libero con tessera • DAVIDE LIPARI NOF Club (FI) ing. libero domenica 27 • L E STRADE DEL CIBO | ITINERARIO CITTADINO Teatro della Pergola (FI) • MOMENTI MUSICALI Teatro della Pergola (FI) ing. 14/8 euro • ORCHESTRA DA CAMERA FIORENTINA (13-14/04) Museo di Orsanmichele (FI) ing. NP • K AJALZONE Backstage (FI) ing. libero • L AST MINUTE DIRTY BAND NOF Club (FI) ing. libero lunedì 28 • P OCO LONTANO DA QUI Teatro Cantiere Florida (FI) Ing. NP • THE LOOT Spazio Alfieri (FI) ing. 8 euro • COLIJN BUIS QUARTET NOF Club (FI) ing. libero martedì 29 • C HE! TANTO PROJECT Spazio Alfieri (FI) ing. NP • NOEMI Obihall (FI) ing. NP • I PIEDI Volume (FI) ing. libero • R ABARBARI TRIO Circo-lo Teatro del Sale (FI) ing. NP mercoledì 30 • N ARRATIVE JEWELLERY Museo Marino Marini (FI) ing. libero • HISTOIRE DU SOLDAT Institut français (FI) ing. 10 euro • NECESSARIAMENTE Auditorium Flog (FI) ing. 10/8/5 euro • TAAKE Cycle (Calenzano) ing. libero con tessera • ENRICO FINK Circo-lo Teatro del Sale (FI) ing. NP • NOTTE BIANCA! Backstage (FI) ing. libero • LIVE NOF Club (FI) ing. libero • PROJECT REPORT / THE VOYAGE 2014 Xenox Art Gallery (FI) ing. libero
Aprile da non perdere Girotondo per il lMeyer
Massimiliano Larocca
15 anni di manifestazioni, 15 anni di solidarietà e 15 anni in cui tante persone hanno contribuito per aiutarne almeno altrettante. Ci piace dare spazio alle buone pratiche, a manifestazioni che servono perché aiutano e siamo contenti che partecipino a queste serate anche artisti con Giorgia Del Mese, una bravissima cantautrice che abbiamo ospitato l’estate scorsa a Mars Attacks! Insomma, ci piace fare i buoni con chi sa esserlo. 4 aprile - Obihall (Fi) Ingresso con offerta Joan as a police woman
C’è un posto a Massa che si chiama “Studio Radar”, è forse uno dei pochi luoghi della città dove ti puoi ritrovare con una sorta di “tuoi simili”, uscire di casa per ritrovarti a casa. Qualche mese fa ci sono stato - non è un locale, è uno studio di due artisti che ogni tanto mettono a disposizione le spazio per iniziative che nella città depressa non troverebbero spazio - perché suonava Stefano Barotti e lì ho incontrato Massimiliano Larocca. Ci sono dei cantautori che sentono e che poi scrivono e cantano. Così è Stefano e così è Massimiliano. Esiste una gran produzione di testi e musica di certi cantautori che magari non saranno mai tanto “strani” e non diventeranno mai tanto “commerciali” e proprio qui sta la loro forza assoluta. Nell’essere assolutamente veri. 18 aprile - Spazio Alfieri (Fi) ing. 15 euro 25 aprile - Festa della liberazione
Era il marzo del 2011 quando Joan Wasser abbracciò il Cinema Odeon in un’interpretazione di Woman di John Lennon da far luccicare gli occhi anche ai più insensibili. Ricordo che faceva caldo sulle poltrone di velluto e la gente si sgranchiva dai brividi. È un’artista strepitosa, una musicista intensa. In alcune espressioni mi ricorda Mina. In tanti le chiedono del suo ex fidanzato Jeff Buckley, altri di Alex Infascelli, altri del suo rapporto con l’Italia. Io vorrei chiederle cosa pensa quando pizzica le corde con quel suo pollice lungo e affusolato e il volto pare attraversato da un’unica, larga e pressante riga di malinconia. 12 aprile - Viper Theatre (Fi) ing. 15 euro Tunng
In Piazza Tasso c’è ANPI. C’è anche in via Sant’Agostino e c’è anche in tante altre parti della città. Ma in Piazza Tasso respiro sempre il senso della tradizione della lotta, dell’impegno, anche dei valori. A volte partecipo a visioni e cene e impazzisco per le testimonianze - purtroppo il tempo ce ne lascia sempre meno regalate come nonni ai nipoti, mi piace il senso di comunità e fratellanza, imparo dalla loro lettura dell’attualità attraverso la lente di chi la minaccia l’ha vissuta, la guerra l’ha subita e ha dedicato la vita per far si che noi potessimo almeno scegliere. Il 25 aprile trovate il modo di andare da qualche parte, ascoltate le testimonianze, sentitevi partecipi.
Massimo Ranieri
Ho fatto un’intervista alla mi’ nonna per scrivere questo boxino. I: Nonna, ma ci vuoi andare al concerto di Massimo Ranieri? N: A h bello Massimo, era una ragazzino io me lo ricordo ma lo fanno a Marina di Massa? Hanno fatto anche i Ricchi e Poveri. I: No Nonna, a Firenze dopo Pasqua. Ma te la ricordi una canzone? N: E eeeeh... ha vinto Sanremo quando lo presentava la Carlucci I: (momento di smarrimento post-scoperta di mia nonnawikipedia) Si ma la canzone? N: M i è piaciuto tanto in televisione, ti ricordi che faceva come Pippo il sabato sera sulla rai? I: No nonna, ma me la canti una canzone??? N: H a avuto anche una figlia da quella cantante ora mi sfugge il nome... I: NONNA FERMATI!! VOLEVO SOLO UNA CANZONEEEEEEE N: P eccato che è comunista, lo sai? E poi perché è comunista con tutti i soldi che ha? Ok,il 26 aprile porto mia nonna a sentire gli Zen Circus alla Flog 26 aprile - Teatro Verdi (FI) ing. 63/23 euro I Piedi
Noemi
Comments of the Inner Chorus è il mio disco preferito, lo ascoltavo spesso in cuffia mentre giravo in scooter. Mi faceva pensare all’autunno in casa a mangiare caldarroste con gli amici. E quel pezzo “jenny again”, con la voce che ripeteva “jenny so shy” con un allungo sulla o, carezze verso la primavera. Fu una gran bella stagione quella, tra il 2006 e il 2008, ricordo che uscirono un sacco di dischi semplici, canzoni semplici, testi semplici. Change your name and find a job Marry Jenny in the spring Buy a dog and call him Pete Push the children on the swings Non vedo l’ora 17 aprile - Tender Club (FI) ing. NP
Eccoci qui, spunta il talent e ripartono i live. Ben due artisti si esibiranno a Firenze ad aprile entrambi proveniente dalle poltrone di The Voice. Se su Piero Pelù Lungarno già parla io voglio dedicare cinque righe a Noemi. Che davvero mi sfuggono alcuni perché: dal perché si taglia i capelli così che non è Bjiork, al perché si veste così che non è Janis Joplin e nemmeno Jerry Hall. Comunque la ragazza in 5 anni ha venduto 440.000 copie (così si dice), ha vinto una serie di premi che manco il Real Madrid di Valdano, ha fatto 3 Sanremacci, collaborazioni, suona chitarra e piano nei suoi dischi, scrive la sceneggiatura e fa la regia dei suoi video... insomma, non aiuta l’occupazione ma pare che ci sappia fare. 29 aprile - Obihall (FI) ing. NP
Menzione d’onore al Volume in Piazza Santo Spirito perché è il posto migliore di tutta Firenze e aspetto le vostre smentite. Quando c’è il sole si sta fuori vista chiesa, avamposto dal quale controllare tutta la situazione. Quando piove si sta dentro in un’atmosfera artigianale insolita e unica, tutto è curato ma niente sempre artefatto all’eccesso, si mangia bene, si beve bene, si fa colazione benissimo, sono pure simpatici e gentili e - cosa che a chi abita a Firenze fa sempre piacere - quando si sta lì non sembra nemmeno di essere a Firenze. Anzi a volte aggiro m’è capitato di dire “o, si sta quasi bene come al Volume”. E spesso anche anche un palco super animato con della bella musica. Dichiarazione d’amore totale al Volume, bravi. NDR: il presente boxino non è a pagamento e non verranno chieste al gestore colazioni o bevute gratis, promesso. 29 aprile - Volume (Fi) ing. libero
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basta stare tranquilli di simona santelli
Cartonati Culo Magico
E
stetista. Uno di quei posti squallor, bianco anticamerale. Poster di signorine pelle di pesca in carta patinata, volantini di depilazione definitiva, cartonati culo magico. Cabine in cartongesso con macchie di unto alle pareti randomiche. Senza soffitto, così se uno c’ha i peli belli ruspanti tutti sentono il commento indiscreto a voce alta (che ci sarà, sicuro), tutti a parte il truzzo Abercrombie che si sta facendo la lampada facciale, le ventole ovattano il suono e l’acceleratore di melanina con filtro protettivo 6 Hawaiki consente il giusto mix di isolamento e relax. Nelle cuffie ha Quella che non sei di Ligabue. Ma io sono qua e se ti basterà. Uno di quei posti dove ti dicono di metterti a scosciagalletto e puntualmente entra un’altra estetista lasciando la tenda mezza aperta e il tuo senso del pudore viene strappato via insieme agli strati di pelle morta. - Mi tieni un attimo in tirare la mutandina amore bello? -. Sono lì col mio hangover a livello sopportabilmente medio basso, sottoposta a estirpazione. Un paraclitoride mi divide da questa truzzettina con le unghie ricostruite col gel, come YouPorn insegna. Dice che si è appena lasciata dal ragazzo, del quale non rilascia dichiarazioni. Divago sul tema. Uscite in locali di merda, hamburger nel posto fighetto, combo micidiali di Maria De Filippi più Real Time spalmati davanti alla tv. - Dai, ma non sapevo di essere incinta mica è vero! Ma ti pare che una non lo sa, se la vedrá la pancia crescere èh. No sepolti in casa mi fa schifo, proprio non ce la faccio -. Già, sepolti in casa è veramente troppo per i tuoi canoni igienici. Per il tuo centro estetico, con le piante finte e radio che propongono playlist per ore d’amore. Saranno i Modà quelli che stanno passando ora? Non li so riconoscere. Nel frattempo la mia pelle è tornata splendida, liscia, pronta a nuove avventure insieme a me. Adesso cerco un pensiero superficiale. Che non sia la Toffanin il sabato pomeriggio su Verissimo. O la Parodi, lo conduce sempre Cotto e Mangiato? Mi parte un breve flash sull’how to le lasagne al salmone. Con il salmone nella latta. Con la mia coinquilina l’anno scorso abbiamo fatto il sushi con il tonno in scatola. Che ancora mi domando: PERCHÉ? La povertà e l’aspirazione a una vita benestante. Comprarsi una borsa logata di Gucci, ovvia. Son belle eh. Ti vai a vedere l’ultimo di Albanese e esci con un quasi sentimento di impegno politico a gufarti sulla spalla. Alle elezioni manco a pensarci, fanno tutti schifo. Lì non ti biasimo. Strap dopo strap siamo arrivati alla fine di questa sessione. Mi sono pure fatta un leggero peeling al cervello guarda. No, non l’ho mai provata la fish pedicure. No, non mi piace molto l’idea. Sì, lo so, ho bisogno di una pedicure. Sì sì, la prossima volta. No, lo stickers a forma di farfallina sull’alluce non lo voglio. Sì, finito, l’amore tuo bello adesso si riveste. Sollievo. Resto sola in cabina, riagguanto la dignità, esco. La tipa sta fumando una sigaretta fuori con la sua amica di punta del momento. Sai quelle amicizie di quando ti sei appena lasciata, che ti serve la spalla per andare a broccolare situazioni improbabili con maschi alfa che poi diventano storie d’amore innaffiate da pane e Biagio Antonacci. Giorgia. Carta o bancomat? E lì, sul finale, subito dopo lo struscio del pos, mentre digito il pin, parte OBSESION degli AVENTURA. La tipa muove un po’ le spalle, leggermente il bacino. E lì mi sento tipo Poirot, lo sospettavo che ti piacesse il latino americano, ciccia mia. Ciao amore bello, ciao alla prossima. Apro la porta, chiudo la porta. Aria. Respirazione pilates. Ossigeno. Pulizia mentale. Cinismi, intolleranza. Lo so da sola, i miei 30 anni mi hanno dato noia. O forse devo solo cambiare centro estetico.
http://parolesantels.blogspot.it/
palati fini di miriam lepore e giulia tibaldi
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Svegliatevi bambine
INSALATA DOLCE DI VALERIANA Ingredienti (proporzioni variabili) Ciuffi di valeriana fresca Gherigli di noci Pere Miele Aceto Olio, sale, pepe Puliamo bene la valeriana e recuperiamo i ciuffetti migliori. Tagliamo le pere a tocchetti e apriamo qualche noce da aggiungere all’insalata. A parte facciamo una vinaigrette con un cucchiaio di miele intiepidito, uno d’olio extravergine d’oliva e mezzo cucchiaio di aceto, oltre a sale e pepe. Sbattiamo bene il miele con i liquidi fino ad avere una salsina omogenea con cui condiremo l’insalata.
A
nna ha perso in un anno 30 chili. Anna è, quindi, il mio nuovo guru. Come si dice in questi casi ‘le ha provate tutte’. Ha passato la fase della dissociata, poi quella della Dukan (dura la Dukan quando l’ho fatta io mi sognavo il minestrone come top della trasgressione), poi sembrava avesse delle intolleranze e il dottore le disse da domani solo merluzzo e pollo, poi ogni settimana aggiungiamo un alimento (tipo l’insalata) e se a un certo punto muori capiamo che cosa ti faceva male. Anna andava avanti a moment perché il caffè lo poteva re introdurre tipo alle 50esima settimana. Poi Anna ha deciso di iniziare a correre. Di mangiare un pochino meno e di correre. E in un anno ha perso 30 chili. Allora ho chiamato Anna e le ho chiesto come era riuscita ad avere tanta forza di volontà. Perché Anna ti giuro io pure vorrei essere forte come te ma la mia tecnica è subdola. Mi inganno da sola. Tipo che mangio insalatine tutta la settimana e poi il sabato mi finisco una torta alla crema, magari la sera, che pen-
so che col buio si noti di meno. E allora Anna mi ha dato LA risposta. Guardavo gli adolescenti ciccioni in tv, quelli in crisi di peso. Che se ce l’hanno fatta loro, con i formaggi arancioni, le patatine al curry e i sobborghi violenti, allora ce la faccio pure io. Poi c’è che Britney Spears s’è messa a dieta ferrea sotto controllo del padre in vista delle nozze. Un mese fa alla notizia me la sarei immaginata circondata dal gruppone dello staff che dai che ce la fai dai dai hai visto che balena che era diventata la Christina? Poi se diventi secca ci fanno le gallery del prima e dopo, ci inventiamo una barretta, un bibitone ed è subito marketing! Ora invece me la immagino così. Sul divano a mangiare lentamente la sua insalatina con davanti John o Abby che strappano l’ultimo foglio dell’ultimo giorno della loro vecchia vita. Ed è subito hit me baby one more time.
http://www.underthetreemag.com
palestra robur di leandro ferretti lezioni di ginnastica culturale per fiorentini
La friggitoria di Leandro
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arissimo trovarne. A San Lorenzo ne è rimasta qualcuna. Spesso non sono italiane o europee. Le friggitorie punteggiavano Firenze come tabernacoli odorosi d’olio e sale. Non si chiamava ancora street food, era solo cibo semplice che si poteva acquistare per strada. Faceva da colazione, pranzo o merenda a seconda della bisogna. Il re della friggitoria è il coccolo, questo miracolo di pasta di pane lievitata con le crestine rugose e il sale attaccato alla pelle. Dieci mille lire, ancora all’inizio degli anni Ottanta. Il coccolo che deve essere caldo e morbido, o almeno tiepido perché sennò diventa una pallina da ping pong. Il coccolo nella carta gialla che ti riempiva le dita e i vestiti di odori. E poi bomboloni e ciambelline tuffati nello zucchero, le mele e di marzo le frittelle di San Giuseppe, quelle di riso. La friggitoria è una perduta dimensione dell’abitare la città, quell’angolo di sosta provinciale e tranquillo dove tutto ciò che ti circonda è perfettamente riconoscibile, è un pezzo delta codice genetico. Un ricordo di fanciullezza, di cartelle, libri di scuola e primi palpiti, del freddo che era freddo e poi veniva caldo. Certo, non c’è bisogno di aver tutta questa nostalgia, né di deprecare l’arrivo di fast-food e kebab: delle friggitorie rimane l’impronta, quell’odore che sempre ti farà sovvenir l’eterno.
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un sex symbol al mese di il moderatore
una non precisata (ma di certo illuminata) mente alle prese con la vera essenza della bellezza
Don Backy
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irettamente da Santa Croce sull’Arno, anno di grazia 1939, Aldo Caponi viene folgorato dal Rock’n Roll, si autoproduce i primi pezzi agli inizi degli anni’60 e mentre di giorno fa il pellettiere tira fuori “La storia di Frankie Ballan”, un pezzo western prima di MorriconeSergio Leone, arrivando alle orecchie di Celentano, che subito vuole Aldo nel suo Clan, facendolo diventare “Don Backy”; i due impazzano, sono gli anni delle traduzioni in italiano delle hit americane, e l’autore toscano trasforma “Stand by me” in “Pregherò” sparando il molleggiato in heavy rotation nei giradischi dei nostri genitori. Al pari del suo nuovo mentore, anche Aldo comincia a far capolino come attore nelle commediole disimpegnate della “swingin’ Italy” degli anni ‘60, gira a mille ormai, e nel 1967 si presenta a San Remo in coppia con Johnny Dorelli con il brano “L’immensità” incastonandosi nella storia della musica popolare italiana, ma proprio mentre i produttori cinematografici se lo contendono sempre di più, qualcosa, improvvisamente, va storto. Litiga con Celentano perché si accorge che il futuro messia delle prime serate RAI non gli paga da diversi anni le royalties per le canzoni che lo hanno portato al successo, e l’uomo-primate, dal canto suo, si vendica stonando volutamente la sua “Canzone” al Sanremo del ‘68, che comunque si piazza al terzo posto. Ma a Don Backy non gliene frega un cazzo, manda in culo il Clan, fonda la sua casa discografica e continua la sua carriera nel cinema, perché lui la faccia da attore ce l’ha davvero, non si limita a smorfie scimmiesche e spasimi epilettici agli arti inferiori, arrivando al culmine della sua carriera nel ‘74, quando fa parte della sanguinaria banda di “Cani Arrabbiati”, mitologico excursus nel thriller di Mario Bava.
http://unsexsymbolallasettimana.blogspot.it/
the harsh truth of the camera eye di antonio viscido
“Non riusciamo a considerare che le nuvole ci guardano e i mari ci controllano.” Il Sentimento delle Cose - P. Benvegnù http://facebook.com/antonio.viscido
piccole incursioni nel sottobosco locale
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La Scena La risposta è semplice di solito si cerca calore umano, amici, ma anche qualcos’altro, un sentimento di appartenenza a qualcosa, a un genere musicale o piuttosto a gruppo di persone che condividono se non altro la noia per una città che offre sempre e comunque meno di quanto si vorrebbe. Nella speranza che il prossimo concerto sarà migliore, la prossima sbronza sarà più epica. Questa è la scena.
Identificati, in qualche modo. Costanza Baldini, giornalista professionista presso intoscana.it. In realtà dovevo diventare una storica dell’arte, poi una brusca sterzata mi portò sui sentieri del giornalismo. Sono tutt’ora in attesa della prossima brusca sterzata che spero con tutto il cuore mi porti a raccogliere pomodori in Australia. Fin da bambina mi sono dedicata con passione all’escapismo, l’arte della fuga. Ultimamente sto cercando di imparare a volare ma per adesso sono riuscita a ottenere solo rovinose cadute per terra. Credo che la frase che meglio mi rappresenti sia quella che usava Lawrence Weiner per definire le sue installazioni: “Outside of any given context”. Cos’è per te LA SCENA? Prima regola della scena non parlare mai della scena. Seconda regola della scena non dovete parlare MAI della scena. A parte gli scherzi sono diversi anni che mi chiedo cosa spinga
la gente a uscire di casa, lasciare il divano, la televisione, facebook o la confortevole intimità di youporn per indossare un cappotto, sistemarsi i capelli meglio possibile e recarsi in un luogo dove solitamente si suona musica.
Perché credere ne LA SCENA? Sinceramente non sopravviverei senza scappare all’estero ogni tanto, resta il fatto che negli ultimi anni bisogna dare il merito ad alcune persone (voi sapete chi siete) di essere riuscite a creare a Firenze spazi aperti dove si ascolta musica di qualità. A me non pare poco. John Belushi diceva: “La scena è il solo posto dove sono consapevole di quello che sto facendo” per molti a Firenze probabilmente è così. Diciamo tutti in coro un sincero “grazie” alla scena.
i provinciali di Pratosfera
Niente è più come prima
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rato. A metà del mese scorso a Prato è successa una cosa molto importante per chi, giovane e meno giovane, ha qualche interesse nel cinema italiano. È stato annunciato il nuovo film del collettivo John Snellinberg: “Sogni di Gloria”. Sicuramente ne avrete sentito parlare anche a Firenze della “Banda del Brasiliano”, il loro primo lungometraggio che qualche anno fa fece un certo clamore girando in lungo e in largo per lo Stivale. Parlava, rifacendosi allo stile e ai toni dei poliziotteschi anni ‘70, di un un gruppo di trentenni pratesi e disoccupati che decidono di rapire un funzionario pubblico. Possiamo dire senza timore di smentita che si tratta di una delle più lucide, ironiche e feroci critiche al sistema Italia che si sia visto in giro negli ultimi tempi. Una specie di manifesto di una generazione andata a male ma che nonostante tutto non vuol rinunciare alla propria dignità. Ora, il collettivo John Snellinberg
non campa di cinema, anche se ad ognuno di loro piacerebbe molto: annovera fotografi, bibliotecari, insegnanti e anche un pompiere. Lo fanno per passione e lo fanno bene. Talmente bene che ogni loro film va visto solo per sostenere una realtà indipendente che alla propria indipendenza tiene più che ad ogni altra cosa. “Sogni di Gloria” , che uscirà nei cinema italiani il 19 maggio, è la storia di due uomini che portano lo stesso nome: Giulio. Il primo è un disoccupato che cade in una crisi mistica senza precedenti. Il secondo è invece uno studente cinese che finisce per fare amicizia con un vecchio pratese, che gli insegna il gioco della scopa, della briscola e del tressette e pure qualcosa sulla vita. È una commedia e come
succede nelle commedie si parla dell’oggi, dell’Italia dei nostri giorni. Ci sono anche altri motivi per cui conviene vederlo: è uno degli ultimi film intepretati da Carlo Monni; ci sono le musiche originali dei Calibro 35. C’è, così come nel loro primo lavoro, una veracità toscana che non scade mai nella banalità. C’è una certa classe in ogni dettaglio insomma, e qui a Pratosfera siamo convinti che quando la si trova, la classe vada sostenuta e preservata.
www.pratosfera.com
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personaggi di debora bertozzi
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ue domandine ad Anna Meacci, grande interprete del teatro fiorentino e non solo.
Chi l’avrebbe detto che un giorno ti avrei intervistata. Ci conosciamo da così tanti anni che francamente potrei fare tutto da sola: domande e risposte. Ma tant’è! Strano tanto! Vorrei poterti sorprendere con le risposte. Ma la vedo dura... Vai con la prima vai Parliamo dei tagli finanziari alla cultura alla cultura: ce la fai ancora a vivere del tuo lavoro di attrice? Nonostante non abbia mai usufruito direttamente dei finanziamenti dello stato, lavoro da sempre con teatri pubblici e i tagli hanno causato la diminuzione dei cartelloni teatrali, delle rassegne estive, dei festival. Meno repliche e pagate meno. Faccio fatica come tutti i lavoratori in italia in questo periodo. Però perlomeno ho la fortuna di fare un lavoro che amo. Quale spettacolo stai portando in giro attualmente? Esattamente come le compagnie di giro di tanti anni fa, mi barcameno tra quattro spettacoli diversi: Caldane, sioni risalgono a molto tempo fa! Ci sono un Bella Scoperta, Volevo fare la Dj, e Ticket E Tac paio di personaggi che mi hanno delusa. Ma è con Katia Beni e, quasi lo dimenticavo, con lo passato tanto tempo e lasciamo perdere! Poi Xanax che non è uno spettacolo sull’ansia di ho voluto e voglio un sacco di bene ad un po’ vivere! Io vivo con l’ansia! di persone “importanti”. Ma non faccio nomi, A quale tuo spettacolo sei maggiormente affenon mi piace! zionata e perché? Con chi ti piacerebbe lavorare? Forse a “Non ferma a Chiasso” perché è staCon giovani autori e registi. Ho paura della to il primo monologo, perché è stato il primo vecchiaia delle idee. spettacolo che ha visto anche la mia famiglia, Ti abbiamo vista poco al cinema, da cos’è diperché l’ho scritto con Paolo Migone, perché peso? Sei stata poco interessata a farlo o il l’ho allestito al Teatro della Limonaia quando cinema si è disinteressato a te? ancora Barbara Nativi era con noi, perché mi Credo che le scelte che ho fatto non mi abbiaha fatto incontrare Serena Dandini e la TV no portato in quella direzione e probabilmente delle Ragazze e mi ha aperto (oddio proprio non sono nemmeno giusta per il cinema. Devo aperto no, diciamo socchiuso e poi richiuso!) dire che un po’ mi dispiace ma sono ottimile porte della RAI. Sì uno spettacolo che mi ha sta, spero ancora di diventare famosa a setdato tante soddisfazioni. tant’anni come Tina Pica! Vedi che esempio Tu sei un’attrice comica assimilata alla sinistra antico ho fatto? e sei pure un’icona gay. Perché? Se tu vincessi un Oscar, a chi lo dedicheresti? Perché sono un’icona gay? O perché sono di Non sai quanti discorsi ho scritto e riscritto da sinistra? Comunque mi ci sono ritrovata. E quando faccio questo mestiere, però visto che devo dire che mi ci trovo bene. tutti ringraziano il regista, il produttore, la faTi senti ancora comunista? miglia, i figli, dio etc etc farei un discorso dove Sì! Anzi più di prima! mando a quel paese tutti quelli che hanno, in Se tu potessi rinascere e ricominciare da capo vario modo, frenato la mia carriera, primo tra tutto quanto, cosa faresti di nuovo e cosa ritutti quel regista che tanti anni fa non faceva peteresti? che ripetermi: “Meacci, mi dispiace ma te non Eh no Deborina... Ricominciare tutto quanto farai mai l’attrice!” Che dici? Troppo vendicatida capo? Ma sei pazza? Nooo no no no no. Mi vo? Però mi garbava! Ah ma volevi sapere a chi fa fatica solo immaginarlo! No. Grazie va bene lo dedicherei e non chi ringrazierei! Nemmeno così! No no no. alle domande per iscritto riesco ad azzeccare Nella tua carriera hai conosciuto molte persole risposte! A chi lo dedicherei? Quello lo so! E ne importanti del mondo dello spettacolo: chi ti te lo puoi immagine! E comunque un pochino ha maggiormente delusa? Chi hai più amato? lo dedicherei anche a me! Andiamo avanti. Ci ho dovuto pensare un po’, perché le deluSo che hai una splendida casa al mare, conti di
Anna Meacci
passarci un po’ di tempo quest’estate? “Abbiamo” una bellissima casa al mare, dillo, sembra che ce l’abbia solo io e per giunta di proprietà! Invece ce l’abbiamo assieme e in affitto! Ma non faccio progetti perché tanto... In questi ultimi anni sento sempre più il desiderio di andarmene in giro. Di non stare ferma in un posto. Sono irrequieta. Ma chissà, quest’anno con la mia “Agila”! Peccato che sia a pedali! Quali sono le cose che ti rendono felice? Ora felice mi sembra un parolone diciamo che ci sono cose che mi danno allegria. E non sono poche. I miei nipoti, una risata del pubblico, il mare, una cena con gli amici, una zingarata con la Deborina, viaggiare in aereo, alcuni ricordi (tipo le pozze di Saturnia) le chiacchiere con le amiche, Fuerteventura, giocare con i miei gatti, ballare (ma non lo faccio mai!). Sei ancora Meacci Indignata Anna? Sono passati venti anni da allora, ho meno fiato ma ancora mi indigno! Io vorrei starmene tranquilla, ma dé; mi provocano! Cosa ti indigna maggiormente? In questi giorni la prepotenza del potere sta al primo posto. Seguita dalla stupidità. L’amore? Lui ti ha delusa? Basta non avere grandi aspettative e poi dall’ultima volta che mi sono innamorata... Sei a dieta in questo momento? Sono sempre a dieta Ci beviamo una birra? Una birra? Sìììììììì birra birra birra sì sì sì ci si beve una birra, sì sì sì, lo vedi a volte basta poco per rendermi felice... O allegra! Happy birthday to me...
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chicche di alba parrini
Birbe d’Oltrarno
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C
he tipo di consumatore sarei se avessi un figlio oggi? Come cambia la prospettiva del consumo una volta che non sei più solo al mondo? Queste sono domande che ultimamente mi pongo sempre più spesso. Sarà che, come amano farmi notare i miei parenti (serpenti?), il ticchettio dell’orologio biologico si fa sentire sempre più distintamente. O forse sarà che rientro in tutto e per tutto in un target ben preciso. O più probabilmente, per lo meno a me piace pensarla così, sta cambiando radicalmente il modo di concepire il momento dell’acquisto. Questo bellissimo concetto, il Consumo consapevole, non è ormai più strettamente legato al chichè dell’hipster metropolitano “sono vegano, vado in bicicletta, compro solo bio”, ma si è esteso a ambiti dei mercati fino a qualche anno fa inconcepibili. Le catene dei supermercati hanno inventato dei simboli da inserire in etichetta attraverso cui chiunque può capire se un prodotto è privo di derivati del petrolio. Le case di produzione di cibi animali utilizzano il termine “cruelty free” per classificare i mangimi non testati su cavie. Insomma, finalmente si inizia a pensare di più a ciò che si acquista, e a come viene creato tutto ciò che finisce nel nostro carrello. Firenze è un baluardo italiano del consumo consapevole. Sostenibilità qui da noi vuol dire: naturale, locale, a basso impatto ambientale, etico. Anche in settori in cui la fiorentinità è tipicamente un valore aggiunto, la moda su tutti, riescono a emergere imprenditrici che hanno fatto della tradizione artigiana il loro punto di forza. È il caso di “Le Chicche di Birba”, in Via dei Serragli, in Oltrarno. Entrare alle Chicche vuol dire cambiare il proprio concetto di moda e abbigliamento, lasciarsi alle spalle i grandi nomi blasonati per dare spazio a un’esperienza a tutto tondo, che privilegia l’eccellenza, la località e l’eticità della produzione. Alessandra e sua figlia Martina hanno deciso di dare ascolto a quella vocina in testa che continuava a ripetere loro di usare la macchina da cucire non solo come hobby, e di cambiare radicalmente la loro vita da commercianti, per aprire un atelier dove produrre le proprie collezioni originali, con materie prime naturali, dando spazio anche a giovani stilisti fiorentini emergenti. Qui vige il motto: “forma è sostanza”. È la passione il motore di questo progetto, e si vede; è la passione per l’arte e per la moda che anima Martina. È stata lei infatti a convincere la mamma a investire in un’idea quasi visionaria: creare uno spazio dove le mamme e i babbi potessero condividere con i propri figli non soltanto il momento della scelta dell’abbigliamento, ma anche tanti workshop e laboratori: momenti che creano calore e condivisione… insomma momenti di famiglia. Alessandra mi accoglie nella mansarda/laboratorio al piano superiore del negozio, un ambiente completamente rivestito di legno chiaro in cui anche i bambini possono scorrazzare liberamente. Fanno capolino macchine da cucire a dimensione mignon, piccoli scampoli e tanti, tantissimi disegni. È qui che si tengono i moltissimi eventi organizzati da queste due artiste dell’ago e filo: creazioni di carta e cartone, lettura animata, pittura su stoffa, yoga e workshop di cucito per grandi e piccoli. Non credo che sia un caso che un progetto del genere possa aver preso vita in Oltrarno. È proprio in questa zona, quartiere delle Botteghe per eccellenza, che per prima si è iniziato a respirare quest’aria nuova nella gestione dei propri tempi e nel consumo. È qui, nella culla dell’artigianato storico, che da un giorno all’altro sono nati luoghi non convenzionali in cui riunirsi: librerie-cafè, bistrot biologici, piazze e spazi aperti dove ritrovare il gusto di passare il tempo a chiacchierare. www.lechicchedibirba.it
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parole 29 di sara loddo
LOREDANA DE VITIS Storie d’amore inventato 126 pp. – 20090 – 2013
MASSIMO CARLOTTO Il mondo non mi deve nulla
SILVIA BALLESTRA Amiche mie
“Ho dedicato tutta la mia vita a fottere il prossimo e ora mi faccio orrore. Non ho crediti da riscuotere. Di alcun tipo. Sono sola, non ho nessuno. Il mio è stato un fallimento completo. Solo il denaro ha potuto mascherare la miseria della mia esistenza perché mi ha permesso di consumare il tempo comprandolo”. Così Lise, tedesca, ex croupier avanti negli anni, descrive la propria esistenza ad Adelmo, un ladro per necessità che il caso ha portato nel salotto di casa sua. Un incontro fortuito dovuto ad una finestra aperta, che porta delle conseguenze inaspettate nelle vite di entrambi.
Esiste amicizia in età adulta? Forse non si può parlare di rapporti analoghi a quelli dell’adolescenza, quando si sceglievano le persone più affini per condividere sogni, paure e crescere assieme. Ma se si tratta di pura condivisione, allora quella raccontata da Silvia Ballestra ha tutto il diritto di essere considerata amicizia. Qui ci sono donne adulte, madri, mogli ed ex mogli, che condividono l’attesa dei figli fuori da scuola, il caffè al bar, le frustrazioni, le manie, le nevrosi e le delusioni dovute alla banalità di esistenze tutte uguali.
106 pp. – Edizioni e/o – 2014
Dieci storie incentrate sull‘amore. O meglio: su quello che viene scambiato per amore, ma è tutt‘altro. Disperazione, dipendenza, autoconvincimento, cecità, timore della solitudine, convenzione, noia. Dieci racconti ipnotici e appassionati, caratterizzati da uno stile viscerale che sembra seguire il ritmo dei sentimenti e delle pulsioni, con cui l‘autrice leccese esplora i meccanismi mentali più morbosi e nascosti che si celano dietro l‘etichetta “amore“ e li racconta con grazia e semplicità. Da leggere tutto d‘un fiato.
273 pp. – Mondadori – 2014
Can’t explain MASSIMO CANALINI - ENRICO CARLETTI (a cura di) CRISTALLI RETROILLUMINATI 128 pp. - La Cattedrale - 2013
Musica e scrittura incrociano il loro cammino ancora una volta nell’antologia Cristalli Retroilluminati, uscita per La Cattedrale. La raccolta di racconti brevi curata da Massimo Canalini (Transeuropa, Pequod) vede all’opera musicisti, dj, scrittori e animatori di quella scena indipendente che non passa dai media nazionali, ma agita un vitale sottobosco di radio, locali e webzine. Non sembrano esserci vincoli di genere in questa raccolta. Si passa dal noir di Imparato (leader dei Chewingum) alle cronache esilaranti popolate da vecchine terribili e giovanissimi metallari di Fabretti (organizzatore del festival Artika), dalle stralunate visioni oniriche del duo di pop surreale Camillas, alle elucubrazioni solitarie dal palco del cantautore modenese Setti. Tripla menzione d’onore per il promotore dell’iniziativa Carletti (cantante dei Karibean e nell’entourage del Loop Music Club) autore di un racconto di surfismo sentimentale, per De Marchi che chiude il volume con una storia sbilenca dal finale grottesco, e per Baruffaldi e Govoni che in poche pagine pennellano a quattro mani un universo di personaggi evanescenti, disincantati e amari che sembrano tirati fuori da un cassetto di Coupland. Andrea Bentivoglio
30 suoni di Lespertone
THE AFGHAN WHIGS Do To The Beast Sub Pop Avevamo perso le tracce dei The Afghan Whigs sedici anni fa, ormai. Anzi quattordici, poi vi spieghiamo. Ma non avevamo perso di vista Greg Dulli. Qualche collaborazione - sì anche quella con Agnelli - i progetti The Twilight Singers e The Gutter Twins, quest’ultimo con Mark Lanegan ad impreziosire il tutto. Ed il Dulli lo abbiamo visto più volte dal vivo mentre appunto presentava questi due progetti. Alle volte lo trovammo un po’ imbolsito, calato di voce e, in occasione dei duetti con Lanegan, quasi in difficoltà a reggere il confronto. Ma dischi come “Congregation” – che copertina meravigliosa, una della più belle di sempre – e “Gentlemen”, sono indimenticabili per chi, nei primi anni ’90, ascoltava il rock ammerigano alternativo. Ognuno di noi dovrebbe avere “Congregation” in casa. Perché quel disco è perfetto. Ma non perdiamoci che non abbiamo né spazio, né tempo. Dicevamo che erano sedici anni che i The Afghan Whigs non facevano qualcosa di nuovo. Ecco, questo “Do to the Beast”, è qualcosa di nuovo. Ed è ottimo, oltre ogni più rosea aspettativa, anche se segnali di vitalità ne avevamo avuti. Infatti, un paio di anni fa , ci capitò di intercettare il live reunion degli Afghan al Coachella. Intercettare nel senso di streaming live, niente di illegale. Sarà stata l’emozione di risentire certi pezzi, ma lì Greg era parso in forma smagliante. Tonico e preciso. Ma soprattutto intenso, che è l’unica cosa che ci interessa. Se poi ogni tanto c’è qualche sbavatura, amen. Pensavamo che fosse un tour così, fine a se stesso. Invece, a inizio 2014, l’annuncio del nuovo album. Fra gioia e paura. Gioia, di riascoltare qualcosa di nuovo di una band fondamentale per chi è cresciuto con questi suoni. Paura, che tutto ciò non fosse all’altezza. Mi sbagliavo. A scanso di equivoci, “Do to the Beast” non è ovviamente sui livelli dei già citati “Congregation” e “Gentlemen”, ma si staziona subito sotto per una meritatissima medaglia di bronzo nella categoria pesi massimi della discografia dei The Afghan Whigs e delle band che contano. ‘Parked Outside’ è un buon attacco. Ma una rondine non fa primavera e, detto fra noi, aspiriamo a qualcosa di meglio. Infatti. Quel meglio arriva già con le successive ‘Metamoros’ e ‘It Kills’. Nella prima delle due iniziano a risuonare vecchie atmosfere senza necessariamente impantanarsi nel rischio più grosso, quello chiamato autocitazionismo. ‘It Kills’ già inizia ad avvicinarsi al Dulli che conosciamo meglio e non avrebbe certo sfigurato nel sopra citato “Gentlemen”. Falsetti e arrangiamenti d’archi. Ci siamo. No. Facciamo un passo indietro con ‘Algiers’, curiosamente scelta come primo singolo. Forse il brano meno riuscito di tutto il disco, una ballatona straccia mutande che rischia di non esser più credibile per il Dulli di oggi. Ecco. Ma è solo un mezzo passo falso. Si riparte spediti con un trittico composto da ‘Lost in the Woods’, ‘The Lottery’ e ‘Can Rova’, brani centrali di “Do the Beast” che vanno a costituirne il cuore ed il succo. Qui i The Afghan Whigs sfiorano i livelli più alti della loro discografia e sicuramente danno il meglio di quello che possono dare oggi, nel 2014. Seppur con il freno lievemente tirato, sono ancora gli archi – a volte anche i fiati – il valore aggiunto a melodie e strutture nate già quasi perfette. Si prosegue così, sino alla conclusiva e bellissima ‘These Sticks’ – mia preferita di tutto il disco – dove i fiati sono ancora più in evidenza. Degno traguardo di quello che speriamo sia un nuovo percorso della band di Dulli. Perché questi sono i The Afghan Whigs oggi, la voce soul di Dulli, la sua scrittura dannata ed ispirata come ai bei tempi, chitarre ben in evidenza e melodie azzeccate ed epiche quanto basta. Le uniche bucce che ci sentiamo di fare sono per alcuni limiti nella produzione, a cura dello stesso Dulli, e per l’uso, a volte eccessivo, della batteria elettronica. Ma veramente, meno del pelo nell’uovo.
MOTORPSYCHO Behind The Sun Stickman
Dialogo tra due malati di Motorpsycho. Malato 1, che chiameremo L: “Sbaglio o il nuovo disco è uno dei loro migliori da molti anni a questa parte?”. Malato 2, che chiameremo S: “Sì, direi di sì. Tipo di tutti quelli con le copertina verdastre almeno”. Così è stato sentenziato. Sicuramente uno dei più vari da anni a questa parte. Prog (con gusto), west coast, cosmic rock e psychedelia. JOHNNY CASH Out Among The Stars Legagy
Prosegue la resurrezione artistica di Johnny Cash iniziata assieme a Rick Rubin con i volumi delle American Recordings. Non siamo però da quelle parti, ma in teoria nel periodo più buio di Cash – gli anni ’80 – da cui i 12 brani del disco sono stati riacciuffati. Un Cash più classico ma al solito con una voce da brividi. Sempre tirarsi giù il cappello davanti all’uomo che è riuscito a farmi ascoltare un pezzo dei Depeche Mode. ANGEL OLSEN Burn Your Fire For No Witness Jagjaguwar
Per salvaguardare le quote rosa di Suoni di questo mese ma, soprattutto, per recuperare un disco bellissimo che non aveva trovato spazio nel mese precedente, tocca a Angel Olsen l’angolo dedicato al cantautorato. Alternative folk elettrico più oscuro che bucolico, a tratti dalle parti di Marissa Nadler nei suoi momenti più scarni o vicina ad Hope Sandoval nei minuti più trasognanti.
Pornografia musicale HAVE A NICE LIFE The Unnatural World (Enemies List, The Flenser) Dan Barrett e Tim Macuga, ossia Have A Nice Life dal 2008, hanno da sempre le idee chiare: all’orizzonte non c’è alcuna salvezza. Bando all’escatologia. Stop con speranze e ottimismi. L’accettazione della sofferenza è l’unica àncora di salvezza e il duo americano che rilasciò il capolavoro “Deathconsciousness” (miglior album degli anni Zero, per chi scrive) torna con un disco di oscura bellezza, con suoni intrisi di emozioni gotiche e martellanti che non lasciano scampo al necessario lasciarsi andare durante il loro ascolto. Otto pezzi che, come nel primo LP e nei piccoli lavori successivi, si spostano tra Post-Punk abrasivo figlio dei Joy Division, Darkwave nipote di Cold Cave e affini, Shoegaze lunare e Industrial pneumatico. Un’exploitation sonora che arriva dove l’animo è più cupo e il cervello non si stanca di assaggiare ciò che fa paura. “Defenestration Song” e “Burial Society” (già sulla musicassetta “Voids”, ma ora perfezionata e armata d’intero punto) le due perle rare. Come sempre fuori dal tempo per superarlo, così interni all’introspezione da esserne sbalzati fuori e tanto dark da illuminarsene, gli HANL si confermano un progetto incredibilmente talentuoso che dà alla musica di nicchia un contributo sinuoso. Emanuele Giaconi - http://www.benoise.com
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