Lungarno n. 62 - maggio 2018

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ESSERI URBANI di FRANCESCA CORPACI

Cani e padroni di cani

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ll’area cani in Lungarno del Tempio ci si reca principalmente per fare telefonate. Di domenica mattina si chiamano i genitori, e oscuri parenti che compiono gli anni. Si chiama la madre, che si vede ormai di rado, e un fratello o una sorella trasferitisi all’estero. All’area cani si scorre la cronologia del cellulare, ci si informa su persone con cui poi non si andrà a cena. Si aggiornano foto sui profili social, si legge cronaca intravista al lavoro. Si replica a messaggi non molto importanti con pollici alzati e memo vocali. All’area cani ci sono panchine, e sedie di plastica crettate dal sole. Ci sono posaceneri per i fumatori, colmi di mozziconi succhiati fino al filtro. Si discute, per ammazzare il tempo, di certe teorie su questioni razziali, e su problemi di eugenetica e obbedienza che neanche in Germania un’ottantina di anni fa. Il lupo cecoslovacco meglio del bracco, ma il corgi sta bene anche senza giardino. Il labrador insomma, bello ma stupido, e il beagle no, per carità. A volte mi concentro, e provo a immaginare gli stessi argomenti applicati ad un’altra specie, la medesima conversazione sui portoni degli asili. Ho anche scritto reclami ad un quotidiano locale, lettere aperte piene di preoccupazione. Ne ho inviate sette. Non ne ho mai visto l’ombra sugli inserti centrali. All’area cani ci si trova come ai pranzi di famiglia, come tramite un appuntamento che non ci si è mai dati davvero. Si arriva e si festeggiano i cani degli altri: si allargano le braccia, si battono i palmi. In seguito si fa un cenno anche ai loro padroni, quest’ultimo, tuttavia, con minore entusiasmo. All’area cani si pensa alle analisi da ritirare, agli orari infiniti, all’inverno che non passa. E se capita poi di raccogliere feci si sarà in segreto grati a quel gesto: l’atto di chinarsi, d’incontro alla terra, che con fatica ci riporta più vicini al cielo.

Illustrazione di Marta Staulo

PA L E S T R A R O B U R

LEZIONI DI GINNASTICA C U LT U R A L E P E R F I O R E N T I N I di RICCARDO VENTRELLA

La Rondinella dell’84

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er tradizione è la seconda squadra della città, un po’ come il Chievo a Verona, tra alti e bassi (recentemente più i bassi degli alti), legata al Torrino di S. Rosa. La Rondinella dal dopoguerra fa parte a pieno titolo della grande storia sportiva del pallone a Firenze. Fu nella stagione ‘83-‘84 che i biancorossi basati al campo delle Due Strade ebbero il loro gran momento di gloria. Un campionato sugli scudi, guidato dall’allenatore Robotti, già gloria viola, che portò la Rondinella ad ottenere risultati prestigiosi come la vittoria per 2-1 sul campo del Bologna poi vincitore di quel torneo col Parma, e ad aver bisogno di emigrare al Comunale per la

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gran quantità di pubblico. In porta il compianto Pazzagli, all’attacco Brondi, in regia la stella Domini poi destinato a buona carriera in serie A. Alla fine la Rondinella è settima, ma in realtà praticamente quarta a pari merito, non lontana dalla zona promozione. Non sarà mai più così.


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