italia
speciale
Special guest CATERINA SHULHA
mfw 2016/2017
cOSTUME The icon bags ARTE Herb Ritts DESIGN Salone del Mobile TRAVEL Tel Aviv mensile - anno venti - numero quattro - aprile 2016
Israele, il fascino dell’infinito. Offerta Speciale a partire da
480 €
Un’esclusiva
+3902 20245481 info@twizz.it - www.twizz.it
Armani: bye bye pellicce! EDITORIALE
G
iorgio Armani riscopre un animo animalista e fa sapere che a partire dalla stagione autunno inverno 2016/2017 tutte le collezioni si avvarranno della totale abolizione dell’uso di pellicce animali. L’impegno dello stilista nasce da un accordo preso con “The Fur Free Alliance”, una coalizione di 40 organizzazioni animaliste impegnate in 28 Paesi per porre fine al commercio di pelli. “Il progresso tecnologico raggiunto in questi anni - ha dichiarato Armani - ci permette di avere a disposizione valide alternative che rendono inutile il ricorso a pratiche crudeli nei confronti degli animali. Proseguendo il processo virtuoso intrapreso da tempo, la mia azienda compie quindi oggi un passo importante a testimonianza della particolare attenzione verso le delicate problematiche relative alla salvaguardia e al rispetto dell’ambiente e del mondo animale”. Questa è una vera e propria svolta nel panorama del lusso che da sempre considera la pelliccia uno status symbol di fascino, vanità, ostentazione e ricchezza. Ciò che vogliamo sottolineare, visti i tanti (purtroppo) clamorosi dietrofront che nel corso della storia hanno fatto diverse case di moda, è l’aver posto l’accento da parte del designer sul “progresso tecnologico” e sulle “valide alternative”; questo viene letto da noi come punto di non ritorno. La strada dell’ecologico diventa così una soluzione all’altezza di qualsiasi aspettativa visto i passi da gigante che il settore ha fatto rispetto agli anni precedenti. In merito Joh Vinding, Presidente della Fur Free Alliance ammette: “L’annuncio di Giorgio Armani dimostra chiaramente che gli stilisti e i consumatori possono avere rispettivamente libertà creativa e prodotti di sfarzo senza per questo ricorrere alla crudeltà nei confronti degli animali. Per decenni Giorgio Armani è stato un trendsetter nel mondo della moda e la sua ultima comunicazione è la prova che la sensibilità e l’innovazione rappresentano il futuro di questo campo”. Inoltre, visto l’effetto domino tipico del contesto fashion, ci auguriamo che questa importante scelta influenzerà anche molti altri creatori. Tra i marchi conosciuti sono diversi quelli che hanno aderito alla filosofia cruelty-free (si dice di prodotto che non è stato testato sugli animali né ha richiesto l’uso di violenza sugli animali, in sé o nei suoi componenti): si parte, giusto per fare qualche nome, da Benetton, Diesel, Lacoste, Ralph Lauren, Hugo Boss, Stella McCartney fino alle catene Abercrombie & Fitch, Banana Republic, Zara, H&M… Simone Pavesi, Responsabile LAV Moda Animal Free afferma: “Una decisione che fa onore alla Maison Armani e rafforza una strada già tracciata e consolidata dalla LAV in anni di campagne antipellicce in tutto il mondo. Un segnale inequivocabile per il settore, da tempo sollecitato a convertirsi verso una produzione non cruenta”. Insomma oggi l’alternativa esiste e rispetto a ieri lo standard qualitativo dell’ecologico è altissimo, non dimentichiamoci che Armani è sinonimo nel mondo di stile, eleganza, lusso e se proprio lui ha imboccato questa strada state pur certi che la moda non ne risentirà. Anzi… Salvatore Paglia
N . 0 4 aprile 2 0 1 6 cover Caterina Shulha Photo by Andrea Ciccalè Styling by Gloria Ripamonti Make-up: Chiara Corsaletti using Clinique Skincare Filorga Hair stylist: Cosimo Bellomo @Making Beauty Abito ROSSELLA JARDINI editrice Sedit sc via Emile Chanoux, 26 10026 Pont Saint Martin (AO) direttore editoriale Calogero Urruso direttore responsabile Salvatore Paglia pubbliche relazioni Jean Paul Bianco pubblicità Tel. +39 329.8622268 info@luimagazine.com impaginazione e grafica Michele Alberti redazione Fax 02 91390360 redazione@luimagazine.com stampa Tipografia Giglio-Tos
pubblicazione mensile Reg.Trib. di Milano N. 169 - 03/2000 hanno collaborato a questo numero: Alessandro Rizzo Alexia Mingarelli Claudio Marchese Michele Vignali Riccardo di Salvo Silvia Trepago Lui Magazine è un mensile distribuito gratuitamente (0,10 euro) in tutta Italia e Costa Azzurra
Lui Magazine non è responsabile per la qualità, la provenienza o la veridicità delle inserzioni. La direzione di Lui sì riserva il diritto di modificare, rifiutare o sospendere un’inserzione a proprio insindacabile giudizio. L’editore non risponde per eventuali ritardi o perdite causate dalla non pubblicazione dell’inserzione. Non è neppure responsabile per eventuali errori di stampa. Gli inserzionisti dovranno rifondere all’editore ogni spesa eventualmente da esso sopportata in seguito a malintesi, dichiarazioni, violazioni di diritti, ecc. a causa dell’annuncio. L’apparizione di un modello sulla copertina o sulle pagine del giornale non costituisce implicazione relativa al suo orientamento sessuale. Il © delle immagini è di proprietà degli autori. L’editore rimane a disposizione per gli eventuali accordi di pubblicazione che non è stato possibile definire. I dati forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti e quelli degli inserzionisti vengono utilizzati esclusivamente per l’invio del giornale e la pubblicazione degli annunci e non vengono ceduti a terzi per alcun motivo.
SOMMARIO
Tao
FASHION 06
Flames on Rome
YOUNG DESIGNER Kenneth Ning: Revenge
Umberto Gorra
Les Copains
Luxury gold Denim mix
Herb Ritts
132
MFW 2016-2017 60
Scervino
COVER Caterina Shulha
120
ARTE 50
FASHION RGB
110
FASHION 42
MFW 2016-2017 Im Isola Marras
98
FASHION 34
COSTUME The icon bags
92
MFW 2016-2017 22
FASHION The last waltz
82
FOTOGRAFIA 14
MFW 2016-2017 Dsquared
COVER 72
YOUNG DESIGNER 14
FASHION
140
FASHION 72
pètale noir
FOTOGRAFIA 92
COSTUME 42
4
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SOMMARIO
The classic men
TRAVEL 160
Tel Aviv, la cittĂ dei record
DESIGN Salone del Mobile Milano
Avital Kotzer AdarI, Direttore Ufficio Israeliano
Possession
Stella Jean
256 BEAUTY 222
196
MFW 2016-2017 Nails beauty
246
MFW 2016-2017 186
ICONS Bette Davis
244
FASHION 172
MFW 2016-2017 Elisabetta Franchi
238
TURISMO 166
FASHION Fabio at the park
ICONS 196
ARTE 132
FASHION
204
BEAUTY 5 fondotinta per la primavera
214
BEAUTY Spring purity
222 TRAVEL 238
DESIGN 166
5
Photos by MEKA styling by MARTINA FRASCARI
a sinistra: Giacca ANNIE P Top DON DUP Occhiali EMILIO PUCCI EYEWEAR a destra: Top MIHATAMI Pantaloni DON DUP
a sinistra: Tuta N. 21 Anello VALENTINA BRUGNATELLI a destra: Giacca DIDIER PARAKIAN
a sinistra: Collana ROSANTICA Guanti Vintage a destra: Top DON DUP Pantaloni ANNIE P Borsa DESIGNINVERSO Scarpe ALEJANDRO INGELMO
a sinistra: Abito ERMANNO SCERVINO a destra: Scarpa ALEJANDRO INGELMO Photos by Meka Photographer.com Styling by Martina Frascari Assistente digitale: Lisa Micali @Diggystyle Assistente fotografo: Giuseppe Vitale @Diggystyle Assistente stylist: Valentina M. Pavani Make-up artist: Letizia Pecchia Hair stylist: Elena Greco @New Total Look Studio: Diggy Studio @Diggystyle Model: Alba Muzzarelli @Brave Models
YOUNG DESIGNER
Kenneth Ning: Revenge
P
er presentarvi un nuovo designer, questa volta oltrepasseremo i confini nazionali fino ad arrivare in America, più precisamente a New York City. Il nostro protagonista è Kenneth Ning con la sua collezione Autunno/Inverno 2016 intitolata Revenge. Ora non resta altro che scoprirne di più insieme.
YOUNG DESIGNER
Perché l’abbiamo scelto
Dopo molte ricerche ci siamo chiesti: perché non cercare di conoscere designer di altre parti del Mondo? Dopo esserci posti la domanda non abbiamo perso tempo ed immediatamente abbiamo rintracciato Kenneth Ning. La figura e l’essere che Kenneth crea, come molti dei designer che fino ad oggi abbiamo intervistato, ci mostra come ormai i codici ed i confini di genere maschile/femminile non esistano più: anche lui ci consente di vedere un nuovo genere, unico, senza distinzione di forma e struttura. Ripartendo da questo concetto base, ci inoltriamo più in profondità e scopriamo qual è la fonte d’ispirazione di Revenge. Per molti designers la più forte delle influenze passa attraverso il linguaggio cinematografico e lo stesso accade per Kenneth Ning, che racconta il forte ascendente che ha subito dai film di Quentin Tarantino, specialmente dalla trilogia Kill Bill e da un altro regista ossia Takashi Miike con il suo film 13 Assasini. Forte quindi è la cultura orientale e questo si nota concretamente osservando i look con le sue forme e linee. Non da meno, ed infatti dà il titolo alla stessa collezione, sono le tematiche dei film. Tarantino ha sempre trattato il tema della vendetta in ogni sua forma e dimostrazione, lo stesso si evince dal film di Takashi Miike. 16
YOUNG DESIGNER
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YOUNG DESIGNER
Per chi non lo sapesse la parola Revenge sta a significare proprio Vendetta. Questa parola viene evidenziata all’interno della collezione attraverso la stampa grafica della stessa parola riportata su alcuni dei capi che ci ricorda l’arte della scrittura orientale. Kenneth Ning ha quindi volutamente unito i due film ed ha creato un connubio che lui stesso definisce uno “Spaghetti Western dalle atmosfere orientali, Gunslinger vs Samurai”. Per quanto riguarda la parte più tecnica ossia ciò che riguarda i materiali, il nostro designer spezza e si allontana dall’immaginario comune dello Spaghetti Western attraverso l’utilizzo di sete che combina armoniosamente alla Viscosa e al Rayon made in Italy per dare anche un accento più moderno e contemporaneo. Il tutto è decorato da bottoni fantasia che ricordano i cilindri dei revolver. Si notano poi dei lacci che cadono giù dai pantaloni incorporati attraverso piccoli tubicini di seta simili a canne di fucile. Occhielli di grosso spessore e grandi cerniere prendono spunto dalla spada del fabbro Hattori Hanzo che viene mostarto in Kill Bill 2, il quale forgia un forte lama lucida una Katana per il personaggio di Uma Thurman. Insomma un vero sodalizio di due culture, di due forze e due mondi molto lontano che hanno in comune sopratutto il tema della vendetta. Kenneth Ning riesce senza problemi a congiungere senza errori queste due culture guerriere per formare un essere nuovo, creato unicamente dalla forte sua forte fantasia.
YOUNG DESIGNER
Capo traino
Non potevamo dimenticarci della nostra domanda, ormai abitudine consueta: quale capo per lui ha più valore? Vi lasciamo alla sua risposta: “I capi che preferisco della collezione sono i capispalla Jacquard Revenge, che mi hanno permesso di esprimere il tema della vendetta direttamente sulla tela”.
YOUNG DESIGNER
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YOUNG DESIGNER
Passato, presente e futuro
Kenneth Ning si laurea all’Academy of Art University di San Francisco nel 2007 e si trasferisce a New York per lavorare con Michael Kors e Calvin Klein nel team di progettazione collezione uomo. Dopo 7 anni nel settore, nel 2013 ha iniziato il proprio percorso personale ideando il suo personale brand. Attualmente è alla sua 6a stagione e continua a guadagnare un forte sostegno da parte di nuovi clienti e rivenditori internazionali. Alexia Mingarelli Photo by Ilya S. Savenok Getty Images for Kenneth Ning
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speciale mfw 2016/2017
DSQUARED photos by
Andrea Benedetti & Thomas CarlĂ
THE LAST WALTZ Photos by cARLO oTTAVIANO styling by SILVIA BERARDI MODEL: ALONA
Abito GIANNI sAPONE COUTURE
Abito GIANNI sAPONE COUTURE
Abito GIANNI sAPONE COUTURE
Abito GIANNI sAPONE COUTURE Photos by Carlo Ottaviano Styling by Silvia Berardi Assistants: Erasmo Viola and Giovanna Tanda Make-up and hair: Simona Ottobre Model: Alona Designer: Gianni Sapone Couture Thanks to: La Bottega del Marmoraro, Via Margutta 58/A Palazzo Mascagni - Rome
LIFE
COSTUME
The icon bags “La borsa di una donna che può rivelare i suoi segreti in un momento...” canta così la rossa Noemi nella sua ultima canzone presentata al 60° Festival di Sanremo. La cantautrice regala una descrizione ritmata in musica, con una voce forte e struggente, ad un accessorio unico ed iconico come la borsa, che nella storia del costume ha trovato spazio creativo a partire dagli anni Cinquanta, quando grandi case di moda hanno dato il via all’affermazione di meravigliose bags che hanno fatto la storia della moda diventando oggi pensieri stupendi per tutti
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LIFE
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COSTUME
L
a storia della borsa inizia nella preistoria, epoca in cui sono state inventate ed usate rigorosamente da uomini: sono infatti gli uomini primitivi ad accartocciare la pelle degli animali per trasformarle in sacche per trasportare le armi. Con l’invenzione della moneta, le borse venivano usate dagli uomini per trasportare i soldi e proprio in questo periodo nascono i borseggiatori! In epoca medioevale nascono i primi modelli di borse che ancora oggi troviamo: la ‘’Zona’’ da portare alla cintura, la ‘’Crumena’’ da portare a tracolla ed infine la ‘’Manticula’’ da portare a mano, antesignana dell’attuale pochette. Nel Rinascimento saranno considerate i primi accessori legati alla moda: verranno utilizzati materiali nuovi e decorate in modo sempre più particolare. Fra Ottocento e Novecento, con l’affermazione della classe sociale borghese, le donne inizieranno ad ottenere una certa indipendenza ed è allora che la borsa diventa un 44
Lagerfeld modificò attraverso un restyling la 2.55, aggiungendo una lunga e sottile strisciolina di pelle tra gli anelli della catena che componevano la tracolla e cambiando il “Mademoiselle look” rettangolare con il “double clock“, ovvero, la chiusura a doppia C, che divenne, successivamente, il logo distintivo della Maison. Questo nuovo modello prese il nome di “classic flap” e di 2.88. Ancora oggi questi due meravigliose borse sono desiderio indiscusso della moda.
simbolo di emancipazione femminile, diventando così un accessorio indispensabile. Per molto tempo le borse saranno di forme semplici e poco ricercate, avranno linee piatte e squadrate sarà solo Elsa Schiapparelli, tra gli anni Venti e Trenta, che, attraverso la sua moda surrealista, darà forma alle pochette più stravaganti e ricercate, anche fatte a forma di bocca. Saranno gli anni Cinquanta a presentare tre meravigliose borse che hanno segnato un’epoca come: la 2.55 di Chanel, la Kelly di Hermès e una nuova protagonista italiana che ha dato inizio all’Italian style ovvero la Bagonghi di Roberta di Camerino. A dare l’inizio sarà la celebre Mademoiselle Coco Chanel che nel mese di febbraio del 1955 cercò di realizzare un nuovo tipo di borsetta, che potesse rispondere alle esigenze delle donne degli ’50. Per la stilista, che nei primi anni del ‘900 aveva liberato le donne dal fastidioso e angusto corsetto, era tempo di essere svincolate anche da quelle orribili, scomode e per nulla eleganti pochette. Decise, a questo punto di aggiungere, sulla borsetta matelassé 2.55, con classica impuntura a rombi, un innovativo accessorio: una elegantissima catena in metallo, ricoperta da laccatura dorata, che avrebbe permesso di indossare la borsa sia a tracolla che a spalla. I primi modelli furono realizzati in jersey, lo stesso che la stilista utilizzava per i suoi unici ed elegantissimi tailleurs. Qualche anno più tardi il tessuto verrà sostituito da una più pregiata pelle d’agnello. La 2.55 racchiude un particolare significato simbolico e custodisce la storia di Coco Chanel. La stilista era infatti orfana e passò la sua infanzia presso un istituto, insieme alla sorella. Inoltre, si dice, che il tipo di matelassé utilizzato si ispiri ai giubbotti dei garzoni delle scuderie delle piste da corsa. L’interno, in color bordeaux, prende spunto dalle divise di alcuni bambini dell’orfanatrofio, mentre la catena rievoca gli antichi portachiavi dei giardinieri dell’istituto. Nel 1983, dodici anni dopo la morte di Coco, Karl Lagerfeld divenne il direttore creativo della Maison Chanel. 45
COSTUME
La storia della Kelly Bag di Hermès risale al 1937, presso l’omonima azienda diretta dai fratelli Adolphe and ÉmileMaurice, nipoti del fondatore della Maison Thierry Hermès. La maison infatti nasceva a Parigi come selleria specializzata per bardature e finimenti da cavallo. La handbag fu pensata in origine come una borsa porta-sella, da utilizzare durante le battute di caccia.
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È da questo presupposto che i fratelli Hermès decisero di intervenire: riducendo le sue dimensioni e trasformandola in un’elegante borsa da passeggio. La borsa ottenne subito successo, ma dovremo aspettare circa vent’anni prima che questo gioiellino di Hermès venga battezzato con il nome che tutti conosciamo. Infatti nel 1956, Grace Kelly, una delle attrici più amate dal cinema hollywoodiano e da poco diventata Principessa di Monaco,
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COSTUME
cerca di nascondere la gravidanza di Carolina celando il pancione dietro la sua borsa Hermès. La foto finisce sulla copertina di Life e da quel momento, per Hermès, niente sarà più come prima. Quella borsa senza nome, infatti, prenderà per sempre il nome della donna che l’ha resa celebre: Kelly. Dal 1956 a oggi, la Kelly è diventata una delle borse più eleganti e amate al mondo e ancora ai giorni nostri il suo stile è fonte di ispirazione anche per i più grandi stilisti. Uno dei tratti distintivi è senza dubbio la chiusura metallica che prevede l’uso di una chiave, di solito nascosta nell’inserto in pelle attaccato al manico oppure attraverso la chiusura ermetica a lucchetto.
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La Kelly è stata realizzata, successivamente, in 7 diverse misure: dalla mini Kelly alla Kelly 32 e rappresenta il modello più diffuso e più amato dalle celebrities, declinato ad ogni stagione, con colori e materiali diversi e pregiati, come lo struzzo, il coccodrillo, la lucertola, il vitello e molti altri. Ancora oggi è considerata una delle borse più belle al mondo. Era il 1959 e, durante un viaggio in Italia, la Principessa Grace Kelly di Monaco durante un soggiorno a Roma porta al suo braccio la Bagonghi. La borsa diventò una vera e propria icona di moda. E fu subito ribattezzata la “borsa della Principessa”. Creata da Roberta di Camerino, fu la prima borsa ad essere realizzata in velluto, mentre le rifiniture in metallo vennero forgiate addirittura dagli esperti artigiani che costruivano le gondola di Venezia. Si narra che per scegliere il nome la stilista, nell’osservare la sua creazione, si ricordò improvvisamente del nano un po’ tozzo che tanto l’aveva divertita da bambina: Bagonghi per l’appunto! Da allora sono passati molti
anni, ma la Bagonghi resta ancora un must have per le fashion victim. Ogni anno, Roberta di Camerino ripropone questa borsa, con colori e dettagli sempre diversi. Ma resta immutato il fascino senza tempo di questo accessorio squisitamente chic. Meravigliose, uniche, raffinate, eleganti ed iconiche; dietro di esse si cela una storia diversa l’una dall’altra, che hanno segnato un’epoca. Quindi è proprio vero che “la borsa di una donna pesa come se ci fosse la sua vita dentro” … Michele Vignali 49
speciale mfw 2016/2017
Im Isola Marras photos by
Andrea Benedetti & Thomas CarlĂ
RGB Photos by Michael Mann styling by Haniball Saliba
Suit Hacket London Tanktop Rick owens Belt Stylist own
Suit Dolce & Gabbana T-shirt Dsquared Shoes Emporio Armani
T-shirt Balmain Trousers Dior Homme Belt ErmenEgildo Zegna Shoes Jimmy Choo
Tank top saint laurent Paris Trousers Prada
Suit Strellson Tank top Balmain Shoes Emporio Armani
Suit Strellson T-shirt Uniqlo Belt Etro
Suit Tiger of sweden Tank top SaInt laurEnt Paris Belt Cinque
from left: Suit Tiger of Sweden T-shirt balenciaga Belt Stylist own Suit Etro
from left: Suit Boss Tank top Saint laurEnt pariS Suit Brioni Tank Top Balmain
Photos by Michael Mann @House of Orange Styling by Haniball Saliba Photographer’s assistant: Miriam Alston Grooming: Silke Zeitz using MAC Cosmetics Models: Pepijn Goudsblom @Core and Leo Seibert @Izaio
“Vorrei essere un’attrice multitasking”
I
ncontriamo Caterina Shulha nel bel mezzo di una pausa sul set di “Squadra antimafia 8”. Sono circa le 11 di mattina di uno degli ultimi giovedì di marzo e uno dei primi di primavera. Immediatamente ci stupisce la sua risata, così armoniosa, spiccante, avvolgente, ma discreta. Ne rimaniamo sorpresi. Non avevamo ancora fatto i conti con la sua persona ed eravamo ancora “schiavi” dei suoi personaggi e dalle storie piuttosto complicate che li caratterizzano; ci aspettavamo quindi “un’anima piuttosto dannata” dal viso d’angelo, invece veniamo catturati da una frizzante energia mista ad un’abbondante dose di simpatia. Di Caterina ci piace molto il suo approccio alla vita, così spontaneo, vivace e altrettanto riguardoso e grato. Vediamo sentir parlare una ragazza, ma a tratti, molti, soprattutto quando i discorsi si fanno seri e toccano corde delicate, ci sembra di colloquiare con una donna più matura che ha sconfitto alcune delle sue paure, ma che fa i conti con delle altre. La giovane ha stoffa è inutile negarlo e non è una di quelle che dorme sugli allori, ma continua a studiare per migliorare e crescere; “vittima”, forse, di quei tanti complimenti sul suo aspetto fisico che da una parte l’hanno immediatamente lanciata con successo nel sistema moda e dall’altra hanno oscurato il suo potenziale artistico. Talento che oggi sta dimostrando molto bene, ma questo, forse, lei ancora non lo sa perché sono ancora tutti troppo impegnati a dirle che è bella, ma presto si accorgeranno che è anche brava, molto brava. Noi vi abbiamo avvisato.
Photos by Andrea Ciccalè Styling by Gloria Ripamonti Starring: Caterina Shulha Make-up: Chiara Corsaletti using Clinique Skincare Filorga Hair stylist: Cosimo Bellomo @Making Beauty Location: Roma Times Hotel, Mood Hotels
Abito Rossella jardini
Abito Blumarine
Abito Blumarine
INTERVISTA
Che cosa significa per te recitare? Tante cose… ad esempio mettersi in gioco e regalare emozioni. Con quale pregiudizio, arrivando dalla moda, hai dovuto combattere per affermarti come attrice? Con il solito “bella ma non balla”. Fortunatamente piano piano e con molte fatiche sto riuscendo a dimostrare il contrario… almeno così dicono. Per migliorarti continui a studiare, ad aggiornarti e a frequentare corsi… insomma un vero “tour de force”, che obiettivo ti sei prefissata? E da dove scaturisce? Un vero obbiettivo non c’è: vorrei essere un’attrice multitasking. Sto studiando qualsiasi cosa che può servire ad arricchire il mio mestiere, dal canto al ballo, passando per il doppiaggio. Nella vita e sul set in quale ruolo hai paura di rimanere “prigioniera”? Nella vita non ho l’angoscia di rimanere incastrata in un ruolo specifico, spero di ricoprirne svariati: dalla donna in carriera alla mamma e moglie. Le persone a me care mi conoscono. Non posso affermare la stessa cosa per il mio lavoro. Mi attribuiscono molto spesso, e purtroppo, ruoli da “faccia d’angelo” dimenticando che con un colore di capelli diverso, esercizio fisico e tante prove, si può diventare qualunque personaggio… basta dare una chance e mettersi alla prova.
Abito Rossella jardini
Parlaci della dodicenne arrivata in Italia senza conoscere una parola della nostra lingua e di ciò che conservi di lei? Una bambina piena d’insicurezze e paure, alimentate da ciò che sarebbe accaduto una volta ricominciata una nuova vita qui in Italia. Timori che fortunatamente ho perso lungo il percorso della crescita. Non ho invece mai smarrito l’umiltà, valore per me fondamentale che mi ha insegnato e trasmesso mia nonna e mia mamma.
Potendo decidere quale ruolo interpretare nel prossimo film, quale sceglieresti e perché? Mi piacerebbe dare vita ad una ragazza ribelle e con problemi di dipendenza da droga. Sarei curiosa di scoprire che cosa può regalarmi, dal punto di vista psicologico, un personaggio così complesso. 77
Camicia e gonna Rossella jardini Scarpe Jimmy choo
INTERVISTA
La dote che ad una donna non dovrebbe mai mancare è? Mentre in un uomo? Lei non deve essere priva d’orgoglio, ovviamente dosato al punto giusto; mentre lui non deve essere privo di galanteria… (sempre al punto giusto).
Per il grande schermo, invece, sei nel cast di “La vita possibile”, un film sulla forza delle donne con Valeria Golino e Margherita Buy. Parlaci del tuo personaggio. Incarno Larissa, un’altra figura che porterò nel cuore, “nata” grazie alla fiducia del regista Ivano De Matteo e del casting Pino Pelligrino. Larissa è una ragazza, appena diciottenne, costretta a prostituirsi che si aggrappa alla speranza di un futuro migliore, ma la vita non è sempre una favola… Non posso dire altro, lo scoprirete al cinema.
Che rapporto hai con la tua femminilità? Io chiederei alla femminilità che rapporto ha con me. Ne soffre molto quando sono fuori dal set o dagli eventi pubblici perchè indosso solo tute. Facciamo un salto nel futuro: come ti vedi sul set tra 40 anni? Interpretando chi…? Beh… 40 anni son tanti… non so che ruolo, l’importante è che sia diverso da quelli che ho in precedenza interpretato.
E poi c’è l’attesissimo “Squadra antimafia 8” che ha visto diversi cambi importanti nel cast. Dacci qualche anticipazione… Questa di “Squadra Antimafia” è un’altra esperienza pazzesca, innanzitutto perché interpreterò due personaggi diversi e sopratutto di età differenti. Anche qui sono stata fortunata perché ho lavorato al fianco di Ennio Fantastichini e al bravissimo regista Renato De Maria.
Ora facciamo un tuffo nel passato quale aneddoto ricordi con più gioia e quale con un filo di tristezza? Ho dei bei pensieri sul mio primo set che mi ha visto coinvolta con i miei quattro fantastici compagni di viaggio in tre mesi di riprese. Eravamo tutti diciottenni ed era molto bello vivere 24 ore insieme. Un filo di tristezza mi viene ogni volta che finisco le riprese. È tutto legato al mio lavoro…
Ti vedremo in “Un passo dal cielo 4”? Non è ancora trapelato nulla… Non posso svelare molto, ma di sicuro farò una “capatina” di saluto ai fans. Di che cosa vai particolarmente orgogliosa? Della vita e dei regali che ogni giorno è in grado di donare.
E adesso il presente. Sei in uscita con un sacco di ruoli diversi, interessanti e ricchi di sfumature. Cominciamo parlando di “Il confine”, la miniserie destinata alla prima serata di Rai 1 realizzata per il centenario della Prima guerra mondiale. Raccontaci qualcosa… Ne vado molto orgogliosa! Un set importate con un regista bravissimo, ma altrettanto esigente: Carlo Carnei. Per me è stato un po’ il set della prima volta: non avevo mai lavorato indossando i costumi d’epoca, recitato con il pancione finto, interpretato le fatiche e le gioie del parto. è stato tutto assolutamente magico, dal primo giorno all’ultimo.
Che cosa va al di sopra della tua carriera? E’ brutto fare paragoni, ma alla famiglia non rinuncio! Nemmeno per tutto l’oro del mondo. Quando hai detto: questa è l’ultima volta che… ti riferivi a…? L’ultima volta che sono entrata in un Mc Donalds… ora sto cercando di smettere seriamente. Salvatore Paglia 80
Abito Rossella jardini
Flames on Rome Photos by Francesco Italia styling by Pippi Kong
Red scarf Alexis mabille
Jacket red grey Fendi Dress lace albino Suites black Lucio vanotti
White coat ANGELOS FRENTZOS Everything red lucio vanotti Black dress ermanno scervino White pants lucio vanotti
Gold jacket saint laurent paris Blue shirt up i love it Print pants and shirt antonio marras Brown dress albino
Red scarf Alexis mabillE Red jump suit and dress on man Lucio vanotti Red dress woman Albino White rope ANGELOS FRENTZOS
Blue print suits Messagerie uomo Black white coat ermanno scervino Black dress auguestin teboul Jewels lisa c
Dress albino Red jacket Messagerie uomo Green jacket jil sander Black dress Albino Photos by Francesco Italia Styling by Pippi Kong Mua: Letizia Pecchia Hair: Lorenzo Bidoli Styling assistant: Priyanca Castelino Assistants: Pauline Delval and Veronica Olivotto Models: Gianluca Albonico and Katie Cook @Why Not Models Rex Van Poppel @Independent
Fotografia ritrattistica tra visioni oniriche e iperrealiste: eleganza e armonia di forme nell’arte di
Umberto Gorra
FOTOGRAFIA
I
l ritratto diventa parte principale e protagonista nella produzione di Umberto Gorra. La fotografia diventa espressione libera di un messaggio poetico che si realizza interiormente all’autore. Non vi si trovano cenni di impulso e di istintualità nella mano di Gorra quando fotografa, così come non si possono trovare caratteristiche puramente documentariste e prive di sostanziale contenuto poetico nelle opere che l’autore va a definire. Nelle serie “Man” and “Woman” si celebra in modo raffinato e delicato la figura maschile e femminile, ponendo una rottura e una critica verso schemi stereotipati, donandoci visioni che conducono oltre la dimensione fisica e oggettiva della fisicità narrata nello stesso scatto. Umberto Gorra riesce, così, a donarci attraverso la sua sintassi visiva una componente di liricità, nel momento in cui il soggetto si inquadra in un contesto aspaziale, quasi metafisico, onirico nel suo complesso, e tale da affidare lo spettatore a un percorso visionario che celebri un’introspezione intima e interiore della figura rappresentata, in una valenza quasi simbolica e metaforica. Si apprezza nella produzione di Umberto Gorra una certa sapienza nell’utilizzo della tecnica: si pone come primario elemento il tema della luminosità e dell’esposizione della luce, definendo una tenuità quasi pastellata delle cromie e dei colori che definiscono l’opera nel suo complesso. Le aperture di diaframma variano in base all’effetto estetico che diventa significante di un contenuto visivo, così come cambiano i tempi di esposizione stessi, ora cercando di dare maggiore centralità alla figura umana ripresa, ora, invece, tentando, con ottima riuscita, di garantire una rappresentazione più sfumata, concedendo una certa dinamica alla 94
raffigurazione e definendo, così, una certa degradazione, delicata quanto leggiadra, dei contorni che delineano le figure e gli oggetti presenti. La dimensione dell’opera risulta essere pulita, nitida e trasparente nelle proprie variazioni luminose e cromatiche, confidando in una certa consapevolezza della profondità e di una prospettiva che si staglia e che si concede in un insieme quasi pittorico, rimando a certe visioni di un’arte classica, dai toni eleganti e raffinati. Umberto Gorra celebra nei propri ritratti fotografici un connubio tra l’esultanza estetica di una ricerca del bello e la concentrazione su un messaggio che diventa contenuto di un viaggio e che pone lo spettatore coinvolto in un itinerario interiore e di approfondimento delle dinamiche intime ed esistenziali dell’essere umano, immerso nella propria contemporaneità. Le luci e le ombre si calibrano, disegnando i contorni e le linee di corpi di soggetti che si elevano a figure quasi mitiche e mitologiche di storie che si avvicendano, lasciando grande spazio all’espressività dell’individuo, celebrato nella propria complessità e naturalezza. Umberto Gorra propone una produzione artistica che porta a immaginare nella sontuosità e nell’espressionismo una valenza glamour dell’immagine, rilevando il tutto con una dose di grande portata artistica e poetica, di riflessione compositiva che innegga alle cromie, accentuandole in una chiave artistica compositiva dalla grande portata surrealista, espressionista e iperrealista, ora si apprezzano parti di fisico immerse in una dimensione spaziale, ora, invece, si apprendono giochi di interazione tra figure e oggetti in un complesso di linee geometriche e di contrapposizione, equilibrata e armoniosa, tra spazi vuoti e spazi pieni. www.umbertogorra.com Alessandro Rizzo
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speciale mfw 2016/2017
Les Copains photos by
Andrea Benedetti & Thomas CarlĂ
Luxury gold Photos by Andrea Sartore Fashion Designer: Dana Zidaru
Photos by Andrea Sartore - www.fotografoandrea.it Fashion designer: Dana Zidaru - www.danadesign.it Make-up and hair stylist: Carmen Carol in collaborazione con Mba Making Beauty Academy Assistant: Simone Canino Model: Svetlana Vakulova Location: Palazzina di caccia di Stupinigi - Torino
DENIM MIX Photos by FILIPPO THIELLA styling by ALESSANDRA MACRì
Felpa e shorts HOSIO Giubbotto jeans LEVI’S Scarpe PASSION BLANCHE
Cappotto ANGELOS FRENTZOS Jeans LEVI’S Scarpe PASSION BLANCHE
T-shirt ANGELOS FRENTZOS
Giubbotto jeans LEVI’S
Giacca MESSAGERIE Maglione DOCKERS Jeans MESSAGERIE Occhiali MOVITTA
Camicia BERSHKA Giubbotto MESSAGERIE Jeans LEVI’S
Felpa EVERLAST Giacca HOSIO Jeans ENERGIE
Giacca ANGELOS FRENTZOS T-shirt EVERLAST Jeans LEVI’S Scarpe PASSION BLANCHE
T-shirt ANGELOS FRENTZOS Camicia e shorts LEVI’S
Maglione BERSHKA Camicia DOCKERS Photos by Filippo Thiella Styling by Alessandra MacrĂŹ Assistant: Stefano Forensi Grooming: Yasantha Using Piergiuseppe Moroni Model: Tommy Ceravone @FashionModel
ARTE
“In equilibrio”, imperdibile retrospettiva del celebre fotografo
Herb Ritts
L
’arte e lo stile di Herb Ritts (1952-2002), fotografo statunitense tra i più rinomati e apprezzati, le cui opere hanno contribuito a costruire il patrimonio dell’immaginario collettivo mondiale degli ultimi decenni, sono i protagonisti della rassegna dal titolo “In equilibrio”: prima strepitosa retrospettiva dell’artista presentata a Milano fino al prossimo 5 giugno nella cornice del Palazzo della Ragione Fotografia. La mostra, curata da Alessandra Mauro, presenta oltre 100 immagini originali, dalle più celebri ad altre inedite, oltre ad ingrandimenti spettacolari, video installazioni, tutte provenienti dall’Herb Ritts Foundation di Los Angeles ed espressamente selezionate per quest’appuntamento.
Bill T. Jones, Los Angeles 1995
ARTE
La fotografia di Herb Ritts è un insieme misurato di spontaneità e studio, di glamour e immediatezza, di pose sofisticate, di divi del cinema e della musica. Ma non solo: le immagini dell’esteta vivono in perfetto equilibrio - così come recita il titolo della mostra - che si esprime con il dosaggio attento degli elementi originari, l’esaltazione del corpo in movimento, l’evidenza dei volti, in un ambiente dominato dalla luce naturale. A testimonianza di ciò il percorso espositivo si sviluppa attorno alle tematiche maggiormente presenti nel suo universo creativo. In primo luogo spiccano i ritratti che hanno contribuito a creare la mitologia di alcune delle celebrità più acclamate dello star system mondiale.
Stephanie con fiore, Los Angeles 1989
Waterfall IV, Hollywood 1988
Backflip, Paradise Cove 1987
ARTE
Madonna (Profilo True Blue), Hollywood 1986
Stephanie, Cindy, Christy, Tatjana, Naomi, Hollywood 1989
ARTE
Da quelle della musica - Madonna lo scelse per realizzare la copertina di True Blue e per dirigere il video Cherish - a Michael Jackson, David Bowie e Tina Turner - sua è la copertina di Foreign Affair -, a Jennifer Lopez e Britney Spears, alle icone del cinema, come un giovanissimo Richard Gere, fotografato ancor prima del suo esordio sul grande schermo, o Reese Witherspoon, Brad Pitt, Penelope Cruz, Elizabeth Taylor. Tra le immagini che il mondo della moda ricorda con più fervore, splende l’iconico scatto del 1989 che raffigurava nude, in un armonioso abbraccio, cinque fra le più celebri top models di fine anni ‘80 (Cindy Crawford, Naomi Campbell, Stephanie Seymour, Christy Turlington e Tatjana Patitz) battuto all’asta nel 2007 per 63.500 euro.
Tatjana Veiled Head (Tight View), Joshua Tree 1988
Tornando alla vetrina si prosegue poi con il lavoro sul corpo in movimento. Ritts, uomo di elevata cultura e sensibilità, nonché appassionato d’arte, studiò con estrema attenzione le composizioni classiche, così come la plasticità della statuaria rinascimentale, per poterle tradurre nei suoi scatti, in un perfetta armonia tra i volumi e la luce naturale. Infine si conclude con i paesaggi e le suggestioni africane. Il continente nero ha sempre esercitato un enorme fascino su Herb Ritts, le forti sensazioni che quella terra era in grado di comunicargli, trovano spazio in sorprendenti reportages. Un’apposita sezione presenterà alcuni video che riveleranno il lato nascosto del suo lavoro, attraverso filmati di backstage, ma anche la sua attività di attento collezionista di fotografia. Silvia Trepago
Herb Ritts: “In equilibrio� fino al 5 giugno
al Palazzo della Ragione Fotografia, Piazza Mercanti,1 a cura di Alessandra Mauro Comune di Milano - Cultura, Palazzo della Ragione, Civita - Contrasto, GAmm Giunti in collaborazione con Herb Ritts Foundation - Los Angeles Info: 02.43353535
www.palazzodellaragionefotografia.it
Alek Wek, Los Angeles 1998
speciale mfw 2016/2017
SCERVINO photos by
Andrea Benedetti & Thomas CarlĂ
Pètale noir Photos by Simone Golfieri For Cattura styling by Stesy For Cattura
Collant Philippe Matignon - Vintage Feathers - Earrings Bjorg
Lingerie I.D. Sarrieri
Lingerie I.D Sarrieri - Fur Reichs Fur - Earrings Bjorg
Slip I.D Sarrieri - Bra Dolce & Gabbana - Shoe Ballini - Vintage Feathers - Earrings Bjorg
Lingerie I.D. Sarrieri - Earrings Bjorg
Lingerie I.D. Sarrieri - Gloves Sermoneta - Shoes Veneziani
Lingerie I.D. Sarrieri - Vintage Fan - Earrings Bjorg
Bra I.D. Sarrieri - Pants Dolce & Gabbana
Photos by Simone Golfieri for Cattura Fashion editor and stylist: Stesy for Cattura Make-up: Antonia Deffenu Hair: Mamrez Abbasi Production: Cattura Model: Xiao @Mp Management
The Classic Men Photos by Paolo Puopolo styling by Amira Laurato
Men: Shirt Hugo Boss Suit ZARA MEN Watch Girard-Perregaux Belt Armani Woman: Dress Vintage Necklace Dolce & Gabbana
Men: Shirt and cravat JOOP Suit ZARA MEN Watch Bulova Shoes Lloyd Woman: Earrings MOSCHINO Bracelets HEM Body Agent Provocateur Shoes Louboutin
Men: Shirt, suit and shoes Hugo Boss Watch Girard-Perregaux Woman: Dress and necklace Vintage Shoes Louboutin
Men: Shirt Hugo Boss Suit ZARA MEN Watch Girard-Perregaux Woman: Dress Vintage Necklace Dolce & Gabbana Shoes Roberto CavallI
Photos by Paolo Puopolo Make-up artist and styling by Amira Laurato Assistant: Gennaro Buonomo Models: Alexander Burgmayr @Spin Hamburg and Ines Trocchia @2morrow Milan
DESIGN
Salone del Mobile.Milano:
Fendi, Ferrè, Roberto Cavalli, Ungano e Versace tra i brands del fashion in esposizione nel nuovo settore xLux
Backstage Corto Garrone @ Paolo Alberto Gatti per Ciarmoli Queda
I
l Salone del Mobile.Milano è senza ombra di dubbio un forum di idee, creatività, novità e tecnologia che racconta, attraverso le tendenze progettuali avanzate, i nuovi modi dell’abitare. Ma non solo… Giunta alla sua 55a edizione la manifestazione, che si svolgerà dal 12 al 17 aprile a Fiera Milano, è, a tutti gli effetti, una vetrina dell’innovazione e luogo privilegiato di relazione e business. Con un’offerta di progetti e servizi di altissima qualità, l’evento si riafferma quale appuntamento must del settore portando sul palcoscenico internazionale le ultime novità in fatto di prodotti e soluzioni e riaffermando il ruolo di capitale del design a Milano. Tra le novità da tenere sottocchio il nuovo settore xLux, al padiglione 3, dove spicca la forte presenza dei maggiori brands del fashion, tra
cui Borbonese, Fendi, Ferrè, Paul Mathieu, Roberto Cavalli, Ungaro e Versace, oltre a brands di prestigio internazionale, come Aston Martin, Ritz, in anteprima mondiale, e Tonino Lamborghini. Il segmento non è di certo nuovo, ma a riconoscimento di una tipologia di prodotto già affermata principalmente sul mercato americano, dell’East e Far East si è voluto dare una collocazione precisa a questa tipologia di prodotto che fino alla scorsa edizione presentato in maniera diffusa all’interno dei diversi padiglioni. “La 55a edizione - dichiara il Presidente Roberto Snaidero - sarà un appuntamento di richiamo internazionale. Il 70% degli operatori arriva da oltre 160 Paesi dove l’offerta commerciale, ben rappresentata dal meglio delle aziende tra le più qualificate del mercato italiano ed estero, si 168
Backstage Corto Garrone @Salone del Mobile 169
Backstage Corto Garrone @ Paolo Alberto Gatti per Ciarmoli Queda 170
E concludiamo con il cortometraggio realizzato dal pluripremiato regista Matteo Garrone - proiettato al padiglione 15 F15/H18 - in cui si narra del gusto classico made in Italy e della sua attualità in un percorso visivo e sensoriale. Non potevano di certo mancare il SaloneSatellite, giunto alla sua 19a edizione (ingresso libero da Cargo 4) con il tema “New Materials New Design” e il concorso SaloneSatellite Award, giunto alla sua 7a edizione, che ha lo scopo di stabilire un contatto tra domanda e offerta, tra imprenditori e designers, tra creatività e produzione. Infine, una nuova campagna di comunicazione che recupera il livello artistico culturale che attinge al passato, ma che si lancia con forza in un’affermazione identitaria con un livello verbale élitario dove essere diventa un esserci: “O ci sei, o ci devi essere”, una condizione “sine qua non” per appartenere ad una “community”. Informazioni e aggiornamenti live sul Salone del Mobile.Milano e i suoi eventi collaterali sono disponibili su Facebook, Twitter, LinkedIn, YouTube, Flickr e Pinterest. Novità di quest’anno è il canale Instagram. L’hashtag ufficiale è #SaloneDelMobile.
Backstage Corto Garrone @Salone del Mobile
coniuga alla cultura dell’abitare attraverso gli eventi collaterali che presenteremo”. Un gran momento di business quindi, che da solo, lo scorso anno, ha generato un indotto di 221 milioni di euro. Anche quest’anno si registra il tutto esaurito con 207.000 mq di superficie espositiva netta e 2.310 espositori di cui 650 i designers del SaloneSatellite. Coniugare affari e cultura è da sempre l’ideologia del Salone del Mobile.Milano; quest’anno sono tre gli eventi collaterali dedicati rispettivamente alle filosofie dell’abitare, all’arredo classico e alle finiture per l’architettura, oltre a un cortometraggio unico e speciale nel suo genere. Ma andiamo con ordine. Nell’ambito della XXI Triennale International Exhibition l’appuntamento è con “Stanze. Altre filosofie dell’abitare”: una mostra che intende sottolineare il compito speciale dell’architettura degli interni e dare una visione proiettata verso il futuro del nostro abitare (a cura di Beppe Finessi al Palazzo dell’Arte di Milano dal 2 aprile al 12 settembre). Si prosegue con la mostra-evento “Before Design: Classic”, riflessione sull’anima classica dell’abitare contemporaneo. 171
Fabio at the Park Photos by CARMEN CAMPOS styling by Carmen and Fabio
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Pants Yohji Yamamoto Boots and black tank top Armani Jeans Flower vest Vintage 70’s
Pants Yohji Yamamoto Boots and black tank top Armani Jeans Bracelet Vintage
Pants Yohji Yamamoto Boots and black tank top Armani Jeans Flower vest Vintage 70’s
Pants Yohji Yamamoto Boots and black tank top Armani Jeans Bracelet Vintage
Pants Yohji Yamamoto Boots Armani Jeans
Pants Yohji Yamamoto Boots and denim shirt Armani JeanS Photos by Carmen Campos www.carmencampos.com Styling by Officeimshoot Director: Vanilson Coimbra Beauty: Max Araujo Model: Fabio Mancini @D’Men (D Management Group)
speciale mfw 2016/2017
Elisabetta Franchi photos by
Andrea Benedetti & Thomas CarlĂ
ICONS
Bette Davis’ story
La signora di Hollywood dagli occhi penetranti
Chi ama, come noi, la memorabile Bette, nella vita Ruth Elizabeth Davis nata il 5 aprile 1908 a Lowell negli Stati Uniti in Massachusetts, non dimentica il viso isterico di Jane che aspetta fuori dalla porta, dopo aver pronunciato la mitica frase “Sai Blanche? Abbiamo dei topi in cantina”, riferita alla sorella Blanche Hudson, personaggio interpretato da Joan Crawford, ex stella del cinema ridotta a vivere su una sedia a rotelle, nel fantastico thriller “Che fine ha fatto Baby Jane?” (What Ever Happened to Baby Jane?) del 1962, diretto da Robert Aldrich
L
a pellicola ci riporta allo splendore di un Cinema immortale dove le dive erano autentiche e lo star system americano strapagava le loro prestazioni, creando un divismo intramontabile ed inimitabile. Decisamente non bella, ma di un fascino carnale e misterioso, Bette Davis aveva occhi che penetravano e bucavano lo schermo. Si comportò sempre da vera diva, sapendo scegliere, dopo essere stata rifiutata alle selezioni per entrare all’ Eva Le Gallienne’s Manhattan. Come spesso accade nello star-system, un’attrice, fisicamente non conforme ai canoni estetici dominanti, rischia di farsi soffiare la parte da una collega meno brava ma più bambola. Oggetto del desiderio per un pubblico voyeur. La biografia narra che, dopo il suo primo film “Bad Syster” (1931), il produttore Carl Laemml esclamò “Non è possibile girare un film in cui un uomo ne passa di tutti i colori e concluderlo con un viso simile!”. In effetti la bellezza della giovane Bette Davis era medusea, difforme dalla Venere bionda alla 198
Marlene Dietrich e, più tardi, alla Jean Harlow. Il suo corpo non era iconico nel senso classico e il viso, più che desiderio, sprigionava un fascino tempestoso. Un misto di splendore e di orrore. Ma fu proprio questa diversità, rispetto allo standard, che fece di Elisabeth Davis la grande attrice da Oscar, una delle più prestigiose del cinema mondiale. Non è necessario scomodare un semiologo come Roland Barthes che nel saggio “Miti di oggi” sottolinea che una diva è un’immagine appartenente alla memoria collettiva di massa grazie ad alcuni segni che partono dal corpo e colpiscono l’anima. Ebbene, come Greta Garbo incarnava una dea lunare in un corpo pigro, così possiamo dire che Bette Davis era l’incarnazione di una donna nata per essere un terribile animale cinematografico. Tanto il suo sguardo era tagliente da bucare lo schermo, profondo e verde come l’abisso marino, mentre altre sue colleghe più belle di lei lo attraversavano, sfiorandolo appena.
Gli occhi di Bette Davis
Chi non ricorda Kim Karnes nei lontani anni Ottanta quando, con voce sottile cantava “Bette Davis’ eyes”? La storia di alcune attrici è tatuata su un diagramma tracciato tra bocca e decollètee. Quella di Bette Davis è una linea invisibile che collega occhi e bocca. Vediamo come ha saputo emozionarci con questo mistero. Alla Warner Bross non fu capita subito, nonostante il suo talento drammatico. Nel 1935 nel film “Selvaggio” litigò sul set con il regista Mayo sul modo con cui avrebbe interpretato la scena della pazzia. La spuntò sul regista e ottenne un forte successo in “Schiavo d’amore” (1934). Costretta a rimanere “schiava” della Warner, per mesi tormentò i produttori, finché riuscì a vendicarsi passando alla 201
casa di produzione RKO. Coraggiosa e vincente, ottenne il primo Oscar nel 1936 con “Paura d’amare”. La Warner la ricattò, dicendole di seguire “la legge della foresta” per avere la parte di Rossella O’Hara in “Via col vento”. Ma la grande attrice, andò su tutte le furie quando seppe che il suo partner sarebbe stato Errol Flynn. Non le andava proprio a genio. Fu così che la Warner non la fece lavorare per tre mesi. Le parti furono poi assegnate a Vivien Leigh e Clark Gable. Sotto contratto con la RKO, nel 1951 fu chiamata dalla Fox per interpretare la matura Margo Channing in “Eva contro Eva”. Capolavoro drammaturgico in cui l’attrice si dimostrò entusiasta di lavorare con un regista del calibro di Joseph Mamkiewicz.
Dopo film altalenanti tra mediocrità e sufficienza, non alla sua altezza, nel 1962 Bette Davis riconquista il fulgore divistico nel film “Che fine ha fatto Baby Jane?”. Si dice a proposito di questo film che la Crawford e la Davis fossero rivali sulla scena come nella vita e che la Davis imitasse la sua voce, quando durante la pellicola parlava al telefono al posto della collega. La ricordiamo spesso in DVD e quando il tempo tiranno ci permette di entrare nella scatola immaginifica del cinema. La stupefacente attrice ci sconvolge continuamente con il suo calarsi perfettamente in diversi ruoli. La vediamo perfetta nei panni di Apple Annie, una donna indigente e accattona in “Angeli con le pistole” (1961) o in “Perdutamente tua” (1942) quando da figlia grassa, sciatta e insignificante si trasforma in una donna elegantissima e affascinante, capace di ammaliare gli uomini. Indimenticabili restano i film girati accanto alla delicata e brava Olivia De Havilland. Imperdibile è l’ultimo “Piano… piano dolce Carlotta” (1964), firmato ancora una volta dal regista Aldrich. Sensazionale la Davis che resta vera, unica diva nel muoversi, come lei sola sapeva fare, tra cattiverie e scelleratezze. Ma, nella magnifica Bette primeggiano gli occhi, il gesto in una serie di sequenze drammaticamente tese e pungenti come coltelli. Una specie di deformazione espressionista, quasi simile a “Nosferatu” di Murnau, sfigura qualsiasi canone di bellezza, facendo apparire la Davis come una dea crudele, isterica e vendicativa. Un pezzo di bravura che fu di lezione, qualche anno dopo, alla superba interpretazione di Liz Taylor, inimitabile e affascinante diva hollywoodiana dagli occhi viola, nella parte dell’alcolizzata in “Chi ha paura di Virginia Woolf?” con Richard Burton. Riccardo Di Salvo e Claudio Marchese
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speciale mfw 2016/2017
Nails Beauty photos by
Andrea Benedetti & Thomas CarlĂ
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piĂš uno perLui
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Armani Un “cult”. Universale ed unisex. La consistenza è molto acquosa e bastano poche gocce per rendere l’incarnato omogeneo e luminoso.
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Tel Aviv, la città dei record
C’è una verde collina dove il turismo sta crescendo anno dopo anno con percentuali a due cifre. Si tratta di Tel Aviv, letteralmente “la collina della Primavera”, una straordinaria città che, con oltre cento anni di vita, traduce già solo nel nome la vitalità di un’area del Mediterraneo dove l’inverno non esiste e dove, anche a gennaio, fioriscono oleandri e bouganville
ph. Vanda Biffani
S
iamo in Israele, Paese più conosciuto forse per i luoghi della tradizione e della storia che sono rappresentati soprattutto da Gerusalemme “la città della luce”, e che trova invece in Tel Aviv la dimensione più giovane ed inaspettata di una realtà dinamica, all’avanguardia, che saprà stupire e divertire. Perché Israele non è, appunto, solo Gerusalemme e tradizione. Nel cuore di ogni turista Gerusalemme rappresenta la culla delle religioni, il luogo dove prendono vita la storia di ciascuno di noi e le radici del Cristianesimo, ma anche una città ricca di una cultura inaspettata. Essa si concentra in quei due chilometri quadrati di storia unica al Mondo: la Città Vecchia, con i suoi 4 quartieri,
cristiano, mussulmano, armeno ed arabo, che svetta di luce al tramonto e che invita a fruire di un paesaggio irripetibile: saprà commuovere il turista che ne percorrerà le mura, fermandosi a gustare una raffinata colazione in luoghi dove la storia ha preso vita, dal ristorante dello storico King David Hotel alla terrazza del famosissimo Austrian Hospice, al patio del celebre St.Andrew’s Scottish Guesthouse dove tanta letteratura ha visto la propria privilegiata ambientazione. La cosmopolita città di Tel Aviv appare in questo panorama come una vera e propria star che si affaccia sul Mar Mediterraneo: moderna, dinamica e frizzante. Oltre ad essere la porta moderna dell’Oriente è la città dei record: è stata scelta come la start up city nel 2015, 240
TRAVEL
deciso di arrivare per la prima volta in Israele precedendo solo di pochi giorni il concerto live di Elton John e della sua band che avrà luogo a maggio. Sempre del prossimo mese è l’appuntamento con il “Doc Aviv Festival”, che proporrà il meglio della produzione dei documentari mondiali e, per gli amanti dell’architettura e del design, l”Open house”, evento realizzato per scoprire l’originalità dell’architettura di Tel Aviv, seguendo l’esperienza che è già di Gerusalemme e di molte altre capitali mondiali del design a cominciare da Londra e Stoccolma Dal 29 maggio prenderà vita la Pride week, manifestazione che è oramai un punto di riferimento internazionale per il Mondo lgtb con conferenze, divertimento e un attesissimo e condiviso festival del cinema. Il tema centrale del Pride di quest’anno sarà quello della donna all’interno della comunità. Il Pride quì è molto sentito e vissuto anche per il fatto che il 30 per cento degli abitanti del centro della città è di tendenza gay.
ph. Vanda Biffani
ha dato vita nel medesimo anno ad oltre 150 nuove aziende, è stata vincitrice per due anni della palma di miglior città gay-friendly ed è stata recentemente premiata come la città migliore al Mondo per l’offerta del cibo vegetariano con il mercato Carmel che per varietà, ma anche attenzione alle produzioni dell’agricoltura biologica, è stato appunto premiato come il migliore al Mondo. Più di così? Qui c’è sempre qualcosa da fare, da vedere, per divertirsi: fashion, shopping, musica, cinema e food sono tra i protagonisti con veramente tantissimi eventi in calendario. Qualche esempio? Il 30 aprile ci sarà il concerto di Eros Ramazzotti che, innamoratosi della musica del musicista israeliano Idan Reichel, ha
ph. Vanda Biffani 241
TRAVEL
Tel Aviv si presenta dunque come la città mediorientale dai mille colori, dalle mille sfaccettature, in grande crescita culturale, patria dell’hi-tech e della ricerca scientifica e tecnologica, il secondo polo al Mondo di Google e Microsoft, capitale economica della nazione che maggiormente investe al Mondo nella ricerca e dove ricerca e tecnologia si coniugano perfettamente in quella ricerca di eccellenza biologica che prende poi vita nell’offerta dei cibi e nella varietà dei ristoranti, orgoglio di una tradizione che vede sempre Israele al primo posto. Il cibo vegetariano qui la fa da padrone, con più di 400 locali vegetarian friendly. Per gustarlo l’elenco dei ristoranti è lunghissimo: tanto per citarne alcuni il Cafe Anastasia, il Nanuchka, il Bindella e il Chiripome Dellal. Tradizione culinaria, ricerca del benessere a tavola, ma anche innovazione per chi vuole fare una vacanza alternativa, in una zona dove l’inverno non esiste e dove l’offerta turistica è ricca di cultura, ma anche di mondanità e di arte. Dagli ateliers della vecchia Jaffo, dal Bauhaus della cosiddetta “Città Bianca” al museo del design di Holon, Tel Aviv è una città cool, che fa tendenza. La fashion week dell’ottobre scorso ha fatto capire il ruolo da protagonista che vuole ricoprire anche nel campo della moda: un successo di visitatori e di critica che ha fatto puntare i riflettori su Israele e che si cercherà di ripetere con grandi novità anche il prossimo autunno. Tel Aviv vale la pena visitarla, sempre. E farne la base logistica per visitare tutto il Paese o semplicemente per godersi un anticipo di estate in un long weekend che si potrà vivere con solo poco più di tre ore di volo dall’Italia. Oltre a Gerusalemme, con tutta la sua sacralità, le sue chiese, la Città Vecchia, il Muro del Pianto, il Golgota, per chi ama l’archeologia un must imperdibile sono, non lontano da Gerusalemme, le fortezze di Masada, sito Unesco, sul Mar Morto, luogo simbolo della resistenza del popolo ebraico contro la dittatura imposta dai Romani di Tito, ma anche la fortezza dell’Herodion, il luogo della tomba del grande
sovrano, oggi monumentalizzata al Museo di Israele, personaggio che rese grande Gerusalemme con la costruzione deI Tempio la cui bellezza svettante faceva insorgere le lacrime in chi, per la prima volta, ne vedeva lo splendore. Altre eccellenze? Il Mar Morto, depressione ubicata nel punto più basso della terra, tempio di salute e benessere, la più grande SPA a cielo aperto del Mondo, a soli 90 minuti da Gerusalemme, straordinario per il suo turismo termale; i meravigliosi 54 parchi del Paese, di cui 48 archeologici e i 5 climi differenti in un paese grande quanto la Lombardia. Che altro? Non vi rimane che fare le valigie e partire… C. U. 242
TRAVEL
ph. Vanda Biffani
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Intervista ad Avital Kotzer Adari, Direttore Ufficio Nazionale Israeliano del Turismo “Israele cambia, cresce e si rinnova, così come in continuo cambiamento è l’offerta di un Paese sempre sorprendente” esordisce Avital Kotzer Adari alla nostra richiesta di spiegare quali sono attualmente le tendenze del mercato turistico verso questa eccezionale ed interessantissima destinazione. “Oggi il tempo a disposizione dei turisti è sempre di meno” continua Avital e per questo motivo anche la classica offerta del viaggio dei 7 giorni è stato rinnovato e ridimensionato. Molti operatori del settore propongono quindi viaggi di 5 giorni, alcuni anche molto specifici, per andare a scoprire nicchie importanti e sempre più ricercate: cultura, fashion, design, enogastronomia, sport ed archeologia. anche alla presenza di voli low cost, con una offerta alberghiera che va dai 3 stelle ai 5 stelle lusso, con boutique hotels sempre in crescita e con alcuni hotel che già essi stessi rappresentano una vacanza fuori del comune: un soggiorno, per esempio al 5 stelle Bereshit che si affaccia sul grande cratere Makthesh Ramon, il più grande cratere naturale al mondo, nel deserto del Negev, dove lo straordinario servizio farà sentire ogni ospite un re, pur essendo nel mezzo del deserto o presso l’hotel Spa Village di Hamat Gader, paradiso dell’acqua sorgiva, nel Nord, non lontano da Tiberiade, dove già gli antichi Romani trascorrevano delle vacanze e dei soggiorni benessere. Che cosa gli Italiani non conoscono ancora del suo Paese e dovrebbero invece conoscere? Tel Aviv è una meta vicina ed è ora entrata nell’immaginario degli Italiani, soprattutto per un city break e per un soggiorno di mare, ma ancora gli Italiani non sanno quanto questa città sia perfetta, per esempio, per una vacanza all’insegna del buon cibo ed alla scoperta dell’arte e dell’architettura. La varietà culinaria di Tel Aviv porta turisti da tutto il Mondo. In questi anni le aziende vinicole soprattutto del Nord hanno fatto dei passi enormi, grazie anche all’aiuto dell’enologia italiana, creando sempre di più un legame tra Israele e
Come si pone in tutto questo Tel Aviv? Tel Aviv è una destinazione perfetta, per esempio, per un long week-end. A poco più di 3 ore di volo dall’Italia, la si raggiunge con comodi voli diretti da Milano e da Roma. Oltre 60 voli diretti alla settimana, con voli bisettimanali diretti anche da Venezia e da Napoli, Tel Aviv diviene meta privilegiata per tutta quella clientela di turisti che possono prenotare anche 48 ore prima di partire: Israele si raggiunge con la medesima facilità di una qualsiasi meta europea, basta un passaporto in corso di validità e si prenota un volo, magari un hotel, e si sceglie, per esempio, la formula più efficace per visitare il Paese da Nord a Sud, quella del fly and drive. Vi sono suggerimenti speciali per Tel Aviv ed Israele ed una stagionalità definita? La bellezza di Israele ed in particolare di Tel Aviv è proprio questo: turismo tutto l’anno. I fattori che lo consentono sono moltissimi. Un clima dolce per ben 12 mesi all’anno, inverni brevi e piovosi solo al Nord, giornate luminose dove si può fruire di una vacanza di mare da marzo a novembre. Gli Italiani hanno uno splendido mare e splendide coste; tuttavia sono sempre alla ricerca di mare anche in inverno e spesso affrontano lunghi e dispendiosi viaggi. Israele è vicina, adatta ad ogni tasca, grazie 244
TRAVEL
Tel Aviv, capitale mondiale lgbt
Abbiamo incontrato Pietro De Arena, innamorato di Israele e dal 2007 Direttore Marketing dell’Ufficio Nazionale Israeliano del Turismo.
Perché Tel Aviv è considerata la capitale mondiale del turismo gay friendly? Tel Aviv è una città estremamente aperta, dinamica, giovane e cosmopolita. In ogni quartiere, strada, locale, si respira una grande convivialità, empatia e felicità. Tel Aviv è una città piena di vitalità, colore e libertà di fare, libertà di essere. Non ci sono tabù. Ognuno è libero di manifestare la propria anima come preferisce, così come il proprio orientamento sessuale. Tel Aviv non è semplicemente gay friendly, Tel Aviv è open nel senso assoluto, non ha barriere di alcun genere e ogni giorno si scopre ancora più attraente e sexy. E quella lgbt non è soltanto un’anima, ma è anche una coloratissima gay beach, ricercati boutique hotel, locali trendy e pazze discoteche, tutto etero-friendly e dedicato al mondo lgbt, con dj specializzati e intrattenimenti da far invidia a storiche destinazioni di altri continenti!
l’Italia. Pochi sono poi gli Italiani che pensano ad Israele per l’organizzazione di un turismo congressuale e questo è davvero un peccato se pensiamo che oggi l’Italia è il terzo partner scientifico di Israele dopo gli Stati Uniti. Sono poi davvero contenta nel ricordare come negli ultimi anni Israele e soprattutto Tel Aviv siano cresciute come destinazione lgbt. Tel Aviv è una meta perfetta perché questa città è sinonimo di libertà e di accoglienza, ideale per ogni tipo di turista. Con grande orgoglio vorrei poi ricordare che l’Italian Travel Awards ha scelto Tel Aviv come una delle tre destinazioni finaliste nella categoria “migliore destinazione lgbt”, scelta questa realizzata attraverso le votazioni degli utenti. E poi i deserti!! I due meravigliosi deserti della Giudea e del Negev. Gli Italiani adorano le vacanze nel deserto e le vacanze benessere. Queste due parti del Paese, a pochi chilometri da Gerusalemme, consentono di realizzare vacanze benessere, nella splendida area del Mar Morto, dove si potranno coniugare bellezza e salute, ed una active vacation, in jeep, in bicicletta, lungo l’area del Negev, alla scoperta per esempio delle città nabatee, lungo la via delle spezie, in compagnia di paesaggi mozzafiato con colori che ad ogni ora del giorno fanno cambiare prospettiva.
Come viene promossa in Italia questa particolare anima lgbt di Tel Aviv? Nel 2009 il nostro ufficio ha iniziato un importante percorso nella promozione del turismo lgbt italiano verso Tel Aviv e tutta Israele. All’inizio considerata una nicchia di interesse, adesso un vero e proprio mercato di riferimento. Sono tanti gli eventi nel territorio italiano dedicati sia al trade del turismo che al consumer in collaborazione con tour operator specializzati, compagnie aeree e istituzioni. Partecipazione a fiere del turismo nelle aree lgbt, campagne pubblicitarie istituzionali rivolte al mondo arcobaleno per promuovere lo spettacolare Gay Pride di Tel Aviv, un sito dedicato www.visit-tel-aviv.com/it/gayvibe e attività quotidiane di p.r. e comunicazione. Ma la cosa più importante è il passaparola! Chi scopre e vive l’anima lgbt di Tel Aviv non può fare a meno di condividerla!
Eventi da non perdere nei prossimi mesi? Sicuramente il Festival delle Luci di Gerusalemme, ad inizio giugno, un’occasione per vedere “la luce nella città della luce” con interessanti installazioni che rendono ancora più bella la città. Oltre a questo, direi che la prossima Fashion Week di Tel Aviv in programma ad ottobre potrà essere un momento di grande vitalità della città per scoprirne la straordinaria dimensione lifestyle. Infine vi invitiamo a visitare il nostro mini sito: www.go.goisrael.it. Troverete offerte interessanti, spunti e suggerimenti inimmaginabili per visitare Israele, la terra della creazione, ma anche della creatività! 245
POSSESSION Photos by Marc MARTINON styling by Joanna KALINSKI
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Woman: Pleated skirt high waist Talbot Runhof Bras Eres Necklace Aurelie Bidermann Pearl earrings Chanel Men: Tuxedo pants De Fursac
Woman: Lace Dress ID Sarrieri @Printemps Loop beads earrings Chanel Shoes Manolo Blahnik Men: Pants suit Azzaro
Photos by Marc Martinon Styling by Joanna Kalinski Make-up: Nancy Geoffroy Hair stylist: Julie Mandin Assistant photos: Pierre-Hugo Rabier Models: Charlotte A. @Karin Models and Anthony Sicot @VIP Models Location: Maison 122
speciale mfw 2016/2017
STELLA JEAN photos by
Andrea Benedetti & Thomas CarlĂ
FITNESS
Il bisogno del limite e i limiti dell’ineluttabile
G
li Stati Uniti, a causa soprattutto delle caratteristiche psicologiche e temperamentali di chi lì e arrivato (tutti gli statunitensi tranne i nativi americani sono immigrati da relativamente poche generazioni), hanno sviluppato una visione del mondo percepita come ‘adattiva’, in cui tutto ciò che rappresenta un limite deve essere superato e non accettato. La medicina americana, molto diversa da quella ippocratica, non fa eccezione, e, nel corso degli anni, complici probabilmente interessi economici assai poco cristallini si è prepotentemente imposta la tendenza a patologizzare tutto ciò che limita la performance. Il processo di invecchiamento, a differenza di quanto molti medici vorrebbero far pensare, non è una patologia, ma un normale fluire di un organismo verso il proprio destino. Esistono certo patologie associate soprattutto all’invecchiamento, ma sono appunto patologie che disturbano il processo, non il processo in sé. Ogni età ha i suoi ormoni, i suoi valori ematici, i suoi livelli di attività e di possibilità performanti. Violentare un organismo ultraquarantenne imponendo prestazioni da 19enne, è, questa sì, una patologia. Il corpo ha difficoltà enormi ad accettare l’introduzione dall’esterno di sostanze che non produce quasi più spontaneamente. Le terapie sostitutive ormonali, devono essere guardate con sospetto. Dietro non c’è scienza, ma la volontà di compiacere esigenze sociali indotte e nevrotiche. Gran parte della chirurgia plastica si muove su territori, se non illegali, non morali. È sano, divertente, giusto far fare al proprio corpo ciò che desidera naturalmente, raramente magari, forzandolo molto leggermente.
Mangiare poco di tutto utilizzando l’integrazione come ultima ratio in caso di deficienze specifiche. Se per voi tutto ciò che è legato al fitness è una questione di vita o di morte, per lavoro o passione bruciante, sappiate che ci saranno delle conseguenze: un invecchiamento precoce e, soprattutto, un’ usura generalizzata. Abbiamo combattuto i nostri vent’anni, ‘accettiamo’ i cinquanta con sano umorismo fatalista. Non abbiamo nulla da dimostrare a nessuno, siamo stati ‘gettati nel mondo’, cerchiamo di vivere nel miglior modo possibile. Sollevate, correte, saltate, nuotate, divertitevi e socializzate. Non abbiate paura di appassionarvi, ma non finite bruciati dalla passione. Se ne avete voglia due volte a settimana di sollevamento pesi, forza e potenza, e sprint all’aperto, anche di inverno. Per potenziare la parte superiore del corpo i due esercizi migliori sono sbarra e parallele. Per la parte inferiore il migliore è lo squat. Se ve le potete permettere la nacetilcisteina, l’ademetionina e la metformina, sono sostanze che possono migliorare la qualità della vostra vita, assunte ciclicamente, senza alcun danno. Con l’eccezione della metformina sono un po’ costose. Tocca a voi, adesso, stabilire le vostre priorità ed agire di conseguenza. Andrea Vittorio Romagnoli
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Antonio Marras, MESSAGERIE, Auguestin Teboul, LISA C, JIL SANDER,
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ne Golfieri, Stesy, Antonia Deffenu, Mamrez Abbasi, Cattura, Xiao @Mp Management,
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