l'Altro giornale di venerdì 8 marzo 2013

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Venerdì 8 Marzo 2013

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RNAZIONALE DELLA DONNA

tire dal lavoro”

ciano la grave situazione occupazionale pari opportunità delle donne, un adeguato sistema di servizi di cura sono condizioni indispensabili per uscire dalla crisi e garantire condizioni di benessere sociale per tutti, donne e uomini. “Ricordiamo - si legge sempre nel documento delle segreterie regionali di Cgil, Cisl, Uil, a firma di Daniela Barbaresi, Cristiana Ilari e Claudia Mazzucchelli, responsabili delle Politiche di Genere - che la conciliazione non è un lusso, una concessione o una rivendicazione astratta ma una proposta “erga omnes”, valida per tutti, perché tutti possono coglierne le implicazioni, i

benefici e i vantaggi. “Contrattare la conciliazione a livello territoriale e aziendale significa contribuire alla formazione del valore d’impresa, accrescere la produttività attraverso la soddisfazione dei lavoratori e delle lavoratrici, promuovere, in ultima analisi, lo sviluppo del territorio e il benessere dei cittadini. “L’8 marzo deve essere anche un’occasione per noi per ribadire il nostro impegno contro la violenza sulle donne, in allarmante crescita nel nostro Paese e che nel 2012 in Italia ha causato la morte a 120 donne; un dramma che deve

essere, ogni giorno, all’evidenza di tutti. “Violenza fisica e violenza psicologica, violenza che si consuma nelle mura domestiche e purtroppo anche nei luoghi di lavoro, come conferma anche la cronaca di questi giorni. Proprio ieri una tragedia inaccettabile ha colpito in Umbria due lavoratrici, Margherita e Daniela, vittime di un gesto di follia: a loro e alle loro famiglie va il nostro pensiero in questa giornata delle donne e del lavoro. “E allora, questo 8 marzo, ripartiamo dal lavoro e diciamo NO alla violenza sulle donne”.

L’impresa rosa continua a fare innovazione Una donna su quattro sceglie l’agricoltura per avviare l’attività

alla crisi gestione dei figli: le statistiche sono impietose e ci dicono che con l’aumentare dei figli aumenta la percentuale di abbandono del lavoro da parte della donna. “C’è necessità di attuare politiche di conciliazione stabili e sistematiche: sporadici interventi pubblici e quelli spontanei posti in essere da imprenditrici/ori più illuminati non sono sufficienti”. “Serve quindi un welfare per tutti – conclude Elisabetta Grilli – che sia di aiuto vero alle famiglie così da non penalizzare il lavoro. E serve una più profonda integrazione tra il mondo in cui si produce e quello in cui si produce la vita”.

ANCONA Colture macrobiotiche, fattorie sociali, ippoterapia. Le imprese agricole rosa puntano sull’innovazione per battere la crisi, come testimonia l’analisi di Coldiretti Marche in occasione della festa della donna. Secondo un’elaborazione Coldiretti su dati Istat, nelle Marche sono oggi attive circa 13mila aziende agricole a conduzione femminile (9.300 quelle anche iscritte alla Camera di Commercio), mentre altre 32mila sono le donne che lavorano nelle campagne come manodopera familiare e non. L’agricoltura si piazza al secondo posto dopo il commercio e davanti al settore manifatturiero, con una donna su quattro che sceglie la campagna per avviare la propria attività. A caratterizzare le imprese rosa è soprattutto la capacità di avviare attività innovative e “alternative” rispetto alla produzione tradizionale. E’ il caso di Maria

Letizia Gardoni, giovane imprenditrice di Osimo che coltiva ortaggi macrobiotici con cui rifornisce i ristoranti della provincia. Un settore in ascesa, tanto che la ragazza, delegata regionale dei giovani della Coldiretti, ha dovuto raddoppiare la produzione. Sul sociale puntano, invece, Francesca Gironi, Barbara Aureli e Federica De Luca. Francesca ospita a Staffolo (Ancona) in azienda cinque giovani con problemi di disabilità, in collaborazione con Asur e Comuni di Jesi e Porto Recanati, per facilitarne il reinserimento lavorativo. Barbara e Federica sono, invece titolari di due agrinidi rispettivamente a Pievebovigliana e San Ginesio (Macerata). Molto interessante è anche la storia di una giovane di Magliano di Tenna (Fermo), Michela Muccichini che, appena laureata, ha deciso di utilizzare un terreno di famiglia (il padre lavora nel

Maria Letizia Gardoni, giovane imprenditrice

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calzaturiero) per piantarci il grano e produrre pane e altri prodotti da forno che stanno andando a ruba. Nel Pesarese Alice Aiudi gestisce l’agriturismo Locanda Montelippo a Colbordolo e produce frutta e verdura che trasforma in marmellate sottolio, sottaceti e sughi pronti, commercializzati direttamente nel punto vendita aziendale accreditato a Campagna Amica. Le sorelle Podgornik di Urbino sono, invece, due ragazze che un paio di anni fa hanno deciso di utilizzare i pochi ettari del terreno di famiglia (il padre è autista di autobus) per avviare la produzione di pane, fatto con grano biologico, e venduto nel mercati degli agricoltori promossi dalla Coldiretti. Il pane ha un grande successo, tanto che il giro di allarga e le due sorelle decidono di investire addirittura nella realizzazione di un mulino aziendale per lavorare da sé il frumento prodotto.


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