The Deep Sound

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autoritratti e autonarrazioni


Liceo Artistico e Coreutico Ciardo Pellegrino Lecce The deep sound autoritratti e autonarrazioni dal 23 al 31 maggio, 2019 Fondazione Palmieri, Vico dei sotterranei 15, Lecce Dirigente scolastico prof.ssa Tiziana Paola Rucco Mostra a cura di Enzo De Giorgi, Marinilde Giannandrea, Rodolfo Stigliano con la collaborazione di Anna Chiriacò, Dario Patrocinio, Agnese Summa Testi di Marinilde Giannadrea, Anna Chiriacò, Agnese Summa Schede a cura degli Studenti della 2A, 2D, 3C Grafica, 4E Audivisivo e Multimediale, 4E Scenografia, 5F Arti Figurative Design, progetto grafico e impaginazione del catalogo Rodolfo Stigliano Con il contributo di Simona Magurano Sostegno organizzativo Fondazione Palmieri Lecce


autoritratti e autonarrazioni


Arte, eterna catarsi di Tiziana Paola Rucco

Volti, immagini, frammenti di storie. Particolari, pieghe nascoste dell’anima, specchi di umanità . Caleidoscopio di linee, colori, luci, ombre, sfumature. Una mostra che riempie il cuore e la mente di sentimenti e di saperi e maestrÏe.


Il volto dell’artista

di Marinilde Giannandrea L’autoritratto è uno dei generi più diffusi nella Storia dell’Arte, nasce alle soglie dell’Umanesimo con la consapevolezza del ruolo dell’autore, del valore dell’ideazione rispetto all’abilità tecnica, dell’eccezionalità dell’individuo. Da quel momento la rappresentazione del proprio volto è diventata per gli artisti lo strumento per affermarsi, come fa Albrecht Dürer, ma anche per dichiarare la libertà di pensiero, il proprio mondo poetico e creativo. Rembrandt si racconta in 46 autoritratti, Vincent Van Gogh rappresenta nell’immagine di sé la propria “folliea” e le proprie fragilità. Tuttavia l’autoritratto non si limita a rappresentare il volto dell’autore, ma registra soprattutto i dati della sua personalità, le emozioni, la sua visione del mondo, la propria alienazione sociale. The deep sound nasce all’interno di questo grande tema ma vuole essere anche anche altro. La sua valenza didattica è il frutto di un processo formativo che ha coinvolto le studentesse e gli studenti del Liceo Artistico in una fascia di età che va dai 15 ai 19 anni e che comprende sei classi dell’Istituto. È partito da un invito all’analisi di se stessi (del proprio suono profondo) e si è sviluppato in uno percorso che ha consentito di andare oltre lo stereotipo e la superficialità del , testimonianza generalizzata di come, in un momento di crisi di valori sociali e umani e di un forte senso di smarrimento, si avverta la necessità narcisistica di una riaffermazione della propria individualità e della propria utilità per l’esistenza. Attraverso la fotografia, il disegno, la pittura, le tecniche miste, seguiti dai loro insegnanti o in totale autonomia, gli studenti si sono rappresentati in un’immagine che rivela la loro nota segreta. A volte lo sguardo è diretto esplicitamente verso lo spettatore, a volte si sono rappresentati attraverso metafore o allegorie o hanno scelto la strada della memoria e dell’introspezione psicologica. Ogni opera è accompagnata da un testo in cui si raccontano con sincerità, una narrazione autobiografica che è diventata anche un momento importante per fare il punto della situazione con loro stessi. Immagini e i racconti sono un viaggio dentro le fragilità, le insicurezze, ma anche dentro la dimensione valoriale, i sogni, i desideri, le speranze dei giovani e offrono diverse chiavi di lettura della profondità e della complessità del mondo adolescenziale, oltre gli stereotipi della comunicazione e dei social media. In questa galleria di autoritratti sono presenti una grammatica del sé approfondita e sincera, la rappresentazione di un volto senza maschere, il coraggio di guardarsi dentro di affrontare i propri lati nascosti. Emergono anche desideri, speranze affetti che tracciano l’affresco collettivo di mondo sensibile fatto di speranze e di paure nei confronti di un presente e di un futuro molto incerti. Per i docenti The deep sound è stato lo strumento per lavorare verso un unico obiettivo attingendo da conoscenze e da materie diverse (Storia dell’Arte, Grafica, Pittura, Fotografia, Lingua e Letteratura) per conoscere meglio i propri studenti, per praticare concretamente quella scuola che tiene conto dei singoli talenti, che rifugge l’omologazione, che coltiva fino in fondo la bellezza e il valore delle diversità.


Un viaggio immaginario di Anna Chiriacò

«All’interno anima rotta/ fuori una spessa corazza/ amante della libertà/ sprezzante della sottomissione/ Un’anima nera sotto pressione». «È tenebroso dentro/Io sento il rumore/la notte mi porta paura/ e sono come perle/ di una collana/ di cui il filo… sta per cedere». «Come il mare in tempesta/ in un giorno d’estate». «Il mio cuore in cassaforte/ pieno d’orgoglio, non si fida più/ Rido e scherzo, che tanto/ ho finito le lacrime». Questi e altri versi delle nostre studentesse ancora mostrano come il desiderio di ascoltare quel limite sconosciuto, invisibile e difficilmente percettibile sia un’esigenza naturale e fondamentale di ogni persona. Un “Viaggio immaginario” nel profondo, per andare oltre le apparenze e sbirciare nella parte più nascosta di se stessi. Un lavoro difficile quando si toccano le aree sconosciute del nostro essere, che prorompono e si manifestano sotto forma di emozioni, di dolore, di sofferenza, di inquietudine, di tristezza, di e vivacità incompresa. Interrogarsi sul senso della vita attraverso la lettura e la produzione di testi è stata la nostra priorità. La scelta è caduta sul romanzo di Oscar Wilde, Il Ritratto di Dorian Gray, che ha permesso spunti di riflessione su tematiche riguardo la relatività del concetto di tempo, di giovinezza, di bellezza. Il momento della socializzazione delle esperienze ed idee è risultato prezioso per continuare il “Viaggio”, per leggere e percepire quel fruscio, quella flebile voce, che a volte, lasciamo sopita per timore che ci racconti i segreti del nostro animo. Lo strumento che ha permesso di tirar fuori il “Suono Profondo” è stata la riflessione, il silenzio ma soprattutto la letteratura che ha guidato le allieve/vo a scoprire l’intimo legame tra l’io e le varie espressioni d’arte, considerando il prodotto artistico un “elemento magico” rivelatore dei tratti più velati della propria personalità. E nello specifico la poesia e la musica hanno sviluppato la consapevolezza che, attraverso le percezioni sensoriali, si può raggiungere lo stato profondo di sé. La realizzazione di fotografie, disegni, relazioni, poesie completamente spontanee senza influenze o contaminazioni, hanno permesso alle autrici e all’autore di parlare finalmente con sé stessi e di sé stessi e sono state considerate come lo step di un percorso, che potrà proseguire parallelo alla propria crescita personale.


Oltre l’apparenza di Agnese Summa

In un momento dove l’apparire domina incontrastato sull’essere, dove selfie e foto in posa la fanno da padrone, si è voluto ricercare un’immagine che rappresenti la propria essenza. Da qui la scelta del nome The deep sound (Suono Profondo) che squarcia la superficie che circonda i nostri studenti portandoli all’ascolto della propria essenza. È stato davvero un lavoro difficile che ha portato ciascuno di loro a sfogliare nel proprio animo e a trovare quelle fragilità facendole affiorare in tutta la loro bellezza, rendendole tra l’altro il loro punto focale. La loro opera, che è stata realizzata in vari modi, utilizzando varie tecniche per rendere incisivo ciò che si vuole esprimere, viene esposta platealmente con una riflessione che in alcuni casi parte da un aforisma per poi perdersi in una descrizione intima e profonda.


LINDA ALVINI_2D La ragazza di vetro, 2018 fotografia digitale 20 x 20 cm Per esprimere al meglio le emozioni che volevo trasmettere ho usato la fotografia. L’obiettivo era quello di rappresentare la mia personalità, nella sua parte più profonda, e, poiché preferisco non far vedere come sono realmente, con il tempo sono riuscita a creare una sorta di corazza accessibile solo alle persone che reputo speciali. Gli aspetti di me che tendo a nascondere, sono la fragilità e il dolore. Li ho rappresentati mettendomi dietro un pannello di vetro bagnato; ho utilizzato un vetro rotto come richiamo alla fragilità, mentre le gocce che lo bagnano rappresentano le lacrime che talvolta tendo a trattenere. Il mio sguardo è malinconico, triste, per il ricordo dei tempi felici che ritornano alla mente, quando, ancora bambina, non c’era il bisogno di nascondersi da nulla. Ho preso spunto da una storia che ho letto su Wattpad, intitolata La ragazza di vetro, la cui autrice è sconosciuta.



CLARISSA ANTONAZZO_2A Senza titolo, 2018 disegno digitale 20 × 20 cm Mi sono autoritratta in primo piano su sfondo bianco. Il volto si presenta nelle diverse tonalità del grigio (come nel resto dell’immagine), rendendo un effetto cupo e minimalista; l’assenza dei bulbi oculari e della cavità orale danno l’idea di una raffigurazione quasi plastica. Tale scelta deriva dal voler rappresentare il mio viso, omettendo qualsiasi tipo di espressione facciale che potesse riportare alla lente delle emozioni, quindi di voler mostrare il soggetto in uno stato di indifferenza, impassibile. L’immagine del volto statico aspira a dare l’idea di un manichino da esposizione, pronto ad indossare degli indumenti che possono coprirlo a seconda del contesto in cui esso viene inserito. In questo caso il volto non aspetta altro che assumere diverse maschere, ossia i diversi stati d’animo che non si sono voluti manifestare. È una forma di prevenzione dai rischi che potrebbero presentarsi nella vita, come un mezzo per evitare di esporre la mia vera essenza anche a causa dei diversi modelli imposti dalla società moderna che generano sempre più disagio e insicurezza. Il lavoro è stato realizzato con una tavoletta grafica ed un software per il disegno in digitale. Ho iniziato a creare un primo livello dell’immagine, una bozza che avrebbe fatto da modello di riferimento. Nel livello successivo ho ripassato le linee tracciate in precedenza e poi sono passata alla definizione del disegno in sé. Gli ultimi due livelli si sono aggiunti per dare colore, luci ed ombre che hanno reso plastico lo sguardo.



ELENA BARDOSCIA_3C GR Scomposta, 2019 elaborazione digitale 20 × 20 cm E mi giro a guardare se perdo parti di me Calcutta, Frosinone Mi chiedo spesso quale sia la parte migliore di me e a questa domanda non ho mai trovato una risposta definitiva. La verità è che ogni pezzo del puzzle è importante, e che non va perso o ignorato o anche nascosto. Tutte le mie parti, quelle più solari, più calde o quelle più fredde e buie, mi compongono. Anche se tra loro diverse o non comunicanti, è importante sapere come gestirle e incastrarle, per non perdere nulla di me stessa e di quello che sono.



RAUL BELLO_5F AF Jungle, 2019 elaborazione digitale 20 x 20 cm Jungle è un autoritratto interiore che porta il segno dell’influenza musicale dell’artista rapper Tedua, fonte di grande ispirazione per me. Per descrivere gli aspetti di questo nostro mondo ci vorrebbero veramente un’infinità di parole ma Tedua in breve le riassume in una frase della sua canzone La legge del più forte in cui dice: “Una scimmia nell’ombra non si può arrampicare, questo scatena uno scompenso nella catena alimentare. Circonvallazione, recinzione, per la precisione è una restrizione nei quartieri in cui l’istituzione lascia gli abitanti alla legge del più forte”. Così il rapper racconta la quotidiana scena della “giungla urbana” dove regna l’ingiustizia del mondo e dove vi è la continua denuncia dei più deboli, fascia sociale di cui mi sento parte. Questa visione del mondo esterno è raffigurata dalla giungla. In questo lavoro ho voluto accostare una parte del mio volto a quella dell’artista, separando le due metà attraverso una linea netta. In questo modo mi immedesimo in alcuni suoi aspetti e pensieri sulla vita, sul mondo e su come bisognerebbe affrontarlo. Un altro elemento fondamentale è quello relativo al carattere rappresentato in maniera contrastante dalla giungla e dalla tigre. Una parte del carattere è disegnata dal felino, immagine forte che rappresenta il lato più duro di me. Al contrario la natura alle spalle della tigre dimostra il lato più sensibile e calmo e, a volte, debole che mi caratterizza.



NAOMI BIANCOSPINO_2A Senza titolo, 2019 fotografia digitale 20 x 20 cm Quest’opera rappresenta uno stato di apnea sia mentale che fisica. Mi trovo immersa in un’acqua limpida, trasparente e calma, come la quiete, ma sopra c’è una membrana plastificata che impedisce la respirazione. È la rappresentazione del soffocamento mentale. La membrana si potrebbe rompere, appare sottile, impalpabile e scappare sembra semplice, ma in un certo senso si sta già scappando, si fugge dalla realtà e i colori vivaci testimoniano uno stato d’animo di bellezza fasulla, di falsa positività. La pellicola da una parte mi protegge dall’esterno, lì dentro non sento, lì non vedo, tutte le percezioni del mondo scompaiono, ma dall’altra mi soffoca. Può sembrare una scena affascinante con l’azzurro dell’acqua e i colori che ricordano la positività dell’arcobaleno, ma se si guarda con più attenzione, si riesce a sentire quasi la sofferenza immersa in questa specie di sonno profondo dal quale potrò risvegliarmi solo da sola.



MICHELLE BISOGNI_5F AF Specchio dell’anima, 2019 pittura digitale 20 x 20 cm Con quest’opera digitale “dipinta” con la tavoletta grafica ho voluto realizzare un ritratto, che non raffigurasse me stessa esteriormente, bensì la mia anima. Difatti, nonostante a primo impatto la figura appaia umana, se la si osserva meglio, è molto distante da un essere umano. Appare quasi come una statua di cera, un qualcosa di distante e molto più freddo di un volto umano. La scelta del colore degli occhi grigio/azzurri, invece dei miei naturali occhi marroni, è data dell’intenzione di creare una sensazione di vuoto e distacco e di rendere il ritratto più simile ad una statua piuttosto che ad una persona. Ho voluto rappresentare la caratteristica principale della mia personalità, ovvero la trasparenza, con tutti gli effetti positivi e negativi che ne derivano. Nonostante la figura appaia fredda, si percepisce anche la sua fragilità, attraverso la malinconia dello sguardo mentre le lacrime, che scorrono lungo il volto, fanno riacquistare umanità al viso. Il risultato è quello di un soggetto che appare sia umano sia statuario ed è così che io ho scelto di rappresentare l’anima, in particolare la mia, dipingendo il mio volto reale, bensì i miei sentimenti. La tecnica digitale insieme alla pittura ad olio è la tecnica che preferisco perché si ha molta libertà per l’uso dei colori che sono infiniti.



SOFIA BONUSO_2A Senza titolo, 2019 elaborazione digitale 20 x 20 cm Mi sdoppio attraverso l’uso di quattro colori: azzurro, verde, rosso e viola. Un unico corpo dalla mentalità lunatica. L’azzurro indica la dolcezza e la semplicità, spesso alternate alla freddezza e all’acidità, il verde esprime calma e tranquillità, il rosso indica decisione e impulsività, mentre il viola come sensibilità e altruismo. Ho sguardo fisso, non esprimo emozioni e lascio allo spettatore la possibilità di farlo. Forse utilizzo queste personalità così diverse e contrapposte, ma allo stesso tempo che si completano insieme, come scudo da tutto ciò che mi circonda e che potrebbe distruggermi. Forse ho paura di mostrarmi per come sono realmente e di non essere accettata.



GIULIA CALABRESE_4E AM Den gula rosen, 2019 fotografia digitale 20 x 20 cm La rosa di colore giallo dipinta nel quadro a destra assume diversi significati. Numerosi sono quelli positivi: la gioia, la saggezza, l’amicizia appagante, il sentimento romantico e platonico, l’ottimismo, l’entusiasmo. Il giallo richiama anche il calore del sole, l’energia che esso emana. Nonostante queste caratteristiche bisogna osservare il contesto in cui questa rosa è stata realizzata. Gli aspetti positivi, che caratterizzano la rosa e me stessa si annullano nel momento in cui non trovo il modo di esprimerli, perché bloccata dalla mancata realizzazione di me stessa e dalla mancanza di orgoglio. Sono aspetti di personalità vissuti come fattori negativi e sono rappresentati dai fiori viola che la rosa gialla non riesce ancora a raggiugere. Per questo motivo il quadro in sé provoca un senso di solitudine. Il dipinto ha anche un valore affettivo, perché è stato realizzato da mia nonna, Dagmar Davidson. Sul lato sinistro il volto in movimento simboleggia lo scorrere del tempo. Pur andando avanti con la sua vita, la rosa che rappresenta la ragazza non appassisce mai e rimane immobile nel quadro, isolata nella sua incompresa bellezza.



NOEMI CAPODIECI_2D La gioia, 2019 fotografia digitale 20 x 20 cm L’autoritratto rappresenta lati quasi nascosti: la gioia, il divertimento, l’allegria. Mi sono rappresenta mentre ero intenta a saltare. La posa con le braccia rivolte verso l’alto, le gambe piegate e il sorriso sul volto rappresenta felicità, gioia di vivere. Lo sfondo è un campo di papaveri dai colori molto vivaci che fanno contrasto con la maglia nera, che rappresenta negatività e tristezza, simbolicamente vuole dire che la gioia e la felicità hanno la meglio sulla negatività. La foto è stata realizzata con una Canon mentre saltavo da una panca, le luci sono state posizionate in modo da illuminarmi il viso e la posizione del corpo è simbolica perché rappresenta felicità. In origine ero inquadrata dentro un greenscreen che poi è stato sostituito con lo sfondo attuale grazie all’uso di Photoshop. Il soggetto infatti è stato scontornato e posizionato in un campo di papaveri con l’aggiunta dell’ombra portata.



GIOVANNA CAPUTO_2A Senza titolo, 2019 fotografia digitale 20 x 20 cm Questa fotografia vuole esprimere l’idea che non sempre l’apparenza riflette la reale essenza di sé. Nell’opera si possono chiaramente cogliere molte emozioni anche contrastanti. Nella parte destra possiamo vedere allegria e serenità, mentre nella parte sinistra si cerca di guidare l’osservatore nella sfera più interiore dove si possono percepire emozioni personali, che non devono trasparire palesemente. Il soggetto tiene in mano la foto di se stessa, strappata a metà e cerca di coprirsi con una maschera di felicità. In una sezione della foto ho voluto curare la perfezione dell’immagine, l’accuratezza dei lineamenti distesi e i dettagli di un viso solare ed aperto verso gli altri che attirano positivamente l’osservatore. Nella sezione opposta la tristezza prende il sopravvento, evidenziata dal trucco sbavato come se fosse la conseguenza di un lungo pianto.



FRANCESCA CARAMUSCIA_2A Broke, 2019 fotografia digitale 20 x 20 cm In questa fotografia è rappresentata una figura femminile di spalle, con la testa chinata verso il basso. Con Photoshop è stato possibile intervenire modificando i colori, trasformandoli da naturali in bianco e nero carico di contrasti. La variazione cromatica ha creato un’atmosfera diversa, facendo intuire allo spettatore la negatività dello scenario. Le spalle sono interamente ricoperte da crepe, che simboleggiano le paure e insicurezze più profonde dell’individuo, diventano sempre più pesanti e doloranti e giorno dopo giorno crescono sempre più. Sono causate da esperienze personali, la prima è avvenuta a tenera età lasciando segni visibili sul mio corpo e facendomi chiudere in me stessa. Questo ha comportato un cambiamento nella mia vita che ancora oggi è “rivestita” da paure difficili da affrontare e che non so ancora se sarò in grado di sconfiggere. Ho il timore di continuare a vivere nelle mie insicurezze che rendono il mio animo più debole e cupo.



SARA CARAMUSCIA_2A The flower blossom free in the wind, 2019 tecnica mista su carta 20 x 20 cm Il ritratto coglie in primo piano il volto di una giovane ragazza dai lunghi capelli castani, che vanno a schiarire verso il basso e un cerchietto dorato, posto sul capo, dà molto risalto all’immagine. I suoi occhi fissano lo spettatore rendendo l’atmosfera più tranquilla evidenziata dal delicato sorriso appena abbozzato sulle labbra. La ragazza tiene una tra le mani con entrambi i palmi rivolti verso il petto. Il fiore che appassisce, ha particolari tonalità di rosa in contrasto con il grigio che priva il bocciolo del colore e comunica a chi lo ammira frammenti di tristezza. Questa emozione però non scompare, perché lascia un segno proprio come una cicatrice, che può solo essere trasformata. Alcuni petali, in precedenza caduti, vengono accarezzati dal vento e liberati nell’aria, creando due ali su entrambi i lati della figura, come se da un momento all’altro, la ragazza volesse spiccare il volo e sprigionare tutto il suo splendore. Sono state utilizzate tecniche miste che comprendono una stesura generale di colori a tempera e un particolare accenno dei dettagli sottolineato dall’utilizzo delle matite colorate La scelta di tonalità complessivamente delicate mettono in risalto la tenue graduazione di grigio, che delinea l’appassire del fiore.



TADAO STELVIO CARPENTIERI_3C GR Senza titolo, 2019 elaborazione digitale 20 x 20 cm Non vale scegliersi il rivale che non vale. Dino Basili Il mio deep sound è l’azione di uno scatto mentre frantumo uno specchio con un pugno. Ho voluto rappresentare lo scatto con il guantone, perché è la disciplina che pratico e dal primo giorno in cui ho iniziato quest’avventura sogno di raggiungere un obiettivo importante. Tra l’altro, lo scatto rappresenta anche il mio carattere combattivo e competitivo. Nella vita tendo sempre a far meglio degli altri e cerco di superare tutto e tutti a qualunque costo.



VERONICA CHIRIATTI_5F AF I Suoni nel Silenzio, 2019 elaborazione digitale 20 x 20 cm Il mio lavoro consiste in una sovrapposizione fotografica tra due immagini: il mio ritratto con chitarra e un pentagramma. In primo piano c’è la mia chitarra che copre metà del mio viso. La scelta dello strumento musicale non è casuale, ma simboleggia la mia passione per la musica; passione che gli uomini hanno avuto già dai tempi antichi, perché con la musica si possono esprimere sentimenti e pensieri senza usare il linguaggio. Con la musica si possono vivere i sogni ad occhi aperti e rivivere stati d’animo, immagini e profumi che sono rimasti magicamente registrati nella nostra anima. La musica è un’arte, e come tutte le arti mi dà la possibilità di esprimere quello che provo, quello che desidero, le mie speranze e soprattutto me stessa.



ELENA CITO_5F AF 9.12.2018, 2018 fotografia digitale 20 X 20 cm 9.12.2018 è un autoritratto poetico della serie Saturday night/Sunday morning. Rappresenta un cuscino caratterizzato da macchie di trucco. Queste tracce sono il residuo di una maschera sociale che, nel corso della notte, lasciano il posto alle mie paure, insicurezze, fragilità. Le macchie diventano dunque un richiamo alla semplicità delle emozioni e sono dettate dalla casualità dei miei movimenti che hanno avuto luogo durante la notte del 9 e la mattina del 10 dicembre, da cui questa fotografia prende il titolo. Il tessuto su cui è stata realizzata questa performance spontanea è di colori tenui, pastello: un chiaro riferimento alla mia infanzia e al momento di passaggio che vivo, segnata dal trucco come simbolo di crescita ed emancipazione sociale.



TERESA EMANUELA COLACI_2D Ora et Ignora, 2018 fotografia digitale 20 x 20 cm Spesso ci vengono rivolte parole che ci fanno pensare, ci fanno riflettere e ci condizionano, ma solo dopo ci accorgiamo che sono solo parole inutili che ci vengono dette per rabbia, gelosia o semplicemente per il gusto di prenderci in giro. Non mi reputo una persona che fa molto caso alle parole dette, semplicemente perché ragiono in modo razionale e perché so di non essere il tipo di persona che viene descritta dagli altri. Non mi mostro debole davanti agli insulti, rimango in silenzio perché è il modo più efficace per esprimere il mio disprezzo ma anche il mio punto di forza. L’opera presenta un soggetto centrale con due gruppi di persone posizionate dietro e davanti. Mi sono rappresentata a colori, invece i due gruppi di persone sono rappresentati su uno sfondo sfocato, non hanno colore per evidenziare il fatto che non hanno alcuna importanza nella mia vita.



CHANTAL D’ANNA_2D The hidden soul, 2018 fotografia digitale 20 x 20 cm In The hidden soul, in italiano “l’anima nascosta”, mi sono autoritratta con due girasoli sugli occhi. In un primo momento si potrebbe pensare che la scelta degli elementi siano del tutto casuali ma non è così. Anche i colori possono simboleggiare e trasmettere emozioni diverse. Prendiamo per esempio il particolare portante, i girasoli. Questi semplicissimi fiori dai petali gialli trasmettono allegria ma, se scaviamo più a fondo, scopriamo che simbolicamente il girasole rappresentava il Dio Sole. Questa affinità con il sole, fa sì che a questo fiore venga associato un significato di gioia, allegria e amore. Una leggenda narra che la ninfa Clizia fosse perdutamente innamorata di Apollo, ogni giorno che il Dio del Sole attraversava il cielo con il suo carro, Clizia lo guardava e lo seguiva con lo sguardo. Apollo, tuttavia, non era innamorato di lei e dopo nove giorni la trasformò in un girasole. Con questo lavoro ho voluto, dunque, voluto simboleggiare la mia solarità ma anche l’amore non ricambiato. I due fiori sono posti sui miei occhi perché sono il mezzo più potente per comunicare con gli altri, per trasmettere a chi ci sta vicino sensazioni, emozioni, parole mute. Sono lo specchio della nostra anima, di tutti i nostri perché e spesso è sufficiente uno sguardo per capire cosa sta pensando una persona. E anche l’uso dei colori (esaltati in post-produzione) in questo autoritratto hanno un significato nascosto, come per esempio il giallo del vestito che contrasta il rosso dello sfondo. Il rosso, che etimologicamente deriva dal latino “russum”, rappresentala la parte della mia anima che ama agire, che vuole mettersi in competizione con il prossimo ma soprattutto con se stessa. Ho un carattere audace e desidero sempre colpire l’attenzione degli altri, mettermi in gioco. Questo colore, che può avere molteplici significati, qui simboleggia anche l’amore, l’amore non ricambiato. Per la realizzazione di quest’opera ho dovuto scavare dentro me stessa, mi sono posta domande e ho esaminato gli avvenimenti della mia vita soffermandomi su quelli che di più mi hanno colpita.



LORENZO PIO DE SALVATORE_3C GR Senza Titolo, 2019 fotografia digitale 20 x 20 cm Ho scelto di fare la foto con un bilanciere perché io amo le attività in palestra e credo che questa fotografia mi descriva molto. Infatti racconta del mio amore per questo sport e non credo di averne praticato di migliori in tutta la mia vita. Grazie a questa mia passione ho scoperto due cose importanti, che mi hanno sempre fatto andare avanti: la prima è che se vuoi raggiungere un obiettivo devi lavorare e crederci, la seconda è che il nostro compito nella vita non è superare gli altri ma noi stessi.



NICOLÒ DEL FIUME_5F AF Masculinity, 2018 photo editing 20 x 20 cm Guardandoci tentiamo di scorgere utopie di bellezza, Curandoci tentiamo di raggiungerle. Osservandoci cerchiamo la somiglianza, all’ambito ideale illusorio. Notando codesto riluttare, preferimmo parodiare il desiderio.



VINCENZO DELL’ABATE_5F AF Io E(s)senza, 2019 elaborazione digitale 20 x 20 cm Io E(s)senza rappresenta la trasfigurazione di me stesso mentre “allargo” il collo del dolcevita. Sono in un campo da calcio e il mio corpo sta “risucchiando” quella che è la città di Firenze nello scollo del maglione. Il campo da calcio, la città di Firenze e i palloni che sostituiscono l’iride e la pupilla degli occhi, sono elementi fondamentali della mia vita, luoghi e simboli che mi rappresentano e fanno profondamente parte del mio essere. Ho pensato molto al mio futuro, a cosa vorrei veramente fare “da grande”. Sin da piccolo la mia risposta è sempre stata “giocare a calcio”, ma anche “vivere nell’Arte”. Per questo motivo ho deciso di inserire nella composizione fotografica questi elementi. Firenze è da sempre la città d’arte per eccellenza, grazie al suo immenso patrimonio artistico, una città che più di altre riesce ad unire tutto ciò che per me è vitale in questo mondo: arte e calcio, grazie anche alla presenza di una società sportiva di grande rilievo come l’A.C. FIORENTINA, che da sempre è la mia squadra del cuore. Klemens Von Metternich diceva, “Qui tutto spira grandezza, gusto, umanità, purezza e bellezza nel più alto grado. Credo che sarei più felice qui con voi, che in qualsiasi altro luogo”. Sì, perché per me Firenze è “Arte”, certo, ma anche “Calcio”, il calcio che amo, che è per me “Essenza”.



FRANCESCO DELLE SITE_4E AM Autocoscienza#0, 2019 fotografia digitale e pennarello 20 x 20 cm L’opera può essere divisa in due parti. La prima è un autoritratto in primo piano con il netto contrasto tra i denti bianchi e luminosi ed il resto del corpo avvolto nell’oscurità. Nella seconda parte vediamo uno scheletro con un nimbo cinto di raggi. Il punto di congiunzione tra le due figure è la dentatura, ed è su quest’ultima che si vuole far soffermare l’osservatore. I denti rappresentano il legame che ogni essere ha con la morte, in quanto unico elemento del corpo umano visibile durante la vita, che persiste dopo la decomposizione di un cadavere. Il nome dell’opera fa riferimento al fatto che grazie alla coscienza di questo legame tra vita e morte, si può gestire la propria tanatofobia, la paura della morte (dal greco thanatos, morte e phobos, fobia), discostandosi dalla visione comune che accosta la fine della vita a qualcosa di remoto e sconosciuto. Il nimbo cinto di raggi è un riferimento alla rappresentazione nell’arte cristiana di figure sacre o divine e in qualche modo ci rende partecipi del rapporto con il “sonno eterno”; lo scheletro viene infatti inteso come una sorta di divinità, riferimento all’ossessione per la morte, alla quale il soggetto è costantemente legato. Il lavoro è stato realizzato scattando un autoritratto in primo piano con una macchina digitale. Piuttosto che realizzare un’illuminazione omogenea e naturale, per poi modificarla, la fotografia è stata scattata in condizioni di scarsa illuminazione per garantire la giusta oscurità al volto, e la postproduzione è stata applicata unicamente per accentuare il contrasto tra la dentatura ed il viso. Una volta stampata, alla fotografia sono stati aggiunti con un pennarello bianco la figura ossea e il nome del soggetto rappresentato. Nell’opera si notano influenze neoespressioniste o riconducibili al graffitismo.



SARA EVANGELISTA_5F AF I can’t, i don’t want, 2019 tecnica mista 20 × 20 cm Il mio lavoro rappresenta il silenzio, il non poter e non voler parlare di me. Ho enfatizzato questo concetto cucendo la mia bocca nella foto, prima digitalmente e poi col filo rosso. Ho chiamato il mio autoritratto I can’t, i don’t want perché non posso e non voglio parlare di quello che ho dentro. Cerco sempre di nascondere le mie paure, le mie sofferenze, i miei punti deboli, cerco sempre di nascondere una parte di me, non voglio coinvolgere gli altri nella mia sofferenza, in particolare le persone che amo. Cerco sempre di essere solare per trasmettere loro serenità. Il mio “non posso” nasce dal fatto che molte cose di me, riguardanti la mia vita personale, il mio passato, non posso davvero dirle, e anche se provo a parlarne mi si crea un nodo in gola, fino a sentire il mio cuore stringersi. Temo che il mio atteggiamento possa farmi risultare antipatica, ma la mia è solo mancanza di fiducia. Verso tutti.



FRANCESCA FANCIULLO_2D Ritorno all’infanzia, 2019 fotografia digitale 20 x 20 cm L’idea del progetto è nata da un album di fotografie e vuole mostrare il cambiamento degli anni e vuole rappresentare il lato infantile che è in ognuno di noi, il lato migliore, più spensierato e allegro. Spesso lo nascondiamo e lo trascuriamo ma tutti vorrebbero tornare a essere sereni e felici come bambini, purtroppo con il passare degli anni questa spensieratezza tende a svanire e subentrano difficoltà e responsabilità. Mi sono rappresentata di tre quarti mentre mi guardo in uno specchio, però nel riflesso non c’è il volto di come sono adesso, ma di com’ero da piccola, il che rappresenta il lato infantile che è in me. Lo sfondo è tratto da due celebri dipinti, Le ninfee di Claud Monet e L’albero di Piet Mondrian. Indica che ognuno di noi è un’opera d’arte e che può essere apprezzato con i suoi pregi e difetti. Sul lato sinistro, dove si trova il riflesso dello specchio, c’è il dipinto di Monet con le ninfee non ancora sbocciate, rappresenta la parte infantile, spensierata, mentre a destra in corrispondenza del soggetto troviamo un albero in bianco e nero che è già fiorito e rappresenta me oggi e il passaggio degli anni. Per la realizzazione sono state scattate una serie di fotografie con una macchina Canon modificate in post produzione.



SOFIA FANGHELLA_2A I colori dell’anima, 2019 tecnica mista 20 x 20 cm L’autoritratto è stato realizzato con una fotografia digitale modificata con Photoshop per la definizione dei colori e dei contorni. Il corpo è stato colorato con tecnica del body painting. Una metà del viso è stato dipinto con il colore nero e su questo sfondo sono state applicate delle pennellate di colore. Ho provato, così, ad esprimere il mio mondo emotivo, il volto è quasi assente e gli occhi chiusi non fanno trapelare alcun sentimento. Partendo da una percezione di me stessa incerta (colore grigio), misteriosa e silenziosa (colore nero), sono giunta a dare spazio e primo piano ad una esplosione di colori vivaci dati da pennellate di acrilico realmente presenti su una metà del viso. Sincerità (arancio) e purezza e desiderio di cambiamento (bianco) si alternano ad una voglia di speranza e ottimismo (giallo) per giungere, infine, alla tranquillità (blu) e alla completa rinascita interiore (verde). È una sintesi tra le contraddizioni della vita e i colori della vita interiore.



MARTA FATTIZZO_2A Doppio, 2019 tecnica mista 20 x 20 cm Il ritratto è completamente in bianco e nero, quasi piatto, solo con le ombre principali. È stata utilizzata un’unica matita per non creare un chiaroscuro molto evidente ma omogeneo. Il soggetto, come suggerito dal titolo, ha una doppia personalità, un doppio volto. Il volto di tutti i giorni, sempre uguale, serio, che non fa trapelare alcuna emozione, a volte anche duro, come se non si fidasse delle persone. Il leggero riso sarcastico indica il fatto che il soggetto cerca si trovare la felicità nella parte “oscura”, per questo tutto è grigio, tranne per un solo elemento, gli occhi, lo “specchio dell’anima” Che sono la parte rivelatrice del deep sound. Gli occhi colorati, di un blu acceso, emergono dal ritratto e indicano la parte emozionale e fiduciosa, anche se più piccola rispetto al resto del soggetto che però avrà sempre la meglio sulla parte “oscura” in quanto non è il volto a risaltare visivamente bensì gli occhi colorati e tridimensionali. Questa contrapposizione tra grigio e colorato, bidimensionale e tridimensionale è come un appello ad andare oltre le apparenze perché a volte nascondono realtà più profonde.



MARTA FERENTE_3C GR Senza titolo, 2019 fotografia digitale 20 x 20 cm Accendere una candela é gettare un’ombra. Ursula K. Le Guin Siamo uomini, estremamente in bilico tra bene e male, bianco e nero, luce e ombra, estremamente in lotta con noi stessi, tra la nostra parte “buona” e quella “cattiva”, dotati di libero arbitrio, e quindi capaci di scegliere da quale parte andare, cosa essere, cosa fare, con chi stare. Io credo che tutto quello che pensiamo e facciamo porti “luce” alla nostra vita, ma inevitabilmente getti anche delle ombre, tutto quello che lasciamo alle spalle, quello che non scegliamo, quello che non siamo o pensiamo di non essere o non voliamo essere, i dubbi, le angosce, le cose non vissute o non dette, ma che sono ugualmente parte di noi, ci comprendono, coesistono nel nostro tutto, della nostra condizione di essere umani. Io sono la “luce” che scelgo di essere ma, ineluttabilmente, porto con me anche la mia ombra. Come far diventare tutto ciò “materiale”, espressione, arte? La foto mira a far emergere il perfetto equilibrio tra i contrari, acqua e fuoco, amore e odio, luce e ombra. Il mio volto diviso tra due opposti, — in questo caso, appunto, luce e ombra — ma complementari, armoniosi, necessari l’uno per l’altro, tali da essere solo insieme totalizzanti.



FEDERICO FERRAMOSCA_3C GR Pezzi di me, 2019 fotografia digitale 20 x 20 cm Lotto con le mie paure, in fondo metto l’anima in un testo e se il foglio è la cute, l’inchiostro è solo lividi. Benoit Lecomte, Mezzosangue Questa citazione la sento mia. Ogni volta che sono davanti ad un foglio mi ritrovo a “lottare” contro le mie paure scrivendo e mettendo l’anima in ogni parola. Nella fotografia sono ricoperto da spartiti, che rappresentano la mia musica e i miei testi. Ogni mio scritto è un pezzo di me, ricoprirmene significa mettere a nudo la mia anima e rimanere solo con le mie parole. Fin da bambino musica e parole hanno scandito la mia vita, anche se ho provato a smettere il foglio torna a catturarmi, consolarmi con il suo richiamo e mi libera da ogni angoscia.



GIULIA FIORENTINO_2D Senza titolo, 2019 fotografia digitale 20 x 20 cm Il soggetto è in primo piano, con il viso colorato dalla metà destra con colori caldi e da quella sinistra con colori freddi. Lo sguardo è inespressivo, vuoto e assente e si limita a guardare nella direzione dello spettatore, il volto è pallido e i capelli sono raccolti, difatti si vede a malapena l’attaccatura. Lo sfondo rappresenta a destra un cielo notturno, mentre a sinistra un cielo al tramonto in modo che i colori siano in contrapposizione. La netta separazione tra colori caldi e colori freddi rappresenta due aspetti opposti e contrastanti della mia personalità, lo sfondo sta a sottolineare questa diversità, oltre che a bilanciare i colori. Ho dipinto il volto con il colore acrilico, utilizzando le mani, infatti sono evidenti le impronte delle dita. Questa scelta può sembrare casuale, ma non lo è, infatti ho voluto rendere evidenti i segni delle impronte per indicare il fatto che questa caratteristica incide su come gli estranei mi vedono. Fin da piccola ho avuto difficoltà a relazionarmi con le persone a causa della mia timidezza e in molte situazioni per questo limite mi sento a disagio. Spesso non riesco a gestire una semplice conversazione o un’interrogazione, oppure, per quanto ci provi e mi sforzi, non riesco a risultare una persona aperta. Sono consapevole, che a causa di questa mia caratteristica, chi non mi conosce può identificarmi come una persona arrogante e fredda. Proprio per questo motivo ho deciso di associare a questo aspetto i colori freddi sul viso e la notte sullo sfondo. Al contrario, i colori caldi e il tramonto simboleggiano il mio lato più aperto, sereno e solare che riesco a mostrare solo a coloro con cui ho molta confidenza e che conosco da tempo. La fotografia è stata modificata con Photoshop per inserire lo sfondo e modificare la luminosità in modo da far risaltare i colori.



REBECCA FRASSANITO_5F AF Head above water, 2018 Fotografia digitale 20 x 20 cm In Head above water ovvero “testa sopra l’acqua” sono immersa nella vasca da bagno. Ho lasciato che l’acqua mi sommergesse quasi completamente, lasciando al di fuori appena una metà del volto, come se questo elemento liquido potesse lavare via ogni mio pensiero negativo e potesse smacchiare ogni disagio che mi opprime. L’acqua è torbida, impura, priva di chiarezza e trasparenza proprio perché ha “assorbito” e “assimilato” le mie angosce.



MARILISA GRECO_2D Non importa dove io sia, 2019 fotografia digitale 20 x 20 cm L’opera mi rappresenta immersa nell’acqua con uno sguardo malinconico e assente. Si nota immediatamente il colore innaturale dell’acqua che contrasta con i toni della pelle che emerge. Per comprenderne i motivi è però necessario analizzare il mio passato. Sin da piccola ho preso lezioni di nuoto e nel nuoto ho trovato un rifugio. Entrando in acqua, immergendomi del tutto riuscivo a nascondermi in una realtà del tutto diversa. Odiavo portare la testa fuori dall’acqua, interrompere quella sensazione di calma e di silenzio che si prova solo se immersi. Stando sott’acqua, avevo la possibilità di pensare senza che nessuno se ne accorgesse vedendomi assente; era così che svolgevo le mie lezioni, assente, assorta in pensieri negativi che, nel periodo delle scuole elementari, quando praticavo nuoto a livello agonistico, non lasciavano spazio a quelli positivi. Ero brava a nascondere il tutto nell’acqua, e la vedevo come una cosa positiva, finché non arrivai a nascondere anche le lacrime, che ovviamente nessuno sarebbe riuscito a notare. Nonostante il nuoto fosse quindi l’unica cosa che avevo, decisi di abbandonarlo quando, il giorno del mio compleanno, tornai a casa piangendo e raccontai tutto a mia madre che prese la decisione. Mi trovai priva della mia valvola di sfogo, alla ricerca di qualcosa capace di sostituirlo e trovai conforto in qualcosa di non molto diverso, il mare. Ora mi piace rivivere raramente quei momenti poco allegri, guardando il sole intensamente o immergendosi in una vasca con il solito sguardo assente, e, nonostante questo mi faccia rattristare, sono molto legata ai ricordi e mi piace riviverli, positivi o negativi che siano. Non importa quindi dove mi trovo, in una piscina, in mare, in una vasca da bagno, importa solo la presenza dell’acqua, perché è solo grazie a questa che riesco a pensare e rivivere certe emozioni. L’idea per questo progetto mi è balenata nella testa nel momento in cui, cambiando traccia dalla sua playlist, è partita una canzone che parla di un uomo che sta affogando sott’acqua. Mi sono resa conto così del valore che proprio l’acqua ha ricoperto nella mia vita. Un altro punto di ispirazione è stata la rilettura della poesia Alla luna di Giacomo Leopardi, poesia che affronta il tema del ricordo e il piacere che si prova nel riportare alla mente anche le esperienze negative.



LEONARDO GERARDI_3C GR Un volto senza imbrogli, 2019 fotografia digitale 20 x 20 cm L’arma migliore di una dittatura è la segretezza, l’arma migliore di una democrazia è la trasparenza. Edward Teller Quest’immagine non è altro che la rappresentazione di me stesso, ho cercato di ritrarmi nel modo più naturale e trasparente possibile e lascio la libertà a chi osserva la fotografia, di comprendermi e di conoscermi nel modo più diretto. Ritengo sia giusto essere onesti e mostrarsi per ciò che si è.



SERENA GRECO_4E SC Senza titolo, 2018 fotografia digitale 20 × 20 cm L’autoritratto è stato realizzato nella camera da letto di mia madre. Sono seduta sul letto e indosso un vecchio tutù glicine, con un bordo di raso bianco latte, i piedi sono scalzi. Alle spalle un cuscino azzurro realizzato interamente in paillettes e nei capelli è infilato un pennello da make-up. Lo sguardo è sognante e guarda la bella atmosfera che si è creata intorno. Gli oggetti di scena sono una palette di trucchi, diverse scarpe décolleté dai tacchi di varie altezze e spessori, dei pennelli da make-up e un rossetto nude. La luce è stata creata abbassando le persiane della stanza e accendendo le due lampade sui comodini (di cui ne vediamo solo una) e accendendo le piccole luci fredde sulla testiera del letto, La foto è stata scattata con uno smartphone e mette in primo piano il volto, che è molto luminoso, i capelli sono raccolti in uno chignon non troppo artefatto. L’opera vuole simboleggiare la mia femminilità nascosta, la piena sicurezza del mio corpo, che sia più o meno vestito. Ho voluto fare trasparire il mio lato femminile, la mia passione per il mondo del make-up, mentre il tutù e le scarpe dal tacco basso sono un richiamo alla mia passione per la danza e in modo particolare per la pole dance.



GIORGIA GUIDO_2D Among Nature, 2018 fotografia digitale 20 x 20 cm Lo sfondo è bianco e non sono presenti elementi che lo contraddistinguono, ciò mette in risalto il soggetto in primo di profilo. Il colore che risalta maggiormente è il verde. Sulla figura è proiettata l’immagine di una foglia che si attenua sinuosamente sulle curve del corpo. Come tema ho scelto la natura in quanto mi sento parte di essa. Sin da piccola, mi piaceva trascorrere i miei pomeriggi in campagna, circondata dal verde degli ulivi che caratterizzano la mia terra, i raggi del sole che penetrano tra le foglie e il vento che crea dei suoni armoniosi. Mi piace rimanere intere giornate al mare ascoltando il rumore delle onde che si infrangono fra gli scogli, osservare le rondini che volano libere e spensierate nel cielo. Amo vedere le mille sfumature del tramonto con i suoi colori caldi e variopinti. Sono attratta dai temporali che creano vari giochi di luce nel cielo cupo e il rumore della pioggia che crea un suono rilassante che mi fa scivolar via ansie e brutti pensieri. Mi piace osservare la rugiada di primo mattino e il verde fitto dei boschi che mi dona tranquillità e pace. Spero solo che nel corso degli anni io possa conservare tutte queste sensazioni e che l’uomo non continui a rovinare la natura per fini economici.



AMINTA INVITTO_2D SAD, 2018 fotografia digitale 20 x 20 cm L’opera rappresenta il cambiamento di umore in base alle stagioni. Questo disturbo temporaneo, scientificamente chiamato “Disturbo Affettivo Stagionale (SAD)”, può portare stanchezza, tristezza, sonnolenza e malessere generale con un andamento ciclico ad ogni inizio autunno o inverno. Questa foto è un mio autoritratto con uno sguardo annoiato e nostalgico, rivolto verso l’alto con aria distratta, mentre ripenso ai bei momenti trascorsi durante l’estate, simboleggiati dalle foto dei tramonti e delle albe posizionate in ordine sparso e disordinato sullo sfondo. Nonostante la disposizione delle foto sullo sfondo sia casuale, è da evidenziare come le immagini con dimensioni maggiori, siano effettivamente quelle che occupano più spazio anche nella mia mente e, dunque, che costituiscono i ricordi più importanti. Il contrasto tra l’umore durante le stagioni fredde e quelle calde, è messo in risalto anche dalla scelta dei colori. Infatti, mentre nello sfondo troviamo solo colori accesi e contrasti evidenti, l’immagine del volto, la cui espressione sta a simboleggiare le stagioni fredde, è totalmente desaturata e in bianco e nero, contornata da una linea bianca che indica il confine tra i momenti passati e il presente. Il titolo dell’opera ne rappresenta in pieno il significato, infatti la sigla SAD riassume il nome del disturbo e richiama la parola inglese che vuol dire “triste”.



GIOSUÈ LANZILOTTI_3C GR Cambiamento, 2019 elaborazione digitale 20 x 20 cm Ti sorprenderai come tutto cambia in un attimo Marracash In questa foto ho voluto rappresentare il cambiamento che si ha nel periodo adolescenziale, un periodo che può essere per alcuni molto difficile, ma che con pazienza e forza si può superare. Un periodo in cui si hanno dei cambiamenti fisici positivi o negativi che siano e l’ho voluto rappresentare con uno squarcio luminoso sulla guancia.



FRANCESCA LEO_5F AF Tra passato e futuro, 2019 elaborazione digitale 20 x 20 cm La grande onda di Kanagawa, celebre opera di Hokusai, raffigurata nello specchio retrovisore della macchina simboleggia il mio passato, rappresentando quel momento “dalle acque mosse” che io come ogni individuo, ho vissuto: un passato fatto di alti e bassi come le onde. Lo spazio cosmico presente all’esterno della macchina, invece, simboleggia il futuro; il futuro colorato, seppur incerto, che ogni ragazzo della mia età ha davanti a sé. Colorato, incerto e silenzioso. I colori dello spazio infinito variano dal blu al rosso, colori freddi e caldi, fino ad arrivare al nero, associato ad un mio stato emotivo incerto perché il futuro non si può conoscere, semmai immaginare.



MICHELE LEOPIZZI_3C GR Scrivo perché nessuno ascolta, 2019 elaborazione digitale 20 x 20 cm In questa immagine ho voluto rappresentare la mia passione per il writing e i graffiti, con l’inserimento di una bomboletta spray nella mia bocca con un effetto quasi caricaturale. Sta a simboleggiare la non indispensabilità della bocca e delle parole per comunicare. Tuttavia vuole anche rappresentare come il graffito sia la forma espressiva più importante, quasi una parte di me.



LUNA LUCA_2A Deep Sound, 2019 tecnica mista 20 x 20 cm Un corpo adolescente emerge dal fondo scuro, il volto è rivolto verso il basso per una forma di pudore, con gli occhi quasi chiusi che osservano li squarci, senza far emergere nessuna emozione. Il viso appare comunque sereno, le braccia avvolgono il corpo come per proteggerlo da ulteriori debolezze. La luce arriva in maniera omogenea tanto da far avere poco chiaroscuro e zone in ombra, ecco la necessità di utilizzare un fondo scuro. Lo sfondo è nero in modo da mantenere la concentrazione sul soggetto e non distrarre la vista. Per la realizzazione di questo autoritratto ho scattato la fotografia e l’ho stampata su carta fotografica, ho tagliato alcune parti e sul retro ho inserito il cielo e ho dipinto delle farfalle blu, perché è il colore che rappresenta l’equilibrio che desidero raggiungere durante la mia crescita e il mio processo di cambiamento. Con questo autoritratto ho voluto rappresentare ciò che agli altri risulta nascosto, le mie emozioni, le mie paure di adolescente, la mia figura, che quasi diventa un tutt’uno con lo sfondo circostante, per valorizzare ulteriormente il corpo timido avvolto su se stesso infranto da alcuni squarci, che creano contrasto. Squarci dell’anima attraverso i quali ho voluto far intravedere il mio vissuto, ogni squarcio/ferita è un punto debole dal quale però non emerge del sangue ma una luce nuova, con un cielo sereno. È la prospettiva di per diventare una donna matura e migliore, ogni squarcio è stato immaginato come un elemento che emerge dalla foto come a fare da punto di unione tra il cielo che è posto sul fondo e quello che è oltre all’immagine mentre le farfalle sembrano prendere vita per essere libere di volare oltre La forma spigolosa delle varie aperture potrebbero sembrare lame di una trappola per animali selvatici, perche è come un monito per chi si dovesse avvicinare, come un voler dire “fate attenzione. Pericolo!” perché è difficile e non consentito a tutti poter entrare nel mio mondo, complicato da emozioni e sentimenti contrastanti.



ALESSIA LUPERTO_5F AF Mirror of the soul, 2019 fotografia digitale 20 x 20 cm L’opera vuole rappresentare la personale visione del caos, del dolore e allo stesso tempo delle emozioni aride e spente che l’uomo può provare nel corso della sua vita, cercando di unire l’osservazione visiva a quella della sfera dei sentimenti più nascosti in noi e negli altri. Uomo e natura sono presenti attraverso la scelta di rappresentare delle ramificazioni che si fanno protagoniste dell’opera all’interno e l’esterno dello “specchio dell’anima” su cui poggia la figura femminile.



ANGELA MACI_5F AF Riflessi nel tempo, 2019 tecnica mista 20 x 20 cm Riflessi nel tempo è un mio autoritratto con frammenti di specchio applicati su una metà del volto. L’utilizzo di questo materiale ha, per me, due valenze. La prima valenza è il potere riflettente, il restituire un’immagine in “tempo reale”, così come si presenta di fronte all’osservatore che si specchia in quei pezzi di vetro. La seconda valenza ha un significato metaforico: ogni incontro avuto nel corso della mia vita ha influenzato il mio essere, portandomi a volte al cambiamento. Quindi il ricordo di ogni persona fa, in qualche modo, parte di me.



FRANCESCA MARTELLA­­_2D Terribilmente condizionata, 2019 fotografia digitale 20 x 20 cm Il mio autoritratto è caratterizzato dalla folta chioma dorata, dalla carnagione chiara e dalle vesti nere. Mi sono rappresentata al centro di una stanza vuota, seduta su una sedia, alle mie spalle c’è una figura nascosta, che con le mani che mi serra gli occhi. Questi ultimi, come scrive Paulo Coelho, sono lo specchio dell’anima, ma in questo caso, essendo coperti, sono segno di un’anima bloccata e confusa, ancora incerta sulla strada giusta da intraprendere per raggiungere la propria tranquillità. Cerco di levare le mani ossute dal mio viso, con un’espressione di fatica e sofferenza, segnata dalle labbra fortemente serrate, che evidenziano il mio stato d’animo e la paura di parlare, di conseguenza di sbagliare. Tuttavia sono combattuta, poiché già so che è più forte l’angoscia che provo, rispetto alla volontà di espellerla. La mia sagoma, inoltre, proietta la propria ombra sulla parete bianca presente sullo sfondo, simboleggiando il peso delle azioni che incombono su di me. Con quest’opera ho voluto sottolineare il senso di oppressione e condizionamento da parte della società; questo perché mi sento terribilmente influenzata da tutto ciò che mi circonda. Ho paura del giudizio altrui. Perciò, anche se cerco di non esserne influenzata, di agire secondo i miei ideali, ciò mi costa fatica e difficilmente riesco a non essere sovrastata dal pensiero delle infinite conseguenze possibili. Il risultato finale della fotografia è stato ottenuto grazie all’utilizzo di elementi di contrasto, come la luce che si riflette sullo sfondo e sulla figura, elementi esterni come l’individuo, nascosto dietro il soggetto, e ho deciso poi di ambientare il tutto in una stanza vuota e bianca per fare risaltare il fulcro della scena.



DAVIDE MARTINA_2D Uno sguardo tra mille pensieri, 2019 fotografia digitale 20 x 20 cm L’opera mi rappresenta intento a leggere un libro. Tale atto, però, nasconde un sentimento molto profondo. Come si evince, temo di essere giudicato e perciò mi nasconde dietro le pagine per sfuggire lo sguardo di chi mi circonda. Tale comportamento genera curiosità da parte di chi non può comprendere lo stato d’animo messo in risalto dall’atteggiamento del volto. Non si può non affermare che un tale comportamento di curiosità da parte delle persone, generi in me un senso di ansia e di timidezza perché mi sento messo sotto esame e in qualche modo giudicato. Tale comportamento di chiusura verso il prossimo viene spesso riscontrato in occasioni specifiche, come quando sono di fronte a difficoltà di relazionarmi con gli altri. C’è timidezza verso gli sconosciuti, o verso coloro che non sento proprio come “amichevoli”. Sicuramente però faccio di tutto per mettere da parte questi difetti, per ostentare una certa “intraprendenza”, grazie alla dialettica che mi permette di svincolarmi da situazioni poco piacevoli. Basta pensare, ad esempio, a quello che succede durante le interrogazioni scolastiche, dove spesso il dimostro una certa “dimestichezza” nel saper parlare dell’argomento specifico superando tale difficoltà. Di certo non riscontro questi problemi con i miei più fidati amici, né tantomeno con parenti o persone o amichevoli. Controllo le mie emozioni e mi adeguo alle situazioni mantenendo comunque un atteggiamento spesso positivo considerando che non è aggravato da problemi sociali. Nella fotografia lo sguardo è pensieroso e mi nascondo dietro un libro il cui titolo sembra avere coerenza con l’argomento preso in esame. La fotografia è stata realizzata con uno smartphone con l’utilizzo del flash che permette una visione molto limpida.



ALESSIA MARTINO_5F AF Breath, 2019 fotografia digitale 20 x 20 cm Ho cercato di esprimere lo stato d’animo provato in un periodo particolare della mia vita, caratterizzato da una situazione che mi inquieta e tende a farmi perdere il respiro, ma che non voglio e non riesco a superare. Ho scelto di rappresentarlo come un “auto-soffocamento” con della pellicola trasparente che intrappola il mio respiro. La sbavatura del trucco è del tutto naturale e casuale mentre i toni cupi sono stati studiati e scelti appositamente per trasmettere la tensione di quel momento. L’autoritratto è stato realizzato con una fotocamera digitale e leggermente ritoccato con Photoshop, per definirne meglio il taglio, le luci e i colori.



SARA MATINO_2D Hidden (Nascosta), 2018 fotografia digitale 20 x 20 cm Nella fotografia la prima cosa evidente è il fascio, il raggio di luce del sole che penetra dalla porta socchiusa e finisce sul volto della ragazza. Esso rappresenta la società, il mondo esterno, il mondo al quale vuole rimanere nascosta, ignota, perché è convinta di non appartenere ad esso, e in qualche modo, lo disprezza. Il soggetto si trova in piedi, ripreso a mezzo busto, a destra della fotografia, e solo una piccola parte del volto è illuminata dal fascio di luce, mentre l’oscurità, che rappresenta un passato difficile da dimenticare, pieno di dolore e incomprensioni, si trova sul resto del viso. La ragazza guarda fuori dalla fessura della porta con uno sguardo spento, privo di emozioni. Inoltre, la mano destra è poggiata poco sopra la maniglia della porta proprio come se volesse sbirciare meglio dalla fessura. Ha degli auricolari alle orecchie che indicano il fatto di come solo la musica sia in grado di “ascoltarla” e farla stare bene. Si può dire si stia nascondendo da un mondo che ritiene inadatto, imperfetto e pieno di errori, pieno di pregiudizi e ingiustizie, e si circonda di mura “immaginarie” che, con il passare del tempo, si sono innalzate sempre di più fino a rinchiuderla e a bloccarla nel passato. Il fatto che si trovi nel buio è determinato dal fatto che ha dei pentimenti legati ad un passato che la opprime e che si riferisce a varie esperienze della vita, ma nel particolare, riguarda la perdita del nonno, a lei molto caro, e ai rapporti con la sua famiglia. La ragazza crede di essere stata la nipote che suo nonno non meritava e crede non aver mai dato l’amore e l’affetto quando era necessario e quando ce n’era l’opportunità. Nella fotografia, la luce rappresenta il presente e l’oscurità il passato. Per giungere al risultato finale si è deciso che si dovevano mettere insieme più pezzi, più idee, più modi per far capire che la luce simboleggia qualcosa che si trova nel presente ma che viene da lontano, e il buio qualcosa situato nel passato ma che comunque continua a vivere nella memoria.



BERNARDETTA MELE_4E AM Undercontrol, 2019 fotografia digitale 20 x 20 cm Il soggetto è posizionato di tre quarti ed è illuminato da una lampada a luce verde. La testa è avvolta da un filo ed è reclinata all’indietro. La bocca e gli occhi sono leggermente socchiusi. Indossa una maglietta scura dai cui si intravedono delle collane. La fotografia è stata realizzata con una Canon EOS 1300, obiettivo 18-55mm impostata ad ISO 1600 sec.1/8 f/7,1. Tante voci, tutte insieme parlano nella mia testa come se stessero litigando, come se una odiasse l’altra e volesse ucciderla. Eppure sono mie prigioniere, sono dietro le mie sbarre e, se potessi, io quelle sbarre le aprirei.



GIULIA MELELEO_2A Senza titolo, 2019 fotografia digitale 20 x 20 cm L’autoritratto ritrae il viso di un’adolescente che evidenzia profonde lacerazioni sulla fronte, sull’occhio e su parte della bocca, prodotte da minuscoli “cocci di vetro”. Le ferite rendono visibili i profondi strappi dell’anima e le scaglie vetro che le hanno provocate vogliono dimostrare quanto taglienti e dolorose siano state le esperienze che ha vissuto ma che rappresenta su una naturale e serena espressione di sé. L’Essere e l’apparire in un continuo rincorrersi di manifestazioni, ora verso gli altri ora cogliendo il lato più profondo del proprio carattere.



MIRKO MONTINARO_5F AF Tell me I’m too crazy, 2019 photo editing 20 x 20 cm Noi vediamo quello che vogliamo vedere, non quello che abbiamo realmente davanti agli occhi. La nostra mente spesso offusca la capacità di vedere con chiarezza. Per questa ragione se vogliamo fare piena esperienza della vita, ci dovremo allenare a vedere al di là delle cose, attraverso le loro apparenze.



FRANCESCA MUSCO_2A Deep sound, 2019 tecnica mista 20 x 20 cm Ogni fotografia racconta una storia, e in questo caso anche questa ne narra una. In primo piano c’è una ragazza che si copre il viso con le mani, cercando di proteggere le proprie emozioni da chi le sta di fronte, per paura che le usi contro di lei. Questo gesto è simbolo di profonda insicurezza, vergogna e timidezza. La ragazza sorride; è un sorriso sincero che rappresenta una gamma di emozioni diverse che iniziano dalla paura e finiscono con la timidezza. Negli occhi è stato applicato con Photoshop un cuore trasparente che simboleggia la paura di far trasparire i propri sentimenti, perché come già sappiamo gli occhi sono lo specchio dell’anima e basta guardare una persona negli occhi per capire cosa sta provando. Sullo sfondo c’è un paesaggio caratterizzato dalla luce del tramonto che si abbassa rapidamente fino a scomparire dietro la linea d’orizzonte. La fotografia è stata scattata al tramonto perché, nelle mie intenzioni voleva rappresentare i sogni che pian piano svaniscono e poi rinascono con il cambiare delle emozioni nel corso della vita. Marco Scataglini, nel libro L’infinito privato (Boopen, 2009) afferma che «La fotografia è sempre una nostra proiezione. Si può dire che ogni foto che scatterai sarà alla fine un autoritratto: se scatti mentendo, quello che la gente vedrà sarà una bugia».



FRANCESCA MUSCOGIURI_3C GR Il riflesso nello specchio, 2019 fotografia digitale 20 x 20 cm Chi vede correttamente la figura umana? Il fotografo, lo specchio o il pittoreâ€? Pablo Picasso Con questa immagine ho voluto rappresentare che tutto quello che circonda la nostra esistenza e che vediamo intorno a noi. Ăˆ come uno specchio che ti mostra quello che si trova dentro di te, nel tuo magnete.



AURORA ORLANDO_2A Senza titolo, 2019 fotografia digitale 20 x 20 cm In questa foto ho rappresentato errori fatti in passato. Le bende intrise di sangue hanno lo scopo di nascondere le ferite procurate con l’autolesionismo. La benda sugli occhi copre lacrime di sangue, lacrime sporche, consumate, inutili, che evitano altri sguardi. Le orecchie tappate rappresentano il non voler ascoltare chi cerca di aiutare, serrando le braccia incrociate, in segno di chiusura in me stessa, per non far passare nessuno a causa dell’orgoglio. L’immagine scompare nullo sfondo nero, sfocata ai lati, per non essere un peso, per non essere al centro dell’attenzione, fuggendo dai problemi. Il sangue che esce dalla bocca rende l’idea di chi ha parlato troppo ferendo, senza volerlo, chi mi stava attorno. I capelli sulla fronte e le bende, che coprono gli occhi, esprimono il rifiuto di me stessa, tanto da velare il volto per nascondersi da tutti e non far vedere “l’inutile” sofferenza chiamata adolescenza.



ALESSIA PAGANO_3C GR Senza titolo, 2019 elaborazione digitale 20 x 20 cm Lunare: abitante della luna; da non confondere con il lunatico che dalla luna, invece, è abitato Ambrose Bierce Con questo progetto ho voluto rappresentare la parte di me che meglio mi identifica, l’essere lunatica. Ho raffigurato me stessa. Con la mano reggo il mio volto come se fosse una maschera. Questo simboleggia che, nonostante il mio umore cambi in poco tempo, e malgrado io non riesca a controllare questo cambiamento, rimango pur sempre me stessa, una persona solare e socievole.



FRANCESCA PALMA_3C GR Senza titolo, 2019 fotografia digitale 20 x 20 cm Lasciami, oh lasciami immergere l’anima nei colori; Lasciami ingoiare il tramonto e bere l’arcobaleno Khalil Gibran Ogni colore fa parte di me. Una miscela di stati d’animo con dei colori. Per rappresentare al meglio me stessa, quindi ho deciso di utilizzare l’arcobaleno. Principalmente ho voluto realizzare sul mio viso tutto ciò che a mio parere riflette il mio essere ossia la libertà di esprimere ciò che si è e ciò che si sente. Il parere degli altri mi è indifferente. Grazie a questo progetto, riesco a rappresentare la mia libertà data dall’insieme dei vari colori senza un apparente ordine preciso. Un’armonia perfetta tra chiaro e scuro, luce e ombra che si riflette nell’immensità dello sguardo che è il riflesso dell’anima.



REBECCA PASCALI_4E AM Innocenza e fragilità, 2019 fotografia digitale 20 x 20 cm Il soggetto è a mezzo busto di tre quarti. Ha una camicetta bianca a righe, non è abbottonata nella parte superiore e le maniche, tirate leggermente verso il gomito, creano delle balze. Con la mano destra stringe una rosa che allude alla femminilità e poiché è aperta è simbolo della bellezza della giovinezza. Inoltre, il colore giallo rimanda alla radiosità e corrisponde ad una condizione di libertà e sviluppo. Il soggetto mantiene gli occhi chiusi e il volto, dolce e rilassato, sembra assumere nella composizione generale un’aria pensosa. Le labbra color rubino sono l’unico elemento rilevante con tonalità calda. I capelli lunghi, simbolo di forza, posti sul lato sinistro, scendono ondeggianti verso il basso, lasciando libero il collo, parte del corpo che richiama la sensibilità, la delicatezza e la sensualità. Il soggetto indossa, inoltre, una semplice collana d’oro a due fili. Pensieri, idee e soprattutto spiritualità, si nascondono nel blu dello sfondo e attraverso una fonte luminosa artificiale è stata riprodotta l’ombra come a segnare la consapevolezza del bene e del male e, allo stesso tempo, la fiducia e la speranza nel futuro.



ALESSANDRO PETRELLI_2D Senza titolo, 2019 elaborazione digitale 20 x 20 cm La fotografia mi ritrae con uno sfondo scuro che rappresenta la malinconia che rimane, però, dietro e quindi non toglie lucentezza al viso in primo piano. La luce e le mani che contengono il mio viso rappresentano in chiave simbolica la ragione e la razionalità che la luce porta con sé. Il contrasto luce/oscurità fa riflettere sulla differenza e l’estraneazione nei confronti del senso di malinconia e di irrazionalità. Grazie alle mani che contengono il viso traspare un senso di sicurezza e sincerità della persona che fugge dalla sfera di malinconia e trova sicurezza grazie alla luce che rende tutto più limpido e chiaro.



GIULIA PICCIRILLO_3C GR Senza titolo, 2019 fotografia digitale 20 x20 cm Che relazione c’è tra le mie idee e il mio naso? Per me, nessuna. Io non penso col naso, né bado al mio naso, pensando. Ma gli altri? Gli altri che non possono vedere dentro di me le mie idee e vedono da fuori il mio naso? Luigi Pirandello Ho scelto questo aforisma di Pirandello che penso rappresenti molto bene ciò che con il mio lavoro vorrei esprimere perché parla di come le persone si fermano all’apparenza senza riuscire a vedere ciò di cui gli altri sono capaci. Sono consapevole di essere quel tipo di persona che lascia solo intravedere una parte dei propri pensieri per paura dei giudizi altrui e so che dovrei mettermi più in gioco. Questa foto parla di me in quanto si intravede il mio volto con gli occhi chiusi come se dormissi, come se quella mia caratteristica venisse mostrata solo a coloro cui ho la completa fiducia. Ci sono comunque individui che riescono ad attraversare la mia barriera nera e avere un’idea maggiore di chi sono e quali siano i miei pensieri, senza giudicarmi in modo scorretto, mi rende felice sapere esistano ancora persone con un minimo di umanità, nella quale io ho completamente perso la fiducia.



ELENA RICCHIUTO_5F AF Art in thought, 2019 tecnica mista 20 × 20 cm Art in thought è un puzzle digitale che esprime il mio amore per la pittura e come l’arte possa aiutare l’uomo a riflettere, osservare e contemplare ciò che gli sta davanti. Penso che così facendo sia possibile giungere ad una più concreta consapevolezza di sé stessi, riuscendo a cogliere il significato della realtà per scegliere in modo consapevole e progettare la propria vita. L’opera d’arte è il riflesso dei modi di pensare e di agire dell’artista. Questo autoritratto mi presenta in un primo piano dai contorni quasi sfocati, come se tra me e le opere pittoriche non ci fosse un netto distacco, come se facessi io stessa parte di un insieme artistico. Per il mio “assemblaggio” ho preso in considerazione gli artisti e le opere che rispecchiano maggiormente la mia personalità. Vincent Van Gogh, uomo estremamente sensibile, desideroso di amici, solitario, istintivo, dai sentimenti forti e violenti. Descrive una parte di me, la fragilità che cerco di nascondere per non apparire debole davanti agli altri. Gustav Klimt, ha fissato ne Il bacio un attimo di estraneazione verso il mondo per non dimenticare quella bellezza di attimi che mai più si ripeteranno, contagiosi come la voglia di innamorarsi. Anne Marie Zilberman, Nelle Lacrime di Freya trasmette la mia stessa debolezza. Claude Monet, un uomo che per raggiungere i suoi obiettivi ha fatto di tutto. Ecco, mi rispecchio in lui, nelle sue Ninfee ritrovo la caparbietà che ho dentro, la forza di lottare per ottenere ciò che desidero.



ALESSANDRO RIZZATO_3C GR Senza titolo, 2019 fotografia digitale 20 x 20 cm Preoccupati più del tuo carattere che della tua reputazione. Poiché il carattere è ciò che tu sei realmente, mentre la reputazione è soltanto ciò che gli altri pensano che tu sia. John Wooden In questa frase mi rispecchio moltissimo. L’idea che gli altri hanno di me coincide con un lato del mio carattere, ossia quello molto aperto, a volte invulnerabile e “menefreghista”, quasi cinico rispetto agli insulti, alle prese in giro e a volte mi sento addirittura superiore agli altri. Tutto ciò funge da maschera per l’altro lato del mio carattere che è l’esatto opposto del primo. È molto sensibile, triste, malinconico e nostalgico del tempo passato. Quest’altra parte traspare solamente quando sono solo e deve comparire solo in questo contesto. Perché al mondo di oggi importa solamente chi è forte, chi scala la classe sociale e chi più si mette in vista, al contrario dei deboli che possono essere schiacciati ed essere considerati spesso in modo dispregiativo. Il mio carattere è quindi diviso in due lati opposti, come una carta da gioco, con uno che conta ed un altro di cui non importa a nessuno. Ed è proprio questo ciò che ho rappresentato nella mia opera, una partita a carte. Una partita tra un me stesso ‘’reale’’ che vince su un me stesso ‘’finto’’, molto stilizzato. Ma quella mia parte vittoriosa ha con sé una carta che racchiude il carattere malinconico, l’asso di cuori, il ‘’cuore solitario’’. Sul tavolo ci sono anche altre carte capovolte di cui non si vede il seme, servono a fare sentire la parte più debole di me stesso un po’ più importante.



SOFIA RIZZO_3C GR Senza titolo, 2019 fotografia digitale 20 x 20 cm ma in un mondo in cui i diamanti son tanti quanto i sassi tu non sai più apprezzarli Nitro, Sassi e diamanti Ho scelto questa citazione perché in un mondo in cui le persone piene di odio sono numerose quanto le persone buone, quest’ultime, metaforicamente chiamate diamanti, si danno per scontate. Mi identifico quindi in un diamante con mille sfaccettature che riflettono la luce in maniera diversa. The deep sound ci chiede di mettere in mostra una caratteristica che rispecchi al meglio noi stessi. Scegliere solo una caratteristica, significava mettere da parte tutte le altre che mi rendono quella che sono e quindi per rappresentarmi ho mostrato ogni aspetto della mia personalità che si differenzia rispetto ai “sassi” ed è piena di sfaccettature come il diamante.



MONICA ROLLO_3C GR Il divenire, 2019 elaborazione digitale 20 x 20 cm Nasce in me un nuovo essere a ogni ora. Chi fui, ho già scordato. Chi sarò conserverà del mio essere di ora solo, di quel che so, la conclusione. José Saramago, Le poesie “Racconta il tuo lato nascosto, magari attraverso le tue passioni, perché non ti rappresenti con un libro in mano?”. No. Io non riesco a capire chi sono con esattezza ma, se penso a me come somma di ciò che mi piace fare riesco a vederlo solo come lo stereotipo di me stessa. L’arte, la musica, la lettura e la stessa scrittura che tanto prediligo vanno oltre il mio essere in sé ma diventano influenze esterne essenziali nella sua evoluzione. L’unica cosa che penso possa avvicinarsi a rappresentarmi, anche se forse scontata, è il mio spirito, la coscienza o più semplicemente qualunque cosa animi il mio cervello. Sono il “continuo cambiamento” di pensiero, opinione, molto più frequentemente di umore; cambia il mio grado di conoscenza, il numero di esperienze e il modo con cui mi approccio alla vita e al futuro. Potrebbe sembrare destabilizzante pensare a questa catena infinita. A volte lo è, ma sono arrivata alla conclusione che sia così per chiunque e che l’essenziale sia non farci troppo caso. Io non sono io, sono il percorso della mia interiorità e continuando a camminare potrei all’età approssimativa di ottant’anni iniziare a scorgere chi sono. Ma è solo un’idea, in fondo la vita è un’altalena tra il sottile divertimento di vedere cosa accadrà e la malcelata ansia e apprensione nell’aspettare o vivere alcuni eventi.



GIULIA ROMERIO_3C GR Senza titolo, 2019 elaborazione digitale 20 x 20 cm L’insicurezza dell’essere umano è parte integrante della sua natura e della sua disperazione. Thomas Bernhard Il progetto rappresenta l’insicurezza e la paura che sono due lati del mio carattere che cerco di non far vedere ma a volte emergono. Si vede il mio volto che è posizionato in diverse direzioni che rappresenta la paura, nascosto da una scia che sta a significare l’indecisione. Ho voluto comunicare che oltre ad essere una ragazza solare, la parte di me che mi rappresenta di più sono la paura e l’insicurezza che da diversi anni sono parte di me.



NICOLÒ ROTONDO_3C GR Senza titolo, 2019 elaborazione digitale 20 x 20 cm Non preoccuparti se gli altri non ti apprezzano. Preoccupati se tu non apprezzi te stesso. Confucio Ho scelto questa citazione perché la mia opera raffigura un occhio che al posto della pupilla ha il riflesso della mia persona. La scelta di questo particolare deriva dal fatto che voglio far vedere a tutti quello che sono realmente, disinteressandomi dei loro giudizi. Adoro essere trasparente e diretto perché credo che bisogna essere apprezzati per ciò che si è senza modificare nulla del proprio essere.



LUCREZIA CRISTINA SCARDACE_4E AM Fear, 2019 fotografia digitale 20 x 20 cm La fotografia mi rappresenta come una ragazza assorta nei suoi pensieri, posta su uno sfondo nero che crea contrasto con luce rossa. Il soggetto è posizionato di tre quarti con la testa poggiata sulla mano. Gli occhi sembrano guardare lontano e l’espressione trasmette le paure e le incertezze che mi rendono fragile, il rosso rappresenta l’ansia, il nero le insicurezze e il contrasto fra i due colori indica le paure. I capelli coprono leggermente il viso quasi a nascondere le emozioni. La foto è stata realizzata posizionando il cavalletto davanti al soggetto e la lampada rossa alla destra della macchina fotografica. La macchina fotografica è stata impostata ad ISO 1600; 1/15 sec; f/5,6.



RICCARDO SCARDACE_5F AF Tonalità, 2019 fotografia digitale 20 x 20 cm Attraverso l’uso di un gioco di luci e ombre, chiari e scuri, l’opera intende suscitare emozioni soggettive nello spettatore. Il soggetto, in una composizione quasi drammatica è come uno specchio, in cui chi guarda può riflettere le sue paure, i suoi dubbi e le sue incertezze.



SERENA SERAFINO_2A Senza titolo, 2019 tecnica mista 20 x 20 cm Il soggetto centrale di quest’opera è una ragazza di profilo con degli occhiali scuri. La figura, interamente colorata di un giallo pastello è completamente circondata da occhi che la fissano in modo quasi ossessivo, lei ha un atteggiamento fiero, sicuro da alcuni punti di vista quasi arrogante, ma tuttavia i colori utilizzati e la presenza degli occhi donano un forte senso di disagio. Disagio che viene accentuato dal non poter vedere gli occhi della ragazza, coperti dagli occhiali scuri, gli occhiali in questo caso fungono da elemento decorativo e donano alla ragazza un’aria quasi saccente, ma stanno anche ad indicare il senso di cecità nei confronti del mondo. Fungono anche da maschera, maschera che la ragazza usa per coprire le proprie insicurezze e i propri dubbi e che spesso sfrutta anche per ignorare di proposito avvenimenti che a lei risultano dolorosi o fastidiosi, nascondendo il proprio punto di vista per paura di risultare fastidiosa agli altri. Il concetto di cecità contrasta molto con gli occhi che circondano la ragazza, questi stanno ad indicare la costante pressione che la ragazza prova per colpa degli sguardi altrui, del loro continuo giudizio e delle loro aspettative, aspettative che sa di non poter soddisfare. Avverte un senso timore nei confronti di queste persone, timore che nasconde, dato che l’ammettere questa paura macchierebbe il suo orgoglio, già fragile. Nella realizzazione di quest’opera ho riscontrato alcune difficoltà in ambito stilistico perché non sono riuscita fin da subito a delineare la “personalità” dell’opera, altra difficoltà è stata l’utilizzo del colore. Inizialmente i colori dovevano essere assenti e sarebbe dovuto risaltare solo il rosso delle iridi degli occhi, in seguito per dare un aspetto più “pieno” all’opera ho optato per l’impiego di pennarelli ad alcool di diverse tonalità di giallo, che hanno donato uno stile vicino alla Pop Art.



ILARIA SOZZO_3C GR Senza titolo, 2019 fotografia digitale 20 x 20 cm Ci sono delle persone che sono state considerate coraggiose perché avevano troppa paura per scappare. Thomas Fuller Il progetto che ho voluto rappresentare è il mio timore per i luoghi affollati. Il manichino di legno, che cerca di sorreggere la scarpa, è il mio modo di raffigurare l’impegno che investo per superare questa parte di me. La scelta di una scarpa alla moda, simboleggia la società di massa con la quale io interagisco.



SOFIA SPARVIERO_2A Senza titolo, 2019 fotografia digitale 20 x 20 cm Con questo autoritratto ho voluto vuole mostrare la mia “dark side”, cioè la parte nascosta e quindi oscura. La foto è stata realizzata con toni scuri e un effetto glitch, lo sfondo bianco rappresenta il bene di cui mi circondo, esso tende anche a far risaltare la figura nera, che rappresenta il lato oscuro che c’è dentro di me. Nella figura possiamo notare una sovrapposizione di colori: il blu che indica la parte più debole del soggetto, mentre il rosso la parte più forte che mostra al mondo esterno. La mano davanti al viso viene associata alla vergogna, mentre il trucco pesante ad una maschera, quella che indosso per non mostrare a gli altri la mia duplice natura.



BENEDETTA STEFANELLI_2A Sentirsi incompleti, 2019 matita su carta 20 x 20 cm L’elaborato è stato realizzato a mano libera, utilizzando matita su carta. Raffigura il mio autoritratto diviso esattamente in due parti. Nella sinistra, i lineamenti del volto sono appena accennati, con tratti morbidi e sottili. In questo lato non c’è accenno di volume. Nella seconda parte, invece, ho realizzato il mio viso così com’è, inerente e fedele alla realtà. Di conseguenza, ho fatto in modo che sia presente il volume e che il disegno dia un senso di tridimensionalità, servendomi del contrasto chiaroscurale. Con questo disegno, ho voluto rappresentare la sensazione del sentirsi incompleti. Il lato sinistro, quindi, fa riferimento al mio sentirmi persa, vuota, come se dovessi trovare qualcosa che mi completi poiché, essendo ancora adolescente, mi sento in via di costruzione. Questo ragionamento indica sia una crescita a livello personale, sia un’evoluzione sul lato artistico. Il tutto è accentuato anche dallo sfondo: una graduale sfumatura dal grigio scuro, che occupa il lato destro, al grigio chiaro, che indica l’incompletezza e che quindi occupa il retro della metà accennata del mio viso.



VALENTINA STEFANELLI_3C GR Strangled, 2019 pittura digitale 20 x 20 cm Sensazioni, sentimenti, intuiti, fantasie, tutte queste cose sono personali e, se non per simboli e di seconda mano, incomunicabili. Aldous Huxley Incomunicabilità, il demone che ogni giorno cerco di sconfiggere. È orribile avere delle sensazioni, dei ricordi, delle idee da voler trasmettere e avere un groviglio nella gola che ti soffoca, quelle parole confuse tra cui è difficile trovare quelle giuste. Non sono sicura se tutto ciò sia una conseguenza del mio lessico poco forbito, o per paura di offendere, il timore di far star male la gente. È una delle mie paure più grandi, non riesco a rilassarmi perché penso di aver fatto soffrire qualcuno. Ho voluto porre questo groviglio di parole confuse nella gola, come fossero delle catene che mi strozzano, e sulla bocca, il mezzo col quale dovrei saper parlare. Inoltre, ho cercato di accentuare le occhiaie e i capelli scompigliati che simboleggiano il mio stress, sono una persona che dorme relativamente poco poiché tendo a passare le ore notturne a disegnare ma soprattutto perché mi ritrovo sola, e mi piace, è l’unico modo attraverso il quale riesco a comunicare con me stessa.



MAIA STELLA_2D Confusione, 2018 penna su carta, 20 x 20 cm L’autoritratto rappresenta il sentimento di confusione che provo nei confronti del mondo. La confusione non è un aspetto del carattere esteriore, ma è una sfaccettatura che mostro solo in determinate situazioni di angoscia. Queste situazioni possono essere delle interrogazioni importanti o gare sportive, cioè eventi in cui si mostrano le proprie capacità rendendosi vulnerabili. In questi momenti perdo il controllo delle mie emozioni e tutto ciò che mi circonda mi appare confuso e vacillante. Se per caso incrocio lo sguardo di qualcuno, arrossisco o se mi viene posta una domanda, la lingua s’impasta e parlo male, confondendo le parole. Questo stato di angoscia mi fa alterare la percezione del tempo e dello spazio riducendo tutto ad un ammasso di linee e intrecci che spesso, se non sempre, mi fanno provare malori a livello fisico. Nell’opera la mia espressione non è serena, bensì dubbiosa, il mio sguardo cerca di non incrociare quello dello spettatore e il volto è rivolto di lato in modo da difendersi da quelli degli altri. Sullo sfondo in alto a destra sono rappresentati degli occhi ammassati, che simboleggiano gli sguardi degli estranei contro di me, perché credo che le altre persone in queste situazioni rappresentino dei nemici che mi giudicano. Anche le linee intrecciate sullo sfondo rappresentano i commenti degli estranei e se si nota bene creano una scritta sui suoi capelli che s’intreccia con il volto. La scritta in questione, è “confusa” proprio per sintetizzare il significato dell’autoritratto. La scelta del titolo in italiano, non è casuale, ma ho preferito usare la parola “confusione”, invece del termine inglese “confusion”, perché la lettera S in confusione è molto sonora ed è una lettera che, inconsapevolmente, pronuncio male allungandone il suono. Il disegno è stato realizzato senza mai staccare la mano dal foglio.



GIULIA TROVATO_3C GR Fragile, 2019 fotografia digitale 20 x 20 cm I colori freddi uniti insieme alla scritta “fragile”, esprimono la mia grande sensibilità ed emotività non solo rispetto alle situazioni che devo affrontare, ma anche con le persone, che siano amici, familiari o semplici conoscenti. A causa delle esperienze tutt’altro che positive che ho affrontato in passato, sono portata a fraintendere molto spesso il tono di voce o le parole che mi vengono rivolte e mi addosso colpe inesistenti. Attribuire la responsabilità agli altri è per me impensabile. «Non disprezzate la sensibilità di nessuno. La sensibilità è il genio di ciascuno di noi» (Charles Baudelaire)



DAVIDE TROVÉ_2A Una giostra di colori, 2019 fotografia digitale 20 x 20 cm L’alone di colori, composto da sfumature che vanno dal verde smeraldo, al rosa confetto, al giallo ocra avvolge il viso più scuro, quasi a volerlo abbracciare. È stato utilizzato quest’effetto per far emergere il contrasto tra il buio e la luce, la tristezza e la gioia, la sfiducia e la fiducia, ovvero il modo con cui spesso si guarda a ciò che accade intorno a noi, quasi una sorta di chiaroscuro che caratterizza la vita. A volte il volto si rabbuia, diventa scuro, triste, amareggiato, un senso di sconforto prende il sopravvento, ma passa subito, perché è come se qualcosa dentro si muovesse e una voce parlasse dicendo: “Qualunque cosa succeda, non bisogna perdere mai il sorriso!”. Allora tutto cambia: gli occhi si illuminano di nuova luce, tutto appare vivo, luminoso. La vita sembra bella, divertente, come se ogni cosa avesse un colore diverso, forte, acceso, vivido e si potesse afferrare: ecco quando ci si sente così occorre alzarsi, aprire le braccia, guardare avanti e dire: “Forza e coraggio, tutto è possibile!”.



JIAQI XU_2A Tsol, 2019 tecnica mista 20 x 20 cm Il disegno è un autoritratto a mezzo busto. Le nuvole coprono parte del viso e l’occhio sinistro, lasciando scoperto l’occhio destro che guarda in avanti come se fissasse il vuoto e la bocca leggermente aperta sembra sussurrare qualcosa. L’autoritratto è stato realizzato col marker e qualche segno di pastello per fare il contorno, le nuvole sono state create con dei batuffoli di cotone per dare morbidezza e leggerezza. Sono stati utilizzati interamente colori caldi, il rosa e rosso delle labbra, il rosa carne della pelle e il rosso e l’arancione dello sfondo. L’occhio destro e i capelli neri fanno risaltare la figura al primo piano. I segni evidenti lasciati dal marker dello sfondo, che dal rosso gradualmente diventa arancione, non si sa se indicano l’alba o il tramonto.



MICHELLE ZIMBARI_3C GR Senza titolo, 2019 elaborazione digitale 20 x 20 cm La felicità è interiore, non è esteriore, non dipende da ciò che abbiamo, ma da ciò che siamo” Henry Van Djke Spesso mi chiedo come io possa apparire alla gente. E di solito posso sembrare una persona apparentemente tranquilla e timida, in verità so di essere una ragazza allegra e felice, soprattutto so di essere una persona che ama condividere la propria felicità con gli altri. La citazione rispecchia molto me stessa, cosi come l’opera che ho realizzato. Rappresenta un’immagine di me stessa con uno strappo verso la parte dell’occhio, che lascia intravedere la mia parte interiore, ricca di colori, rendendo la foto solare, come io so di essere, invece al di fuori dello strappo sono rappresentata come le persone mi vedono. Con questo progetto voglio far capire alle persone che non bisogna fermarsi all’apparenza, ma scavare nell’anima delle persone per conoscere il loro vero essere.



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