Spazi domestici del XX secolo

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1. Tempio di Tebe, Acropoli di Atene, chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli; da: Verso una Architettura

Rufer (1922) in poi, contrappone all'articolazione spaziale interna la stereometria dei volumi esterni. Negli stessi anni Le Corbusier, invece, dà una definizione di architettura quale «gioco sapiente, rigoroso e magnifico dei volumi […] nella luce»3 e afferma che «la pianta procede da dentro a fuori; l'esterno è il risultato di un interno»4. Sul concetto di Raumgestaltung si fondano una serie di princìpi compositivi che contribuiranno al rinnovamento dell'idea di spazio domestico nel corso del Novecento. L'idea di architettura come configurazione di uno spazio cavo, strutturato dall'uomo secondo un movimento ritmico e temporale che procede dall'interno, costituirà uno dei fondamenti di una nuova concezione spaziale, emblematicamente sintetizzata dalla promenade architecturale lecorbuseriana. Nel capitolo di Vers une Architecture (1923) dedicato alla pianta, Le Corbusier definisce il ritmo come uno stato di equilibrio che procede da simmetrie semplici o complesse o da compensazioni sapienti, legate alla percezione spazio-temporale dell'uomo. 1 Egli esemplifica questa idea attraverso tre diversi sistemi di organizzazione spaziale: il primo basato su un percorso assiale, ritmo come ripetizione (l'idea processionale dei templi egizi), il secondo come compensazione di un impianto che si adatta organicamente alle 14

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