KATE MOON
la donna della fotografia: arte, moda, passione.

“I am my past, my present and my future”
Ludmilla Radchenko:
“Ho scommesso su me stessa. L’arte mi ha dato un ruolo”.

la donna della fotografia: arte, moda, passione.
“I am my past, my present and my future”
Ludmilla Radchenko:
“Ho scommesso su me stessa. L’arte mi ha dato un ruolo”.
4 Editoriale: “Fotografia di Moda e Tik Tok”.
5 “Kate Moon”, la donna della fotografia: arte, moda, passione.
8 “I am my past, my present and my future”.
Ludmilla Radchenko: “Ho scommesso su me stessa. L’arte mi ha dato un ruolo”.
14 L’influencer onesta: il grande successo di Andreea Daniela Tolomeiu.
17 The International Fashion Show for Disigner and Models. International agency.
18 Marta Krevsun: giornalista, scrittrice, volto noto della tv.
22 Festival di Sanremo: ha vinto Marco Mengoni.
24 Giorgia Meloni in visita ad Algeri, per un “Piano Mattei” per l’Africa.
25 Frodi Carosello, un conto salato per gli Erari dei Paesi UE.
30 Formazione 4.0: Vitalità e Strategicità, due elementi fondamentali.
32 Svolta storica del Giappone: riarmo strategico voluto dal premier Kishida.
34 Cricket che “passione”: secondo sport più seguito al mondo.
36 Un ricordo di Leopoldo Trieste, a 20 anni dalla morte.
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Il mondo della comunicazione è sempre in continuo movimento. E’ certamente un bene, in quanto si cerca di migliorare sempre e di venire incontro alle “esigenze” della popolazione, che cambiano anno dopo anno.
Le fotografie insieme ai video, sono l’esempio lampante del mutamento delle varie epoche. Queste industrie hanno creato professionisti, pronti a soddisfare con le nuove tecnologie, i propri clienti.
La recente Pandemia da Covid-19, nel terribile lasso di tempo di isolamento, ha permesso di sviluppare tecniche di comunicazione, che hanno esaltato ancor di più foto e video, unendo, anche se a distanza, le persone. Un pilastro di continua trasformazione è certamente la “fotografia di moda”, che affonda le sue radici nel 1920, quando i primi brand di moda iniziarono a sviluppare shooting con modelli e modelle.
Aveva ed ha ancora, come finalità di vendere, ma non significa soltanto scattare qualche flash dinanzi ad una modella, ma è l’insieme di creatività, tecnica e passione che ha come meta quella di far conoscere un prodotto al grande pubblico e poi renderlo acquistabile. In questo settore ogni cliente è un mondo a se ed ogni mission, è diversa, quindi le idee dovranno cambiare in base alle esigenze.
Insomma anche per questa professione centenaria, occorre evolversi con aggiornamenti costanti.
Diversa invece l’esperienza nel campo dei social media, che nel periodo pandemico, da piattaforme di conversazione a micro-tv, con filmati e video, hanno incrementato gli ambienti di intrattenimento e di network.
Gli influencer di Tik Tok sono una vera e propria professione, vanno però definiti come “creatori di contenuti”.
Infatti non si limitano a riprodurre, con foto e descrizioni, il diario della propria vita, ma illustrano le proprie competenze e passioni grazie a brevi video e dirette in streaming.
Il loro successo è nella misura in cui intercettano questo cambiamento e si dimostrano in grado di aggregare utenti e follower grazie a video di volta in volta divertenti, curiosi, ma anche utili.
Le immagini mutano, diventano a loro modo arte, Tik Toc è un fenomeno che spopola, ma che probabilmente ha bisogno, nei prossimi anni, anche di regole.
L’intervista alla “fotografa” Kate Moon che ci spiega i retroscena del suo lavoro che svolge con passione ed entusiasmo.
Qual è l’aspetto più difficile del tuo lavoro?
Come giovane fotografa, ho incontrato diversi tipi di difficoltà nel mio lavoro. In primo luogo, ci sono sfide tecniche che derivano dal lavoro, come la comprensione dell’illuminazione, l’utilizzo di attrezzature complesse e la padronanza del software di editing. Ciò richiede un apprendimento costante e l’adattarsi alle nuove tecnologie per stare al passo con i tempi. In un mercato competitivo, è importante non solo produrre un lavoro di alta qualità, ma anche distinguersi in modo efficace dalla massa. Inoltre, bilanciare la creatività con le richieste dei clienti può essere un equilibrio delicato.
Sebbene sia importante fornire ciò che il cliente desidera, è altrettanto importante rimanere fedele alla mia visione artistica.
A volte, durante i servizi fotografici, devo affrontare soggetti o scenari difficili. Ci vogliono pazienza, empatia e capacità di comunicazione per superare queste sfide e produrre comunque un ottimo prodotto finale. Infine, come persona creativa, è importante mantenere un sano equilibrio tra lavoro e vita privata. Ciò significa stabilire dei limiti, prendersi del tempo libero quando necessario e dare priorità alla cura di sé. Nel complesso, sebbene molte difficoltà esistano, credo che i vantaggi di essere una fotografa superino di gran lunga le sfide. Sono appassionata di catturare momenti e raccontare storie attraverso il mio obiettivo, e questo mi mantiene motivata a superare gli ostacoli che si presentano sulla mia strada.
la donna della fotografia: arte, moda, passione. di Models Runway Italy
Secondo la tua esperienza, qual è la modella più affascinante in assoluto?
Non penso sia giusto nominare una sola modella come più bella o affascinante. La bellezza e la presenza accattivante e sensuale si presentano in tante forme differenti, e ogni modella porta in tavola le proprie qualità uniche. Mi avvicino a ogni servizio fotografico con una mente aperta e un occhio per catturare l’essenza di ogni individuo, indipendentemente dal loro livello percepito di “fascino”. Credo che ognuno abbia una storia da raccontare, ed è mio compito come fotografa dare vita a quella storia attraverso il mio obiettivo.
Qual è la prima cosa che bisogna imparare quando si fotografa una modella?
Per essere un fotografo di modelle di successo, è fondamentale avere una forte comprensione e connessione con i tuoi soggetti. Le capacità comunicative, sia prima che durante i servizi fotografici, sono necessarie per creare un ambiente confortevole e produttivo. Anche l’empatia è importante in quanto ti consente di catturare l’essenza dei tuoi soggetti in modo genuino e autentico. Dirigere le pose dei tuoi soggetti, considerando sia l’estetica che le qualità uniche di ogni individuo, è un aspetto importante della fotografia di modelle. L’adattabilità è necessaria, poiché devi essere in grado di gestire cambiamenti imprevisti come le condizioni di illuminazione, i cambi di abbigliamento o il tempo. Infine, la competenza tecnica, inclusa l’illuminazione, la composizione e il montaggio, è fondamentale per produrre immagini di alta qualità.
Padroneggiando queste abilità, puoi costruire solide relazioni con i tuoi soggetti, produrre immagini significative e distinguerti sul campo.
Ci sono progetti facili ?
Ogni progetto ha le sue particolarità e quindi le sue difficoltà, ogni volta diverse. L’importante è affrontare gli imprevisti sfruttando al massimo la propria creatività e riconoscendo ad ogni progetto la sua unicità.
Qual è l’aspetto più difficile del tuo lavoro?
Ogni progetto ha le sue particolarità. Quindi non posso trovare aspetto più difficile nel mio lavoro. Si affronta ogni progetto in modo diverso applicando creatività per qualsiasi difficoltà o imprevisto.
Passerelle, calendari, reality, conduzioni televisive, showgirl e cinema, ma la sua passione è l’arte, ci spiega questa dote naturale ?
La dote naturale che si è evoluta col tempo. Prima, la vita mi ha portato verso ciò che piaceva alla ragazza che ero, e poi la mia testa ha cominciato a pensare chi avrei voluto essere da grande, così ho preso la svolta verso ciò a cui ho dedicato i miei studi da piccola - l’arte e creatività. Pochi sanno che sono laureata in fashion design. L’arte è sempre stata dentro di me , ma è uscita allo scoperto quando la mia anima aveva bisogno di crescere in qualcosa.
Lei è considerata una delle esponenti più interessanti del Pop Realism, un traguardo oppure uno sprono a fare di più?
La corrente che ho intrapreso è stata una scelta istintiva, sono figlia di ex Unione Sovietica e il nostro “mondo del consumo” è stato iper limitato in tutto - pubblicità, advertising, metropoli, le icone.
Insomma tutto un pò inarrivabile ora è diventato il mio “cibo” quotidiano. La mia PopRealism però si nutre di vita reale, esprimendo i concetti di attualità, la mia “pop” è narrativa rispetto a quella che metteva in primis un oggetto, togliendogli il contenuto. Mi piace avere la libertà e spazio necessario per dire la mia, le mie opere sono dei messaggi visivi con la mia visione del mondo, ecco perché non potrò più fermarmi:-)
Tra le opere ha realizzato, qual è quella a lei più cara?
Un’ opera che mi rappresenta è sicuramente “Contemplation” dalla serie del 2017 “Era del Dragone”, contiene tutta la mia anima e un “percorso” A livello di tecnica forse è la più complessa e rappresenta in pieno il mio slogan di vita: “I am my past, my present and my future”.
Ludmilla Radchenko:
“Ho scommesso su me stessa. L’arte mi ha dato un ruolo”.
di Models Runway Italy
“I am my past, my present
Ogni giorno fa parte della nostra storia, bisogna saper costruirla. Infatti il drago bianco contempla ciò che è stato fatto, superato, vissuto o sbagliato… vive il presente, godendolo e sogna un futuro in grande, preparando le ali per “spiccare il volo”.
E quella che le ha dato più soddisfazioni?
Una delle opere che mi ha dato più soddisfazioni è “Joker”, ora è collezione privata ad Athene, un’ altra opera significativa “ LAST DINNER OF POWER”
è stata consegnata come collezione privata a Trieste, a livello di lavoro, idea e concetto secondo me è la più potente, perché il giorno dopo che l’ho finita è cominciata la guerra tra Russia e Ucraina il 24 febbraio 2022. Ero scioccata appena l’ho rivista, mi sono inginocchiata piangendo . Mi sembrava di vedere la situazione attuale— Putin in veste di Joker che lancia la guerra, e i paesi fraterni nei vestiti di Batman e Superman che si scontrano, tutta la tavolata del Potere che è impotente di fermare tutto ciò.
Lei ha esposto a Monaco, Amsterdam, New York e Miami ed altre città del mondo, ma queste esperienze, hanno influito sulla sua visione artistica?
Tutti i viaggi influiscono sulla nostra visione del mondo! Sicuramente gli stati Uniti hanno inciso la mia impronta sullo stile, colori ed esplosività!
Ma ogni posto mi regala delle sensazioni che poi trasferisco su tela.
I sui foulard sono delle vere e proprie opere d’arte, ci spiega dove trova le sue ispirazioni e con quali materiali sono realizzati ?
I miei foulards sono i multipli d’arte da indossare, nascono proprio come le opere d’arte stampate sui tessuti pregiati come cashmere e seta, è stata una piacevole scoperta lanciare questo prodotto, mi da sempre un fantastico feedback chi lo indossa, è un prodotto di nicchia che è in vendita sul mio e-commers www.siberiansoupfullart.com o nelle varie boutique multibrand di prestigio.
Quali sono i prossimi progetti?
L’evento “Recycling Winter”, dedicato alla mia ultima serie “Icons Recycling” in un bellissimo spazio e contesto industriale di “The Sanctuary”, un rinomato locale di design a Lambrate. L’idea è partita proprio per parlare di diversi concetti di attualità, questa volta però, oltre alle 11 tele esposte, anche i ballerini di hiphop, brake dace e le danze folcloristiche! Un grido alla libertà ed ai diritti umani. Questo è il prossimo step, e nell’arte bisogna fare un percorso graduale.
POP ART STUDIO di Ludmila Radchenko
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Chi è l’influencer onesta ?
Sono Andreea , ma sui social uso il nickname Influencer Onesta. Ho scelto di acquistare ogni prodotto del quale decido di parlare, senza mai accettare alcuna collaborazione, di mettere alla luce alcuni fattori che possono influenzare le persone un po’ meno esperte e spesso più deboli . E in questa sezione si parla anche di siti che vendono una cosa per l’altra è di tanti piccoli escamotage che in molti usano per guadagnarci non proprio giustamente sugli altri.
Come mai hai deciso di farlo ?
Ho iniziato un po’ per gioco . Da sempre acquisto online e su consiglio di influencer quindi ormai mi ero fatta l’occhio per capire se una recensione era genuina o no. Su tik tok notavo invece che la maggioranza era la seconda. Così ho deciso di fare un account divertente a riguardo. Inizialmente i miei video erano più divertenti che altro. All’epoca davo per scontato che la cosa era abbastanza ovvia per tutti. Ma poi ho capito che non era così e mi è bastato davvero poco per capire che il format non sarebbe stato accettato così facilmente ma soprattutto che dava fastidio. Mi chiedevo, ma come mai ? Poi l’ho capito. Era un business che funzionava bene, perché qualcuno dovrebbe parlarne invece che guadagnarci?
Cosa pensi dunque degli influencer ?
Credo che ci siano diversi creator molto bravi su Tik Tok perché sanno usare in modo efficace questo canale alcuni dei quali io stessa seguo con piacere. Persone che intrattengono, raccontano la loro vita, cercano di portarti un sorriso o di aiutarti a sentirti meno solo parlando anche dei propri disagi e le proprie esperienze. Creator che creano contenuti divertenti ma anche professionisti che cercano di aiutare gli altri ad avvicinarsi a cose a loro sconosciute e ad imparare.
E allora tu a chi ti rivolgi nei tuoi video ?
Purtroppo alcuni creator ormai generano dei contenuti che non si distinguono più dalle pubblicità in TV. Mirano solo a vendere prodotti .
Ci siamo dimenticati completamente quale era il ruolo iniziale dell’influencer Quello di stare dalla parte di chi acquista consigliando su propria esperienza in quanto persona comune e appunto distinguendosi in questo da una qualsiasi pubblicità in tv ( delle quali parliamoci chiaro ) la gente ormai ne aveva abbastanza .
Invece a distanza di tempo eccoci qua: nella maggior parte dei casi, un creator per fare una recensione retribuita deve seguire regole e parole dettate dallo stesso brand o agenzia e non può pubblicare prima che il video venga visionato e solo dopo gli sia dato il consenso di pubblicarlo.
Dunque la domanda è chiara. Di chi è la recensione alla fine dei conti ? Dell’influencer o del brand ?
Mi stai dicendo che a dispetto del nickname tu rimani comunque una cliente.
Cosa dovrebbe fare un influencer per entrare nelle tue grazie, in quanto cliente ?
Non sono contro le sponsorizzazioni. Le influencer fanno il loro lavoro, influenzano. Tuttavia credo che i metodi spesso sono troppo sbagliati. Tanto da non distinguere più la pubblicità in TV da quella di un influencer. E se l aspettativa era di fare un passo in avanti quando il fenomeno “influencer” è nato, ci ritroviamo a distanza di anni di farne due indietro.
Le mie follower sono persone comuni che acquistano nella speranza del “miracolo promesso” , i miei follower non tutti sono esperte di make-up e soprattutto vogliono per quanto possibile evitare di spendere i soldi su qualcosa che una volta arrivato a casa rende diversamente da quanto promesso. Sono persone che vogliono un po’ di leggerezza. Che vogliono qualcuno che parla la loro “lingua “. Qualcuno con cui identificarsi In un mondo dove tutti danno la colpa ai più deboli, sono felici di vedere qualcuno che punta il dito contro chi di questa debolezza se ne approfitta. Ed io sono fiera dei miei followers.
Come è cambiata la tua vita da quando sei anche “L’influencer onesta “ ?
Non è cambiata molto , ho meno tempo da dedicare ad altro ma non mi da fastidio perché amo quello che faccio . Mi capita anche spesso di essere fermata per strada perché mi riconoscono. Ecco … questo è sempre molto emozionante perché non ero abituata . Ogni volta che mi fermano mi dicono “grazie non smettere” ed io torno a casa ancora più motivata
Ma ti ha creato anche dei problemi ?
Si. Ma tutti risolvibili. Per ora
Andreea Daniela Tolomeiu TikTok @influenceronestaThe International Fashion Show for Disigner and Models. International agency.
Il produttore e curatore della rubrica “Models Runway Italy”, è il fashion manager Giancarlo Presutto.
Da oltre venti anni nel settore, si occupa dell’organizzazione e realizzazione di sfilate Internazionali di Moda per Stilisti e Modelle. Gli eventi di “Models Runway Italy” sono in partnership con “Fashion Tv Italia”, canale di moda n.1 al mondo.
Nel 2023 il fashion manager, Presutto ci svela il suo prossimo lavoro : “Models Runway Club” che si svolgerà nelle prestigiose città di Roma, Milano e Napoli.
Al momento anticipa che ci saranno tantissimi volti noti del mondo della moda e non solo.
Marta Krevsun classe ’89, è in Italia dall’età di sedici anni. Ci parli della tua storia?
E’ particolarmente doloroso parlare del tema che tocca direttamente le mie radici, ma cercherò di essere ferma nelle mie considerazioni. Ritengo che la guerra così come la pandemia siano i risultati delle numerose attività umane che hanno violato le leggi della Natura. Negli ultimi decenni abbiamo assistito al progresso tecnologico sempre crescente e all’espansione della mentalità consumistica.
Nel frattempo, l’essere umano si è preoccupato tanto a produrre perdendo il contatto profondo con se stesso e con il prossimo. Inoltre, abbiamo evidenziato un elevato grado di specializzazioni e divisioni all’interno della società. Tutto questo, insieme ad altri squilibri, a parer mio, ha fatto innescare numerosi conflitti e problematiche ambientali a livello locale che poi, a macchia d’olio, si sono allargati su scala internazionale.
Originaria dell’Ucraina, senza entrare nel merito di questo conflitto, qual è il suo messaggio di Pace?
Il messaggio di pace che ho da lasciare è questo: “Rimediare ai danni generati dalla guerra e dalla pandemia andando a combattere, a parer mio, non risolve, ma peggiora il problema.
Occorre cambiare, innanzitutto, le modalità del pensiero e gli schemi di vita che adottiamo sviluppando la compassione e la giustizia, promuovendo l’arte e la cultura, diffondendo il sapere e lo stile di vita sano ed equilibrato. La società ha il compito di educare e formare non soltanto bravi professionisti, ma ESSERE UMANI. Le materie come psicologia, i testi che avvicinano le persone al sacro, all’antico, il coinvolgimento creativo dei giovani, la valorizzazione dei talenti, l’invito all’osservazione, la ricerca, il pensiero critico e l’esplorazione dovrebbero essere presentati sotto forma di obiettivi e progetti a partire dalle scuole. Bisogna educare le persone ad amarsi e, dunque, ad amare il prossimo e l’ambiente. Pensare con il cuore. E’ importante la promozione e la sperimentazione di valori come unione ed alleanza, iniziative aperte al sociale, attività creative e bonifiche ambientali. Tutto questo si potrebbe fare anche con poche risorse, ma con l’atteggiamento di speranza e di predisposizione verso la vita.
La Pandemia ha tenuto a freno per due anni tutti, soprattutto gli artisti, è pronta per la rinascita ?
La mia rinascita inizia con la pandemia. Come un po’ tutti sono stata scossa dal suo avvenire, ma ciò mi ha permesso di convertire l’inaspettata esplosione in energia creativa. Ho sperimentato la pittura ed altre forme di espressioni artistiche.
Nel 2020 ho fondato il brand Marta Krevsun Design. Nel clima pandemico ho proseguito le mie ricerche personali nell’ambito della psicologia, approfondendo gli argomenti a cui ero maggiormente interessata. Numerose sono le collaborazioni inerenti all’arte, cultura e sport. Nel 2021 sono diventata ambasciatrice in Italia della campagna internazionale The Hope Giver Campaign fondata da Anwar Elkamony. In tale occasione ho dipinto l’opera “Tree of Life” che è diventata l’immagine portante della campagna. Infine, ho scritto il mio primo libro intitolato “Orfani Emozionali. I bambini senza tempo” edito da Graus Edizioni.
Giornalista pubblicista, scrittrice, volto noto della tv, ma è soprattutto laureata, ci spiega i suoi studi e le sue ambizioni?
Anche se gli studi che ho fatto apparentemente sembrano provenire da ambiti diversi, esiste un collegamento tra di essi che mi aiuta a condurre le numerose attività e progetti in maniera armoniosa. Nel frattempo, ho sviluppato una visione universale della conoscenza, creando connessioni che risultano molto proficue anche in termini sociali. Già dottoressa in Ingegneria Biomedica, continuo i miei studi con il master in Counseling Funzionale, che mi avvicina al tema del benessere psicofisico (ambiti individuali, scuola, famiglia, coppia, professionale).
Ci parla se possibile della sua vita privata ?
Non parlo molto della mia vita privata, essendo un personaggio pubblico. La sfera privata per me è sacra e condivido soltanto gli aspetti di essa che possono comunicare messaggi positivi e motivare il pubblico dei miei seguaci e lettori.
Mi piace condividere le mie passioni per lo sport (pattinaggio e tennis), pittura e letteratura. Amo visitare i borghi antichi e stare a contatto con la natura. Mi piace molto trascorrere il mio tempo privato in serenità anche leggendo un libro.
Ci svela almeno quattro curiosità per i lettori di Leonews?
Spesso mi domandano come faccio a interessarmi di tante cose in contemporanea. Innanzitutto, non bisogna avere pregiudizi e smettere di paragonarsi con gli altri. Ognuno di noi è unico nella sua essenza e la chiave del successo individuale sta proprio lì. Socrate la racchiude nella frase “conosci te stesso”. Aprirsi alla conoscenza e alla ricerca aiuta ad espandere la nostra coscienza e a scoprire parti di noi che pensavamo di non avere. La costanza e la forza di volontà sono ingredienti necessari in questo percorso. Amare ciò che facciamo e fare ciò che amiamo.
Qual’ è il suo sogno nel cassetto, quali i prossimi appuntamenti?
I sogni sono tanti e continui nella mia mente. Ciò che ho nel cuore riguarda il sociale. Mi piacerebbe aprire una scuola, un luogo dove le persone possono sperimentare l’amore per se stessi e valorizzare il proprio talento. Per me, la felicità è anche il sinonimo di salute. Al momento l’appuntamento recente che ho svolto, è stato presentare il mio libro “Orfani Emozionali. I bambini senza tempo” presso il Parlamento Europeo a Roma lo scorso 7 febbraio 2023. Grazie alla redazione e a tutti i lettori di Leonews per il tempo dedicato. Con affetto, Marta Krevsun
La 73esima edizione del Festival della canzone
italiana, è stata vinta da Marco Mengoni con il brano dal titolo: “Due Vite”.
Il testo, parla dei rapporti interpersonali e mette al centro la relazione più intima, quella con se stessi costruita grazie a diverse esperienze. È un invito a vivere e godersi realmente ogni momento, da quelli di noia, anche solo apparente, ai sentimenti più accesi, come fosse l’ultimo istante a nostra disposizione.
Questa era la terza volta che Mengoni, che ha 34 anni, partecipava al Festival, il più importante e seguito concorso musicale italiano, e la seconda volta che lo vince. Lo aveva già fatto con la canzone: “L’essenziale” nel 2013, alla sua seconda partecipazione – la prima era stata nel 2010, un anno dopo aver raggiunto la notorietà come vincitore del talent show X Factor.
Nella rosa dei cinque nomi della finale della kermesse, la quarta con la direzione artistica di Amadeus, si sono classificati dietro il vinc
itore, Lazza – Cenere, Mr. Rain – Supereroi, Ultimo – Alba, Tananai – Tango (a seguire; Giorgia - Parole dette male, Madame - Il bene nel male, Rosa Chemical - Made in Italy, Elodie
– Due, Colapesce e Dimartino – Splash, Modà
– Lasciami, Gianluca Grignani - Le parole che non ti ho detto, Coma_Cosa - L’addio, Ariete
- Mare di guai, LDA - Se poi domani, Articolo 31
- Un bel viaggio, Paola & Chiara – Furore, Leo Gassman - Terzo Cuore, Mara Sattei – Duemilaminuti, Colla Zio - Non mi va, Cugini di campagna - Lettera Ventidue, gIANMARIA – Mostro, Levante – Vivo, Olly – Polvere, Anna Oxa
– Sali, Will – Stupido, Shari – Egoista, SethuCause perse) .
Ma ci sono stati riconoscimenti anche per altri cantanti. Premio Mia Martini (premio della critica): Splash di Colapesce Dimartino, scritta dai due cantautori e prodotta da Federico Nardelli e Giordano Colombo. Premio Lucio
Dalla, ancora Splash. Premio Sergio Bardotti (miglior testo): L’Addio di Coma_Cose, testi e musiche di Fausto Zanardelli, Francesca Mesiano, Fabio Dalè e Carlo Frigerio. Premio Giancarlo Bigazzi (miglior composizione musicale) sempre il brano che ha vinto Sanremo: Due Vite di Marco Mengoni.
Molte anche le “curiosità”. La canzone con il titolo più corto è “Due” di Elodie, con tre lettere. Quella con il più lungo è “Quando ti manca il fiato”, di Gianluca Grignani. Il testo più lungo è “Il bene nel male” di Madame, con 463 parole. Il testo più corto è “Sali (Canto dell’anima)” di Anna Oxa, con “appena” 149 parole.La canzone vincitrice del Festiva, “Due Vite” sarà il brano con cui l’Italia a maggio parteciperà
all’ Eurovision Song Contest, il più importante e seguito concorso musicale europeo in cui diversi paesi europei e del mondo si sfidano presentando un cantante e una canzone.
Anche in altri sei paesi sono state scelte le canzoni che saranno candidate all’Eurovision:
Estonia, Danimarca, Malta, Lettonia, Croazia e Romania.
Si chiude il sipario sulla 73 esima edizione di Sanremo. E’ stato come sempre anche il festival dello scandalo.
Nella storia delle varie edizioni, nel 2023 resterà la reazione di Blanco: sul palco durante l’esibizione non sentiva la sua voce ed ha preso a calci i fiori distruggendo la coreografia.
Nel 2024 cosa accadrà?
Insomma appuntamento al prossimo anno: “Perché Sanremo è Sanremo”.
Il premier italiano Giorgia Meloni ha fatto la sua prima visita in veste di presidente del Consiglio, nello stato della Repubblica algerina democratica e popolare.
L’incontro si inquadra in un contesto di relazioni con gli stati terzi considerato fondamentale per la crescita del Paese. Tale visita è stata preceduta da un primo viaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo scorso novembre del 2021 e l’anno successivo, nel luglio del 2022, dall’ex premier Mario Draghi.
Così, nel novero di proseguire verso questa linea d’azione, la Meloni ha fatto il suo primo viaggio per un bilaterale nel paese nordafricano.
Al centro dei colloqui c’è stato il dossier sull’energia, ma non solo. Altri temi rilevanti sono stati trattati tra i quali l’industria, l’innovazione, le start-up e le microimprese.
L’obiettivo principale di questi colloqui è ampliare e potenziare la rete di amicizia tra i due attori.
In aggiunta, in campo energetico tra gli scopi prioritari individuati dai due protagonisti è rendere l’Italia il perno principale di distribuzione di gas per tutta l’Ue creando l’indipendenza da Mosca che tanto si cerca.
Per tale motivo è essenziale agire nel settore strategico del gas adottando quello che è stato definito come “Piano Mattei per l’Africa”, chiamato così in onore dell’imprenditore italiano Enrico Mattei, fondatore di Eni, il quale è stato ricordato con una lapide commemorativa di fronte la quale la stessa premier si è fermata qualche minuto e con un giardino a lui dedicato.
Questo progetto ambizioso va verso la strada di un modello di cooperazione paritario tra gli Stati. Non si tratta di un modello “predatorio”, usando l’espressione del premier perché entrambi gli Stati devono crescere insieme verso la strada dell’innovazione.
A termine dei colloqui i due attori, il premier italiano e il presidente della Repubblica africana, Abdelmadjid Tebboune hanno siglato una dichiarazione congiunta che vuole celebrare il ventesimo anniversario dalla firma del “Trattato di Amicizia, cooperazione e buon vicinato e tra Italia e Algeria del 27 gennaio 2003”. Nel corso della conferenza stampa lo stesso Tebboune ha affermato che “La visita di Giorgia Meloni riveste importanza particolare, a 20 anni dalla firma del Trattato di cooperazione, e desidero esprimere la mia soddisfazione per il livello delle relazioni strategiche tra i due paesi amici”.
Il “Piano Mattei” deve essere un simbolo di crescita per l’Africa. La cooperazione deve incentrarsi, oltre che sull’energia, anche sulle infrastrutture, come quelle digitali, o il settore biomedicale e le telecomunicazioni. La cooperazione deve incentrarsi, oltre che sull’energia, anche sulle infrastrutture, come quelle digitali, o il settore biomedicale e le telecomunicazioni.
Un incontro che ha prodotto senz’altro risultati positivi. Diverse intese sono state siglate.
Claudio Descalzi, l’ad di Eni, ha siglato con il suo omologo della Sonatrach, Toufik Hakkar , un memorandum d’intesa per l’aumento dell’interconnessione energetica tra i due Paesi e un altro memorandum per la collaborazione in materia tecnologica con lo scopo di ridurre la combustione del gas.
E’ stato raggiunto, inoltre, un accordo per la realizzazione di un nuovo gasdotto collegato alla Sardegna che trasporti “gas, idrogeno, ammoniaca e anche elettricità.”
L’incontro ad Algeri costituisce un punto di svolta nella politica del nuovo governo.
L’Italia potrebbe costituire quel “ponte” tra i due continenti e riacquisire, in questo modo, la centralità geopolitica nel Mediterraneo.
Questo significa pensare ad una prospettiva diversa sul ruolo che il paese europeo potrebbe rivestire nel prossimo futuro. In aggiunta, un compito fondamentale sarà il lavoro che avrà Roma nel gestire il processo verso una transizione ed un’energia più pulita pensando alle rinnovabili.
La guerra al confine ha fatto emergere la problematica dell’approvvigionamento energetico a cui si è data poca importanza.
Il conflitto, in tutte le sue forme, ha posto in evidenza la vulnerabilità di un continente che in questo lasso di tempo ha guardato ad una agenda di lungo termine, ossia raggiungere l’impatto climatico zero entro il 2050, ma ha sottovalutato il Paese al suo confine.
Un sistema fittizio di fatturazioni attuato prevalentemente nei settori dove insistono grandi volumi d’affari e bassi margini di guadagno.
Tramite società cartiere e il regime di reverse charge, si crea un sistema di “scatole cinesi” costituite di vendite inesistenti: il tutto si trasforma con vari passaggi societari nella famigerata “Frode Carosello”.
Sono oltre 50 miliardi di euro, la cifra indicativa, che ogni anno in Europa viene sottratta al fisco per mezzo delle frodi carosello (operazioni fantasma), che tanto impegnano la Guardia di Finanza nelle attività di indagini svolte a tappeto sul territorio nazionale ed in tutto l’anno solare.
In tema di perseguibilità va preliminarmente specificato, che l’ordinamento giuridico esistente attribuisce all’amministrazione finanziaria statuale,
l’onere della incontrovertibile “prova regina”, ossia nella fattispecie, quella inerente la cosiddetta oggettiva inesistenza della transazione da parte del fornitore, corroborata dalla correa consapevolezza del destinatario, inframmezzata dalla collaborazione essenziale della società intermediatrice; come stabilito dalla Corte di Cassazione attraverso l’ordinanza N° 14876 del 13 luglio 2020.
Un danno sociale questo tourbillon di false fatturazioni, oltre che economico, che sottrae ingentissime risorse ai singoli Stati europei, specie in un momento di congiuntura così sfavorevole per imprese e cittadini, ed allo stesso tempo ingrassa il mare magnum dell’evasione tributaria, costringendo i governi nazionali ad aumentare le aliquote per compensare le perdite, pel tramite dei contributi di risorsa complementare.
Pertanto, sotto il profilo meramente procedurale, la conoscenza da parte del destinatario dell’ illecita natura transattiva dedotta nel documento fiscale, deve essere provato soltanto ed esclusivamente in giudizio, da parte dell’Amministrazione Finanziaria, e se la prova non viene offerta, l’avviso stesso è da considerarsi nullo.
Un meccanismo per la detraibilità a fini Iva (Imposta Valore Aggiunto) per ottenerne cosi un indebito rimborso, semplice quanto diabolico, difficile, purtroppo da debellare. Lo schema è veramente molto lineare; partiamo da un presupposto, ossia che un ruolo importante ha la “reverse charge“ od inversione contabile (particolare metodo di applicazione della suddetta imposta che permette di effettuare l’inversione contabile dell’Iva direttamente sul destinatario della cessione della prestazione bene/servizio anziché sul cedente) con l’ausilio di società diverse dimoranti in paesi della Comunità Europea.
Facendo per esempio finta che siano tre le società interessate, operazione triangolare, la prima società cederà fittiziamente alla seconda un bene o servizio senza applicare l’Iva perché straniera ed operante in regime esentivo,
rectius di inversione contabile, mentre la seconda di un’altra nazione, ovvero la società cartiera (destinata successivamente a dileguarsi), ebbene essa venderà determinati beni/servizi alla terza società della medesima sua nazione, caricata questa volta dell’aliquota Iva nazionale in fattura.
Infine quest’ultima poi otterrà un credito verso lo Stato per un’imposta in realtà mai versata dalla società precedente, ed in realtà, con l’aggravante che la merce non si muoverà dalla prima!.
A questo punto rimane solo il “Machiavello” contabile per ottenere un rimborso non dovuto, pianificato e spalmato su di una serie d’operazioni commerciali inesistenti.
Per facilitare tale giostra, appunto chiamata Carosello, va specificato che trattasi di solito di beni tangibili e di ampio consumo in maggioranza come: elettrodomestici, autoveicoli, generi alimentari, et similia, continuando con i passaggi che possono essere anche plurimi e più complessi, un sistema di scatole cinesi volte precipuamente ad una indebita percezione del credito Iva nazionale.
Il legislatore italiano per porre rimedio all’illegale andazzo, con il decreto legislativo 74 dell’anno 2000, dispone sanzioni severe avverso tali dichiarazioni fraudolente con pene detentive che vanno da un anno e sei mesi fino a 6 anni, di competenza tribunalizia e procedibilità d’ufficio.
D’altronde fin quando non si strutturerà, una concreta quanto credibile politica comunitaria che dia risposte efficaci e che combatta adeguatamente il fenomeno, si finirà sempre per danneggiare il consumatore, alimentando il Moloch della criminalità organizzata, principale fruitore lucrativo delle apparenti transazioni intracomunitarie.
Orbene a tal riguardo si sfrutta illecitamente la legislazione UE, la quale prevede che tra Paesi comunitari di acquisto e di vendita dei prodotti e dei servizi, i passaggi frontalieri siano esentati dal pagamento dell’Iva; sottolineiamo il ruolo della società cartiera, quella che importa; ebbene in molti casi essa è intestata a nullatenenti e non adempie tout court alla tenuta delle scritture contabili, una vera e propria “società fantasma” che non gode neanche di una sede fisica, la quale si dilegua in breve tempo, finalizzando tutto il suo operato nel creare un indebito arricchimento all’organizzazione criminale, tramite il rimborso d’un credito d’imposta inesistente.
Per completezza espositiva, oltre alla società “cartiera”, ci può essere a seconda delle esigenze truffaldine, quella cosiddetta “filtro”, costituita allo scopo allettante di abbassare soltanto il prezzo dell’acquisto della merce.
L’auspicio conclusivo rimane che si possa costituire presto un’autorità fiscale sovranazionale, la quale sovrintenda tutti i Paesi dell’Unione, armonizzando la gestione dei controlli fiscali e implementando una maggiore collaborazione con analisi incrociate dei database tra le società dei partner continentali, affinché si possano scoprire quasi in tempo reale le potenziali truffe, ma parimenti fungere da efficiente fattore di deterrenza avverso i malintenzionati; sarebbe invero una sospirata panacea per le casse nazionali, oltre che un guadagno intrinseco per tutti i contribuenti onesti.
Articolo dedicato a Matteo Orilia compianto Audit Manager dell’ Agenzia delle Entrate Campania 2 e docente di Diritto Tributario.
Il dottore commercialista, Matteo Ferrara, interviene in relazione alla presentazione nazionale del libro “Formazione 4.0: il Futuro” dell’autore Roberto D’Elia.
Prestigioso volume edito dalla GoldenGate Edizioni di Roma, nella duplice versione in italiano e inglese, curata dallo scrittore, professore e senatore, Raffaele Lauro.
Ferrara da esperto della materia economico – finanziaria, tiene a mettere in evidenza due elementi descritti in “Formazione 4.0: il Futuro” che considera
“fondamentali” per la formazione.
Il prestigioso commercialista Matteo Ferrara esordisce con un elogio a D’Elia: “questo manuale rappresenta concretamente un grosso contributo fornito dall’autore, il manager e consulente Roberto D’Elia, relativamente a due elementi importanti della formazione.
Il saggio infatti ha un nuovo modo rivoluzionario di interpretare la necessità di formazione e conoscenza all’interno delle imprese private e pubbliche. La formazione rappresenta un elemento di vitalità e strategicità aziendale”.
Quindi entra nel merito, analizzando i due temi trattati nell’opera scritta con sapienza dall’autore Roberto D’Elia: “vorrei sottolineare questi due elementi.
La vitalità, in quanto, se facciamo una considerazione sul recente passato, vediamo come anche i difensori più estremi del “reddito di cittadinanza” concordano sulla necessità di affiancare a politiche attive del lavoro attraverso la formazione e non solo il sostentamento economico dei giovani e poi la strategicità. La formazione rappresenterà un elemento di differenziazione nel mercato di riferimento”.
Fare formazione sarà un modo: “per distinguersi dagli altri, in un contesto quello italiano, dove la chiave di successo sarà proprio la maggiore qualità dei nostri prodotti e dei nostri processi”.
Il Giappone si prepara ad entrare nell’ordine internazionale delle grandi potenze. Una nuova fase storica è giunta all’orizzonte per Tokyo. Lo scorso 16 dicembre, in un comunicato stampa, il primo ministro giapponese Fumio Kishida ha annunciato il suo nuovo piano di riarmo dal valore di 320 miliardi di dollari.
Il governo ha presentato tre documenti programmatici: il National Security Strategy (NSS), il National Defense Strategy (NDS) e il Defense Buildup Program (DBP).
La terza potenza mondiale asiatica abbandona il pacifismo costituzionale, elemento caratterizzante della sua politica estera, per entrare in una nuova fase nell’ambito delle relazioni internazionali, visto il panorama contrassegnato da guerre e sfide per l’egemonia
mondiale sia in campo economico che in quello militare.
Per diversi anni, il partito Socialdemocratico giapponese si è visto impegnato nel progetto di riforma della costituzione del 1947 imposta dagli Stati Uniti, con riguardo l’articolo 9 che recita “Aspirando sinceramente ad una pace internazionale fondata sulla giustizia e sull’ordine, il popolo giapponese rinunzia per sempre alla guerra, quale diritto sovrano della Nazione, ed alla minaccia o all’uso della forza, quale mezzo per risolvere le controversie internazionali. Per conseguire, l’obbiettivo proclamato nel comma precedente, non saranno mantenute forze di terra, del mare e dell’aria, e nemmeno altri mezzi bellici. Il diritto di belligeranza dello Stato non sarà riconosciuto”.
Una chiara rinuncia alla guerra. Difatti, ancora oggi le forze armate giapponesi sono chiamate Self-Defense Forces, proprio per sottolineare il loro carattere esclusivamente difensivo.
È all’orizzonte una nuova politica in campo regionale ed estero. Lo Stato non vuole più limitarsi all’utilizzo dello strumento diplomatico, ma è intenzionato ad utilizzare la tattica militare come strumento credibile di deterrenza. Il documento della NSS pone in rilievo l’importanza della libertà dello spazio appartenente all’Indo-Pacifico in un’ottica di cooperazione e di rispetto delle norme del diritto internazionale.
Già lo scorso mese di novembre il ministro Kishida aveva proposto un piano per innalzare il bilancio della spesa in materia di difesa dal 1% al 2% in linea con gli Stati occidentali, come si legge nel documento DBP.
Questo perché l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha mostrato che non vi è alcuna garanzia di pace nel panorama delle relazioni internazionali. Azioni unilaterali come quella intrapresa dal Cremlino possono dar seguito ad altre forme di aggressione. Si pensa anche alla situazione dei paesi in Medio Oriente.
Un Afghanistan governato da terroristi, l’Iran oggetto di proteste da parte dei cittadini per vedersi riconosciuto il diritto alla libertà.
Interessante è il quadro politico dei documenti verso il vicino cinese. La Cina è vista come “la più grande sfida strategica mai affrontata dal Giappone”.
Oltre Pechino, una minaccia che incombe su Tokyo è la Corea del Nord e la stessa Russia. L’attrito con Mosca riguarda le Isole Curili Meridionali che furono occupate dai sovietici e di cui il Giappone ne rivendica quattro: Iturup/ Etorofu, Kunashir/Kunashiri, Shikotan, e le isole Habomai. Riguardo al carattere pratico del documento sulla strategia nazionale si legge la possibilità per le SDF giapponesi della “counterstrike capability”, ossia la possibilità di attaccare direttamente il territorio in caso di emergenza e in determinate circostanze.
Il Giappone dovrà adeguarsi all’arsenale delle altre potenze. Dagli Stati Uniti comprerà tra i 400 e 500 Tomahawks, in grado di colpire obiettivi a più di 1600 km di distanza e missili standoff Type-12.
Questi documenti, accolti con favore dalla Casa Bianca, rilevano l’intenzione per il Giappone di diventare un attore essenziale nel panorama delle relazioni internazionali.
In quest’ottica gli Stati per essere definiti “grandi potenze” devono mostrare che la loro crescita economica misurata in PIL deve essere parallelamente integrata in un aumento della spesa in materia di difesa, quindi in armamenti e tecnologia militare.
Solo così un Paese può dimostrare di essere “robusto”, ossia di avere una grande capacità strategica e di poter utilizzare la tattica della deterrenza.
di Antonio Elia Direttore Responsabile
Una disciplina in netta crescita è il “cricket”, secondo gli ultimi dati è il secondo sport più seguito al mondo.
L’organo internazionale che governa il cricket è l’International Cricket Council (ICC), fondato il 15 giugno del 1909 da Inghilterra, Australia e Sud Africa, dalla nascita situato a Londra ma che si è trasferito ad agosto 2005 negli Emirati Arabi Uniti a Dubai.
Attualmente si sono unite altre sette nazioni formando i Full Members che vengono automaticamente qualificati alla Word Cup disputata ogni 4 anni.
Ci sono poi “Associate Members” composto da 34 nazioni e altre 60 nazioni che formano i “Affiliate Members” per un totale di 104 paesi dove viene praticato il cricket.
Le Full Members vedono l’Asia che è rappresentata da Bangladesh, India, Pakistan e Sri Lanka; l’Africa da due Sudafrica e Zimbabwe; l’Oceania da altri due, Australia e Nuova Zelanda; l’Europa dall’Inghilterra e l’America dalle Indie Occidentali.
Si gioca tra due squadre di 11 elementi ciascuna. E’ costituito da uno spazio in erba, per lo più ovale o rettangolare, spesso più grande di un campo da calcio.
Al centro del campo si trova una corsia “pitch” lunga circa 20 metri e larga 2. Alle due estremità sono posti tre paletti che formano una piccola porta.
Due le frazioni di gioco “innings”, le squadre non si presentano entrambe al completo sul campo; al contrario, ciascun innings vede impegnati gli 11 giocatori di una squadra in battuta “2 alla volta”, sostituiti dai compagni man mano che vengono eliminati.
Fino all’eliminazione del decimo battitore, e gli 11 avversari che lanciano e difendono il campo “fielder”.
Al rientro dall’intervallo le squadre riprendono il campo a ruoli invertiti.
Le squadre cercano di segnare più punti possibili e di non farsi eliminare quando sono in battuta; di non far segnare punti e di eliminare i battitori avversari quando sono al lancio. Ovviamente come in tutti gli sport vince chi realizza più punti.
A seconda della forma scelta una partita viene classificata in macro-categorie:
First Class cricket che racchiude le forme più prestigiose di cricket, con le partite con durata prevista da tre a cinque giorni, in cui le squadre hanno a disposizione due innings di lancio e due di battuta cadauna con undici giocatori.
La forma più alta di FC Cricket è senza dubbio il Test cricket, giocato attualmente solo dalle 10 nazionali Full Members dell’International Cricket Council.
Limited Overs cricket, è caratterizzata dal fatto che un innings si conclude dopo un numero predefinito di overs, a meno che ovviamente l’intero lineup avversario non venga eliminato prima di tale limite.
Le partite più importanti sono riunite nella sottocategoria detta List A Cricket, con la formula One Day International, dove ogni squadra ha un solo innings sulla distanza massima di 50 overs. La Coppa del Mondo di cricket si disputa con questo formato. Altro formato molto diffuso e apprezzato è il Twenty20, che però non rientra nella List A.
In Italia, al momento il cricket è praticato solo a livello dilettantistico, ma anche in questo caso la passione è in netta crescita.
L’auspicio per chi lo pratica da tempo, è che presto possa diventare una disciplina professionistica.
Di Luca Guardabascio , regista, autore e direttore artistico di Cinema Sociale99
Era il dicembre 2001.
Mi trovavo al Cinema Barberini di Roma per la prima di un film americano di cui non ho memoria. Forse non ne è ho memoria perché entrando, tra i pochi spettatori presenti in sala, avevo notato una figura distinta dal volto noto che aveva sin da subito rapito la mia attenzione. Aveva l’espressione bonaria e gli occhi grandi, rotondi, vispi. Indossava un cappotto marrone e sotto di questo un vestito di ottima fattura leggermente più chiaro. Ero in compagnia di Giorgia Costantino, mio aiuto regia in Inseguito opera che avevamo finito di girare l’estate precedente e che stavamo montando con tanti sacrifici. All’ingresso in sala quel signore segaligno ed elegantissimo mi irradiò come un raggio di sole grazie al suo aspetto mite in una giornata pre-natalizia e insolitamente rigida per la Capitale.
La scossa della curiosità mi spinse ancora a voltarmi verso quell’uomo, un filo di barba bianca molto curata a coprirne le gote e lo sguardo mobile che viaggiava tra le luci della sala e la mia ostinazione che mi portò a voltarmi più volte. Ad un tratto mi illuminò e mi sorrise in modo pieno e sincero annuendo con il capo come se ci conoscessimo da sempre.
Sorrisi anche io e nella memoria visiva di chi come me ha fatto delle immagini una ragione di vita, ecco un flash che mi riportava un fotogramma preciso. Lo ricordavo più giovane con una lente di ingrandimento poggiata sull’occhio destro mentre nell’altra mano stringeva un coleottero. Il buio in sala interruppe gli sguardi, le pupille si dilatarono e la mia amica Giorgia mi spronò a guardarci il film in santa pace. Passarono pochi minuti quando la lampadina della memoria si accese chiara ed io esplosi d’impeto:
-E’ Leopoldo Trieste! Quel signore è Leopoldo Trieste. L’attore che ha lavorato con Sordi e con...-
-E chi è Leopoldo Trieste?-
Ci zittirono in quindici, gli unici spettatori presenti in sala ma io, mi voltai ancora e alzai la mano per scusarmi solo con “lui” mentre nei sui occhi grandi e profondi brillavano già le prime sequenze del mediocre film vomitato dallo schermo. L’immagine che mi era tornata alla mente in precedenza era quella di Reazione a Catena, il potente thriller del maestro Mario Bava, film in cui l’attore originario di Reggio Calabria interpretava l’entomologo Paolo Fossati alla ricerca di un cervo volante.
Foto: fonte Facebook
Leopoldo Trieste è uno di quei volti che scorrono come linfa nell’anima di un italiano, un amico di famiglia che ancora oggi si affaccia nelle nostre case nei tanti film che hanno sottolineato la storia della nostra cinematografia. E’ il grande interprete che ha lavorato con Fellini, Sordi, Totò così come nel capolavoro di Francis Ford Coppola Il Padrino parte II in cui l’attore calabrese interpreta il ruolo dello spregevole signor Roberto “padrone” e venditore di emigranti italiani appena sbarcati in America. Trieste è stata una maschera indimenticabile, scelto da registi di fama internazionale come Stanley Kramer o Jean Jacques Annaud per Il Nome della Rosa. Giuseppe Tornatore lo volle per interpretare il bigotto Don Adelfio in Nuovo Cinema Paradiso e, soprattutto, per L’uomo delle stelle in cui gli regalò il ruolo del “muto” per il quale l’attore ottenne un meritatissimo David di Donatello e il suo terzo nastro d’argento da “non protagonista”. Presente in circa 150 film da Lo Sceicco Bianco, I Vitelloni, Divorzio all’Italiana; maschera grottesca e allo stesso tempo stupita, insicura ma spavalda, indelebile.
Mentre scrivo il mio pensiero corre lontano ai tanti capolavori che lo hanno visto ottimo caratterista come l’Abramo Piperno del sottovalutato e travagliato Dov’è la Libertà di Rossellini, l’amministratore Rialti de Il Coraggio, il funzionario di servizio nell’amarissimo Destinazione Piovarolo, tre pellicole da inserire nella top ten dei migliori film interpretati da Totò. Trieste era attore puntuale, dall’attenta preparazione teatrale; un grande perfezionista che insieme a Nino Manfredi (1921) e Salvo Randone (1906) annovero tra i più americani tra gli attori di quella generazione (1900-1925). Trieste autore sociale, impegnato, poliedrico perché culturalmente impeccabile. Trieste scrittore e drammaturgo della trilogia sulla guerra e sulla violenza che con il dramma Cronaca del 1946 affrontò per primo al mondo il tema dell’Olocausto. Leopoldo Trieste era ed è la storia dello spettacolo e nel dicembre del 2001 mi sedeva due poltrone dietro per questo dovevo incontrarlo, dovevo parlargli, ascoltarlo. All’intervallo ero in piedi, pronto a stringergli la mano ma dietro di me ci trovai il vuoto.
Vagai come volpe con l’uva ma lo sceneggiatore de I fuorilegge con Vittorio Gasmann e I falsari di Franco Rossi non era più in sala. Tornai al mio posto e ricordai i film che realizzò da regista: Città di notte (1958) e Il Peccato degli anni verdi (1961) straordinari esempi di storie al femminile ed anche in questo un precursore insieme al grande maestro Antonio Pietrangeli: il regista che amava le donne. Seguii il secondo tempo voltandomi raramente in direzione di quella poltrona vuota ma quando la luce si accese lo ritrovai a tre posti da me come se fosse stato catapultato da una strana forza che potremmo chiamare, per restare in ambito cinematografico: Lieto Fine.
–Maestro, buon pomeriggio.-
-Buon pomeriggio.- Rispose illuminando gli occhi sereni.
E dopo un attimo di silenzio mi chiese, –Che ne pensa del film?- rompendo il ghiaccio da fine educatore qual’era. –Insomma.- risposi. Mi sorrise e annuì. Avrei voluto raccontargli tante cose e invece gli feci i complimenti per i due film da regista.
-Li hai visti? Sei giovanissimo.-Studio Cinema. Ho realizzato un film, un noir che sto montando.- Balbettai.
-Ah… un noir? Che bella cosa… - Era sincero. –e di cosa parla?-
-Del delitto perfetto.- Tagliai corto perché aveva chiuso il cappotto marrone e inquadrato l’uscita.
-Mi piacerebbe farglielo vedere. Sapesse i problemi e i sacrifici …Alzò le spalle e scosse il capo –E’ la normalità ma devi crederci.-
Aveva ragione e mi allungò la mano mentre Giorgia mi aspettava in fondo alla sala. -Quando il film è pronto, fammi sapere. Io vengo spesso qui, più che altro il pomeriggio a vedere… quello che fanno.- Sgranò gli occhi rassegnato e lo lasciai andare via. Si sistemò la sciarpa sul collo e si perse per strada scendendo verso viale del Tritone. Da quel giorno lo aspettai al cinema Barberini appena ne avevo tempo ma non lo incontrai. Tante cose erano successe in quei mesi ma, soprattutto, avevo finito il mio film: Inseguito. Un pomeriggio di novembre andai a vedere
A Cavallo della Tigre di Carlo Mazzacurati e nello scuro foyer del Barberini esultai: –Maestro?- Si voltò e mi sembrò tanto più vecchio anche se aveva qualcosa che lo riportava all’epoca dei miei primi ricordi: i baffi. Entrammo in un bar e mi raccontò che sarebbe uscito presto un film che aveva interpretato: Il consiglio d’Egitto tratto da Leonardo Sciascia per la regia di Emidio Greco. Parlammo soprattutto di libri nei 15 minuti in cui il mio caffè divenne freddo ed imbevibile. Mi feci coraggio e dalla sacca che portavo sempre con me tirai fuori il Dvd del noir che avevo appena finito.
-Lo vedrò con piacere.- Mi disse. -Sa, maestro?- gli confidai, -Non vogliono darmi la nazionalità italiana, io ho girato un po’ contro il sistema. Un film veramente indipendente e …-
Il suo volto si corrucciò come se avessi aperto un’antica ferita ma poi tornò sereno - E’ il tuo primo film?-
Annuii. -E allora troverai il modo di farlo girare. E’ il tuo figlio maggiore. Non puoi fermarti.Lo accompagnai ancora verso il cinema, lo salutai e questa volta mi dettò il suo numero di casa.
-Fra qualche settimana chiamami.- Custodì il Dvd nello stesso cappotto che indossava l’anno precedente e andò via. Viaggiai tanto per coccolare il mio noir che non poteva essere distribuito nelle sale perché “Apolide”, riuscii ad ottenere i primi premi ed un paio di proiezioni in sale off.
Provai a chiamare il Maestro Trieste quel natale per gli auguri ma non rispose nessuno. A fine gennaio ero in auto e Radio 3 diede la notizia della sua scomparsa per un infarto mentre io perdevo un faro che mi aveva appena illuminato. Una mattina incontrai un dirigente della commissione cinema per capire come potevo distribuire Inseguito che ormai aveva vinto numerosi premi internazionali, mi rispose che c’erano stati dei casi come il mio in Italia.
Feci una ricerca e scoprii che una ventina di pellicole avevano avuto lo status di Film-Apolide ed erano stati distribuiti poco e male.
Guardai meglio e nella lista spiccava Il peccato degli anni verdi del 1960, secondo e ultimo film da regista di Leopoldo Trieste con Alida Valli.
Ripensai al suo stupore quando gli raccontai di Inseguito.
Le lacrime “montarono” copiose e le lasciai scorrere perché sapevo che anche quello era un percorso di crescita. Avevamo qualcosa in comune e ripensai alle sue parole –Non puoi fermarti-.
Con tenacia riuscii ad ottenere un incontro con il console del Perù e l’ambasciatore cubano che mi rincuorò, lo avrebbe “marcato” il suo Paese. L’italianissimo Inseguito, il noir con Fabio Testi, Lidia Vitale, Daniele Natali e Nanni Candelari fu distribuito in alcuni paesi come esempio di Nuevo Cine Cubano. Questo lo devo anche al breve incontro con quell’indimenticabile maestro che era Leopoldo Trieste perché è così che voglio raccontarlo o farlo riscoprire: un grande interprete, un autore illuminato, un genio mite, discreto, sempre un passo indietro rispetto alla massa, prerogativa di chi conosce e sa che basta poco per lasciare grandi eredità come è stato per me che ne scrivo oggi a venti anni esatti dalla scomparsa: 25 gennaio 2003. Il Consiglio d’Egitto di Emidio Greco fu il suo ultimo film, opera da vedere come i tanti film citati in questo ricordo.