Maggio 2018 periodico lilt oltre la prevenzione

N° 2- MAGGIO 2018

O

ltre la Prevenzione

e e è viver prevenir SEZIONE PROVINCIALE DI SONDRIO

Un Progetto a cura dello Sportello Servizio alla Persona LILT "OLtre la Prevenzione"

SAPORI DI PRIMAVERA i benefici degli asparagi

GRUPPI PER LA DISASSUEFAZI ONE DA FUMO CATARSI IN G.

SPECIALE SENO IN PRIMO PIANO

Arte e Prevenzione alleati

contro il tumore

La prevenzione per le donne!

prevenire è vivere

Redattore e Proprietario Lega Italiana Lotta contro i Tumori Sezione Provinciale di Sondrio

Direttore Responsabile

Claudio Barbonetti

Coordinamento redazionale Silvia Forni

Testi a cura degli specialisti della LILT Sondrio

Progetto grafico e impaginazione Silvia Forni

Redazione via IV Novembre, 21 23100 Sondrio (SO) www.legatumoriso.it infolegatumoriso.it

2018 Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori Sezione Provinciale di Sondrio

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Spazio Prevenzione Presso l'ambulatorio LILT Sondrio in via IV Novembre, 21 puoi sottoporti a visite ed esami di diagnosi precoce e trovare le informazioni che cerchi sui vari livelli di prevenzione.

Basta chiamare il num. 0342 219413 negli orari 8.00-12.00 e 14.00-18.00 dal lunedì al venerdì e prenotare la tua visita.

I NOSTRI SERVIZI Screening visite senologiche con ecografia e mammografia Agoaspirati di alterazioni strutturali Corsi per la disassuefazione dal fumo Consulenza psicologica Visite ginecologiche con ecografia T.V e PAP TEST Visite di dermatologia oncologica Visite urologiche con ecografia

SERVIZI "Oltre la Prevenzione" Lo Sportello LILT "Oltre Prevenzione è uno spazio dedicato a tutti quelli che sono stati colpiti dal tumore e/o i loro cari. Attraverso l'accesso allo Sportello puoi ricevere accoglienza e orientamento, puoi essere messo in contatto con la nostra psicologa per una consulenza, puoi partecipare ai laboratori di meditazione-arte-terapia o musicoterapia. Inoltre puoi essere indirizzato per il disbrigo delle pratiche burocratiche.

Per ricevere assistenza è sufficiente chiamare il num. 3921634510: attivo dalle 9.00 alle 18.00, dal lunedì al venerdì.

Saremo lieti di aiutarvi.

PROGETTO REALIZZATO GRAZIE AL SOSTEGNO DELLA FONDAZIONE ProValtellina Onlus

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GRUPPI PER LA DISASSUEFAZIONE DA FUMO

a cura di Dr. sa MARINELLA CANCLINI

Dalla fine di novembre 2007 la LEGA

comportamentale articolato in 9-

TUMORI della Sezione di Sondrio, presso

10 incontri preceduti da un

il proprio AMBULATORIO ANTIFUMO,

colloquio motivazionale. Si tratta,

organizza Gruppi per la Disassuefazione

quindi, di una terapia focale

dal Fumo (GDF). Il metodo utilizzato è

breve che si propone i seguenti

quello proposto dalla Lega Tumori,

obiettivi:

appreso durante il XV corso di

Rendere il fumatore più

formazione per conduttori di gruppi per

consapevole riguardo al suo

la disassuefazione dal fumo (GDF)

atteggiamento nei confronti del

tenutosi a Roma. A alla fine di aprile del

fumo,

2005. Si tratta di un metodo psico-

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Approfondire le motivazioni al fumo favorendo

Negli ultimi anni il Corso è stato proposto

un certo grado di introspezione e di maggiore

anche a gruppi di una decina di persone

tolleranza alla fatica, alle frustrazioni che molto

all’interno di Ditte presenti sul territorio

spesso portano a fumare per compensare il

valtellinese ottenendo risultati ancora

disagio provato,

migliori; alla fine di questi Corsi di Gruppo

Proporre dei comportamenti che aiutino a

il 70-86% delle persone smette di fumare.

rimandare il momento del fumo sino ad

Dai dati in nostro possesso si evince come

eliminarlo e a sostituirlo con valide alternative,

il cambiamento indotto dal trattamento

Proporre un modo più attento di aver cura della

psico- comportamentale non sia

propria salute attraverso stili di vita e

transitorio. Si cerca, infatti, di agire non

comportamenti più adeguati.

solo su un piano comportamentale, ma anche motivazionale ed introspettivo,

Non si tratta quindi solo di abbandonare la

aiutando il fumatore a divenire più

sigaretta, ma di trovare la strada per il miglior

consapevole del suo atteggiamento nei

BENESSERE PSICOFISICO possibile senza la

confronti del fumo. Agendo sul piano

necessità di fumare.

della consapevolezza è possibile ottenere

Nell’arco temporale 2008/aprile 2018 si sono

cambiamenti positivi negli stili di vita

rivolti all’Ambulatorio ANTIFUMO 126 persone, di

relativamente duraturi nel tempo.

queste 90 hanno partecipato ai GDF. Al termine

Smettere di fumare apporta grandi

degli incontri la percentuale di successo è

benefici indipendentemente dal n° di

risultata essere pari al 62%. Questi risultati

sigarette fumate e dagli anni di

vengono confermati dalla misurazione del

dipendenza non solo a livello fisico, ma

Monossido di Carbonio. Dopo 3 mesi dalla fine

anche e soprattutto a livello di autostima.

degli incontri la percentuale degli astinenti dal

fumo risulta essere pari al 48%. Dopo più di 1 anno dalla fine degli incontri la percentuale di astinenti continua ad essere pari al 48%.

Generalmente i soggetti che continuano a fumare lo fanno in modo maggiormente contenuto e con una generale diminuzione del Monossido di Carbonio, come evidenziato dai grafici sottostanti.

IMPARA A VOLERTI PIÙ BENE smettere di fumare è uno dei regali più belli che puoi fare a te stesso

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TI MERITI

di meglio

Scommettiamo che smetti?

Hai deciso di iniziare o vuoi regalare a un tuo caro un percorso per la disassuefazione da fumo? Chiama la nostra sede al numero 0342 219413.

Insieme si può!

e l a i c e p S o n se

PREVENZIONE PER LE DONNE

a cura di DR. CLAUDIO BARBONETTI Specialista in Radioterapia Oncologica Presidente Sez. Provinciale LILT Sondrio

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LA MAMMELLA La mammella è costituita da un insieme di tessuti, prevalentemente ghiandolare e adiposo, ed è situata tra il piano cutaneo e la parte muscolare della parete del torace.

Il tumore al seno è una malattia solo potenzialmente grave ed è dovuta alla proliferazione incontrollata di alcune cellule della ghiandola mammaria che si sono trasformate in cellule maligne.

Queste cellule hanno la capacità di staccarsi dal tessuto che le ha generate per invadere i tessuti circostanti ed anche altri organi del corpo nelle fasi più avanzate di malattia. Si possono formare tumori da tutti i tipi di tessuti componenti la mammella, ma i più frequenti nascono dalle cellule ghiandolari (dai lobuli) o da quelle che formano la parete dei dotti.

Le forme invasive di tumore della mammella sono: il carcinoma duttale: che rappresenta tra il 70 e l'80% di tutte le forme di cancro del seno. il carcinoma lobulare: che rappresenta il 10-15% di tutti i cancri del seno..

Forme di carcinoma più rare sono il carcinoma tubulare, papillare, mucinoso, cribriforme.

In base alla situazione di malattia al momento della diagnosi il tumore della mammella viene classificato in diversi stadi, dal più favorevole ( quindi meno esteso e facilmente controllabile) ai più avanzati che presentano prognosi significativamente peggiore.

Stadio 0: è chiamato anche carcinoma in situ. Può essere di due tipi:

1 cassa toracica, 2 muscoli pettorali, 3 lobuli, 4 capezzolo , 5 areola, 6 dotti, 7 tessuto adiposo, 8 pelle.

Stadio I: è un cancro in fase iniziale, con meno di 2 cm di diametro e senza coinvolgimento dei linfonodi.

Stadio II: è un cancro in fase iniziale di meno di 2 cm di diametro che però ha già coinvolto i linfonodi sotto l'ascella; oppure è un tumore di più di 2 cm di diametro senza coinvolgimento dei linfonodi.

Stadio III: è un tumore localmente avanzato, di dimensioni variabili, ma che ha coinvolto già anche i linfonodi sotto l'ascella, oppure che coinvolge i tessuti vicini al seno (per esempio la pelle).

Stadio IV: è un cancro già metastatizzato che ha coinvolto altri organi al di fuori del seno.

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Nei casi in cui il tumore viene identificato allo stadio 0, la sopravvivenza a cinque anni nelle donne trattate è del 98%, mentre scende al 75% nei casi con linfonodi ascellari interessati da malattia e ad una media di 24 mesi di sopreavvivenza nei casi con metastasi a distanza..

Proprio da questi concetti è indispensabile una diagnosi più precoce possibile.

I sintomi dei tumori della mammella sono spesso aspecifici o del tutto assenti.

In genere le forme iniziali di tumore del seno non provocano dolore tanto che un recente studio effettuato su quasi mille donne con dolore al seno ha dimostrato che solo lo 0,4% di esse aveva una lesione maligna, mentre nel 12,3% erano presenti lesioni benigne e nel resto dei casi non vi era alcuna lesione.

Il dolore era provocato solo dalle naturali variazioni degli ormoni durante il ciclo.

La maggior parte dei tumori del seno, però, non dà segno di sé e si vede solo con la mammografia o con l'ecografia.

Per questa ragione gli esami di prevenzione devono essere fatti a cadenza regolare e senza aspettare di avere sintomi.

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Il cancro del seno viene diagnosticato con la mammografia e l'ecografia mammaria: la scelta di quale dei due esami utilizzare dipende dall'età, anche se nella maggior parte dei casi si utilizzano entrambi, solo raramente in casi selezionati è possibile ricorrere anche alla risonanza magnetica.

Una recente evoluzione della mammografia tradizionale è la tomosintesi, una sorta di TAC della mammella che migliora la qualità diagnostica dell' esame soprattutto nei casi più difficili.

L'eventuale identificazione di noduli o formazioni sospette porta in genere il medico a consigliare una biopsia, che può essere eseguita direttamente in ambulatorio con un prelievo mediante un ago inserito nel nodulo che consente un esame citologico o microistologico. Nel primo caso (esame citologico) si esaminano le cellule, nel secondo (microistologico) il tessuto: questi esami consentono sia di stabilire la natura della malattia, sia, con la microistologia, di valutarne le caratteristiche biologiche.

Ma quali sono i fattori di rischio?

Vi sono diversi fattori di rischio per il cancro al seno, anche se solo alcuni di essi sono prevenibili.

L'età: più del 75% dei casi di tumore del seno colpisce donne sopra i 50 anni.

La familiarità: circa il 5-7% delle donne con tumore al seno ha più di un familiare stretto malato (soprattutto nei casi giovanili).

Vi sono anche alcuni geni che predispongono a questo tipo di tumore ormai molto conosciuti , sono il BRCA1 e il BRCA2, questa alterazione genetica comporta un rischio di tumore al seno molto più elevato che nella popolazione normale.

Gli ormoni: svariati studi hanno dimostrato che un uso eccessivo di estrogeni (gli ormoni femminili per eccellenza) facilitano la comparsa del cancro al seno.

Per questo tutti i fattori che ne aumentano la presenza hanno un effetto negativo e viceversa (per esempio, le gravidanze, che riducono la produzione degli estrogeni da parte dell'organismo, hanno un effetto protettivo). In alcuni recenti studi l'utilizzo della pillola anticoncezionale sembra incrementare il numero di casi di tumore della mammella di 13 ogni 100000 donne per anno.

Le alterazioni del seno, le cisti e i fibroadenomi che si possono rilevare con un esame del seno non aumentano il rischio di cancro. Anche l'obesità e il fumo hanno effetti negativi.

Se il disturbo è benigno

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Molte donne di età compresa tra i 30 e i 50 anni mostrano segni di displasia mammaria, un'alterazione benigna dei tessuti del seno che non ha nulla a che vedere col tumore ma che può suscitare qualche preoccupazione al momento della diagnosi. Esistono diverse forme di displasia, la più comune delle quali è la mastopatia benigna fibrocistica.

Nella displasia fibrocistica a piccole cisti, più frequente tra i 30 e i 40 anni, sono presenti cisti piccole, ripiene di liquido, più evidenti durante il periodo premestruale. Può essere presente dolore. Nella displasia a grosse cisti, più frequente nelle donne tra i 40 e i 50 anni, si osserva la presenza di una o più grandi cisti, di forma rotondeggiante, a contenuto liquido. Spesso entrambe le forme sono sintomatiche per dolore al seno ( mastodinia) premestruale.

Il tumore benigno più frequente è, invece, il fibroadenoma che compare soprattutto tra i 25 e i 30 anni. Si presenta come un singolo nodulo, duro e molto mobile, generalmente doloroso.

IL CANCRO AL SENO è CURABILE OGGI GRAZIE ALLA PREVENZIONE, ALLA DIAGNOSI PRECOCE E ALLA RICERCA, IL TUMORE AL SENO SI PUò SCONFIGGERE.

Se hai bisogno di un supporto chiama lo Sportello "Oltre la Prevenzione" LILT Sapremo starti vicino

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Agoaspirato mammario pratico e utile a cura di Dr. SALVATORE AMBROSI

Nella diagnostica della neoplasia mammaria e non solo, sono ormai a disposizione una miriade di apparecchiature e strumentazioni sempre più sofisticate che la tecnologia, a getto continuo, mette in campo. È indubbio che in questo modo ci vengano permesse diagnosi sempre più precoci che ci aiutano a difenderci meglio dalla malattia neoplastica.

Sorprendentemente però tra queste novità moderne e spesso complesse fa capolino, anzi è più giusto dire continua ad offrire la sua presenza e a mostrare la sua efficacia, una tecnica semplicissima e dal costo bassissimo: l’agoaspirato mammario.

Per definizione generale con “agoaspirato” (FNAC, FNB) ci si riferisce ad una metodica attraverso cui si ottengono cellule isolate o in piccoli aggregati da una lesione, in genere tumorale, utilizzando aghi sottili, senza bisogno di anestesie e senza attese o lunghe preparazioni all’esame stesso.

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Si può concludere che si tratti dell’equivalente di una “ordinaria “iniezione, in cui, invece di iniettare il farmaco, si aspira qualcosa del tessuto neoplastico, con lo scopo di sottoporlo ad esame microscopico ed arrivare o alla definizione diagnostica o alla conferma comunque dell’orientamento più vicino al reale o in ogni caso per stabilire la diagnosi differenziale tra lesione benigna e maligna.

Quale il materiale da avere a disposizione al momento dell’esecuzione di ogni agoaspirato?

• Almeno tre aghi sottili, 25 o addirittura 27 G, motivati dal fatto che vengono eseguiti in media 3 “passaggi” citoaspirativi sulla stessa lesione; • una siringa in genere da 20 cc; • 4-5 vetrini portaoggetto; • una vaschetta con alcool 95°; • un supporto (cosiddetta pistola) per manovrare meglio la siringa ed in realtà alla LILT impieghiamo una pompa aspirante specificamente ideata, metodologia che non tutti approvano, ma che personalmente, grazie all’esperienza quasi trentennale acquisita in ospedale con attrezzatura analoga, mi sento invece di caldeggiare perché permette una migliore padronanza e direzionalità dell’ago nel momento dell’aspirazione. In questo modo dal nostro armamentario sono assenti siringa “pistola”.

Ora che abbiamo il materiale e abbiamo davanti la paziente, come procediamo? Siamo in un’epoca in cui i pazienti vogliono, giustamente, sapere tutto ciò che devono affrontare, è allora opportuno indicare a questo punto quali siano i passaggi attraverso cui si completa l’esame: 1. individuazione del nodulo o dell’area sospetta tramite l’ecografia, diventata indispensabile perché le lesioni attualmente trattate sono di così piccole dimensioni da non poter essere più reperite con la classica palpazione manuale; 2. introduzione dell’ago sottile nella lesione, appunto sotto controllo e visione ecografica, 3. aspirazione che dura per ogni passaggio di regola pochi secondi, più prolungata se si tratta di una lesione con notevole componente fibrosa, rapidissima invece se in presenza di intensa vascolarizzazione, il tutto eseguendo contemporanei movimenti dell’ago nella lesione per ottenerne il più ampio campionamento possibile;

4. deposizione del materiale aspirato sul vetrino portaoggetti; 5. striscio del materiale con l’ausilio di un altro vetrino portaoggetto. Il vetrino viene immerso in alcool 95° per la fissazione, dopo di che è pronto per essere colorato (colorazione di Papanicolau) e per l’esame al microscopio. Perché difendere questa tecnica, che in epoca di computer, di robot e di protocolli in genere complicati si mostra in tutta la sua banale semplicità?

La prima risposta potrebbe essere proprio questa: perché è semplice; aggiungiamo poi che ha un costo bassissimo, paragonabile a quell’altro esame di prevenzione a basso costo che è il pap-test, alla LILT l’unico costo aggiuntivo è stata l’acquisizione dell’aspiratore, ormai in via di ammortamento e che ripeto, secondo me, sapendone dosare la forza aspirativa, rende le manovre di centratura del bersaglio molto più precise. Un ulteriore motivo a favore è rappresentato dal minimo trauma fisico, l’ago è sottilissimo e, in genere il “dolore” è sopportabilissimo, ovviamente le eccezioni esistono anche in questo caso.

Ma c’è anche un ridottissimo trauma “psichico”, proprio perché la maggior parte delle donne, una volta constatata la semplicità e l’innocuità dell’esecuzione, non ha difficoltà a sottoporsi nel tempo a successivi controlli dello stesso tipo. A suo favore c’è anche la rapidità di esecuzione, con nessun obbligo di preparazione precedente l’esame, nessuna incisione chirurgica (necessaria invece se si esegue un prelievo

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istologico), impegno complessivo, salvo eccezioni, di 20 minuti; c’è anche una maggiore rapidità di risposta, perché negli esami citologici i tempi tecnici di trattamento del materiale sono inferiori a quelli degli istologici, così come è dimostrabile la sua facile ripetitività. La diagnosi di positività per neoplasia nella FNAC (fine needle aspiration cytology) o FNB (fine needle biopsy) limita la necessità di esecuzione degli esami intraoperatori al congelatore, con conseguente risparmio di tempo-lavoro per personale medico e tecnico di istologia e ridotta durata dell’intervento per la paziente in sala operatoria. Definitivo vantaggio è dato inoltre dalle minime modificazioni che l’ago sottile arreca alla lesione, cosa che rende possibile la precisa valutazione successiva di tutti i parametri che devono essere considerati all’ esame istologico post-chirurgico e sono fondamentali per stabilire la prognosi della lesione, oltre che la successiva terapia oncologica da eseguire, in questo modo l’esame citologico diventa addirittura almeno indirettamente strumento utile proprio per il successivo istologico. Sono praticamente assenti “complicazioni”, se si eccettua la possibilità di piccoli ematomi, che si verificano però in genere in persone sottoposte a contemporanee terapie anticoagulanti o se si ha la sfortuna di incappare con l’ago in un capillare un po’ più grande degli altri e comunque si tratta di effetti collaterali che vengono contrastati da ordinaria applicazione di ghiaccio più o meno prolungata.

In definitiva cosa chiediamo all’agoaspirato?

Chiediamo essenzialmente la distinzione tra lesione benigna e maligna, e solo pochi specialisti molto esperti riescono a ricavare anche una tipizzazione della eventuale neoplasia, ma non sempre e spesso solo indicativamente.

Quali sono gli svantaggi? Sicuramente non può fornire tutte le caratteristiche insite nella lesione come invece l’esame istologico bioptico fa (es tipizzazione della neoplasia); né può precisare se le cellule neoplastiche evidenziate sono di un tumore infiltrante o in situ (cosa che comunque non esime dall’intervento chirurgico); né su di esse è del tutto affidabile eseguire le indagini immunoistochimiche o la ricerca dei fattori predittivi; la cellularità ricavata, anche in presenza di tecnica di prelievo idonea, non risulta sempre con certezza ottimale; l’esame è altamente operatore-dipendente quindi in questo senso parzialmente “soggettivo”.

Ci sono quindi casi in cui chi impiega abitualmente questa metodica deve avere l’onestà scientifica di consigliare invece una core biopsy (CNB), quindi subito un esame istologico preoperatorio?

Sicuramente ciò accade nei casi a risposta indeterminata/incerta/insufficiente e che rimangono tali dopo ripetizione (se ne riscontra di fatto una minima percentuale); l’istologico è indispensabile anche per diagnosticare le lesioni evidenziate solo dalla mammografia (es microcalcificazioni); oppure la conoscenza istologica della lesione diventa necessaria quando per le ragioni più svariate non può essere eseguito intervento chirurgico e l’unica terapia può essere solo farmacologica (chemioterapia neoadiuvante), decisa in base a quelle colorazioni specifiche eseguibili con affidabilità solo in istologia.

Il referto viene redatto secondo una tabella classificativa che prevede in genere conseguenti approcci diagnostico-terapeutici: C1 (insoddisfacente) ripetizione a breve; C2 (benigno) normale follow up; C3 (indeterminato, atipia probabilmente benigno)

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follow up o ripetizione a breve o esecuzione di core biopsy; C4 (sospetta malignità) esecuzione di core biopsy o escissione chirurgica; C5 (maligno) escissione chirurgica previa valutazione del linfonodo sentinella.

Abbiamo dunque a disposizione un metodo di diagnosi miracoloso e sicuro?

Come risposta e per concludere sono necessarie alcune ovvie e sincere valutazioni: l’agoaspirato rappresenta semplicemente uno dei tasselli della diagnosi ed è comunque affiancato o seguito da altre indagini; non è una bacchetta magica, come d’altronde nessun altro esame; non può fornire la risposta sicura nel 100% dei casi, come d’altronde nessun altro esame; per alcuni aspetti, come visto, è “un gradino sotto” all’esame istologico, per altri “un gradino sopra”.

Insomma, comunque, perché non approfittare di una tappa diagnostica semplice, facile, accettabile, poco costosa e scientificamente valida e sicura ?

Presso la nostra sezione è attivo il laboratorio per l'esame citologico, al momento inerente al pap-test e all'agoaspirato superficiale.

In questo modo riusciamo a garantirvi tempi di risposta più brevi.

spazio ricette

SAPORI DI PRIMAVERA

Orzotto agli asparagi Il benessere è anche in quello che mangiamo, mangiare bene significa vivere meglio

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DA PROVARE PERCHÈ... a cura di SARA MUFATTI ...utilizzare un cereale come l’orzo, al posto del più comunemente impiegato riso, nella preparazione di un piatto simile a un risotto, è un modo utile per controllare l’incremento della glicemia post – prandiale. L’orzo, infatti, ha un indice glicemico (un valore che esprime la velocità con cui aumenta il livello di zuccheri nel sangue dopo l’assunzione di un alimento) notevolmente più basso di quello del riso brillato.

ETULAS AL REP ICIFENEB I

L’asparago, inoltre, ortaggio protagonista di molte ricette primaverili, vanta numerose proprietà salutistiche, tra cui: - una potente azione diuretica, importante per regolare lo smaltimento dei liquidi in eccesso e la pressione sanguigna (anche grazie alla presenza di un amminoacido denominato, appunto, asparagina) - la ricchezza di Sali minerali (potassio, cromo), vitamine (folato, vitamine A ed E), e glutatione, potente antiossidante utile nella prevenzione del rischio tumorale - la presenza di fibre utili al controllo della glicemia e di inulina, sostanza importante per la nostra flora batterica intestinale.

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INGREDIENTI PER 4 PERSONE

• 320 g di orzo • 450 g di asparagi • Un porro • Zafferano • Brodo di verdura • Olio extravergine di oliva • Vino bianco • Sale, pepe

PREPARAZIONE Cuocere al vapore per circa 10 minuti gli asparagi lavati, privati della parte più dura del gambo e tagliati a tocchetti (lasciando intatte le punte).

Eliminare le estremità del porro e la foglia esterna più dura, tagliarlo a metà e quindi ridurlo a striscioline sottili, poi sciacquarle in uno scolapasta sotto acqua corrente. Far saltare il porro in pentola con olio extravergine di oliva.

Unire quindi l’orzo, farlo tostare per qualche minuto, quindi sfumare con un goccio di vino bianco. Aggiungere gli asparagi e 2 mestoli di brodo di verdura, poi proseguire la cottura per circa 16 -18 minuti, aggiungendo via via brodo bollente, come nella preparazione di un risotto. A 10 minuti dalla fine della cottura aggiungere lo zafferano. Pepare e servire caldo.

BUON Appetito!

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ARTE

E

PREVENZIONE

ALLEATI

IL

CONTRO

TUMORE

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CATARSI IN G. Si è svolta il 12 maggio, la mostra dal titolo "Catarsi in G".

L’evento in unica data è stato inserito nell’ ambito della sensibilizzazione alla cultura della prevenzione.

Grazie al patrocinio dell'Assessorato alla Cultura della città di Chiavenna, è stato possibile fare cultura della prevenzione attraverso cultura, in un luogo culturale.

Parlare di cancro attraverso dei dipinti, in un contesto storico e culturale rappresenta l’efficacia del connubio arte/cultura/impegno sociale.

La mostra ha rappresentato la possibilità di farsi condurre dai personaggi di G., lungo il cammino di sviluppo del modo di guardare endoscopico.

Un'azione apparentemente marginale quella di guardarsi "da dentro", permetterà inaspettate aperture verso vicende del tutto straordinarie; ponendo l'accento sui differenti stati d'animo: per chi c'è stato, la possibilità era dialogare con le opere al caffè di G. e fare una vera e propria esperienza di catarsi.

Grtea Broglio, in arte G., ha inoltre condotto per la LILT di Sondrio, i laboratori di Arte Terapia tutt'ora attivi per chi ne fosse interessato.

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La cura di silvia forni

L' INTERVISTA A G. Greta come nasce la tua opera pittorica al caffè?

Questo esperimento del caffè nasce quasi per caso, circa 3 anni fa, durante un pomeriggio particolarmente “travagliato”, artisticamente parlando. Avevo bisogno di trovare nuovi stimoli, provare cose nuove, diverse, cambiare completamente tecnica e supporti, perché sentivo che tutto ciò che avevo utilizzato fino a quel momento (acrilico, olio, acquarello) non mi bastava più.

Cosa ha spinto l'artista all'uso di materiali così singolari?

Sicuramente la necessità di lasciare uscire tutto quanto, senza filtri, senza elaborazioni mentali o ri-strutturazioni delle sensazioni.

La spinta ad esprimersi meglio, più chiaramente, proiettando ciò che sento nel profondo e facendolo direttamente, nell’ immediato, senza pensarci troppo.

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Le tecniche inusuali utilizzate sono una diretta emanazione dei materiali così particolari o vengono spontaneamente dall’ ispirazione del momento?

Tecnica e mezzo si armonizzano fra loro, sono una il completamento dell’altro; prediligo la carta da spolvero, con il caffè, perché mi piace come si comporta, come lo assorbe; mi piace l’effetto “tono su tono”, l’assenza di altre scale di colore. Ci sono due soli elementi e mi basta. Per ora.

Come prendono forma i soggetti delle tue opere?

Principalmente da sensazioni, stati d’animo. Mi scatta qualcosa, dentro, e questo qualcosa morde, vuole uscire..

Infatti il grosso dei miei lavori è autobiografico, parla di me, mi raffigura.

Insomma visualizzo come mi sento e butto fuori.

Le tue opere sono parte di un percorso legato oppure intuizioni autonome?

Nascono come intuizioni slegate, l’una dall’altra, però c’è comunque un filo conduttore. Sono tutte mie sensazioni, parti di me. A volte addirittura mi capita di trovare dei collegamenti piuttosto chiari fra un lavoro e l’altro anche a distanza di tempo, tanto da arrivare a comporre una sorta di “discorso”.

Alla fine è un po’ come se l’intera opera fosse una sorta di mappa di quello che sono, vivo, sento.

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C’è un movimento o un artista in particolare, che ami o hai amato di più?

Sono molti, a dire il vero, ma su tutti: Salvador Dalì, Artemisia Gentileschi e Frida Kahlo.

Corrente artistica sicuramente il Dadaismo.. e la Pop Art.

L’artista diventa parte del processo di mediazione delle opere?

Assolutamente. Ogni opera è un’istantanea emozionale di chi la crea.

Si prende un pezzetto di te.

Abbiamo scelto di utilizzare le tue opere per diffondere a gran voce la sensibilizzazione alla prevenzione oncologica; esse ci hanno parlato di forza, di determinazione e della possibilità di adottare una visione endoscopica come mezzo per un viaggio del tutto personale attraverso mondi interiori sconosciuti e inaspettati. Come ti suona questa intuizione?

Mi suona, mi suona. È esattamente così che funziona e dici bene quando parli di “mondi interiori sconosciuti e inaspettati”; non a caso mi piace definire i miei lavori con la formula “inconscio e caffè”.

Creando scopri sempre qualcosa di te. È un buon modo per mettere a fuoco le cose che hai dentro, a cui magari non sai dare né un nome né una spiegazione. Allora butti fuori e stai a vedere che succede. È anche una catarsi; che poi è il nome che è stato scelto per la mostra organizzata da voi al Palazzo Pretorio di Chiavenna: “Catarsi in G.”.

E a tal proposito vi ringrazio molto per aver scelto di utilizzare i miei lavori per parlare di un argomento così importante come la prevenzione oncologica. Ne sono felice.

LILT RUNNING2018

Lo sport al servizio della prevenzione

 VIII

EDIZIONE

APRILE

2018

prevenire è vivere

fonte IL GIORNO CRONACA/SONDRIO 26.04.2018

Millesettecento per la corsa in viola a sostegno della Lilt Partecipazione da record all'evento al femminile che sensibilizza sull'importanza di stili di vita sani e prevenzione

Morbegno (Sondrio), 26 aprile 2018 - Millesettecento donne hanno colorato di viola la Lilt Running 2018, segnando un record di partecipazione. Benedetta da un clima decisamente estivo, la corsa/camminata al femminile, con lo scopo di promuovere uno stile di vita sano, diffondere l’importanza della prevenzione dei tumori e raccogliere fondi per la Lilt di Sondrio, si è svolta il 25 aprile 2018, a Morbegno, con partenza dalla Colonia fluviale nella zona nord della città. In questa ottava edizione, il tragitto è stato disegnato sulla sinistra orografica dell’Adda. Per 7 km le podiste hanno corso o camminato nel verde dei prati e sugli argini fluviali sopraelevati e, dopo la fatica, hanno partecipato al pasta party. Circa 200 i pasti serviti.

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I volontari sono il cuore delle nostre azioni. ― FANNO COL CUORE E VANNO DRITTI AL CUORE DELLA GENTE ―

Diventa anche tu un volontario LILT per aiutarci a profondere la cultura della prevenzione e per aiutarci a realizzare i nostri eventi scrivi a: info@legatumoriso.it TI ASPETTIAMO!

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GRAZIE A TUTTI GLI AMICI CHE CI HANNO SOSTENUTO E CHE CONTINUANO A SOSTENERCI SPOSANDO LA NOSTRA MISSION

BE AS WELCOMING AS POSSIBLE! Ricordiamo che ogni erogazione liberale fatta ad una Onlus è detraibile!

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