Decarta 25 - Viterbo

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ontana di Pio II, l’amministrazione Michelini si sta interessando. Si tratta della fontana in prossimità di Porta San Pietro, smembrata da anni in due parti: il vascone e l’elemento monumentale; e nel più totale abbandono e degrado. Al punto che la parte decorativa, a ridosso sul palazzo storico, è letteralmente “incorniciata” da centraline Enel e altri contatori. Per quanto riguarda il vascone si può dire che “vivacchia” tra la melma e l’immondizia lasciata dentro o nelle vicinanze dall’incivile di turno. In data 13 ottobre 2015 La Fune ha deciso di condurre una vera e propria campagna stampa per ridare dignità al monumento cinquecentesco.

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Una serie di articoli sotto il titolo “Dignità per la fontana di Pio II, la Fune sfida Michelini”. Un pezzo al giorno per fissare bene nella mente degli amministratori lo scempio e alla fine si è aperta una breccia. Al punto che nel mese di aprile il consigliere Maria Rita De Alexandris ha portato la questione in consiglio comunale e si è attivata anche l’assessore Raffaella Saraconi. Quest’ultima ha informato che si sta studiando come risolvere la criticità che riguarda la bella parte monumentale, puntando a rimuovere e spostare altrove le varie centraline. Per quanto riguarda il ricongiungimento anche del vascone occorrerà aspettare ancora un po’, ma il tema è stato preso in considerazione. Alla fine la tenacia ha portato risultati e speriamo che presto quest'angolo, tra i più belli e caratteristici di Viterbo, possa recuperare lo splendore che merita. Anche perché l’intera zona di Porta San Pietro meriterebbe maggiore attenzione da Palazzo dei Priori, rappresentando la via d’accesso più sensata per i turisti al quartiere di San Pellegrino e Pianoscarano. La campagna stampa de La Fune ha avuto origine da una richiesta avanzata nel corso di una conferenza stampa dal giornalista e appassionato di storia locale Mauro Galeotti.

DECARTA GIUGNO 2016

ontana Grande, detta anche del Sepale, è un gioiello. Non capita di rado vedere gruppetti di turisti alle sue “pendici” attenti a buttarci sopra gli occhi. Occhi sgranati, che scivolano lungo il fuso e poi si avvicinano a ripercorrere i disegni e le decorazioni medioevali sugli elementi metallici da cui esce l’acqua.

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Ma in pochi sanno che tanta bellezza splende anche nel bel mezzo dell’Egeo. I viterbesi che si sono spinti fino all’isola di Rodi sanno bene di cosa si sta parlando. Porto di Mandraki, dove tanti anni fa troneggiava il leggendario Colosso di Rodi. Lì fa bella mostra di sé la riproduzione, in dimensioni ridotte, di un pezzo di storia viterbese. È opera dello scalpellino etrusco Alfredo Maggini. Fu creata in scala uno a due per l’Esposizione Universale del 1911 a Castel S. Angelo a Roma e fu poi venduta a un notaio ebreo che la pose nel suo villino ai Parioli. Venne in seguito acquistata dal Ministero della pubblica istruzione che, a sua volta, la mandò a Rodi durante il periodo dell’occupazione italiana (1912-1943). Uno spaccato di linee medioevali che bene s’intona con i palazzi e le fortificazioni dell’isola. Perché molti edifici furono costruiti, tra il 1309 e il 1522, dai Cavalieri dell’Ordine dell’Ospedale di Gerusalemme di Rodi e di Malta, più noti semplicemente come Cavalieri di Malta. Un posto pieno di stemmi papali, che si trovano anche nella Tuscia. E andarci in visita è un po’ come sentirsi a casa.

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