Il Marchesato

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Sisca la possibilità di alzare sopra le mura vecchie dei Cirrelli, divenute ormai comuni, con la condizione che se fossero state trovate troppo deboli, per poter sostenere la nuova muratura, e bisognasse quindi rinforzarle o farle nuove, il Cirrelli doveva contribuire per la metà della fabrica aggiunta sopra quella esistente, se si trovava che le vecchie mura erano costruite di calce, se però le mura comuni fossero state trovate di creta, “ l’habbi da rifare detto Cirrelli tutte a sue proprie spese”. Sempre in questi anni anche le vicine case di Tiriolo furon “sfabricate” dai mastri Tomaso Altomare e Francesco Partale ed il Sisca, le fece rifabbricare dagli stessi mastri a nuova pianta di Palazzo, includendovi “dette case e casaleno e fattone palazzo. Quali case sudette di Tiriolo sono quelle che vengosi abitate al presente dal Sig. Don Domenico Rodriguez e il casaleno grande vi è edificata la sala”.   Allora il palazzo del Sisca, composto con più membri inferiori e superiori, confinava con il palazzo del canonico Antonino Cirrelli da una parte e dall’altra con quello di Domenico di Vennere. Alla morte del decano il palazzo fu ereditato dalla nipote Isabella Sisca, zia dei fratelli Pietro e Giuseppe Antonio Giunti, figli ed eredi di Domenico Giunti. Quest’ultimo era stato solito abitare nelle case di Isabella Sisca, dove anche vi morì il 17 novembre 1737. Nel 1743 Isabella Sisca dona al nipote Giuseppe Antonio Giunti “una continenza di case seu palazzo con più e diversi membri e quarti superiori e inferiori in parrocchia di S, Maria Prothospatariis, loco la Pischeria vicino alle muraglie della città e alla porta secreta della città detta della Pischaria. Il palazzo confina ed è attaccato alle case del canonico Antonino Cirrelli, erede di Silvestro Cirrelli.   Il 17 giugno 1745 i mastri fabbricatori di Crotone Gio. Battista Gerace e Michele de Bona vanno al palazzo degli eredi di Silvestro Cirrelli e lo valutano del valore di ducati 1410.

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Il palazzo così stimato è portato in dote da una figlia ed erede del Cirrelli, la signora Anna Maria, che va in sposa a Giuseppe Nicola Orsino di Scandale.Così gli Orsini vanno ad abitare nel palazzo confinante con quello degli eredi del decano Sisca ( e con quello degli eredi di Baldassare de Sole). Gli Orsini Ed Il Palazzo All’uso Moderno Sempre gli Orsini, Giuseppe Nicola ed il fratello Agostino, acquistano il primo novembre 1756 la vicina casa costituita da un alto e basso con scala di legname, che confina con il loro palazzo e la casa del fu Antonio Laudari, dei coniugi Vincenzo de Sole e Vincenzo Carlino e da Michele de Sole, tutti eredi di Baldassarre de Sole. Questo immobile verrà il 24 marzo 1758 temporaneamente permutato (o data in pegno) con un vignale più 15 ducati che possiede il De Bona con la condizione però che “volendo il De Bona vendere la casa siano sempre preferiti gli Orsini”. Proseguendo negli acquisti per costruire il nuovo palazzo, Giuseppe Orsini compera il palazzo confinante di Giuseppe Giunti. Così Giuseppe Orsini ridusse all’uso moderno il palazzo che confinava col palazzo della moglie Anna Cirrelli dalla parte laterale e dalla parte di sotto con la casa palaziata dotale dei coniugi Giovanni Cavaliero e Caterina Marzano. Per ampliare la costruzione, Giuseppe Orsini oltre ad inglobare quello della moglie Anna Maria Cirrelli, compera assieme ai suoi fratelli Nicola, Luca, Francesco, Antonio e Agostino nel 1759 una casa palaziata da Salvatore Arrigo come erede dello zio Gregorio Arrigo; quest’ultima confinava col palazzo del fu Francesco Antonio Suriano, poi del figlio Pietro Suriano, e da una parte e dall’altra con le mura della città, strada ampia mediante. La casa comperata dall’Arrigo, ed inglobata nel nuovo palazzo Orsini, era composta da portone, cortile, scala di cantoni, sei camere superiori, cucina e loro bassi di sotto e fu stimata dai mastri fabbricatori Pascale Juzzolino e Michele Bova Gennaio/Febbraio 2019

A sinistra: la sala dove si riunivano i Pitagorici massoni presso Palazzo Giunti. A destra: veduta di viale Regina Margherita, statuta di Carlo Turano sindaco e Palazzo Giunti (inizi ‘900).

e dai mastri falegname Giuseppe Antonio Negro e Francesco Mirielli del valore di ducati 1455 e grana 56. Nel 1762 il palazzo di Giuseppe Orsini è descritto come ridotto all’uso moderno, “come al presente si trova”, esso confina dalla parte laterale col palazzo della moglie la signora Anna Maria Cirrelli e dalla parte di sotto è attaccato e confinante con la casa palaziata dotale dei coniugi Giovanni Cavaliero e Caterina Marzano. Con quest’ultimi L’Orsini viene a convenzione per l’utilizzo del muro comune in quanto “il muro del palazzo ove è attaccata la casa della Marzano per quanta è la larghezza della stessa casa e la di lei altezza è comune ed in quel muro comune vi stanno edificate due camere del palazzo”. Sempre in quello stesso anno, per rendere magnifico il suo palazzo, Giuseppe Orsini aggiunge la possibilità di usare un muro delle vicine e confinanti case di Cesare Laudari. Intendendo far uso del muro comune alle due parti, fattolo osservare da un perito se si poteva costruire sopra, fu giudicato molto lesionato e patito e tale da non poter sostenere altra costruzione. Non potendo tuttavia l’Orsini desistere dalla costruzione già iniziata, raggiunge un accordo per riedificare il muro a sue spese con la condizione di potervi “a di lui modo e piacere farvi quelle fabbriche che saranno necessarie, per equiparare l’altri muri del palazzo, senza però di poterci fare in tale avanzo di muro fenestre o apertura alcuna”. E’ di questi anni la concessione del papa Clemente XIV a favore dei fratelli Agostino, Antonio e Luca Orsini di Crotone di un oratorio privato. Nel 1775 il Signor Dottor Agostino Orsini, avendo intenzione di costruire un magazzino, ottiene da Carlo Luceti soprintendente generale del Fondo de lucri reali, di avere, previo il pagamento di un censo annuo, un “piano inutile, che esiste innanzi il suo palazzo e strada mediante si attacca alla muraglia regia” della città e proprio nel luogo detto la ◀ Pescheria.


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