La Piazza di Rovigo - 2013feb n25

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26 28 Guida alla mostra SPECIALE MOSTRA

Il 23 febbraio è stata inaugurata la muova esposizione

Pittori italiani e Maison Goupil, binomio di successo Adolphe Goupil riuscì ad interpretare i cambiamenti sociali del suo tempo, contribuì alla “popolarizzazione” dell’arte, attraverso la continua ricerca del gusto del pubblico in rapporto alle possibilità economiche della classe borghese emergente di Mattia De Poli

C

’è tempo fino al 23 giugno per visitare la nuova mostra “Il successo italiano a Parigi negli anni dell’Impressionismo. La Maison Goupil”, inaugurata a Rovigo nelle sale di palazzo Roverella lo scorso 23 febbraio. Aperta dalle 9 alle 19 nei giorni feriali e fino alle 20 il sabato e nei giorni festivi, in occasione dei “Notturni d’arte” è visitabile anche a partire dalle 21.30 a prezzo ridotto, previa prenotazione: venerdì 26 aprile, 24 maggio e 14 giugno il ritrovo presso la biglietteria è previsto alle 21.15. Una mostra come non si è mai vista: così è stata annunciata. E la realtà non delude le aspettative, non solo perché molte opere sono qui accessibili al pubblico per la prima volta ma anche per l’impostazione che è stata data all’esposizione. Non sono state scelte le tele di un artista e neppure di una scuola o di un movimento, almeno non di quelli che si studiano di solito nei manuali. Ci sono opere di grandi firme, da Boldini a De

Il percorso

Nittis, ma il vero filo conduttore è rappresentato dall’attività della Maison Goupil nei decenni compresi tra il 1872 e il 1921. Fondata da Adolphe Goupil nel 1829, la Maison si dedicò inizialmente alla realizzazione di incisioni e litografie, che riproducevano opere d’arte antiche e contemporanee, presenti nel Salon parigino. A partire dagli anni ’40 dell’Ottocento, Goupil aprì alcune sedi anche fuori dai confini francesi: prima a Londra (1841) e a New York (1846), poi a L’Aja (1861), Berlino e Vienna (1865), e infine a Bruxelles (1866). Nel frattempo, dal 1850 la Maison incominciò ad occuparsi della vendita di opere d’arte originali: attorno alla galleria francese gravitarono pittori di diversa provenienza e di diversa formazione ma essi condividevano un progetto e un sentimento comune, tanto da poter essere considerati come gli esponenti di un’autentica “scuola”. Realizzarono soprattutto quadri di piccolo formato ma di grande effetto,

Boldini, la donna, la bellezza

De Nittis, apripista degli italiani

La mostra prende le mosse da Giuseppe De Nittis, che arrivò a Parigi nel 1867 e qui assunse il ruolo di caposcuola fungendo da apripista per altri artisti italiani. Nel 1872 egli stipulò un contratto con la Maison Goupil: la galleria si assicurava l’esclusiva sulla produzione dell’artista e sui diritti di riproduzione in cambio di un compenso annuo corrisposto in mensilità. Tra i quadri, che l’artista pugliese realizzò nei due anni in cui rimase legato alla galleria parigina, figurano anche le prime due tele esposte a palazzo Roverella, provenienti dal Museo di Indianapolis: “La strada da Napoli a Brindisi” e “La discesa dal Vesuvio”. L’aria rarefatta, il cielo terso, l’atmosfera tranquilla sono gli aspetti che caratterizzano scene di vita quotidiana. Le due opere, di piccole dimensioni, sono state riprodotte dalla Maison anche in eleganti libri illustrati, di cui la mostra fornisce un esempio.

La seconda sala è dedicata a Giovanni Boldini e al decennio compreso tra il 1872 e il 1882, in cui lavorò per Goupil: queste opere rispecchiano il gusto borghese e la vita parigina dell’epoca. Il soggetto preferito è la donna, da sola o in coppia, dedita ad attività oziose. I salotti eleganti di Parigi offrono l’opportunità di rilassarsi su raffinati divani, di chiacchierare o di ascoltare un’amica che suona, come si vede in “Indolence”, “Confidences” e in “Suonatrice di lira e ascoltatrice”. L’atmosfera spensierata di una visita (“Visita”) o di un’uscita (“Berthe esce per la passeggiata”) fotografa la donna sull’uscio della casa. Infine, la donna immersa nella natura, durante una passeggiata solitaria lungo un sentiero in collina (“Passeggiata solitaria”) o in compagnia di un cagnolino lungo stradine di campagna (“Primavera”). In qualsiasi contesto la figura femminile è presentata in abiti raffinati: sono gli anni della moda e la pittura riflette puntualmente quest’attenzione per il modo di vestire. La ricchezza dei dettagli e lo sfarzo degli ambienti domestici e l’architettura delle dimore urbane cozza con la semplicità della natura e della vita quotidiana fuori dalla città (“In campagna” e “Strada maestra a Combes le ville, dintorni di Parigi”): qui l’uomo riscopre la dimensione familiare e l’importanza del lavoro, quasi la sacralità della fatica, richiamando l’esperienza artistica di Courbet. Ma i colori sono limpidi, l’atmosfera è serena: su tutto vince la serenità del quotidiano, senza idealizzazioni o simbologie particolari. La semplicità delle immagini non nasconde, o almeno non costringe a cercare, un messaggio altro rispetto all’evidenza del soggetto ritratto.

piacevoli e di facile comprensione, che riproducevano scene della vita quotidiana e scene in costume, vedute urbane e paesaggi naturali. Ben presto queste opere divennero molto apprezzate e richieste da critici, mercanti e collezionisti, sia in Europa che in ambito internazionale. Il successo della Maison Goupil, soprattutto oltreoceano, è testimoniato dalla vendita di oltre 31 mila opere, tutte censite nei registri della galleria, e al raggiungimento di questo risultato contribuirono in modo significativo i pittori italiani, circa un centinaio. Parallelamente la Maison proseguì nell’attività di incisione e riproduzione delle opere d’arte: Goupil cercò di sfruttare molteplici tecniche per rendere le opere d’arte accessibili a un pubblico molto vasto attraverso la realizzazione di numerose copie, ottenendo prodotti di alta qualità a basso costo. Talvolta la Maison stipulò dei contratti con gli artisti per avere l’esclusiva sulla loro produzione. Spesso la galleria, insieme

al quadro, ne acquistava anche i diritti di riproduzione. Altre volte Goupil si preoccupò di garantirsi solo questi ultimi, che costituivano comunque un interesse primario per la Maison. Alla morte di Adolphe Goupil, avvenuta nel 1884, i suoi successori e collaboratori portarono avanti l’attività della galleria fino al 1919, mentre la vendita di riproduzioni proseguì fino al 1921: in quest’ultimo periodo l’azienda di avvalse del lavoro accurato di Michel Manzi, che adottò metodi innovativi come la foto-acquatinta e un tipo particolare di typogravure, che gli meritò la medaglia d’oro della Società per l’incoraggiamento dell’industria nazionale. La mostra rodigina di palazzo Roverella dà conto di entrambe le attività della Maison Goupil, la compravendita di opere originali e la riproduzione di tele, focalizzandosi sull’importante contributo degli artisti italiani. Alcune tele sono accompagnate dalle riproduzioni artistiche realizzate dalla stessa galleria: l’abbinamento

La moda della villeggiatura e dei soggiorni balneari All’inizio del Novecento Giovanni Boldini non ha più rapporti diretti con la Maison Goupil, ma la galleria parigina continua ad acquistare alcune sue opere, confermando il favore che esse incontravano all’epoca. Ne dà conto la terza sala della mostra, in cui spicca il grande “Ritratto di Marthe Requier”: la donna vestita alla moda è la sola protagonista del quadro. La società borghese esalta la bellezza ma traccia anche dei confini netti tra il mondo femminile e quello maschile. Un’altra coppia di donne intente a ricamare è rappresentata in “A Aix le Bains”. Entrambe le opere furono riprodotte, in bianco e nero o a colori, dalla Maison Goupil che in quegli anni sempre più spesso rinunciava ad acquistare le tele esposte nei Salons parigini e preferiva realizzare fotografie assicurandosi solo i diritti di riproduzione: ne danno testimonianza le fotoincisioni a colori di “Femme au chapeau” e di “Femme à la turquoise (Clio de Merode)”. Co-protagonista della terza sala è Vittorio Corcos, a sua volta raffinato interprete della bellezza, dell’eleganza e della sensualità femminile, particolarmente apprezzato dai collezionisti americani. La mostra ha preso come immagine di copertina una parte del quadro “Le istitutrici ai Campi Elisi”: nonostante il colore nero, i loro vestiti sono elegantemente rifiniti e le due donne si distinguono per la cura nell’acconciatura e nella scelta degli accessori (spille e guanti). Mentre chiacchierano in pose vezzose, ai loro piedi una bambina gioca spensierata con la sabbia. Alcune fotoincisioni a colori testimoniano anche la predilezione di Corcos per scene ambientate su balconi e terrazze affacciati sul mare: le donne conversano tra loro oppure guardano sognanti il mare. Sono gli anni in cui si afferma la moda della villeggiatura e dei soggiorni balneari.

Gli italiani del Centro-Sud Tra gli artisti italiani che ebbero contatti con Goupil, molti provenivano delle regioni del centro-sud. Nella quarta stanza della mostra di palazzo Roverella sono testimoniati soprattutto i numerosi rapporti con pittori romani e napoletani, che riflettono le tradizioni figurative locali: per questo questa è probabilmente la stanza più singolare dell’intera esposizione. Oreste Cortazzo rappresenta “L’arrivo del nuovo signore (Il nuovo signore del villaggio)”, evocando atmosfere feudali basso-medievali, mentre Attilio Simonetti ritrae alcuni soldati nei costumi sei o settecenteschi (“Araldo”, “Tamburo”). Quest’ultimo, antiquario e pittore romano, intrattenne stretti rapporti, anche epistolari, con la Maison Goupil ed aprì la via non solo a Cortazzo ma anche a Giuseppe Castiglione e a Cesare Augusto Detti. A sua volta artista e antiquario, Vincenzo Capobianchi propone dei soggetti più vicini al gusto borghese di fine Ottocento: in “Chez le marchand de guitares” due donne provano alcuni strumenti nella bottega di un liutaio. Sulla parete una locandina segnala una rappresentazione in programma presso il teatro Alibert di Roma.


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