La Piazza di Rovigo - 2013feb n25

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di Rovigo AGENZIA DI ROVIGO Tel. 0425 090894

Periodico d’informazione locale. Anno XX n. 25 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD

Passante Nord Il Parco forse è stato salvato da una rana

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Lavoro Dalla crisi non si esce, sindacati preoccupati

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Arte La guida alla nuova mostra del Roverella

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26-27 EDITORIALE

CarCere, il Sert migliora le Condizioni Sanitarie

La crisi dietro la protesta di Alessandro Abbadir*

C’è stato un taglio considerevole di risorse, soprattutto di fornitura di certi farmaci, che se vogliono devono procurarsi pagando, quindi alle persone detenute oltre alla libertà viene tolta loro anche la salute. Fondamentale l’intervento prestato dal Sert. pag. 10

Sulla S.S. 434 Si viaggia a 70 Chilometri l’ora

Passa da 110 a 70 km orari il limite della velocità nell’arteria stradale strategica S.S. 434 meglio nota come Transpolesana. La decisione è stata presa dall’Anas. Polemico Corazzari che ha indicato nelle voragini aperte sul manto stradale il vero problema per gli automobilisti che transitano. pag. 12

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Serve un cambio di rotta per il Cen.Ser? In molti credono possibile un rilancio ma non esclusivamente legato alle fiere

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alato grave aveva definito il Cen. Ser la presidente della Provincia, qualche anno fa. I costi di gestione molto alti avevano di fatto portato ad uno stato debitorio importante, si parlava di oltre un milione di euro che lo stesso ente aveva cercato di abbattere indicendo un bando di vendita per alcuni dei propri immobili. Va detto, e lo conferma il neodeputato Diego Crivellari, che negli ultimi anni si è compiuto un importante lavoro di risanamento dei conti. “Di questo – ha spiegato - va dato atto

agli amministratori”. Infatti per tentare di rientrate dallo stato debitorio lo scorso anno è stato fatto un piano di rientro che prevedeva un accordo con RovigoExpò, una società partecipata, in larga parte, dalla Regione Veneto e dalla Camera di commercio di Rovigo, al quale fu affidato il compito di organizzare eventi (fiere, convegni, presentazioni, ecc...) prevalentemente, ma non esclusivamente, presso il Centro Servizi di Rovigo. Lo scopo prefisso era, ed è tuttora, quello di far sì che il Cen.Ser di Rovigo diventasse luogo di riferi-

alle urne del 24 e 25 febbraio scorso emerge una situazione davvero inestricabile, o perlomeno difficilmente risolvibile. Un caos politico che rischia di portare spediti a nuove consultazioni. Proprio quello che non ci voleva in una situazione economica del genere, caratterizzata da una recessione a cui dal 2008 non si vede fine. Il ciclone o tsunami (come lo definisce il suo capo Beppe Grillo) del Movimento 5 Stelle, si è abbattuto sui partiti, anche in Veneto, con una potenza per molti versi davvero inaspettata. Nella nostra regione però, quello che sorprende più che il boom dei grillini (che è stato un evento generalizzato su tutto il territorio italiano), è il crollo verticale di partiti che hanno caratterizzato la vita politica delle nostre terre da 20 anni a questa parte: il Pdl prima Forza Italia e la Lega Nord. Due partiti che fino a due anni fa avevano totalizzato oltre il 60% dei consensi con l’elezione di Luca Zaia a governatore del Veneto. La Lega crolla dal 35% a poco più del 10% di questa ultima tornata elettorale. Il Pdl dal 2008 perde 10 punti e si assesta sotto il 20%.

mento per lo svolgimento di manifestazioni, anche specifiche e settoriali; il fine, inoltre, era quello di far conoscere il Polesine e di renderlo soggetto ospitante di eventi rilevanti al livello nazionale e internazionale. L’attività svolta lo scorso anno, tuttavia, non sembrata essere così significativa per il rilancio della struttura dell’ex zuccherificio e in molti oggi pensano che una nuova vita della struttura potrebbe essere garantita da un totale camcontinua a pag. 3 bio di rotta. pagg. 4-5 *alessandro.abbadir@gmail.com

L’Intervento

Benedetto Papa… di Don Angelo Busetto*

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ome tanti e forse come tutti, sono rimasto senza parole! Lo sbigottimento e anche lo smarrimento di fronte al pronun pronunciamento del Papa che dichiara di ritirarsi è stato totale e per molte ore non mi ha permesso alcun commento che non fosse la ripetizione di qualche luogo comune. l

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Rovigo. Commenda. Appartamento al primo piano composto da soggiorno,cucina,tre camere da letto,due bagni e terrazzo.Riscaldamento autonomo e posto auto di proprietà.Classe Energetica G. Euro 500,00.Rif.R0209

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AFFITTI



EDITORIALE

segue da pag.

La crisi dietro la protesta

“Potendo scegliere volontariamente”

Sono Stati Premiati Studenti e SCuole

“Potendo scegliere volontariamente” ha premiato a Palazzo Celio gli studenti, i giovani, gli istituti scolastici, le associazioni ed i gruppi chiamati dal bando ad esprimersi, attraverso i diversi linguaggi della comunicazione, sul volontariato. Nella categoria degli istituti scolastici il primo premio, un buono di 300 euro, è stato assegnato al De Amicis di Rovigo con il video “Un sorriso per i bambini dell’Africa” lavoro coordinato dall’insegnantre Vincenza Candiloro. Per le associazioni e gruppi parrocchiali, prima la Gea Mater di Rovigo con il fumetto “Un cuore in centro”, anche in questo caso buono acquisto di 300 euro, referente Lorenza Baccaro. Nella categoria singoli 18 – 25 anni, con in premio un viaggio studio al parlamento europeo di Bruxelles: primo posto per Linda Zanforlin di Sara con il racconto “Nella tendopoli fai da te con due furgoni viveri” seguita da Giacomo Stoppa di Ceregnano con le foto “La mia esperienza in Burundi”. Infine premio originalità alla Gea Mater di Rovigo per il lavoro “Un cuore in centro” e invecchiamento attivo e solidarietà tra le generazioni all’associazione Centro aiuto alla vita di Rovigo per il lavoro “Al centro aiuto alla vita con mia nonna”. Fondazione Cariparo

Finotti PreSidente

Il Consiglio Generale della Fondazione Cariparo ha confermato Antonio Finotti alla presidenza dell’Ente per il prossimo quinquennio. Finotti già Direttore Generale della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, della Cassa di Risparmio di Verona e di Unicredito, ha fatto parte di diversi consigli di amministrazione di società bancarie (Mediovenezie, Banco di Napoli, Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone). È stato inoltre Sindaco effettivo della Cassa Depositi e Prestiti Spa, Sindaco della T.A.V. – (Treno Alta Velocità di Roma), Consigliere di Amministrazione dell’Ente Fiera di Padova, dell’Interporto di Padova, dell’Istituto Diocesano per il sostentamento del Clero, della Fondazione Lanza e della Fondazione Girolamo Bortignon di Padova.

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Dietro lo smottamento del centrodestra il problema di fondo: la crisi economica devastante, le fabbriche del Nord Est che chiudono ad una ad una, operai ed imprenditori disperati, e sullo sfondo la marea montante della rabbia per un sistema politico sprecone che viene percepito come solo produttore di tasse e inefficienze. Non è un caso che Grillo con la sua offerta politica antisistema abbia pescato a piene mani fra le categorie che sono state più bastonate dalla crisi: da un lato gli operai e dall’altro imprenditori e lavoratori autonomi. Un tempo votavano proprio Pdl e Lega. Il richiamo dei “Vaffa day” si è fatto via via più forte, nel momento in cui tutti i partiti invece di dare l’impressione di capire il momento che stavano passando famiglie, giovani e pensionati, hanno continuato in un logoro teatrino, percepito ormai come dannoso e fuori tema. Sul territorio la grande delusione, l’ennesima grande occasione mancata (peraltro annunciata), è stato il risultato del Pd e dei suoi alleati. Ancora una volta il partito di Bersani ha dimostrato in Veneto di essere poco radicato, a parte Padova, Rovigo e soprattutto Venezia (dove tra l’altro i grillini hanno fatto il pieno dei voti). Ancora una volta il centrosinistra interpreta con difficoltà le dinamiche di una regione che fino a pochi anni fa era la locomotiva d’Italia e ora è ferma. Bloccata anche dal suo stesso modello di sviluppo fatto di piccole e piccolissime imprese, che si sono rivelate e più vulnerabili con la crisi. Ora per uscire da questa impasse, ci vuole lo sforzo di tutti partiti e soprattutto dei cittadini. Un voto ravvicinato rischia di complicare ancora di più la situazione. Votare chi fa promesse facili insomma può dare una momentanea sensazione liberatoria, ma alla fine i problemi rimangono e adesso vanno affrontati realisticamente, se non si vuole andare a fondo tutti insieme. di Alessandro Abbadir

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Rovigo elezioni PolitiChe

ProvinCia

Tre i polesani entrati in Parlamento pag.

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ProPoSte Su due ruote “Amici della bici”, “Giornate di primavera” pag.

CalCio

venetiantichi.it

Provincia

12

Masiero confermato azzurro, entra nell’Under 16 pag. 13

Il carcere e la scuola

Regione oCCuPazione

A Palazzo Celio si riflette sull’età della popolazione pag.

SPazi aPerti

16

L’idrovia è diventata europea, transitano navi di V classe pag.

PerSonaggio

21

Cake designer per hobby, aspettando la professione pag. 24

Progetto “Fratelli d’italia

Da marzo a maggio, con una coda in autunno, in scuole e comuni, attraverso 26 conferenze e 19 incontri pubblici si snoda il progetto “Fratelli d’Italia”, percorsi di conoscenza e momenti di riflessione sull’unità nazionale, sulla Costituzione, sull’inno e il tricolore per la giornata del 17 marzo. Nello specifico l’organizzazione prevede per le scuole elementari e medie 16 conferenze del filone storico e 10 a carattere costituzionale, di cui 5 sui primi dodici articoli della Carta, mentre per i comuni 11 conferenze pubbliche a carattere storico e 6 costituzionali, di cui 4 strettamente dedicate al filone “Unità nazionale - decentramento”, mentre 2 saranno dedicate alla storia repubblicana e i contenuti della Costituzione.

VIAGGIO NELLA TERRA DEI VENETI ANTICHI

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Storia e Cultura

Ecco il Veneto giovane delle “Start Up” pagg.

28-29

voCi da Palazzo

Comuni in fuga verso le provincie autonome pag. 33

Cultura Due euro per il cinema d’autore

pag.

34

“Quattro PaSSi in un PerCorSo di PaCe” Sarà il 25 marzo l’ultima data di quest’anno di “Quattro passi in un percorso di pace - il carcere entra a scuola”, l’iniziativa che promuove tra gli studenti degli istituti superiori della provincia momenti di confronto sull’esperienza carceraria. “Il carcere – riporta il pieghevole prodotto dall’assessorato Cooperazione decentrata, diritti umani e pace - è troppo spesso un mondo isolato nella nostra quotidianità, abitato da persone del tutto sconosciute, che godono dell’indifferenza collettiva con la speranza che si schiudano i cancelli del pregiudizio”. Gli altri incontri, svolti in collaborazione con l’associazione di volontariato penitenziario il Granello di Senape di Padova, l’associazione Gea Mater onlus di Lendinara e gli istituti scolastici De Amicis, Marchesini e Munerati di Rovigo e Einaudi di Badia Polesine si sono tenuti il 28 febbraio e l’11 marzo.

È un periodico formato da 14 edizioni locali mensilmente recapitato a oltre 250.000 famiglie del Veneto. è un marchio registrato di proprietà della GIVE EMOTIONS Srl

Questa edizione raggiunge le zone di Rovigo per un numero complessivo di 12.500 copie. Iscrizione testata al Tribunale di Venezia n. 1142 del 12.04.1994; numero iscrizione ROC 15752

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REDAZIONE:

Direttore responsabile

Mauro GaMbin direttore@lapiazzaweb.it ornella Jovane o.jovane@lapiazzaweb.it Chiuso in redazione il 27 febbraio h2013 Centro Stampa: rotopreSS InternatIonal loreto, vIa breCCIa (an)

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4 Argomento del mese Cen.ser Nel 2011 la Presidente della Provincia Virgili ha definito Il Cen.ser un malato grave. Nel 2012 per tentare di risanare i conti è stato fatto un piano di rientro e un accordo con RovigoExpò che nel 2013 dovrebbe definitivamente diventare il punto di riferimento del Polesine per l’organizzazione delle fiere

Per molti non è RovigoE

di Francesca De Luca

5 gli azionisti fondatori: Comune, Provincia, CCIAA, Ca.Ri.Pa.Ro e Veneto Spa

Lo scorso anno è stato indetto un bando di vendita per alcuni degli immobili

Q

uesto mese si parla di Cen.ser, l’enorme struttura che si trova alle porte della città e di cui si conosce poco la storia. E l’utilità. Il Cen.ser, ovvero Centro servizio, nasce dall’idea di rivalutare l’area dell’ex zuccherificio sorto all’inizio del secolo ad opera della Società Italiana per l’industria dello zucchero. Dopo varie vicissitudini e cambi di proprietà (è possibile reperire maggiori informazioni in merito alla storia del complesso industriale nel sito dedicatogli) il 14 Dicembre 1991 nasce la Società per Azioni Centro Servizi Spa, con 5 azionisti fondatori: Comune di Rovigo, Amministrazione Provinciale di Rovigo, C.C.I.A.A (Camera di Commercio) di Rovigo, Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e Veneto S.p.A. I mesi successivi furono dedicati allo studio dello stato in essere dell’area e alle sue reali potenzialità; dopo un’attenta analisi, si decise di destinarne l’utilizzo a fini universitari, espositivi e di centro servizi. Nel 1994 iniziarono dunque i lavori che terminarono con la suddivisione degli spazi in tre lotti funzionali: il primo composto da un settore utilizzabile come Centro Mostre, e dalle diverse opere esterne (Piazzali carrabili, parcheggi,

il Parere di nalin e BuSinaro

Al Cen.Ser serve un cambio di rotta

C

ome la Provincia, anche il Comune è proprietario del Centro Servizi. Secondo Giovanni Nalin, di Sel, il Cen.Ser è “inutile” dal momento che i due grandi poli fieristici in Veneto sono Padova e Verona. “Penso che sarebbe importante riuscire a definire accordi con una o entrambe – sottolinea -cercando di proporci per eventi minori a costi contenuti che non è possibile svolgere in quelle strutture; iniziative rivolte al Made in Italy della piccola imprenditoria non solo locale, o ad iniziative culturali”. Per l’ex sindacalista, le idee ci sono e sono praticabili, basta essere consci delle proprie potenzialità e dei propri limiti. “Servirebbe, ad esempio, una collaborazione tra i soggetti istituzionali, economici e produttivi, dentro un progetto che sappia valorizzare alcune specificità del territorio”. Barbara Businaro, consigliera comunale, ricorda che il Movimento 5 Stelle nel proprio programma comunale, dedica un punto specifico al Censer. “Il polo fieristico – spiega - dovrebbe essere inserito all’interno di un percorso di valorizzazione dell’intera città di Rovigo. Ogni evento dovrebbe essere collegato ad attività di richiamo verso il centro storico: un esempio? “Un buono sconto per la degustazione di un menu’ tipico nei locali cittadini, o per la visita delle mostre di Palazzo Roverella ad ogni biglietto di del Cen.ser. Ovviamente una proposta di questo genere presuppone la creazione di un circuito di esercizi aderenti, lo sviluppo di un sistema di trasporto in grado di collegare la zona fieristica con il centro, la promozione di queste offerte, ecc...”. F.D.L.

fognature, sottoservizi, strade etc.); il secondo, conseguente al recupero di un edificio da destinarsi ad uffici, per una superficie totale pari a 1.000 mq. (Torre uffici). Per quanto riguarda il terzo e ultimo lotto, è stato recuperato un edificio da destinare al servizio di bar-ristorante, con capienza pari a 200 posti a sedere. Oltre all’enorme spazio disponibile all’aperto (che ha permesso la realizzazione della fiera d’ottobre, con annesse giostre, e l’organizzazione di eventi come il concerto in favore dei terremotati dell’EmiliaRomagna o il 7.2 in occasione del capodanno), vi sono enormi sale congressi (nelle quali si tengono conferenze e convegni) oltre al reparto dedicato alle esposizioni e alle fiere. Un altro importante comparto è stato recuperato grazie al lavoro dell’architetto Luciano Cenna, che ha consentito di riconsegnare alla città i fabbricati situati a Nord dello Zuccherificio, adibiti ad uso universitario. Quindici sono le aule, calibrate per un’utenza di circa 500 studenti, che possono altresì usufruire di una biblioteca, di una sala di studio e lettura e di due laboratori. Ma la struttura sembrava non navigare in buone acque e la storia degli ultimi anni appare

molto travagliata. Sembra, infatti, che i costi di gestione dell’ente fossero molto alti, e che il Cen.ser faticasse ad autosostenersi, se è vero che lo stesso Ente indisse lo scorso anno un bando di vendita per alcuni dei propri immobili. Pur essendo una struttura dalle grandi potenzialità il Censer, negli ultimi anni, ha dovuto affrontare enormi difficoltà. Nel 2011 la Presidente della Provincia Virgili, a proposito dei debiti contratti dall’ente (per un valore di oltre un milione di euro), lo ha definito un malato grave, che necessitava di cure. E proprio per tentare di risanare questi debiti, è stato fatto un piano di rientro che prevedeva un accordo con RovigoExpo (siglato l’anno scorso). Rovigo Expò, che nel 2012 ha organizzato diversi eventi, nel 2013 dovrebbe definitivamente diventare il punto di riferimento del Polesine per l’organizzazione delle fiere. Il presidente del Centro fiere, Francesco Stocco, infatti, dal suo canto, si è impegnato a non accettare altri eventi se non quelli di Rovigo Expò senza alcuna deroga. “Se l’operazione funziona, dal 2013 Rovigo Expò sarà l’unico ente rodigino che organizza fiere”, si disse un anno fa. Ora? E’ tempo di bilanci.

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Argomento del mese 5 Il bilancio di Rovigo Expò nel 2012

Expò il futuro del Cen.Ser Non è solo la Fiera di Rovigo in difficoltà, lo sono tutte

Per Crivellari occorre aprire ai privati, per Masin sfruttare i piazzali di Francesca De Luca

A

nche Diego Crivellari, neo eletto alla Camera dei deputati in quota Partito Democratico, ha detto la sua in merito al Centro servizi. “Negli ultimi anni - sostiene il parlamentate polesano - dentro una realtà come quella del Censer si è compiuto un importante lavoro di risanamento dei conti e di questo va dato atto agli amministratori. Tuttavia, questo sembra non bastare, e al momento dell’insediamento del nuovo cda fu più volte ribadita l’urgenza di rivedere in profondità la mission dell’ente, considerate le difficoltà del settore fieristico, che non riguardano soltanto Rovigo, ma fiere e realtà ben più importanti in Veneto e in Italia. Rimane da verificare se esistano i margini per ripensare la presenza del Censer guardando ad altri settori e ad altre attività”. Crivellari strizza anche l’occhio ai privati e conclude. “Il pubblico da solo non basta, bisognerà ragionare con i diversi soggetti economici e istituzionali presenti sul territorio”. Per Matteo Masin, consigliere comunale di Sinistra e Frazioni, e capogruppo in consiglio provinciale per la Fds - Rifondazione Comunista: “La società Cen. Ser forse ha investito un po’ troppo, nell’attività immobiliare, proprio come l’altra Società, Interporto SpA e, sicuramente, paga anche per la crisi generalizzata che, da anni ormai, sta caratterizzando l’intera Economia”. Contrariamente a Nalin, Masin si dice d’accordo con l’idea di avvalersi di Rovigo Expò per l’organizzazione degli eventi fieristici e non; il suggerimento del consigliere, formalizzato anche tramite interpellanza in consiglio comunale, è quello di prevedere una promozione per le attività temporanee, spettacoli viaggianti tipo Luna Park e Circhi. Infatti, in questo momento, chi volesse sfruttare i piazzali (che sono un ottimo “biglietto da visita”)” si trova a dover pagare cifre troppo alte. “Se si pensasse a dei “pacchetti” che andassero oltre l’utilizzo classico dei fine settimana – conclude – sarebbe un vantaggio per tutti”.

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Nove fiere in un anno E

’ a Rovigo Expò, dunque, che il Cen. ser si è affidato per riportare la struttura a nuova vita. Ma in cosa consiste Rovigo Expò? Si tratta di una società partecipata, in larga parte, dalla Regione Veneto e dalla Camera di commercio di Rovigo alla quale fu affidato il compito di organizzare eventi (fiere, convegni, presentazioni, ecc...) prevalentemente, ma non esclusivamente, presso il Centro Servizi di Rovigo. Lo scopo prefisso era, ed è tuttora, quello di far sì che il Cen.Ser di Rovigo diventi luogo di riferimento per lo svolgimento di manifestazioni, anche specifiche e settoriali; il fine, inoltre, era quello di far conoscere il Polesine e di renderlo soggetto ospitante di eventi rilevanti al livello nazionale e internazionale. Le attività svolte da Rovigo Expò sono molteplici: organizzazione di manifestazioni a tema, dedicate a prodotti di particolare importanza per l’economia territoriale o con un alto potenziale di sviluppo; organizzazione di incontri e di meeting; workshop; esposizioni. Tra gli obiettivi, vi era quello di creare sinergia e convergenza di intenti tra i vari livelli Tra le “mission” Istituzionali e i comparti economici pre- l’impegno di far conoscere ponderanti nel territorio polesano. Vari i momenti fieristici, già cono- il Polesine e i suoi sciuti a Rovigo, che hanno costellato il prodotti 2012: dal festival “Vivi la storia”, alla fiera dell’informatica. Non poteva mancare poi, una fiera sulla pesca e la caccia, descritta come un vero e proprio paradiso che gli interessati del settore non possono perdere. Ma non solo loro, infatti l’evento è così descritto: non è riservato a chi li pratica: si tratta di una manifestazione dedicata al Polesine, così ricco di bellezze naturali, di tradizioni, di cultura. Attraverso le attività venatorie e ittiche è infatti inevitabile parlare di questa terra, delle sue acque, del suo Delta, dei suoi ambienti naturali, delle sue tradizioni, poi, anche grazie alla presenza delle aziende locali, delle associazioni agricole, agrituristiche e del commercio. Sono state tre, inoltre, le grandi fiere che Rovigo Expò ha organizzato nell’autunno 2012 (non cinque nell’arco dell’anno, come precedentemente avevano auspicato gli operatori e il presidente Belloni). I tre appuntamenti, svoltisi tra ottobre e novembre, sono: “Mens Sana in Corpore Sano”, manifestazione internazionale dedicata ad alimentazione, turismo e benessere; “Rovigo espone” e “Ro-App”. La fiera campionaria “Rovigo espone” ha mantenuto lo stesso format delle edizioni passate con l’aggiunta di appuntamenti serali per l’intrattenimento del pubblico. “Ro-App”, la fiera del software e delle applicazioni, è stata una buona occasione per far conoscere una eccellenza polesana ovvero le applicazioni software utilizzare per il corretto funzionamento delle giostre. Infine non poteva mancare l’appuntamento con le strenne di Natale, ovvero il salone del regalo natalizio. F.D.L.


6 Rovigo - In Municipio Infrastrutture La decisione dell’Amministrazione indigna i comitati

Il Parco salvato da una rana Aumentano i contrari del passante a Sud del Ceresolo. Il Wwf: “L’anfibio è in via d’estinzione non si può distruggere il Langer” di Melania Ruggini

P

otrebbe essere una rana a porre fine alla spinosa questione del Passante Nord. L’ignara ranocchia in via di estinzione vive nel parco Langer ed è la protagonista della proposta che il Wwf ha trovato per impedire la costruzione del Passante nord: sospendere la realizzazione per impedire l’estinzione definitiva di questa specie. La relazione dettagliata del Wwf comunale sembra non avere sorpreso più di tanto il sindaco Piva che rimanda la decisione al destinatario, ossia Veneto strade. Il Wwf fa leva sull’equilibrio dell’habitat naturale del luogo per impedire l’estinzione della specie e a tal proposito cita una normativa che potrebbe bloccare la costruzione del passante qualora intaccasse l’ecosistema. Gli animalisti sono disposti a fare un censimento del boschetto per capire se ci possano essere altre specie rare in via di estinzione. Tali osservazioni sono state inviate a Veneto strade ed ora sono in fase di valutazione. La speranza ora è tutta risposta in una rana, che ignara continua a gracchiare nel parco. Frattanto, a fine febbraio, è stato lanciato

un altro slogan da parte dei Comitati contrari alla realizzazione del passante a sud del Ceresolo, ossia Commenda Est, diritto alla Città, Ape e Wwf: “Un pioppo dura più di una carica di un sindaco”. Seguito da un sit-in sotto palazzo Nodari, in concomitanza del consiglio comunale in programma per il voto a favore del passante nord a sud del Ceresolo. “I consiglieri stanno facendo un dispetto alla città” ha detto Vincenzo Pellegrino, portavoce del comitato Diritto alla città, che ha sottolineato la richiesta avanzata di essere rappresentati da una delegazione e di potere parlare al presidente del consiglio Paolo Avezzù. Parere affine anche per Luca Dall’Ara della Fiab, amici della bici: per lui è una decisione che peserà sulla città per oltre cinquant’anni, con i suoi 6 milioni di euro di asfalto, in parte versati su di un bosco a ridosso dell’abitato. Si è mobilitato anche il comitato Commenda est, sulla scia di Claudio Vallarini del Wwf, scrivendo addirittura al prefetto Provolo e al vescovo Soravito de Franceschi per portare all’attenzione la situazione e salvare “la città da un’opera al-

Un’immagine dal satellite di Parco Langer tamente distruttiva sotto tutti i punti di vista”. Bellinello ricorda come “i cittadini si sono riuniti in vari comitati e hanno espresso 1500 osservazioni tecniche inviate a Comune, Provincia e Veneto Strade, avallate ci dicono anche dai tecnici comunali, per contrastare un’opera altamente negativa sotto gli aspetti della salute pubblica ed ambientale, oltre che economica e funzionale”. Non tarda ad arrivare anche la pesante critica avanzata dalla Rete degli studenti medi di Rovigo che ha attaccato il sindaco di Rovigo Bruno Piva per l’approvazione in consiglio comunale (da parte della maggioranza), esprimendo “profonda indignazione”. Una bocciatura non solo tecnica ma anche morale, a fronte degli incontri con i cittadini.

FoCuS Il voto in consiglio

diStinguo tra maggioranza e oPPoSizione

I

l Consiglio ha votato a favore del tracciato del Passante a Sud del Ceresolo. Dopo i vari distinguo che c’erano stati all’interno della maggioranza guidata dal Bruno Piva nei giorni che hanno preceduto il ConBruno Piva e Silvano Vernizzi siglio comunale, al momento di alzare la mano e dare il proprio consenso la maggioranza si è trovata unita attorno al proprio sindaco. Gli unici a mantenere un’opinione diversa, sono stati Aldo Guarnieri che con un lungo intervento, non piaciuto al Sindaco, ha spiegato la sua contrarietà al tracciato disegnato da Veneto Strade e Claudio Paron che ha abbandonato l’aula. Poco allineata si è dimostrata anche la minoranza che pur esprimendo contrarietà al progetto ha registrato qualche defezione diventata subito oggetto di polemica tra Nadia Romeo del Pd, e Matteo Masin di Fds. La goccia che ha fatto traboccare il vaso anche in questo caso è stata una sortita, Masin infatti ha lasciato l’aula prima del voto. “Durante il Consiglio comunale è andato in scena un copione già scritto – è stato il commento del Comitato Diritto alla Città - come possiamo riconoscere legittimità di un voto che calpesta la volontà dei cittadini, l’ambiente, la salute, persino la logica ed il buon senso?! Sono state completamente ignorate le oltre 1500 osservazioni presentate dai cittadini ed anche quelle prodotte dagli stessi tecnici comunali! Si è votato per il tracciato più dannoso a fronte di diverse possibili alternative, una delle quali, quella su via Calatafimi, già deliberata dal Consiglio comunale e dai costi estremamente più contenuti! La scelta votata in consiglio significa insieme spreco di denaro pubblico e grave danno alla città! Noi dei comitati siamo determinati ad andare avanti nella battaglia in tutte le sedi a nostra disposizione: quella legale che abbiamo già in parte attivata con la presentazione di un esposto alla Corte dei Conti regionale, ma anche quelle della pressione sulle istituzioni di garanzia (Commissione europea, Presidenza della Repubblica, Soprintendenza, A.S.L., A.R.P.A.V., ecc.), dell’eventuale consultazione popolare e della mobilitazione dei cittadini.” Me.Ru.

UN BOSCO ED UN PARCO VALGONO UN SINDACO?

SOTTO L’ALTO PATRONATO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA con il patrocinio di:

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Luca Dall’Ara, Presidente Fiab Amici della Bici Onlus

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ra qualche anno, nessuno si ricorderà di un sindaco e di una giunta che non ha lasciato particolari segni alla città. Quali progetti, cambiamenti, innovazioni, decisioni, opere? Il 21 febbraio, però, il sindaco ha inteso imporre al Consiglio comunale una decisione che peserà sulla città per oltre cinquant’anni: 6 milioni di euro di asfalto, in parte versati su di un bosco a ridosso dell’abitato. Notoriamente, Rovigo non è ricca di risorse, attrattive e bellezze naturali. Un bosco al confine della città e quello che potrebbe essere un parco a servizio del quartiere più popoloso, della vicina università, il raccordo ciclabile con la nascente pista Adige-Po ed il possibile percorso ciclabile fino ad Adria lungo il canale Ceresolo rappresentano una grande opportunità, ambientale e turistica. Anche a Rovigo, politici ed amministratori periodicamente si riempiono la bocca di parole quali “smart city”, “green economy”, sviluppo turistico e ambiente ma alla prova dei fatti, contano solo gli interessi di breve periodo. In altre città e nella gran parte del mondo, ci si è resi conto che la crescita non è più trainata dall’edilizia tradizionale, dalle strade e dal cemento che al contrario impoveriscono il territorio ed il paesaggio. Rovigo, per ragioni

controverse e non certo per scelte lungimiranti è stata salvata dallo scempio che hanno subito ampie aree della nostra Regione. Il poeta Zanzotto, osservando il Veneto, ha parlato di sterminio dei campi evocando lo stesso orrore dei campi di sterminio. Secondo il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia (su “Il Mattino” di Padova ed. online del 19.8.2012) “Non possiamo continuare a sfigurare il paesaggio, consumare territorio, offrire speculazioni”. In controtendenza e fuori tempo massimo, gli amministratori locali a Rovigo si scoprono costruttori proprio laddove la natura ci ha donato un bosco che altre città c’invidierebbero ed i loro predecessori avevano pensato un Parco. Inspiegabilmente, il sindaco e gli amministratori rifiutano la soluzione alternativa, di minore impatto ambientale e già deliberata. Con una strada ad alta frequenza di traffico pesante, forse persino inutile secondo alcuni tecnici, mettono a rischio la salute degli anziani di Casa serena, degli studenti del vicino polo scolastico e degli abitanti del quartiere, tutti a poche centinaia di metri. Ci appelliamo al buon senso, richiamato proprio in questi giorni, perché i cittadini di Rovigo meritano maggiore rispetto e una visione di futuro, migliore per tutti”.


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8 Rovigo Lavoro Rovigo è tra le 10 province che hanno chiesto più ore di cassa integrazione in deroga

Dalla crisi non si esce, la preoccupazione dei sindacati

di Roberta Giacomella

D

alla crisi si fatica ad uscire, lo dicono i dati raccolti dalla Cgil. In Polesine tra il 2011 e il 2012 la cassa integrazione, sia ordinaria che straordinaria, è salita del 26%, mentre gli ammortizzatori sociali registrano un incremento del 272%. Il rapporto della Uil non è certo più confortante, Rovigo è nella lista nera delle dieci province italiane che hanno registrato nel corso del 2012 l’aumento più alto delle ore di cassa integrazione in deroga. “Se si vuole comprendere - ha dichiarato il segretario provinciale della Uil Giampietro Gregnanin - come gli effetti della crisi impattino sul sistema produttivo, basta osservare quante ore di cassa integrazione le imprese richiedono. I dati riportati certificano che la crisi picchia duro continuando a colpire sia le piccole imprese sia le grandi, se poi aggiungiamo i disoccupati e le mobilità la situazione diventa drammatica”. “Qui ci sono potenzialità - osserva Fulvio Dal Zio, segretario generale Cgil provinciale - la crisi è soprattutto sulla domanda interna quindi occorre uscire dalle logiche assistenziali, riportare al centro il settore manifatturiero e investire sulle competenze”. “Il problema è che molte di queste fabbriche rischiano di non uscirne più - denuncia Mirco Bolognesi, segretario provinciale Uilm Uil chi lavora per conto terzi ha visto ridursi le commesse ma non i costi fissi, troppi soffrono il ritardo dei pagamenti dai committenti, le banche non erogano credito e lasciano al proprio destino chi è in difficoltà”. A testimoniarlo la sorte di due storiche imprese rodigine. Ad un anno dalla ristrutturazione della Grimeca, rilevata dall’azienda di Monselice Tecnomeccanica Betto, la situazione appare ancora complessa. La Regione Veneto e il Ministero

FoCuS

I

Il ritardo dei pagamenti e le difficoltà di accedere al credito lasciano al proprio destino chi non ce la fa Nelle foto il segretario provinciale della Uil Giampietro Gregnanin, il segretario generale Cgil Fulvio Dal Zio e il segretario provinciale Uilm Uil Mirco Bolognesi

del Lavoro hanno firmato l’accordo per la proroga della cassa integrazione in deroga fino al 30 giugno 2013 alla scadenza del quale sarà possibile richiedere un’ulteriore prosecuzione degli ammortizzatori sociali. La crisi ha messo in ginocchio anche la Ids, impresa metalmeccanica di via Porta mare a Rovigo sul mercato da oltre trent’anni, che è stata costretta a chiedere la cassa integrazione per 29 dipendenti a zero ore per un anno. Tra i suoi clienti alcuni enti pubblici, come l’Ater e l’ospedale di Rovigo e l’Ater di Padova, vanta crediti per un totale di 2,4 milioni di euro. Campanelli d’allarme che fanno riflettere

sulle condizioni economico lavorative nelle quali versa il territorio. Il saldo negativo apre uno scenario preoccupante sulla voglia (o il coraggio) di fare ancora impresa. Burocrazia, fiscalità, accesso al credito, crollo del fatturato sono alcune tra le voci che più pesano sui bilanci aziendali. Non possiamo però dimenticare il ruolo della politica nazionale in tutto questo. La sfiducia degli ultimi mesi è in gran parte dovuta al provvedimento Salva Italia. Ed è quindi dal Governo che deve venire la scossa decisiva per la ripresa, ma il post elezioni non promette nulla di buono perché regna ancora l’inconcludenza.

L’Intervento Benedetto Papa…

di Don Angelo Busetto* segue da pag.

1

Poi si è andato affermando in modo sempre più evidente il senso di una perdita, come chi è stato abituato fin da fanciullo ad avere sotto gli occhi la figura paterna del Papa. La solennità ieratica di Pio XII, l’amabilità audace di Giovanni XXIII, l’intelligenza e la decisione di Paolo VI, la semplicità di Giovanni Paolo I, l’irruenza multiforme di Giovanni Paolo II, e infine la squisitezza umana di questo Papa, Benedetto XVI. Con ciascun Papa, in tempi diversi della vita, è avvenuta una sorta di immedesimazione, non solo nei riguardi dei contenuti e delle modalità della funzione papale, ma anche per un apprezzamento dello stile personale di ciascuno. Un Papa, un nome: ciascun Papa con il suo nome, il suo volto, la sua anima. Con Benedetto è fiorito un rapporto certamente speciale. Ben prima che fosse Papa l’avevo frequentato come limpido teologo, capace di entrare nelle questioni della modernità con uno sguardo alla storia svolto in un’esposizione piana e scorrevole; un teologo che si poteva leggere con immediata scioltezza, senza dover ansimare dietro concetti involuti o frasari complicati. Ne ricavavo soddisfazione per l’intelletto e feconda apertura per l’esperienza, nella scoperta di questioni attuali o nella nuova ripresa di tematiche tradizionali. Egli affrontava tutto nell’orizzonte di una fede incarnata nel tempo, nel contesto di una ragione aperta e viva. Quando questo teologo è diventato Papa, il suo insegnamento è stato proclamato nella barca di Pietro e dalla riva della Chiesa incrociando folle attente in tutto in mondo, soprattutto attraverso gli Angelus festivi, le omelie, le udienze del mercoledì, i dialoghi diretti con bambini o sacerdoti. Papa Benedetto si è proposto con la sua figura tenue e lieta, decisa ma non arrogante, e persino con il suo accento così caratteristico. Un uomo timido, meravigliato di trovarsi nella piazza del mondo, e nello stesso tempo così desideroso di ‘cercare Dio’, a imitazione dei monaci nel silenzio. Un uomo di Chiesa, che ama Gesù e riconosce in Lui, per sé e per tutti, l’attrattiva e lo specchio della felicità. Quante volte notavo che diceva con profondità e chiarezza le cose che mi sarebbe piaciuto dire e quelle che mai avrei immaginato di pensare e di dire. Ero tentato di trascrivere interi brani delle sue omelie, fissando perle di concetti e di linguaggi. Ora ho quasi l’impressione che un grande tesoro venga sepolto, senza più questa possibilità di proseguirne l’annuncio e il prezioso dialogo con il mondo. O forse si tratta di una paternità divenuta una semente che, a suo tempo e come vorrà il Signore, può ancora germogliare per tutti. *Parroco Chioggia

I dati

69 aziende nel 2012 hanno ChieSto lo Stato di CriSi

l rilancio produttivo e la reindustrializzazione della provincia di Rovigo appaiono ancora più lontani se si analizzano i dati forniti da Veneto Lavoro. Le aziende in provincia di Rovigo ad aver richiesto lo stato di crisi aziendale sono state 69 nel 2012 (62 nel 2011), i lavoratori in cassa integrazione sono 2266 (nel 2011 erano 2233) i settori particolarmente in crisi sono: tessile, commercio, edilizia e metalmeccanico. Da una ricerca dell’Osservatorio Cribis

D&B (società del Gruppo Crif specializzata nelle business information), emerge che in veneto oltre 29.000 imprese sono a forte rischio di insolvenza nel 2013. Le imprese venete continuano comunque a mostrare un livello di affidabilità potenziale superiore sia alla media nazionale, sia alla media del Nord Est, pur facendo registrare un peggioramento dal 2008 ad oggi. Ma Rovigo, che raccoglie il 5,7% delle imprese attive in regione, si caratterizzava a fine dicembre

come la provincia con meno imprese totalmente affidabili risultando la provincia con il più alto rischio di insolvenza. I dati registrati dal centro per l’impiego della Provincia sono lo specchio della situazione occupazionale in Polesine. Nel 2012 sono aumentate le iscrizioni al centro per l’impiego provinciale rispetto all’anno precedente. Attualmente sono 25mila i polesani iscritti, nel 2012 si contavano 8.100 persone, in aumento rispetto ai 7.996 iscritti del 2011. Ro.Gi.

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Rovigo 9 Elezioni politiche

In Parlamento Crivellari, Endrizzi e Munerato Pd, M5S e Lega sono riusciti a far eleggere i propri candidati di Francesca De Luca

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e recenti elezioni politiche hanno regalato molte sorprese. Berlusconi, come si prevedeva, ha perso milioni di elettori ma è riuscito a mantenere uno “zoccolo duro” di adepti e la vittoria gli è sfuggita appena di un soffio a vantaggio del Partito Democratico che gli è rimasto davanti di un’incollatura. Partiva davanti e con un distacco importante il partito di Bersani ma alla fine non ha trovato i voti per la maggioranza al senato. La sensazione è quella di aver fallito. Pensava di vincere, non ha vinto ma neanche perso. Il pareggio però in politica non conta, anzi è il peggiore risultato possibile perché porta all’ingovernabilità. Ma nel novero dei delusi va inserita anche Sinistra e Libertà, con un risultato assolutamente sotto le aspettative, e la Lega che ha perso moltissimi consensi (Lombardia a parte). Grillo è risultato essere l’unico, indiscusso vincitore. Il paese traballa, vacilla come detto a causa di un’ingovernabilità che ne mina la stabilità. In questo scenario, che ci è costata la messa alla berlina da parte di molti tra i più prestigiosi giornali internazionali, i polesani hanno eletto tre rappresentanti territoriali. Per i rodigini (di cui uno di “adozione”) si sono aperte le porte del Parlamento: il giovane, ma politicamente esperto, Diego Crivellari, è stato eletto alla Camera in quota Pd, mentre Giovanni Endrizzi e Manuela Munerato, sono stati eletti al Senato, rispetti-

vamente per il Movimento Cinque stelle e la Lega Nord. -A tutti e tre abbiamo rivolto delle domande. Il Pd perde consensi, nonostante un Berlusconi molto debole. Come mai? “Siamo forse apparsi troppo conservatori e troppo poco innovatori - sostiene Crivellari - basti pensare al voto dei giovani. Ho l’impressione - dice a proposito - che il Pd abbia fatto una campagna elettorale alla rincorsa, di volta in volta, dei proclami di Grillo o di Berlusconi, faticando a rivelare una propria chiara identità di forza riformista e di cambiamento”. Quali sono le prime istanze che Crivellari porterà in Parlamento? “La prima emergenza per il Paese e per il Polesine si chiama lavoro: mi adopererò da subito per misure e proposte concrete che mettano al centro il sostegno al lavoro e l’economia reale delle persone e delle imprese. Ma non solo: un altro fronte su cui mi spenderò sarà quello dei diritti civili. Serve però un governo stabile. Spero che in questo periodo di grave incertezza si possa varare un governo di cambiamento. Su molti di questi temi si possano incrociare le sensibilità nostre e quelle dei 5Stelle. Anche Giovanni Endrizzi, neo senatore per il Movimento cinque stelle, interpellato commenta la sua candidatura.

Diego Crivellari, Manuela Munerato e Giovanni Endrizzi Il Movimento che fa capo a Beppe Grillo, ha aumentato vertiginosamente i propri consensi in tutta Italia; il territorio polesano, in linea con l’andamento nazionale, rispetto alle ultime elezioni amministrative (svoltesi due anni fa) ha quadruplicato i consensi (passando dal 7% al 27%). Secondo Endrizzi, il polesine ha accordato fiducia ad una rete di persone che lo rappresenteranno in Parlamento. Il risultato inoltre? da imputare anche “alle proposte innovative, alla credibilit? conquistata dalle nostre consigliere comunali e dagli attivisti”. Per il territorio, diverse idee: “banda larga, sviluppo all’agroalimentare di qualit?, turismo verde, e l’abbandono delle scelte che mutilano le nostre eccellenze. Bloccare la spesa inutile e le opere in finanza di progetto pu? liberare risorse; da l? potremmo partire”. Per quanto riguarda la possibile apertura al Pd, il senatore è categorico: “Ho incontrato diversi Ex elettori del centrosinistra che hanno votato per noi. Non hanno alcuna

nostalgia, non vogliono appiattimenti, altrimenti -diconorestavano dove stavano”. L’unico risultato utile che la Lega è riuscita a perseguire in Polesione è l’elezione di Emanuela Munerato. L’ex deputata e ora senatrice è anche l’unica rappresentante della coalizione Pdl-Carroccio a sedere a Roma, i polesani candidati nella lista del partito di Berlusconi sono stati lontanissimi dalla soglia dell’eleggibilità. Troppo bassi nelle liste redatti dalle segreterie per poter ambire ad un posto in Parlamento seppur l’orientamento politico del Veneto rimanga a tinte azzurro-verdi. “La batosta è arrivata anche qui da noi – ha spiegato la Munerato – dobbiamo ricostruire il partito da subito”. Tra gli obbiettivi della neo senatrice la difficile situazione delle colleghe della Contifil, in cassa integrazione, e la riconversione a carbone della centrale di Polesine Camerini per la quale - ha dichiarato – continuerà a lottare.

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10 Rovigo Carcere Livio Ferrari spiega la situazione dei detenuti

Con il Sert migliorate le condizioni sanitarie Esiste ancora un problema di sovraffollamento nella sezione maschile. Piva assicura: “Carcere nuovo nel 2014” di Roberta Giacomella

S

ovraffollamento e problemi di salute sono le principali criticità presenti nella casa circondariale di Rovigo. Livio Ferrari, garante dei diritti delle persone private della libertà del Comune di Rovigo, evidenzia che mediamente la sezione maschile varia intorno agli 85 massimo 90 detenuti, quella femminile intorno ai 20. In un’analisi più precisa ci spiega che ”Il maschile era stato predisposto per contenere al massimo 32 persone estendibile a 45 come limite massimo, quindi siamo già al doppio. Siamo arrivati, alcuni anni fa, all’apice di 110 persone solo al maschile, che comunque mantiene sempre un alto numero di persone per cella, mentre il femminile ha una capienza tollerabile di una trentina di posti”. In carcere ci restano specialmente i detenuti che non hanno le risorse per potersi difendere, quindi attualmente si corre il rischio che non ci sia l’applicazione dell’articolo 24 sul diritto alla difesa. Il tipo di detenuto è in prevalenza straniero, spiega Ferrari, circa il 60% vengono arrestati perché trovati insieme a persone che spacciano, e spesso accade che alcuni appena arrivati in Italia, vengano processati perchè non conoscono la lingua e non riescono a spiegare la loro l’estraneità al reato. Si tratta comunque di reati di bassa leva, per i quali

neWS Aiuto a chi è in difficoltà

prendono delle pene alte, con varie aggravanti perché si tratta di gente che non ha possibilità economiche e la difesa spesso è inesistente per loro quindi si beccano tutto quello che è possibile prendere”. “La cosa positiva - conclude Livio Ferrari - è che da quando nel carcere c’è una presenza più costante e forte del Sert è migliorata notevolmente l’attenzione e la risoluzione di alcuni problemi dal punto di vista sanitario. Il tutto in un quadro generale di mancanza di supporto da parte dell’Asl perché da quando la sanità penitenziaria è passata al sistema sanitario nazionale, c’è stato un taglio considerevole di risorse, soprattutto di fornitura di certi farmaci, che se vogliono devono procurarsi pagando, quindi abbiamo persone che oltre alla libertà viene tolta loro anche la salute”. Il carcere di Rovigo di via Verdi è da anni al collasso, l’edificio è vecchio mentre il nuovo penitenziario, una struttura nuova e all’avanguardia capace di 200 posti e suddiviso in sei bracci, vive il rischio che non arrivino più i fondi per completare l’opera. Secondo recenti rassicurazioni del sindaco Bruno Piva il nuovo carcere entrerà in funzione nel 2014. Previsioni alquanto ottimistiche visto che i lavori, iniziati nel lontano 2007, devono ancora essere completati con l’allestimento interno

CaritaS oFFre il Servizio di PoliamBulatorio

D La maggior parte dei detenuti sono stranieri, hanno commesso reati minori ma non hanno i soldi per difendersi della struttura e gli arredamenti. All’appello mancherebbero ancora circa 20 milioni di euro e il conseguente decreto di finanziamento. Il senatore Sandro Gino Spinello, che ha recentemente visitato il carcere di Rovigo per rendersi conto del suo stato, promette che nel poco tempo di permanenza a Roma controllerà che al ministero di Grazia e giustizia i finanziamenti per il completamento del nuovo carcere ci siano tutti.

el grave impatto che l’attuale situazione socioeconomica ha sulla persona ne sanno qualcosa le associazioni che svolgono quotidianamente un ruolo di ascolto, accoglienza e sostegno alle situazioni di povertà. Si tratta di aiuto vero per chi ne ha bisogno. Alessandro Sovera (membro dell’associazione Onlus Sant’Andrea) ci conferma il progressivo impoverimento di nuove fasce di popolazione, non sempre coincidenti con quelle da tempo in condizioni di povertà. “Abbiamo sempre avuto molta gente che si è rivolta qui – spiega – crisi o non crisi, sono le tipologie di richieste che diventano più complicate più che altro perché c’è una classe medio bassa che si sta impoverendo. Oggi bussano alle nostre porte anche persone che un tempo non si presentavano a chiedere aiuto, a causa dalla perdita del lavoro e dall’abbassamento del reddito. Richieste che si estendono a tutto l’arco della famiglia, dalla tutela dei figli, al problema degli sfratti, al pagamento delle utenze, al problema dell’indebitamento. La Caritas diocesana di Adria-Rovigo ha rilevato nel territorio un significativo disagio presso fasce di persone chiamate a sostenere impegni finanziari superiori alle loro capacità economiche immediate. Queste persone, per vari motivi, spesso faticano ad accedere al credito bancario ordinario, pur avendo la possibilità di sostenere le spese rateali. Perciò, in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo è stato promosso il “Progetto Microcredito”, una forma di micro prestito che si basa su valutazioni di ordine economico-finanziario e che segue linee diverse a seconda delle specifiche esigenze. La Caritas offre anche l’importante servizio di poliambulatorio rivolto a tutte le persone che per diverse ragioni non hanno accesso al “medico di base”. Ro.Gi.

neWS Diocesi

“La Fionda di Davide”

lettera del veSCovo luCio ai Fedeli

C

arissimi, siamo rimasti tutti sorpresi, commossi e dispiaciuti di fronte all’annuncio delle dimissioni del Papa Benedetto XVI, annuncio che abbiamo ricevuto lunedì 11 febbraio scorso. Ma dopo lo stupore iniziale, si sono fatti strada in me due pensieri: l’ammirazione per il coraggio dimostrato da Benedetto XVI nel prendere questa decisione e la gratitudine per il servizio straordinario che egli ha dato, per quasi otto anni, alla Chiesa universale. La sua decisione non è stato un atto di debolezza, ma un atto di coraggio e un gesto di amore grande verso la Chiesa. Si è reso conto che la Chiesa oggi si trova di fronte a problemi sempre più complessi e impegnativi e che le sue forze non erano più sufficienti per rispondere adeguatamente alle esigenze pastorali di questo tempo. In questi anni il Papa Benedetto è stato una guida straordinaria per la Chiesa Cattolica e un uomo di dialogo con tutti: cattolici e non cattolici, credenti in Cristo, credenti di altre religioni e persone non credenti. Ha scritto dei documenti di alto livello teologico e pastorale: basta pensare alla sua prima enciclica, “Deus Caritas Est”, sull’amore di Dio per noi e sulla virtù della carità, e all’ultima

enciclica, “Caritas in Veritate”, sullo sviluppo integrale dell’uomo nella carità e nella verità (con tutti i problemi economici, politici e sociali connessi); basta pensare all’Esortazione apostolica “Sacramentum Caritatis” sull’Eucaristia e all’Esortazione Apostolica “Verbum Domini” sulla parola di Dio. Ma quello che mi ha colpito di più sono state le sue “catechesi” del mercoledì, con cui ha approfondito i contenuti del messaggio cristiano in stretto rapporto con i problemi umani, facendo dialogare in modo esemplare: fede e ragione, Vangelo e cultura, parola di Dio e intelligenza dell’uomo. Le parole di Benedetto XVI, pronunciate con grande senso di responsabilità e di amore, hanno illuminato, guidato, sostenuto noi cristiani nella vita di fede e nella testimonianza che siamo chiamati a dare oggi alla nostra società. Ma hanno interpellato, provocato, stimolato anche i non credenti, anche gli indifferenti, anche i governanti, i responsabili della vita pubblica, dell’economia, della vita sociale. E quando si è reso conto che la sua condizione fisica, la debolezza dovuta all’età, la sua fragilità gli impediva di rispondere adeguatamente al suo mandato, ha avuto il coraggio di rinunciare al compito che gli era stato affidato,

“riSCoPrire il Filò”

U

per amore della Chiesa e della società. Carissimi fratelli e sorelle, al termine del pontificato di Benedetto XVI, vi invito tutti a unirvi in preghiera con lui e a ringraziare il Signore per averci dato questo Papa. Vi invito a conservare nella memoria e a meditare a lungo i preziosi messaggi di fede che ci ha dato. E vi invito a pregare lo Spirito Santo perché aiuti la Chiesa e, in particolare, i Cardinali elettori a scegliere il nuovo Successore di Pietro. Per questo motivo presiederò domenica prossima una solenne Messa di ringraziamento a Dio per il Papa che ci ha dato e per invocare il dono di una nuova guida della Chiesa universale.

na serie di incontri dedicati al piacere di “fare filò”. Si tratta di quattro pomeriggi, sabato 2 e 16 marzo, 6 e 20 aprile, dalle 16 alle 18, nei quali sarà possibile lavorare a maglia in compagnia per stare assieme, sperimentare la propria abilità, condividere conoscenze. L’appuntamento è alla bottega del commercio equo e solidale “La Fionda di Davide” in via della Tecnica 10, a Rovigo e si tratterà di riprendere il filo di un’attività mantenuta in vita, negli scorsi anni, dalla Scuola di Quartiere: il “fare filò”, ossia lo stare assieme in compagnia, tra donne, lavorando a ferri, uncinetto, ricamo con ago e molto altro, condividendo un’attività creativa e manuale e la semplice compagnia. Un’attività, legata alla generazione delle nostre nonne, in cui le donne socializzavano e scambiavano trucchi, tecniche, nuovi punti, decorazioni, fronzoli. Lo spirito del filò è al centro degli incontri proposti dalla bottega: stare insieme, lavorando a un capo per sé, i propri cari o la casa, fare tesoro dell’esperienza e degli insegnamenti di un’amica, scaricare lo stress e le tensioni attraverso il lavoro manuale e creativo. Il filò, spiegano gli organizzatori, è una maniera per ritagliarsi uno spazio tutto per sé, in cui sperimentare la propria abilità e far volare la fantasia, dando corpo a quello che la mente elabora e a volte non riesce a concretizzare. Per partecipare è richiesto un contributo di 10 euro per i materiali. E’ possibile informarsi alla “Fionda di Davide”, al numero 0425 404323 o scrivendo a fiondadidavide.ro@libero.it.



12 Rovigo Viabilità Sulla S.S. 434 ora si viaggia a 70 chilometri l’ora

La Transpolesana un colabrodo, l’Anas riduce la velocità Polemico il consigliere regionale del Carroccio Corazzari. “Interventi necessari per la sicurezza degli automobilisti e per il futuro delle aziende” di Martina Celegato

P

assa da 110 a 70 km orari il limite della velocità nell’arteria stradale strategica S.S. 434 meglio nota come Transpolesana che collega Verona a Rovigo e che permette di attraversare queste due provincie in maniera trasversale. La decisione è stata presa dall’Anas titolare della strada per arginare la problematica relativa ai continui rallentamenti presenti nella strada dovuti ad incidenti e tamponamenti fra autoveicoli. La soluzione adottata da Anas ha sollevato subito polemiche in particolare da parte del Consigliere Regionale Cristiano Corazzari che a tal proposito ha presentato lo scorso 14 febbraio un’interrogazione alla giunta della Regione Veneto sottolineando come tale limite di velocità non andrà a risolvere la situazione in quanto per sanare definitivamente i problemi legati alla messa in sicurezza del nastro d’asfalto servirebbe ben altro tipo di interventi. Polemicamente, infatti, il consigliere del Carroccio ha indicato nelle voragini aperte sul manto stradale il vero problema per gli automobilisti

FoCuS Infrastrutture

nogara-mare Per il m5S oPera ormai inutile

S Nella foto i profondi crateri createsi nell’asfalto e il consigliere leghista Cristiano Corazzari che transitano sulla Transpolesana. Nel dettaglio Corazzari ha precisato le sue richieste andando a chiarire che la priorità debba essere la sicurezza degli automobilisti ma anche di chi si trova ad avere aziende o stabilimenti produttivi lungo l’arteria. “La decisione presa dall’Anas di ridurre i limiti di velocità lungo molti tratti della strada statale 434 Transpolesana, a causa delle cattive condizioni dell’asfalto, non è sicuramente sufficiente per ridurre i pericoli di quella strada. Peraltro, tale scelta è stata fatta senza il coinvolgimento dei Sindaci dei Comuni interessati dalla S.S. 434. Purtroppo a causa

degli avvallamenti nell’asfalto, la sicurezza degli automobilisti è compromessa e i mezzi automobilistici potrebbero subire danni seri legati alle precarie condizioni di manutenzione della statale; inoltre, il maltempo e l’usura hanno creato crateri di diverse dimensioni in entrambe le carreggiate della statale 434 e, anche ad occhio nudo, il piano stradale appare molto deteriorato e costellato di cedimenti in diversi punti. È dunque necessario procedere al più presto a un intervento di sistemazione per risolvere il problema alla radice”.

ia per il sindaco di Rovigo, Bruno Piva, che per quello di Adria, Massimo Barbujani, la Nogara Mare è sempre stata considerata un’opera da porre sulla vetta delle priorità. La stessa cosa vale per i sindaci dei comuni veronesi che si affacciano sull’attuale Transpolesana, convinti anch’essi che l’innesto sulla Romea commerciale possa portare nuove opportunità di sviluppo. Malgrado ciò significhi anche trasformare la S.S. 434 in una strada a pedaggio, per i polesani l’appoggio incondizionato alla Nogara-mare significherebbe anche uscire da un isolamento viario che negli anni ha condizionato la provincia di Rovigo sotto il punto di vista degli insediamenti produttivi pregiudicandone l’economia. Ma che fine ha fatto il progetto della Nogara-mare? Le ultime discussioni ufficiali a riguardo risultano essere datate al 2012, nel nuovo anno nessuna novità sembra essersi fatta strada. Solo il Movimento 5 Stelle ne ha parlato e non certo con i termini entusiastici usati dai sindaci delle due province. “Ci vogliono spacciare questi collegamenti come vitali per il futuro sviluppo del Veneto e della sua stessa portualità – spiega il gruppo rodigino nel suo blog - ma in realtà son tutto fuorché “vitali”, perché comportano un elevato consumo di territorio e il frazionamento di numerosi fondi agricoli. La realizzazione di queste arterie favorisce la cementificazione delle aree libere attraversate o adiacenti gli svincoli. Accentua il rischio idraulico, ma soprattutto si privilegia ancora una volta il trasporto su gomma a scapito di quello ferroviario o fluviale/marittimo più sostenibile. Ma pensano forse ancora al miracolo del nord-est? Dopo la scellerata delocalizzazione delle industrie venete verso l’est europeo non è un po’ come chiudere il cancello dopo che son scappati i buoi? C’è chi, nella precedente amministrazione regionale amava dire di essere la “Politica del fare”, noi aggiungiamo la parola “danni”. Ma.Ce.

TAGLIETTO UNO NESSUNA NOVITà DALLA REGIONE

G

ià nell’edizione di gennaio abbiamo avuto modo di trattare dell’interrogazione alla Giunta Regionale del consigliere di minoranza PD, Graziano Azzalin, a riguardo della discarica di Taglietto 1 a Villadose. Nell’interrogazione Azzalin chiedeva risposte a riguardo delle preoccupazioni che tale progetto suscitava in particolar modo in relazione all’effettiva necessità della realizzazione prima dell’approvazione del Piano regionale dei rifiuti e sull’impatto ambientale che il sito potrebbe avere anche in considerazione delle novità legislative che spingono ad una valutazione più ampia del contesto della zona, ossia prendendo in considerazione anche tutta la provincia e le sue peculiarità. Le preoccupazioni del consigliere spingevano poi a richiedere che venisse presa in considerazione anche l’imponenza economica e l’investimento necessario a tale impianto in modo da poterne valutare l’effettiva necessità. A quanto pare, viste le tempistiche necessarie richieste dalla Giunta e visti i ritardi dovuti alle elezioni

Lo scorso mese Azzalin aveva inoltrato un’interrogazione alla Giunta regionale e consultazioni, la discussione si terrà non prima della seconda metà di marzo, periodo in cui molto probabilmente l’interrogazione di Azzalin verrà considerata nei dettagli. Sentito a riguardo, Azzalin ha affermato: “Di risposte ancora non ce ne sono state, ma fra le elezioni e la sessione di bilancio se ne parlerà non prima della seconda metà del mese. Personalmente non posso intraprendere altre azioni che attendere una risposta dalla Regione. Sulla posizione del partito si è espresso in passato anche il segretario Crivellari ed è lui che ha il titolo per parlare della linea del Pd. Posso comunque dire che l’approvazione della delibera, ormai superata dalle novità di legge” Ma.Ce.


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14 Rovigo Proposte Parte il programma di uscite organizzate dagli “Amici della bici”

Su due ruote si va alla scoperta del territorio di Mattia De Poli

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alla fine di marzo fino a settembre ci sono tanti motivi per tirare fuori la bicicletta dal garage e trascorrere alcuni momenti di svago in compagnia, pedalando sulle due ruote all’aria aperta: l’associazione “Amici della bici” di Rovigo propone con cadenza settimanale appuntamenti aperti a tutti gli appassionati (www.rovigoinbici.it). Domenica 24 marzo, ad esempio, in occasione delle Giornate di primavera del Fai, la Fiab rodigina organizza una pedalata, con partenza dal capoluogo polesano alle 9.15 in piazza Vittorio Emanuele II, lungo strade poco trafficate fino a Polesella: qui i volontari del Fai offriranno visite guidate a beni architettonici normalmente non accessibili. La comitiva rientrerà in giornata a Rovigo. Sarà l’aperitivo di un calendario di percorsi alla scoperta delle meraviglie del Polesine ma anche di zone più lontane, da Modena al Sile fino alla Slovenia e l’Austria.

Alcuni momenti delle pedalate organizzate lo scorso anno

L’associazione rodigina Rovigo propone con cadenza settimanale appuntamenti aperti a tutti gli appassionati

Villa Momi’s

ristorante·pizzeria

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“le due torri” ComPie un anno

BEAUTIFUL DAY

Villa Momi’s permette anche cene e pranzi di lavoro, con la massima tranquillità e distensione per i propri colloqui d’affari. Alla sera i locali sono destinati anche a chi desidera un po’ di intimità, con un’armonia che solo il lume di candela riesce a creare. Due sale separate in due piani. Giardino estivo. Oltre 300 posti a sedere. Locale rustico in chiave moderna unico nel suo genere, immerso nel verde.

T

ra le 380 associazioni di volontariato iscritte al registro del Comune di Rovigo da un anno figura anche “Le due torri”: all’inizio di marzo i soci hanno festeggiato il primo compleanno presso l’ex edificio comunale di Sant’Apollinare. Qui da maggio dello scorso anno si riuniscono due volte la settimana, il lunedì sera dalle 22 alle 24 e il sabato pomeriggio dalle 15 alle 19, per cimentarsi con giochi da tavolo e di ruolo. In 12 mesi gli iscritti sono più che raddoppiati, da 10 a 25: il risultato è sorprendente rispetto all’esperienza di altre realtà simili ed è il frutto delle tante iniziative realizzate, come la ludoteca di Natale organizzata presso la Gran Guardia il 29 dicembre. Anche nel 2013 si prospettano numerosi appuntamenti: in particolare, il 25 e il 26 maggio prossimi l’associazione sarà presente a “Rovigo comics and games”, mentre a giugno parteciperà alla Festa dello sport di San Pio X.

Villa Momi’s è il luogo ideale per matrimoni, cresime ed ogni altro tipo di ricorrenza. Per gli sposi e i loro invitati è riservata un’ospitalità particolare, con aree e intrattenimenti privati. Località Santa Maria, 3/B Cavarzere Venezia 0426.53538

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Avis di Buso

ConFermato il direttivo

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’Avis Comunale di Buso ha rinnovato la fiducia al presidente e ai componenti del direttivo uscente, confermando le cariche che negli ultimi anni hanno guidato la piccola, ma prolifica sezione della frazione rodigina. Nel corso dell’assemblea annuale dei soci, alla quale ha partecipato anche il vicepresidente dell’Avis Provinciale di Rovigo, Renato Russo, si è fatto il resoconto delle attività e si è proceduto all’approvazione del bilancio consuntivo e del previsionale. La Comunale Avis di Buso conta 58 donatori, in leggero calo per ragioni legate dai raggiunti limiti di età di alcuni donatori ‘storici’. Ma proprio l’assemblea per il rinnovo delle cariche ha fornito un importante spazio di confronto, nel quale sono emerse buone idee per l’organizzazione di attività ed iniziative per avvicinare nuovi giovani alla fondamentale pratica della donazione di sangue. Dalle votazioni per la nomina del direttivo è uscito un verdetto unanime da parte di tutti i soci presenti: Cherubino Lunardi è stato confermato presidente. Vicepresidente Luciana Botton, amministratore Matteo Zanotto, segretario Riccardo Zanotto. Gli altri componenti del direttivo sono: Flavio Agostinetto, Maurizio Maron, Giuseppina Pavan, Riccardo Pilati ed Emanuele Zago. Il Collegio dei Revisiori dei conti è così composto: presidente Luigi Libralon, componenti Guerrino Dolcetto ed Analena Zanisi. Inoltre il direttivo potrà appoggiarsi su sei collaboratori. Il presidente Cherubino Lunardi ha espresso la sua soddisfazione per la rinnovata fiducia al direttivo uscente. “Da parte mia e dei componenti – ha spiegato - c’è la ferma volontà di continuare a collaborare compatti, come abbiamo fatto in questi anni. Questa elezione ci dà nuovo slancio, inizieremo subito, quindi, a programmare nuove iniziative ed attività per attirare i giovani e nuovi donatori. Perché il ricambio generazionale, così come quello di sangue, è fondamentale per la sopravvivenza di un’associazione così importante come l’Avis”.


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LO BaSeBall

SPORT in PRIMO PIANO CamPo della taSSina anCora in StandBy

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fine mese comincia l’attività agonistica delle squadre del baseball e del softball Rovigo e nel campo della Tassina è ancora tutto in standby. “Stiamo cercando di intensificare i nostri contatti con l’amministrazione comunale – dice il diesse Lucio Taschin, e il sindaco è già stato coinvolto in prima persona; la soluzione pensata è quella di un noleggio di una struttura prefabbricata, ma i tempi sono ristretti e ci sono tante cose da fare (allacciamenti vari e adeguamenti necessari). Nella foto Marzo è appena cominciato e la speranza il presidente è quella di partire con il piede giusto.” InAlessandro Boniolo tanto, l’assemblea dei soci ha riconfermato per altri quattro anni la presidenza del club ad Alessandro Boniolo. “Per la prima volta – dice Boniolo - stiamo gestendo un momento difficile. Ma con grande senso di responsabilità e soprattutto legati al grande attaccamento che abbiamo per i giovani vogliamo portare avanti un programma che possiamo riepilogare in tre punti: il consolidamento e il rafforzamento del nostro settore giovanile, il consolidamento e la risoluzione dei problemi legati al nuovo campo da gioco e la ricerca di nuovi forme di finanziamento in tempi in cui la crisi ha pesato e non poco sul nostro futuro”. Assieme al presidente è stato nominato anche il consiglio direttivo composto da Gianfranco Vigato, Maurizio Boldrin, Lucio Taschin, Oriello Perosa, Stefano Cattozzo, Claudio Brusaferro, Umberto Perosa, Lorenzo Zago, Renzo Bauce e Michele Raisi. Cr.Ag.

Calcio Il giovane calciatore di Guarda Veneta entra nell’Under 16

Masiero confermato azzurro di Cristiano Aggio

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il sogno di qualsiasi giocatore di calcio, quello di vestire la maglia della nazionale. Davide Masiero di Guarda Veneta questo sogno lo ha già avverato. Anzi, la sua bravura è stata quella di confermarsi, visto che già lo scorso anno aveva fatto parte dell’Under 15 e quest’anno, il tecnico della nazionale Under 16, Daniele Zoratto, l’ha già convocato più volte: Davide infatti ha Lauro, quando può lo segue dappertutto. “Quasi giocato a Imola a dicembre nell’amichevole, vinta ogni domenica io e mia moglie andiamo a Milano 3-1, contro la Russia, a fine anno ha partecipato o in trasferta”. Come sta vivendo quead uno stage di tre giorni con altri 24 under 16 a Roma, al Veste la maglia del sta esperienza, Davide? “Molto bene e sopratMancini Park Hotel, in vista Milan dallo scorso tutto con i piedi per terra. della doppia sfida amichevo- anno, categoria Sono molti i sacrifici che fa e le con la Germania. Davide Allievi allenato da che facciamo anche noi, ma Masiero veste la maglia del Omar Danesi è ben consapevole di essere Milan dallo scorso anno, categoria Allievi allenato da Omar Danesi e da salito su un treno importante e vuole continuare vice Emanuele Pischetola ma, spesse volte, anche in questo viaggio bellissimo. A casa l’ultima volta sotto gli occhi di Filippo Inzaghi, allenatore degli è venuto per Natale e ora verrà a Guarda Veneta Allievi nazionali. Le due squadre, infatti, a volte per Pasqua. Frequenta il secondo anno di ragionesi dividono il campo del centro sportivo a Visma- ria presso un istituto privato milanese, seguito da ra dove si allenano le giovanili rossonere. Papà tutor messi a disposizione dal Milan”.

Saltata anche la panchina di Carravieri

BePPe BreSCia guida il rovigo lPC

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on c’è pace in questa travagliata stagione per il Rovigo Lpc, ubicato nelle zone basse della classifica del campionato di Eccellen- Beppe Brescia za. Non c’è pace, perché dopo la panchina saltata quando c’era Paolo dal Fiume, ora è saltata anche quella di Lino Carravieri, ex allenatore della juniores del Rovigo che aveva sostituito il tecnico originario di Lendinara. Alla sesta giornata di ritorno, il 4-2 casalingo contro il Castelnuovo Sandrà, è costata la panchina di Carravieri. Al suo posto la dirigenza del Rovigo Lpc ha chiesto di guidare la squadra biancazzurra, nel tentativo di risollevare le sorti di questa dannata stagione, a Giuseppe Brescia, con un passato di calciatore professionista tra serie B e C con Foggia, Modena e Spal. A voler Brescia in panchina Luca Reale, presidente, oltre che dirigente di questo Rovigo, dalla formazione Over 35 Rovigo che partecipa al campionato Uisp ferrarese e che ha proprio nelle sue fila Brescia. E la nuova avventura del compagno di squadra di Reale, non è cominciata per il verso giusto. Infatti, la settima di ritorno ha visto la sconfitta esterna del Rovigo Lpc per 1-0 in casa dei veronesi del Santa Lucia Golosine, una gara che, sulla carta, i biacazzurri potevano assolutamente vincere. E invece la zona play out è dietro all’angolo. Ovviamente mister Brescia non può perdere altro tempo: servono punti a prescindere dalle prestazioni. “Conta lo spirito di sacrificio e la voglia di correre dietro alla palla –afferma Brescia - bisogna ritrovare la cattiveria nel voler i tre punti a tutti i costi. Serve una miglior organizzazione e fiducia dei propri mezzi”. L’unica certezza è che il Rovigo naviga in acque brutte, limacciose: il pubblico alla domenica sugli spalti del Gabrielli è quel che è. L’interesse attorno a questo nuovo progetto non è partito con tanto entusiasmo. CR.Ag. Iniziativa “Amici di Sarzano”

12 mila BuStine vuote della Panini

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er fare gol occorrono 12 mila bustine vuote della collezione Panini “Calciatori 20122013”: c’è tempo fino al 31 maggio. L’associazione “Amici di Sarzano” ha posto un’urna presso il locale “Minibar” e chiunque può lasciare lì le confezioni delle figurine, invece di buttarle nella spazzatura di casa. Non è un’iniziativa ecologica ma di solidarietà: i volontari della frazione di Rovigo hanno deciso di aderire alla campagna “Calciatorincampo”, promossa dalla Panini, nella speranza di poter aiutare gli amici del comune emiliano di San Possidonio. Se l’obiettivo verrà raggiunto, la Panini fornirà un kit completo per l’allestimento di un campo da calcio e la squadra giovanile della Possidiese potrà tornare a giocare. Da giugno dell’anno scorso tutta la frazione di Sarzano si è impegnata in molteplici iniziative finalizzate a sostenere la ricostruzione del paese emiliano: gli oltre 10 mila euro finora raccolti sono stati impiegati per le nuove scuole elementari e medie, inaugurate lo scorso 20 dicembre. M.D.P.

Davide Masiero con la maglia del Milan e durante gli allenamenti con la Nazionale Vivono in un college? “No, hanno a disposizione un intero piano di un hotel a Rozzano, dove vivono appunto 42 giocatori del Milan. C’è un’organizzazione pazzesca, tutto viene curato nei minimi particolari, e non mi riferisco al fatto tecnico: hanno nutrizionisti, psicologi, medici e fisioterapisti di Milan Lab, sette tutor per la scuola. Proprio nell’aspetto scolastico c’è un’attenzione speciale, considerato che il loro obiettivo è sì formare un calciatore professionista, ma di pari passo con la crescita civile e comportamentale del ragazzo. Noi genitori abbiamo incontri costanti con i tutor che ci segnalano qualsiasi tipo di eventuale problema”. E allora, in bocca al lupo Davide, e buona fortuna.

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VIAGGIO IN

PROVINCIA ROVIGO

Società I servizi di domani in una provincia sempre più vecchia

Riflessione sull’età della popolazione

Mantovani: “Le case di riposo devono ripensare il loro ruolo e aprirsi ai servizi domiciliari”

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i è riflettuto sull’età della popolazione in Provincia. I dati diffusi qualche settimana fa dall’ufficio Statistica di Palazzo Celio, del resto, non lasciano scampo, tra le sette province venete è il rodigino a detenere la media più elevata. Nella sezione dedicata all’indice di vecchiaia, il rapporto percentuale tra la popolazione con più di 65 anni e quella con meno di 14, Rovigo occupa il primo posto con l’indice più elevato 203,2%; ciò significa che per ogni persona con meno di 14 anni ce ne sono 2 con più di 65 anni. Un primato non certo incoraggiante ma che il Rapporto della Fondazione Emanuela Zancan aveva già messo in evidenza lo scorso ottobre in occasione degli appuntamenti dedicati al mese dell’anziano. Anche dai grafici riportati nello specifico dello studio condotto, risulta che la piramide dell’età, che in genere dovrebbe avere una forma appunto piramidale con una larga base costituita dai nuovi nati e un vertice che con l’avanzare dell’età si assottiglia per effetto della mortalità, nel rodigino ha invece la forma di una botte. Come si desume nella foto in alto è la fascia di età tra i 40 e i 49 anni ad essere la preponderante. Se la tendenza di bassa natalità dovesse mantenersi invariata anche per i prossimi anni la piramide risulterà rovesciata. “Di per se – viene commentato nel rapporto – l’invecchiamento non è un fenomeno negativo, visto che è il risultato di un continuo miglioramento delle condizioni di vita delle persone. Non si può negare tuttavia che l’invecchiamento della società non comporti un aumento della domanda di assistenza sanitaria e sociale e della spesa per i servizi di lungo degenza”. Questo è il punto che interessa anche all’assessore alle Politiche Sociali di Palazzo Celio, Marinella Mantovani che nelle scorse settimane ha dato avvio ad una riflessione che riguarderà l’intero territorio. Lo scorso 21 febbraio infatti sono stati invitati a Palazzo Celio tutte le istituzioni, associazioni, enti e strutture che si occupano di non autosufficienza e sono stati attivati tre i gruppi di lavoro coordinati da tecnici della Fondazione Emanuela Zancan. “L’analisi demografica del nostro Polesine – spiega l’assessore Mantovani- evidenzia una situazione estremamente critica.

L’indice di vecchiaia in provincia di Rovigo ha un valore particolarmente elevato (199 anziani ogni 100 giovani) rispetto alla media regionale (140) e nazionale (144). Le riflessioni che dobbiamo fare vertono su alcuni aspetti: il nuovo contesto di crisi economica ha rivalutato il ruolo della famiglia, negli anni del boom economico la cura degli anziani non autosufficienti era affidata alle case di riposo. Da due anni circa gli anziani rimangono in casa per ragioni economiche, infatti l’assegno di cura, che arriva con notevole ritardo, soccombe alle minori o mancanti entrate di stipendi da lavoro e le rette delle case di riposo stanno diventando troppo onerose. Le case di riposo devono ripensare il loro ruolo, devono aprirsi al territorio con nuovi servizi domiciliari che vanno proprio incontro alle persone curate in case. La programmazione sociale della cura delle persone non autosufficienti deve essere coordinata e concertata con la programmazione sanitaria, una persona assistita in casa costa 1/3 rispetto al ricovero in casa di riposo e 1/10 rispetto all’ospedale. Questo deve spingere la politica a rivedere le risorse spese per le persone anziane e a sostenere le famiglie che più di tutti sono occupate nell’assistenza domiciliare. Un ulteriore fattore negativo è il forte calo delle nascite che inizierà a farsi sentire, con una conseguente forte diminuzione delle risorse familiari a disposizione dei nuovi anziani. Di fronte a questi scenari rispetto alla non autosufficienza il sistema di offerta dei servizi pubblici del Polesine, così com’è oggi, è in grado di reggere e di rispondere a un aumento di almeno il 30% delle persone non autosufficienti stimato per il 2020? Come portavoce di queste esigenze e problematiche il 18 marzo, nella sede della Provincia, tutti gli attori sociali che gravitano attorno agli anziani non autosufficienti, si incontreranno con la Va commissione consigliare Regionale, col Presidente Leonardo Padrin. In quell’occasione auspico che la consapevolezza di un cambiamento si trasformi in atti concreti di risoluzione delle sofferenze che le famiglie si trovano quotidianamente ad affrontare, perchè la sofferenza non può più aspettare una politica fuori tempo massimo”.

Il grafico mostra come sia la fascia di età tra i 40 e i 49 anni ad essere preponderante Elezioni amministrative

Porto tolle e treCenta al voto

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inito lo spoglio delle schede votate per l’elezione del nuovo Parlamento italiano, all’orizzonte ora si profilano le elezioni amministrative. Sono solamente due i comuni polesani che il prossimo 26 e 27 maggio andranno al voto per il rinnovo del Consiglio comunale. Il quinquennio sta infatti per scadere per il primo cittadino di Porto Tolle, Silvano Finotti, al secondo mandato e quindi non più ricandidabile e per Antonio Laruccia che invece ha perso la sua maggioranza. A Trecenta infatti il consiglio è stato eletto solo lo scorso anno ma è finito commissariato qualche settimana fa a causa delle dimissioni in blocco della maggioranza, in quanto in precedenza una sentenza di primo grado del tribunale aveva dichiarato ineleggibile il primo cittadino. La denuncia era partita già al momento Nelle foto i due dell’elezione del sindaco da parte del suo contendente alla municipi dove in carica, Guglielmo Brusco, e da Genny Azzolini in quanto al primavera verrà momento della sua candidatura Laruccia risultava occupare rinnovato il ancora la poltrona del vicepresidente del Consorzio Rsu, ente consiglio comunale preposto allo smaltimento in Polesine dei rifiuti solidi urbani. Ad ottobre la sentenza del tribunale dava ragione ai due firmatari dell’esposto alla Procura e qualche settimana fa risale l’epilogo dell’intera maggioranza convinta che il ritorno alle urne sia l’unica iniziativa possibile per restituire al comune di Trecenta una guida stabile in municipio. “Il ricorso alla Corte d’appello e l’eventuale terzo grado di giudizio in Cassazione – hanno spiegato i consiglieri dimissionari in una lettera rivolta ai cittadini - avrebbe prorogato oltre misura il tempo dell’incertezza ingessando l’attività amministrativa dell’ente.

MONICA MORO LA PIÙ RICCA DI PALAZZO CELIO

ROSSI PRENDE IL POSTO DELLA PELLEGRINI

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’ stato recentemente pubblicato il bollettino predisposto dalla Direzione generale sullo stato patrimoniale degli amministratori di palazzo Celio, relativo all’anno 2011. Come previsto dalla legge 411 del 1982 e dal regolamento di funzionamento del consiglio sono stati resi noti i redditi di assessori e consiglieri provinciali. Dalla rilevazione degli scorsi anni gli importi si discostano leggermente verso l’alto e il consigliere più ricco è risultato essere ancora il medico Monica Moro con 100.845 euro di reddito complessivo, non se la passa male nemmeno Filippo Carlin in virtù dei suoi 83.920 euro di guadagni seguito ad una certa distanza da Angelo Sivier, 71,111 euro. Nella fascia tra i 60 e i 70 mila euro annui si collocano nell’ordine: Franco Grotto, 69.866 euro; Claudio Marzolla, 69.777 euro, l’assessore Giuliana Gulmanelli, 67.804 euro, Giuseppe Boscolo, 66.364 euro e l’assessore Claudio Ballan con 66.125 euro annui. Mentre al di sotto si colloca la presidente Tiziana Virgili con 58.948 euro. 43.442 euro annui per il vicepresidente Guglielmo Brusco e 38.584 per l’assessore Laura Negri. Chiudono la classifica i consiglieri della Lega con Stefano Falconi che ha dichiarato 4.764 euro e il segretario del Carroccio Antonello Contiero con 2.123 euro.

vvicendamento tra i banchi di Palazzo Celio. Il consigliere dell’Idv Laura Pellegrini in totale disaccordo con le scelte messe in campo dalla segreteria nazionale ha abbandonato il partito e anche il posto conquistato in consiglio provinciale. Un gesto che è stato apprezzato dal coordinatore regionale, Gennaro Marotta, tanto da sottolinearne la correttezza. “In questo frangente, in cui molti scappano con le sedie attaccate al sedere – ha commentato il coordinatore – voglio sottolineare invece l’onestà etica e politica di Laura Pellegrini che, pur non volendo più far parte del partito, ha dato le dimissioni non solo da IdV, ma anche dal posto di consigliere provinciale permettendo, con la sua correttezza e sensibilità, l’ingresso in consiglio provinciale di Rovigo proprio al neo coordinatore IdV”. Infatti il suo posto è stato preso da Tommaso Rossi che dal 9 gennaio di quest’anno ha assunto anche la carica di coordinatore provinciale dell’Idv. Il neo consigliere è nato a Rovigo il 26.10.1977 ma risiede ad Adria, laureato in legge all’università di Bologna nel 2002 esercita la professione di avvocato, sia in ambito civile che penale, con recapito professionale a Rosolina.


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Spazi aperti 21 23 Infrastrutture Realizzate due nuove conche a Cavanella d’Adige

Idrovia finalmente europea Anche le navi di V classe potranno solcare i 130 km di asta fluviale che vanno dai laghi mantovani fino a Venezia. Zanellato: “Grande risultato ma ci sono ancora molti problemi” di Denise Formigaro

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opo quasi 70 anni dai primi progetti, l’idrovia Fissero- centro dell’Europa”. Ma questo non è l’unico vantaggio che il Polesine offre: Tartato-Canalbianco diventa europea. Questo significa che anche le navi di V° classe, quelle cioè, che posso- “Nel nostro territorio – continua Zanellato – le navi percorrono portare un carico equivalente a 50 Tir potranno solcare no la tratta con una minor resistenza dell’acqua in quanto la i 130 km di asta fluviale che vanno dai laghi mantovani corrente è meno forte permettendo così un minor consumo fino a Venezia. Con la realizzazione delle due conche a di carburante”. Però ci sono anche moltissimi problemi da risolvere per rendere efficiente il sisteCavanella d’Adige, progetto alla ma di navigazione fluviale: “Manca in quale la Regione ha partecipato con A Rosolina Polesine un sistema integrato che peruno stanziamento di 29,6 milioni di e ad Arquà due metta di offrire una struttura logistica euro, è stata reso possibile alle navi ponti troppo bassi veloce alle navi che attraccano. di attraversare un incrocio tra due per permettere Si sta pensando, infatti, alla reacorsi d’acqua (l’Adige e il canale Po- il passaggio delle navi lizzazione di un porto offshore che sia Brontolo) che hanno livelli differenti. “Questa è un’opportunità non solo per il Polesine, ma in grado di scaricare e far ripartire le navi in breve tempo. anche per tutta l’Europa – ha affermato il presidente del Ma tutto questo non basterà se tutte le provincie e le regioni Consvipo Angelo Zanellato– visto che abbiamo la pos- interessate dalla tratta non si uniranno per offrire i servizi sibilità di gestire l’area Adriatica. Ora le navi commerciali necessari a queste chiatte”. I problemi non si fermano alle mancanze infrastruttuche devono trasportare le merci in Europa sono costrette ad attraccare al porto di Rotterdam. Con questa nuova opera rali: “Ci sono due ponti a Rosolina e ad Arquà Polesine che potremmo creare un’autostrada fluviale che parte dal Pole- sono troppo bassi per permettere il passaggio delle navi più sine, passa da Mantova, Cremona e Milano per arrivare al grandi. Sistemi territoriali ha già pianificato e stanziato i fon-

A sinistra la planimetria con l’intervento realizzato a Cavanella d’Adige e in alto un dettaglio dell’impianto (fonte: www.veronaeconomia.it)

di per creare un ponte levatoio a cui, però, le Ferrovie dello stato si oppongono”. Insomma, nonostante il traguardo raggiunto con la realizzazione di queste due conche, c’è molto ancora da fare per rendere veramente funzionale il sistema fluviale polesano. Soprattutto se si vuol far conoscere il nostro territorio

al mondo: “Sarebbe proficuo –conclude Zanellato– poter presentare all’Expo 2015 di Milano, un’offerta turistica lungo queste aste fluviali a tutto il mondo. Così come sarebbe interessante offrire ai nuovi paesi emergenti, quali Russia, Cina e India, un trasporto via nave molto più veloce di com’è ora per far arrivare anche i nostri prodotti agricoli”.

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arlare di agricoltura polesana, non vuol dire solo assaporare prodotti di tradizione e passione, ma anche d’innovazione e crescita. Tutti questi ingredienti mescolati assieme portano a derrate alimentari un territorio ricco e fertile in grado di dar vita ad articoli marchiati Dop e Igp come l’insalata di Lusia e l’aglio bianco Polesano. Ma qual è il reale valore aggiunto che questi marchi donano ai prodotti? Cosa si può fare per migliorare la visibilità del prodotto e di conseguenza del territorio? Queste domande trovano risposta interpellando tutta la filiera produttiva, ovvero produttori, distributori e consumatori, in un convegno dal titolo “Essere Dop: attese e prospettive… la filiera dell’Aglio Bianco Polesano Dop a confronto”. “Essere dop cosa significa?” Domanda il professor Corrado Giacomini docente alla facoltà di economia agraria dell’università di Parma. “Innanzitutto per avere questa certificazione il prodotto deve avere una certa specificità, ovvero essere facilmente distinguibile dagli altri. Per quando riguarda l’aglio polesano le differenze con l’aglio proveniente da altre zone sono il sapore, l’aroma e la maggior conservabilità. Una volta appurate queste caratteristiche bisogna avere un mercato di riferimento, in questo caso quello culinario. E infine, perché il prodotto possa beneficiare appieno del valore aggiunto attribuitogli dalla certificazione, è necessario realizzare un’azione collettiva. Questo vuol dire unire tutta la filiera sotto un’unica direzione. Non ci devono essere singole aziende che producono l’aglio polesano, ognuna con il proprio nome. Ma una sola grande impresa con una denominazione comune. Così si gestisce meglio il mercato e si migliora la performance d’impresa. Un esem-

pio famoso è quello di Melinda: il successo sta nell’avere una strategia di branding unitaria e di aver unito l’intera la filiera. Ricordiamoci sempre che la certificazione di qualità non crea l’affermazione del prodotto, ma è la marca come fattore psicologico e un’efficace comunicazione a favorirne il successo”. Perciò, i problemi principali del Polesine sono principalmente due: l’individualismo e la comunicazione del prodotto come sottolinea anche Claudio Gamberini, responsabile dell’ufficio acquisti ortofrutta Conad Italia: “Conad ha creato il marchio Sapori e Dintorni che raccoglie i prodotti di nicchia dei territori italiani. Abbiamo in programma di inserire anche l’aglio bianco in questo tipologia di articoli. Anche se ci troveremo ad affrontare alcuni problemi: l’aglio di Voghiera ha delle caratteristiche molto simili a quello polesano. Noi auspichiamo che ci sia un’unione di marchio tra tutti quei prodotti che hanno caratteristiche simili per evitare spiacevoli esclusioni dal mercato. Un altro problema è la scarsa conoscenza da parte dei consumatori del prodotto: serve più comunicazione”. Un organismo che potrebbe fare da trait d’union tra le varie aziende è il Consorzio di tutela dell’Aglio Bianco polesano DOP: “Il nostro progetto -racconta il presidente Massimiliano Tovo- è quello di posizionare il prodotto sul mercato, in modo tale che il consumatore possa trovarlo e poi di creare una comunicazione per farlo conoscere. Abbiamo però pochi fondi per fare ciò e prima dobbiamo pensare a creare collaborazione e sinergia tra tutta la filiera. Solo così potremmo creare un brand vincente e una comunicazione efficace per vendere il nostro prodotto”. De.Fo.

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22 Mondo scuola

Mondo scuola 25

Leggere Dalla scuola d’infanzia alla scuola secondaria di primo grado

Fino ad aprile “Libri infiniti”

77 gli appuntamenti. Per i più grandi incontri con gli scrittori della letteratura per ragazzi mentre per i più piccoli letture animate di Mattia De Poli

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allo scorso febbraio fino al prossimo 18 aprile circa 3100 bambini e ragazzi di 60 istituti polesani, dalla scuola d’infanzia alla scuola secondaria di primo grado, sono coinvolti nell’iniziativa “Libri infiniti”: da Porto Tolle a Bergantino, sono previsti 77 appuntamenti. Per i più grandi sono stati organizzati degli incontri con alcuni scrittori tra i più attivi e apprezzati nel panorama della letteratura per ragazzi: Enzo Carabba, David Conati ed Emanuela Da Ros, oltre a Stefano Bordiglioni e Maria

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Loretta Giraldo, che sono ormai presenze costanti dell’iniziativa. Per i bambini della scuola d’infanzia, invece, sono previsti dei laboratori di lettura, legati al progetto nazionale “Nati per leggere” e diretti da esperte operatrici come Silvia Fiocco, Giovanna Gazzi e Sandra Trambaioli. Grazie alle attività in calendario, “Libri infiniti” si propone come un progetto di promozione della lettura, che da anni la Provincia di Rovigo promuove con successo. Attualmente il Sistema bibliotecario provinciale è collegato anche a quattro

Nel calendario anche la mostra di illustrazione per l’infanzia “Castelli per aria” diverse realtà scolastiche: le biblioteche del Conservatorio “A. Buzzolla” di Adria, degli istituti “De Amicis” e “Marco Polo” e del liceo “Paleocapa” di Rovigo. Ma l’ultimo report relativo all’attività delle biblioteche polesane, risalente al 2010, segnala la

presenza di ulteriori biblioteche presso i licei “Galilei” di Adria, “Balzan” di Badia e “Celio” di Rovigo. Tutti questi istituti da soli, senza considerare le biblioteche presenti in quasi tutte le altre realtà a cominciare dalla scuola primaria, nel 2010 disponevano di un patrimonio librario di oltre 15 mila volumi. L’assessore provinciale alla cultura, Laura Negri, ha sottolineato che la nona edizione di “Libri infiniti” è stata resa possibile grazie alla sinergia di operatori culturali, bibliotecari, insegnanti, nella convinzione che la lettu-

ra sia uno strumento di crescita personale indispensabile. L’iniziativa è realizzata grazie al sostegno della Fondazione Cariparo e alla collaborazione della Fondazione Aida, di Alberto Brigo editore e dell’associazione Movimentis. Nel calendario di “Libri infiniti” è stata inserita anche la mostra itinerante di illustrazione per l’infanzia “Castelli per aria”, che dal 6 al 14 aprile sarà ospitata dal comune di Castelguglielmo.

“Un campione a scuola”

Quando lo SPort È anChe materia didattiCa

nche quest’anno l’Amministrazione provinciale, in collaborazione con il Panathlon, ha promosso l’iniziativa “Un campione a scuola”, che ha visto il coinvolgimento di due scuole primarie e quattordici scuole secondarie di primo grado del Polesine. Gli studenti hanno incontrato alcuni giocatori della squadra di rugby FemiCz Rovigo Delta e tredici atleti di discipline diverse: nuoto, automobilismo,

motociclismo ma anche baseball, golf, motonautica e pattinaggio artistico. Leonardo Raito, assessore provinciale allo sport e all’istruzione, ha sottolineato la volontà di far conoscere ai ragazzi anche discipline sportive generalmente considerate “minori” perché non trovano spazio sui media nazionali. I campioni polesani hanno richiamato l’attenzione sui valori che lo sport contribuisce a promuovere: la pratica

sportiva è un’occasione importante per la formazione delle persone e soprattutto dei giovani, che guardano gli atleti come modelli da seguire ed imitare. In uno degli incontri conclusivi Andrea Scanavacca, icona del rugby locale e nazionale, ha ricordato che fare sport fa bene alla salute, aiuta a costruire rapporti di amicizia solidi e insegna a rispettare M.D.P. le regole, in campo ma anche fuori.

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24 26 Personaggio Arianna Faggion Si diverte a creare torte. Un giorno vorrebbe diventare pasticcera

Cake designer per hobby aspettando la professione Dalla scoperta delle colla di pesce alla consapevolezza di avere del talento per la decorazione e realizzazione di dolci di Denise Formigaro

I

l lavoro nell’Italia della crisi è diventato un’assoluta rarità. Sono in molti quelli che lo cercano, molti meno quelli che lo trovano, decisamente pochi quelli che lo creano. Eppure la passione di Arianna Faggion potrebbe tradursi in una concreta opportunità professionale. Lei ci spera ma per ora il cake designer, ovvero l’artista delle torte, è solo un hobby. Badiese di 21 anni ci ha raccontato i segreti della sua creatività. “Mi è sempre piaciuto fin da piccola cucinare torte di tutti i tipi –racconta Arianna - e un giorno, dopo aver visto delle foto su Facebook, ho deciso di preparare in casa la pasta di zucchero, cioè un tipo di decorazione per torte. Però all’interno degli ingredienti c’era la colla di pesce: non sapevo cosa fosse e ho sempre pensato fosse introvabile. Invece, un anno fa, passando per un supermercato mi sono ritrovata davanti a questo ingrediente. Così l’ho comprato, sono andata a casa e ho fatto la mia prima torta con pan di spagna e marmellata. Niente di speciale, ma so che da quel giorno non ho più smesso di fare dolci”. Le prime persone ad aver avuto l’opportunità di assaggiare le torte di Arianna sono state i suoi familiari: “Ringrazio moltissimo i miei genitori non

solo perché hanno fatto da “cavie” ai miei esperimenti, ma anche perché mi hanno sempre sostenuta in questa mia passione e hanno contribuito al mio successo avvenuto grazie al passaparola tra parenti e amici. Ho realizzato molte torte per compleanni, lauree, battesimi e matrimoni di cugini, zii e amici. Una grande occasione che mi ha portato a sperimentare torte nuove dalle forme improbabili. Come quella a forma di “sedere” commissionatami da un amico. La richiesta era di ricreare il sedere più brutto che potessi immaginare. Mi sono divertita moltissimo”. Una passione nata per caso che richiede, però, delle doti particolari come fantasia e manualità soprattutto per creare i vari personaggi che le vengono commissionati: come Spongebob, fate, coccinelle, orsetti, borse di particolari marche, Hulk e tantissimi altri. “Il tempo di realizzazione delle torte varia a seconda della complessità dei soggetti richiesti per decorarla. Di solito preparo prima la torta e poi i personaggi, se sono semplici, e questo mi richiede circa 8 ore. Se invece i personaggi sono complessi ci metto anche 2 giorni”. Arianna, però, non è appassionata solo di torte, realizza anche altri dol-

Sopra Arianna Faggian

ci particolari: “I cupcakes sono i pasticcini del cake designer e si possono realizzare con infiniti gusti e possono essere abbinati anche alle torte. Di mia invenzione sono quelli ai cantucci: sono veramente buoni. Ho iniziato a prepararli lo scorso ottobre dopo un viaggio in Scozia. Ero andata a trovare una mia amica e la sua coinquilina mi ha fatto assaggiare questo tipo di dolce. Mi è piaciuto talmente tanto che mi sono copiata la ricetta. Una volta tornata ho sfornato cupcakes per mesi”. Ma per creare buone torte non basta solo passione, serve anche molta tecnica: “Ora sto frequentando

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l’università del gusto a Vicenza, ovvero un corso di pasticceria base. Purtroppo in Italia, quella del cake designer non è ancora una disciplina ufficiale quindi non esiste una scuola. Bisogna basarsi sull’esperienza ed essere molto pignoli per riuscire a realizzare delle torte perfette”. Insomma una passione che speriamo possa diventare una professione: “Vorrei aprire una pasticceria o lavorare per un pasticciere. Penso, infatti, che accanto alla tradizione una buona dose di creatività possa essere un vero successo”.

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26 28 Guida alla mostra SPECIALE MOSTRA

Il 23 febbraio è stata inaugurata la muova esposizione

Pittori italiani e Maison Goupil, binomio di successo Adolphe Goupil riuscì ad interpretare i cambiamenti sociali del suo tempo, contribuì alla “popolarizzazione” dell’arte, attraverso la continua ricerca del gusto del pubblico in rapporto alle possibilità economiche della classe borghese emergente di Mattia De Poli

C

’è tempo fino al 23 giugno per visitare la nuova mostra “Il successo italiano a Parigi negli anni dell’Impressionismo. La Maison Goupil”, inaugurata a Rovigo nelle sale di palazzo Roverella lo scorso 23 febbraio. Aperta dalle 9 alle 19 nei giorni feriali e fino alle 20 il sabato e nei giorni festivi, in occasione dei “Notturni d’arte” è visitabile anche a partire dalle 21.30 a prezzo ridotto, previa prenotazione: venerdì 26 aprile, 24 maggio e 14 giugno il ritrovo presso la biglietteria è previsto alle 21.15. Una mostra come non si è mai vista: così è stata annunciata. E la realtà non delude le aspettative, non solo perché molte opere sono qui accessibili al pubblico per la prima volta ma anche per l’impostazione che è stata data all’esposizione. Non sono state scelte le tele di un artista e neppure di una scuola o di un movimento, almeno non di quelli che si studiano di solito nei manuali. Ci sono opere di grandi firme, da Boldini a De

Il percorso

Nittis, ma il vero filo conduttore è rappresentato dall’attività della Maison Goupil nei decenni compresi tra il 1872 e il 1921. Fondata da Adolphe Goupil nel 1829, la Maison si dedicò inizialmente alla realizzazione di incisioni e litografie, che riproducevano opere d’arte antiche e contemporanee, presenti nel Salon parigino. A partire dagli anni ’40 dell’Ottocento, Goupil aprì alcune sedi anche fuori dai confini francesi: prima a Londra (1841) e a New York (1846), poi a L’Aja (1861), Berlino e Vienna (1865), e infine a Bruxelles (1866). Nel frattempo, dal 1850 la Maison incominciò ad occuparsi della vendita di opere d’arte originali: attorno alla galleria francese gravitarono pittori di diversa provenienza e di diversa formazione ma essi condividevano un progetto e un sentimento comune, tanto da poter essere considerati come gli esponenti di un’autentica “scuola”. Realizzarono soprattutto quadri di piccolo formato ma di grande effetto,

Boldini, la donna, la bellezza

De Nittis, apripista degli italiani

La mostra prende le mosse da Giuseppe De Nittis, che arrivò a Parigi nel 1867 e qui assunse il ruolo di caposcuola fungendo da apripista per altri artisti italiani. Nel 1872 egli stipulò un contratto con la Maison Goupil: la galleria si assicurava l’esclusiva sulla produzione dell’artista e sui diritti di riproduzione in cambio di un compenso annuo corrisposto in mensilità. Tra i quadri, che l’artista pugliese realizzò nei due anni in cui rimase legato alla galleria parigina, figurano anche le prime due tele esposte a palazzo Roverella, provenienti dal Museo di Indianapolis: “La strada da Napoli a Brindisi” e “La discesa dal Vesuvio”. L’aria rarefatta, il cielo terso, l’atmosfera tranquilla sono gli aspetti che caratterizzano scene di vita quotidiana. Le due opere, di piccole dimensioni, sono state riprodotte dalla Maison anche in eleganti libri illustrati, di cui la mostra fornisce un esempio.

La seconda sala è dedicata a Giovanni Boldini e al decennio compreso tra il 1872 e il 1882, in cui lavorò per Goupil: queste opere rispecchiano il gusto borghese e la vita parigina dell’epoca. Il soggetto preferito è la donna, da sola o in coppia, dedita ad attività oziose. I salotti eleganti di Parigi offrono l’opportunità di rilassarsi su raffinati divani, di chiacchierare o di ascoltare un’amica che suona, come si vede in “Indolence”, “Confidences” e in “Suonatrice di lira e ascoltatrice”. L’atmosfera spensierata di una visita (“Visita”) o di un’uscita (“Berthe esce per la passeggiata”) fotografa la donna sull’uscio della casa. Infine, la donna immersa nella natura, durante una passeggiata solitaria lungo un sentiero in collina (“Passeggiata solitaria”) o in compagnia di un cagnolino lungo stradine di campagna (“Primavera”). In qualsiasi contesto la figura femminile è presentata in abiti raffinati: sono gli anni della moda e la pittura riflette puntualmente quest’attenzione per il modo di vestire. La ricchezza dei dettagli e lo sfarzo degli ambienti domestici e l’architettura delle dimore urbane cozza con la semplicità della natura e della vita quotidiana fuori dalla città (“In campagna” e “Strada maestra a Combes le ville, dintorni di Parigi”): qui l’uomo riscopre la dimensione familiare e l’importanza del lavoro, quasi la sacralità della fatica, richiamando l’esperienza artistica di Courbet. Ma i colori sono limpidi, l’atmosfera è serena: su tutto vince la serenità del quotidiano, senza idealizzazioni o simbologie particolari. La semplicità delle immagini non nasconde, o almeno non costringe a cercare, un messaggio altro rispetto all’evidenza del soggetto ritratto.

piacevoli e di facile comprensione, che riproducevano scene della vita quotidiana e scene in costume, vedute urbane e paesaggi naturali. Ben presto queste opere divennero molto apprezzate e richieste da critici, mercanti e collezionisti, sia in Europa che in ambito internazionale. Il successo della Maison Goupil, soprattutto oltreoceano, è testimoniato dalla vendita di oltre 31 mila opere, tutte censite nei registri della galleria, e al raggiungimento di questo risultato contribuirono in modo significativo i pittori italiani, circa un centinaio. Parallelamente la Maison proseguì nell’attività di incisione e riproduzione delle opere d’arte: Goupil cercò di sfruttare molteplici tecniche per rendere le opere d’arte accessibili a un pubblico molto vasto attraverso la realizzazione di numerose copie, ottenendo prodotti di alta qualità a basso costo. Talvolta la Maison stipulò dei contratti con gli artisti per avere l’esclusiva sulla loro produzione. Spesso la galleria, insieme

al quadro, ne acquistava anche i diritti di riproduzione. Altre volte Goupil si preoccupò di garantirsi solo questi ultimi, che costituivano comunque un interesse primario per la Maison. Alla morte di Adolphe Goupil, avvenuta nel 1884, i suoi successori e collaboratori portarono avanti l’attività della galleria fino al 1919, mentre la vendita di riproduzioni proseguì fino al 1921: in quest’ultimo periodo l’azienda di avvalse del lavoro accurato di Michel Manzi, che adottò metodi innovativi come la foto-acquatinta e un tipo particolare di typogravure, che gli meritò la medaglia d’oro della Società per l’incoraggiamento dell’industria nazionale. La mostra rodigina di palazzo Roverella dà conto di entrambe le attività della Maison Goupil, la compravendita di opere originali e la riproduzione di tele, focalizzandosi sull’importante contributo degli artisti italiani. Alcune tele sono accompagnate dalle riproduzioni artistiche realizzate dalla stessa galleria: l’abbinamento

La moda della villeggiatura e dei soggiorni balneari All’inizio del Novecento Giovanni Boldini non ha più rapporti diretti con la Maison Goupil, ma la galleria parigina continua ad acquistare alcune sue opere, confermando il favore che esse incontravano all’epoca. Ne dà conto la terza sala della mostra, in cui spicca il grande “Ritratto di Marthe Requier”: la donna vestita alla moda è la sola protagonista del quadro. La società borghese esalta la bellezza ma traccia anche dei confini netti tra il mondo femminile e quello maschile. Un’altra coppia di donne intente a ricamare è rappresentata in “A Aix le Bains”. Entrambe le opere furono riprodotte, in bianco e nero o a colori, dalla Maison Goupil che in quegli anni sempre più spesso rinunciava ad acquistare le tele esposte nei Salons parigini e preferiva realizzare fotografie assicurandosi solo i diritti di riproduzione: ne danno testimonianza le fotoincisioni a colori di “Femme au chapeau” e di “Femme à la turquoise (Clio de Merode)”. Co-protagonista della terza sala è Vittorio Corcos, a sua volta raffinato interprete della bellezza, dell’eleganza e della sensualità femminile, particolarmente apprezzato dai collezionisti americani. La mostra ha preso come immagine di copertina una parte del quadro “Le istitutrici ai Campi Elisi”: nonostante il colore nero, i loro vestiti sono elegantemente rifiniti e le due donne si distinguono per la cura nell’acconciatura e nella scelta degli accessori (spille e guanti). Mentre chiacchierano in pose vezzose, ai loro piedi una bambina gioca spensierata con la sabbia. Alcune fotoincisioni a colori testimoniano anche la predilezione di Corcos per scene ambientate su balconi e terrazze affacciati sul mare: le donne conversano tra loro oppure guardano sognanti il mare. Sono gli anni in cui si afferma la moda della villeggiatura e dei soggiorni balneari.

Gli italiani del Centro-Sud Tra gli artisti italiani che ebbero contatti con Goupil, molti provenivano delle regioni del centro-sud. Nella quarta stanza della mostra di palazzo Roverella sono testimoniati soprattutto i numerosi rapporti con pittori romani e napoletani, che riflettono le tradizioni figurative locali: per questo questa è probabilmente la stanza più singolare dell’intera esposizione. Oreste Cortazzo rappresenta “L’arrivo del nuovo signore (Il nuovo signore del villaggio)”, evocando atmosfere feudali basso-medievali, mentre Attilio Simonetti ritrae alcuni soldati nei costumi sei o settecenteschi (“Araldo”, “Tamburo”). Quest’ultimo, antiquario e pittore romano, intrattenne stretti rapporti, anche epistolari, con la Maison Goupil ed aprì la via non solo a Cortazzo ma anche a Giuseppe Castiglione e a Cesare Augusto Detti. A sua volta artista e antiquario, Vincenzo Capobianchi propone dei soggetti più vicini al gusto borghese di fine Ottocento: in “Chez le marchand de guitares” due donne provano alcuni strumenti nella bottega di un liutaio. Sulla parete una locandina segnala una rappresentazione in programma presso il teatro Alibert di Roma.


Guida alla mostra 27 29 permette di apprezzare l’alta qualità delle copie, realizzate sia a colori che in bianco e nero. Nelle otto sale della sede espositiva si passa da firme eccellenti, come quelle di Giuseppe De Nittis e di Giovanni Boldini, ad altre di artisti meno noti, come Attilio Simonetti e Vincenzo Capobianchi. Le diverse tecniche pittoriche e i diversi soggetti danno a volte l’impressione che la mostra manchi sotto il profilo della coerenza: cosa possono avere in comune i salotti parigini con i paesaggi pastorali dell’Italia meridionale? La cronologia delle opere non basta: il filo conduttore è dato solo dal legame dei vari artisti con la Maison Goupil e con la sua duplice attività nella compravendita delle tele e nella loro riproduzione. I quadri sono riuniti per autore o per ambito culturale e i pannelli illustrativi, talvolta troppo sintetici e poco chiari, si focalizzano quasi esclusivamente sul rapporto tra il pittore e la galleria. Il curatore della mostra, Paolo Serafini, accenna appena al contesto storico e artistico, evitando il rischio di un sovraccarico di informazioni che potrebbe distrarre il visitatore o appesantire eccessivamente un’esposizione abbastanza equilibrata. Parlare solamente degli eventi accaduti tra il 1850 e il 1920 in Francia non avrebbe avuto senso: sarebbe stato necessario dire anche dell’Italia e magari dell’America, perché tale è l’orizzonte in cui furono prodotte. Analizzare le caratteristiche della “New Venetian School” piuttosto che dei soggeti di ambientazione pompeiana o in costume fiorentino sarebbe stato inutile. La mostra dà conto piuttosto della spinta data dalla Maison Goupil alla “popolarizzazione” dell’arte, attraverso la continua ricerca del gusto del pubblico e in rapporto alle possibilità economiche della classe borghese emergente.

“Enfin … seuls!” La quinta sala è dedicata in particolare a Edoardo Tofano e a Raffaello Sorbi. Il pannello illustrativo racconta un curioso aneddoto relativo al titolo di un quadro di Tofano: l’artista ritrasse una coppia di giovani sposi teneramente abbracciati al termine dei festeggiamenti nuziali e intitolò la tela “Soli”. Il titolo non piacque ad Adolphe Goupil, perché evocava un senso di malinconia, e lo modificò nel motto liberatorio “Enfin … seuls!”, quel “finalmente soli” che esprime la gioia e il sollievo di poter trovare finalmente un momento di intimità al termine di una giornata movimentata e affollata. Il grande successo di quest’opera è testimoniato dal numero elevato di riproduzioni realizzate dalla Maison mediante l’utilizzo di tecniche diverse, dall’incisione alla fotografia e alla fotoincisione: in mostra accanto alla tela è proposta una riproduzione fatta come incisione acquerellata. Di Sorbi e di Alfredo Savini, invece, sono esposte alcune tele con soggetti di ambientazione pompeiana, che evoca il mondo classico e in particolare romano, o in costume fiorentino, che richiama l’atmosfera quattrocentesca del Decamerone di Boccaccio.

Una mostra internazionale e inedita

Opere inedite, dieci quadri mai esposti al pubblico

I

n attesa di verificare i dati della biglietteria, ancora prima di aprire i battenti, la mostra attualmente allestita a palazzo Roverella ha già riscontrato un certo interesse a livello internazionale: una selezione delle opere, qui riunite dall’ideatore e curatore Paolo Serafini, sarà esposta nuovamente dal 23 ottobre al 2 febbraio del prossimo anno alla “Galérie des beaux arts” di Bordeaux, che per l’occasione ha addirittura modificato la programmazione preesistente degli eventi. Proprio a Bordeaux, quarta area metropolitana della Francia, ha sede il “Musée Goupil”, che conserva molti materiali importanti della galleria parigina. I registri della Maison, invece, con le note di tutte le operazioni di compravendita sono oggi patrimonio del “Getty Museum” di Los Angeles. Spostandosi pertanto tra la Francia e l’America, Paolo Serafini ha cercato di ricostruire l’esatta consistenza delle opere degli artisti italiani che lavorarono per la galleria di Adolphe Goupil. E il risultato è interessante. Una decina dei quadri raccolti a palazzo Roverella non sono mai stati esposti al pubblico, e tra questi “Indolence” e “Confidences” di Giovanni Boldini e “Rhea” di Raffaello Sorbi. “Adieu Paris” di Antonio Mancini non è mai stata visibile in Italia prima d’ora. La “Suonatrice di lira e ascoltatrice” di Boldini, esposta a Los Angeles nel 1959, e due tele di Mancini, “Acque basse” e “Saltimbanchi. Suonatore di violino, suonatore di chitarra”, esposte a Roma nel 1953, sono rimaste lontane dagli sguardi del pubblico per oltre cinquant’anni. Gli anni sono addirittura centotren-

Antonio Mancini, la malinconia dei saltimbanchi Antonio Mancini lavorò per la Maison Goupil negli anni ’70 dell’Ottocento: i due soggiorni a Parigi risalgono al 1875 e al 1977 ma l’artista inviò alla galleria molte sue opere da Napoli. Nei suoi quadri presenti nella sesta sala della mostra l’atmosfera è decadente. In “Adieu Paris”, proveniente dalla National Gallery di Londra e mai esposto in Italia prima d’ora, una donna sola e malinconica è seduta sulle valigie in attesa di partire. A palazzo Roverella, inoltre, sono riuniti per la prima volta insieme i dipinti della serie dei “saltimbanchi”: i protagonisti sono dei bambini, figli di saltimbanchi e a loro volta saltimbanchi, che si misurano con gli strumenti di un mestiere da adulti (“Saltimbanchi. Suonatore di violino, suonatore di chitarra”) o si scontrano con le difficoltà dello studio scolastico (“I figli del saltimbanco (Acque basse)”). In “Saltimbanco con cesto di frutta” il bambino è ritratto di profilo e da una corda pende un cesto con la sua colazione. Musica e intrattenimento sono visti dal punto di vista meno spettacolare, da dietro le quinte, al confine con la vita vera.

tasei nel caso dello “Sposalizio in Basilicata” di Giacomo Di Chirico: inseguito dal curatore attraverso diversi passaggi di mano, il quadro è stato finalmente ritrovato in Messico. La parte sinistra di questa tela è stata tagliata: lo testimonia una delle riproduzioni realizzate dalla stessa Maison Goupil, che è puntualmente proposta dalla mostra rodigina. La stessa sorte è toccata ad altri quadri, che passarono attraverso la galleria parigina e che furono da essa riprodotti prima che qualcuno li tagliasse e li rivendesse separatamente. La “Marche à Constantinopole” di Alberto Pasini, infine, è nota solamente grazie all’incisione che ne è stata ricavata. “Il successo italiano a Parigi negli anni dell’Impressionismo. La Maison Goupil” si conferma così una mostra internazionale e inedita sotto molti aspetti. Orgoglioso di questi risultati, Antonio Finotti, presidente della fondazione Cariparo, ha sottolineato l’alto livello di qualità e di interesse raggiunto in pochi anni dalle iniziative di palazzo Roverella, che contribuiscono a promuovere sul piano turistico non solo la città di Rovigo ma tutto il territorio polesano fino al Delta del Po.

Artisti senza esclusiva Nei registri della Maison Goupil sono censite opere di numerosi artisti, che non furono mai legati da un contratto con la galleria parigina. Tra questi figurano anche degli italiani, come Mosè Bianchi, Teofilo Patini, Eugenio de Blaas, e Guglielmo Innocenti: la mostra di Rovigo dedica loro la settima sala. Essi furono esponenti di correnti pittoriche differenti, fra cui la “New Venetian School”, ma tutti entrarono in contatto con la galleria parigina: poche delle loro opere furono acquistate da Goupil e quest’ultimo, quando si limitò ad acquistare i diritti di riproduzione, non cercò neppure di ottenere l’esclusiva. La maison si preoccupò, piuttosto, di realizzare un numero elevato di riproduzioni utilizzando tecniche differenti, per offrire un prodotto di massa di alta qualità e a basso costo.

Alberto Pasini lÕ orientalista L’artista italiano più presente nei registri della Maison Goupil è Alberto Pasini con oltre trecento opere e a lui la mostra dedica l’ultima sala. Se già nelle opere di altri artisti si può cogliere un certo gusto per l’esotico, Pasini fu il vero maestro dell’orientalismo: per la galleria parigina egli dipinse numerose scene di vita quotidiana di ambientazione orientale, con scene di interni animati, di giardini lussureggianti o di piazze antistanti palazzi sfarzosi. Una delle sue tele più grandi con un soggetto di ambientazione costantinopolitana, fu esposto da Goupil al Salon del 1873, prima di essere diviso in tre quadri venduti separatamente ad altrettanti acquirenti.

LÕ oro di Napoli L’ottava sala della mostra è riservata ad un gruppo di artisti dell’Italia meridionale, con cui Adolphe Goupil entrò in contatto soprattutto grazie a Giuseppe De Nittis. D’altra parte, su invito di Domenico Morelli, il titolare della galleria parigina si recò personalmente a Napoli nel 1877 per l’annuale Salon: qui Goupil incontrò tra gli altri Giacomo Di Chirico, ne acquistò “Lo sposalizio in Basilicata” e lo riprodusse. Molti quadri di questa sezione hanno per soggetto scene di vita paesana oppure ritraggono soggetti pastorali, di cui sono protagonisti giovani pastorelli e greggi di pecore al pascolo: gli artisti manifestano così la loro provenienza geografica. In questa sala di palazzo Roverella sono esposte, inoltre, per la prima volta cinque opere di Alceste Campriani, che negli anni ’70 dell’Ottocento entrò ufficialmente nel gruppo della Maison Goupil e che fu autore di scene raffinate e luminosissime, quali “Il foro di Pompei” e “La visita elettorale”, oggi provenienti da collezioni private e identificate in occasione della mostra grazie ai timbri della Maison presenti sul retro.


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IL VENETO

in PRIMO PIANO

Partire con una buona idea

Ecco il Veneto giovane delle “start up”

La tecnologia e il web protagonisti delle iniziative imprenditoriali under 35 di Nicola Stievano

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a passione per lo sport e la musica abbinata all’informatica, l’amore per il proprio territorio veicolato sul web, l’ingegno dell’inventore abbinato alle nuove tecnologie. Non si può certo dire che ai giovani veneti le idee manchino, soprattutto quando si tratta di svilupparle sfruttando le potenzialità di internet e i progressi quotidiani dell’informatica. Ora otto di queste buone idee hanno trovato anche l’occasione di spiccare il volo grazie a “Rebound” iniziativa rivolta agli aspiranti imprenditori veneti under 35 messa a punto da Confindustria Padova e Camera di Commercio per favorire l’incontro con la finanza privata. Sono state ben 76 idee d’impresa nei servizi digitali, mobile e tlc, marketing, web e social network, presentate da oltre 170 giovani, che hanno scelto anche di giocare in squadra. Gli 8 finalisti hanno seguito un percorso di formazione e consulenza affiancati da esperti di sviluppo d’impresa per trasformare le idee in business plan completi di analisi dei costi, mercati e concorrenza. C’è il software che sintetizza la voce riproducendo le emozioni, la web-utility per costruire il viaggio ideale, la piattaforma social sui sentieri escursionistici, l’ambiente web per condividere appunti e lezioni tra studenti, le riprese foto-video aeree dal pallone a elio. E poi un portale wiki-based per le squadre minori di basket, prodotti a km 0 a por-

tata di touch, un web music store per vendere offline la musica di band underground. Le idee migliori hanno potuto svilupparsi sulla piattaforma web di Ban Veneto, il network coordinato dal Parco Scientifico Galileo. “Rebound conferma che il Veneto pulsa di energie creative nei settori innovativi - sottolinea Gianni Potti, vice presidente di Confindustria Padova -. Si tratta di coltivarle e indirizzarle perché possano diventare nuove imprese, linfa per la crescita. Il vero tema è però farle decollare e resistere nel tempo. Affiancare le start up con esperienza e metodo per emergere in un mercato iper selettivo, è

Dalle riprese con il pallone ad elio ai prodotti a “km 0” scelti con il tocco delle dita quello che noi imprenditori dobbiamo fare per coglierne le opportunità. Il vero premio è stato l’affiancamento a questi giovani di professionisti di sviluppo d’impresa. L’altro tema cruciale è l’accesso al credito per le buone idee d’impresa”. Fra le più interessanti spicca Crevel,ora in faste di test con il sostegno di H Farm, ideata da Claudio Floreani, 34 anni, appassionato di informatica, dopo aver organizzato un viaggio tra amici da Monaco a Berlino. Ne è nata una utility web-based che permette di esprimere preferenze di viaggio

e tradurle in progetti da condividere con gli amici. Tutte le informazioni vengono interpretate, localizzate e organizzate su una mappa, collaborando con i compagni di viaggio, operatori e agenzie turistiche. Dalla passione per le escursioni di Thomas Bertani e Giovanni Masarà, 22 anni, studenti di ingegneria e filosofia del collegio Don Mazza di Padova, è nata una piattaforma web per consultare dati geografici sui sentieri e condividere itinerari. Pensata per appassionati, enti locali e chiunque si occupi di promozione turistica, ne esiste già un prototipo con dati forniti da Trentino Alto-Adige e Friuli Venezia-Giulia. Moku promette invece di rivoluzionare il “mondo” degli appunti. Gli studenti potranno organizzare in un ambiente web gli appunti di lezioni e le registrazioni, condividendoli con amici e colleghi e rendendone possibile l’aggiornamento in ogni luogo e momento. L’idea è di Simone Pozzobon, 27 anni, trevigiano e di tre amici ingegneri e designer ed è già entrata nella scuderia di H-Farm. Da un’intuizione maturata al liceo, il team dei vicentini Matteo Scapin, Tommaso Grotto, Maria Cristina Malavolta, Luca Guglielmi - età media 28 anni - ha sviluppato un’applicazione web di supporto alle band indipendenti per distribuirne la musica in formato digitale durante i concerti. Alberto e Riccardo Tentori, 33 e 28 anni, di Camposampiero, un ingegnere e un

Otto i giovani vincitori del progetto Rebound pronti a mettersi in gioco laureato in economia, hanno creato Playbasket.it, portale web dedicato alle categorie agonistiche minori del basket in Italia con 35.000 visitatori unici al mese. I veronesi Nicola Galetto, Marco Grumo-

lato, Alessandro Vaccaro, 27 anni, hanno messo a punto un’applicazione mobile dedicata a tutte le piccole e medie imprese che vogliano vendere cibi a km 0 direttamente ai clienti finali scavalcando la distribuzione. Infine Stefano Pagur, 24 anni, ha ideato un sistema per riprese foto-video sopraelevate con pallone ad elio. Il prototipo è già realizzato con costi competitivi e la possibilità di fare riprese particolari in movimento.


Il Veneto in primo piano 29 9 Duemila agricoltori in Rete, ecco la “community della zappa”

Duemila agricoltori in Rete, ecco la “community della zappa” di Nicola Stievano

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La Regione mette a punto una piattaforma on line che permette lo scambio di idee

avide e Daniela, giovani pastori dell’Alpago, usano il pc e internet per avere informazioni tecniche, Stefano viticoltore della Valpolicella, vende in internet le sue bottiglie di Amarone d’alta quota, ma anche Sara allevatrice di Cortina si sta attrezzando per presentare ai consumatori i prodotti della sua azienda, mentre il neo pescatore Gabriele del Cavallino lo utilizza per programmare le consegne porta a porta dei frutti di mare freschi, senza dimenticare Alinor che dal Bangladesh a Chioggia coltiva ortaggi per destinarli alle famiglie della sua terra d’origine trasferite a Londra e a Parigi.

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Alcuni esempi che si moltiplicano ogni giorno e che grazie alla nuova piattaforma informatica potranno essere visibili e compresi non solo da tutti gli avventori dei social network ma anche dagli addetti ai lavori: protagonisti e spettatori di un nuovo modo di praticare l’attività agricola. È per loro e per altri duemila giovani agricoltori veneti che la Regione ha messo a punto la “community della zappa”, sul portale www.piave.veneto.it., una piattaforma on line per raccontarsi, scambiarsi esperienze, per conoscere le strategie politiche, per incidere sul sistema economico. Il “tesoretto”

dell’agricoltura che ha fatto del Veneto la regione leader nella geografia agroalimentare nazionale, per numeri e qualità, si integra sempre di più nel web all’insegna della bellezza della campagna come scelta professionale e di vita. “Grazie alla piattaforma informatica – spiega Sandra Chiarato di Coldiretti Veneto, che segue da vicino proprio i giovani agricoltori – le esperienze imprenditoriali potranno essere visibili e compresi non solo da tutti gli avventori dei social network ma anche dagli addetti ai lavori: protagonisti e spettatori di un nuovo modo di praticare

l’attività agricola. Che cosa accomuna questi ragazzi ? La scommessa di un futuro nei campi che deve fare i conti con opportunità di investimenti, con misure comunitarie ambientali, l’accesso al credito, le nozioni di finanza, ma anche solo per scambi di esperienze che possono diventare una partecipazione attiva alle decisioni politiche o addirittura solo per fissare un appuntamento al mercatino a kmzero o semplicemente un aperitivo “tra colleghi” che sanno divertirsi con impegno responsabile”.

La sezione Metalmeccanici di Confindustria Padova mette a punto un vademecum che presenta a 50 dirigenti scolastici Con l’alternanza SCuola-lavoro le aziende diventano “imPreSe Formative”

n Italia più di uno su tre dei giovani attivi è disoccupato. Uno su 4 non studia e non lavora per un totale di oltre 2 milioni di giovani Neet (not in education, employment, training). Negli altri Paesi europei gli studenti che alternano studio e lavoro sono una media del 20-30%, in Italia solo 3 su 100. Invertire questa tendenza e permettere ai giovani di acquisire competenze subito spendibili nel mondo del lavoro è l’obiettivo del progetto ASL Alternanza Scuola lavoro realizzato dalla Sezione Metalmeccanici di Confindustria Padova in collaborazione con la Camera di Commercio di Padova. L’iniziativa, nata nell’ambito del protocollo d’intesa tra Regione Veneto, Ufficio Scolastico Regionale e Confindustria Veneto, punta a diffon-

dere una metodologia didattica in cui l’azienda diventa, anche formalmente, “impresa formativa” in grado di stipulare convenzioni con le scuole, proporre percorsi formativi e orientamento, formare risorse interne come tutor per gli studenti. Da qui anche la realizzazione di un vademecum per le imprese su come stringere questo “patto” didattico con gli istituti. Il progetto è stato presentato a 50 dirigenti scolastici e imprenditori nel corso dell’incontro “Alternanza scuola-lavoro: il ruolo attivo delle imprese” organizzato dalla Sezione Metalmeccanici di Confindustria Padova fine gennaio.

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30 10 Il Veneto in primo piano Turismo religioso

Il Veneto propone quattro itinerari nell’Anno della Fede

I quattro percorsi veneti presentati alla Bit di Milano

le radiCi CriStiane Si reSPirano in ogni angolo del veneto

L’assessore veneto al Turismo Marino Finozzi con Monsignor Andreatta. In basso gli itinerari

La via del Santo, quella dei Papi, le “Grandi Rogazioni” e gli itinerari di Valpolicella sono i 4 percorsi regionali di Giovanni Giovetti

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n turismo religioso e devozionale, fatto di itinerari di fede che coniugano spiritualità, tradizione ma anche cultura e arte. Nell’ Anno della Fede il Veneto si colloca tra i protagonisti degli itinerari regionali, con ben quattro differenti proposte. Il primo comprende la Via del Santo e i Santuari Antoniani, da Camposampiero a Padova, lungo il percorso terreno di sant’Antonio. Si tratta di un pellegrinaggio votivo che tocca i principali santuari antoniani in provincia di Padova, ma che si inserisce in un più lungo percorso sui passi della vita itinerante di frate Antonio da Lisbona: dall’eremo di Montepaolo, dimora iniziale di frate Antonio in Italia, alle strade dell’Italia settentrionale e del sud della Francia, sino ai giorni di Padova e Camposampiero dal 1221 al 1231. La seconda proposta è stata battezzata

la “Via dei papi”: ripercorre gli antichi itinerari di pellegrinaggio lungo la Via Francigena Orientale, da Feltre a Lorenzago di Cadore e Canale d’Agordo, passando per Belluno. I luoghi interessati hanno dato i natali a tre Papi (Papa Luciani, Giovanni Paolo I; Papa Cappellari, Gregorio XVI; Papa Sarto, Pio X) ed hanno ospitato papa Giovanni Paolo II e Benedetto XVI nei diversi soggiorni estivi . Sono costellati di numerosi santuari, con-

venti, abbazie e chiese. Le “Grandi Rogazioni” dell’Altopiano di Asiago rappresentato il terzo itinerario. Si tratta di un antico cammino di fede che da più di tre secoli si ripete il giorno prima dell’Ascensione e che si snoda lungo un circuito di 33 chilometri, percorso a partire dall’alba dai residenti ma anche da fedeli provenienti da paesi lontani. Nell’Anno della Fede sono stati inseriti gli itinerari religiosi di Valpolicella, strade che collegano gli insediamenti di più antica origine, fino a porre tra loro i luoghi di fede testimoni della prima evangelizzazione del territorio. In luoghi suggestivi sorgono bellissimi santuari come la la Chiesa di Santa Maria di Valleverde, la Chiesa Vecchia di Cavalo, la Chiesa di Santa Maria del Degnano, la Chiesetta di San Pietro a Torbe, la Pieve di San Giorgio VIII, l’Oratorio di San Zeno in Poja, la Pieve di San Floriano.

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quattro percorsi veneti, protagonisti degli “Itinerari regionali nell’Anno della Fede” sono stati presentati alla Borsa internazionale del Turismo a Milano lo scorso febbraio. Gli itinerari sono stati oggetto di un’intesa sottoscritta tra l’Opera Romana Pellegrinaggi e la Regione Veneto finalizzata a valorizzare l’Anno della fede e a diffondere la conoscenza dei tantissimi luoghi della fede disseminati nel territorio ragionale. “Attraverso questi progetti – ha dichiarato infatti monsignor Liberio Andreatta, vicepresidente dell’Orp – l’Opera Romana Pellegrinaggi favorisce uno strumento di conoscenza e di approfondimento partendo dalla premessa fondamentale che il cristianesimo ha innervato profondamente la storia la cultura e l’arte di questo paese. In particolare, gli itinerari proposti per la Regione Veneto sono foca-

lizzati sulla storia di spiritualità mariana di cui questa regione è intrisa e ovviamente sulle tracce di grandi santi quali Sant’Antonio da Padova”. “Gli itinerari della fede non sono solo un’occasione per conoscere i luoghi percorsi dai viandanti che si recavano a Roma – gli ha fatto eco l’assessore regionale al Turismo Marino Finozzi – ma anche motivo di consolidamento dei rapporti e di amicizia tra le genti. Le radici cristiane del territorio si respirano in ogni angolo del Veneto, dalle grandi chiese di Venezia alle croci in cima alle vette più alte delle Dolomiti. La tradizione dell’accoglienza ai pellegrini si rinnova ancora di più grazie a questi quattro percorsi, quattro “Itinerari nell’Anno della Fede”, indetti in occasione del cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II”.

I “LUOGHI DEL CUORE” VENETI DA SALVARE

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l Castello Carrarese a Padova, il Giardino Jacquard a Schio, Villa Serego a Veronella, la Chiesa di San Giovanni a Bassano del Grappa, l’Oratorio Santa Maria delle Grazie a Fontaniva nel Padovano sono i cinque siti veneti segnalati alla sesta edizione de “I luoghi del cuore”, il censimento del Fondo Ambiente Italiano promosso in collaborazione con Intesa Sanpaolo. Giunta alla sesta edizione l’iniziativa, che quest’anno ha registrato la partecipazione di un milione di italani, ha lo scopo di segnale luoghi in pericolo, da tutelare o semplicemente da non dimenticare, sollecitando una testimonianza diretta per aiutare le località indicate e raccomandate a sopravvivere o, in alcuni casi, a tornare a vivere. Avviato l’ultimo censimento lo scorso maggio, nel Veneto ha raccolto 15.611 segnalazioni, posizionandosi al 15° posto della graduatoria nazionale il Castello Carrarese (in foto) a Padova. Nato come semplice muro in pietra e terrapieno, diventò un vero e proprio castello all’epoca di Carlo Magno. Conobbe il suo periodo di maggior splendore nel XIV secolo con la dinastia dei Carraresi, decaduta la quale iniziò la fase di degrado: divenne dapprima caserma, quindi deposito dei Veneziani e, infine, carcere su iniziativa dei Francesi nel 1807. Oggi il Castello è chiuso ad eccezione della Torre della Specola, un osservatorio affidato all’Università di Padova. L’edificio è comunque al centro di numerosi progetti di valorizzazione e restauro che hanno come obiettivo di renderlo fruibile.

Al 18° posto con 11.144 voti il Giardino Jacquard a Schio nel Vicentino. Nacque per volontà dell’industriale Alessandro Rossi che, nel 1860, fece trasformare l’area di fronte al lanificio Francesco Rossi in uno splendido giardino tardo-romanico aperto agli operai dell’opificio. Oggi il Giardino è chiuso al pubblico e apre soltanto in occasione di eventi. Il desiderio della cittadinanza è che venga reso fruibile in modo costante. Villa Serego, detta “Corte Grande” a Veronella ha ottenuto, posizionandos al 19° posto, 10.920 segnalazioni. Progettata da Andrea Palladio nel 1565 è un importante esempio di villa veneta. Dal 1996 è iscritta nelle Liste del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, insieme alle altre ville palladiane del Veneto. La Corte Grande versa oggi in condizioni di abbandono: è chiusa da circa 10 anni, pericolante, e in stato di degrado. La Chiesa di San Giovanni Battista a Bassano del Grappa si colloca al 43° posto della classifica nazionale con 5.784 segnalazioni e al 131° posto con 928 preferenze si colloca l’ultimo luogo del cuore segnalato in Veneto, l’Oratorio di Santa Maria delle Grazie a Fontaniva. G.G.


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Veneto in primo piano 11 32 Il Veneto in primo Ilpiano La scelta dei quattro governatori Fronte comune fra Veneto, Lombardia, Piemonte e Friuli Venezia Giulia

Maroni “inaugura” la macroregione del Nord “Legittima difesa contro Roma che ci porta via tre quarti delle tasse. Lo Stato è debole ma il Nord ha un governo forte”

neWS Gruppo europeo

di Nicola Stievano

Fra veneto, Friuli e Carinzia naSCe a KlagenFurt euroregio Senza ConFini

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opo il terremoto elettorale la Lega guarda al nuovo sogno, la “macroregione” del Nord, un patto che va da un estremo all’altro del settentrione, accomunato dalla bandiera del Carroccio che, nonostante tempeste e “tsumani” alle urne, sventola sui palazzi delle Regioni Piemonte, Lombardia e Veneto. Il Friuli, governato dal pidiellino Tondo, ha accettato di buon grado l’invito, anche in qualità di “ponte” verso l’Austria e la Slovenia, coinvolte in un altro progetto di collaborazione di cui si parla molto in questi giorni, la “macroregione la sconfitta? Un po’ di fumo per celare le dimensioalpina” insieme alla Baviera. La conferma che la ni del tracollo della Lega? Si verdrà, intanto però macroregione non è stata una delle tante trovate i quattro governatori tirano dritto, come avevano elettorali è arrivata da Roberto Maroni, subito dopo annunciato a Sirmione, due settimane prima del la vittoria delle regionali. Da neo presidente della voto, lanciano il patto fra le quattro regioni. MaroLombardia Maroni ha dichiarato ni, ancor prima di diventare che l’alleanza a quattro è cosa Pur ridotta al 4% governatore, aveva definito fatta. “Mentre a Roma si fanno su base nazionale la “macroregione” una sorta i conti con un governo debole - la Lega tiene saldo di ‘’sindacato territoriale. Se sono state le prime parole del il timone nei palazzi qualcuno ha un problema la neo governatore leghista - il delle Regioni del nord macroregione si muove per Nord ha un governo forte. Si risolverlo e penso sia utile apre una fase nuova, con un progetto strategico”. soprattutto per le autonomie locali, e i sindaci per L’accordo elettorale con il Pdl, digerito a fatica, le questioni che li toccano direttamente, come ad dalla base leghista, serviva a questo, ad arrivare esempio il patto di stabilità. Pretendiamo che i a conquistare la Lombardia e, con essa, fare delle nostri soldi, che derivano da una buona gestione regioni settentrionali un fronte comune, del quale della cosa pubblica, li possiamo spendere come i governatori saranno i protagonisti. Davanti alle vogliamo. Questo non è un accordo tra i vertici, tra macerie lasciate dallo “tsunami 5 Stelle” e dal i presidenti delle Regioni, ma riguarda tutti. Parte crollo del “popolo della Padania”, ridotto al 4 per una sfida che si allarga a tutte le componenti delle cento su base nazionale, la Lega aveva già messo a Regioni’’. Ancora più esplicito il presidente del Vepunto il “piano B”, spostando l’asse del confronto neto Luca Zaia, anche se adesso dovrà fare i conti politico sulla questione settentrionale declinata in anche con i malumori della Lega in casa propria chiave europea. Una astuta mossa per mascherare dopo la batosta elettorale, ‘’Basta Sud, basta

Roma. Nella mia Regione ho difficoltà a spiegare ai veneti che abbiamo il rating della Baviera ma siamo trascinati nell’oblio da chi non ha voglia di lavorare. Napolitano dice che il federalismo non è più una scelta ma una necessità, i risultati sono sotto gli occhi di tutti: il Nord lavora, gli altri sprecano. Io non so più cosa dire ai 160mila disoccupati veneti. Come faccio a spiegare che ogni anno ben il 75 per cento delle nostre tasse, qualcosa come 18 miliardi, prende la via di Roma e non torna più indietro? Questo è un patto d’attacco, di legittima difesa contro la cialtronaggine nazionale. Perché una siringa nei nostri ospedali costa 6 centesimi e al Sud 25? Queste discrepanze assurde vanno colmate. Con l’applicazione dei costi standard avremmo un risparmio nazionale di oltre 28 miliardi. Il progetto lo abbiamo lasciato sul tavolo del governo Monti, dopo i nostri decreti sul federalismo”. Dunque avanti tutta, anche se al vertice della Lega Nord veneta tira già aria di resa dei conti. Ma Zaia, problemi interni a parte, non intende fermarsi e per il prossimi mesi continuerà a muoversi tra il fronte del nord e il patto “alpino” già sottoscritto in Carinzia.

n burocratese si chiama “Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale” (Gect) ma per i giornali e le tv è stata ribattezzata “Euregio Senza Confini”. Luogo di nascita: Klagenfurt, “capitale del Land austriaco della Carinzia che insieme a Veneto e Friuli Venezia Giulia ha formalizzato la nascita del gruppo, nominando come suo primo presidente il governatore veneto Luca Zaia. Impossibile non cogliere il parallelismo con la macroregione del nord Italia, anche se in questo caso si tratta di uno strumento previsto dalla legislazione europea. “Sono orgoglioso di ricoprire questo incarico prestigioso per i prossimi tre anni – ha dichiarato – e ringrazio per la fiducia accordatami dai colleghi delle altre due regioni che compongono oggi Euroregio, una realtà destinata ad allargarsi, ampliando così anche il suo potenziale e la sua forza in ambito comunitario. Con questa scelta celebriamo definitivamente la chiusura di un capitolo durato 34 anni, quello di Alpe Adria, un organismo che già da tempo ha esaurito il suo compito, e avviamo questa nuova esperienza che si caratterizza per la concretezza delle azioni che possiamo avviare insieme. E’ il caso del Corridoio Baltico Adriatico, il progetto principe ad oggi di questa alleanza, che consentirà di collegare il nostro mare e i nostri porti a quelli del nord Europa”. Nel dettaglio il “Gect”, è uno strumento dell’Unione Europea creato nel 2006 per definire un quadro legislativo unico per le Euroregioni. Grazie al riconoscimento della personalità giuridica, permette a territori regionali e locali di diversi Paesi dell’UE di avviare forme di collaborazione superando gli ostacoli derivanti da differenti strutture giuridiche, contabili e di gestione. I membri di un gruppo, ad esempio, potranno concorrere a bandi di finanziamento europeo congiuntamente, favorire l’integrazione dei sistemi di trasporto, cooperare in ambito turistico e per fornire servizi pubblici e locali. Per la prima volta vi partecipa una regione a statuto ordinario come il Veneto. Il prossimo passo potrebbe essere l’allargamento del gruppo alla Slovenia e all’Istria croata.

Aria di “secessione”. Il Consiglio veneto si mobilita e chiede più poteri alla Regione

Pioggia di milioni Sui Comuni di ConFine Pronti a Fare le valigie

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on ci sono solo i progetti “macro” ed “euro” che guardano ben oltre i confini regionali. Il Veneto in casa propria deve fare i conti anche con le spinte secessioniste dei Comuni di confine che, in più occasioni, hanno manifestato la volontà di passare dall’altra parte, vale a dire in Trentino - Alto Adige o in Friuli, regioni a statuto speciale considerate più generose e attente verso i propri cittadini e imprese. Così, tra la chiusura delle urne e lo spoglio elettorale, il Consiglio Regionale del Veneto si è riunito per prendere posizione e dare una risposta politica ma anche istituzionale. Ecco allora la risoluzione, presentata dalla Lega e votata a maggioranza (contrario il Pd) che impegna la Giunta regionale ad “attivarsi presso il Governo e il Parlamento affinché

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si dia alla Regione Veneto l’autonomia fiscale, amministrativa e legislativa necessarie ad attuare adeguate e più efficaci politiche perequative a favore dei territori di confine, al fine di ridurre le attuali differenze con Trentini Alto Adige e Friuli Venezia Giulia e arrestare così l’emorragia delle comunità venete”. Tradotto, più poteri al Veneto, con una ulteriore proposta - provocazione. Il Consiglio chiede infatti a Roma di dare il via libera alla “secessione” dei Comuni di confine, dall’Altopiano di Asiago all’Ampezzo, che hanno sancito con un referendum la volontà di passare in Trentino. Intanto arriva anche la risposta istituzionale, su iniziativa della giunta veneta. L’assessore Roberto Ciambetti ha messo a punto il protocollo d’intesa per attuazione del “Fon-

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do per la valorizzazione e la promozione delle aree territoriali svantaggiate confinanti con le Regioni a statuto speciale”. Si tratta di recuperare quasi 39 milioni e mezzo di euro di risorse statali e investirli per migliorare le condizioni di vita dei residenti in questi territori di confine, vincolando l’utilizzo del fondo al finanziamento di progetti volti allo sviluppo economico e sociale. I Comuni veneti che hanno presentato istanza di finanziamento sono 63. L’assessore al bilancio Roberto Ciambetti: “Sono intervenuto per consentire ai Comuni di incamerare queste somme nei propri bilanci e spenderle utilmente a favore delle comunità amministrate senza che vi siano problemi connessi con i limiti determinati dal patto di stabilità”.

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Voci da palazzo 33 13 Enti locali Niente quorum a Rocca Pietore, Canale, Cesiomaggiore, Falcade, Feltre, Gosaldo e Arsiè

L’opinione

Comuni in fuga verso le province autonome “H

Dario Bond, Popolo delle Libertà

“Segnale PolitiCo Forte e ineQuivoCaBile a roma”

Il referendum dei comuni bellunesi è fallito ma la Regione incalza il Governo per l’autonomia fiscale, amministrativa e legislativa

o votato a favore delle mozioni referendarie, perché, in un momento Dario Bond storico come questo, era importante dare un messaggio forte e inequivocabile a Roma. Non c’è storia: il nuovo Parlamento dovrà tenere in considerazione questo nostro grido d’allarme. E’ il momento giusto per parlare di autonomia e attuazione concreta del federalismo. In questi ultimi mesi le autonomie locali sono state attaccate su più fronti, adesso dobbiamo riscattarci. Sono convinto che una presa di posizione chiara e netta metta il Parlamento con le spalle al muro. Adesso sarà più difficile per Roma non mettere mano alle disparità di trattamento tra Regioni a statuto speciale e Regioni ordinarie. La Regione del Veneto si è assunta la propria responsabilità con questo atto coraggioso, il Parlamento dovrà fare altrettanto”.

di Fortunato Marinata

Federico Caner, Lega Nord

“le riSorSe di Bolzano attraggono le noStre aziende oltre ConFine”

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iancarlo Galan, nel 2005 non l’aveva presa bene la decisione di Lamon di staccarsi dal Veneto. L’allora governatore del Veneto era arrivato a scontrarsi con la sua stessa Giunta. A minacciare le dimissioni, per giunta. Con veemenza si era scagliato contro il parere favorevole espresso della Commissione bicamerale per le questioni regionali al disegno di legge costituzionale sul distacco del piccolo comune bellunese dalla Regione del Veneto. “Se il Parlamento dovesse approvare il provvedimento legislativo con il quale si consentirà l’effettivo distacco di Lamon dal Veneto, la Regione – spiegava Galan - impugnerà la legge di fronte alla Corte Costituzionale e questo perché, in buona sostanza, noi riterremmo il provvedimento basato sulla più plateale violazione delle regole costituzionali che disciplinano la distribuzione delle risorse nell’ambito della Repubblica”. Come andò lo sappiamo tutti, lo scorso settembre (dopo sette anni dal referendum) la Camera ha rinviato in commissione la proposta di legge costituzionale per il passaggio del comune dalla provincia di Belluno a quella di Trento. Il Governo della crisi sollevò dubbi sulla copertura economica dell’operazione e al piccolo comune diventato famoso, oltre che per i fagioli, per essere stato il primo fra i comuni bellunesi a percorrere la strada del referendum, non è rimasto altro che vedere andare in fumo ogni aspirazione separatista. La strada però era aperta e con il governo regionale sensibile al secessionismo deve essere parsa addirittura quasi in discesa. Del resto il tema delle risorse per i comuni di montagna della provincia bellunese è un tema di sopravvivenza che da sui nervi appena guardano oltre il confine regionale. Le stesse pietre e le stesse difficoltà, infatti, ottengono ben altra considerazione nelle vezzeggiate province autonome di Trento e di Bolzano dove la maggiore disponibilità di risorse e contributi, garantiti costituzionalmente, consente alla popolazione di montagna l’erogazione di quei servizi pubblici oggi indispensabili per mantenere vive le loro comunità. Su questo punto ogni volta si apre il dibattitto se sia ancora necessario mantenere immutate le prerogative speciali di cui godono Valle d’Aosta, Sardegna, Sicilia, Trentino-Alto Adige e Friuli ma in mancanza di risposte convincenti (non c’è stato altro oltre al parziale recupero delle Regioni a statuto ordinario consentito dalla modifica del Titolo V della Costituzione che ormai risale al 2001) rimangono comunque in molti a volerne beneficiare. Lamon non è stato l’unico. Lo scorso mese Rocca Pietore, Canale D’Agordo, Cesiomaggiore, Falcade, Feltre, Gosaldo e Arsiè hanno aperto i seggi per consentire una consultazione referendaria tra i propri cittadini, sull’opportunità di cambiare provincia e passare al trentino. Ma non c’è stato un plebiscito. Tutt’altro: in nessuno dei comuni al voto è stato raggiunto il quorum. Un peccato per il governatore Luca Zaia che invece aveva sperato in una partecipazione molto forte e sufficientemente agguerrita da richiamare sull’argomento l’attenzione del Governo, ammesso che ce ne sarà uno. L’occasione, tuttavia, è stato presa come una palla al balzo dal Consiglio Regionale che ha portato al voto, poi approvata, una risoluzione con la quale è stato chiesto l’impegno della Giunta regionale ad “attivarsi presso il Governo

e il Parlamento affinché la Regione Veneto ottenga quelle prerogative necessarie ad attuare adeguate e più efficaci politiche perequative a favore dei territori di confine, al fine di ridurre le attuali differenze con Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia e arrestare così l’emorragia delle comunità venete”. Nella stessa occasione, inoltre, la Giunta è stata invitata ad attivarsi presso il Parlamento nazionale affinché sia possibile procedere, come stabilito dall’articolo 132 della Costituzione, all’esame e all’approvazione di una legge che definisca il passaggio dei Comuni di Lamon, Sovramonte, Asiago, Conco, Enego, Foza, Gallio, Lusiana, Roana, Rotzo, Cortina d’Ampezzo, Colle Santa Lucia, Livinallongo del Col di Lana e Pedemonte dal Veneto al Trentino Alto Adige, accogliendo così la richiesta inequivocabile delle popolazioni locali. Avvincente è stato il dibattito tra gli scranni di Palazzo Ferro Fini. Il capogruppo leghista Federico Caner ha osservato che le motivazioni che hanno spinto al referendum i Comuni, in prevalenza bellunesi, sono di ordine culturale - identitario ma anche economico. Secondo Sergio Reolon del Partito Democratico al centro dell’attenzione sarebbe dovuta essere posta l’intera questione alpina perché i referendum sono stati una scelta di sopravvivenza di una montagna veneta altrimenti destinata ad una morte annunciata. A suo giudizio il vero obiettivo è realizzare il rafforzamento dell’autonomia delle province montane così come stabilito dall’art. 15 del nuovo Statuto veneto. Per Pietrangelo Pettenò della Federazione della Sinistra e firmatario di uno dei documenti in discussione la politica delLA Regione Veneto, dal 2005 non ha saputo dare risposte convincenti. “Non serve - ha detto - inseguire il mito della Provincia di Belluno, ma decentrare agli enti locali di tutta le zone montane competenze e risorse affinché possano garantire servizi essenziali in sanità e nell’istruzione”. Secondo il vicepresidente leghista del Consiglio Matteo Toscani non si può dire di no alla volontà liberamente espressa dai cittadini dei Comuni che hanno organizzato i referendum, recuperare il tempo perduto e dare attuazione allo Statuto. Antonino Pipitone di Italia dei Valori ha invitato ad analizzare il fenomeno dei referendum osservando inoltre che non è normale per una Regione accettare l’amputazione del proprio territorio. Le disparità con le Regioni limitrofe sono indubbie - ha concluso - l’assemblea veneta deve, quindi, legiferare per dare le giuste risposte alla montagna a partire dal bilancio di previsione 2013. Stefano Fracasso del Pd ha ribadito che l’obiettivo deve essere l’autonomia differenziata per la montagna previsti dalla Costituzione e dallo Statuto veneto per garantire i servizi ai cittadini di queste aree. Mariangelo Foggiato di Unione Nordest invece si è detto convinto che qualsiasi documento non servirà a nulla. “Passando la palla al Parlamento nazionale - ha concluso - il Parlamento veneto abdica al proprio diritto-dovere di legiferare in queste materie”.

FoCuS QuaSi 40 milioni di euro Per i Comuni ConFinanti

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a Giunta veneta ha recentemente approvato lo schema di protocollo d’intesa che disciplina i rapporti tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Regione del Veneto in riferimento agli adempimenti previsti per l’attuazione del “Fondo per la valorizzazione e la promozione delle aree territoriali svantaggiate confinanti con le Regioni a statuto speciale”. “Si tratta di un fondo istituito nel 2007 presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri che ammonta a 39 milioni e 408 mila euro. I Comuni veneti che hanno presentato istanza di finanziamento sono 63 e già da alcuni mesi hanno la disponibilità le risorse loro assegnate per la realizzazione dei relativi progetti: 16 milioni e 221 mila euro sono andati alla macroarea confinante con il Trentino Alto Adige (34 Comuni, di cui 14 della provincia di Belluno, 12 della provincia di Vicenza, 8 della provincia di Verona) e 23 milioni 187 mila euro alla macroarea confinante con il Friuli Venezia Giulia (29 Comuni, di cui 14 della provincia di Belluno, 8 della provincia di Treviso, 7 della provincia di Venezia).

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Federico ’aver votato in Consiglio la nostra risoluzione, dopo che proprio la Lega Caner è riuscita a far convocare una seduta straordinaria sul tema dei Comuni secessionisti, è un passo fondamentale per l’autodeterminazione di quei cittadini di montagna che hanno scelto con referendum il passaggio al vicino Statuto Speciale. La risoluzione impegna chiaramente il Governo e il Parlamento ad approvare definitivamente l’iter di secessione: in questo modo diamo una risposta forte a quelle popolazioni che da troppi anni la attendono. Mentre le giuste rivendicazioni dei nostri Comuni secessionisti sono impaludate nelle Commissioni parlamentari, Luis Dürnwalder usa le risorse della propria Autonomia per attrarre le nostre aziende venete oltre confine. Questo dimostra anche che lo Statuto speciale non serve più, come 60 anni fa, per colmare un gap di una minoranza rispetto al resto del Paese, ma per attivare politiche economiche fortemente competitive verso aree limitrofe a specificità ridotta. E’ necessario perciò rivedere queste discrasie. Se il modo scelto dalle popolazioni di confine è il passaggio alla Provincia o Regione vicina, non bastando più neanche l’elemosina del Fondo Brancher, la Lega Nord appoggia la loro scelta ed oggi conferiamo alla Giunta un mandato forte per portare a Roma le istanze di queste genti di montagna. La subalternità rispetto alle Autonomie speciali e le ingiustizie quotidiane che gli abitanti della nostra montagna vivono sulla propria pelle, devono trovare una risposta e una soluzione anche da parte del Veneto. Ben si comprende quindi la loro voglia di passare dall’altra parte, una scelta che per le 16 comunità referendarie significherebbe più risorse, più agevolazioni, meno imposte locali. C’è sicuramente una ragione culturale ma anche una economica che non è meno importante. Come Lega, pur non contenti che i confini territoriali si sfaldino, siamo convinti che questa causa referendaria porterà a Roma il dibattito sulla necessità di autonomia di tutto il Veneto, regione che versa 17 miliardi di residuo fiscale l’anno ma che è ultima in Italia per trasferimenti statali pro-capite”.

Matteo Toscani, Lega Nord

“il veneto ha Fatto la Sua Parte, il Parlamento non ha PiÙ aliBi”

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a Lega Nord ha fatto bene a chiedere la convocazione straordiMatteo naria del Consiglio Regionale. Se non lo avesse fatto, i ComuToscani ni referendari sarebbero ancora in attesa, e chissà per quanto tempo ancora, di una risposta. Il Consiglio non può che scusarsi per gli anni trascorsi senza affrontare lo scottante argomento. Tuttavia, la risoluzione della Lega Nord approvata, seppur tardivamente, è un capitolo importante nel rapporto tra Regione e territorio. Il Veneto ha fatto la sua parte, ha adempiuto al suo dovere: ora Governo e Parlamento non avranno ulteriori alibi per tenere bloccate le aspettative di migliaia di cittadini espresse con regolari e partecipati referendum consultivi. I temi della parità di condizioni delle Regioni, con il ‘livellamento’ verso l’alto della carenza di risorse della nostra Regione e l’applicazione dell’art. 15 dello Statuto per la provincia di Belluno e la montagna veneta, sono oltremodo attuali e sentiti. Pietrangelo Pettenò, Federazione della Sinistra

“oCCorre deCentrare alle zone montane ComPetenze e riSorSe”

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on serve - ha detto - inseguire il mito della Provincia di Belluno, ma decentrare agli enti locali di tutta le zone montane competenze e risorse affinché possano garantire servizi es- Pietrangelo Pettenò senziali in Sanità e nell’Istruzione”.

Mariangelo Foggiato, Unione Nordest

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ualsiasi documento non servirà a nulla. Passando la palla al Parlamento nazionale il Parlamento veneto abdica al proprio diritto-dovere di legiferare in queste materie”.

Mariangelo Foggiato


34 14 Cultura veneta Grandi mostre A Palazzo Fortuny fino all’8 aprile

L’influenza di Wagner ante e post mortem nelle arti tra ‘800 e ‘900 In Italia, terra della musica lirica e di Giuseppe Verdi, è esistita un’influenza tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 del wagnerismo nelle arti visive di Alain Chivilò

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a mostra “Fortuny e Wagner. Il wagnerismo nelle arti visive in Italia” a Venezia presso Palazzo Fortuny fino all’8 aprile onora il bicentenario della nascita di Richard Wagner (Lipsia 1813 – Venezia 1883) partendo da una constatazione di base: in Italia, terra della musica lirica e di Giuseppe Verdi, è esistita un’influenza tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 del wagnerismo nelle arti visive. Il luogo scelto per dimostrare tale tesi è la dimora di Mariano Fortuny che in questi anni ha unito, in numerose mostre, contemporaneità con ambiti del Simbolismo e del Liberty. Anche in questa esposizione si possono scorgere lavori di Antoni Tàpies, Bill Viola, Anselm Kiefer e Joan Brossa ma in tale sede non sono il soggetto principale. Infatti le oltre 150 opere, composte da dipinti, sculture, disegni, incisioni, cartoline, illustrazioni, riviste e libri evidenziano la vasta diffusione in Europa, tra Simbolismo e Art Nouveau, di tematiche quali per esempio Parsifal, Sigfrido, Tristano, le valchirie e le così chiamate fanciulle-fiore. Un fascino che partì dal movimento del Romanticismo e soprattutto dalle sinfonie di Wagner. Una continua evocazione a vari livelli visivi, che tramite un’iconografia istituzionale e una compenetrazione di diversi significati ha trovato un’assimilazione in fasi artistiche, quali il movimento culturale simbolista e del Jugendstil. In questo periodo pervade dunque

una sensualità musicale che coglie le remote radici dell’essere. Ecco che Mariano Fortuny (Granada 1871 – Venezia 1949), a livello postumo come anni del suo agire, trova in tutte queste influenze una base di partenza, per elaborare nel suo cammino artistico un ciclo di lavori prettamente wagneriani. Come un predestinato, quando Wagner morì a Venezia il 13 febbraio 1883, Mariano all’età di dodici anni era con Giovanni Boldini a Parigi che poneva le basi a quei semi di passione per il teatro e per le scenografie che si svilupperanno successivamente in abbinamento ad altre arti. Fu l’incisore e scultore spagnolo Rogelio de Egusquiza a trasmettere al giovane l’adorazione per la musica di Wagner, prendendo corpo nell’ultimo decennio dell’ottocento con i viaggi a Monaco di Baviera e Bayreuth. I primi lavori di Mariano abbandonano dunque l’accademismo iniziale per entrare in area

Alcune opere presenti alla mostra

In mostra i lavori di Antoni Tàpies, Bill Viola, Anselm Kiefer e Joan Brossa simbolista associando luoghi e personaggi del compositore tedesco. Ulteriori disamine lo conducono a elaborare la “Cupola”, ossia una nuova concezione dell’illuminazione scenica che innova i fondali dipinti che campeggiavano nei teatri dell’epoca. Così affermava: “Tutto quello che vidi e sentii, mi accese maggiormente nel desiderio di realizzare nuovi

mezzi, forme e nuovi aspetti per accrescere gli effetti generali del teatro. Ricordo ancora qualche particolare della scena dell’Oro del Reno che scontentava la mia fantasia giovanile. L’effetto del fiume in lontananza mancava di efficacia per un gioco di luce non bella”. Dunque Palazzo Fortuny, visitabile nella sua completa interezza data dalle stanze aperte,

crea percorsi di dialogo tra le opere di Mariano e altri artisti quali per esempio Eugenio Prati, Adolfo Wildt, Gaetano Previati e Lionello Balestrieri. Un’esposizione complessa ma godibile, che permette d’iniziare una disamina di quel percorso dell’Ottocento che ha trovato nei primi decenni del secolo successivo elementi d’influenza e di rimandi.

Gianni Berengo Gardin, Maurizio Galimberti Scatti d’autore a Venezia

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a città lagunare, in sedi prestigiose, propone due mostre che tracciano la storia della fotografia italiana e internazionale. Se pur separati dal canale della Giudecca e dal Canal Grande, sono messi in dialogo a distanza due artisti di generazioni diverse: Gianni Berengo Gardin (Santa Margherita Ligure 1930) e Maurizio Galimberti (Como 1956). Ognuno di questi intende in modo diverso il modo di fotografare, ma entrambi testimoniano il passare del tempo bloccando istanti di contemporaneità. La mostra “Gianni Berengo Gardin. Storie di un fotografo”, presso la Casa dei Tre Oci fino al 12 maggio, rappresenta un’approfondita antologica con 130 fotografie che toccano diverse tematiche del Maestro ligure. “Le immagini sono ciò che conta” così afferma Berengo Gardin che nel bianco e nero ha trovato il suo personale credo artistico. Di conseguenza la pellicola è il mezzo ideale in contrapposizione a tutto quello che oggi è digitale. In questa sede il colore non è contemplato perché “distrae il fotografo e chi guarda”, tanto da far risaltare più l’abbigliamento o l’ornamento che la fisionomia dei soggetti impressi. C’è però un rimando alla televisione, ai grandi insegnamenti dei fotografi del passato e a quelle storiche produzioni cinematografiche, che con i due colori base hanno segnato l’immaginario collettivo di più di una generazione. Le sue collaborazioni sono vastissime da Il Mondo, il Touring Club Italiano, l’Istituto Geografico De Agostini di Novara fino ad aziende quali Ibm, Olivetti e Fiat. Le tematiche affrontate invece sono innumerevoli dall’India dei villaggi, agli zingari di Firenze e Palermo, ai baci e abbracci, alla Gran Bretagna, a New

York, a Dentro le case, fino a Venezia e la sua Biennale d’Arte solo per citarne alcuni. Siamo di fronte a delle storie in cui Berengo Gardin ha saputo carpire dei segreti, che sono sempre tenuti celati, portandoli così all’occhio di tutti. Un’abilità unica che lo fa diventare il Maestro del bianco e nero. A dimostrazione di ciò, una piazza San Marco, vista dai Mori con l’acqua alta, permette al sole di specchiare riflessi unici, dando alla composizione una visione ulteriore. Frammenti atemporali di vissuto quotidiano e di luoghi che riecheggeranno per sempre, rispetto a una società che consuma e brucia tutto rendendo banali e sorpassate situazioni che invece fanno ancora parte di noi. La fotografia arriva dopo la televisione, ma consente di approfondire maggiormente superando la superficialità che l’antico tubo catodico crea. A Palazzo Franchetti invece, presso l’Istittuto Veneto di Scienze, Lettere e Arti fino al 12 maggio si fa un balzo

generazionale con la mostra “Maurizio Galimberti. Paesaggio Italia”. In scena più di 150 click che uniscono diversi scenari ambientali del nostro paese. Un ampio passaggio antologico che evidenzia la maturità e gli alti livelli compositivi. Il credo principale di Galimberti è dato dal metodo Polaroid che consente la visualizzazione immediata dello scatto, tanto da farne uno dei principali esponenti, perché come lui stesso afferma “vivi il tuo progetto in diretta, avendo azzerato i tempi d’attesa e questo è molto bello. Sei più concentrato, vivi in diretta e sei maggiormente all’interno del progetto che svolgi. Inoltre sei più diretto con lo sguardo e con l’azione di cattura dell’immagine”. Le foto esposte si possono inquadrare in quattro tecniche realizzative diverse. I “Mosaici”, tecnica che l’ha fatto conoscere, consistono in una sequenza di singole Polaroid che affiancate costituiscono una griglia composta di singoli particolari di un luogo o

persona. La visione complessiva permette di ottenere un quadro unico del soggetto impresso, fornendo nel contempo una sorta di cineticità complessiva. Come afferma “non sono banali perché l’architettura è affascinante se scattata con rispetto di te stesso e del paesaggio che fotografi. Una realtà dilatata che ti sorprende sempre in modo intimo”. Il “Ready-made”, di duchampiana origine, parte da oggetti quali cartoline, mappe, lettere, fogli pubblicitari dove scatta su porzioni selezionate dell’oggetto, riquadrandolo successivamente con l’isolamento di particolari che così vengono assemblati. Le “Singole” rendono visibile una dimensione intima dell’artista, mentre le “Manipolazioni” gli permettono di sfocare e di cambiare i soggetti stessi con vari effetti. Ecco che nel lungo percorso i paesaggi dell’Italia sono resi attuali a un occhio contemporaneo voglioso di nuove visioni. Al.Ch.



36 Oroscopo ARIETE 21/03 AL 20/04

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FASCINO L’EROS VIENE U N PO’ AFFOSSATO DALLA POSIZIONE DEI PIANETI MA L’INTESA AFFETTIVA NON NE RISENTE. GODEVI GLI ABBRACCI · S ALUTE SFOLTITE GLI IMPEGNI E NON SOTTOVALUTATE PICCOLI MALESSERI. RISPARMIATE ENERGIE: IL CAMBIO DI STAGIONE VI AFFATICA

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ASCINO VI ATTENDONO LITI TESTUOSE E POLEMICHE A NON FINIRE. ANCHE SE LA PASSIONE NON VI ABBANDONA NON VI BASTA · SALUTE CORSE ALL’ARIA APERTA E PIEGAMENTI RINFORZANO IL FISICO E IL VOSTRO GIROVITA NE RISENTE IN POSITIVO. METTETECELA TUTTA

Oroscopo L’ILLUSIONE È UN ERRORE DEI SENSI, UN INGANNO DELLA MENTE, UNA SPERANZA VANA Il RIstoRante

BILANCIA 2 3/09 AL 22/10

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SCORPIONE DAL 23/10 AL 22/11

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CANCRO 22/06 22/07

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LEONE 23/07 AL 23/08

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