Bassapadovana lug2015 n84

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Argomento del mese 5 L’alleanza con Venezia non convince

er Bitonci non conviene La Provincia di Rovigo “I diritti di pesca spettano per legge a noi”

Il Polesine, contrario, si sente a “rischio” di Lorenzo Zoli

L

’idea della città metropolitana lanciata nelle prime interviste dal neosindaco di Venezia Luigi Brugnaro spaventa e irrita il Polesine. Per un motivo molto semplice: il primo cittadino ha paventato addirittura una assunzione di competenze più o meno dirette anche su parte del Basso Polesine. Il che ha immediatamente fatto scattare la controffensiva in primo luogo della Provincia di Rovigo che, per quanto rimaneggiata e dal futuro assetto incerto, ha preferito mettere bene i punti sulle “i”: i diritti di pesca non si toccano. Perché proprio qui sta la ricchezza del Basso Polesine. La pesca, di mitili e molluschi ancora prima che di pesce vero e proprio. “Al di là delle assunzioni di competenza e di mire espansionistiche che mi sanno tanto di un novello doge – commenta caustico il presidente di Palazzo Celio – magari a Venezia potranno anche aspirare a prendersi il mare, ma i diritti di pesca spettano per legge alla Provincia di Rovigo”. Né il progetto partorito in laguna pare convincere maggiormente il nuovo sindaco di Rovigo Massimo Bergamin: leghista convinto, rilancia: vuole creare una Rovigo extralarge, nel senso di andare ad accorpare i Comuni della cintura del Medio Polesine che sono distribuiti a corona attorno al capoluogo. Il tutto in una ottica di razionalizzazione dei servizi e di accorpamento. Anche se il recente naufragio del referendum per la creazione di Civitanova Polesine brucia ancora parecchio. E soprattutto il tutto senza alcuna mira espansionistica, ma piuttosto per perseguire un abbattimento dei costi e un miglioramento dei servizi. L’impressione è che l’uscita di Brugnaro, in Polesine, sposti molto poco gli equilibri e i progetti. Le strade da percorrere e i progetti da valutare appaiono di ordine molto differenti. E, in ogni progetto di accorpamento, come tante esperienze naufragate prima ancora di iniziare hanno insegnato, non si deve perdere di vista il criterio dell’omogeneità.

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Massimo Bitonci

Il sindaco di Padova contrario da sempre

“Noi lavoriamo alla Grande Padova” S

ul progetto della Città Metropolitana Padova – Venezia – Treviso il sindaco di Padova Massimo Bitonci non ha cambiato idea in questi anni e non intende farlo adesso, nemmeno di fronte alla storica conquista del Comune di Venezia da parte del centrodestra. Qualche giorno dopo la sua elezione il neo sindaco Luigi Brugnaro ha rilanciato l’idea, discussa già in campagna elettorale, di un’area metropolitana ben più vasta del territorio circoscritto alle città di Padova e Treviso, che comprenda l’intero “bacino scolante” in laguna. Il che significa gran parte delle tre province, oltre a Venezia ovviamente, ma anche una porzione importante del territorio di Rovigo, Belluno fino a Pordenone. Insomma un’area vasta che comprende buona parte del Veneto, e non solo. Ma l’idea non va proprio a genio a Bitonci che, oggi come in passato, non prende nemmeno in considerazione l’idea di un “matrimonio” con la città Lagunare. Del resto il progetto del sindaco leghista è sempre stato quello di una Grande Padova, vista come alternativa alla città metropolitana disegnata dagli avversari di centrosinistra. Quindi, niente città metropolitana con Venezia, inglobando anche Noventa Padovana, Cadoneghe e Vigodarzere, i cui sindaci di area centrosinistra avevano appoggiato il progetto fin dall’inizio schierandosi a fianco dell’allora sindaco di Padova Flavio Zanonato. Contrari invece gli amministratori di centrodestra, a partire da Vigonza. Accanto alla motivazione di carattere politico Bitonci fa anche una valutazione economica, che prende le mosse dalla situazione in cui versa l’amministrazione veneziana. “Faccio i migliori auguri al neo eletto sindaco di Venezia – ha dichiarato Bitonci di fronte alla proposta di Brugnaro - il compito che ha davanti è gravoso. Amministrare un Comune con 50 milioni di buco non dev’essere facile, ma sono sicuro che un uomo pratico come lui riuscirà nell’impresa. I debiti di Venezia saranno saldati dai veneziani secondo le modalità che Brugnaro, in assoluta indipendenza, vorrà adottare”. Messo in chiaro questo, il sindaco di Padova prosegue ribadendo la sua intenzione: “Con Brugnaro il Veneto continua il suo percorso verso il cambiamento. Cambiamento che l’Amministrazione padovana ha deciso di interpretare anche con il progetto della Grande Padova, alternativo alla Città metropolitana tratteggiata da Zanonato, Rossi, Manildo e Orsoni. A Padova, da un anno, abbiamo iniziato a recuperare le perdite delle società partecipate che la precedente Amministrazione aveva affidato a mani a dir poco inesperte, sostituendo chi ha creato buchi con professionisti, avvocati e commercialisti che le riporteranno in attivo”. Del resto già nel 2012 l’allora parlamentare leghista Bitonci affermava che “la città metropolitana non conviene”, più o meno per gli stessi motivi: “L’unione con la realtà veneziana, anche qualora non diventasse accorpamento, per i padovani sarebbe sconveniente. Al debito del Comune di Venezia che blocca gli investimenti e rallenta i lavori per la salvaguardia del patrimonio storico-artistico, va aggiunto il miliardo di euro di buco accumulato dalle partecipate”. Ciascuno per la sua strada, aspettando di capire se anche l’idea della Grande Padova Nicola Stievano sarà destinata a rimanere nel fondo di un cassetto.


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