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Comuni plastic free di Marzia Pitirra

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o stop a livello nazionale dovrebbe arrivare a fine anno. Ma molti Comuni italiani hanno giocato d’anticipo predisponendo soluzioni alternative e sostenibili per sostituire la vecchia busta di plastica. Al momento partecipano all’iniziativa tutti i Comuni della rete Cittaslow, circa 70, ma secondo un primo censimento di Legambiente ad anticipare i tempi sono almeno 150 amministrazioni locali. Tra gli apripista c’è Caiazzo, in provincia di Caserta, Comune riciclone e sede del coordinamento nazionale delle Cittaslow. Il 26 aprile scorso, presso la sede romana dell’Anci, Associazione nazionale comuni italiani, Caiazzo ha presentato il progetto No plastic bag in partnership con Legambiente e Cittaslow rete Italia. Il Comune campano è il primo a sostituire la plastica con shopper in materiali biodegradabili e compostabili, grazie alla preziosa collaborazione con Novamont, l’azienda chimica produttrice del materbi, il materiale con cui si realizzano i sacchetti in amido di mais. Oltre a ridurre i quantitativi di plastica sul territorio, l’iniziativa ha l’obiettivo di migliorare ulteriormente la qualità della raccolta differenziata utilizzando contenitori compostabili secondo gli standard indicati dalle norme europee Uni En 13432 e Uni En 14995. «Grazie alla partnership con Novamont, il 24 luglio sono stati distribuiti gratuitamente a tutti i negozianti del paese i nuovi sacchetti realizzati con amido di mais – racconta Gaetano Chichierchia, responsabile ufficio Ambiente e relazioni con il pubblico al Comune – abbiamo potuto regalare più di 100mila shopper ai commercianti, per aiutarli in questo importante passo». La Campania dell’emergenza rifiuti conta un gran numero di Comuni “plastic free”, anche in provincia di Salerno e Napoli, da Baronissi a Pollica, da Gragnano a Qualiano. A Baronissi, ad esempio, racconta l’assesore all’Ambiente Valerio Ladalardo, «un 50% di esercizi commerciali ha avviato la conversione a contenitori in materiali biodegradabili, mentre agli altri stiamo dando il tempo di smaltire le scorte di magazzino. Sappiamo che è una spesa e in tempi di crisi non vogliamo gravare ulteriormente. Sono comunque già iniziati i controlli della Municipale». A Qualiano, invece, dal primo luglio tutti gli esercenti del territorio utilizzano solo sacchetti biodegradabili certificati. Dal Sud alla Val di Fiemme, dove i Comuni lavorano sulla “non produzione del rifiuto” già dal 2009. Qui si promuove l’utilizzo di sacchetti in mater-bi, coinvolgendo i punti vendita dislocati in tutta la zona e distribuendo

FOTO: © STEFANO SCARPIELLO/ imagoeconomica

In attesa della normativa nazionale tante Amministrazioni italiane hanno eliminato le buste in polietilene. Le località dove spopolano mater-bi e sporte multiuso

‘Non solo piccoli centri. Comune di Torino e commercianti hanno anticipato lo stop. Dal 2 aprile è scattato il divieto di produzione e commercializzazione’ buste campione in amido di mais e depliant informativi. Insomma, si è lavorato per diffondere capillarmente sul territorio l’idea di una spesa senza plastica. E se i piccoli comuni hanno fatto da apripista nella lotta al polietilene, anche le grandi città iniziano a muoversi. Torino ne è la prova. D’intesa con i commercianti anche il capoluogo piemontese ha anticipato l’entrata in vigore dello stop, con un periodo di transizione fatto di campagne informative rivolte a cittadini ed esercenti. Dal 2 aprile, poi, è scattato il vero e proprio divieto di produzione e commercializzazione degli shopper non biodegradabili. Spostandoci in Umbria, il Comune di Amelia, in provincia di Terni, con un’ordinanza ha previsto sanzioni per tutti i negozianti che, a partire dal primo giugno, non utilizzano buste in mater-bi o sacchetti pluriuso in materiali resistenti quali cotone o tela. «Amelia si unisce ai tanti altri comuni italiani che fanno il grande passo contro i sacchetti in plastica – afferma Francesco Ferrante, senatore del Pd e promotore del provvedimento che sancisce lo stop dei sacchetti inquinanti – La legge che avevamo fatto approvare nel 2007 prevedeva il divieto al 1 gennaio 2010, poi questo governo lo ha prorogato ancora al 2011. Già il fatto che molte catene di distribuzione e molti Comuni abbiano promulgato delibere anticipatamente è un buon segnale e la prova che ormai è maturo il passaggio al biodegradabile». settembre 2010 / La nuova ecologia

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