modo, egli affermava l’esistenza di una legione composta interamente da cristiani (tebana), la Legio I Maximiana, spostata da Tebe alla Gallia per combattere con l'imperatore Massimiliano.
Quando l’imperatore nel 286
ordinò di reprimere alcuni galli cristiani, che nella regione di Lione abbondavano, i soldati si rifiutarono e la legione venne decimata, con il sostegno e l'incoraggiamento di san Maurizio che ne era il comandante, fino allo sterminio dell'intera legione (6600 uomini), nel Canton Vallese (Svizzera). Anche se san Massimo non ne parla, pare che abbia fatto parte della stessa legione anche san Besso. Sfuggito al massacro in Svizzera, sarebbe riuscito a raggiungere le regioni alpine piemontesi. Braccato dai legionari di Massimiliano, sarebbe riuscito ad evangelizzare i montanari pagani della Val Soana (celebre il suo santuario a 2000 metri di altitudine) e probabilmente della valle di Cogne.
In realtà queste tradizioni non trovano nessuna
conferma nella storia militare romana, ma ciò nonostante il culto di Maurizio, dei tre martiri torinesi e di san Besso costituì una base essenziale per la cristianizzazione delle Alpi e per il rafforzamento della dinastia Savoia, che al culto di san Maurizio ha intestato l'Ordine Mauriziano. Ma la predicazione e l’insegnamento di san Massimo spaziavano in tutti i campi, dalla formazione spirituale profonda della fede dei suoi cristiani alla spiegazione dei misteri teologici più importanti, dall’incoraggiamento e l’incitamento alla resistenza davanti alle distruzioni dei barbari al costante richiamo dell’esempio dei martiri, dall’incitamento a liberarsi delle antiche superstizioni legate ai culti zodiacali e astrali alla concretezza e aderenza a tutte le varie situazioni che la città doveva attraversare. Non mancano le spiegazioni esegetiche bibliche, gli espedienti retorici, i rimproveri a quella parte del clero rilassata e pigra, al costante richiamo all’elemosina, come forma di assistenza ai fratelli più poveri.
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