ITALIA NON FINITA. UNA PROPOSTA DI ATTIVAZIONE

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1.6 Il paesaggio cemento

di

Il nostro paese ha sempre mostrato attenzione e sensibilità rispetto al tema della tutela e della conservazione del paesaggio sia come portatore di valore in se stesso, come luogo in cui si tutela agricoltura e biodiversità e come ambiente attraverso cui si esprime l’identità individuale e collettiva degli abitanti. Questo si riflette in una strutturata legislazione in merito; come rileva Salvatore Settis, “l’Italia è fra i pochi paesi al mondo che abbiano la tutela del paesaggio e del patrimonio culturale nella propria costituzione”1. Nonostante questo il nostro paese é, come abbiamo visto, soggetto più di altri al consumo di suolo, due fattori che possono spiegare perché sia favorita questa dispersione urbana indiscriminata possono essere, prima di tutto, il maggior peso che ha la rendita immobiliare, vista come il benerifugio per eccellenza, secondariamente il fatto che nel nostro paese sia stato promosso fin dal dopoguerra un modello di trasporto privato e su gomma. Il fattore principale é probabilmente individuabile

1

Settis Salvatore (2010), “Paesaggio costituzione cemento – La battaglia per l’ambiente contro il degrado civile”, Einaudi, Torino, 2010

nella convinzione, poi tradotta in strategia politica, che il benessere del paese sia proporzionale alla sua espansione e in particolare si misuri nello stato di salute del settore edile. Vale la pena di soffermarsi sulla legge Buccalossi (L. 10/1977) che, nell’art. 12, vincolava strettamente i proventi da oneri di urbanizzazione alla realizzazione, da parte dei Comuni, delle “opere di urbanizzazione primaria e secondaria, il risanamento di complessi edilizi compresi nei centri storici, le spese di manutenzione ordinaria del patrimonio comunale”. Questo principio é stato abrogato ad opera del Testo unico per l’Edilizia2, che ha sciolto i Comuni da questo vincolo rendendoli liberi di utilizzare i proventi anche per altre finalità. Data la fase di sofferenza economica che vivevano, molti Comuni sono stati in realtà in questo modo spinti a cercare nuove fonti di introito, fra cui gli oneri di urbanizzazione, l’Ici (imposta comunale sugli immobili ora trasformata in Imu) promuovendo le nuove costruzioni anche a costo di concedere eccezioni o deroghe ai piani regolatori, facendo così passare in secondo piano la tutela del territorio o le sue effittive esigenze. Un’altra legge che vale la pena di citare é il “Piano Casa” (2008), nata inizialmente con l’intento 2

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D.P.R. 380/2001, art. 136 c. 2, lettera c


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