Craxi
Le interviste Crainz: “Rovinò la politica italiana. Fu solo un falso riformista”
Vent’anni dopo la scomparsa del leader socialista che divide ancora il Paese di Giulio Seminara
A PAGINA 4 e 5
LIBIA
Formica: “Fu un rivoluzionario vittima dei poteri forti. Al Paese manca molto”
PERIODICO NUMERO 10 31/01/2020
tregua armata
Ruolo marginale dell’Italia nei negoziati
Il caso
I giovani non hanno smesso di fumare L’ex ministro Sirchia “La mia legge rimasta incompiuta”
di PATRIZIO RUVIGLIONI ALLE PAGINE 6 e7
L’emergenza
In corsia sempre meno medici “Pochi specialisti Bisogna agire velocemente”
di MARCO VALENTINI L’accordo di tregua raggiunto a Berlino lo scorso 19 gennaio sembra essere l’ennesimo pezzo di carta della crisi libica stracciato dalle armi. È stato bombardato, più volte nel corso della settimana, l’aeroporto di Mitiga a Tripoli e continuano le schermaglie, con rispettive accuse reciproche di violare il cessate il fuoco, mosse da entrambe le fazioni in lotta. Fazioni con a capo i due grandi nemici che non si sono voluti incontrare neanche a Berlino, dove hanno tuttavia, entrambi, siglato l’accordo di tregua. Haftar, 76 anni, è l’indiscusso leader della Cirenaica e dallo scorso aprile ha lanciato l’offensiva per la conquista di Tripoli, e Sarraj, il sessantenne presidente del governo libico, riconosciuto come legittimo dalla comunità internazionale. Rappresentano gli schieramenti che animano la sanguinosa guerra civile nel Paese nord-africano, e godono di importanti sponsor internazionali. Hanno messo a disposizione del generale Haftar ingenti risorse belliche ed
economiche Egitto, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Russia e in maniera non completamente dichiarata la Francia. Gode invece del sostegno italiano, del Qatar e di quello turco, il presidente Sarraj. Proprio Ankara e Tripoli hanno recentemente rinsaldato l’alleanza siglando un accordo che prevede l’avvio di trivellazioni nei fondali libici per l’estrazione del gas e l’invio di un contingente militare turco in difesa dei territori ancora sotto il controllo governativo. L’attivismo e l’ingerenza di attori esterni nello scenario libico sono dettati da agende e interessi legati alle risorse energetiche presenti in Libia e all’esigenza di riconquistare spazi strategici nel Mar Mediterraneo, oltre all’obiettivo, comune a tutti, di contrastare il proliferare del terrorismo jihadista.
ALLE PAGINE 2 e 3
di CHIARA CAPUANI A PAGINA 8