#10 gennaio 2012

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La biografia ufficiale dell’unico vero bunker in libreria da febbraio

2012


sommario

La-per-la

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«La storia dell’artistica e’ la storia di una passione. La storia di uomini che hanno dato vita ad una nuova realtà sociale, cresciuta di giorno in giorno, di mese in mese, di anno in anno. Raccontaci il tuo ricordo gialloblù, rendi omaggio a questa grande storia.» M.A.10

{Contents}

l’editoriale 4 aforismi 6 speciale Maya 11 lo spaccacalvè 18

5 elairotide’l 7 farò il 12 16 protagonisti 19 crediti

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l’editoriale

BUON ANNO POPOLO ARTISTICHINO

N

on poteva mancare un altro fantastico numero del nostro mitico giornaletto allo scoccare del 2012..anno di svolta e di catastrofi mondiali. Che allettante prospettiva. In questo numero troverete tanti gustosi articoli da leggere, alcuni eccezionali (ovvero i miei), e un sacco di curiosità sul mondo artistica. Tutto insomma come al solito. Ma se il prodotto esternamente sembra più o meno lo stesso, internamente, beh, è tutta un’altra musica. Non parlo del contenuto, dei testi, e di tutte queste cazzate. Quelle sono sempre quelle, la coperta in fondo è quella che è. Parlo piuttosto dell’amore e della passione che la redazione ha messo nella pubblicazione di questo nuovo artistichino! Mitica passione. Poi tanto valeva rassicurare tutto il mondo dei lettori (generalmente parto dal presupposto che tutto il mondo legga l’Artistichino) che il nostro amato pianeta è giunto alla sua fine. Perchè vivere nel dubbio no? Mi sono documentato, ho approfondito, e vi illustro il materiale che ho trovato sui Maya e tutta quella gentaglia. Ho fatto del mio meglio. Quindi, cari, lettori, state sereni: il mondo finirà. Del resto quel simpaticone di Zanni mi aveva messo la pulce nell’orecchio.. “guarda che un mio amico m’ha detto che un pianeta ci sta venendo addosso e buonanotte sogni d’oro..e sto mio amico è un fisico ricercatore a Trento”. Cazzo. Il fisico Zanni ha saputo da un fisico amico che il mondo sta finendo. Meglio documentare, portare prove. Le mie ricerche non confermano questa ipotesi, però non sono un fisico, quindi..boh, vedete voi. Poi ovviamente tante altre bellissime storielle sull’Artistica. Ho provato per l’ennesima volta ad intervistare Bunker ma i suoi si/no ad ogni articolata domanda mi hanno fatto ancora una volta mollar tutto sul più bello. Per il resto non sto qua a dirvi tutto, leggetevi il sommario e divertitevi. A tutti buon anno cari amici, le mie solite stronzate nell’editoriale le ho scritte. Adesso vado a dormire tranquillo, sereno, realizzato. Quando sei a posto con te stesso, non hai nulla da rimproverarti. Tenete botta gente!

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Michele Apolloni


elairotide’l

Il perché di una tale magrezza di Giorgio Zamboni

C

ome avrete modo di appurare questo numero ha una decina di pagine in meno rispetto al solito, qualcuno potrebbe pensare che sia un atto ecologista per il risparmio di carta, ma non è così. Le pagine mancanti sono connesse alla campagna da poco lanciata di raccolta di ricordi artistichini. È andata così. Appo mi manda un sacco di materiale per il nuovo numero, roba che scotta, testi che raccontano sprazzi di storia della nostra squadra, del nostro gruppo, del nostro soldatino, del nostro cuore. Niente da fare, mi dico, sono parole con un tale significato, così imbevute del nostro passato, che non posso permettere che vadano perdute tra le pagine di un numero qualsiasi della nostra rivista (controinterrogatorio: hai ragione ma se le pubblicavi qui, questo numero non poteva più definirsi un numero qualsiasi. In effetti è vero ma ho pensato più in grande). L’idea che abbiamo discusso in redazione vuole coninvolgere tutti, così da aggiungere, al materiale scritto da Appo, degli altri contributi scritti da tutti noi. Per un progetto che vuole racchiudere i nostri più bei ricordi passati insieme e targati Artistica. Per non dimenticare e perché le generazioni future, a cominciare dal Giovi, possano rendersi conto da quali psico-patologie eravamo afflitti. Ricordate: se tutti contribuiamo, il contributo finale ripagherà tutti! Spargete il verbo, ditelo a tutte le genti.

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parole

Aforismi “Quello che fa Messi con il pallone al Nou Camp, io lo faccio con un’arancia al Sigma.” Bunker “Quello a Rudy Gaetano non è stato un pugno volontario. Fosse stato volontario, sarebbe ancora a terra.” Calvè “Prima che Ibra arrivasse all’Inter, l’Inter non vinceva una scudetto da vent’anni. Prima che arrivassi io all’Artistica, l’Artistica manco esisteva.” Giò “Già avevo pochissima fede in Dio prima. Figuriamoci poi, quando ho saputo che La Rinascente aveva vinto 4 a 1 contro non so chi.” Appo “Contare i gol di tutti è un vero stress, preferirei contare solo i miei. A fine partita ho sempre un mal di testa tremendo.” Albi “Un giorno forse giocherò contro mio figlio a calcetto. Se succede la sua maglia sudata senza cuore artistichino sul petto va a lavarsela in una lavanderia pubblica”. Pier “Non mi sento fatto per giocare in una sola squadra. Sono un po’ come quelle donne che nella vita hanno più uomini. Certo, non mi sarei mai aspettato di diventare una puttana di questo livello”. Tommy

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scoop

ZANNI, IL 2012 ANNO BUONO: “FARÒ IL 12” di Michele Apolloni

P

otrà sembrarvi assurdo, cari lettori e carissime lettrici, ma Marco Zanatta nel 2012 giocherà nell’Artistica ACC. Un ruolo secondario, nel caso specifico portiere di riserva, ma potenzialmente fondamentale considerando le continue uscite di scena di Prisco. Una autentica bomba di mercato, uno scoop d’altri tempi, tanto insperato quanto atteso. Parlo di attesa perchè ad onor di cronaca le trattative per farlo giocare già ne 2011 non si erano certo sprecate: a più riprese, infatti, la dirigenza gialloblù aveva tentato di sfondare l’inamovibile posizione di Zanni, il quale però non ne voleva proprio sapere: “Sono vecchio” - continuava a ripetere - “lasciatemi in pace. Faccio l’osservatore, non vi basta?”. Evidentemente no, non ci bastava. La triste verità è che dai suoi continui viaggi in Svezia e Francia a cercar giocatori Zanatta tornava sempre con un pugno di mosche. Del resto lo sappiamo benissimo: l’unico veramente forte in Svezia è Ibra, che tra l’altro è serbo. Zanni si ostinava ad andar là, ma si è preso solo delle grandi gelate. Giocatori zero. La Francia poteva essere terra d’affari, ma quando ad una cena a casa a Casa Azzurri si è presentato dicendo “c’è questo Henry che non sembra male, ma pare che voglia andare in America”, tutta la dirigenza ha capito che qualcosa non andava. “Zanni non è fatto per far l’osservatore”, la conclusione comune è stata più o meno questa. Del

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resto è un po’ come in tutti lavori della vita: o ci sei portato, o non ci sei portato. Poi sempre imparare, è vero, ma perchè buttarsi via se sai fare dell’altro, no? E dunque perchè tentennare, perchè perder tempo, perchè lasciare quel ruolo di secondo portiere vacante. Zanni, per chi non lo sapesse, era portiere ufficiale della selezione calcio a 5 del Fracastoro, guidata da un certo professor Ugolini. Nel palmares un titolo provinciale vinto. Giocava con lui un quasi sconosciuto Carlo Perrotta, diventato poi un Sandro’s. Insomma, Zanni il suo passato di gloria ce l’ha avuto. E ha pure vinto. Di fronte a certe credenziali, l’Artistica si è fatta sotto a più riprese nel 2011, ma come ho detto prima il muro del no era inamovibile. Le acque si sono mosse verso fine ottobre, inizio novembre. Il giorno dei morti, così, a livello indicativo. Zanatta, in quel periodo concentrato per il dottorato (tra l’altro pienamente conseguito, complimenti), inizia a prendere in considerazione le offerte della nostra dirigenza. “La paura di passare da studente modello a eccellente bidello – ha commentato Pistocchi a tele unitn – deve averlo stupidamente indotto ad ascoltare i dirigenti artistichini. Ma attenzione, stupida non è l’idea di fare il portiere, stupida è l’idea di fare il secondo portiere. Uno come lui non va messo in discussione, è un super titolare! Perchè Zanni sta per accettare questa proposta? É assurdo”. Evidentemente non è stata la paura dell’eccellente bidello a far cambiare idea a Zanatta. Fosse stato solo per questo, ora sarebbe in un’altra squadra, probabilmente più blasonata della nostra. Qualcosa deve essere scattato in lui, nel suo cuore, e questo l’ha portato ad accettare le nostre offerte. Una vicenda lunga più di anno, fatta di telefonate notturne, incontri, offerte folli, rifiuti clamorosi. Una vicenda epica, con un lieto fine che fa piacere a tutti. Zanni non si è ancora presentato ai giornalisti ufficialmente, e deve ancora esprimersi a riguardo. La firma, però, è arrivata puntualmente nella Cene Elegante di Natale. Pochissime parole, “farò il 12”, e uno scatto per i fotografi qui riportato. Grande Zanni!

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focus

Manuale sulla fine del mondo (per negati) di Michele Apolloni

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S

21.12.2012 La Fine del mondo o l'alba di un nuovo inizio?

ono state formulate due diverse ipotesi di scenario sulla corrispondenza di questa data: l’ala di pensiero catastrofista ha previsto per il 21 dicembre 2012 la fine del mondo, mentre la corrente ottimistica prevede per tale data una serie di trasformazioni radicali del mondo, un periodo di pace globale e profonda evoluzione spirituale. Entrambi gli scenari profetizzati possono definirsi apocalittici tenendo conto del duplice significato del termine: o in senso figurato, come devastazione totale, cataclisma rovinoso, disastrosa sciagura, o nel suo senso etimologico di rivelazione.

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I Maya, un popolo ossessionato dal tempo

Maya avevano una vera ossessione del tempo. L’intero territorio dei Maya, con le sue centinaia di città di pietra, può essere classificato come un enorme monumento in stretta relazione con il tempo. Sulle mura che cingevano i campi per il gioco della palla (piccoli Bowl?) sui templi, sugli architravi, sui pannelli scolpiti, addirittura sulle conchiglie e sulla giada, per un periodo che abbraccia circa 1000 anni, i Maya incidevano le relative date non appena arrivavano alla conclusione dell’opera, oppure le incidevano per celebrare qualche avvenimento del passato. Ma perchè i Maya avevano questa ossessiva preoccupazione per il tempo? Perchè i Maya erano convinti che il tempo fosse ciclico e che la stessa influenza con le stesse conseguenze si ripetessero in ogni determinato periodo della storia.

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I

21 dicembre 2012 Fine del lungo computo

Maya, come altre culture mesopotamiche, misuravano il tempo utilizzando un sistema di tre calendari. I giorni erano organizzati attraverso un calendario religioso rituale della durata di 260 giorni (chiamato Tzolk’in), suddiviso in periodi di 13 giorni (trecene) ed utilizzato prevalentemente a scopo divinatorio, ed un calendario solare di 365 giorni (Haab’), suddiviso in 18 periodo di 20 giorni ciascuno. I Maya non misuravano gli anni, tuttavia le date di questi due calendari erano combinate tra loro per dare luogo a cicli di 52 anni per un totale di 52 cicli diversi ricorrenti. Un ulteriore calendario, il cosiddetto Lungo Computo, era basato sui movimenti del pianeta Venere. In questo calendario il tempo era diviso in una serie di cicli che cominciavano con la nascita di Venere. Ogni ciclo durava 1 milione e 872.000 giorni ed era suddiviso in ulteriori cicli (b’ak’tun) della durata di 144.000 giorni, suddivisi in 4 ulteriori sottocicli. Il 21 dicembre 2012 terminerà il 13° b’ak’tun, e con esso il Lungo Computo.

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Il codice di Desna

l Codice di Dresda è uno dei tre codici Maya sopravvissuti alla furia della conquista spagnola, che come sappiamo fece purtroppo terra bruciata dell’intera cultura Maya. Il Codice parla di eclissi, della rivoluzione sinodica di Venere, di riti religiosi e di pratiche divinatorie. È proprio questo Codice a fornire lumi su come il Lungo Computo del tempo scandito dal calendario Maya si arresti proprio il 21 dicembre 2012. Ma cosa sarebbe successo secondo i Maya alla fine del 13°b’ak’tun, ovvero alla fine del Lungo Computo? Cosa mai accadrà il 21 dicembre 2012? Sappiamo poco su come i Maya immaginassero la fine del calendario. L’unica immagine possiamo averla osservando l’ultima pagina del Codice di Dresda: in essa si vede l’acqua che distrugge il mondo, fuoriuscendo dai vulcani. Se la conquista spagnola avesse risparmiato la cultura Maya, oggi, probabilmente, ne sapremmo molto di più.

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La processione degli equinozi: l'era dell'acquario

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l 21 dicembre 2012 non è soltanto indicato come fine del Lungo Computo dei Maya, ma coincide con lo scadere della prossima precessione degli equinozi, che segna l’inizio dell’Era dell’Acquario. Osservato dalla Terra, il Sole si sposta in prossimità di una linea ideale (l’eclittica) che corrisponde alla proiezione in cielo del piano in cui giace l’orbita della Terra. Storicamente alle 12 costellazioni che si posizionano a cavallo dell’eclittica è stato dato un significato speciale e sono state raccolte nello zodiaco. Nel corso dei secoli ci si è accorti che il periodo dell’anno di visibilità delle costellazioni dello zodiaco è mutato. Ciò è avvenuto a causa del moto di precessione dell’asse terrestre (o precessione degli equinozi) che determina uno spostamento di 1° circa ogni 72 anni, con la conseguenza che ogni 2160 anni cambia la costellazione visibile in corrispondenza del sorgere del Sole nel giorno dell’equinozio di primavera. Nella tradizione astrologica occidentale, ciò determina la fine di un’era astrologica. Lo scadere dell’era dei Pesci, ovvero l’attuale era, è prevista proprio per il 21 dicembre 2012.

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protag

Brugnoli, e lo stile d

di Michele Apolloni

“Panta rei”, diceva Luciano De Crescenzo: “tutto scorre”. E come dargli torto? Passa il tempo, passano le gioie, i dolori, passano le persone, ed enfatizzando il concetto in ambito calcistico, passano i giocatori. La storia, le delusioni e l’esperienza ci insegnano che la maggior parte degli atleti che vestono una maglia fa fatica a cucirsela addosso, e prima o poi matura la voglia di cambiare aria. Ma ci sono giocatori che colpiscono fin dal primo momento in cui si mostrano con una maglia sulla pelle, che riescono a lasciare a bocca aperta per ciò che fanno con una palla al piede e per ciò che sono lontano dal rettangolo verde. Accostando questo concetto ai colori gialloblù, il primo nome che viene in mente è quello di Pietro Brugnoli. Il professore è molto probabilmente il fuoriclasse più completo degli ultimi anni artistichini: è riuscito fin da subito ad incarnare un calcio straordinario, sotto tutti i punti di vista. Riusciva, e talvolta riesce ancora, ad elevarsi una, due, tre spanne sopra gli altri 9 in campo, ma al contempo rimaneva, e se capita rimane ancora, sulla terra. Mai

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gonisti

Zamboni, dei migliori

una reazione scomposta, mai un gesto mosso dalla cattiveria pura, mai un atto di presunzione. Sempre sorrisi e compostezza, dentro e fuori dal campo. Ebbene, se a queste ultime parole (comprese quelle relative sul fuoriclasse più completo degli ultimi anni) volessimo cambiare solamente il soggetto e chiedessimo aiuto ad un ideale sistema di intelligenza artificiale, questo andrebbe immediatamente a pescare poco distante da Casa Azzurri, e dal database tirerebbe fuori il nome di Giorgio Zamboni. Giocano in un ruolo diverso, sì, ma Pier e Giò sono inequivocabilmente accomunati da un particolare: lo fanno straordinariamente bene, tanto da risultare i migliori della classe. E la forza, l’eleganza, la padronanza, la rapidità di esecuzione, la capacità di anticipare sempre la mossa avversaria, vanno in entrambi i casi di pari passo con quell’aura di pulito, di composto, di umano e rassicurante che rappresenta un dono di natura e che, ahinoi, è caro non a pochi, ma a pochissimi, in questa come in tutte le categorie del genere umano.

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vè lo spaccacal

di Marco Calvani

La pausa forzata che sta tenendo Prisco lontano dai marciapiedi di Quinzano ha fatto imbestialire molti clienti, ultimo il comandante De Falco che al telefono con Tommaso ordina: «Torna sul bordo cazzo! Torna sul bordo, è un ordine!» 18

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credits

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t r l’A ORE T T A D E CAPOR le Apolloni Miche

TORI T A D E R esani v A o t r Albe lvani a C o c Mar oni b m a Z Giorgio

TI N E D N nto) SPO I e r R T R ( O a C Zanatt o c r a M

FICO A R G TTO PROGE Zamboni Giorgio

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