Jug n 49:JUG new 16/12/10 16:25 Pagina 29
Tre anni fa ci hanno regalato il camper. Lo abbiamo dipinto di rosso e di giallo e ci abbiamo scritto sopra “Teatro e Musica” in grande, e che non ci manchi nulla. Un augurio, in due parole. La storia però era cominciata prima. I miei giravano con lo spettacolo di Manoviva e c’eravamo tutti: Girovago e Rondella in Manin e Manon, Timoteo alle percussioni, io all’occhio di bue e Tommaso tecnico di scena. Mancava solo uno strumento che ci accompagnasse. Facundo lo incontriamo a Martina Franca e, in veste di chitarrista ufficiale della compagnia, ci segue fino in Olanda. Poi tutto
cubo.libre@yahoo.it a cura di
Rugiada Grignani
viene di seguito: che Facundo ha un fratello e che suona anche lui, che pure noi si vuole fare di testa nostra e che a Ravenna ci sarebbe stato un festival di strada per le compagnie giovani. Abbiamo fatto le foto in costume, abbiamo scritto un breve testo e ci siamo presentati. Eravamo in quattro: con me mio fratello Timoteo, Facundo e suo fratello Santiago. Loro due chitarre e le percussioni, io il numero della pittura sul monociclo. Ci siamo messi a pensare, abbiamo avuto delle visioni abbiamo pensato di avere una visione e abbiamo cominciato a costruire il Cubo. Ne sono venuti fuori bauli, di cose. Genova - Bologna - Bologna Ravenna, in treno. Primo viaggio della compagnia Dromosofista. Una volta arrivati ci siamo infilati nel Cubo e ne è saltato fuori un delicato caos di trasformismi e musica. Una combinazione, delle combinazioni e dell’ empatia che ci superava e ci tornava indietro. Questo ci piace molto. È
per questo che decidiamo di prendere la cosa sul serio e ci stiriamo le camicie. Quando il Conte Schippa ci ha lasciato il suo camper noi siamo diventati una compagnia con il mezzo. Anche altri allora ci prendevano sul serio e ci chiedevano: Che è Dromosofista? Dromosofia - ovvero la filosofia, l’arte di amare la strada - l’abbiamo studiata da Girovago e Rondella, che oltre a essere la compagnia che mi ha sfornata, è la nostra sede, la calamita che attrae o respinge le nostre piccole teste di spillo, e un vocabolario. E poi è venuto lo spettacolo in duo, Facundo e io: Historieta de un abrazo. Suoniamo una manciata di
canzoni, a volte con i pupazzi, a volte di persona, a volte pupazzi e basta. E per noi si è aperto un altro mondo, e alla dimensione del teatro di figura è rivolta ora la nostra ricerca. Ma siamo sempre dromosofisti, perché quello che abbiamo trovato finora lo abbiamo trovato in strada: il circo, la musica, il lavoro. Dedicarsi a tempo pieno a questo sogno vuol dire andarsene, il più spesso possibile, e fare strada. E alla fine incontrare il polo dentro la bussola, solo lì, e tutto il resto intorno. Vedo la strada da fare, nel futuro, e quella da guardare. Prendere appunti, perderli, trovarne altri. Ma non sono miei, sono i tuoi. Combinazione: ci si ritrova. E allora non sarebbe bello fare il teatro di strada come lo intendiamo noi, con le uscite d’estate e quelle d’inverno, con il Carnevale in mezzo, che detestiamo, con i bambini delle elementari, il circo, i festival, gli in e gli off, i burattini, le fiere. Prendere tutto e farlo in teatro perché lì ci sono i camerini con la frutta secca e perché lì ci prendono sul serio e negli spettacoli tutto succede perché deve succedere e si può tornare indietro nel tempo, volendo.
giocoleria, aquiloni e giocattoli creativi a Cagliari, Via Oristano 1 tel/fax 070 653675 cdsca@libero.it
j u g g l i n g m a g a z i n e n u m e r o 4 9 d i c e m b r e 2010
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