Juggling Magazine #47 - june 2010

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Nicolas Cheucle

juggledeaf@gmail.com

www.gettheshoe.com intervista a Florian e Jochen Nel 2001 eravamo a Madrid tutti e tre i compponenti di Take That Out, il trio di passing che portavamo allora in scena. Ma Jochen rimase solo sei mesi, così io e Florian ci allenammo come duo per gli altri sei mesi. Poi tornammo a Berlino e per un anno o due continuammo a esibirci con Take That Out, ma dal momento che Jochen cominciava ad essere sempre più assorbito dal suo lavoro come programmatore informatico, io e Florian ci ritrovammo con tanti trick nuovi elaborati a Madrid e pensammo di mettere su un nuovo spettacolo. All’inizio avevamo l’idea di un numero all’interno di un combattimento, prendendo anche sequenze di film come ispirazione. Avevamo quasi tutto pronto, i trick, la sequenza, ma non trovavamo qualcosa che ci piacesse. Nel 2004 incontrammo il nostro regista, con lui pensammo alla storia delle scarpe e grazie ad un ingaggio di qualche mese al Chameleon di Berlino, che ci permise di portare in scena ogni giorno lo spettacolo e di affinarlo nei dettagli, in un anno riuscimmo ad amalgamare tutto e inserire i personaggi. Nel 2005 fummo invitati a partecipare al Cirque de Demain, fu il nostro debutto nel mondo dei professionisti. Da allora siamo stati in Giappone, in Cina, a Montecarlo... non è facile entrare nello show business a questi livelli, devi lavorare duro, farti vedere in giro il più possibile, ma una volta che sei dentro ti si aprono porte incredibili. Centinaia di date all’anno, una cosa per me bellissima, viaggiare sempre, posti e gente nuova, e avere la possibilità di farlo praticando quella che è la tua passione per me è il massimo. Dopo alcuni anni che ti esibisci con lo stesso act, cominci a pensare anche di voler fare altro, ma non viviamo il numero come qualcosa di vecchio. Abbiamo impiegato due anni perché trovasse la sua forma matura, perché non ci sentissimo più nervosi sul palco e imparassimo a recuperare gli errori con bravura, perché ce ne sono sempre un paio ogni sera! E poi guardandoti intorno vedi grandi professionisti che fanno lo stesso numero da venti anni... comunque al momento stiamo lavorando ad un nuovo

numero con le palline, così da poter offrire due spettacoli diversi. Chiaramente questa notorietà nello show business ha cambiato un po’ le mie aspettative da giocoliere di convention, e ora non vedo più solo trick, trick e tecnica. Il focus è ora sull’acting, sul timing e sulla necessità di adattare il tuo show alle contingenze del posto. Al Flik Flak Circus dovemmo ridurre il numero da 6 a 4 minuti e in altre occasioni abbiamo dovuto preparare una versione per un palco di soli due metri di diametro! Florian è ora un collezionista di scarpe, certamente una conseguenza del numero! Prima ero all’univesrità ed ero un giocoliere hobbista ora sono un professionista di successo, mi piace, e quindi di sicuro questo cambia un po’ la tua personalità. Anche se un po’ mi manca non riuscire ad andare alle convention come una volta. Da un punto di vista emotivo agli inizi noti una continua escalation, cerchi sempre qualcosa di nuovo e di più, un contratto, uno spettacolo… poi arrivi ad un plateau dove cerchi solo grandi cambiamenti, come per esempio sarebbe oggi per noi esibirci con il Soleil. Poi ci sono piccole differenze tra di noi, per esempio Jochen non si allontanerebbe da Berlino per più di tre mesi, mentre se mi offrissero un contratto lontano per due anni partirei al volo!

foto di Brian Brancati

Get the Shoe

Sono nato a Tolouse, nel 1998 ero in giro con amici in Scozia e ad Edimburgo ci siamo imbattuti nella EJC, dove mi sono innamorato della giocoleria. Da lì ho conosciuto altri giocolieri e cominciato ad allenarmi, per poi farlo diventare un lavoro. Mi piace giocolare perché mi diverte, mi piace comunicare con gli oggetti, con le palline, con le mani, attraverso la musica. È un grande piacere giocare sul palco, esprimere musica e ritmo attraverso il corpo, perché il corpo è la base della danza, della giocoleria e della lingua dei segni; caratteristiche per me importanti, dopo esser diventato non udente all’età di 18 mesi. Vedendomi in giro agli spettacoli dove mi esibisco vengo spesso interpellato per tenere laboratori per sordomuti e collaboro tanto con Ch’ange de Travail, un’associazione di circo per ragazzi diversamente abili e non udenti, che organizza per loro animazioni di circo durante le vacanze scolastiche. Per i loro bambini e ragazzi dai 4 ai 18 anni tengo laboratori dove imparano le arti del circo, compresa la giocoleria. La comunicazione tra i sordomuti è molto diretta e i bambini sono felici di praticare e farsi spiegare cose facili da capire, dove la parola viene sostituita dalla memoria visiva e dall’espressione corporea.

Thomas Lins

Ilmago4@hotmail.com vincitore di endurance con 5 e 7 clave Ho visto per la prima volta un giocoliere in televisione 15 anni fa, e utilizzando la sequenza rallentata dei filmati ho imparato da solo usando delle palline da tennis. Ma la prima convention è arrivata solo 10 anni dopo, nel 2005 all’Ecole du Cirque di Bruxelles. La gocoleria è per me una passione che crea quasi dipendenza! Non so perché, ma ho bisogno di giocolare almeno 1 o 2 ore al giorno, e poi alle convention c’è sempre un bell’ambiente che ti motiva a continuare. L’immagine degli oggetti in aria mi è sempre piaciuta, così sono stato naturalmente portato ad allenare numeri con più oggetti, è forse per questo che sono diventato un vero campione nei numeri di endurance Ho studiato architettura e mi piace tutto quello che gira intorno al circo, ma ancora non ho trovato un legame tra le due cose! Comunque per ora ho smesso di studiare e faccio spettacoli, anche col fuoco, perchè voglio provare a vivere di questo. j u g g l i n g m a g a z i n e n u m e r o 47 g i u g n o 2010

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