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espace Catastrophe > Piste de Lancement www.catastrophe.be > www.pistesdelancement.be foto di Yves Kerstius
intervista a Catherine Magis, fondatrice e direttrice dell’Espace e di Piste Vengo da un paesino della campagna belga dove ho frequentato fin da piccola un corso di ginnastica. Ma al momento di partecipare alle gare agonistiche mia madre mi ritirò dalla palestra… col senno di poi riconosco che è stato un bene che io non sia rimasta chiusa nel mondo dello sport, ma allora ne ho sofferto. Così continuavo a guardare la ginnastica alla tv, ad allenarmi da sola e come potevo nel giardino di casa, costruendomi con mezzi di fortuna trave, parallele, trampolino... ero sempre scalza e non smettevo mai di provare ruote, verticali, rondata flic, tutto da autodidatta. Un approccio all’acrobatica che partiva dalla pancia, come gli africani! Poi mia madre ha capito e mi ha riportato in palestra. Mi è sempre piaciuto il movimento, ma da giovane ho anche letto tanto ed avevo mille aspirazioni: avvocato, psichiatra e un altro mestiere che volevo fare era l’inventrice di giochi! Intanto crescevo e mi confrontavo con l’indipendenza economica, lavorando nei cafè, impiego ideale visto che non amo molto dormire... Poi è scoppiata la passione per il teatro, non quello accademico, e mi sono ritrovata alla Kleine Academy a Bruxelles a studiare col metodo LeCoq, ma forse ero troppo giovane per un percorso del
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genere, il teatro è comunque qualcosa di fortemente ermetico e di relazionale tra gli attori, così ripresi a lavorare sull’acrobatica, e frequentando un corso all’Ecole du Cirque di Bruxelles incontro il circo. Avevo 18 anni e all’Ecole c’era una forte energia a livello relazionale e artistico che mi spingeva a riflettere… partii alla volta dell’Africa per chiarirmi le idee e lì decisi di dedicarmi al circo, inizialmente solo per nutrire il gioco d’attore, ma in seguito lasciandomi appassionare dal filo teso, dalla barra russa, e trovando dei porteur con cui fare l’agile. Dopo aver già insegnato acrobatica mi fu proposto all’Ecole di contribuire alla strutturazione della formazione pedagogica, e avendo incontrato Jan Rok Achard, direttore dell’Ecole di Montreal, decisi che fosse il momento di andare a vedere cosa succedeva oltreoceano. Arrivata a Monteal conosco le emer-
genti compegnie di circo contemporaneo (Carbone 14, Vertigo Dance, Lalala Human Steps, etc.), dialogo faccia a faccia con grandi personaggi, mi integro, e chiaramente maturo l’idea di iscrivermi all’Ecole di Montreal. Così nel 1992 mi sono trovata in strutture bellissime, con tanti professori, molti dell’Est, ginnasti, atleti di trampolino, un ambiente dove l’insegnamento della tecnica di traduzione si sposava con nuove. Tornata in Europa, arrivando da una situazione in cui hai tutto per preparare il tuo progetto, mi sono ritrovata senza un trainer, senza una sala dove poter lavorare al filo teso. Cosa fare? Ripresi a lavorare come formatrice all’Ecole, in cambio dell’utilizzo delle attrezzature, e poi ho coinvolto un’equipe nel mio progetto. Nasce così nel ’93 la Compagnia Catastrophe, con l’obiettivo di ricerca-
re la simbiosi tra la tecnica del circo e l’esplorazione acrobatica e coreografica. Con Arian Miluka, Mark, Benji, Franz Perpette, Mathiew Moerenhout e abbiamo fondato il Circo Bof, partecipando a numerosi eventi e spettacoli in Belgio e all’estero, mentre mi facevo le ossa anche nell’organizzazione di animazioni, coorporate show, spettacoli di strada, trasmissioni televisive, etc. Ma nel corso di una grande produzione mi infortuno alla schiena; sono costretta ad operarmi e rimanere ferma per un anno e mezzo, intanto Circo Bof si scioglie, con tutti i suoi membri che intraprendono carriere proprie, e io mi dedico con più attenzione alla ricerca di uno spazio a Bruxelles dove poter realizzare i miei progetti. Dopo tanti giri un giorno per caso mi imbatto in una ex fabbrica del ghiaccio. Quattro