Juggling Magazine #43 - june 2009

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Jug n 43:JUG new

22-06-2009

12:05

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Cerco di stare attento al mio stato d’animo prima di entrare in scena. Mi interessa restituire per quanto possibile tutto quello che hai in qualche modo ricevuto, cerchi di portare una buona energia, un buono spirito, perché è questo la cosa principale che il pubblico vede quando sei sul palco. Il mio numero cambia spesso, e mi piace che ci sia un po’ di imprevisto sul palcoscenico. Racconto una storia nel numero, con omaggi a vari personaggi come Francis Brunn, giocolieri a cui devo qualcosa, dettagli che magari il pubblico non percepisce ma che sono importanti per me. La differenza quando sei alla convention o altrove è parecchia, il pubblico normale è più difficile, non lo conquisti con i trick, ma questa è anche una sfida, perchè costruire un pezzo solo per i giocolieri è più facile e fine a se stesso, devi riuscire invece a conquistare con la giocoleria un pubblico generico.

Beppe Tenenti

Intrika

www.intrika.net

Lorenzo Mastropietro

Abbiamo portato in scena il pezzo con 4 cerchi e 5 clave perché crediamo di poter mostrare qualcosa che ancora non si è visto; pochi fanno manipolazione a 4 mani o passing che non abbia il focus su face to face o sui trick. Volevamo una sequenza di trick differenti e concatenati che dessero un feeling e un ritmo visivo accattivante. Volevamo essere intricati, volevamo che il nostro juggling risultasse come un ingranaggio; abbiamo fatto un sacco di ricerca su cosa pensiamo ci piaccia nel juggling, nel cercare di fare un pezzo nuovo che sia piacevole per noi e per il pubblico. Abbiamo lavorato tre ore al giorno per un mese e alla fine era ancora da rifinire, così lo abbiamo provato per un mese, una volta al giorno prima di arrivare alla versione finale. Abbiamo tanti pezzi come questo, e li porteremo anche alla EJC quest’anno.

todorebota.blogspot.com

Patrick e Wes

Non decido prima cosa porto in uno spettacolo, quello che porto è puro divertimento, amo la giocoleria e mi sforzo di portare in scena un pezzetto della mia allegria. In genere mi esibisco più in altre situazioni (circo, cabaret, varietà), così quando sono alle convention tiro più a lungo i trick per dare maggiore piacere ai giocolieri. I miei spettacoli cambiano sempre, e anche se la mia giocoleria è quasi classica ora sto lavorando con le emozioni, per fare un numero più contemporaneo che offra più livelli di lettura, ma mi chiedo sempre se quello che faccio è la cosa giusta, e perché lo faccio; una domanda ricorrente che spero tutti i giocolieri che vanno sul palco si pongano.

Ci esibiamo in diversi contesti, ma esibirsi ad una convention crea sempre tanta tensione, perché tutti sanno cosa c’è dietro; per altri versi può essere incoraggiante perché i giocolieri, qualsiasi cosa fai, sono comprensivi. Così se riesci a superare questa ansia può arrivare finalmente il momento e la condizione del dare, l’idea di esibire quello che sta dietro il tuo show. Noi lavoriamo tanto sul comunicare un’energia positiva, divertimento, amore, saltando dal visual al poetico, al divertente. Per noi essere in scena è più uno stato mentale che una prova di tecnica, forse perché siamo donne! Ogni volta lo show è diverso perchè il nostro stato d’animo è diverso, e ci piace affiancare qualcosa di poetico o divertente alla tecnica, per coinvolgere anche un pubblico che di giocoleria non capisce niente. In sostanza ci piace essere noi stesse e dare degli spunti, delle suggestioni, lasciare il pubblico libero di prendere quello che vuole.

www.myspace.com/beppetenenti

Fernando Pose

Il pubblico della convention è particolare, un pubblico giovane che non si trova solitamente in teatro, che non si trova solitamente in piazza, un pubblico per il quale non devi mediare i contenuti del tuo spettacolo per riempire il cappello, così ad ogni convention porto degli azzardi, facendo attenzione a concentrare i tempi, perché conosco le dinamiche degli open stage. Mi piace azzardare perché so di aver un pubblico a cui piace l’azzardo e dove, in caso di flop, apprezzano comunque lo spirito che c’è dietro. Il personaggio che coltivo da qualche anno lavora sull’idea del fallimento, che viene sviluppata fino a diventare spettacolo. Vuole comunicare che è inutile fissarsi su risultati precisi perchè poi se lavori bene con impegno e costanza qualcosa di buono esce comunque, anche se diverso da quello che prevedevi. Mi impegno a cercare l’originalità, mostrare solo per un

momento un attimo di tecnica, che sia innovativa, che abbia scintille diverse.

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