RASSEGNA STAMPA 09 NOVEMBRE 2019

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Primo Piano

Sabato 9 Novembre 2019 www.gazzettino.it

Le spine dei pentastellati IL RETROSCENA ROMA L’immagine è quella di un pompiere. Costretto a correre, con l’idrante in mano, davanti a tutti i roghi che divampano: il caso Ilva, la tenuta dei gruppi, la voglia di uscire dal M5S dei ribelli, le prossime regionali, a partire dall’Emilia Romagna. Luigi Di Maio, l’altra sera, ne ha parlato a lungo con Davide Casaleggio, sceso nella Capitale per dare manforte al capo politico in questo momento «così complicato». Per il M5S, ma anche per la tenuta del governo. Dal vertice a due trapelano questi concetti: la riforma del Movimento arriverà prima possibile per bloccare le proteste, ma gli attacchi interni iniziano a essere troppi. Anche perché in questo clima di confusione - alla Camera manca ancora il capogruppo, ma l’intesa mercoledì dovrebbe essere su Davide Crippa - rimane sullo sfondo un problema non da poco: gran parte dei parlamentari sono indietro con le restituzioni al Movimento e anche con la quota di 300 euro mensili a Rousseau. Il ministro degli Esteri, per ora, opta per la «carota»: accelerare sulla riorganizzazione del Movimento e prospettare, per il 2020, degli stati generali «rifondativi» per i Cinque Stelle. Non è detto che basterà,

LE ALLEANZE Alla fine in Emilia Romagna il M5S è destinato a non correre. Un patto di desistenza con il Pd che si spiega in due modi: non complicare la corsa di Stefano Bonaccini. La sconfitta del governatore uscente e il successo di Lucia Borgonzoni della Lega metterebbe a rischio la stabilità del governo, già traballante in queste ore anche per il caso Ilva. Inoltre, come spiegato da giorni in tutte le riunioni da Max Bugani (già braccio destro di Di Maio e ora capo-staff di Raggi in Campidoglio) voce forte grillina in Emilia Romagna, una lista M5S non arriverebbe al 6%. Uno schema simile Di Maio lo sto pensando anche per la Calabria, che voterà ugualmente il 26 gennaio. L’intenzione non ancora formalizzato ha acceso un foco-

IL TITOLARE DELLA FARNESINA FA IL PUNTO CON I “SUOI” MINISTRI: «SULLO SCUDO PER L’EX ILVA RISCHIAMO LA CRISI»

Di Maio: desistenza in Emilia Ma i ribelli M5S non ci stanno Vertice con Casaleggio per accelerare `Sulla scelta per le Regionali pesa anche la riorganizzazione del Movimento il timore di scendere sotto il 6 per cento `

Borgonzoni: l’Unesco riconosca le “sfogline”

I GRUPPI

LA CURIOSITÀ ROMA La pasta sfoglia tirata a mano va dritta all’Unesco. L’arte delle nonne emiliane che si tramandano questa antica tradizione culinaria potrebbe presto essere riconosciuta e inserita tra le attività da proteggere a livello mondiale dall’Onu. La proposta arriva dalla candidata della Lega in Emilia, Lucia Borgonzoni che si schiera a fianco delle Sfogline (in dialetto bolognese) delle Rezdore (in emiliano) e delle Azdore (in romagnolo) per conservare il segreto. «L’Emilia Romagna merita il riconoscimento dell’arte delle Sfogline come patrimonio immateriale Unesco». Il progetto di includere questa arte culinaria nel ventaglio delle attività da porre sotto tutela era già stato promosso quando era Sottosegretario alla cultura. Le nonne italiane che fanno la pasta sono diventate star internazionali grazie a Youtube e al Sunday Times. «Non dimentichiamoci che le Rezdore sono le prime maestre degli chef stellati. A insegnare l’arte della sfoglia a Massimo Bottura è stata la compianta Lidia Cristoni».

Luigi Di Maio lascia palazzo Chigi (foto ANSA)

L’indiscreto

Berlusconi, un vertice per stoppare i “responsabili” FI Ieri mattina c’era la fila dei deputati davanti allo studio della Carfagna alla Camera. In tanti hanno cercato di sondare le sue reali intenzioni dopo lo scontro dei giorni scorsi con i vertici azzurri sulla commissione Segre. La vicepresidente della Camera ha preso tempo ma le spinte affinché si arrivi a dei gruppi autonomi a Montecitorio e a palazzo Madama si fanno sempre più pressanti. Rotondi per esempio vede in lei la possibile leader di un nuovo partito di

“responsabili” al quale sta lavorando con il centrista Cesa. «Il progetto è dar vista al terzo tempo della Democrazia cristiana», spiega. Altri, invece, premono per aprire un dialogo con Renzi (oggi Carfagna e il leader di Iv saranno a Milano a Linkiesta festival ma in tempi diversi). Per fermare ogni tipo di emorragia azzurra che potrebbe avvenire già la prossima settimana, Berlusconi e gli altri vertici di FI si sono visti ad Arcore. Presenti le due capogruppo

Gelmini e Bernini, Tajani e il fedelissimo del Cavaliere, Giacomoni. Il voto è vicino, «il governo è al capolinea», la linea. Durante il vertice – questo il messaggio ai malpancisti – «si sono riaffermate unità e compattezza nel partito in tutte le sue componenti, a tutti i livelli: a partire dalla dirigenza e dai gruppi parlamentari. Qualunque alternativa a Fi non ha alcuna prospettiva politica». Emilio Pucci

VENEZIA Si dividono tra contrari, favorevoli e chi è fiducioso che qualche margine di miglioramento ancora ci sia. Tutti convinti che un tavolo comune sia comunque utile. I parlamentari veneti rispondono all’appello lanciato dal neo presidente di Confindustria regionale Enrico Carraro, per bloccare le tre nuove imposizioni fiscali contenute nella finanziaria. Plastic-tax, sugar-tax e tassazione sulle auto aziendali sarebbero deleterie per le imprese e «metteranno in serie difficoltà interi comparti del tessuto produttivo della nostra regione» aveva scritto Carraro nella missiva inviata a onorevoli e senatori annunciando la

perdita di 50mila posti di lavoro solamente con il primo dei tre tributi, quello sulla plastica.

I FAVOREVOLI «È giusto che il presidente di Confindustria chieda un incontro con i parlamentari veneti» introduce Marco Marin, onorevole padovano di Forza Italia, convinto che questa manovra «tutta tasse sia improduttiva». Del resto «non ci si poteva aspettare nulla di diverso da un governo giallorosso che ha al suo interno un ministro come Di Maio che ha definito gli imprenditori italiani dei prenditori». Consapevole che se si toccano gli imprenditori a cascata si travolgono i lavoratori. «Bisogna abbassare le tasse - conclude Marin - le quattro sinistre stanno portando

l’Italia nel baratro». Non si può fare cassa sulle spalle delle imprese, anche per il senatore vicentino Antonio De Poli (Udc). «Il Governo mette balzelli che rischiano di colpire le aziende e, in particolare, per quanto riguarda la plastica, un settore che è trainante in Veneto». Per questo al Governo, in fase di esame della manovra in Parlamento, «chiederemo di fare marcia indietro e di cambiare sul fronte delle politiche industriali e economiche». Assolutamente d’accordo con l’appello lanciato da Confindustria anche l’onorevole leghista di Treviso, ex sindaco di Miane, Angela Colmellere. «Ci prendiamo l’impegno di dare voce alla richiesta di Confindustria in parlamento - dice - non possiamo penalizzare le nostre im-

I CONTRARI

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LA STANCHEZZA DEL LEADER PER GLI ATTACCHI INTERNI: NON ESCLUDO PROVVEDIMENTI CONFINDUSTRIA Il presidente veneto, Enrico Carraro

prese con il rischio che vadano all’estero, non ce lo possiamo permettere» e si dice disposta a un confronto con Carraro. «Non so quali dati abbia in mano il presidente di Confindustria veneto per dire che si perderanno 50mila posti di lavoro, comunque se ha qualche miglioramento da proporre noi siamo felici di avere l’apporto dei rappresentanti di categoria» sostiene l’onorevole veronese Mattia Fantinati, 5 stelle, con un passato da sottosegretario e membro della Commissione industria e commercio nella passata legislatura. «Non è che questo governo una mattina si è alzato e ha deciso di fare così - prosegue - è l’Europa che ci ha chiesto di ridurre l’uti-

Ma le regionali è un problema lontano nel tempo. Prima ci sono il caso dell’ex Ilva e le resistenze del gruppo parlamentare. I parlamentari pugliesi sono stati chiari con il leader politico del M5S: lo scudo penale non potrà tornare. Se però la trattativa del governo dovesse contemplare anche questa evenienza allora il gruppo potrebbe spaccarsi, con ovvie ripercussioni sull’esecutivo. Ecco perché Di Maio frena anche all’emendamento che il Pd vorrebbe presentare al decreto fiscale: «Sarebbe un problema». Così come la possibilità che si crei una maggioranza alternativa sull’ex acciaieria di Taranto. «A quel punto Conte - spiegano dai vertici M5S - dovrebbe prenderne atto». Ieri Di Maio ha passato la giornata appunto a provare a spegnere gli incendi grillini. Focolai di rivolta, più che altro. Prima ha visto i direttivi di Camera e Senato poi a casa del braccio destro Pietro Dettori ha riunito, proprio come la scorsa estate ai tempi della nascita del governo giallorosso, gli altri big dell’esecutivo: Vincenzo Spadafora, Stefano Patuanelli, Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro. Tre ore di vertice per analizzare «il punto di caduta sull’ex Ilva», ma anche le prospettive di durata di questo esecutivo. S. Can.

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Appello di Confindustria contro le tasse I parlamentari veneti in ordine sparso LA RISPOSTA

laio di protesta. Il primo a criticare l’idea è stato Danilo Toninelli: «Siccome noi siamo il M5S, a me pare tanto che non candidarsi sia l’esatto opposto di quel non mollare mai che da sempre ci ispira». Riflessione condivisa anche da un altro ex componente del governo, Barbara Lezzi: «Non abbiamo nessuna ragione per fermarci ma ne abbiamo tantissime per continuare ad esserci anche e soprattutto in territori difficili». Nei territori intanto monta la protesta degli eletti, specie dei parlamentari. Maria Edera Spadoni, vicepresidente della Camera di Reggio Emilia, da sempre sostiene: «La nostra base è anti Pd, se non ci presentiamo i nostri voteranno Lega».

lizzo della plastica e quindi le leve fiscali possono essere uno strumento per penalizzare alcuni settori e favorirne altri». E tra gli ambiti forti, su cui val la pena di investire, per Fantinati ci sono la «digitalizzazione e l’innovazione, per i quali si fatica a trovare personale adeguatamente formato».

I POSSIBILISTI Una posizione a sè hanno i renziani di “Italia viva” che, pur facendo parte della maggioranza, dimostrano di non apprezza-

re le tre nuove imposizioni fiscali, convinti anche di poterle cambiare. «L’appello di Confindustria troverà sicuramente un seguito da parte nostra e promettiamo battaglia all’interno della maggioranza» annuncia la veneziana Sara Moretto eletta deputata con il Pd, passata alla formazione di Renzi e tra i membri della Commissione attività produttive, commercio e turismo. Parla di «pasticcio» per la tassazione delle auto aziendali «che non sono certo un privilegio, ma uno strumento indispensabile» e di «mortificazione di chi fa impresa» convinta «che queste misure vadano modificate». Annuncia quindi che stanno già lavorando ad una revisione: «Presenteremo degli emendamenti chiedendo al ministro delle modifiche». Raffaella Ianuale © RIPRODUZIONE RISERVATA


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