Possible futures by Rebecca Pedrazzi

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soggetto o una tecnica e semplicemente diventare molto abile in ciò che hai praticato. L’interazione scienzato-artista è interessante. Lei ha citato Leonardo da Vinci, un esempio davvero classico, e mi sembra che negli ultimi cent’anni artisti e scienziati abbiano discusso se si debba essere uno scienziato o un artista, ma penso che questo sia un errore: gli scienziati fanno affidamento sull’arte perché è davvero importante, e ne abbiamo già accennato: se si raccolgono solo dati, semplici numeri, non vi è possibilità di comprensione per gli esseri umani. Bisogna avere in mente un’immagine di riferimento per poter comprendere, e l’atto artistico può trasformare una cruda informazione in un concetto comprensibile soprattutto per coloro il cui ambito è estraneo a una data specializzazione scientifica. E qui torniamo alle considerazioni che abbiamo fatto sulla conoscenza, la sfera della conoscenza umana è così vasta oggi che se ci occupassimo di una scienza e al mondo ci fossero solo cinque persone in grado di comprenderla potrebbe sì essere interessante o importante ma, se non fosse possibile comunicarla al resto del genere umano, il suo valore ne verrebbe grandemente sminuito, sarebbe quasi inutile. La comunicazione è la parte artistica, bisogna estrapolare l’essenza di un argomento e renderlo comprensibile: perché è importante? Come funziona? Se si vuole attirare quante più persone possibile in un campo specifico e renderlo accessibile, e permettere ad altri che sono esperti in altri campi di mettersi in contatto con te e incontrarsi su uno stesso livello. Vi è molto lavoro da fare per visualizzare i concetti scientifici, e credo che l’arte sia un grande mezzo per realizzarlo: vedi una scultura interessante e cominci a porre domande. E penso questo sia il modo in cui lo scienziato incontra l’artista. E d’altra parte gli scienziati sono proprio coloro che scoprono le novità. Ricorro sempre volentieri all’esempio della fotografia. La fotografia fu sviluppata come un processo chimico: dapprima furono i chimici a trovare le corrette trasformazioni chimiche per ottenere un composto fotosensibile e il giusto sedimento su una lastra e l’esposizione e l’ottica. Si trattava solo di chimica e fisica. Ed ecco che si ha un nuovo strumento, e gli artisti lo provano per esplorare diversi modi di utilizzarlo anche se questi modi non si rivelano d’immediata utilità forse nemmeno in senso economi256

Mike Tyka e Refik Anadol, Archive Dreaming, installation view, Salt Galata, 2017. Courtesy Mike Tyka.

co, ma scoprono qualcosa di nuovo che cambia la visuale artistica, proprio come l’avvento della fotografia ha cambiato il mondo della pittura. Questo è sicuramente un processo interscambiabile, poiché allo stesso modo si può dire che non fu l’artista a inventare l’IA, fu lo scienziato, ma infine ecco un nuovo strumento, qualcosa di nuovo da utilizzare e l’artista lo ha sperimentato. R. P.: Oggigiorno nel mondo dell’arte l’IA è considerata uno strumento, come un pennello per il pittore. Nella sua opera Deepdream lei ha sperimentato qualcosa di nuovo: ha creato un’opera d’arte che è il ritratto di un ritratto, lo ha reinventato ed è passato alla fase successiva creando un’istallazione quale Us 257


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